Periodico italiano magazine n. 61 marzo 2021

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diritti&doveri

I consultori sono in crisi e non solo a causa della pandemia: le diffic

Legge 194:

le donne sono ancora libere di scegliere? A 43 anni dalla promulgazione della norma sull’interruzione di gravidanza, molte sono le ombre circa la piena attuazione di una normativa che pose fine alla mattanza causata dagli aborti clandestini: quali cambiamenti sono necessari? E soprattutto, il diritto di decidere sul proprio corpo è garantito? I consultori, sulla base di appositi regolamenti o convenzioni, possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita. La somministrazione su prescrizione medica, nelle strutture sanitarie e nei consultori, dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile è consentita anche ai minori. La legge, frutto delle strenue lotte delle donne e dei circoli delle femministe condotte con la sensibilizzazione sociale - attraverso tavoli pubblici, montati per strada e diventati sede di

discussione pubblica o con le raccolte delle firme fino alle manifestazioni di piazza - poneva fine a una delle stragi nascoste del nostro Paese, ossia: le morti per procurato aborto. Per averne un’idea, basta leggere ‘Isolina’ di Dacia Maraini o, ancora prima, ‘Le tradite’ di Elisa Salerno: due testi nei quali si narra come l’aborto clandestino fosse l’unica via d’uscita per difendere la reputazione di una donna, che la società e la famiglia non avrebbero mai accettato come madre nubile, alla quale, oltre allo stigma sociale, sarebbe stata preclusa ogni attività lavorativa, anche la più umile, fatta eccezione per la prostituzione. Gli aborti clandestini venivano operati con varie tecniche: dagli infusi di prezzemolo

ai bagni ghiacciati; dalle cadute ‘accidentali’ dalle scale, ai ferri da calza inseriti nell’utero dalle cosiddette ‘mammane’, ovvero le ‘levatrici’ improvvisate. Oppure, in cliniche clandestine ma non troppo, dove i cosiddetti ‘cucchiai d’oro’, ovvero i medici abortisti, provvedevano all’operazione previo pagamento di cifre importanti. Di contraccezione neanche a parlarne: sebbene i preservativi esistessero sin dall’epoca degli antichi romani, non se ne faceva molto uso. Di conseguenza, la gravidanza, soprattutto se di una donna non sposata, era solo responsabilità di quest’ultima, che aveva dimostrato, concedendosi, una amoralità conclamata. Alla legalizzazione dell’aborto fece seguito l’aper-

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