Portfolio - Opere Selezionate 2007-2018 (Italiano)

Page 1

Portfolio Opere Realizzate Selezionate 2007-2018 pfp pierfabrizioparadiso

Referring to :

me too, I am a painter!

Jacques Rancière, The Ignorant Schoolmaster: Five Lessons in Intellectual Emancipation, translated by Kirstin Ross (Stanford, Cal.: University of Stanford, 1991), p. 65.

We need to think about what is happening around us, within us, each and everyday. We live on familiar terms with people in our own family, our own milieu, our own class. This constant impression of familiarity makes us think that we know them, that their outlines are defined for us, and that they see themselves as having those same outlines. We define them. and we judge them. We can identify with them or exclude them from our world. But the familiar is not the necessarily known.

Henry Lefebvre, Critique of Everyday Life, vol III. From Modernity to Modernism (Towards a Metaphilosophy of Daily Life),

1971, Haper and Row

In breve, la mia ricerca si concentra sull’Arte nello svolgersi del Quotidiano: i miei riferimenti principali si rintracciano nelle riflessioni di Henry Lefebvre e Georges Perec intorno al concetto di Quotidiano.

Il quotidiano è ciò che ci appartiene nei comportamenti automatici della vita di tutti i giorni e che spesso non vengono più messi in discussione proprio per il loro automatismo. Nella balanlità di ciò che svolgiamo ogni giorno, c’è sempre qualcosa di velato, qualcosa che non siamo in grado di riconoscere più, proprio perchè ci siamo abituati.

Inoltre, l’abitudine è quello che a volte offusca i veri significanti del nostro agire quotidiano, riposizionando il valore delle azioni e delle dinamiche dell’incontro con l’altro. La violenza diventa difesa, l’amore un’ingenuità.

La ripetizione quando si trasforma in automatismo naturale, senza una sua consapevolezza, diventa un atteggiamento passivo dell’accettare.

Quali sono gli strumenti che ancora ci è permesso utiliazzare per un deragliamento del Reale che ci permetta di rileggere tra quelle righe della nostra vita, tra le quali possiamo ritrovare un denominatore comune delle esistenze?

Riposizonare il mondo come un display in sé nel quale l’esperienza dell’Arte è intrinseca e l’Arte diventa uno strumento democratico di codifica dell’ambiente umano.

Il fine è ritornare a investigare su noi stessi per recuperare il senso dell’agire umano, rivelando un nuovo senso del Reale, come qualcosa di ancora attivo e non come sfondo passivante del vivere

Nei miei ultimi progetti, ho coinvolto nei lavori e nelle mie performance persone ordinarie in luoghi ordinari, del tutto estranei ai discorsi della pratica artistica.

I mie progetti si svolgono prevalentemente nei luoghi della vita di tutti i giorni: bar, strade, piazze, case private nei quali gli intrecci tra me, l’esperienza dell’Arte e le persone coinvolte diventano il leitmotiv della ricerca.

Non mi rappresento solo come artista nel mio lavoro, ma come abitante, come strumento di relazione e comunicazione, come uno qualunque.

Non c’è bisogno di qualcosa di straordinario, c’è bisogno solo di riscoprirlo.

Un ulteriore punto d’approdo per il mio lavoro è la caduta del muro che divide i mondi così definiti della cultura alta e della cultura bassa, o vita di tutti i giorni.

La Cultura e la Storia non consistono solo nei i grandi eventi celebrati, in quanto non sono altro che il risultato di tutte quelle piccole storie infraordinarie che ricostruiscono quella linea del tempo che fa della Cultura e della Storia non qualcosa di distaccato e lontano, ma qualcosa che appartiene a tutti noi.

Come un patrimonio in cui ciascuno ha dato il suo tassello, che si autogenera dal basso e che non verte su nessuna imposizione.

Semplicimente si svolge.

statement
of works
20 18

Mach nichts um mich zu verändern Mach nichts um mich zu retten

Nach einer Rechtfertigung des militanten subversiven Sozialismus

(it. Non fare nulla per cambiarmi Non fare nulla per salvarmi. Per un’apologia del socialismo militante eversivo) 2018

Performance e Stampa digitale su vessillo di cotone

100 x 75 cm.

Evento Collaterale in occasione della X Berlin Biennale “We don’t need another Hero”

all’angolo tra Schillingstraße e Kumme straße, Berlino (DE)

All’interno della cornice della X Berlin Biennale presento un’azione performativa che rielabora e riposiziona la figura di Johannes Thimme attraverso le parole di sua madre Ulriche.

Johannes Thimme è stato un sostenitore della seconda generazione della Rote Armèe Fraktion durante il cosiddetto “Autunno Rosso”, rimasto vittima di un ordigno da lui stesso piazzato con la sua compagna presso l’Ente di Ricerca Aerospaziale tedesco.

Ma è possibile rileggere i protagonisti della Storia anche come protagonisti di storie, che esulano il giudzio e restituiscono una visione altra, che rileggono il fatto storico da prospettive altre, senza per questo sostituirsi ad una visione oggettiva della Realtà.

Qualunque cosa dica o pensi il Mondo di te, c’è qualcuno che sa chi sei, come sei veramente.

Per sua madre e per chi lo conosceva da vicino, Johannes Thimme era semplicemente Johannes.

Durante le giornate della preview e dell’opening rileggerò alcuni passi tratti dal libro di memorie di Ulriche Thimme “Eine Bombe für die RAF” all’angolo tra Schillingstraße 29 e Krumme Straße, di fronte al cortile che fu teatro il 2 giugno 1967 della morte di Benno Ohnesorg, durante la manifestazione contro lo Scià di Persia. Benno ha rappresentato il primo martire degli anni della contestazione tedesca e, per questo motivo, simbolo ispiratore pochi anni dopo per il

manifesto della prima generazione della RAF.

Questo lavoro fa parte di una triologia che intende rileggere alcune figure del cosiddetto “periodo di piombo”, uscendo dalle possibili categorizzazioni e dalle facili etichette della Storia, attraverso la letteratura prodotta da chi a quelle persone era vicino.

Oltre Johannes Thimmes, fanno parte di questo lavoro Giangiacomo Feltrinelli (Le cose abbandonate sulle panchine diventano nostre solo quando ascoltiamo i racconti che hanno lasciato in sospeso, performance, 2010, in occasione di “Attica - Tattiche di Liberazione dello Spazio” a cura di M. Scotini e A. Brinkmanis) e Monika Ertl (ongoing).

in centro:

“Nach einer Rechtfertigung des militante subversiven Sozialismus”, 2018, stampa digitale su vessillo di cottone, 100x75 cm.

Le cose abbandonate sulle panchine diventano nostre solo quando ascoltiamo i racconti che hanno lasciato in sospeso.

2010/2018

Performance (2010) Stampa digitale su vessillo di cotone o montata su pannello dibond (2018) (2 versioni)

Performance presentata all’interno di “Attica - Tattiche di Liberazione dello Spazio” a cura di Marco Scotini e Andrins Brinkmani Piazza di San Lorenzo, Q.re Ticinese, Milano

Pierfabrizio Paradiso, Processi di decostruzione dei meccanismi di falsificazione storica e di sovrascrittura del mondo, 2018, Stampa digitale su vessillo di cottone.

Illavoro performativo intende rimettere in campo nello spazio pubblico del Ticinese la storia dell’editore GianGiacomo Feltrinelli attravero le parole di Nanni Balestrini e la messa in atto del suo romanzo “L’Editore”.

La tipologia letteraria di Balestrini, specie in questo testo, porta con sé una neutralità di opinione su quelle che furono le vicende degli anni 70, riproposte in questo lavoro da ragazzi della generazione odierna che, come loro stessi affermano, non riescono a farsi portavoce sinceri di questa parte di storia.

Ma le storie di ieri riflettono sempre una parte di storia che ci riguarda e che inconsapevolmente stiamo già vivendo.

Le parole suonano posticce, di una neutralità sintetica, le frasi si succedono così senza una cadenza, sta al lettore dedurre dove inizia una e dove ne finisce un’altra, i dettagli si accumulano come in un film. La prosa è asciutta come quella di un dispaccio dell’Ansa.

Con lo stesso stile, Balestrini riporta stralci di cronaca, flash della vita politica, italiana ed internazionale, di quel 1972. E questi eventi si intrecciano inevitabilmente con le vicende personali degli unici tre individui esplicitati nella narrazione.

Il romanzo viene interpretato dai giovani adolescenti su 12 panchine, una per ogni atto del libro, nella zona del ticinese tra le colonne di San Lorenzo.

Una Mappa indicherà l’indice del romanzo mostrando secondo quale ordine seguire le letture che avvengono comunque contemporaneamente, in modo da mantenere il flusso totalmente libero della scrittura di Balestrini, senza punteggiature e senza ritmi e pause predeterminate.

Pierfabrizio Paradiso, Processi di decostruzione dei meccanismi di falsificazione storica e di sovrascrittura del mondo, 2018, Stampa digitale su vessillo di cottone/Stampa digitale montata su supporto Dibond (2 versioni).

Pierfabrizio Paradiso, Processi di decostruzione dei meccanismi di falsificazione storica e di sovrascrittura del mondo, 2018, Stampa digitale su vessillo di cottone/Stampa digitale montata su supporto Dibond (2 versioni).

Breve riassunto de “L’editore”

Il libro si apre con la fredda autopsia del suo corpo.

Poi appaiono finalmente due dei principali personaggi:

“lui e lei”.

“Lui e lei” vivono una storia d’amore, probabilmente non particolarmente serena a quel tempo, sono militanti nella sinistra extraparlamentare e conoscono bene l’editore, il cui corpo dilaniato campeggia in prima pagina su un quotidiano. La scena si svolge nell’abitazione dei due e il narratore la racconta così:”comincia tutto coi giornali con quella foto sulle prime pagine dei giornali mettiamo dunque che c’è lui che esce di casa….”.

Più avanti troviamo una descrizione di questo genere:”lei adesso ha finito la doccia esce dal bagno con un asciugamano forse giallo. Il narratore appare distaccato, prende le distanze da ciò che sta narrando, come se stesse formulando ipotesi, come un narratore incerto, poco affidabile. Compare, infatti, un “mi sono detto”, prima persona che è fulgida prova di come il narratore sia un personaggio. L’arcano si svela qualche scena dopo, quando si esplicita la cornice che fa da supporto a tutta la storia.

Un gruppo di amici e collaboratori dell’editore (lui lei il biondo la giornalista il libraio) si ritrovano in una villa di montagna per discutere di una sceneggiatura per un film che non verrà mai realizzato.

Pierfabrizio Paradiso, Processi di decostruzione dei meccanismi di falsificazione storica e di sovrascrittura del mondo: l’impresisone delle panchine di pietra, 2018, Stampa digitale su vessillo di cottone.

Alla cornice si giustappongono la storia d’amore tra lui e lei , di quella tra il biondo e la giornalista, le loro vicende personali, le vicende di cronaca.

La storia viene sezionata, come il corpo dell’editore nella prima scena. E si ricompone con la scena finale, il trionfante funerale dell’editore, che con tutta la sua carica simbolica diventa un evento spartiacque per tutti coloro che vissero quegli anni.

PROCESSI DI DECOSTRUZIONE DEI MECCANISMI DI FALSIFICAZIONE STORICA E DI SOVRASCRITTURA

DEL MONDO: la serie.

Questa serie di grafiche ripropone un momento della performance e la copertina del libro “L’Editore” di Nanni Balestrini sulle quali è stata svoraimpressa la copia a pennarello in rosso del dipinto “Le Panchine di Pietra nel manicomio di Saint Remy” di Vincent Van Gogh.

Le due versioni della stessa immagine che ripropone un momento della performance del 2010 si capovolgono l’una nell’altra: la segregazione del giardino del manicomio di Saint Remy nell’aggregazione delle moltitudini di giovani che rioccupano gli spazi della socialità nel contesto urbano.

L’immagine che riporta la copertina del libro di Balestrini nell’edizione di Bompiani focalizza la sovraimpressione della panchina di Van Gogh in primo piano sullo skyline della città metropolitana che fa da sfondo a un traliccio della luce: in questo caso l’alienazione della città moderna capitalista rievoca l’aderenza alla condizione di segrefazione dell’individuo come uomo

---------------------------------------------------------------

all’interno dello spazio antropizzato della città.

Il traliccio, considerato come topic nella vicenda dell’editore Feltrinelli, e la panchina possono anche essere considerati in questo lavoro come sintesi ideale di tentativi di innescare una nuova territorializzazione degli spazi nel contesto urbano.

La panchina vuota di Van Gogh, metafora dell’alienazione e dell’isolamento, si sovraimpone a delle panchine che diventano strumento per definire nuove tattiche di liberazione dello spazio urbano condiviso, ridefinendone la destinazione d’uso e sovvertendone il senso attuale.

Non a caso in diverse città italiane l’eliminazione delle panchine tende a voler “epurare” lo spazio urbano da coloro considerati “non conformi” a esperire gli spazi e gli strumenti dell’ambiente urbano contemporaneo in riferimento alla capitalizzazione dello pazio e alla segrefazione di ciò che viene considerato “deviante” dalla sociteà borghee proto-capitalista

E’ necessario, dunque, ricreare una nuova Agorà che favorisca l’incontro e il dialogo all’interno della città, negli pazi condivisi della socialità ed al di fuori da tipologie di luoghi deputati che si ridefiniscono come apparati di cattura e di riassorbimento della critica, per ridefinire una nuova critica attiva e consapevole basata sul dialogo e il confronto per ripensare una nuova definizione di società civile post-capitalista.

20 17

Printed Cotton Banner

500 x 60 cm.

all’interno della mostra

“Perchè non ho imparato a nuotare, ho deciso di volare. Per Bert”

Galleria Federico Bianchi Milano

Study for a Commemorative Batik: assimilating Arnold, evicting Emmett, merging into Neue Expressionismus 2017
Sviluppo del motivo del Batik Veduta dell’Installazione all’interno della mostra presso la Galleria Federico Bianchi, Milano

Il lavoro rielabora l’atteggiamento ambivalente ed ambiguo della cultura visiva occidentale e post-coloniale verso la questione del nero: su un fondale che richiama i toni del Toile de Jouy, un trama di tessuto importata dal colonialimo olandese nelle Indie, sul quale si articola il reticolato stradale di Harlem e del Bronx, si alternano il volto di Arnold riprodotto nello stencil di Zibe e quello di Emmett Till, nella trasfigurazione pittorica “Open Casket” di Dana Schutz, entrambi portavoci di verità diametralmente opposte: un giovane nero, simbolo dell’affrancamento dal destino del ghetto attraverso la pietas del capitalista di successo, che si rovescia in un altro giovane nero, trucidato dal razzismo latente della provincia americana benpensante e perbenista.

Il dipinto della Schutz è stato al centro di un’interessante discussione durante la sua esposizione alla Withney Biennale del 2017: questo dipinto provoca la reazione di diversi artisti di colore e afro-americani, tra i quali Parker Bright, che rimane in piedi di fronte al dipinto con una una t-shirt sulla quale vi è stampata la scritta “Black Death Spectacle”.

Altri artisti afro-americani chiedono non solo la rimozione, ma addirittura la distruzione del dipinto.

A questo punto viene spontaneo chiedersi come e secondo quali mezzi espressivi la cultura occidentale assorbe e rigurgita le questioni razziali, di inclusione della differenza e al contempo la negazione delle diversità.

Emmett e Arnold sono due ragazzi-effige dell’adolescente nero nella cultura americana, o meglio, occidentale.

Uno è reale, l’altro è un personaggio verosimile di una sit-com degli anni ’80.

Emmett è l’emblema della violenza brutale e secolare contro la diversità perpetuata dall’occidente, contrapposto al nucleo famigliare proposto dalla serie TV, all’interno del quale i due fratelli neri, salvati dai bassifondi di Harlem, si amalgamano con lo stereotipo dell’uomo bianco di successo e capitalista con i capelli e gli occhi chiari.

Arnold fa inoltre parte dell’immaginario visivo del writer Zibe che ha decorato decine di muri in Italia e in Europa con l’effige del sorriso di Arnold, trasformando il suo volto in un logo dai molteplici significati. Di solito è associato a contesti legati allo sfruttamento delle identità e delle differenze nel sistema capitalistico occidentale.

Questo lavoro è inserito all’interno della pubblicazione “Forme tessili iconiche e coordinate culturali - Relazioni tra Arte e Design e valorizzazione di caratteri transculturali nell’ambito tessile” a cura di Lucie Decker nella sezione progettuale “Dimensione Rituale/ il Paterrn Commemorativo” per il Politecnico di Milano - Dipartimento di Design and Culture (area di ricerca: Design for Cultural Heritage).

Files PDF all’interno di una chiave USB key custodita in un portacose ricamato di cotone. dimensioni variabili dall’abiente. all’interno del progetto di Johnatan Horowitz per la mostra in itinere “Take Me, I’m Yours” a cura di Christian Boltanski e Hans-Ulrich Obrist.

Anonymous until you spell it 2017

Il lavoro declina la dimensione del dono da quella oggettuale a quella esperenziale rispetto al lavoro contenitore di Johnatan Horowitz.

Il beneficiario del dono, una pochette indiana in tessuto ricamato con all’interno una chiavetta USB, scaricando i files contenuti nella chiave avrà la possibilità di contattarmi per condividere del tempo insieme e quindi dare la possibilità a due vite di innestarsi, anche se solo per un istante, sullo stesso binario verso una direzione sconosciuta.

Veduta dell’istallazione all’interno del progetto di Johnatan Horowitz per la mostra “Take Me, I’m Yours” a cura di Christian Boltanski e Hans-Ulrich Obrist.
20 16

Il Problema della Quadratura del Cerchio

Istallazione Mixed Media (Drafts A4 appallottolate, polvere glitterata d’argento)

Dimensioni Variabili dall’Ambiente all’interno della mostra Sviluppo di un Poliedro Irregolare nello Spazio di Imagonirmia, Treviso

2016

Il titolo del lavoro prende le mosse da un problema della geometria euclidea ritenuto irrisolvibile, quello della quadratura del cerchio, che molti autori rinascimentali, in primis Piero della Francesca hanno tentato di risolvere inserendolo nelle loro opere per dimostrare, ad esempio, la natura divina di Cristo.

L’opera si fa portavoce del valore del tentativo, del gesto mancato, dello sforzo sotteso al raggiungimento di un obiettivo ritenuto impossibile: una serie di drafts appallottolate riportano la ripetizione ossessiva dei titoli di alcuni dei capolavori della grande storiografia dell’Arte, scritti da artisti.

Da Luca Pacioli a Giorgio Vasari, da Vasily Kandinskji a Luciano Fabro il lavoro vuole metaforizzare il valore fondamentale di tutti i tentativi, gli errori e i bersagli mancanti che fanno parte della costruzione di una propria ossessione, a volte ritenuta irrealizzabile o impossibile, in un contesto sociale ove l’errore o il tentativo non sono contemplati, ma uno sforzo è sempre solo sotteso al produrre/ consumare.

Sgretolarsi 2016 Video DV No Place #2 Castello Scotti Fombio (PC)
pfp pierfabrizioparadiso sgretolarsi 2015 Video VD
1. Video Still 2. DVD Cover
1 2 3
3. Installation View
20 15
Pergamon 2015 Serie Fotografica

Pergamon indaga gli aspetti della contemplazione e del rapporto performativo che si crea durante l’incontro tra il monumento e lo spettatore.

Il sentimento della memoria, che il monumento rievoca nello spettatore, pone quest’ultimo in una dimensione drammaturgica di tensione emotiva che non può fermarsi alla contemplazione. Il monumento per questa sua natura deve necessariamente trasformarsi in esperienza che non coinvolga solo l’intelletto, ma anche il corpo nella sua dimensione più fisica. Il lavoro intende esplorare la tensione del corpo, la postura, la drammaticità del gesto da un punto di vista performativo nell’atto della contemplazione del monumento, in questo caso l’altare di Pergamo, ovvero uno degli esempi più alti della drammaticità dell’arte ellenistica.

L’intento è di riflettere sulla necessità di una nuova grammatica del Monumento e della sua esperienza, all’interno della quale lo spettatore è parte attiva ed integrante del processo di attivazione della memoria.

Kulturelemente n.123 “Monument und Denkmal” ospita una parte della serie di .

Il numero è stato presentato all’interno della mostra “Ripresa dei Discorsi per un monumento” presso

The Everydays a series of 20 daily life quotes 2015 Stampa digitale su carta fine art montata su pannello dibond 100 x 66,5 cm cad. Ogni Lavoro ha una tiratura di 10 Edizioni
Boring Angel Cose del Silenzio Geometrie Intraprendere il Viaggio Comporre/Modulare Platea
Dance in August Ego
Gustav Mahler Journey to Mars Le Temps qui reste Passare Stravinsky/Nijinsky Tracy Chapman
and Intently
Slowly
J.L. Godard
Segmento/Punto di Fuga
Percorsi
At your Age
Tensione degli Opposti
Il Principio del Punto Cieco Suzanne/Luka The Chorus Le Charme de la Musique Voliera

Le immagini che costituiscono questa serie sono state scattate negli ultimi 3 anni casualmente durante la mia vita quotidiana. Le parole da me a loro assegnate cercano di far deragliare la semantica intrinseca dell’immagine verso un valore ulteriore, che si svincola e si sforza di moltiplicare i possibili significati di tutto ciò in cui ci imbattiamo nel mondo ogni giorno per caso.

Quelli che passano Maestà Darsi in Pasto al Vero
20 14
Trittico per Uscire fuori al Freddo 2014 Serie di tre libri consequenziali in Box di legno di abete rosso. 15x75 cm. 10 Edizioni

Piante 2014 pp. 18

Le immagini interne sono tratte dalla serie Things as Composition

Cover: Piante#1, 2014

Come nelle Case delle Bambole, le Finestre guardano sempre dentro se stesse. 2014 pp. 18

Le immagini interne sono tratte dalla serie Things as Composition

Cover: Come nelle Case delle Bambole, le Finestre guardano sempre dentro se stesse, 2014

Deserto/Alta Marea 2014 pp. 20

Le immagini interne sono tratte dalla serie Deserto/Alta Marea

Cover: Deserto/Caffè Latte, 2014

il modello architettonico è House VI di Peter Eisenman

Il Progetto Editoriale raccoglie tre brevi racconti che partendo da tre luoghi fisici distinti nella città di Berlino (un parco, l’ambasciata italiana e un caffè) indagano il rapporto tra le persone, i luoghi e le cose, difficilmente riuscendo a trovare una soluzione di continuità tra spazio reale, spazio mentale e luogo emotivo.

In Italiano.

Serie: Things as Composition

Ogni lavoro ha una tiratura limitata di 10 Edizioni

2014
Le Cose #1 2014 Volkspark Hasenheide, Berlino stampa Digitale cm 15x24 Le Cose #2 2014 Volkspark Hasenheide, Berlino stampa Digitale cm 15x24 Foresta 2014 Volkspark Hasenheide, Berlino stampa Digitale cm 15x24 Piante #1 2014 stampa Digitale cm 15x24 Piante #2 2014 stampa Digitale cm 15x24 Piante #3 2014 stampa Digitale cm 15x24 Come nelle case delle Bambole, le finestre guardano sempre dentro se stesse 2014 il modello architettonico rappresenta Houe VI di Peter Eisenmann stampa Digitale cm 15x24 Il Sole che filtra dai tigli, le fa lacrimare un occhio 2014 stampa Digitale cm 15x24 Composition #1 2014 Ambasciata Italiana di Berlino, interni stampa Digitale cm 15x24 Composition #2 2014 Ambasciata Italiana di Berlino, interni stampa Digitale cm 15x24 Composition #3 2014 Ambasciata Italiana di Berlino, interni stampa Digitale cm 15x24 Composition #4 2014 Ambasciata Italiana di Berlino, interni stampa Digitale cm 15x24

Serie: Deserto/Alta Marea

Ogni Lavoro ha una tiratura limitata di 10 Edizioni

2014
Deserto/Caffè Latte 2014 stampa Digitale cm 15x24 Deserto/Specchio d’Acqua 2014 stampa Digitale cm 15x24 Deserto/Smarrito nel vuoto 2014 stampa Digitale cm 15x24 Deserto/Villeroy & Boch 2014 stampa Digitale cm 15x24 Piante #1 2014 stampa Digitale cm 15x24 Deserto/Lastra di Cemento 2014 stampa Digitale cm 15x24
Deserto/Salsa di Soia 2014 stampa Digitale cm 15x24
Painting Beside Itself 2014 Video DV Installazione Windows Display Show #5: Pierfabrizio Paradiso D21-Kunstraum Leipzig Leipzig (DE)
The Landscape video still The Nature video still The Abstraction video still The Portrait video still

“Painting beside itself” Pierfabrizio Paradiso archivia e suddivide il quotidiano nei temi principali della pittura: il paesaggio, la natura, il ritratto, e la fiction.

La collezione video è composta da una serie di “momenti” quotidiani ripesi in differenti contesti urbani, da piccole cittadine italiane a grandi metropoli come Milano, Rotterdam e Berlino.

Ogni volta che Pierfabrizio Paradiso è in cerca di un immagine, egli cerca di resettare il suo modo di vedere abituale. Egli traduce in questo caso il valore, la grammatica e la composizione della Pittura in un racconto del Quotidiano all’interno di un ricerca sull’immagine in movimento.Egli si concentra sui dettagli, cercando di far slittare la percezione passiva che si ha della nostra routine verso un piano nuovo. L’archivio video è accompagnato da due citazioni rispettivamente di Geroges Perec e Martin Kippenberger, stampate su due Banner in Pvc e appese in un’ulteriore vetrina del D21. Le citazioni riflettono due diverse posizioni, sulla quotidianità e sulla nozione di pittura e di arte.

Così la domanda finale che ci poniamo è: cosa definisce il Quotidiano e quale ulteriore potere può scaturire da una nuova possibile percezione e riscoperta di esso?

(traduzione italiana di un estratto del comunicato stampa del D21- Kunstraum Leipzig)

In
The Fiction video still The Portrait video still Painting Beside Itself #1 PVC Banner 120 x 150 cm. Painting Beside Itself #2 PVC Banner 120 x 150 cm.
20 13

2013

Progetto on line

Sito Web

2012

Installazione Mixed Media (2 pouf in pelle, 3 raccoglitori a ventaglio di dimensioni differenti)

Drammaturgia Condivisa di un Oggetto Imprevisto nella pratica del Quotidiano

These sentences comment on art, but are not art

(Sol Lewitt, Sentences on conceptual Art, 1969, Art and Language)

Come nella mia ricerca artistica, anche nel mio lavoro di Tesi per la conclusione del mio MA in Arti Visive e Studi Curatoriali, ho approfondito i legami tra Arte e Pratica del Quotidiano. La domanda sulla quale m’interrogo nella mia ricerca è se sia possibile ipotizzare una nuova serie di display “inattesi” e di pratiche per la speculazione teorica dell’arte, e in generale, della cultura, che siano orientati a rileggere gli spazi della quotidianità, del banale e della ripetizione.

Gli spazi dell’infraordinario come li definisce Georges Perec. Non c’è bisogno di qualcosa di straordinario, c’è solo bisogno di riscoprirlo.

Spettacolarizzare il Reale ci ha proibito il privilegio di recuperare la banalità. Tutto ciò che è ordinario, consueto abituale e famigliare è taggato nel regime della banalità mentre tutto ciò che ci stupisce, è al di fuori del nostro abituale ed è quindi straniante ed alienante. Questo sembra essere diventato l’unico metro di valore per la Realtà che ci si illude di conquistare.

Ripensando il Mondo in sé, anche nella sua banalità e ripetizione del quotidiano, i due universi paralleli tra la cosiddetta cultura alta e cosiddetta cultura bassa collassano inevitabilmente nella mia esperienza, per rimescolarsi insieme nella dinamica dello scambio.

E’ quello che Jacques Ranciere illustra ne “Il Maestro Ignorante” con l’esperienza di Joseph Jacotot, docente universitario a Lovagno nel 1818, che teorizzò come la trasmissione del sapere è uno scambio nel quale non si presuppone chi sa e chi non sa, ma ognuna delle parti cede qualcosa all’altro, orizzontalmente.

è un oggetto multiautoriale della quotidianità, che si colloca in un posto qualunque del quotidiano, fruibile da chiunque, anche per caso e, proprio per questo, stando nel flusso del mondo, può aprirsi a un dibattito e a una successiva discussione imprevista. Al di fuori di qualunque schematismo.

Questa ricerca rifiuta dunque come risultato finale la forma libro e la struttura della tesi verte sulla raccolta di una serie di commenti aperti di persone che ho conosciuto casualmente nel corso di questi anni, a cui ho chiesto di commentare una citazione tratta dal materiale biblio-filmo-sitografico che costituisce il terreno della tesi e si rifanno quindi a un discorso sul Quotidiano. Ognuno su piani e livelli diversi.

Ogni citazione è diversa e scelta appositamente per quella persona.

I commenti sono aperti. Questo vuol dire che non esiste nessun vincolo, nessun parametro. Semplicemente ognuno potrà rispondere come vuole.

Per praticità, gli unici vincoli sono la lingua italiana o inglese. Ho deciso di mantenere la lingua originale sia per le citazioni sia per i commenti (qualora fosse italiana o inglese) per evitare che la traduzione potesse alterare le sfumature di significato di parole che non sono mie, e per rispetto intellettuale alle fonti e agli intenti del mio lavoro di ricerca.

Grazie.

http://www.dramaturgyofeveryday.com

Di conseguenza, la mia tesi rappresenta un display inaspettato (o imprevisto), che non si formalizza nella forma Libro come rapporto verticale “io che so scrivo e tu che non sai leggi” ma

Alcuni momenti della presentazione del lavoro come installazione durante la mia discussione di Tesi a Luglio 2012, durante la quale ho abolito la modalità frontale della discussione, creando un cerchio di sede nel quale commissione, candidato e pubblico occupavano lo stesso posto. Al centro l’installazione con la possiblità di fruire del materiale presentato, da cui le persone stesse partivano per creare una discussione nella quale il mio unico ruolo era introdurre e moderare.

Wunderkammer Rileggere è un mestiere difficile per chi non riesce a dimenticare. 2013 Installazione Mixed Media A first step towards coincidences and meetings - part V a cura di SLT/Andrea Orlandini b-a-d temporaneo Pietrasanta LU

Wunderkammer, in italiano camera delle meraviglie, è un’espressione appartenente alla lingua tedesca, usata per indicare particolari ambienti in cui, dal XVI secolo al XVIII secolo, i collezionisti erano soliti conservare raccolte di oggetti straordinari per le loro caratteristiche intrinseche ed esteriori. (fonte: wikipedia)

Quando non hai una dimora fissa, è difficile tenere e soprattutto ritrovare uno scrigno dei ricordi.

Mi capita sovente quando torno a casa dai miei genitori di ritrovare le solite cose che ti fanno viaggiare nel tempo: la maglietta preferita; un gadget comprato durante i primi viaggi da solo con gli amici che porti ai tuoi, così loro sanno che li hai pensati; i regali di compleanno, la bottiglia di una bibita in edizione limitata. Una volta ritrovavo anche le vecchie lettere, e le cartoline. Ora sempre meno.

E’ sempre stata la mia Wunderkammer, il museo di me stesso. Oggetti che adoro possedere per poter ricomporre gli strati della memoria, quando ti ci imbatti per caso. Come quando ripassi da una vecchia strada, che solo a te può raccontare quelle storie che sono comunque già custodite dentro di te. E la colonna sonora che ti ha accompagnato in quel periodo inzia a suonare improvvisamente.

Le Wunderkammer sono state considerate il primo stadio dello sviluppo del concetto di Museo, in effetti. Vaste collezioni di “oggetti straordinari”, raccolti solo per il gusto di possederli, che appartennero alla sfera privata di un singolo per essere poi declinati in un patrimonio collettivo di tutti.

D. mi scrive della nostra storia, era il 2008. Una e-mail. Nessuna forma fisica tangibile che possa collezionare nella mia stanza delle meraviglie, che rimcompare nel flusso del mio quotidiano, un pò per caso.

Mi scrive dei suoi dubbi sulle nostre diversità. Sui mondi che ci separano, a suo avviso. E dei contesti chiusi, e di quelli aperti. Del “mondo dell’arte” e del “mondo”. Dei confinti tra la cosiddetta “cultura alta” e quelli della “cultura bassa”. Ma questo rapporto di altezze, non si sa rispetto a che cosa sia.

Traslare il mio oggetto/non-oggetto straordinario in una forma fisica nelle dinamiche dell’arte implica per me plasmare un pezzetto ulteriore della mia Wunderkammer sottoforma di valore condiviso attraverso gli stessi paradigmi che anni prima hanno tenuto distanti me e D. Ora ci riuniscono.

Rinvangando tra le cose che raccontano la mia storia, alla fine è dentro di me che ho riscoperto la mia Wunderkammer. Quella che mi riporta ai legami, ai momenti condivisi, alle ansie e alle preoccupazioni dello stare insieme, alle canzoni, ai posti preferiti e poi, a volte, al lasciarsi. Ma chi non rilegge il passato, si costringe a rileggere sempre la stessa storia. Ed è come non lasciarsi mai.

Installation view

Wunderkammer - The Birds

2013

Stampa Fotografica Satinata, cornice in legno di noce.

cm 30 x 45

Wunderkammer - The Email 2013 Email, polvere d’argento, cornice in legno di noce. cm 21 x 27

Rileggere è un mestiere difficile per chi non è abituato a dimenticare.

2013

Mixed Media

(frammenti di ceramica, polvere d’argento, stampa su cartoncino)

dimensioni variabili

20 12

Ascoltare ed Ascoltarsi, così un monologo può assumere l’impronta di un colloquio e l’alter ego è l’io sepolto che affiora aggredito dai ricordi che però non riescono ad annullare il suo grido

Introduzione a “Il Limo di Eva” di Anna Vincitorio 2012

Performance in atto unico

A first step towards coincidences and meetings - Part III a cura di

SomethingLikeThis -artinitiatives

Il lavoro performativo si pone come occasione per introdurre, “Il Limo di Eva”, un romanzo di Anna Vincitorio.

La drammaturiga scenica affronta la tematica della ricerca della propria identità, non solo come coscienza di essa, ma anche come rappresentazione e rioccupazione del proprio corpo.

L’artista pone in relazione, come in una trama intrecciata, il romanzo di Anna Vincitorio con dei passi del “Tonio Kröger” di Thomas Mann che continuano a rilanciarsi rimandi sulla questione dell’esule dalla società, sulla posizione dell’artista e su coloro che hanno uno sguardo trasversale sull’ordine del mondo, congliendone l’essenza, e ripensando il dispositivo corpo come ulteriore spazio possibile di discorso.

(dal comunicato stampa di “A first step towards coincidences and meeting - part III”, SLT art initatives - Firenze)

con Vito Montesano

Silvia Pennazzi

Roberto Scanu

Emanuela Stanganelli

con la partecipazione di Diego Bertelli

Lucilla Del Picchia

Bianca Pinzi

Regia e Drammaturgia

Pierfabrizio Paradiso

Antonello Sanna Fotografia

Nicolò Burgassi

E’ disponibile il DVD Box in cartone vegetale contenente:

- Booklet con immagini e testo critico

- Video DV con la documentazione della performance presso SLT.

- CD audio con il voiceover della performance con le letture live dei performers.

Wild Tigers I have known with Japanes Nightingales #1

2012

Banner PVC, cm 100 x 58

Wild Tigers I have known with Japanes Nightingales #2

2012

Banner PVC, cm 100 x 66

Giuseppealiaslucia

2012 Mixed Media (Gabbietta per usignolo, libro, laccetto argentato)

The Nightingale

2012

Banner PVC, cm 70 x 100

Stampa digitale su carta fine art montata su pannello dibond cm 100 x 66,5 cad

The Everydays a series of 20 daily life quotes 2012
Ogni Lavoro ha una tiratura di 10 Edizioni
Di Ogni Fessura del Mondo, noi siamo i custodi. Costante di Fidia. Altrove. Asfalto. Famiglia. Formula Risolutiva della Coesione Latter-day Capitalism Marguerite Duras. Lei è una donna che corre.
modernopostomoderno
Principio.
Life/Lived.
Punto di Equilibrio. And suddenly, something will happen. Those lovely promises in a panic society Tutti lasciano solo chi si perde. Weather Forecast Paradigma

Le immagini che costituiscono questa serie sono state scattate negli ultimi 3 anni casualmente durante la mia vita quotidiana. Le parole da me a loro assegnate cercano di far deragliare la semantica intrinseca dell’immagine verso un valore ulteriore, che si svincola e si sforza di moltiplicare i possibili significati di tutto ciò in cui ci imbattiamo nel mondo ogni giorno per caso.

D’inverno, la coscienza somiglia a un’acquaforte. The Stage, the Reality and the Fiction as characters.

Dramaturgie einer Private Sphäre

(it. L’entità che impedisce a tutti gli oggetti di toccarsi l’uno con l’altro è lo spazio.

Drammaturgia di uno spazio privato.) 2012

Installazione e Performance Springhouse Dresden a cura di Anna Brundl e Sven Christian Schuck in collaborazione con

HELLERAU - Europäisches Zentrum der Künste Dresden

Die Entität, welche verhindert, dass sich alle Objekte im Universum miteinander berühren, ist der Raum.

Banner PVC

cm. 118,9 x 84,1

e Performance

La Casa come Teatro di noi stessi.

La disposizione degli oggetti nella nostra casa è il nostro riflesso attraverso quello spazio, un palcoscenico intimo nel quale siamo gli attori e gli spettatori della nostra routine. Oggetti, mobili, il modo in cui sono disposti, la tipologia di libri che scegliamo di lasciare visibili, quelli che invece rimangono più nascosti, tutte queste strategie della rappresentazione richiamano la rappresentazione di noi stessi attraverso il nostro ambiente.

Leggere lo spazio abitato è come un racconto, di cui è necessario studiare bene la grammatica compositiva.

Come una messa in scena i cui confini tra realtà, rappresentazione e finzione sono molto labili.

Casulamente sono rimasto affascinato dalla costruzione di una delle stanze della casa di Springhouse e ne ho iniziato a fare un’analisi fotografica, quasi un campionario, degli oggetti che costituivano questo spazio.

Casualmente ho avuto modo di chiacchierare con il ragazzo che questo spazio lo vive e capire quali siano le interconnessioni tra lui e ciò che lo circonda. A volte inconsapevolmente.

Così prende forma la drammaturgia di uno spazio che si interseca con l’analisi oggettiva dello spazio e la relazione tra esso e il vissuto di Marcus, il mio flusso di coscienza che pone in relazione lo stesso spazio con il mio vissuto e Juliette che dà voce alla riflessione di Jean Luc Godard sul rapporto nella società moderna tra gli oggetti e gli esseri umani. Tre livelli attraverso i quali lo stesso spazio si rappresenta e si mette in scena.

La drammaturgia si inscrive infine in una forma che corrisponde a una sezione in scala del soppalco nella stanza di Marcus, sul quale dorme. La sezione rappresenta la spazio sospeso tra la sfera intima del letto e il resto dello spazio della stanza.

La drammaturgia è solo il punto di partenza del lavoro che ha una natura performativa: il giorno dell’opening consegnando semplicemente il banner a Marcus per allestirlo senza indicazioni all’interno o all’esterno della casa inizia la messa in scena di uno spazio che viene di volta in volta interpretato e rappresentato dal visitatore/lettore, semplicemente leggendolo a voce alta.

Reiß den Himmel und befreie mich, So werden wir wertvoll.

Performance in occasione del 48 Stunde Neukölln

(it. Strappa
cielo
liberami.
saremo preziosi.) 2012
14. Kunst-und Kultur
Körnerpark Berlin Some
il
e
Così
Festival Endstation Paradies

Some moments of the Performance

Da Ottobre 2011 vivo a Neukölln, un quartiere di Berlino nel quale parecchi pianeti ogni giorno entrano in collisione tra di loro: i pianeti delle culture. Neukölln in effetti rappresenta ciò che oggi chiamiamo “Melting Pot” culturale. Il come comunicare diventra la questione principale della vita di tutti i giorni, sembri sempre qualcun’altro rispetto alla lingua che stai parlando e a volte ti senti un alieno anche con te stesso. Ma gli alieni non esistono. La scienza ha dimostrato il contrario, probabilmente. Ma il più delle volte gli alieni sono già tra noi. Non è necessario attendere quelli di chissà quale universo. Il lavoro si interroga sulle forme della differenza all’interno di una comunitò che ogni giorno interagisce nello stesso contesto, i possibili modi di comunicare per arrivare a strappare il cielo e scoprirne uno nuovo, che sarà per tutti uguale, per davvero. Il capolinea “Paradiso”, come enuncia il tema di quest’anno del festival.. Andrey Finkelstein, direttore

dell’istituo di Astronomia Applicata, ha dichiarato le motivazioni scientifiche dietro la sua controversa dichiarazione che tra 20 anni l’umanità scoprirà gli alieni e che sembreranno in tutto e per tutto come gli umani. Ha dichiarato: la forma sarà sicuramente quella a noi conosciuta. Secondo me, e credo che gli esperti in generale saranno concordi su questo, la vita e l’intelligenza devono esistere da qualche altra parte di sicuro, e dev’essere fortemente simile a quella umana.

Ho trascorso un intero giorno a Kornerpark nei panni di me stesso, un alieno. Su palloncini gonfiati ho iniziato a scrivere la mia esperienza dal mio arrivo a Berlino a quel giorno come una storia e 4 versioni della documentazione criptata della NASa sull’esistenza degli alieni è stata distribuita nel parco. I palloncini sono stati liberati nel parco.

The DOCID 3052333

The cosmic equivalent of Rosetta is not necessary

4 Stampe digitali su carta fotografica montate su Dibond

Larry Gersten took NASA to court to release information about communication from et’s. Namely the Dr. Campaigne and Dr. Lambros D. Callimahos decryption of 29 messages that had been received from “outer space”. He won and NASA have to publish on their website apparently.

The DocId 305233 is a series of example of how ET forms could set a message for us, through the mathematic languages and Geometry or binary code.

The main aspects he underlined are:

A POSSIBLE END of a Species:

1) self destruction,

2) genetic danger,

3) overproduction of information,

4) restricted capacity of the individual’s brain which can lead to excessive specialization with consequent dangers of degeneration;

5)a crisis precipitated by the creation of artificial intelligent beings.

THE VERY FIRST WAY OF COMMUNICATION between two different species

1) With Signals, such as:

numbers. impulses, circle pythagorean Theorem

2) Through the sense of sight, very common among intelligent living forms.

Number is the most universal concept for establishing communication between intelligent beings, mathematic forms as first steps in communication.

-, and = are universal concepts.

Lincos: Design of a Language for a Cosmic Intercourse

Lincos=lingua cosmica

The comprehension of the message is important and easy to understand. Communication symbolism especially designed not to hide meaning.

The cosmic equivalent of the Rosetta Stone is not necessary.

+,

When Jerry Ehman wrote that three-letter word, “wow,” he was a professor at Ohio State University volunteering with SETI, the Search for Extra Terrestrial Intelligence. Every few days, a messenger would bike over from “The Big Ear,” Ohio State’s giant radio telescope in Delaware, Ohio, and hand Jerry computer records of sounds coming in from deep space. If something surprising popped up, he was to notify the other SETI folks.

What he saw that day was like an answered prayer.

Eighteen years earlier, two Cornell physicists, Philip Morrison and Giuseppe Cocconi, had tried to imagine how an intelligent alien civilization might try to signal Earth. We should look, they said, for a radio transmission. Radio waves are cheap to produce, don’t require much energy and travel vast distances across space.

Cocconi and Morrison guessed that the aliens would choose a frequency that would mean something to creatures who know math and chemistry. Hydrogen is the most common element in the universe. Zap a hydrogen atom and it will resonate at a particular rate: 1420 megahertz (MHz). So look, they said, for a signal coming in at 1420 MHz. And look for something loud, something that would catch our attention. And on Aug. 15, in it came, exactly as predicted.

What Jerry saw was, yes, a radio signal and, yes, a radio signal very, very close to 1420 MHz (it was 1420.4556, just a smidge from where it was expected). It lasted 2 to 2 1/2 minutes. It was loud. And the transmission had the shape that Cocconi and Morrison had predicted. If you look at this printout, you will see this sequence of letters and numbers: 6EQUJ5.

The letters and numbers are, essentially, a measure of the intensity of the electromagnetic signal as it hit the receiver. Low power was recorded with numbers 0 to 9; as power got higher, the computer used letters: 10 was A, 11 was B and so on. So by the time you get to the last letters of the alphabet, you are getting a very powerful signal. That’s why when Jerry saw this letter U on his printout (U is the 21st letter of the alphabet) he knew something was up.

“I had never seen any signal that strong before,” Jerry says. “U,” in a logarithmic way, means about 30 times louder than the ordinary noise of deep space. That’s kind of a “Hello!” level. And that explains Jerry’s reaction. “That’s the nice thing about the word ‘wow.’ I was, uh ... I was astonished,” he says. As surprised as he was, Jerry was also puzzled. Where did the signal come from? SETI scientists traced it back to the constellation Sagittarius, just to the northwest of the globular cluster M55. But when they looked for the source, there was nothing there, no planet, no star. Still, the shape of the signal, its narrow AM/FM-like focus, not to mention its surprisingly tantalizing frequency suggested intentionality. Maybe whoever or whatever sent the signal had moved on? Or maybe not. Maybe there was no signal. Jerry and his colleagues checked all the alternative explanations they could think of. Was it a satellite transmission (no), a military signal (no), an aircraft signal (no), a broadcast beam (no), an accidental beam ricocheting off space debris (no)? Could it have been something natural? A pulsating star? That’s where things began to unravel. Astronomers keep discovering new noisemakers in space: colliding black holes, glitching pulsars, gamma ray bursts. Columbia University astronomer Caleb Scharf says it is very hard to exhaust the possibilities when we are learning more

every year about the universe.

For Jerry Ehman, the big puzzle is: Why only one signal? If an alien intelligence is trying to send a message somewhere, wouldn’t it make sense to send the message a few times? The signal landed once on Aug. 15, 1977. It never repeated. “That’s key in the scientific method,” says Columbia’s Scharf. “You want to see a repeat.” That way, other scientists can confirm the finding. And yet, the “Wow!” signal is the only reliably recorded sound apparently received from deep space that has the quality of an intentional signal. Jerry Ehman has never claimed he’d heard from E.T. Where the signal came from is still an open question for him. All Jerry Ehman will say is that having eliminated (as best he can) every other explanation, a message from E.T. is one possibility he can’t dismiss.

Estratto da:

Michael Brooks, 13 Things that don’t make sense, Chapter 7, 2008, Doubleday

The Wow Signal

Stampa Digitale su Carta fotografica montata su Dibond

The WOW signal
20 11
Please, Trust in Us! We will never hurt you. Archive for visual culture in a new era 2011 all’interno di Le Mois Italien L.A.A Laboratoire d’Art d’Aujourd’hui Grenoble

Quali sono oggi i nuovi luoghi dell’estetica contemporanea?

I Musei oggi assumono sempre più la forma di giganteschi Bookshops, cafés, RistoBumBum ecc.. ma lo spazio della fruizione estetica, della contemplazione e attivazione dell’esperienza artistica spesso non risulta nemmeno necessario, potrebbe anche non esserci.

E’ sufficiente una bellissima Rosa sulle rive di un fiume a decorare una città mineraria. Una Gigantoscultura che si spaccia per Museo e produce ricchezza sotto forma di capitale.

E, di conseguenza, non è difficile verificare come i destinatari del messaggio dell’Arte, la Gente, abbiano ribattezzato nuovi luoghi di contemplazione estetica, dai quali non si sentano estromessi ma realmente al centro di un’attenzione: il Departement Store.

Non solo qui possiamo perderci nella contemplazione, ma possiamo illuderci che chiunque possa esaudire il proprio desiderio feticistico della possessione.

Oggi la reale possibilità della contemplazione del bello avviene nei Centri commerciali, chiusi, caldi e accoglienti e sempre pronti a farti desiderare di più. Il luogo dove realmente tutto gira intorno alla Gente. Basta chiamarli clienti.

Ho potuto riconoscere questo atteggiamento durante la mia esperienza come Promoter Brand Specialist per guadagnare parallelamente alla mia attività di artista. Durante la mia esperienza ho dovuto fare briefing di formazione, test psico-attitudinali, selezioni presso le Agenzie per diventare quello che per le Mutlinazionali rappresenta l’umanizzazione dell’azienda: il Promoter

Per otto ore al giorni, due giorni alla settimana o più a seconda della stagione, i promoters sostituiscono la loro vita reale per umanizzare i loro prodotti e il loro brand.

Ma a volte può succedere anche qualcosa di inaspettato.

Nel mio lavoro cerco da un lato di svelare la fascinazione estetica del merchandise sulle persone; dall’altro lato voglio sottolineare la possibilità di sfuggire alle strutture ferree del sistema capitalistico,

Veduta della mostra

nel quale tutto è stato pianificato per farlo funzionare “così come deve essere”.

Coinvolgendo i miei colleghi, abbiamo provato insieme a far slittare e a giocare con queste griglie per poter scoprire delle nuove possibilità per uno sguardo critico al vero senso della Bellezza.

Il catalgo E-Book è disponibile su Amazon.

Collection of Functional Structures to remove your mind and humanize the Perception of Beauty in Multinational Business.

Installazione, Mixed Media (Desk, uniformi, gadgets, documenti originali e ristampati)

Il banco espositore illustra la documentazione che ho raccolto durante la mia esperienza come promoter nei diversi Centri Commerciali.

La maggior parte sono emails, reports di vendita, screenshots dei moduli da compilare on line, questionari, uniformi, gadgets di vendita e qualunque altra cosa ho utilizzato per diventare un promoter

If You have any Question, this is a good moment to pose them, ok? Well, see you later then.

La sequenza di immagini è stata registrata all’interno del corridoio del Centro Commerciale Auchan, nei pressi di Milano, nascondendo la videocamera sotto il banco per la promozione di una Sim Card che mi era stato assegnato.

Le immagini inquadrano il passaggio continuo dei clienti, mettendo a fuoco solo la parte centrale del corpo, e di conseguenza, i loro acquisti.

Le voci fuori campo che si odono durante il video sono state registrate invece durante i briefing di formazione a cui ho partecipato per la formazione di promoter specializzati nella vendita di Rasoi.

Il dialogo finale invece si svolge tra una cliente e un gruppo di Promoter all’interno della corsia del Centro Commerciale e fornisce spiegazioni alla cliente riguardo a come si diventa promoter e le necessarie “competenze”.

Video DV

How to Seduce a Costumer:

in few second trying to understand what he desires and acting in consequence.

Serie di 31 Fotografie

2 Poster

Questa serie fotografica illustra la mia attività di promoter all’interno di un negozio Mediaworld, nel quartiere Lambrate di Milano.

Le foto mettono in luce il reale processo di umanizzazione del promoter, che le aziende intendono per la vendita dei loro prodotti, ma cambiandone le grammatiche del senso. Ho chiesto ai mie colleghi di interpretare la loro personale relazione col prodotto affidatogli, mettendo in scena anche situazioni assurde e dimenticando, per un attimo, un ruolo che, in realtà, non appartiene loro affatto.

Insieme abbiamo cercato di recuperare un senso della Bellezza invece di ubbidire alle regole di chi vorrebbe confondere l’esperienza del bello con uno strumento per produrre business.

I poster sono due ritratti di una giovane coppia di fidanzati, entrambi Promoter per Auchan, ai quali ho chiesto di posare riferendosi al Doppio Ritratto dei Duchi di Urbino di Piero della Francesca, avendo anch’essi come sfondo il loro Regno, ma guardando questa volta in faccia il loro popolo/clienti.

The Sleeping Beauty, so long reclining in her dainty bed, had risen up with a devouring desire 2011 Performance Green Desire/Desiderio Verde Isola Art Center Milan

L’istinto. Il palesarsi o lo stare seminascosti. Entrare, uscire: tracciare una traiettoria. Esigere il movimento per un recupero dello spazio attraverso il corpo.

Il corpo del danzatore contemporaneo è un ipercorpo. Un corpo in movimento, visto nella sua continua dialettica tra stato di equilibrio e disequilibrio, tra caduta e recupero e sull’oscillare da una parte all’altra. È un corpo nel quale si inscrive la realtà contemporanea dell’uomo del nuovo millennio. Nel disegno degli spazi corporei e geometrie nell’aria e a terra, c’è tutto l’uomo, le sue emozioni umane che lasciano deragliare, attraverso un movimento progressivo, una porzione dello spazio urbano, appartenente al quotidiano della gente, verso una dimensione onirica.

Lo spazio quotidianamente percepito si trasforma in uno spazio dei desideri possibili attraverso le creature che lo popolano che declinano una presa di coscienza che vuole offrirsi come invito aperto a non interpretare le grammatiche dello spazio urbano così come sono strutturate, ma a rileggerle continuamente in un linguaggio sempre aperto a ciò che, apparentemente, sembra impossibile.

Ripensare il risveglio del corpo come una presa di coscienza del proprio spazio: dal sonno al sogno al risveglio che attualizza il desiderio e lo rende visibile e attuabile attraverso il corpo che si sveglia, si muove e prende posizione nel suo spazio possedendolo; riflettendo sulla decolonizzazione dello spazio pubblico, ripensandolo come luogo dell’incontro e della condivisione.

“Sonno”, “Sogno” e “Risveglio” sono composte ed eseguite da Eniac (Fabio Battistetti)

Chiara Milesi e Marta Moiraghi sono danzatrici per la Compagnia ArtéDanza, diretta da Alma Baldini.

Il titolo del lavoro è una citazione di Doris Humphrey, tratta dal suo libro “The Art of making Dances” (1958)

Quando io penso solo a me stesso, chi sono gli altri?

Quando gli altri pensano solo a se stessi, chi sono io?

2011
com
LOASI curated by Isola Art Center Milan
Banner Plastificato 500x100 cm
Elvio Annese and Marina Flavia Rossi
Installation view

Quando incontro qualcuno penso sempre a come sia entrare nel suo vissuto; capire attraverso le sue storie come si intrecciano i nostri mondi e scambiarsi le chiavi di lettura del nostro tempo.

Così è successo quando ho incontrato Marina ed Elvio.

Questa mostra, LOASI, prevedeva che ogni intervento artistico si “camufasse” nel quartiere. Così ho chiesto loro di essere gli “artisti” al posto mio; il mio camuffamento.

Dai nostri discorsi tra un thé a casa di Marina o una cena in piazzetta, ci siamo raccontati come viviamo, ma anche come abbiamo vissuto e cosa magari ci aspetta in futuro.

Come una linea del tempo.

E’ così che Marina ed Elvio propongono il nostro intervento; la Storia del quartiere Isola.

La nostra linea del tempo vuole rileggere la Storia di un luogo attraverso il quotidiano di chi ne ha fatto parte, ne ha fatto la Storia e le storie, nell’ottica che la vita di tutti i giorni si interseca coi fatti legati alla collettività e non esiste una Grande Storia e una Piccola Storia, ma una Storia Comune.

Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che, quando ci hanno incontrati, ci hanno regalato un pezzo della loro storia per poterne raccontare una più grande. Quella di tutti.

Mercoledì 15 Febbraio 2012 un agente della Polizia Municipale ha rimosso il Banner Qui di seguito un articolo sulle reazioni delle persone di Luca Gibillini (http://www.lucagibillini.it/2012/02/se-la-burocrazia-e-piu-potente-della-cultura/) e un commento di Antonio Cipriani (http://www.padpad.eu/Detail_News_Display?ID=5656&typeb=0&Puo-piu-la-burocrazia-ottusa-dell-arte-civile)

Al momento Luca Corbellari, vice presidnete della Commissione Cultura di Milano, si sta interessando a seguito di un’interrogazione del Consglio di Zona 9 per riposizionare il Banner, riconoscendolo come Documento di valore storico e culturale del Quartiere Isola.

(Marcel Proust, La Prisonnière)

“La Musica nell’anima è l’amica più intima” (Giovanni Pierazzi) 2011 Audio CD e Performance a cura di Elena Mantoni Effetto Venturi curato da Mario Airò per Peep Hole Milan

“La Musica è forse l’esempio più’ unico di ciò che avrebbe potuto essere la Comunicazione delle anime”
Cd Booklet

Pierfabrizio Paradiso, che da tempo concentra il suo lavoro artistico attorno al ripristino di legami emotivi e alla riattivazione di riscoperte memorie dei luoghi in cui viviamo, si rende propaggine sensibile delle ultime volontà di Giovanni.

Indagando in un luogo specifico della mia quotidianità, mi sono scontrato con un vecchio poeta stanco; o meglio, con la memoria di esso, con il suo carrello carico di libri e poesie che offriva ai passanti di Via Tommaso Pini

Recuperando però l’oralità, attraverso il racconto e la ricerca di dialogo (non sempre facile), con gli abitanti o i semplici passanti del luogo, egli ristabilisce un contatto tra la poetica di Giovanni e il contesto cittadino, restituendo una grande, eterogenea, sinfonia collettiva, dalla quale nessuno possa sentirsi escluso.

‘La musica nell’anima’ diventa quindi momento di condivisione in una sorta di grande coro di anime che finalmente ricominciano a parlare tra loro, senza più maschere nè barriere che quotidianamente costruiamo in un’immotivata lotta alla sopravvivenza.

Davanti alla poesia e alla musica crollano le difese, non più necessarie. Rimane solo la nostra sensibilità più intima e incontestabile.

La creazione di nuove dinamiche sociali, svincolate da quelle socialmente ed istituzionalmente riconosciute rimane il fulcro dell’opera di Pierfabrizio Paradiso. Il cd da lui creato diventa forma concreta, elemento fisico di un ricordo che deve rimanere vivo affinchè, anche solo per un breve momento, una riappropriazione emotiva e creativa dello spazio sia di nuovo concessa e possibile.

I titoli delle canzoni scelte dalle persone per ricordare Giovanni. Il CD è stato riprodotto come musica di sottofondo durante il terzo appuntamento di “Effetto Venturi”, condotto da Mario Airò

Una via periferica, discreta, con un piccolo parco e due scuole a traversa di una grande arteria di accesso alla metropoli. Anche la vita di Giovanni era discreta, un dissenso poetico attraverso una vecchia macchina da scrivere, che si relazionava a un luogo discreto come lui.

Riconciliare il ricordo di Giovanni, non come persona ma come funzione al luogo, con il luogo stesso: un dispositivo poetico in grado di depistare il percorso quotidiano di ciascuno verso una dimensione più onirica.

pfp

Perché l’umanità possa avanzare, e non rimanere sospesa sull’orlo del baratro, dobbiamo camminare mano nella mano, i cosiddetti sani con i cosiddetti pazzi.

Ehi! “Sani”! Che cosa significa la vostra salute?! Dovete rassegnarvi, finalmente, a dire a voi stessi: “Dobbiamo vivere con loro, mangiare con loro, bere con loro, dormire con loro”.

A cosa vi serve la libertà se non avete nemmeno il coraggio di guardare negli occhi la verità: con la vostra cosiddetta “salute” avete portato il mondo sulla soglia della catastrofe.

L’umanità è giunta a un punto vergognoso! Non siamo liberi da noi stessi! Io parlo chiaramente, senza ascoltare nessuno, perché tutti capiate che la vita è semplice e che per salvarvi, salvare voi stessi e salvare i vostri figli, la vostra discendenza, il vostro futuro, dovete tornare al punto dove vi siete persi, dove avete imboccato la via sbagliata!

Che cosa vale questo mondo, che cosa vale la sua giustizia, quando un povero malato di mente, come ci chiamate, vi dice: vergognatevi! Fino a che siete in tempo: vergognatevi!

(Estratto dal discorso di Domenico nel Film “Nostalghia” di A. Tarkovskij in A. Tarkovskij, Racconti cinematografici, Milano, 1994, pp. 265266)

28 novembre 2003

28 novembre 2010

Performance in ricordo del giorno della morte di Giovanni Pierazzi

con il contributo musicale dei Milano Centrale feat. Naima Faraò

…”
delirare
, sedimentandosi nei luoghi della tradizione, schiudono l’involucro delle culture 2011 Istallazione+Performance TripArt Abbazia di Santa Maria del Vetrano Abbazia di San Michele Montescaglioso (MT) organizzato da Ferdinando Mazzatelli
I sentimenti, le idee, le emozioni e i pensieri che fanno
una lingua maggiore

Manifesto

Intervento aperto a chiunque voglia lasciare un proprio pensiero, idee, sentimenti ed emozioni nel proprio dialetto sulle pareti delle sale dell’Abbazia di Santa Maria del Vetrano, Montescaglioso.

Questo intervento è libero. Può essere orale o scritto col gesso sulle pareti.

Fare cultura vuol dire spesso riscoprire i luoghi e con essi tutti quei valori che ne hanno caraterrizato il vissuto, attraverso chi li ha abitati, osservati, riscoperti e ripensati.

Come questo dove siamo adesso.

Anche la lingua è qualcosa di imprescindibile dall’abitare un luogo, se questo è pensato come dispositivo di interazione tra gli individui che quel luogo lo hanno reso tale, elevandolo alla semplice nozione di spazio. Uno spazio necessita solo di un piano geometrico per sussistere, un luogo si definisce tale solo quando porta con sè un piano ulteriore, quello dell’incontro e dell’interazione tra gli individui.

Nella riscoperta del passato, la lingua dialettale è qualcosa che permette di riappropriarsi delle radici di una cultura, di riscoprirla e mantenerla viva nel flusso del presente, anche quando questi luoghi vengono lasciati soli. Per un periodo o per sempre.

Trip Art, organizzato da Ferdinando Mazzitelli, è un gruppo di giovani lucani che, recuperata un’antica Masseria abbandonata nella campagna della Basilicata, ha deciso di rinnovarla per ritrasformarla in luogo agibile. Ferdinando ha invitato alcuni artisti italiani e stranieri a inviare un lavoro come offerta per riattivare un antico luogo della tradizione in un nuovo luogo per la cultura contemporanea.

2
coppie di stampe digitali (immagine+testo/invito) affisse in due punti dell’abbazia.

2011

Performance e VideoDocumentazione un progetto ospitato da Eva Frapiccini all’interno della sua Residenza presso Nac Foundation, Rotterdam, NL.

More Things are happening than those we can figure out.

Un sabato mattina, qualcosa era in programma nella mia To Do List.

Un sedia e un tavolo dentro a una vetrina che si affaccia sulla strada.

Solamente un foglio di carta scritto e lasciato là.

Nulla è stato organizzato e nessuno è stato invitato ma qualcosa è successo.

Il presente invito è un non-invito. E’ tardi.

A volte le cose non vanno cercate tra le cornici.

Sfortunatamente o no, accadono molte più cose di quelle che possiamo immaginare

La Video Documentazione mostra due ore di registrazione di ciò che è accaduto all’esterno, riposizionando il rapporto, il ruolo e il valore dello spazio come stage e delle persone come attori/spettatori.

Please Trust in us! We will never hurt you. #1 2011 Performance (un dipinto, due reali promoter brand specialist Open #3 a cura di Marco Baravalle and Camilla Pin S.a.L.E Docks Venezia

All’interno di uno spazio che in questa occasione si presta alle funzioni dell’Arte ho invitato alcuni promoter brand specialist conosciuti durante la mia esperienza, semplicemente a fare un lavoro di “promozione”.

Al pubblico che interverrà all’opening verrà proposto, attraverso le tecniche della comunicazione di marketing, la possibilità di diventare artisti e autori all’istante di un’opera d’arte attraverso un contributo che oscillerà da € 1,00 a € 3,00 e la compilazione di un Questionario. Il denaro raccolto rappresenterà il salario a cottimo dei promoter.

Le domande all’interno del questionario sono la raccolta dei quesiti psicoattitudinali che vengono somministrati durante la formazione dei promoter brand specialist che ho raccolto durante la mia esperienza.

L’opera esposta consisterà alla fine della performance nei risultati statistici delle risposte di tutte le persone che avranno aderito alla promozione, sottoforma di diagramma.

Il titolo dell’Opera è la seguente citazione da “La Caverna” di JosèSaramago:

“Sa dirmi cosa avrà provocato un tale calo delle vendite, Penso sia dovuto alla comparsa di certe

stoviglie di plastica a imitazione della terracotta, la imitano talmente bene che sembrano addirittura autentiche, con il vantaggio che pesano molto meno e sono molto più economiche, Non è un buon motivo per non comprare più le mie, la terracotta è sempre terracotta, è autentica, è naturale, Vada a dirlo ai clienti, non per darle un dispiacere, ma credo che d’ora in poi le sue stoviglie interesseranno solo ai collezionisti, e questi sono sempre più rari.

La differenza sta nel fatto che la terracotta è come le persone, ha bisogno che la trattino bene, Anche la plastica, ma certamente di meno.”1

Il nome dell’artista, nel label dell’opera, sarà indicato con la voce “Autori Vari”

Questa performance rappresenta solo una preview del progetto complessivo “Please, Trust in us. We will never hurt you.”, che si compone di tutto il materiale audio e video e di una installazione che racchiude tutta la ricerca di un anno all’interno dei centri commerciali nel ruolo di Promoter Brand Specialist.

1 Jose
2000,
Saramago, La Caverna,
Einaudi, Torino
20 10

Dormiamo la nostra vita di un sonno senza sogni

2010

Mixed Media (Bacheca, 20 DVD)

Installazione Site Specific, Milano

Interrogare l’Abituale.

Come si costruisce una comunità? In quale luogo si contestualizza? Sappiamo ancora riconoscerle e ritrovarne una sfera poetica?

Questi sono alcuni degli interrogativi ai quali Pierfabrizio Paradiso cerca di rispondere attraverso questo nuovo intervento. Scoprire un Bar qualunque, per caso. Decidere di frequentarlo per un determinato periodo.

Accoglierne le peculiarità e restituirne una visione trasversale. Una bacheca che contiene 20 DVD nei quali, attraverso le sequenze fotografiche del gesto catturate nell’arco di un mese presso lo Shakespeare’s Cafè di Via Ponzio a Milano, si narra la straordinarietà dell’ordinario: come tutto ciò che di più autentico e importante ci riguarda nasca e si riveli proprio partendo da ciò che consideriamo ormai noto, banale, per l’appunto abituale.

Una bacheca che offre la possibilità di un’altra memoria a coloro che, per un mese, sono stati i protagonisti di questa storia ordinaria e che si preclude a coloro estranei all’esperienza del luogo, che diventa passaggio obbligato e indispensabile per la fruizione del lavoro.

Il lavoro di Pierfabrizio si lega sempre alla dinamica del luogo e alla potenza emotiva di cui è carico, cercando di capire, attraverso la quotidianità del Reale, che cosa si può intendere oggi per comunità, nel momento dell’empasse del concetto di Appartenenza; e quanto lo scenario in cui la nostra vita inconsapevolmente si svolge possa influire sulle necessità dell’Uomo di aggregarsi e ritrovarsi.

Un luogo non è mai per se stesso ma si carica del valore emotivo di chi lo abita e da come questo viene vissuto: Un comportamento urbano spesso scaturisce dalla sinergia tra una condizione di privazione e l’attivazione di un’originale capacità immaginativa di soluzioni alternative a quelle tradizionalmente previste.1

L’abituale come nuova fonte di interrogativi su chi siamo e di cosa siamo fatti, per ripartire dal principio verso molteplici e sempre differenti ipotesi di discorsi possibili.

Invito per una Riflessione sull'Abituale una serie di VideoTesti di

Marcella Anglani - Critico e Storico dell'Arte

Anna Stuart Tovini - Artista e cofondatrice del Progetto UnDo.net

Andrea Ferri - Artista

Elvira Vannini - Critico e Curatore Indipendente

Paolo Meneghetti - Critico d'Estetica contemporanea

Eleonora Farina - Critico e Curatore Indipendente

1 Paolo Cottino, “La Città Imprevista- Il dissenso nell’uso dello spazio urbano”, 2003, Eleuthera, Milano

Guardare il Cielo.

Dal 2 al 30 Maggio sulle panchine dei piacevoli incontri

2010

Stampa Istantanea su carta in box ligeno

Deragliare il Quotidiano verso ogni storia possibile.

2010

Stampa Istantanea su carta in box ligneo

La foto Polaroid è il risultato di una mia richiesta di coinvolgere un gruppo di persone al bar per farsi fotografare da un ambulante cingalese in una posa da lui decisa. Nonostante le resistenze di una di essi, i soggetti della foto decidono di essere immortalati dall’ambulante in una situazione di immaginario altra, che cerca di mettere in scacco le regole dell’abituale e dell’ordinario per immaginare un deragliamento verso ogni possibilità aperta all’interno della routine del quotidiano. L’instante colto non più modificabile eternizza questa possibilità di poter sempre mettere in discussione ciò che presupponiamo sia molto spesso dato per scontato.

awaytogrow

2010 con Maria Papadimitriou

Performance e Installazione

Padiglione della Grecia ai Giardini

12° Mostra Internazionale di Architettura

La Biennale di Venezia

L’intero progetto è disponibile su: http://awaytogrow.wordpress.com

All that I could say, then, with respect to farming on a large scale — I have always cultivated a garden — was, that I had had my seeds ready. Many think that seeds improve with age. I have no doubt that time discriminates between the good and the bad; and when at last I shall plant, I shall be less likely to be disappointed. But I would say to my fellows, once for all, As long as possible live free and uncommitted. It makes but little difference whether you are committed to a farm or the county jail.

(Henry David Thoreau, Walden or Life in the Woods, 1995, Dover Pubblications)

WHITE OUT L’eccesso di Visibilità che acceca la Visione. 2010 Installazione con Performance (6 Fari, Piedistallo, Tavolo) Areaodeon Arte Contemporanea Monza

Il mondo così come ci appare sta per sparire

San Paolo di Tarso

Il White out è quel fenomeno atmosferico che annulla la possibilità della visione in un contesto di massima possibilità della visione. Nei paesi nordici soprattutto, il paesaggio totalmente bianco nel momento dello Zenit crea un unico insieme tra cielo e terra, tra paesaggio e orizzonte.

L’orientamento non è più possibile.

Il Mondo è talmente visibile da annullarsi.

Attraverso questa metafora mi sono chiesto se in un quadro storico come quello contemporaneo, nel quale la produzione visiva ormai investe

qualunque ambito, sia ancora possibile demarcare un ruolo e una specificità per l’Arte.

Nella produzione ossessiva del Visivo i confini diventano sempre più labili e ciò che è deputato al contesto dell’Arte è sempre più vicino ad altro; e questo “altro”, che non appartiene al Mondo dell’Arte, diventa sempre di più un’esperienza estetica.

E’ ancora la Mostra, il Museo e lo Spazio deputato all’Arte il luogo

destinato a questa esperienza? cosa ci spinge ad andare in questi luoghi? quali sono le nostre aspettative? e siamo sicuri che siano proprio questi luoghi a poterle soddisfare? o esiste un altrove nel nostro quotidiano?

Queste sono le domande che mi sono posto più volte a cui chiedo di rispondere, in un momento di totale White Out, nel quale la presunta possibilità di poter vedere tutto rischia di negare l’autentica esperienza del guardare.

1) image info: White out on the Ekström Shelf Ice, Weddell Sea, Antarctica
1)
Author: Hannes Grobe/AWI
attraverso l’opaco silenzio imprigionato nel vetro delle ampolle. »1 2010 Mobile Archivio, Sito Web (offline) Ar.Ri.Vi Archivio Ricerca Visiva Milan 1 Italo Calvino, “Collezione di Sabbia”, 1984, Milano
« La vetrina della collezione di sabbia era la meno appariscente ma pure la più
misteriosa, quella che sembrava aver più cose da dire, pur

sono posto più volte alcune domande: “ma che cos’è un archivio?”, “ che cosa possiamo intendere come archvio nella nostra vita quotidiana? “dove si nascondono?”, “ che forma possono prendere oggi, nel nostro contesto storico e sociale?”

Un archivio per definizione è “un complesso ordinato e sistematico di atti, scritture e documenti prodotti e/o acquisiti da un soggetto pubblico o privato (ente, istituzione, famiglia o individuo nel normale esercizio delle proprie funzioni), durante lo svolgimento della propria attività, e custoditi in funzione del loro valore di attestazione e di tutela di un determinato interesse”.1

Inoltre: “L’archivio […] nasce spontaneamente, quale sedimentazione documentaria di un’attività pratica, amministrativa, giuridica. Esso è costituito perciò da un complesso di documenti, legati fra loro reciprocamente da un vincolo originario, necessario e determinato, per cui ciascun documento condiziona gli altri ed è dagli altri condizionato”.2 Il luogo che provvede a contenere questa accumulazione, a sua volta, viene chiamato Archivio.

All’interno della sede di Ar.Ri.Vi. ho incontrato queste vecchio mobile di legno a cassetti, su ognuno di essi vi era un’etichetta classificatoria. “Ecco cos’era un archivio”, pensai. Un vecchio mobile che viene da una cantina, nel quale erano archiviati spartiti musicali, dischi e chissà cos’altro. Qualcosa che forse andava al di là della Musica o di qualunque criterio classificatorio o archivistico. Questo non ci è dato saperlo con certezza.

Alla fine la pratica dell’archiviare è qualcosa che ci appartiene forse inconsapevolmente; in ogni angolo della nostra vita o della nostra memoria si nasconde un archivio; ciò che cambia forse sono le forme e le dinamiche che questi archivi possono assumere oggi, che a volte ragionano, classificano e ordinano al nostro posto. A volte sappiamo governali, a volte li subiamo.

Ho deciso che m sarei impossessato di questo vecchio archivio, attraverso il mio contesto storico, il mio spirito del tempo e ciò che mi appartiene: la sua imponenza fisica e strutturale si alleggerisce attraverso la digitalizzazione in un sito web che permette di accedere ai suoi cassetti nel quale ho messo ciò che io ho pensato d archiviare seguendo le sue etichette all’interno del web.

Dialogare con le forme del passato attraverso gli strumenti del presente per costruire nuove possibilità di ricordare nel futuro. Questa è la mia nuova definizione di Archivio adesso.

Mi
1 AA.VV., Guida generale degli Archivi di Stato italiani, 4 voll., Roma, Ist. Poligrafico dello Stato, 1981-94. 2 Elio Lodolini, Archivistica. Principi e problemi, Milano, 2002, p. 21
(Muse)um 2010 Video DV Twister Visiting Artists promosso da GAM, Gallarate FreeUndo Ass.

Museum have to work in close collaboration with the communities from which their collections originate as well as they serve”

(ICOM Code of Ethics for Museum, 4 November 1986)

L’ICOM definisce il museo come un luogo al servizio della società e del suo sviluppo; un luogo dunque generatore di interconnessioni con lo spazio e il tempo che lo connota, il presente.

Ogni tipologia di Museo si relaziona con la sua attività specifica ed a una temporalità che non sempre è quella del presente, come un museo di arte antica, di storia, un museo etnografico, e quasi per necessità la relazione con il suo spazio fisico si soddisfa all’interno degli spazi stessi del museo, anche per necessità. L’attività relazionale con il pubblico scaturisce inevitabilmente con la fruizione della collezione interessata.

Il Museo d’Arte Contemporanea invece si trova di fronte a una relazione con il tempo che è “in atto” e che quindi non può essere pensata sulla base di un atteggiamento “conservativo” proprio perché l’attimo “in atto” è qualcosa che non si può fermare in un processo statico. La domanda è se davvero un Museo che si definisce d’Arte Contemporanea possa definirsi uno specchio dell’Arte al Presente e un luogo della contemporaneità, proprio perché nell’atto di conservare c’è uno scarto con quello che è verificare il momento “in atto”, che inevitabilmente è già passato.

Inoltre, la produzione artistica contemporanea si è aperta a una tipologia di fruizione dell’arte che si è svincolata dalla necessità di una sede, proprio perché l’esperienza estetica vive uno stato di democratizzazione che dà più ampio spazio all’esperienza estetica vissuta nel processo che nella finalità oggettuale del lavoro.

Non è sicuramente messo in discussione il ruolo e la funzione del Museo, così come definito dall’ICOM, ma semplicemente provare a interrogarsi se veramente nella

Durante le aperture straordinarie di Dicembre, dei promoter all’ingresso della Galleria Commerciale distribuiranno flyers e volantini del progetto Twister, promuovendone la visita e la fruizione sulla base delle tecniche della comunicazione commerciale e della vendita.

contemporaneità, per la contemporaneità, questa forma di dispositivo funzioni ancora.

Gli interni dei Musei hanno subito una trasformazione radicale: i musei moderni possono incrementare le loro entrate con i profitti ricavabili da ristoranti, librerie e vendita di articoli da collezione: ciò ha trasformato il loro contesto ambientale e il loro potenziale.

Nascono i Museum Shop e le loro filiali, come nel caso del Metropolitan Museum di New York nella Midtown e a Soho.

Il progetto Twister ha nelle sue premesse la creazione di una Rete museale che metta in relazione i Musei di un territorio fisico con il suo territorio emotivo, gli abitanti. Ma questo territorio emotivo è davvero nelle corde della contemporaneità di questo intento?

L’intento relazionale col presente delle opere svanisce decisamente in un sentimento di volontà espositiva relazionata al museo, come sempre. La vera attivazione con il territorio si ottiene quando si vuole rischiare di perdere il controllo di ciò che si ha creato, proprio perché si passa da un monologo a un dialogo, e si dà la possibilità all’altro di poter condurre una parte del gioco, per creare uno scambio reale e sincero tra emittente e destinatario, come in una comunicazione onesta.

E’ chiaro che per un’istituzione ciò si avvicina all’impensabile. Ma non all’impossibile. Il pubblico attuale o futuro è l’altro elemento che caratterizza il museo che deve conservare le proprie opere per le future generazioni, garantendo al tempo stesso la possibilità a tutti di apprezzarle e conoscerle.

quella che può essere l’Arte di un Tempo Storico. La contemporaneità di Twister, del Museo in generale, la trovo proprio in questa necessità della possessione di un oggetto, un feticismo che è connaturato alla Storia e all’Attività tradizionale del Museo ma che nel Museo d’Arte Contemporanea o in un museo che si relaziona con la contemporaneità non mi riesce più a convincere. Nella mia ipotesi di progetto ho deciso di giocare con la creazione di un ipotetico Museo Diffuso, da cartografare nella quotidianità del nostro territorio fisico ed emotivo, di percepire realmente come si realizza l’esperienza estetica nella dimensione del Reale e del Quotidiano Pensando alla GAM di Gallarate e all’aspetto celebrativo del suo fronte e alle spalle del museo che si affacciano sul mercato comunale della città, riporto ciò che dice John Rikwert:

“Nella città contemporanea si tratta di contrapporre soventemente un modello della città delle diversità, vitale e spontanea, a una sterile città della pianificazione e dell’ordine: gli attivisti contrappongono alla città ordinata dei vari disurbanisti e utopisti, da Ebenezer Howard a Le Corbusier, la città caoticamente vitale della comunità. Oggi la città è un insieme di reti disposte da esperti del traffico e da specialisti sanitari che lasciano ai costruttori e agli speculatori l’incarico di riempire gli interstizi: è la città dell’efficienza per il profitto. Senza comunicazione con i cittadini, vera anima della città.”

Appunto.

Ma se l’opera non è un oggetto? Non diventa un oggetto perchè pura esperienza?

Nei suoi criteri di selezione, Twister mi ha suggerito come il Museo ancora imponga un forte scarto tra una produzione oggettuale e una produzione processuale nel contemporaneo, e così facendo offre una visione parziale di

20 09
Hal Sitting/ Half Showing: Recycled Pavillion for Brianteo Design 2009 Installazione Mixed Media e Video Screening ExplorArt09 - Design Avanzato coordinato da Vahida Ramujkic Areaodeon Arte Contemporanea Monza

Il Pavilion, il cui titolo è una rivistazione di una citazione di Dan Graham, è realizzato con Inferriate montanti per Finestre Industriali, scarti di polipropilene per la realizzazione di sedie di platica, disco di compensato e plastica di industrie chimiche, scarti di tessuto per la realizzazione di rivestimenti per divani.

Contiene i seguenti Video:

Encyclopedia for Brianteo Design

2009

DV

Il lavoro propone un’indagine attraverso la visita di alcuni spazi industriali della Brianza impegnati nella produzione di Design del mobile dei processi produttivi degli oggetti prodotti, ponendo una riflessione sul processo e il significato del fare e sul valore estetico che può scaturire dal processo piuttosto che dalla formalità dell’oggetto costruito.

Oggetti Molto Particolari

2009

DV

Ho chiesto ad alcuni dei partecipanti al workshop di parlare di un oggetto di cui non si separano mai e di spiegarne il perchè

Vangelo Secondo Ettore

2009

DV

Le potenzialità dell’oggetto scaturiscono dalla visione mistica di Ettore, lattoniere della provincia brianzola, che teorizza la percezione della forma per declinare una nuova visione mistica del Vangelo e della Vita del “Messia”.

Grenzlabor Laboratorio Confine Border Lab 2009 Progetto a cura di Trama21 all’interno di [un]defined09 Merano Arts Festival Meran/Merano

Trama21 organizza per LaboratorioConfine una sorta di autolaboratorio come ricerca/confronto sul tema del confine traslato.

Merano, come tutti i luoghi in prossimità di un confine, si identifica in una pluralità di culture, usanze e lingue che generano una molteplicità di confini che non sono solo più quelli fisici e territoriali ma confluiscono in un sistema complesso che delinea la differenza in un tessuto condiviso che genera comunità molteplici: a quel punto il confine può diventare linguistico, culturale, individuale. Sono linee invisibili che attraversano il luogo ma con un’intensità di percezione molto forte. Ponendo al centro dell’indagine l’esperienza del territorio e la sua percezione diretta, si cerca di innescare un laboratorio che si auto genera dall’insieme eterogeneo dei partecipanti, composto da un gruppo di persone sia estranee al contesto meranese che abitanti altoatesini.

Abbiamo scelto di selezionare i partecipanti da differenti contesti, poiché la creazione dei confini interni, che naturalmente nascono nei rapporti interpersonali, funzioni da imput metodologico affinché ognuno possa verificare il suo senso di confine e la riflessione che da esso può scaturirne, secondo il proprio background personale di formazione.

L’affrontare i confini interni al gruppo si pone come metodologia applicabile a un contesto più ampio come per esempio la città di Merano, traslandone i medesimi valori e significati.

Il punto di partenza sarà infatti una domanda: Qual’è il tuo confine?

Le molteplici risposte che arrivano dalle esperienze dei partecipanti all’interno e all’esterno del gruppo possono trasformarsi in una strumentazione valida per comprendere il valore del confine non solo come barriera o limite ma anche come necessità o vincolo, in accordo alle esigenze di un contesto specifico.

Le stanze a disposizione diventano un calendario fisico-dinamico, che si auto-genera con lo svolgersi progressivo del laboratorio: la struttura del piano come un lungo corridoio a compartimenti ,dove nessuna porta permette la chiusura degli spazi, crea una sorta di flusso temporale fisico nel quale è possibile tornare avanti e indietro tra le giornate, abolendo ogni confine temporale; ripensando, rimodificando e riflettendo ciò che accade durante le due settimane di indagine.

Ideatori e Coordinatori di Trama21 per Grenzlabor Andrea Ferri, Laura Maccanti, Linda Jasmin Mayer, Pierfabrizio Paradiso

Ciò che è visibile allo spettatore all’interno dello spazio è il work in progress dell’indagine in atto, che non offre un percorso espositivo durante il periodo della festival ma intende lo spazio come un luogo aperto di ricerca, in rapporto osmotico e di interscambio con l’esterno.

Il “fuori” è il vero campo attivo della ricerca: in un certo senso non esiste lo spettatore poiché nel momento che si varca la soglia di GrenzLabor si diventa automaticamente partecipanti.

Momenti di approfondimento e dibattito sul confine saranno tenuti durante il laboratorio da artisti, curatori ed esperti in varie discipline partendo dalle loro esperienze di lavoro legate a questo tema. Alcuni di loro: Johnathan Lahey Dronsfield, Germana Innerhofer Jaulin, Nico Doxx, Moataz Nasr Giancarlo Norese, Leopold Steurer e altri.

La cucina rimessa a nuovo rappresenta un ulteriore amplificazione del progetto: il pasto come interstizio contina a sviluppare un momento di indagine e di riflessione abbattendo ancora una volta il confine delle attività programmate. Ogni pranzo e ogni cena sono preparate da un ospite o un partecipante che ogni volta rilancia un nuovo tema da discutere a Tavola.

20 08
Contemporary Fermenting Room 2008 a cura di Daniele Franchi e Bianca Pinzi Villa La Magia Arte Contemporanea Quarrata PT

Mi è stato chiesto di confrontarmi con l’antica Tinaia di Levante di Villa Medicea La Magia, a Quarrata. L’atmosfera evocativa di questo luogo mi ha suggerito di estrapolare la sua sensiblità in modo da mantenerne i caratteri identitari, cercando di ristabilire un dialogo con la contemporaneità.

Ho cercato dunque di fornire uno strumento che permettese a questo luogo di riuscire a comunicare, attraverso la sua tradizione, valori e problematiche del nostro tempo.

Attraverso il valore e la funzione storica della Tinaia, il mio lavoro pone l’attenzione sul Vino come elemento simbolico di reinterpretazione della Tinaia nell’epoca presente: da luogo nel quale avveniva una trasformazione di catarsi di una sostanza (dall’impurità del mosto alla purezza del Vino); a luogo le cui stesse funzioni possono essere traslate con un valore sociale e culturale, ove il Vino non è più solo Bevanda, ma diventa veicolo di incontro tra le culture e le problematiche del mondo contemporaneo. Il vino ritorna a essere il segno d’identità del luogo, che si riappropria del proprio ruolo attraverso l’adattamento al contesto della nostra società.

Veduta della mostra photo by Andrea Abati - Dryphoto Arte Contemporanea

Installazione

(Bottiglie, indirzzi web su forex)

Dimensioni Variabili dall’Ambiente

2008

L’allitterazione riassume il tema espresso dal lavoro: la metafora del Vino come portavoce universale di incontro e convivialità in grado di abbattere le differenze sociali, culturali e religiose in un sistema multietnico integrato, riprendendo l’effetto globale delle sigle degli indirizzi web. Le diverse bottiglie, che sono state prelevate dai ristoranti locali, vanno a comporre le quattro W sulle quali sono posti i risultati della ricerca web della parola vino nei diversi Googles internazionali, creando un legame tra la reale convivialità condivisa nella vita quotidiana del paese e il valore del vino come strumento di aggregazione democratico.

I Dodici Passi

Installazione Site Specific, dimensioni variabili dall’ambiente

2008

Questo lavoro prende le mosse dai “Dodici Passi”, le regole a cui gli alcolisti anonimi si devono attenere per compiere il loro percorso di liberazione dal vizio dell’alcool. Le dodici tele imbevute dal vino gettato su di esse rappresentano il percorso di catarsi che lo spettatore vede materializzarsi come percorso da compiere sulla consapevolezza delle problematiche legate al vino: esso non rappresenta solo un simbolo del vizio però, ma anche la sua funzione di purificazione nella tradizione classica della libagione offerta alle divinità. La Tinaia diventa un nuovo luogo di purificazione, non più del mosto, ma dell’individuo e dell’alcolista che si riscatta dal vizio del vino attraverso il vino stesso. Il testo a terra che accompagna lo spettatore nel labirintico percorso è tratto dai “Canti Conviviali” dall’ Alceo, che ricalca la funzione del Vino nel Simposio classico:

“Breve il tempo, o amato fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte, perché il figlio di Zeus e Semele, diede agli uomini il Vino, per dimenticare i dolori.”

(Con)versando

Video Installazione, Dimensioni variabli dall’ambiente. 2008

Il lavoro propone un video proiettato sulla campata finale della tinaia che mostra dei ritratti di persone di diverse nazionalità che fanno un brindisi verso il pubblico. In questo lavoro il vino si pone come ponte e occasione di incontro tra le diversità, attraverso un gesto amichevole che agisce come abbattimento dei confini individuali, segno di apertura e gesto benaugurale. Di fronte al video sono poste 3 botti sulla cui parte superiore è riprodotto il planisfero geopolitico ripartito in 3 parti con i 6 continenti, su ognuno dei quali è posto un calice di vino riempito a secondo del livello di benessere di ciascun continente.

WWW.W
WorldWide-WordWine
Nina Nana o More Bir 2008 Video DV BJCEM 08 all’interno di 12nauticalmilesisolario Bari

sopra uno Still dal video

affianco

le ragazze interpreti della ninna nanna

12nauticalmilesisolario

è un progetto di Francesca Cogni e Donatello De Mattia con il contributo di Provincia di Milano

Fondazione Cariplo

Per il laboratorio BARI PORTA A LEVANTE, proposto da 12nauticalmilesISOLARIO con intelligenza sensibile come sonda per stabilire diverse misure d’arrivo di diverse distanze tra la Puglia e il Mediterraneo, Pierfabrizio ha scelto di cercare tra le pieghe del noto episodio accaduto nel 1991.

mutua, da queste persone, gli stati d’animo, distilla le percezioni, perchè non può fermarsi solo alla registrazione. È un reportage, ma di estrazione complessa e volendo anche atemporale. Il piano delle immagini viene dislocato dal fronte della percezione visiva a quello della percezione affettiva.

Fa da ponte la nenia cantata in albanese, che agisce come simbolo significativo al di là della conoscenza della lingua, bastano il tono e la cadenza a interrompere il distacco culturale ed a riconoscere nel canto l’infanzia.

La modalità che l’artista sceglie per confrontarsi con la realtà sociale è intensa, e dal lavoro si estrapola una voce che non classifica e che non insegna, ma semplicemente pone un attenzione troppe volte disattesa. Lungi da ogni irruente posizione di protesta polemica, Pierfabrizio cerca piuttosto di isolare e connotare segnali, che sta poi allo spettatore qualificare, lasciandogli una libertà di scelta nel pieno rispetto dell’esperienza personale.

Nell’agosto dell’approdo del Vlora l’artista aveva nove anni. E perché non immaginarsi un suo ripercorrere intimo di quei fatti mettendosi nei panni di un suo coetaneo, in due momenti differenti? Il primo, quello dello sbarco, la prima vista di Bari. Il secondo, un ricordo che riaffiora a distanza di quasi 20 anni, marcato, pur nel dolore del suo epilogo, dalla dolcezza struggente della ninna nanna albanese: un vero e proprio medium narrativo.

Quello che succede e le persone coinvolte nei fatti, appartengono, secondo l’ingenuità di un bambino, a un naturale accadere. I frames che scorrono per qualche minuto sospendono il dramma, e guadagna spazio l’aspettativa innocente, campo ancora pulito dai pregiudizi, da intossicanti assiomi morali. Il bimbo guarda, osserva e ascolta la voce della madre, viaggia, sta semplicemente viaggiando.

Nel video è ripresa la mente veloce di un bambino, e con essa la capacità di rigenerarsi, prendendo lo slancio da trampolini esiziali per gli adulti. La città sotto il sole scorre oltre il vetro dell’autobus. Non è un caso che la vista sia filtrata dalla porta con il segnale di DIVIETO D’ACCESSO. Il cartello, che si fa sempre più “prepotente”, quasi annuncia non solo la sofferenza che aspetta i profughi al centro d’accoglienza improvvisato nello Stadio della Vittoria, ma anche quella che sarà la difficile integrazione tra gli italiani. Tutto ciò accompagnato sempre dal suono della canzone che sembra aumentare la sua portata emotiva, divenendo una sorta di coro che poi inevitabilmente si interrompe … Talvolta l’irrilevanza dello scorrere - tale quando non osservata fino in fondo –contiene in nuce ciò che con l’artista diventa epifania. È qui che inizia il lavoro creativo, come nel caso di Nina Nana O more Bir, dove un viaggio in autobus diventa IL viaggio. L’opera è nella precarietà di un momento che cerca equilibrio tra più parti, senza necessariamente spiegarle. Daniele Franchi e Bianca Pinzi

20 07
Una Piazza. Luogo di Incontro. Luogo di Passaggio. Nessun Luogo 2007 Stampa Digitale Cities From Below Flying Cities-Derive Urbane Lab a cura di Marco Scotini Fondazione Teseco per l’Arte Pisa

ciò che sembra vuoto è in realtà uno spazio bianco su cui c’è sempre molto da scrivere

E’ difficile spesso percepire quella che è l’essenza di un luogo e ciò che esso può evocare e comunicare al di là dei suoi significati primari di congiunzione e funzione logistica.

Da sempre la Piazza ha rappresentato nell’immaginario collettivo, e nel mio specialmente, il luogo delle interazioni sociali e di raccoglimento della comunità: basti pensare all’Agorà della Polis greca che si caricava non solo di una funzione sociale, ma anche di un valore ulteriore, quasi mistico.

La risposta credo possa arrivare dall’annullamento di tale luogo:

Citando il Quadrato Bianco su Fondo Bianco di Malevic come teoria suprematista della Non-Rappresentazione e consequenziale annullamento della forma attraverso la forma stessa, l’operazione sullo spazio consiste nel raggiungere l’annullamento di esso ponendo una superficie “pittorica” totalmente bianca che impedisce l’interazione con lo spazio fisico e materico della piazza.

La geometrizzazione della forma non dà origine a una forma geometrica regolare in quanto essa è il risultato della sottrazione dei flussi di individui che interagiscono con lo spazio per ottenere l’area di risulta che evidenzia quali sono realmente i limiti delle linee di interazione con la Piazza.

Quello che resta della piazza, in seguito all’operazione, è la sua funzione di interazione sociale.

Sono convinto che la potenza del vuoto stia nel riuscire a far riflettere. La mancanza è in realtà satura di pensieri che non conoscevamo o non volevamo ascoltare: se vuoi far capire a qualcuno il peso di qualcosa, lo devi privare di essa e ,nell’assenza, si riflette su ciò che significava la sua presenza.. Ogni essere umano funziona così, con più o meno resistenze, ma tutti in qualche modo siamo toccati da un cambiamento che ci sottrae qualcosa, specie se è qualcosa di quotidiano e comune.

I molti giovani radunati nelle piazze mi hanno suggerito l’idea di essere in attesa di un qualcos’altro e di vivere quella che è la realtà di un luogo come un non-luogo: la piazza è percepita solo come momento temporaneo, un attendere il nuovo luogo deputato dell’interazione sociale. Il Pub, la Discoteca o il Locale.

La piazza, nonostante appaia come luogo di interazione, non viene percepita come tale e mi chiedo allora cosa possa essere: un luogo di incontro? Un luogo di passaggio?

Il nostro campo percettivo è fatto di “cose” e “vuoti tra le cose”: per cose si intende ciò che non si è mai visto muoversi: delle case, i monti, il sole. Se ci mettessimo a vedere come cose gli intervalli fra di esse, l’aspetto del mondo muterebbe sensibilmente.

Greetings from Belgrade 2007

Workshop + Installazione

(Composit di 200 Cartoline realizzati dal Center for children with mental disabilites “Stari Grad” Dimensioni Variabli dall’Ambiente)

Outside Project 07 On Invisibilty Center Stari Grad Belgrado Serbia

Questo progetto intende ricercare il rapporto emozionale che le persone stringono con i propri luoghi attraverso il tema della cartolina bianca. Ho scelto di dare ai ragazzi mentalmente disabili dell’istituto Stari Grad di Belgrado una cartolina bianca, chiedendo loro di illustrarla con un luogo che potremmo definire “emozionale” della città di Belgrado e che vorrebbero mostrare a qualcuno che vive all’estero.

Per “emozionale” intendo dire quei luoghi che noi carichiamo di un significato preciso che va al di là della loro fisicità: il luogo che si carica di altri valori per un ricordo, un’esperienza o un valore simbolico che noi glia at-

tribuiamo inconsciamente, trasformano quel luogo da luogo fisico a luogo emozionale.

L’idea della cartolina, ovvero qualcosa che deve mostrare e dare visibilità a qualcosa d’altro, diventa uno strumento di interconnessione tra l’emotività dei ragazzi,la città di Belgrado e le persone che ricevono le cartoline “emotive”.

Ciò che risulta importante nell’illustrazione, infatti, è che i ragazzi rappresentino il loro stato emotivo del luogo che non necessariamente è una riproduzione figurativa fedele alla realtà esteriore, bensì rispecchia il loro sentire interiore nei confronti del

luogo da loro scelto. Alcuni hanno rappresentato il centro stesso, altri la loro casa.

Allla fine del workshop le cartoline compongono la scritta sulla facciata del centro I Love BG, tipica frase da illustrazione da cartolina che però mostra il vero sentimento dei ragazzi nei confronti della loro città: loro amano Belgrado; ma Belgrado li ama?

Al termine della mostra le cartoline saranno inviate in parte a dei destinatari indicati dai ragazzi, e in parte al Belgrade City Hall, come dimostrazione di esistenza.

(fe)male 2007 Video DV Outside Project 07 On Invisibilty Ex Bagno Turco Belgrado Serbia

Per la sezione Alternative Belgrade ho deciso di affrontare la condizione omosessuale in Serbia, cercando uno strumento che restituisse da un lato la natura di questa condizione; dall’altro potesse dare visibilità a una categoria completamente inesitente dal punto di vista sociale e culturale, a causa della forte repressione.

Partendo dall’affermazione di Platone nel Simposio per mezzo di Aristofane riguardo la legittimazione dell’amore omosessuale come componente necessaria, risalente alle origini della creazione dell’uomo, ho deciso di dialogare attraverso due linguaggi corporei: il metodo mimico e la danza contemporanea.

Il dialogo tra le due discpline rappresenta metaforicamente il dialogo che avviente all’interno di ognuno di noi tra la propria componente maschile e quella femminile: usare il linguaggio non verbale rappresenta l’espressione di una condizione che non si può spiegare a parole ma che è viscerale; quindi inevitabilmente si autolegittima in quanto tale.

La sala della circoncisione dell’ex bagno turco di Belgrado, ove questo dialogo ha luogo, ridiventa il luogo intimo per eccellenza, specie nella cultura orientale.

Il video è stato donato infine come promo per la Associazione per i diritti dell’Amore Lesbico LABRIS, che esiste e opera sotto falso nome, in maniera invisibile, per paura di rivendicazioni omofobe.

Sezione “Alternative Belgrade” a cura di Tanja Ostojic

Our particular concern will be to extract what is positive, living, new, the worthwhile needs and fulfilments; from the negative elements, the alienations.1
1 Henry Lefebvre, Critique of Everyday Life, vol III. From Modernity to Modernism (Towards a Metaphilosophy of Daily Life), 1971, Haper and Row

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.