PIANETA QUATTRO ZAMPE
Falconeria, arte antica e percorso di crescita
Il fascino del guardiano bianco
Manx, i gatti senza coda: dal mar d’Irlanda con amore
Con Franco Gaeti, allevatore esperto, scopriamo quanta dedizione è necessaria per comprendere i falchi.
Con Francesca Pallotti, alla scoperta del Pastore Svizzero.
I Manx, chiamati anche Kayt Manninagh o Stubbin, hanno anche altre curiose peculiarità.
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05 APRILE 2015
ANCHE QUANDO LA REALTÀ FA PAURA, C’È UNA FORZA CHE PUÒ TRASFORMARLA. E RENDERLA MAGICA COME UNA FIABA. LA STORIA DELL’OCA CORAGGIOSA CHE HA COMMOSSO L’ITALIA SUPERANDO IL PEGGIORE DEGLI INCIDENTI. www.beccodirame.com
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Editoriale Non smettere mai di fare domande, di seguire il desiderio di conoscenza, di assecondare quel sentire che porta gli amanti degli amici a quattro zampe a voler comprendere sempre più a fondo il loro mondo: questi sono i punti cardine della nostra linea editoriale. Per questa ragione, ogni mese, oltre agli articoli dedicati allo studio delle razze canine e feline, oltre alle news provenienti dalle variegate realtà che il mondo degli animali esprime, potete scoprire, su queste stesse pagine, opinioni e punti di vista qualificati che vi proponiamo non tanto per affermare un pensiero una volta per tutte, quanto perché aspiriamo al nobile obiettivo di contribuire al dibattito sulle tante questioni che riguardano da vicino i nostro compagni a quattro zampe. Così, sfogliando la rivista, incontrerete il nostro veterinario di fiducia, Alberto Briganti, pronto a parlarci, questo mese, dei benefici della pet therapy e del suo punto di vista critico sull’importazione di animali esotici. Accanto all’ospite conosciuto, una novità: Francesco Chieppa, ornitologo, ci introduce all’appassionante mondo dei canarini e dei volatili
da compagnia, dando il via ad una serie di appuntamenti dedicati a questa “famiglia alata” di animali domestici. Uscendo invece appena fuori dal concetto classico di animale da compagnia, andremo a conoscere l’intrigante mondo della falconeria, disciplina antica e profonda che non solo insegna come prendersi cura dei falchi secondo natura, ma funziona da scuola di vita per coloro che mostrano la serietà e la dedizione necessarie per apprenderne i segreti. Spazio poi alle razze feline, con il gatto Manx e il Sacro di Birmania. Spostandoci nel mondo cinofilo, incontreremo il Pastore Belga Malinois e il Pastore Svizzero, pronti ad affascinarci. Per finire, una chicca: il mondo dei rimedi personalizzati per animali domestici. E una buona dose di segreti su come curare il vostro pet senza che neppure si accorga di essere sotto terapia. Non resta che augurarvi buon inizio di primavera e “buon viaggio” attraverso le nostre pagine.
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Rubrica Appuntamenti
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Pet therapy, quando la guarigione parte da un’emozione
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Falconeria, arte antica e percorso di crescita
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Animali esotici, tra l’emozione di averli e il dovere di pensare al loro benessere
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Il gatto sacro di birmania: eleganza, bellezza e bontà in un colpo solo
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Manx, i gatti senza coda: dal mar d’irlanda con amore
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Se il rimedio veterinario diventa un piatto di alta cucina
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Alla riscoperta di “Titti”, c’è anche l’ornicoltura amatoriale
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Il fascino del guardiano bianco
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Quattro passi con l’instancabile Malinois 1
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INFO
info@enci.it
sede@anfitalia.it
Ente Nazionale della Cinofilia Italiana
Associazione Nazionale Felina Italiana
ESPOSIZIONI CANINE Esposizioni Nazionali
11.04
19.04
19.04
25.04
26.04
29.03
Ascoli Piceno - Gruppo Cinofilo Piceno Tel. 0376 403319 Siena - Gruppo Cinofilo Senese Tel. 0577 47442 Ferrara - Gruppo Cinofilo Bolognese Tel. 051 4170068 Prato - Gruppo Cinofilo Empolese Tel. 0571 508107
05.04
Tel. 0532 909543
19.04
Campobasso - Gruppo Cinofilo Molisano Tel. 0874 438600
25.04
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Ravenna - Gruppo Cinofilo Ravennate Tel. 0544 400130 Prato - Gruppo Cinofilo Pratese Tel. 0574 31461
ESPOSIZIONI FELINE 11/12.04 Serravalle - Repubblica di San Marino
Marsala (TP) - Gruppo Cinofilo Marsalese Tel. 0923 716023
Olbia (OT) - Gruppo Cinofilo Gallurese Tel. 0789 68013
11/12.04 Formigine (Mo) - Ass. Felina Italiana - AFI
Esposizioni Internazionali
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11/12.04 Ferrara - Gruppo Cinofilo Ferrarese
Felinia Eventi - AGI www.feliniaeventi.com www.afionline.it
11/12.04 Canelli (At) - Casiraghi Roberto - Anfi
www.expofeline.com
Rimini - Gruppo Cinofilo Imolese Tel. 0542 29041
18/19.04 Lacchiarella (Mi) - Fed. Ital. Ass. Feline - Fiaf
Rimini - Gruppo Cinofilo Riminese Tel. 0541 28754
18/19.04 Faenza (Ra) - Porati Irma - Anfi
www.fiafonline.it www.expo-felina.it
11/12.04 Montichiari (BS) - Gruppo Cinofilo Bresciano
15/26.04 Esine (Bs) - Ass. Felina Italiana - Afi
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Tel. 030 3542540 - 030 3542620
www.afionline.it
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Pet therapy, quando la guarigione parte da un’emozione
Pet therapy, quando la guarigione parte da un’emozione In corsia col veterinario Alberto Briganti, per conoscere i pazienti che, attraverso il contatto con gli animali, scoprono di poter reagire alla malattia. Sara Chessa
Dottor Briganti, sappiamo che sta preparando un convegno dedicato alla pet therapy. Di cosa si parlerà? Stiamo preparando un convegno che si terrà a fine anno, intitolato “Le favole che curano”. Uso la prima persona plurale perché, in questo caso, la Fondazione Becco di Rame collabora con una importante facoltà di Psicologia italiana. Andremo a spiegare le basi della pet therapy e tutti gli effetti che nelle varie patologie può far sperare di ottenere.
Le favole, nel senso letterale del termine, sono racconti che hanno gli animali come protagonisti e che, 4
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Pet therapy, quando la guarigione parte da un’emozione
tradizionalmente, lanciano un messaggio etico. È per questa ragione che danno il titolo a questo convegno scientifico? Come la stessa storia di Becco di Rame mostra, ci sono favole che mettono in evidenza esseri viventi animati da nuove energie, capaci di trasmettere positività. Becco di Rame, l’oca che perde il becco in una colluttazione e che riesce a salvarsi grazie ad una protesi in metallo, esprime la possibilità di affrontare anche gli incidenti più difficili che la vita ci pone davanti. È così che questa e altre favole basate su storie vere di interazione tra esseri umani e animali parlano al paziente che le ascolta, portandoli a vivere l’emozione data dal desiderio di superare le difficoltà, dalla consapevolezza di potercela fare. Ecco, in ospedale si possono vivere tante di queste emozioni legate a storie vere.
Non possiamo chiederle di anticiparci i contenuti dell’intero convegno, tuttavia la nostra curiosità si rivolge agli effetti che il contatto con gli animali produce nei pazienti. Quali sono? La base dell’effetto coinvolge la sfera emotiva. Nella vita, noi cambiamo soltanto se c’è un’emozione: l’innamoramento fa parte dell’esistenza e con lo sconvolgimento che crea la cambia. Allo stesso modo, ci sono emozioni che, a livello terapeutico, agiscono in sinergia con i farmaci e riescono a creare un individuo molto più reattivo, molto più forte. 6
La pet therapy ha ormai fatto il suo ingresso ufficiale negli ospedali. Sì, la pet therapy ormai è entrata negli ospedali, grazie a questo gli ammalati hanno modo di vivere un momento speciale nella loro giornata, l’incontro con gli animali direttamente in reparto. Li osservano giocare, li accarezzano e questo ti dà tanto, dà loro quell’emozione che permette di passare la giornata in un certo modo, che li fa reagire meglio a tutte le cure in atto.
Questo succede anche con i pazienti più pessimisti? Abbiamo visto casi di persone che si erano lasciate andare, che non avevano più entusiasmo, non avevano più un momento di felicità. Anche in questi casi abbiamo osservato spesso una forte emozione mediata dal solo contatto con l’animale, abbiamo visto nascere nel paziente uno stato di grande attenzione e, allo stesso tempo, di piacere. Questo, a livello metabolico e psicologico, genera effetti positivi.
Può farci degli esempi? Potrei farne tanti, sono stato testimone del caso di una ragazza anoressica che ha ripreso a mangiare, per esempio. O ancora, la storia di Nicholas, un bambino affetto da autismo che ha avuto una risposta straordinaria di fronte alla storia di Becco di Rame. Mi ero recato nella scuola che Nicholas frequentava, per raccontare ai bambini la favola dell’oca Ottorino. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Non sapevo che questo bambino fosse presente in sala, la sua reazione mi è stata descritta in seguito. Dopo aver seguito la presentazione, Nicholas ha fatto il tema su Becco di Rame. E sapete cos’è accaduto? Lui, che non sapeva neppure cosa significasse stare seduto sul banco per un tempo lungo, è rimasto per un’ora al suo posto, senza distrarsi un attimo, senza fare nessuno degli errori grammaticali in cui di solito gli capitava di cadere. E ha preso 10. 8
La pet therapy è utile anche con gli anziani? Ho visto da poco un video sull’entrata di un cavallo in un ospizio. Annusa tutti, tutti lo accarezzano e questo ha trasforma la giornata degli ospiti in una giornata eccezionale. Molti ospizi hanno il loro cane di corsia, la pet therapy funziona per il bambino come per l’anziano. Non sai quanti anziani, quanPIANETA QUATTRO ZAMPE
do il loro cane o gatto sta male, si rivolgono a me dicendomi: “Dottore, la prego, lo salvi perché io ho solo lui”.
E per quanto riguarda gli ammalati di tumore?
mente, se la vita regala loro un giorno, quel giorno arriva ad avere il valore di quello che è un mese per una persona comune in buono stato di salute. Una delle più grandi sfide, in questi casi, è garantire una buona qualità della vita. E la qualità della vita è legata proprio alle emozioni che questi pazienti provano. La pet therapy non può che aiutare.
I pazienti che stanno lottando con gravi malattie sono spesso persone che vivono molto intensaPIANETA QUATTRO ZAMPE
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Falconeria, arte antica e percorso di crescita Con Franco Gaeti, allevatore esperto, scopriamo quanta dedizione è necessaria per comprendere i falchi. E a quanto antropocentrismo si deve rinunciare per saper guardare al loro benessere senza preconcetti. 12
Sara Chessa
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Una disciplina profonda, nella quale non c’è spazio per la pretesa del “tutto e subito” che caratterizza l’epoca attuale. Forse proprio per questo la falconeria non è per tutti. Il tempo che richiede può essere anche quello di una vita e, al giorno d’oggi, pochi sono disposti a una dedizione che promette di dare i suoi frutti secondo i tempi dell’animale e della natura, non secondo le pianificazioni dell’uomo. La nostra conversazione con Franco Gaeti, titolare dell’allevamento “I falchi”, inizia da queste osservazioni, che 14
ci permettono subito di capire come la falconeria conservi un suggestivo sapore di antichità. Tra i temi di cui parleremo, anche quello della caccia, che il falco compie per sé stesso e non per l’uomo. Il pubblico degli amanti degli animali si trova spesso diviso, quando si tocca questo tema. Tuttavia, il falco è un predatore e lo sarà sempre. Sarebbe difficile per chiunque definire “amore” un ipotetico tentativo di persuadere un rapace a non seguire questo suo istinto. PIANETA QUATTRO ZAMPE
Franco, parliamo anzitutto del termine “falco”. È corretto? O si tratta di un insieme che raggruppa più specie? È un termine improprio, molto generico. Nell’ambito della falconeria vengono per lo più allevati i falconidi (come il falco lanario e il falco pellegrino), gli accipitridi (come l’astore, lo sparviero, le poiane e le aquile. Sono, insomma, tutti rapaci, ma appartenenti a diverse famiglie. PIANETA QUATTRO ZAMPE
Nel suo allevamento quali predilige? Diciamo che la predilezione è per quegli animali che si adattano meglio alla falconeria, quindi i falconidi. In particolare, allevo anche il falco lanario italiano, che è una specie in lista rossa, per cui c’è dietro un progetto di tutela. Rischiano l’estinzione, quindi anche mantenere un certo ceppo, coi dovuti modi, in cattività, aiuta a salvare la specie. 15
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Che tipo di rapporto si crea tra questi animali e l’uomo? È molto particolare. Non è mai un rapporto di possesso o di dominanza, che noi siamo abituati ad avere spesso con altri animali domestici. È piuttosto un rapporto paritetico. Se volessimo utilizzare una terminologia connessa ai legami umani – anche se io di solito sono contrario alle umanizzazioni – potremmo dire che il falco accetta solamente rapporti di amicizia . Quello che un falconiere fa è creare un rapporto di confidenza, di rispetto con l’animale, invitandolo a interagire senza che lui si senta infastidito, ma anzi favorito nella sua routine quotidiana.
Come ci si può allora imporre come addestratori, se il falco non accetta padroni? Non ci si impone come addestratori. Si crea un rapporto basato su un interesse comune. In quanto predatore, il falco ha una vita basata sulla caccia. Il falconiere interagisce solo nel momento in cui il falco ha interesse: l’animale non vola tutto il giorno, viene invece fatto volare – come farebbe in natura – prima di cacciare, prima di prendere il cibo. La falconeria ha quattromila anni di storia, con pratiche tramandate di generazione in generazione. Sono queste ultime a consentire la creazione di un rapporto e a fornire metodi che abituano il falco a rispondere a dei richiami. Uno di questi richiami è rappresentato dai simulacri di prede che vengono mostrati al falco stesso e mossi dal falconiere per tenere desto l’inte16
resse del rapace. Si tratta di esche finte in logoro. Noi non ne abbiamo più memoria, ma quando diciamo che qualcosa è “logoro”, stiamo usando un termine che viene dalla falconeria. Anticamente erano ali di animale che venivano legate ad una corda e fatte roteare. È ovvio che, essendo sbattute a terra, più volte , diventavano presto logore. Quondi il termine ha dato il nome allo strumento ed è stato traslato poi nel significato col quale lo utilizziamo oggi. In ogni caso, i simulacri di prede servono solamente come richiamo base, dopodiché il falconiere asseconda il falco, lasciandolo libero di compiere dei voli di perlustrazione.
La caccia svolge dunque una funzione essenziale, relativamente al benessere di questi animali. Se il falconiere tiene sollecitata l’attenzione su di sé, il falco all’inizio guarda a lui come se fosse un genitore. Successivamente, si abitua a vedere nel falconiere colui che comunque gli fornisce una situazione di caccia, che in alcuni casi è anche finta. È una caccia che risponde al suo benessere, sia fisico, sia psicologico. Il poter cacciare è fondamentale per questi animali, dal momento che si tratta di predatori.
Parliamo della pratica dell’incappucciamento. Questo è molto interessante. Da responsabile di fattoria didattica, ho avuto modo di parlare con bambini e ragazzi di scuole medie inferiori e superiori. Ritengo PIANETA QUATTRO ZAMPE
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che quello dell’incappucciamento sia un discorso molto importante per dare un insegnamento. Il cappuccio è stato introdotto in Europa da Federico II nel 1200 circa. Questo sistema era stato scoperto dagli arabi. A differenza di quanto possa pensare l’uomo, che lo vede come uno strumento assolutamente prevaricatore, nei falchi e nei rapaci in generale il cappuccio è invece uno strumento che infonde calma, che rende gli animali assolutamente tranquilli, perché evita loro gli stress che l’ambiente circostante può dare, quindi è uno strumento indispensabile in tutti i momenti in cui il falco deve essere sottoposto, per qualche ragione, vivendo con l’uomo, a degli stress. Utilizzo l’incappucciamento quando lo porto dal veterinario per un controllo, quando lo porto in macchina e, più in generale, per tutto quello che è un momento di fastidio al falco. Lui non vive la situazione di incappucciamento con paura, tant’è che quando lo si porta a volare, lo si porta incappucciato, si toglie il cappuccio e lo si lascia libero. L’animale, in questo modo è pronto a tornare subito, cosa che sarebbe impossibile se fosse disturbato dagli stimoli esterni.
si infastidisce. Così pure di fronte ad una persona vestita in un modo diverso dal solito.
Questo dipende anche dal disturbo dato dalla luce?
In ogni caso, l’incappucciamento rappresenta qualcosa di positivo, per questi rapaci.
Non tanto dalla luce, piuttosto dai movimenti bruschi. È un predatore ma è anche un predato, per cui usa tantissima attenzione e, chiaramente, è diffidente verso tutto ciò che non conosce. Per esempio, un falco in cattività che, per la prima volta, vede un trattore o un cane che non conosce, tendenzialmente
Sì. Per questo motivo citavo le esperienze in fattoria didattica coi bambini, perché al bambino bisogna insegnare che con gli animali non è importante proiettare le nostre sensazioni ed emozioni, ma bisogna piuttosto studiare e capire quello che fa bene a loro, non solo quello che fa bene a noi.
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Si tratta dunque di uscire un po’ dal nostro egocentrismo, dal nostro antropocentrismo? Il motivo per cui ritengo la falconeria interessante e non da tutti – dal momento che bisogna avere il tempo e la sensibilità per praticarla – risiede nel fatto che forma individui in grado di rapportarsi in modo più attento e rispettoso non solo col falco, ma con tutti gli altri animali, che molto spesso sono prevaricati dall’uomo nel suo antropocentrismo. Infine, è possibile che anche il modo di rapportarsi agli altri esseri umani cambi, perché ci si abitua a ragionare in modo diverso, si apre la mente. Forse per questo la falconeria è sempre stata un momento in cui anche culture diverse trovavano un punto d’unione. Federico II, durante le crociate, aveva dei momenti di pausa durante i quali, con i vari sultani del posto con i quali era in battaglia, stabiliva delle tregue durante le quali facevano falconeria assieme. 20
Esistono tracce storiche di questo? Ci sono, la falconeria ha una sua storia e può essere una buona bandiera del tentativo di trovare, attraverso una passione comune, le basi di una tolleranza fondata sul rispetto.
Insomma, i falchi nel corso della storia hanno agito quasi da “mediatori”. Credo che la falconeria sia stata riconosciuta come patrimonio dell’Unesco proprio in quest’ottica. È una pratica che in Italia, per una serie di motivi, ci siamo quasi dimenticati e questo è stato un vero peccato, considerando che Federico II, Stupor Mundi, era un grande uomo, precursore dell’uomo nuovo, moderno. Era un falconiere e presso la sua corte, tra filosofi, medici, e poeti, c’erano anche falconieri. Molto spesso gli stessi uomini di cultura erano anche falconieri. PIANETA QUATTRO ZAMPE
Eppure lei tiene a sottolineare che non si tratta di un’attività per tutti. Non è un’attività per tutti perché non è da tutti mettersi in sintonia con questi animali, non è da tutti la dedizione che ci vuole per farsi capire, il tempo necessario per costruire questo percorso di falconeria. Non si nasce falconieri e non lo si diventa in un giorno. Lo si diventa in una vita. Oggi che l’uomo è abituato al “tutto e subito”, anche con gli animali. Io, come allevatore, sconsiglio fortemente l’acquisto. Cerco di dissuadere il più possibile perché sono animali che richiedono anni di dedizione.
Esclusi tutti i casi in cui ci si avvicina alla falconeria con inconsapevolezza, quali sono i motivi sani per cui uno si può avvicinare a questa disciplina? PIANETA QUATTRO ZAMPE
I motivi sani dovrebbero essere anzitutto un profondo amore per la natura, per le regole della natura. E poi avere il desiderio e la passione di interagire con un animale che è diverso da noi per tanti motivi. In primo luogo, è un animale che, comunque, benché sia allevato in ambito domestico, è selvatico come mentalità. Tante volte, i nostri più cari compagni – cani, gatti, cavalli – non ci fanno più vedere questo aspetto, perché sono stati troppo tempo con l’uomo. L’essere rispettosi del falco vuol dire, prima di averlo, prima di poterlo tenere, studiarlo, conoscerlo, essere persone anche sufficientemente motivate da rinunciare ad avere l’animale fino a quando non si è pronti per poterlo tenere nel modo corretto.
Già solamente questo crea una selezione naturale. Su 100 interessati, forse un paio decidono di dedicarsi davvero ad essa, ma ritengo che questa non 21
sia una cosa negativa. Credo che il bello della falconeria sia questo, dovrebbe essere praticata da chi è in condizioni di farlo ma anche conosciuta, osservata e apprezzata nei suoi contenuti da chi non può praticarla.
C’è tanta distanza tra falco allevato e libero? Sì, la differenza è evidente. Ci sono anche tante pratiche riguardanti la riproduzione che vengono applicate per far sì che il falco, fin da cucciolo, abbia rapporti con l’uomo e con l’ambiente circistante l’uomo. Questo in natura non avviene.
Si sente qualche volta parlare di falconeria come sport. Cosa ne pensa? È evidente che la falconeria è qualcosa di molto più profondo che non uno sport. Niente vieta però che in quelle fasi che chiamiamo di “routine quotidiana” – in cui lo si fa volare e si creano delle situazioni per cui il falco ha l’opportunità di svilupparsi fisicamente e mentalmente – l’uomo, in questo caso per il proprio 22
piacere ma senza andare a rovinare quello che è il rapporto con l’animale, può fare delle attività “sportive”. Se io alleno il mio falco perché questo gli fa bene, e misuro la velocità con cui lui giunge da un punto all’altro, posso creare delle gare di velocità. Io mi diverto e il falco non viene assolutamente “snaturato”, perché lui quel tratto lo farebbe comunque. Il fatto di farlo in velocità è una caratteristica che lui sviluppa nel suo modo di fare. Lo sport nasce in questo concetto.
Cosa può fare chi volesse avvicinarsi al mondo della falconeria? Ogni regione ha un gruppo di falconieri attivo, le scuole si stanno creando, ce ne è la necessità. Per quanto riguarda la bibliografia, un possibile testo è “Conoscere gli uccelli da preda” dello studioso Nick Fox. Ornitologo, ha scritto questo libro dove dà alcune indicazioni partendo dalla conoscenza biologica ed ecologica dei rapaci, per poi arrivare anche al rapporto con l’uomo. Chiaramente non sono testi esaustivi, non è che aver letto il libro significhi essere diventati falconieri, ma quanto meno si inizia a conoscere qualcosa sulla falconeria. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Animali esotici
Animali esotici, tra l’emozione di averli e il dovere di pensare al loro benessere Il nostro veterinario di fiducia Alberto Briganti esprime un’opinione forte su un tema controverso, la qualità della vita degli animali esotici. Sara Chessa
Dottore, la questione animali esotici suscita un grande dibattito tra gli amanti degli amici a quattro zampe. Alcuni non resistono alla tentazione di far entrare nella propria vita creature affascinanti che, però, arrivano da lontano e non è detto riescano a vivere bene nel nostro contesto climatico-ambientale. Lei da che parte sta? Ci sono alcuni animali esotici che in effetti possono convivere con l’uomo in uno stato di ottimo benesse26
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re e altri per cui invece la qualità della vita è decisamente discutibile. Finchè si tratta della tartaruga, del coniglio, del pappagallo, si ha ancora a che fare con animali rispettati dall’uomo, in quanto le buone condizioni di vita sono realizzabili. Quando però si entra per esempio nel campo dei serpenti, l’animale non è libero ed è in teca, il rapporto non c’è: l’emozione di averlo è una pura forma di egoismo.
Ci sono quindi dei casi in cui è favorevole all’adozone di animali esotici. Sono favorevole quando esiste un rapporto con l’animale e quando esistono condizioni di semilibertà che consentono un’ottima qualità della vita. In tutti gli altri casi, si ha a che fare con animali che rispondono a delle esigenze di mercato, un mercato che è però costituito, secondo me, da persone che danno più importanza al gusto di avere l’animale in casa che alla necessità di tenere gli animali nel loro ambiente naturale, in condizioni migliori.
L’importazione di specie esotiche è in crescita o in diminuzione? L’importazione di questi animali ha già raggiunto livelli esagerati e, per giunta, è attualmente in fase di incremento. Sarebbe bello che l’attenzione si rivolgesse invece verso adozioni più utili, come quelle a seguito delle quali si accoglie in casa un animale da produzione (oca, maialino), col quale è possibile instaurare un rapporto e che viene sin questo modo “salvato” dagli allevamenti intensivi in cui poteva ritrovarsi a vivere. 28
Quali sono le patologie che più spesso ti capita di affrontare lavorando con questo ampio insieme di creature? Nel caso dei pappagallini inseparabili, le patologie più frequenti sono quelle da trauma. È bello che PIANETA QUATTRO ZAMPE
possano volare liberamente, ma può comunque succedere che vengano urtati, per esempio qualcuno può sedersi su una sedia senza accorgersi che quel posto era stato già preso dal pappagallo. A quel punto, ti ritrovi l’intera famiglia in ambulatorio, preoccupatissima all’idea di perdere il rapporto con questo volatile. È un animale che dà affetto. PIANETA QUATTRO ZAMPE
E riguardo invece alle tartarughe? Le tartarughe di terra riportano spessissimo la rottura del carapace, anche qui dovuta a traumi. Per esempio, la rottura può derivare dal morso di un cane. In altri casi, zampettando in cortile, possono farsi male con gli arnesi da giardino. Quando ce le 29
portano dobbiamo medicarle e iniziare una terapia antibiotica, poi rifacciamo il guscio. La base per la ricostruzione è una lamina in alluminio o rame. Successivamente, si procede con una gettata in resina.
quanto sono predatori troppo forti. Consiglio quelle di terra, animali eccezionali che riescono a essere gestite benissimo in giardino. Suggerisco inoltre a chi possiede delle tartarughe di terra di denunciarle al CITES e procedere all’inserimento del microchip.
Ha parlato solamente di tartarughe di terra e non di tartarughe d’acqua. Come mai?
Cosa ti auguri per il futuro, riguardo al rapporto tra esseri umani e animali esotici?
Sconsiglio di acquistare le tartarughe d’acqua, perché diventano grandi e di frequente vengono rilasciate nei fiumi, danneggiando l’ecosistema in
Che ci si orienti su animali che possano vivere in semilibertà tra giardino e casa e che, comunque, siano animali che non vanno tenuti in gabbia.
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Il fascino del guardiano bianco Con Francesca Pallotti, alla scoperta del Pastore Svizzero. Sara Chessa
Pastore Sizzero o pastore tedesco bianco? È questa la prima domanda che rivolgiamo alla nostra intervistata Francesca Pallotti, allevatrice amatoriale di questa affascinante razza. Il dubbio è presto risolto, Francesca ci spiega che “Pastore tedesco bianco” non è che la denominazione originaria, riferita al fatto che, fin dal momento in cui in Germania venne ufficialmente riconosciuto il primo Pastore Tedesco (1899), nel cuore dell’Europa si potevano individuare, accanto ai pastori tedeschi di colore nero e focato, anche esemplari bianchi. Arriva però un momento in cui questa particolare varietà rischia di scomparire. “Sono gli anni Trenta del Novecento, la Germania è in pieno regime Nazista. È in questo frangente storico che gli allevamenti locali smettono di allevare la versione “di bianco vestita” del pastore tedesco”, racconta Francesca. E ci fornisce un’interpretazione per questa decisione. “Questa scelta si lega al fatto che il colore di questo cane non sembrava adatto a rappresentare l’immagine forte che il paese intendeva trasmettere di sé. In effetti, fino alla fine degli anni Sessanta, in Europa non c’è più traccia di questa varietà di pastore tedesco”. È anche vero, però, che in alcuni allevamenti di pastore tedesco classico, compaiono di tanto in tanto dei cuccioli bianchi. Ad esempio, in un libro dello studioso Milo Denlinger scritto alla fine degli anni Quaranta, fanno 34
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la loro comparsa alcune foto di pastori tedeschi di colore bianco. Bisognerà attendere addirittura il 2002 per arrivare ad un riconoscimento ufficiale di questi esemplari. E non più come particolare tipologia di Pastore Tedesco, ma come razza a sé. Solo a questo punto prende il nome di Pastore Svizzero. Andiamo dunque a scoprirne le caratteristiche.
Morfologia. Le principali differenze rispetto al pastore tedesco. “Il colore bianco è per loro una caratteristica genetica”, spiega Francesca. Per il resto, questo cane risulta essere uguale al Pastore Tedesco: le orecchie a punta e dritte, il muso squadrato, la coda tendenzialmente folta: sono le caratteristiche tipiche dei cani da pastore. “Una sola importante differenza: il Pastore Svizzero si contraddstingue per la groppa dritta”, osserva Francesca. E prosegue: “Quella del Pastore Tedesco si è invece fatta negli ultimi anni sempre più bassa, la selezione è andata in questa direzione. Se però si va a vedere delle immagini di pastori tedeschi all’inizio del secolo scorso, 1910-20, si vedrà che all’epoca erano ancora perfettamente angolati, esattamente come è oggi il Pastore Svizzero”.
Il Pastore Svizzero e la vita di tutti i giorni Ricordandoci che il Pastore Svizzero ha un passato di cane da lavoro, domandiamo alla nostra intervistata se questi animali necessitino in maniera particolare 36
di lunghe passeggiate e giornate dinamiche. “Come cane da pastore ha perso molte delle sue caratteristiche, oggi una delle peculiarità della razza è proprio la sua estrema tranquillità”, afferma Francesca. E aggiunge: “È stato reso più domestico. Rispetto a cani come il Belga Malinois, il Border Collie o lo stesso Pastore Tedesco, possiamo dire che il Pastore Svizzero, anche in una realtà di appartamento non presenta esigenze impellenti di uscire, per lo meno una volta abituato a determinati ritmi e orari, come purtroppo devono fare tutti i cani che vivono in case di città”. Di più. Come spiega Francesca, se il proprietario non ha la possibilità di portarlo a sgambare una sera, il Pastore Svizzero riesce a stare anche tranquillamente a casa, senza manifestare dell’irruenza o dell’irrequietezza per poter uscire. Nel complesso, i cani appartenenti a questa razza manifestano un carattere equilibrato che li rende particolarmente adatti alla vita in famiglia, anche con bambini e adolescenti.
Salute e benessere Come accade per tutti i cani da pastore, la problematica che maggiormente colpisce questa razza è la displasia. Naturale domandarsi come si possa intervenire. “Quando si parla di “cane displasico”, si pensa subito all’impossibilità di camminare e al cane che gira col carrellino”, sostiene Francesca. “In realtà”, prosegue, “all’interno di questa patologia esistono delle classificazioni ufficiali riconosciute dall’ENCI. In base a queste ultime, i gradi A, B e C sono considerati in termini positivi”. Scopriamo così che un soggetto PIANETA QUATTRO ZAMPE
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maschio classificato come displasico di livello”C “ può essere tranquillamente utilizzato come riproduttore. “D” è un grado più grave, segnala la predisposizione a poter sviluppare la patologia, ma non è detto che questo si realizzi: conta molto il fattore ambientale. “Se tengo il cane chiuso, non lo faccio correre, lo tengo in una gabbia, ci sarà una differenza rispetto al cane che io dovessi tenere su grandi spazi aperti, libero di correre e fare movimento”. 38
Pastore Svizzero e aggressività Secondo Francesca Pallotti, il pastore Svizzero non può assolutamente essere considerato tra le razze aggressive. “Le razze aggressive o note per questa loro caratteristica sono rappresentate da cani che hanno un altro impiego, sono quei cani che noi utilizziamo per la difesa”, spiega. E precisa. “È chiaro che, anche il cane più mansueto, se lo tieni PIANETA QUATTRO ZAMPE
Per saperne di più.. Nome: Origine: Peso: Altezza: Carattere: Testa: Orecchie: Occhi: Muscolatura: Pelo: Coda:
White Swiss Shepherd Dog Svizzera Da 30 kg a 40 kg per i maschi / da 25 kg a 35 kg per le femmine Da 60 cm a 66 cm per i maschi / da 55 cm a 61 cm per le femmine Docile ed affettuoso, equilibrato, adatto alla guardia, attento e vigile Di giuste proporzioni Grandi e triangolari portate erette A mandorla leggermente obliqui Tonica e ben sviluppata Media lunghezza A forma di scimitarra
sempre in gabbia e non crei occasioni di contatto con l’essere umano, facilmente svilupperà aggressività”. In ogni caso, quando si tratta del Pastore Svizzero, Francesca non ha dubbi: non lo si può definire aggressivo. Si può semmai dire che, pur nella sua tranquillità ed equilibrio, si presta molto come cane da guardia. Si attiva cioè in maniera immediata per avvisare il proprietario in caso di rumori e presenze. Il cane da difesa è invece un PIANETA QUATTRO ZAMPE
cane “che non guarda in faccia a nessuno”, come ci ricorda Francesca: istintivamente si lancia sicuro verso possibili minacce all’incolumità degli umani che protegge. “Sull’aggressività”, dice Francesca, “io non mi sento assolutamente di definire il pastore svizzero come un cane aggressivo. Semplicemente, è un ottimo guardiano”.
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Quattro passi con l’instancabile Malinois
Quattro passi con l’instancabile Malinois Forte e attivo, il Pastore Belga Malinois è uno dei cani più utilizzati dalle forze dell’ordine in tutto il mondo. Sara Chessa
Vivace, pieno di energia, innamorato della persona che si prende cura di lui: è il Malinois, una della quattro varietà di Pastore Belga. Conversando con l’allevatrice Liliana Berruti, la prima ad aver importato in Italia i Malinois da lavoro negli anni Novanta, scopriamo che, benché questi cani provengano tutti dal medesimo ceppo, a partire dagli anni Sessanta c’è stata una sorta di biforcazione nel percorso seguito dagli allevamenti: alcuni hanno deciso di seguire le cosiddette “linee bellezza” altri hanno invece preferito inseguire altre specifiche caratteristiche delle “linee lavoro”. “In altre parole”, spiega Liliana, “gli utilizzatori hanno preferito lavorare in una certa maniera per avere un cane più performante, sempre più sportivo, mentre coloro che preferivano frequentare le esposizioni hanno dato più valore alle qualità morfologiche”. Incuriositi, domandiamo alla 42
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nostra intervistata quali differenze esistano oggi tra le due linee. “Noi cerchiamo di allevare attenendoci al tipo, allo standard”, spiega. Tuttavia, nel corso del tempo, linee bellezza e linee lavoro hanno sviluppato alcune peculiarità. “Quelli da lavoro a volte sono un po’ più allungati, non stanno nel quadrato, hanno dei masseteri non piatti, un po’ più pronunciati. Questo si lega proprio al tipo di lavoro che fanno, sono cani molto utilizzati dalla polizia in tutto il mondo: per mordere la manica non puoi avere un “musettino”, per saltare da fermo una palizzata di due metri e trenta devi essere adeguatamente allungato, un po’ felino”, afferma Liliana. E aggiunge: “Sono queste, forse, assieme alle orecchie un po’ più grandi, le caratteristiche che differenziano un Malinois linea bellezza da un Malinois linea lavoro. Più potenti di muso, meno eleganti, meno allungati”. Così, proprio per l’ampio ricorso che le forze dell’ordine di tutto il pianeta fanno a questi cani, la maggior parte delle nascite riguarda linee lavoro. “Gli allevamenti di linee bellezza si occupano di conformità allo standard e oggi possiamo considerarli realtà “di nicchia”. Un animale appartenente a questa categoria difficilmente potrà arrivare, per esempio, al Ring 3, uno dei massimi livelli di addestramento a cui sono abituati tutti gli animali da lavoro”, spiega Liliana. Allo stesso modo, i Malinois da lavoro avranno difficoltà a raggiungere, durante un’esposizione, i risultati ottenuti in gara dai loro cugini appartenenti ad una linea bellezza. 44
Muscoli ed energia. Le caratteristiche fisiche. Maschera nera, muso importante e sguardo vivace: così vi si presenterà il Pastore Belga Malinois, nel caso in cui vi troviate a visitare una casa che ne ospita uno. Se poi avrete la fortuna di vederlo giocare all’aperto, vi verrà il dubbio che quella maschera nera non nasconda in realtà un felino sotto mentite spoglie. È infatti la sua agilità a sorprendere, con improvvisi salti ad altezze impensabili attraverso i quali scavalca oggetti e recinzioni. In alcuni casi, questi “voli” sono addirittura accompagnati da rotazioni del corpo, mentre al termine del salto non dovrete stupirvi se, con un fulmineo scatto, inizierà una corsa da velocista verso chissà quale traguardo. Ecco, come potrete immaginare, per compiere simili prodezze, “ci vuole il fisico”. E, in effetti, c’è. Gli arti lunghi e snelli sono in realtà, allo stesso tempo, muscolosi e ben strutturati dal punto di vista osseo, con metacarpo e metatarso corti e e ben solidi. Altro punto di forza che aiuta a comprenderne l’agilità è il tronco, dotato di una struttura forte ma, allo stesso tempo, capace di conferire una certa leggerezza, con una groppa che risulta vagamente inclinata e tendenzialmente larga. Tornando alla testa, osserviamo che in genere è portata alta, con orecchie triangolari attaccate alte, ben dritte. Le guance, anch’esse muscolose, si armonizzano con un muso di media lunghezza e con PIANETA QUATTRO ZAMPE
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una canna nasale dritta, che “sfocia” in un tartufo caratterizzato da narici adeguatamente dischiuse. L’unico colore ammesso per il Pastore Belga Malinois secondo lo standard è il fulvo carbonato. Se osserverete il suo pelo, noterete che, pur essendo corto, vi sono alcune zone del corpo in cui esso assume un diverso aspetto. Si tratta, in particolare, della zona delle cosce – dove appare più lungo – e del collo, attorno al quale il pelo disegna una sorta di collare più folto.
La salute “Come razza, secondo me, godono di buona salute”, spiega Liliana. E, a riguardo, porta ottime testimonianze. Ci dice, per esempio, che i Malinois 46
da lei allevati, se testati per la displasia dell’anca e del gomito, si attestano in genere sui livelli A e B, raramente compare un “C”, che rappresenta il primo livello al quale effettivamente si può parlare di displasia, seppure molto leggera. “In ogni caso, ritengo che non si debba dormire tranquilli: è opportuno sempre far eseguire i test tramite lastra ai propri cani”. Riguardo ad altri problemi di salute, Liliana è ottimista: la longevità del Pastore Belga Malinois si attesta intorno ai 13-15 anni, ma diversi suoi cani sono arrivati anche a 19 anni. “Quasi mai ho assistito a morti premature”, rivela. Riguardo invece al benessere nella vita di tutti i giorni, il consiglio è quello di una bella spazzolata una volta alla settimana. E, caso mai vogliate fare il bagnetto al vostro Malinois, c’è una buona notizia: a differenza PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Pastore Belga Malinois Belgio Da 29 kg a 34 kg per i maschi / da 25 kg a 30 kg per le femmine 62 cm per i maschi / 58 cm per le femmine Vigile ed attivo, versatile e adatto a qualsiasi compito: guardia, difesa, cane da catastrofe, da valanga, da compagnia Triangolari, rigide e dritte Grandi e triangolari portate erette A mandorla leggermente obliqui Tonica e ben sviluppata Media lunghezza A forma di scimitarra
di quanto accade con altri cani, il suo mantello, se bagnato, non emette cattivi odori.
Il carattere La peculiarità del Pastore Belga Malinois sembra sia l’amore sconfinato per l’essere l’umano, a cui sono legatissimi, tanto da non lasciargli quasi un momento di solitudine. Straordinariamente sensibili, manifestano per la persona che li cura un’empatia tale da mutuarne l’umore e lo stato d’animo. Tanto che, quando chiediamo a Liliana un consiglio per chi volesse adottare un Malinois, non ha dubbi: non deve trattarsi di una persona troppo nevrile. Meglio non una persona troppo ansiosa. “Per chi sa di essere ansioso per carattere, è meglio una PIANETA QUATTRO ZAMPE
razza meno nevrile”, spiega. Il proprietario ideale per il Malinois è dunque una persona dal carattere tranquillo e positivo, ma che sappia anche farsi rispettare. Altro aspetto importante è saper gestire la natura da cane da difesa che il Malinois presenta. Se dovesse accorgersi che questo suo lato vi gratifica, inizierebbe a riproporlo costantemente. Cosa non semplice da vivere nella quotidianità. Meglio dunque non assecondare in maniera eccessiva questa caratteristica. Infine, fa parte della sua indole il temperamento giocoso e instancabile, con un’energia che sembra non finire mai e una passione inestinguibile per tutto ciò che è attività. Per cui, se volete adottarne uno, statene certi: non solo sarà la vostra ombra, ma, di sicuro, non vi permetterà di stare in pantofole. 47
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Il gatto sacro di birmania: eleganza, bellezza e bontà in un colpo solo Vanna Chessa
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Chiunque abbia avuto la fortuna di incontrare almeno una volta nella vita un gatto Sacro di Birmania, non potrà far altro che ammettere di essersene innamorato a prima vista. Sarà merito degli occhioni blu dallo sguardo intenso, del pelo soffice e setoso o forse dell’indole mite e della dolcezza innata, ma nessuno, proprio nessuno, può essere in grado di resistere al fascino di un simile felino. Di taglia media, massiccio e con un’ossatura robusta, il birmano spicca per il portamento elegante e aggraPIANETA QUATTRO ZAMPE
ziato. Si tratta di un animale di gran pregio che, come è stato anticipato, è il perfetto connubio tra bellezza superlativa e temperamento affettuoso. “Il carattere è la qualità principale di questa razza, – sottolinea Claudia Zaino, titolare dell’allevamento Albafeles di Guinzano(Pavia) – il birmano viene scelto più per il carattere che per motivi estetici. Chi lo sceglie per motivi estetici, poi ne prende altri per il carattere”. Già, poiché questi pelosetti sono amorevoli con tutte le persone, vogliono le coccole anche dagli sconosciuti PIANETA QUATTRO ZAMPE
e non sono mai aggressivi. Insomma, sono gatti per le famiglie, capaci di trovarsi bene sia con i bambini, sia con gli anziani. Anzi, vista la docilità e la bontà innate, questa è proprio una delle razze più indicate per le persone sensibili e per quelle di una certa età. Del resto, pur non essendo chiacchierone come il siamese, il birmano ascolta con attenzione e parla con i movimenti del corpo, soprattutto con lo sguardo, tanto che, secondo molte persone, con quegli occhioni blu riesce a leggere fin nel profondo dell’animo umano. 51
Il gatto sacro di birmania: eleganza, bellezza e bontà in un colpo solo
Il birmano apprezza la vita in appartamento, dove trascorre il proprio tempo senza sentire la necessità di uscire all’esterno. Però, essendo un animale curioso come un bambino e del tutto privo di paure, esplorerebbe di buon grado un eventuale giardino; magari, in questi frangenti, sarebbe preferibile tenerlo d’occhio, perché la mancanza del senso del pericolo unita alla sua mansuetudine potrebbero portarlo a vivere situazioni rischiose. È un micio che va d’accordo con i suoi simili, a patto che abbiano un carattere sereno e non siano territoriali, dato che, in caso contrario, rischierebbe di subirne il temperamento aggressivo. Per quanto concerne i cani, invece, non dovrebbero esserci problemi con quelli di piccola taglia e nemmeno con i Labrador, i Golden Retriever, i Dalmata e i Bassotti. Per le altre razze, sarebbe preferibile compiere una valutazione personalizzata sul potenziale nuovo amico: non dovrebbe essere un’operazione complessa visto che, di solito, chi possiede un cane conosce anche il suo atteggiamento in presenza dei felini. Per definizione i birmani devono avere l’immancabile visino dolce ed espressivo, una caratteristica che talvolta può mettere in difficoltà gli stessi allevatori che, pur selezionando genitori con qualità impeccabili, rischiano di ottenere cucciolate di livello inferiore e non del tutto rispondenti agli standard della razza richiesti nei concorsi di bellezza. Ricordiamo che, negli show, i felini vengono valutati secondo criteri estetici, quindi il carattere sembrerebbe essere in secondo piano; ma in realtà il condizionale è d’obbligo, poiché il giudice di gara ha la facoltà di squalificare 52
un animale per ragioni comportamentali: per esempio, sarebbe passibile di esclusione un cucciolo che non si lasciasse accarezzare, poiché si mostrerebbe carente, in maniera irrimediabile, sul fronte del temperamento.
Un fisico da star Il fisico del Sacro di Birmania non deve essere esile né troppo arrotondato ed è molto importante che, nel complesso, le zampe non appaiano lunghe rispetto al corpo. La testolina tonda e larga, con gli zigomi pronunciati, è uno dei tratti distintivi di questa straordinaria razza, la cui proverbiale tenerezza è caratterizzata anche da un espressivo musetto a cuore e dagli occhioni blu, ben distanziati tra loro e di forma leggermente ovale. Il naso ha un profilo romano e uno stop lievemente pronunciato all’altezza degli occhi. Le orecchie, di lunghezza media e con la punta arrotondata, sono invece inclinate in avanti e in posizione più decentrata rispetto alla sommità del capo. Oltre alla coda a pennacchio, di dimensioni medie e, di solito, tenuta alta e mossa sinuosamente dagli affascinanti micioni in questione, particolare attenzione meritano le zampe. Robuste e arrotondate, sono sempre decorate da un guantaggio bianco e uniforme. Di norma, in un gatto birmano, le zampe sono l’unica parte del corpo che deve essere nivea, e le “calzine” devono avere una lunghezza compresa, in basso, tra le dita e il metacarpo e, in alto, a livello dell’articolazione. I guantini devono essere simmetrici e, nelle zampine posteriori, è indispensabile che terminino a punta. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Gatto Birmano Myamnar (ex Birmania) Da 4 kg a 4,5 kg per i maschi / da 3 kg a 4 kg per le femmine Affettuoso, socievole, giocherellone, elegante Cranio forte, vasto ed arrotondato Di media grandezza, triangolari, sempre rivolte in avanti Leggermente ovali di colore blu intenso Tonica e ben sviluppata Semilungo Folta e dotata di lungo pelo
Il mantello è morbido, semilungo e con poco sottopelo. La lunghezza della pelliccia spicca in modo particolare all’altezza degli zigomi e del collo, dove forma una sorta di criniera leonina chiamata gorgiera. Il birmano è un colourpoint, quindi in determinate aree le punte del pelo hanno una colorazione più scura. Questo avviene nei punti del corpo, chiamati points, in cui la temperatura è più fredda: le orecchie; il muso, in cui si forma una caratteristica maschera romboidale; la coda; le zampe e, nei maschi, i genitali. Le varietà cromatiche sono venti, anche se ci sono alcune colorazioni dominanti, e quindi più diffuse, per motivi genetici. Il Seal-Point, per esempio, ha i points di una tonalità compresa tra il nero e il bruno, mentre il resto del manto è di un beige intenso. Colorazioni più tenui nella famiglia del Blue-Point, dotato di un mantello grigio o beige chiari e di points grigio-blu. Sono invece marroncini, e con la maschera di dimensioni ridotte rispetto alle altre varietà, i punti più freddi del micio Chocolate-Point, che ricorda il gatto 54
vagamente il siamese. Spesso queste aree sono ben visibili soltanto quando il gatto raggiunge l’età adulta; ciò si verifica soprattutto con i Red e i Cream Point, sfumati rispettivamente di rosso e di un color crema. Riscuotono notevole successo anche i Tabby-Point, muniti delle striature tipiche dei gatti tigrati (“M” sulla fronte, anelli su zampe e coda) e le Tartie-Point che, per ragioni genetiche, sono tutte femmine e sono decorate con sfumature di due colori differenti. Claudia Zaino, l’allevatrice con oltre quattordici anni di esperienza che abbiamo contattato per approfondire insieme il mondo incantato dei birmani, ci ha spiegato che si possono indirizzare i colori, facendo accoppiare tra loro animali con determinati caratteri dominanti o recessivi: “Quando si accoppia un dominante con un recessivo, è scontato che ci siano maggiori probabilità di avere il colore dominante nella cucciolata. Per esempio, se si accoppiano un Seal e un Blu, a meno che il Seal non sia portatore de carattere recessivo del Blu, PIANETA QUATTRO ZAMPE
nascono tutti Seal. Anche il Tabby è dominante, basta un riproduttore per avere il 50% di Tabby in cucciolata”. Claudia Zaino, l’allevatrice con oltre quattordici anni di esperienza che abbiamo contattato per approfondire insieme il mondo incantato dei birmani, ci ha spiegato che si possono indirizzare i colori, facendo accoppiare tra loro animali con determinati caratteri dominanti o recessivi: “Quando si accoppia un dominante con un recessivo, è scontato che ci siano maggiori probabilità di avere il colore dominante nella cucciolata. Per esempio, se si accoppiano un Seal e un Blu, a meno che il Seal non sia portatore de carattere recessivo del Blu, nascono tutti Seal. Anche il Tabby è dominante, basta un riproduttore per avere il 50% di Tabby in cucciolata”. Nell’allevamento Albafeles, gestito a domicilio dalla famiglia Zaini, quando il riproduttore va in pensione, “viene sterilizzato e si gode la bella vita”, mentre un giovane, di una linea sanguigna differente, prende il suo posto. Per evitare problemi di salute, non laPIANETA QUATTRO ZAMPE
vorano in consanguineità e le gatte fanno una sola cucciolata all’anno: “se la gatta è forte, sono in forma anche i cuccioli”, conclude Claudia. A differenza di molte altre razze, il Sacro di Birmania è un gatto geneticamente sano, non ha malattie ereditarie che si trasmettono di padre in figlio. Per questa ragione, l’ANFI (Associazione Nazionale Felina Italiana) non obbliga gli allevatori a compiere test genetici sui birmani. n questo settore la concorrenza è tanta, ma i ben informati assicurano che lavorando sulla qualità non esiste crisi. Le richieste non sono mai calate, nonostante i prezzi siano medio-alti. Per un esemplare da compagnia, che non farà le gare e non avrà pedigree da riproduzione, il costo parte dai mille euro. I gatti da show, invece, impiegati per le competizioni e a scopo riproduttivo, hanno un valore compreso tra il 1200 e 2300 euro. Di certo un ottimo investimento, che consente di avere accanto una delizia per gli occhi e per l’anima. 55
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Manx, i gatti senza coda: dal mar d’irlanda con amore
Manx, i gatti senza coda: dal mar d’Irlanda con amore
vittorie in battaglia, avevano l’abitudine di decorare i propri elmi con le code dei malcapitati felini. Da quel momento, straziate dal dolore, le mamme-gatte dell’Isola sarebbero corse ai ripari partorendo soltanto micini senza coda, destinati a non sottostare più alle dolorose pratiche subite dai loro antenati di coda muniti.
Vanessa Chessa
Originari dell’Isola di Man, porzione di terra emersa di circa seicento chilometri quadrati incastonata nel Mar d’Irlanda, a est di Belfast e a nord-ovest di Liverpool, i gatti Manx sono dei tipini molto particolari. A prima vista, il tratto distintivo di questa affascinante famiglia di felini è senza ombra di dubbio la coda, di dimensioni ridottissime o del tutto assente. Però, come avremo modo di scoprire insieme, i Manx, chiamati anche Kayt Manninagh o Stubbin, hanno anche altre curiose peculiarità.
I gatti Manx, tra scienza e leggenda Bisogna dar conto che, nel tempo, le codine super ridotte o mancanti della razza Manx hanno stimolato la fantasia dell’uomo, dando luogo ad alcune bizzarre leggende. La più antica è quella che porta i nostri amici pelosetti addirittura a bordo della celeberrima arca di Noè, dove sarebbe stato proprio il portellone dell’imbarcazione, chiuso in tutta fretta prima del Diluvio Universale, a mozzare le codine della coppia di gatti salvata dal patriarca biblico. Ancor più singolare è la seconda credenza popolare, secondo cui i guerrieri barbari dell’Isola di Man, per festeggiare le 58
Per fortuna è arrivata la scienza a fare chiarezza in merito alla questione “coda”, fornendo una spiegazione completa ed esauriente. La riduzione o l’assenza di questo organo dell’equilibrio così importante per i gatti è dovuta a una mutazione genetica, avvenuta in maniera naturale, che provoca un cambiamento nella conformazione della colonna vertebrale. È stato dimostrato che, a differenza delle altre razze feline, nei Manx le vertebre sono ravvicinate, quasi schiacciate a vicenda e, per questa ragione, la lunghezza totale della colonna appare ridotta rispetto alla norma. Da questa particolarità scaturiscono non solo le dimensioni “anomale” della coda, ma anche la conformazione della schiena, che segue una caratteristica linea arcuata. A seconda della lunghezza della coda, i felini di razza possono essere classificati in quattro categorie: i rumpy, del tutto sprovvisti di coda; i rumpy riser, muniti di un piccolo moncone formato al massimo da due o tre vertebre coccigee; gli stumpy, dotati di una codina molto corta; i tailed, che pur essendo forniti di una coda di dimensioni normali, sono considerati di pregio poiché, come ci spiegherà l’esperta, sono indispensabili ai fini riproduttivi. PIANETA QUATTRO ZAMPE
Foto di Silvia Pampallona
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Caratteristiche fisiche e aspetti caratteriali Il gatto Manx, dotato di una corporatura muscolosa e tondeggiante, se osservato di profilo svela molti dei propri tratti peculiari. Infatti, oltre alla già citata schiena arcuata, può essere notato a prima vista anche un innalzamento della parte posteriore del corpo, dovuto alle dimensioni degli arti posteriori, più lunghi rispetto a quelli inferiori. È una caratteristica della specie, un’evoluzione resasi necessaria al fine di bilanciare l’assenza della coda e garantire comunque al felino un ottimo equilibrio. Questa caratteristica comporta che il micio abbia un’andatura 60
inusuale per i gatti e a tratti un pochino buffa, che alcuni specialisti paragonano a quella delle lepri. I mici della famiglia Manx hanno il collo possente e la testa di taglia media, larga e con gli zigomi sporgenti. Le orecchie, arrotondate in punta, risultano essere larghe alla base e ricoperte di una lieve peluria anche all’interno. Gli occhi, collocati in posizione leggermente obliqua, hanno una forma arrotondata. I felini originari dell’Isola di Man hanno un manto a doppio strato, fine, liscio e con un fitto sottopelo. Ad eccezione della CFA (Cat Fancier Association), che esclude le varietà cioccolato, liliac e point, le altre associazioni feline internazionali accettano tutte le varianti cromatiche del manto e degli occhi, nonché PIANETA QUATTRO ZAMPE
gli esemplari a pelo lungo. In quest’ultimo caso, però, benché rimangano invariate tutte le caratteristiche, dalla corporatura alla struttura, e a cambiare sia solo la lunghezza del pelo, la razza prende la denominazione di Cymric. Per quanto riguarda il carattere, gli esperti sono concordi nel definire il Manx un animale fedele, molto attivo, nonché un abile cacciatore. Ma per conoscerne meglio i segreti, abbiamo pensato di fare una chiacchierata con Catia Bonafine, prossima dottoressa in Veterinaria e titolare dell’allevamento Animagus, uno dei pochi, in Italia, a occuparsi dei Manx, oltre che di Sphynx canadesi, Scottish e Higland Fold, British Shorthair e Longhair. “Sono morbidi e atletici PIANETA QUATTRO ZAMPE
come tutti i gatti, ma in realtà si comportano quasi come dei cagnolini: seguono il padrone, osservano con attenzione tutto quello che fa e prediligono la compagnia dell’uomo, bambini compresi, a quella degli altri felini”, spiega Bonafine, allevatrice con tanti anni di esperienza alle spalle. Inoltre, l’indole di questi cuccioli li porta, soprattutto quando possono trascorrere la propria vita all’aria aperta e a contatto con la natura, a stabilire un rapporto ottimo anche con i cani. L’ideale sarebbe favorire la convivenza delle due specie fin dal principio, ma è dimostrato che, anche in età matura, i Manx riescono a trovare il giusto feeling con Fido in tempi più brevi rispetto ad altre razze feline. 61
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Il tallone d’Achille dei Manx Come abbiamo visto, il gene della coda corta che si è fissato nell’Isola di Man non comporta solo l’accorciamento, ma anche un cambiamento totale della morfologia del gatto, poiché insieme a questa mutazione, purtroppo, vengono ereditate anche malattie che spesso si rivelano letali. La più seria è, senza dubbio, la spina bifida, ovvero l’apertura dell’ultima parte della spina dorsale: un problema incompatibile con la vita perché intervenire chirurgicamente su gattini appena nati è pressoché impossibile. Oltre a questo grave disturbo, i Manx possono esse62
re affetti anche da altre patologie, come la distrofia della cornea, che si presenta intorno al quarto mese di vita facendo perdere la vista ai gattini, oppure l’incontinenza fecale o urinaria, che può verificarsi dalla nascita o manifestarsi in un secondo momento. In quest’ultimo caso, la vita dell’animale, soprattutto in appartamento, si rivelerebbe molto complicata.
Riproduzione, le scelte degli allevatori Se in America il Manx riscuote notevole successo, in Europa è un gatto poco diffuso, quasi in via PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Gatto Manx Isola di Man (Gb) Molto affettuoso e giocherellone Media Rotonda, leggermente più lunga che larga Di medie dimensioni, ben distanziate Grandi, rotondi e pieni Corto, folto e doppio Mancante o di dimensione ridotta Quelle posteriori più lunghe di quelle anteriori
d’estinzione, a causa dei problemi di selezione riscontrati dagli allevatori. “In Italia li ho solo io, – sottolinea Catia Bonafine – quando ho deciso di iniziare, ho acquistato dei felini da riproduzione nel Derbyshire, in Inghilterra. Adesso, però, il loro allevamento è stato chiuso e anche io, probabilmente, proseguirò con altre razze perché il Manx è complicato da tenere”. Già, poiché quando arriva il momento dell’accoppiamento, il problema della spina bifida complica la situazione ed è l’uomo a dover operare le scelte migliori per ridurre ogni rischio. Alcuni sostengono che non si possano far acPIANETA QUATTRO ZAMPE
coppiare tra loro due esemplari di Manx e che, di conseguenza, sia necessario compiere degli incroci con altre specie, su tutti il British Shorthair. In verità, i meccanismi di manifestazione del gene della coda corta non sono ancora del tutto chiari, dunque può capitare che il gene non si presenti affatto, che presenti in parte o che si presenti del tutto. Di norma si procede effettuando l’accoppiamento tra un Manx tailed e un Manx a coda corta, un assortimento che, a livello statistico, garantisce circa un 50% di cuccioli con la coda lunga e un restante 50% con la coda corta, di varie lunghezze. In caso di progenie nata dall’accoppiamento di due 63
Foto di Silvia Pampallona
gatti Manx rumpy, invece, il rischio di spina bifida è molto elevato. Appare quindi evidente che i Manx a coda lunga sono estremamente utili a scopo riproduttivo, ma visto che le caratteristiche fisiche non si discostano molto da quelle del gatto europeo, se non fosse per il viso più paffuto e arrotondato, dal punto di vista commerciale il valore dei mici di questa categoria è inferiore rispetto a quello dei fratellini sprovvisti di coda. “Talvolta, proprio per ragioni economiche, gli allevatori sono portati a far accoppiare due Manx a coda corta, ma io non me la sono mai sentita!” ammette l’esperta. Per mantenere lo standard, gli unici accoppiamenti differenti consentiti sono quelli con l’Esotico non ipertipico e con il British, che è la razza originaria del Manx. Il British quando è nato, era un europeo con caratteristiche particolari, dovute all’isolamento geografico della Gran Bretagna rispetto al resto d’Europa. Poi, quel British è stato incrociato col persiano, e da lì sono nati gli esemplari che vediamo attualmente nelle mostre feline. Se state pesando di mettere su famiglia, sappiate che, non essendoci tanta concorrenza in giro, i prezzi non sono modici. La spesa per un esemplare con pedigree da riproduzione può arrivare anche a millecinquecento euro, mentre il costo dei cuccioli a coda corta con pedigree da compagnia partono da seicento euro. Infine, se optate per un micino tailed, il costo va dai duecento ai trecento euro. 64
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Se il rimedio veterinario diventa un piatto di alta cucina
Se il rimedio veterinario diventa un piatto di alta cucina Con la dottoressa Manuela Bandi scopriamo il mondo dei rimedi personalizzati per animali domestici. Sara Chessa
“Buongiorno, vorrei prenotare un tavolo per quattro e assaggiare il vostro arrosto”, si ritroveranno a dire i passanti, fermandosi di fronte alla vetrina dalla quale pare provenire l’aroma di succulente pietanze. “Ci dispiace, ma questo non è un ristorante, è una farmacia”, risponderà qualcuno. Proprio così: il profumo è quello che proverrebbe dalla cucina di uno chef , ma si tratta di un laboratorio scientifico. Per la precisione, un laboratorio in cui si realizzano rimedi su misura, con dosaggi, “gusti” e formati anche molto diversi rispetto a quelli confezionati. Un lavoro costante di ricerca e produzione, grazie al quale diventa molto più facile far assumere ai propri amici animali i farmaci che di volta in volta sono loro necessari. Certo, i ricercatori che lavorano a queste preparazioni non si discostano mai dalle indicazioni desumibili dalla documentazione scientifica, ma PIANETA QUATTRO ZAMPE
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sono in grado di recepire le prescrizioni personalizzate provenienti dai veterinari e trasformarle in un preparato reale. In altre parole, se un veterinario sa che un certo dosaggio o un certo formato non sono disponibili in commercio, ma sarebbe essenziale per un corretto trattamento dell’animale che ha in cura, può rivolgersi a un laboratorio come questo. Al suo interno, due dei sette dipendenti della farmacia, coordinati dal responsabile, il dottor Adalberto Fabbriconi. Vediamo però come è nata questa affascinante avventura.
Un viaggio di conoscenza lungo dieci anni Non è un caso se parliamo di “viaggio di conoscenza”. Quello dei ricercatori della farmacia Bandi è un lungo percorso iniziato diversi anni fa e nutritosi di studio costante, esperienza sul campo e attitudine al problem solving. “Sui rimedi personalizzati in genere lavoriamo da più di 10 anni, sulla veterinaria ci siamo concentrati da 6 anni a questa parte”, spiega la Manuela Bandi, titolare della farmacia. “Parlando con un veterinario”, continua, “ci siamo accorti che il medico poteva avere delle necessità che non riusciva a soddisfare coi farmaci già confezionati disponibili in commercio. Mi riferisco in particolare alla varietà di dosaggi, all’esigenza di far fronte alla difficoltà di assunzione di alcuni farmaci da parte degli animali, quando non addirittura al rifiuto completo di questi ultimi. Da lì, l’idea: personalizzare non solo il dosaggio, ma anche l’aroma”. Così, a colloquio con il personale del laboratorio, il cliente finale o il veteri70
nario si sentono chiedere se l’animale mangi secco o umido, se apprezzi i crostacei, se la sua preferenza vada alla carne o al pesce. In base alle risposte a queste domande, si comprende su quali aromi si possa puntare nell’escogitare una “nuova versione” del farmaco. “Si tratta di aromi alimentari e non proteici”, precisa Manuela Bandi. Ovvero sia, non interferiscono con la dieta dell’animale o l’affaticamento renale. “Riusciamo a fare delle cose che l’animale mangia con piacere senza sentirsi medicalizzato”, osserva ancora Manuela. “C’è una grandissima ricerca, anche perché tutto questo, che raccontiamo come una favoletta perché vogliamo raccontarlo come una favoletta, in realtà è supportato da una documentazione scientifica molto accurata, se non c’è quella, noi non ci azzardiamo a muoverci perché, ovviamente aggiungere o togliere un elemento può cambiare enormemente le cose”.
Il rimedio si trasforma: principi attivi nella forma più congeniale I collaboratori della farmacia Bandi iniziano così a raccontare ai veterinari conosciuti le loro imprese, ottenendo riscontri notevoli. Quelli che li ricontattano sanno di avere finalmente la possibilità di somministrare un certo principio nella forma che più si rivela congeniale: compresse, paste appetibili, gelatine. “Ad esempio, per i cani, facciamo delle gelatine adesive da appoggiare sulla mucosa, per cui, volendo, basta alzare la guanciotta, il cane prende la gelatina all’interno, non riesce a sputarla e in pochissimo tempo assume il farmaco senza nessun PIANETA QUATTRO ZAMPE
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problema”, spiega la dottoressa Bandi. E aggiunge: “In altri casi abbiamo fatto delle gelatine a forma di osso, che funzionano come le nostre caramelle, quando il cane le mangia non sente immediatamente il sapore. Di solito si utilizzano con principi molto amari che si fa fatica a nascondere in altri modi”. Notevoli sono le applicazioni quando si tratta di cure cardiache, soprattutto nel caso dei gatti. In genere, si tratta infatti di terapie che richiedono l’assunzione di un gran numero di compresse ogni giorno. Anziché inseguire il micio in lungo e in largo per convincerlo a deglutire la pastiglietta, è possibile somministrare il farmaco per via transdermica. “Credo che la nostra farmacia sia al momento una delle poche a offrire questa possibilità”, spiega la nostra intervistata. E prosegue: “L’alternativa che siamo in grado di mettere a disposizione dei veterinari è, in questo caso, una crema da spalmare all’interno dell’orecchio, ottenendo lo stesso risultato che avremmo somministrando la compressa”. 72
Alla ricerca del gusto ideale “Quando prepariamo le compresse all’arrosto”, dice sorridendo la dottoressa Bandi, “tutto il palazzo pensa che io stia cucinando”. E giura che se uno non annusa non può rendersi conto del fenomeno. “Riusciamo a creare il farmaco sotto forma di polpettine. Noi prepariamo il dosaggio giusto del farmaco in una capsula, con quest’aroma. Il proprietario la apre e aggiunge una goccia d’acqua, la polpettina si raggruma e gli animali mangiano tranquillamente”, spiega la nostra intervistata . La sfida è dunque quella di riuscire a offrire qualcosa che l’animale mangi con piacere, senza neppure accorgersi di essere medicalizzato. Certo, magari, è necessario fare qualche prova, prima di arrivare alla soluzione ideale. D’altronde, è solamente attraverso questa costante ricerca che il laboratorio della farmacia Bandi è riuscito a creare prodotti sempre più rispondenti alle esigenze dei PIANETA QUATTRO ZAMPE
casi specifici e quindi sempre più adeguati al singolo paziente. “Siamo partiti dicendo “il gatto ama il pesce”, in realtà può anche darsi che invece prediliga la carne. Noi spaziamo tra tanti gusti, dal caramello alla mela, perché nel definire i gusti entrano in gioco tante variabili, dalle abitudini al carattere dell’animale. Abbiamo scoperto, per esempio, che i conigli amano molto di più le sostanze amare e questo ci ha permesso di realizzare i rimedi più accettabili per questi animali”.
Ricetta del veterinario ed esigenza del momento Ciò che comprendiamo nella nostra conversazione con la titolare della farmacia Bandi è che la mission del laboratorio annesso è quello di rispondere alle necessità dell’animale nel momento specifico, prontamente individuate dalle prescrizioni del veterinario. Incuriositi, chiediamo alla dottoressa Bandi se il laPIANETA QUATTRO ZAMPE
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boratorio che ci ha descritto produca anche rimedi naturali. La risposta è affermativa, la struttura è concepita per la preparazione di qualsiasi tipo di rimedio, compresi quelli fitoterapici e omeopatici. Non capita tuttavia spessissimo di lavorare su questi ultimi, ma questo non è dovuto tanto a una scelta quanto ad una questione di prescrizioni mediche. “Al momento”, spiega la nostra intervistata, “non sono tantissimi i veterinari che prescrivono rimedi fitoterapici e ancora meno omeopatici. E noi lavoriamo sempre dietro la presentazione di una ricetta medica”.
Rimedi personalizzati, ricerca e risposta del pubblico Come avranno reagito i clienti della farmacia, quando dieci anni fa lo staff ha imboccato il sentiero dei 74
rimedi personalizzati? “Il pubblico di farmacia si è accorto che è cambiato qualcosa da piccoli segnali. Ad esempio, viaggiando per ragioni di studio, ci siamo accorti che nel resto dell’Europa è normale che fuori dai negozi vi sia una ciotola d’acqua fresca per i cani. Noi abbiamo adottato quest’usanza, aggiungendo anche dei biscottini all’avena”. Piccoli segnali di sensibilità in crescita che però, di volta in volta, hanno incrementato anche la curiosità delle persone circa i rimedi personalizzati che lo staff della farmacia Bandi si offriva di preparare – sempre su richiesta del medico – accanto ai più tradizionali farmaci confezionati. Oggi il percorso continua, con una ricerca che è pane quotidiano e che si nutre degli studi più all’avanguardia consultabili attraverso banche dati scientifiche, soprattutto americane, ma in qualche caso anche italiane. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Alla riscoperta di “Titti”
Alla riscoperta di “Titti”, c’è anche l’ornicoltura amatoriale Tredici milioni di uccellini rallegrano le case degli italiani. Francesco Chieppa
Chi non conosce il celebre protagonista dei cartoon della Warner Bros, Titti, il canarino creato dall’abile matita di Bob Clampett nel 1942, perennemente insidiato senza successo da Gatto Silvestro? Titti dalle gialle piume, com’è nell’immaginario stereotipato collettivo riferito al canarino amico di casa. Non tutti sanno però che, benché i media trattino in tema di animali familiari soprattutto cani, gatti e coniglietti nani – ai quali ultimamente si sono aggiunti pure rettili e furetti – tra gli animali d’affezione più popolari ne Bel Paese vi sono anche gli uccellini domestici, di cui il celebre Titti rappresenta l’icona classica della filmografia per ragazzi. Insomma, anche se di volatili in Italia si scrive poco – fatta eccezione per alcune riviste settoriali dedicate agli ornicoltori sportivi, piccolo segmento editoriale di nicchia per addetti ai lavori – secondo il rapporto Euromonitor-Fediaf del 2010 le famiglie italiane 78
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ospiterebbero circa 13 milioni di uccellini domestici. Quali le specie più popolari? Certamente il canarino (Serinus canaria), introdotto dagli spagnoli in Europa dalle isole Canarie nel 1402, uccellino di cui oggi si contano una quarantina di razze diverse – a piumaggio liscio o arricciato – e oltre trecento varietà di colore emerse nel tempo grazie all’allevamento. Seguono il pappagallino ondulato (Melopsittacus undulatus), il diamante mandarino (Taeniopygia guttata) e gli agapornis (cosiddetti pappagallini inseparabili). L’allevamento domestico in ambienti simulati ha 80
prodotto innumerevoli mutazioni di colore nei pet piumati, regalandoci varietà inesistenti negli habitat d’origine. Oggi abbiamo, ad esempio, ciuffolotti domestici gialli ed albini; cardellini bruni, isabella, agata, lutini. Le mutazioni emergono spontaneamente anche in Natura, ma non si affermano, venendo sistematicamente eliminate dai predatori, poiché i soggetti mutati dalla livrea più appariscente risultano inidonei al mimetismo negli ambienti naturali. Il nostro Paese annovera una Organizzazione ornitologica settoriale tra le più qualificate ed efficienti al mondo, che si occupa dell’allevamento, della selezioPIANETA QUATTRO ZAMPE
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ne e preparazione tecnica degli allevatori amatoriali (ornicoltori), della gestione di rassegne espositive nella forma di veri e propri campionati di bellezza per uccelli. Questa realtà, forte di 20.000 soci tesserati e 250 associazioni federate dislocate nelle principali località del territorio nazionale, gestisce ogni anno circa 150 mostre ornitologiche su tutta la penisola. Si tratta della Federazione Ornicoltori Italiani Onlus (FOI Onlus), con sede centrale a Piacenza, ente fondato nel 1949 e riconosciuto dalla Presidenza della Repubblica Italiana (DPR 15/12/1949 n°1166). L’Italia è inoltre sede di una delle rassegne ornitologiche internazionali più antiche e prestigiose: la Mostra Ornitologica Internazionale “Città del Tricolore” di Reggio Emilia. Giunta nel 2014 alla 75^ edizione, si svolge tutti gli anni nella cittadina emiliana l’ultima 82
settimana di novembre, frequentata da espositori e visitatori provenienti da ogni parte del mondo. A ulteriore conferma di quanto sia popolare e diffuso in Italia l’hobby ornitofilo – sia tra allevatori competenti e qualificati, sia tra persone comuni che amano la compagnia degli uccellini domestici – vi sono i risultati ottenuti dai nostri connazionali ai Campionati mondiali di Ornitologia. Questa competizione, infatti, ha visto negli ultimi anni piazzarsi ai primi posti del medagliere quasi sempre allevatori tesserati alla FOI. A organizzare questi campionati è la Confederazione ornitologica mondiale, ente internazionale che riunisce e coordina quaranta realtà ornitofile nazionali, attualmente presieduto da Salvatore Cirmi. Questa disamina per introdurre i lettori di Pianeta PIANETA QUATTRO ZAMPE
Quattro Zampe alla lettura degli articoli che a partire da questo numero dedicheremo mensilmente ai pet piumati, sperando di riuscire nell’intenzione di rendere più popolari e conosciute le specie alate di cui ci occuperemo. Obiettivo, svelare ai lettori i diversi aspetti della corretta gestione di questi amici di casa, partendo dalle loro caratteristiche biologiche e comportamentali per affrontare poi le tecniche migliori di alloggiamento ed alimentazione, unitamente ad altri mille accorgimenti da seguire perché l’esistenza di questi animali sia la migliore possibile ed essi possano così gratificarci con i magnifici colori del piumaggio, la vivacità dei comportamenti, il canto melodioso e, perché no, anche la riproduzione. Non c’è nulla di più poetico ed educativo di un nido occupato da una vispa e vorace nidiata di pulcini PIANETA QUATTRO ZAMPE
in crescita, accudita amorevolmente da mamma e papà pennuti, con il concorso dell’uomo, amorevole custode di creature tanto fragili e sensibili. Nei prossimi mesi avremo dunque di che scrivere, di che stupirci ed esaltarci: un mondo affascinante – per molti versi nuovo ed inesplorato – attende i lettori di Pianeta Quattro Zampe. Lo esploreremo insieme affrontando soprattutto gli aspetti tecnici e biologici della materia, senza tralasciare tuttavia il lato etico, poetico ed affettivo. Gli uccelli hanno sempre suggestionato l’immaginario umano, soprattutto per la capacità di volare. Tante storie, tante leggende sono fiorite intorno a queste miti e misteriose creature alate dei cieli, capaci di vivere accanto a noi accontentandosi di poco e donandoci in cambio tantissime emozioni. 83
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