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GUIDA BUYER
L'articolo
N.2 2021
Grande è la confusione sopra e sotto il mare, ma la situazione non è eccellente! di Sergio Ragonese
Perché sarebbe utile distinguere bene le Aree Marine Protette dalle Aree di Restrizione alla Pesca Un tormentone pubblicitario di diversi anni fa utilizzava un buffo ritornello “È scoppiata la lotta fra cacao e albicocca” e questa frase mi è ritornata in mente leggendo alcuni articoli su pesceinrete (e non solo) concernenti il dibattito sull’utilità o inutilità di istituire Aree Marine Protette (di seguito AMP) ai fini della salvaguardia del mare e delle sue risorse. In particolare, mi riferisco agli interessanti articoli “Uno studio scientifico nega l’utilità delle aree marine protette per preservare le specie altamente migratorie” e “Aree Marine Protette, ruolo benefico per ambiente, pesca e comunità costiere” pubblicati su Pesceinrete del 20 Maggio 2020 e 3 Giugno 2021, rispettivamente.
Dividere un tratto di mare per le le diverse esigenze d’uso? Vasto programma (da FAO, 2011)
Il tema è spinosissimo e divisivo perché, in soldoni, le AMP significano un inasprimento delle già esistenti poliedriche restrizioni alla fruizione di un tratto di mare e delle sue risorse da parte non solo dei pescatori, siano essi professionisti o ricreativi, ma anche dei semplici turisti, bagnanti e sub amatoriali. Tipicamente (perché le norme possono variare e limitandoci per semplicità solo alla realtà italiana) una AMP comprende una divisione spaziale in 3 sottozone A, B e C. La denominazione di queste zone è, nell’ordine di comparizione di cui prima, Riserva (o Tutela) Integrale, Generale e Parziale (o “cuscinetto”). In linea teorica (perché ci sono eccezioni), la zona C è quella dove si applicano le normative generali o “ordinarie”
vigenti nelle aree limitrofe al di fuori della AMP. La zona B, se “pescabile”, è destinata, di solito, ai soli pescatori professionali e ricreativi residenti nel comune della AMP e, previo permesso, agli altri possibili fruitori come i sub ricreativi o i bagnanti (che però non possono nemmeno pensare di toccare o asportare alcunché dal mare). Infine, nella zona A, si può accedere solo per monitorare lo stato delle biocenosi, sempre previa giustificata e motivata richiesta e successiva autorizzazione rilasciata dall’ente gestore. Per completare la presentazione basterà dire che sempre tipicamente, la zona A è quella più “ristretta” fra i tre “compartimenti” (Figura 1).
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Figura 1 – Le tre zone tipiche di una Area Marina Protetta in Italia applicata alla AMP di Ustica (Mar Tirreno meridionale). Si percepisce a colpo d’occhio come la zona A (riserva integrale) rappresenti la frazione minore dell’AMP. Fonte: http://www.ampustica.it/it/zone.asp?idmenu=4.