guidaall’ascolto
a cura di michele
Di Muro
Puma Blue:
atmosfere notturne Il disco di debutto del polistrumentista e cantante londinese è l’espressione di un talento cristallino, già maturo: jazz, rhythm and blues, soul e hip-hop si fondono secondo un’attitudine ‘low fidelity’ che infonde calore all’esperienza di ascolto
L’insonnia.
L’abbiamo sperimentata un po’ tutti, soprattutto in quest’ultimo anno e mezzo. Il disturbo trasporta chi ne è affetto in uno stato psico-fisico che ottunde i sensi e rende tutto sfocato. La notte, da fase necessaria al riposo, diviene un momento di veglia alterata. In alcuni casi questo avviene sporadicamente, in altri invece assume il peso della cronicità. Per Jacob Allen tutto questo ha coinciso con la quotidiana routine che ha caratterizzato i suoi ultimi dieci anni di vita. Tanti se si considera che il cantautore e producer inglese ne ha appena venticinque. Una fase esistenziale e un bagaglio emozionale che l’artista ha finito per riversare sulla musica. Nelle lunghe e silenziose nottate di veglia ha iniziato a scrivere e produrre le prime canzoni. Un modus operandi che ha evidentemente influenzato l’atmosfera delle composizioni: “alle quattro del mattino ci sono importanti rivelazione da scoprire su di te”. Tutto ciò è confluito, a partire dal 2017, prima nei due EP Swum Baby e Blood Loss e dunque nel disco di debutto In Praise of Shadows.
Lavori concepiti e sviluppati in completa solitudine. Già a partire dai primi singoli pubblicati in maniera autonoma Puma Blue ha attirato su di sé molta attenzione nel web. Il Guardian lo ha definito il Frank Sinatra del sud di Londra e il suo stile di scrittura ed esecuzione è stato incasellato dallo stesso autore secondo i criteri delle ‘voicemail ballad’ (letteralmente, ballate da segreteria). Nel percorso di Puma Blue tutto sembra essere avvenuto per caso. L’artista ha dichiarato di non aver mai
avuto la reale ambizione di essere un cantante solista, ha piuttosto immaginato se stesso nel ruolo di batterista in una band. Per cui deve essere per lui stato davvero sorprendente riscontrare l’ammirazione del pubblico durante il tour, precedente la pandemia. Il progetto si inserisce nell’ampio panorama new jazz inglese che ha in James Blake e King Krule le sue figure di riferimento. Tuttavia non si può considerare Jacob Allen loro epigono o imitatore. Lo stile è personalissimo. Al suo interno
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convivono armoniosamente influenze che partendo da Chet Baker arrivano fino a Four Tet, passando per Jeff Buckley, D’Angelo, Björk, i Radiohead e John Frusciante. In Praise of Shadows consta di quattordici tracce ed è un lavoro complesso e articolato, nonostante risulti abbastanza essenziale nei suoi elementi sonori. Vi domina un’atmosfera lenta e rilassata, a tratti rarefatta e onirica. Quel che risalta sin dal primo ascolto del nuovo disco è il suo carattere distensivo, liquido in maniera assimilabile alla musica chillout. Nella scrittura e nell’arrangiamento dei brani Puma Blue sembra voler rifuggire da qualsiasi possibile pretesto di immediatezza, seguendo una logica lontanissima dalla normale fruizione della musica odierna. In Praise of Shadows è un lavoro che richiede, quasi pretende, il giusto grado di attenzione senza però disdegnare del tutto la possibilità di un ascolto in sottofondo. Una nuova relazione sentimentale sembra essere alla base dell’evoluzione stilistica che caratterizza il nuovo