Pianeta Quattro Zampe Giugno 0216

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Editoriale

Viviamo in una società in evoluzione. Tra spinte verso il buio e aperture verso la luce, gli individui portano avanti un lungo, lento percorso di accrescimento della consapevolezza, intesa come coscienza di ciò che si è, coscienza dell’esistenza del mondo intorno a noi, dei suoi drammi e delle sue conquiste. Alcune individualità spiccano per il loro tentativo di diminuire i drammi e contribuire alle conquiste più luminose. È sempre stato così, è così ancora oggi e lo è anche quando si tratta di diritti degli animali. In questo campo, la crescita di consapevolezza e spesso legata a ciò che sappiamo della sofferenza di queste creature. Se nulla sappiamo, sarà difficile desiderare di agire. Così, ci sono persone che, come PIANETA QUATTRO ZAMPE

Amelia Impellizzeri, scrivono. Scrivono e raccontano storie vere, vissute da animali che sembrano usciti da una fiaba, ma sono reali. L’unico elemento fiabesco è il lieto fine. Tuttavia, per arrivare al “vissero felici e contenti”, c’è voluta una scelta coraggiosa da parte di qualcuno. Come nel caso dei volontari che hanno liberato tanti animali innocenti dall’inferno di certi laboratori scientifici. Per la legge, che va applicata, non può esserci che la condanna per violazione di proprietà privata. Ma, per la loro coscienza, ci sarà sempre la certezza di aver agito seguendo un senso di giustizia. E a noi? Cosa rimane? Di sicuro, la consapevolezza di avere ancora tanta strada da fare. 2


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ANCHE QUANDO LA REALTÀ FA PAURA, C’È UNA FORZA CHE PUÒ TRASFORMARLA. E RENDERLA MAGICA COME UNA FIABA. LA STORIA DELL’OCA CORAGGIOSA CHE HA COMMOSSO L’ITALIA SUPERANDO IL PEGGIORE DEGLI INCIDENTI. www.beccodirame.com

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Esposizioni canine e feline PAGINA 2

Una coperta per i quattrozampe senza famiglia PAGINA 4

Condannati i salvatori dei Beagle di Green Hill ma su Amazon l’ebook che racconta le loro storie è primo in classifica PAGINA 6

Internazionale Ornitologica di Reggio Emilia, da 76 anni regina mondiale dell’ornitofilia amatoriale e sportiva

Pelo lungo e fascino del cane di montagna PAGINA 42

Sphynx, impossibile non esserne amici PAGINA 48

Se un uomo d’affari s’innamora dei grandi felini PAGINA 56

Dodici mesi di imprese eccezionali (con l’aiuto dei quattrozampe) PAGINA 64

PAGINA 24

“Save the Dogs” nell’elenco delle eccellenze Onlus PAGINA 34

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info@enci.it

sede@anfitalia.it

Ente Nazionale della Cinofilia Italiana

Associazione Nazionale Felina Italiana

ESPOSIZIONI CANINE

23/24 . 01

Padova - Gruppo Cinofilo Padovano - Tel. 049 774295

Esposizioni Nazionali

30. 01

Eboli (SA) - Gruppo Cinofilo Irpino - Tel. 0825 36007

09. 01

31. 01

Eboli (SA) - Gruppo Cinofilo Salernitano - Tel. 089 332634

Rho (MI) - Gruppo Cinofilo Sedrianese - Tel. 339 8765326

Esposizioni Internazionali

ESPOSIZIONI FELINE

03 . 01

Massa - Gruppo Cinofilo Massa Carrara - Tel. 0585 54299

Esposizioni Nazionali

06. 01

Modena - Gruppo Cinofilo Modenese - Tel. 059 4824576

09. 01

Padova - Expoven Tel. 3405404205

10. 01

Rho (MI) - Gruppo Cinofilo Milanese Carlo Speroni Tel. 02 76008814

23/24 . 01

Genova - Worldcats Tel. 3381624031

17. 01

Bari - Kennel Club Bari Tel. 080 5046733

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Una coperta per i quattrozampe senza famiglia

Una coperta per i quattrozampe senza famiglia Al via l’iniziativa “Canili al caldo”. Basta regalare un vecchio maglione per rendere mite l’inverno dei cani che non hanno casa. Sara Chessa

Sotto l’albero, si accontenterebbero di trovare un indumento in lana che non usate più. O un plaid con le frange, di quelli che ti riscaldano solamente a guardarli. Sono gli ospiti dei canili. Per loro, le temperature rigide possono significare un lungo inverno di sofferenza. E, per quelli più anziani o di salute più cagionevole, un peggioramento delle patologie croniche che già rendono 4

difficile la loro vita quotidiana. C’è però qualcuno che, in vista delle feste natalizie, ha pensato a loro con empatia. E ha trovato il modo di far sì che lo stesso pensiero nasca nelle tante persone che, da oggi in poi, vedranno la locandina di “Canili al caldo”. Il manifesto dell’iniziativa, personalizzabile dai gestori dei canili con i propri loghi, può essere richiesto gratuitamente agli organizzatori, ovvero a Ciam – azienda che commercializza articoli per la salute e la bellezza degli animali – e Dog Digital , realtà editoriale che, fondendo l’amore per il migliore amico dell’uomo e la passione per la tecnologia, si è specializzata nell’utilizzo della comunicazione digitale in tutta la variegata gamma di progetti e iniziative imprenditoriali riguardanti il mondo cinofilo. Se si considera che ogni anno, in Italia, circa cinquecento cani perdono la vita nella difficile battaglia contro il gelo dell’inverno, si può capire quanto concreta sia la sfida accettata dagli ideatori. In più, un ulteriore punto a favore della campagna: nessuna distinzione di sigle. L’iniziativa è stata PIANETA QUATTRO ZAMPE


cioè concepita per soccorrere tutti i canili d’Italia, privati o pubblici che siano, senza discriminazioni. Una parte importante, come è naturale, l’avrà il pubblico che verrà a conoscenza dell’iniziativa, chiamato dai pionieri di “Canili al caldo” non solo ad una gara di solidarietà “all’ultimo maglione”, ma anche a diffondere il più possibile la notizia. E se, secondo i dati pubblicati a gennaio 2015 dall’agenzia We Are Social, PIANETA QUATTRO ZAMPE

gli italiani che utilizzano Internet – ovvero il 60% della popolazione – trascorrono in media 2,2 ore al giorno online considerando soltanto l’accesso dal cellulare, basterebbe davvero una piccola frazione del nostro tempo per condividere un post dedicato a #canilialcaldo ed essere protagonisti della diffusione capillare di questa campagna di solidarietà.

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Condannati i salvatori dei Beagle di Green Hil

I Beagle di Green Hill dopo la fine dell’incubo Nel suo ultimo libro, in un percorso di toccanti avventure in cui gli animali sono protagonisti, la scrittrice Amelia Impellizzeri racconta la nuova vita di un cagnolino di Green Hill sfuggito alla vivisezione. E, proprio mentre una sentenza condanna i volontari che salvarono i quattrozampe, l’ebook scala le classifiche su Amazon. Sara Chessa

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Condannati i salvatori dei Beagle di Green Hil

Paradossi della contemporaneità: Green Hill è stata fermata qualche mese fa grazie ad una sentenza storica, ma chi partecipò alla liberazione dei Beagle, sottoposti a crudeli sofferenze e allevati solamente per essere vivisezionati, è stato condannato. In effetti la legge parla chiaro: i volontari violarono una proprietà privata e si appropriarono di quei piccoli quattrozampe che non erano “roba loro”. Difficile contestare la logica del tribunale che si è pronunciato in merito. Tuttavia, c’è anche chi ritiene che, se ci si basasse sul buon senso, cose come questa non accadrebbero. “Se un uomo è prigioniero in una casa privata e riesco a salvarlo solo oltrepassando la recinzione e sfondando la porta, sono da condannare?”, si domanda Luigi Griffini Presidente Fondatore del Banco Alimentare Zoologico Onlus. “Si tratta di una condanna ingiusta per il cittadino”, afferma. “Certo”, continua, “applicando alla lettera le norme, la condanna è inevitabile. Tuttavia, sarebbe necessario anche guardare al contesto, al fatto che questi volontari sono andati a liberare degli animali che sarebbero stati vivisezionati, dare 8

valore al fatto che ci fosse un vuoto normativo in materia”. Su una materia di fronte alla quale non si può rimanere indifferenti, proprio perché legata alla sofferenza. “La vivisezione non è soltanto il fatto conclusivo che porta alla fine dell’animale”, spiega ancora Griffini, “ma anche il far vivere una serie di esperienze negative ad un animale che, poi, non muore direttamente a causa di queste ultime, ma vive un’esperienza drammatica, chiuso in una gabbia per tutta la vita oppure costretto a fare meccanicamente delle cose perché gli studiosi devono capire come funziona il suo cervello”. Può la comprensione scientifica passare attraverso maltrattamenti e indifferenza al dolore di altre specie? Questa è la domanda che migliaia di coscienze sensibili ai diritti degli animali si pongono. Molti di loro ritengono che i volontari condannati lo scorso 9 novembre siano degli eroi. Tra questi, Amelia Impellizzeri, l’autrice del libro “I nostri amici cantastorie. Green Hill, eroismo e libertà”. Che, ironia del destino, è salito in cima alla classifica delle vendite degli ebook quasi in concomitanza con la sentenza: best-seller nella TOP100 di Amazon e Primo assoluto PIANETA QUATTRO ZAMPE


nella classifica della narrativa per ragazzi su Amazon.it. E non è finita. Proprio mentre conversiamo insieme, arriva un’altra notizia esaltante per la nostra intervistata: anche la versione cartacea del libro sta facendo passi da gigante. È giunto infatti al quinto posto tra i primi 100 best seller di Amazon nella sezione narrativa fiabe e, mentre scriviamo, è al primo posto tra le novità proposte dal colosso americano del commercio elettronico. “La mia speranza è che questo libro porti un bene immenso agli animali”, rivela Amelia. E ci racconta che si è ritrovata scrittrice non per l’ambizione di esserlo, ma per il desiderio di aiutare le persone a diventare più consapevoli delle tante forme di sofferenza a cui PIANETA QUATTRO ZAMPE

ancora sottoponiamo il regno animale. Un universo che Amelia ha sempre amato tanto, cercando modalità concrete per essere d’aiuto. Una di queste è stata proprio la sua penna: nel libro appena uscito, la scrittrice, già Premio Braille 2012, racconta le storie vere di tanti animali salvati da una vita d’inferno. Di più: a raccontarle è un toccante personaggio, il cane menestrello che vuole far conoscere al suo amico umano le disavventure a lieto fine di tanti quattrozampe e anche di alcune creature alate. Così, la storia della poiana ferita da un cacciatore di frodo e curata dalla LIPU segue a quella della cagnolina Stella e dei suoi cinque cuccioli, sfuggiti ad un canile lager nei Balcani, per arrivare a storie di cani che hanno sal9


Condannati i salvatori dei Beagle di Green Hil

vato i loro umani o del lupo fulvo curato da un centro di recupero e ricondotto nel suo habitat naturale. A chiudere il susseguirsi di racconti, quello dedicato al Beagle di Green Hill che trova una famiglia dopo la liberazione. Il cane menestrello nato dalla fantasia di Amelia racconta le difficoltà

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affrontate dai volontari che salvarono il piccolo Beagle e il coraggio da loro dimostrato. Per l’autrice del libro, sull’ingiustizia della condanna a questi ultimi non ci sono dubbi. “È l’ennesima vergogna di una società involuta e incivile, che mette al primo posto i disvalori materiali dell’arrivismo professionale, del cinismo, dell’ingiustizia, dell’arroganza”, afferma. E aggiunge: “Subiamo una forma politica che condanna gli eroi e i valori autentici, facendo salvi i veri criminali. Un rovesciamento di valori che è inaccettabile, che il mondo non vuole e non risconosce, come dimostra il caso di Green Hill”. Secondo Amelia, la prima materia di insegnamento delle scuole dovrebbero essere i valori etici e il rispetto verso tutti gli esseri viventi. In particolare, aiutare i bambini a capire che il diritto alla vita, alla libertà e alla salute, considerato imprescindibile per l’essere umano, deve esserlo anche per le altre specie che popolano il pianeta. Conversando con l’autrice de “I nostri amici cantastorie”, è particolarmente interessante osservare che lei stessa afferma di aver avuto un cambiamento. “Avevo delle pellicce”, rivela. E aggiunge: “Quando PIANETA QUATTRO ZAMPE


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sono diventata più sensibile le ho regalate ai gattili affinché ne facessero imbottiture per la cuccia dei gatti”. Le cose possono dunque cambiare e le persone decidere di modificare il proprio stile di vita. Tuttavia, perché questo accada, molte sofferenze a cui oggi si guarda con indifferenza, dovranno diventare inaccettabili.

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Internazionale Ornitologica di Reggio Emilia

Internazionale Ornitologica di Reggio Emilia, da 76 anni regina mondiale dell’ornitofilia amatoriale e sportiva Francesco Chieppa

E’ stata definita dalla stampa locale e nazionale “la mostra dei record”, la “regina dell’ornitofilia mondiale”, la “capitale mondiale dell’hobby ornitofilo”. Nei giorni scorsi abbiamo visitato per Pianeta Quattro Zampe la settantaseiesima edizione della storica Mostra Ornitologica Internazionale “Città del Tricolore” di Reggio Emilia – organizzata a partire dal 1948 dalla SOR – Società Ornitologica Reggiana – con 14

l’egida di Federazione Ornicoltori Italiani (FOI-Onlus) e Confederazione Ornitologica Mondiale (COM). Una mega-esposizione a concorso e mercato di uccellini d’affezione, alla quale tradizionalmente partecipano appassionati provenienti da ogni parte del mondo. La rassegna 2015 è andata in scena subito dopo i tragici fatti di Parigi, dal 15 al 22 novembre scorso, con apertura al pubblico da venerdì 20 novembre a domenica 22. Non è stato facile per gli organizzatori accingersi ad un lavoro tanto gravoso ed impegnativo, avvertendo tutta la tensione emotiva per quanto accaduto nella capitale francese, con il timore che il grande afflusso di visitatori a Reggio Emilia potesse costituire un’esca per qualche sconsiderato emulo dei terroristi di Parigi, più o meno organizzato. Ed è più che comprensibile che anche l’umore dello staff SOR risultasse alquanto turbato dai fatti di Francia e poco propenso, in principio, ad affrontare la fase conclusiva dell’evento, considerato da tutti gli appassionati di ornitofilia ed ornitocoltura sportiva la festa ornitologica più importante del mondo. PIANETA QUATTRO ZAMPE


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Alla fine è prevalso il pacato orientamento di dare ugualmente corso alla kermesse, nella convinzione che sia controproducente cedere all’emotività della paura. E che, per non fare il gioco dei terroristi, occorra continuare a vivere regolarmente la nostra pacifica esistenza nella quotidianità, evitando di modificare in negativo i nostri stili di vita occidentali. A ricordo del brutale eccidio di Parigi, tutti i membri di staff e servizio d’ordine SOR portavano appuntata sul petto una coccarda con la tour Eiffel listata a lutto, simbolo che è stato esteso anche alle autorità FOI, COM, amministrative emiliane e reggiane, intervenute alla cerimonia di 16

inaugurazione della Internazionale. Così, anche la settantaseiesima edizione della Internazionale di Reggio Emilia, come da copione consolidato, ha celebrato la grande passione per il mondo degli uccelli di tantissimi amatori accorsi, com’è consuetudine, da Paesi di diversi continenti. Successo conclamato per numero di pennuti a concorso (circa 22.000 provenienti dai migliori allevamenti del Pianeta), in mercato (150.000 soggetti), allevatori espositori (più di 1.000), giudici impegnati nelle valutazioni degli uccelli a concorso (120 provenienti da vari Paesi europei e sudamericani), aziende settoriali artigianali ed industriali del bird-care e bird-food PIANETA QUATTRO ZAMPE


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(750), pubblico di visitatori (33.000 visitatori paganti al botteghino in appena tre giorni di apertura al pubblico). Secondo uno studio settoriale divulgato dal portale della SOR di Reggio Emilia, il giro d’affari, valutato intorno ai 30-40 milioni di euro, ha coinvolto le strutture turistico-ricettive non soltanto di Reggio Emilia, bensì di tutto l’hinterland, da Parma a Modena. La kermesse ha occupato per intero i capannoni dell’ente Fiere di Reggio Emilia, per una superficie coperta totale di circa 23.000 mq. Non solo. A questi, si sono aggiunti alcuni tendoni montati per l’occasione che, ben collegati ai capannoni, hanno ospitato la mostra delle razze di colombi ornamentali e parte del mercato, definito “Mostra Scambio”. Il tutto in località Mancasale, a circa 10 km. da Reggio Emilia. Una mostra che supera ormai per dimensioni anche i Campionati del Mondo di ornitologia sportiva che si tengono annualmente in una località itinerante, uno in Europa (Mondiale COM Emisfero Nord) e l’altro in Sud Amercica (Mondiale COM Emisfero Sud). PIANETA QUATTRO ZAMPE

Molto attivo il servizio d’ordine, assicurato da un nutrito numero di soci della padrona di casa SOR, dal Corpo Forestale dello Stato e da altri corpi di polizia giudiziaria in divisa ed in borghese, nonché dai volontari delle associazioni nazionali Alpini e Carabinieri. Nonostante ciò, la giornata inaugurale di venerdì è stata purtroppo funestata da alcuni furti perpetrati nella notte tra il 19 ed il 20 novembre, allorchè i soliti ignoti hanno trafugato ben 400 tra canarini di razze selezionate e cardellini mayor mutati, per un valore commerciale complessivo stimato in diverse migliaia di euro. Fantastica come sempre la vetrina costituita dell’esposizione in concorso. Vi si potevano ammirare le più belle specie e razze di uccelli, altamente selezionate, in un fantasmagorico caleidoscopio di colori, forme, deliziose ed ovattate movenze, mix di cinguettii, trilli, gorgheggi, assemblati in un incredibile concerto tenuto dalle creature alate della natura. Decisamente emozionante, surreale ed ammaliatore. Se si provava per un attimo a chiudere gli occhi, dimentichi del luogo che stavamo 17


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visitando, si viveva la stupenda sensazione di trovarsi immersi in un’atmosfera acustica da giungla tropicale, per il fragore dei canti dei volatili, ma anche l’impatto visivo, ad occhi aperti, non deludeva la precedente illusione uditiva, per i piumaggi variopinti e multicolori degli esserini in mostra: 22.000 uccellini esposti in concorso, provenienti dai migliori allevamenti del mondo, oltre 3.000 prenotazioni rifiutate dagli organizzatori in pre-mostra per mancanza di spazio. I fortunati uccellini ammessi a concorso si sono contesi il titolo di Campione Internazionale di bellezza della rassegna ornitofila più prestigiosa del globo, per la soddisfazione degli allevatori che lavorano spesso diversi anni per conseguire un titolo così ambito e prestigioso a Reggio Emilia. Sabato e domenica, a rassegna aperta al pubblico, tradizionale bagno di folla. Gente di tutte le etnie e da tutti i continenti, tutti pacificamente accomunati – almeno per un giorno – da un abbraccio ideale di fratellanza nel nome dello stesso antichissimo hobby. 18

Tante le famiglie in visita alla rassegna, specie la domenica 22. Tantissimi bambini entusiasti e festosi scattano fotografie alle diverse specie e razze di uccelli, indirizzando agli allevatori raffiche di domande circa la loro origine, il tipo di mantenimento, la riproduzione. Una grande festa della natura, per gli allevatori, ma anche per tanta gente comune che ama gli uccelli e, in una rassegna tanto grande ed accorsata, ha modo di visionare tante specie, sottospecie, razze diverse e relative mutazioni, sapientemente pasmate dall’uomo in ambiente di allevamento domestico. Il benessere animale è stato oggetto di attenta verifica da parte degli agenti del Corpo Forestale dello Stato, ma anche del servizio d’ordine della organizzatrice SOR, che da tempo ha predisposto un disciplinare ad hoc, concordato in via preventiva con le autorità veterinarie del Ministero della Salute, a cui gli allevatori espositori devono rigorosamente attenersi, pena salatissime multe e sanzioni disciplinari. Su tutta l’organizzazione veglia da sempre, con indiscusso piglio manageriale, grande PIANETA QUATTRO ZAMPE


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carisma e passione, il presidente storico della Società Ornitologica Reggiana, l’Ing. Enrico Banfi, che ci ha cortesemente fornito la propria collaborazione per la realizzazione di questo articolo. Una vita dedicata all’ornitocoltura amatoriale per rendere sempre più grande, apprezzata ed PIANETA QUATTRO ZAMPE

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impeccabile la “sua” internazionale ornitologica reggiana, che è poi patrimonio di tutti gli amatori italiani e non solo. Perché l’Internazionale Ornitologica reggiana, oltre a costituire una pregevole vetrina per qualificare in ambito di concorso le proprie selezioni ornitiche, rappresenta anche il più importante mercato mondiale degli uccellini d’affezione. Tutti gli anni sono tantissimi gli allevatori che si recano a Reggio Emilia da ogni parte del mondo per vendere o scambiare il surplus di volatili riprodotti in allevamento, finanziando con il ricavato il proprio hobby e trovando nuovi soggetti selezionati per rinsanguare i ceppi allevati. Ma alla Internazionale di Reggio Emilia c’è anche l’opportunità di contattare le aziende che producono alimenti, farmaci ed attrezzature per la cura e la nutrizione scientifica dei volatili familiari, per aggiornarsi sui nuovi prodotti in commercio e fare acquisti. Tuttavia, la penna del buon cronista certamente non è in grado di trasmettere completamente la percezione dell’atmosfera che si vive nei locali di questa antichissima rassegna reggiana. Occorre viverla anche 20

solo per qualche ora per rendersi conto di quanto interesse essa riesca a catalizzare e di quanto grande sia la passione di ornitofili ed ornitocoltori sportivi per i propri beniamini piumati. Passione che alimenta un grosso indotto economico e vede l’Italia in testa tra i Paesi esportatori di alimenti ed attrezzature per l’ornitologia amatoriale. Concludiamo invitando gli amici degli animali che ancora non l’avessero fatto a recarsi l’anno prossimo a Reggio Emilia per visitare l’esposizione internazionale che si tiene, come da tradizione, la penultima settimana di novembre. Certamente non si resterà delusi e si apprezzerà un mondo ed un ambiente amatoriale per molti scoPIANETA QUATTRO ZAMPE


nosciuto ed insospettato, ma soprattutto si resterà senz’altro sorpresi dall’empatia che lega gli allevatori alle creature alate, curate in ogni più piccolo dettaglio. Perché il successo di quest’hobby meraviglioso di millenaria tradizione è nel benessere degli uccellini allevati. Se i pennuti soffrissero condizioni di stress per insufficiente cura, maltrattamenti ed insufficiente nutrizione, non si riprodurrebbero e si ammalerebbero sino a soccombere. Solo un uccellino sano e ben tenuto può gratificare il suo appassionato allevatore di numerosa progenie dalle eccelse qualità estetiche, dotata di tutti i requisiti per risultare vincente in esposizioni tanto importanti e blasonate come quella che da PIANETA QUATTRO ZAMPE

ben 76 anni si tiene a Reggio Emilia e che ha superato indenne negli anni persino il periodo bellico della seconda guerra mondiale, anni in cui la città emiliana continuò a celebrare indisturbata la sua tradizionale rassegna ornitologica internazionale

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Uno sciame d’api ci salverà

Uno sciame d’api ci salverà Il Crea di Bologna sul punto di far ripartire il progetto “Api Boom”, che qualche anno fa evidenziò come questi affascinanti insetti possano essere utilizzati per l’individuazione di ordigni esplosivi. E rappresentare, dunque, una speranza per la difesa dagli attentati terroristici Sara Chessa

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“Insegnare” alle api a rilevare la presenza di bombe e sostanze pericolose. Non solo è possibile, ma addirittura meno costoso rispetto all’addestramento dei cani che svolgono lo stesso compito. A spiegarcelo è la dottoressa Laura Bortolotti, ricercatrice del Crea, il Centro per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Econoimia Agraria. È la sede di Bologna ad aver portato avanti un progetto di ricerca chiamato “Api Boom”, di cui la Bortolotti è stata coordinatrice. L’obiettivo dello studio? Capire di più su questa straordinaria capacità delle “abitanti” delle arnie: riconoscere l’odore degli esplosivi come riconoscerebbero quello di un fiore. A finanziare l’iniziativa, il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Soltanto per un anno, però. Dopo, nonostante i promettenti risultati raggiunti, il progetto si è dovuto fermare. Sono stati i 26

tragici attentati terroristici del 13 novembre ad aver fatto ritornare di attualità la questione. L’idea è dunque quella di trovare nuove risorse per far ripartire lo studio.

Il Crea. Che cos’è “Il più grande ente italiano di ricerca in agricoltura”, si legge sull pagina di questa articolata istituzione. E, in effetti, i numeri parlano chiaro. Con 5.300 ettari di aziende sperimentali e 1.400 persone coinvolte in quindici differenti sedi, si qualifica quarto ente pubblico di ricerca a livello nazionale. Posto sotto la vigilanza del MIPAF, il Crea ha competenza scientifica generale nel settore agricolo, agroindustriale, ittico e forestale. Con settori di specializzazione che vanno dall’entomologia alla climatologia, dall’ingegneria agraria alle tecnologie alimentari, PIANETA QUATTRO ZAMPE


passando attraverso la genomica, l’agronomia e la podologia, il Crea porta avanti studi e sperimentazioni di cui si avvantaggiano numerose filiere agricole. I campi coinvolti, infatti, sono tanti. Per citarne soltanto alcuni: zootecnia, frutticoltura, settore florovivaistico. Interessante, anche la proporzione di ricercatori e tecnici sull’organico complessivo, ben 2/3 del totale. Tra questi, anche scienziati che si sono occupati del progetto di ricerca di cui parliamo. E che, a breve, potrebbero riprenderlo.

Come avviene l’addestramento Insetti e umani, due mondi tra i quali è difficile immaginare una comunicazione. E allora come è possibile che i ricercatori del Crea siano riusciti ad addestrare le api? Viene spontaneo supporre che siano dotate PIANETA QUATTRO ZAMPE

di un’intelligenza notevole, sconosciuta ai profani. “Sì, le api hanno un cervello molto sviluppato, soprattutto in direzione del riconoscimento degli odori”, conferma la dottoressa Bortolotti. In effetti, anche in natura, questi insetti basano gran parte delle loro attività su un utilizzo elaborato dell’olfatto. Basti pensare alla necessità che hanno di distinguere il profumo di determinati fiori tra una miriade di altre fragranze provenienti da altre specie vegetali. E non è tutto. “All’interno della colonia, le api hanno un sistema di comunicazione che si basa sui feromoni, sostanze odorose”, spiega ancora la nostra intervistata. Anche il loro “linguaggio”, dunque, passa attraverso il “naso”, che, nella loro fisionomia, corrisponde alle zona delle antenne. Eppure, potremmo dire che ancora non basta. “Oltre ad avere un cervello particolarmente pre27


disposto per l’individuazione degli odori”, sottolinea la Bortolotti, “le api possiedono anche un’intelligenza che permette loro di associare il riconoscimento di questi ultimi ad una gratificazione”. Ed è infatti in questo modo che il progetto “Api Boom” è andato avanti: una goccia di liquido zuccherino, di cui le api vanno ghiotte, è il “premio”. E, puntualmente, viene data loro ogni volta che riconoscono nell’ambiente la sostanza alla quale i ricercatori intendono renderle “ricettive”. Il meccanismo che si innesca è una sorta di “riflesso condizionato”: la creatura volante dall’abito giallo e nero reagisce allo stimolo esterno – la presenza del composto chimico in questione – estraendo la lingua per ottenere la ricompensa. Quest’ultima, 28

detta in realtà “ligula”, è piuttosto lunga. Ciò la rende visibile anche a distanza. Come si procede dunque? Si inseriscono quattro api in una valigetta dotata di un sensore a raggi infrarossi, in grado di misurare l’estensione della ligula stessa, che l’insetto estrarrà soltanto se fiuterà l’odore dell’esplosivo. E, in questo caso, l’operatore, che osserva tutto a distanza, dovrà essere pronto a lanciare l’SOS.

Tempi e costi dell’addestramento “L’addestramento delle api non è molto costoso, anche perché è anche abbastanza rapido, richiede soltanto qualche giorno”, PIANETA QUATTRO ZAMPE


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Uno sciame d’api ci salverà

spiega la dottoressa Bortolotti. Tuttavia, avendo questi insetti una vita media che va dai venti ai trenta giorni, occorre prepararne sempre di nuove per l’importante compito che intendiamo affidare loro. Sempre nuove “classi” dunque, in questa scuola per artificieri volanti in miniatura. E, avendo più volte parlato, su queste pagine, della moria di api attribuita all’utilizzo di pesticidi sempre più aggressivi, ci chiediamo se questo problema non renda difficilie l’ipotetico ricambio continuo di operaie. Sembra, però, che non sia così. “È vero che il fenomeno esiste”, prosegue la nostra intervistata, “ma ad esso gli apicoltori rispondono allevando un numero maggiore di insetti, non siamo di fronte ad un rischio di estinzione, ma a campanelli d’allarme pericolosi per l’ape così come per altri organismi”.

Il “turnover delle api”. La durata del servizio in rapporto all’aspettativa di vita Rimane da chiedersi perché le api vengano sostituite con così alta frequenza. “Dopo qualche giorno, la risposta delle api cala, 30

bisognerebbe riaddestrarle e, forse, la cosa migliore è prenderne di nuove, reinserendo quelle che già hanno prestato servizio nella colonia d’origine”, afferma l’esperta. Quando si parla di capacità olfattive, esiste poi una differenza basata sull’ “età”. Nella prima parte della loro vita, le nostre alleate non hanno bisogno di utilizzarle più di tanto, in quanto rimangono all’interno dell’alveare. Il “fiuto” viene invece sviluppato nella seconda metà della vita. È dunque in questo momento che risulta più proficuo addestrare questi insetti. Quando le si preleva dal loro ambiente, le api hanno dunque davanti circa quindici/venti giorni di vita. Di questi, pochissimi verranno trascorsi “in servizio”. La durata del periodo di cattività è quindi decisamente inferiore rispetto al tempo che le preziose creature impollinatrici possono trascorrere in libertà.

Nessun pericolo per le api in missione speciale Sicurezza sul lavoro? Sì, grazie. E di alto livello. In altre parole, lo svolgimento del compito di individuazione degli esplosiPIANETA QUATTRO ZAMPE


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vi non genera danni sulle api utilizzate. E, in particolare, nel progetto del Crea le condizioni di benessere per le prescelte sarebbero addirittura maggiori rispetto a quelle previste da altre analoghe sperimentazioni in altri laboratori scientifici esteri. Un esempio? Nel progetto portato avanti negli USA dalla società Inscentinel, le api impegnate nella rilevazione di eventuali ordigni sono quasi “legate” all’interno del cilindro che le ospita, una sorta di tubetto dal quale fuoriesce soltanto la testa: questo di sicuro non le porta alla morte e, alla fine della missione, vengono liberate. “La differenza, nel progetto del Crea, consisteva nel fatto che tentavamo di mantenere le api libere all’interno del dispositivo di riconoscimento”, rivela la dottoressa Bortolotti. E 32

sottolinea: “Le trattavamo ancora meglio, insomma”. In entrambi i casi, nonostante le si sottragga al proprio contesto naturale per qualche tempo, la vita degli insetti non è in pericolo.

Riavviare il progetto Api Boom “Dopo gli attacchi terroristici a Parigi”, racconta la nostra intervistata, “abbiamo ricevuto diverse telefonate, qualcuno è venuto a sapere che abbiamo portato avanti in passato queste ricerche, sono state rilasciate alcune interviste in merito”. In una di queste, Bettina Maccagnani, ricercatrice dell’Unità di ricerca di apicoltura e bachicoltura di Bologna, ha illustrato di fronte alle telecamere di Zoomin.TV Italia le poPIANETA QUATTRO ZAMPE


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tenzialità dell’utilizzo di “api poliziotte” nella rilevazione di sostanze esplosive e, dunque, nella protezione da possibili attentati terroristici. Gli ultimi tragici eventi di attualità hanno dunque suggerito un riavvio del progetto di ricerca e l’intenzione è quella di presentare domanda per un nuovo finanziamento al Ministero per le Politiche Agricole, chiedendo a quest’ultimo di poter nuovamente arruolare questi preziosi insetti nella lotta pulita contro il terrore. Anche se forse, essendo api in missione speciale, più che come personale MIPAF ce le immaginiamo come solerti dipendenti del Ministero della Difesa. E chissà che le risorse per la ripresa delle sperimentazioni non arrivino proprio da quest’ultimo.

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“Save the Dogs” nell’elenco delle eccellenze Onlus

“Save the Dogs” nell’elenco delle eccellenze Onlus Sale a sessantacinque il numero di sostenitori dell’ “Istituto Italiano della Donazione”. Tra gli ultimi ingressi, anche una Onlus che si dedica ai quattrozampe, “Save the Dogs and other Animals”. Che, da questo momento, entra nell’elenco “Io dono sicuro”, nato per certificare la corretta gestione dei fondi benefici ricevuti Sara Chessa

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“Save the Dogs” nell’elenco delle eccellenze Onlus

Tempi di scandali, di appropriazioni indebite, di disonestà capillari. Fenomeni da cui non è rimasto del tutto esente nemmeno il mondo del volontariato e del no profit. Attenzione, però, a non fare di tutta l’erba un fascio: le realtà sane dell’associazionismo benefico rischiano di essere danneggiate dalla “cattiva pubblicità” causata dall’operato di alcuni. Così, si organizzano. Per la verità, hanno iniziato a farlo nel 1999, con la prima firma della Carta della Donazione, in Italia il primo codice di autoregolamentazione per la raccolta e l’utilizzo dei fondi nel non profit. Oggi, a certificare la bontà delle procedure di utilizzo, ci sono realtà come quella dell’Istituto Italiano della Donazione, che verifica la conformità dell’operato delle associazioni ai principi espressi in quello storico documento del 1999, aggiornato nel 2011 grazie all’esperienza accumulata in dodici anni. La missione? Lo statuto parla chiaro: “Contribuire con ogni opportuna iniziativa a diffondere tra le organizzazioni senza scopo di lucro comportamenti di eccellenza tramite la correttezza gestionale, la trasparenza e la verificabilità dell’utilizzo delle risorse messe a disposizione per 36

finalità sociali da donatori ed erogatori, sia privati sia pubblici”. L’Istituto prende in esame il funzionamento degli organi di governo, la comunicazione con i sostenitori e il trattamento dei dipendenti, decidendo sulla base di quanto rilevato se ammettere tra i propri soci le organizzazioni non a scopo di lucro che ne fanno richiesta. “Save the Dogs and other Animals” è uno dei più recenti casi in cui le procedure di verifica hanno avuto successo. Ed è anche il primo in cui, ad ottenere l’importante riconoscimento, è un’associazione nata per la protezione degli animali. Save the Dogs and other Animals, fondata per affrontare la tragica situazione dei randagi romeni, sottoposti con l’indifferenza dalle autorità locali a eliminazioni con metodi brutali, ha raggiunto questo significativo traguardo, dimostrando di rispondere ai sei standard di qualità necessari per qualificarsi soci dell’Istituto: indipendenza e trasparenza dell’organo di governo, sistemi gestionali chiari, rendicontazione puntuale, correttezza verso collaboratori e volontari, uso trasparente dei fondi, comportamento corretto verso i donatori. Queste informaPIANETA QUATTRO ZAMPE


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“Save the Dogs” nell’elenco delle eccellenze Onlus

zioni non sono tuttavia le uniche richieste per essere inseriti nel database “Io dono sicuro”: indispensabile è anche aver pubblicato nel proprio sito Internet il bilancio d’esercizio, lo statuto, la rendicontazione sociale, la descrizione dei progetti e delle attività, i riferimenti dell’organo di governo, nonché poter assicurare l’esistenza della revisione al bilancio e della rendicontazione delle raccolte fondi. Criteri di ammissione precisi, che hanno permesso a “Save the dogs and other Animals” di entrare in quell’elenco certificato di associazioni e realtà no profit di fronte alle quali il donatore dovrebbe, con maggiore certezza, sentirsi sicuro di aver scelto bene la destinazione della propria offerta benefica.

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Pelo lungo e fascino del cane di montagna

Pelo lungo e fascino del cane di montagna Attraverso l’esperienza di due esperti allevatori, scopriamo il grande equilibrio del Pastore Bergamasco Astrid Blake

Un cane che, nell’immaginario comune, fa subito affiorare la figura del cane pastore, delle antiche transumanze dalle Alpi verso climi un po’ più miti. Oggi, certo, il Pastore Bergamasco vive spesso in appartamento, ma uno dei nostri esperti, Roberto Biza, titolare dell’”Allevamento d’Egitto”, ci tiene a sottolinearlo: questa razza non si è formata nei ring delle esposizioni. “È nata sugli alpeggi delle Orobie”, spiega. Tuttavia, sul fatto che siano diventati ormai cani citta42

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Foto di John Pinelli

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Foto di Luca Gelmini

dini, non ha nulla da ridire. “Lo do tranquillamente anche a chi vive in appartamento. Il cane ormai vive in simbiosi con l’uomo”, ci dice. E’ d’accordo anche Maria Adele Mariani, titolare dell’allevamento “Lupercali”. “Per il Pastore Bergamasco, stare in appartamento o in campagna è esattamente la stessa cosa, nel senso che ama fare ciò che fa piacere all’umano con cui vive”, afferma. E prosegue: “Ha una capacità di adattamento incredibile. Quando venivano fatte le transumanze, poteva camminare per tutto il giorno, dalla Pianura ai pascoli di alta montagna senza stancarsi oppure stare fermo accanto al proprietario, a guardare il gregge che pascolava”. Secondo Maria Adele, oggi è ancora così: il Bergamasco può 44

fare lunghissime passeggiate, ma si adatterà bene anche di fronte ad una giornata in ufficio. Semplicemente, aspetterà che vi siate liberati.

Il carattere “Sono cani assolutamente equilibrati”, racconta Maria Adele. “Un tempo”, prosegue, “i cani venivano selezionati dall’uomo solo ed esclusivamente per il lavoro”. È proprio il caso del Bergamasco, cane rustico e decisamente antico, come tutte le razze nate nel territorio italiano. “Importante capire che si tratta di un cane selezionato per la conduzione delle greggi, non per la difesa. È disponibile a vivere con altri animali PIANETA QUATTRO ZAMPE


Foto di John Pinelli

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Pelo lungo e fascino del cane di montagna

e particolarmente attento ai comandi del proprietario”, spiega ancora Maria Adele. Non che non sappia fare la guardia, ma difende solamente a seguito di provocazione, senza l’aggressività tipica di un cane nato appositamente per la difesa.

Il problema del pelo Il mantello è quello tipico del cane da pastore bergamasco, dunque, anche diventando lungo, non dovrebbe dargli fastidio. La presenza di pelo caprino davanti e pelo lanoso dietro, ha una sua ragione. La sua funzione era, cioè, quella di proteggere il corpo dei cani dagli attacchi dei lupi. Questi ultimi potevano infatti, occasionalmente, attaccare le greggi. “Di solito, il Pastore Bergamasco porge all’aggressore la parte lanosa del suo corpo, quindi, in genere, chi lo aggredisce strappa un bel po’ di pelo e di lana, prima di arrivare a ferirlo”, spiega la titolare del Lupercali. Difficile, dunque, arrivare a fargli male. Le funzioni del pelo, tuttavia, non finiscono qui. Esso era necessario, in alta montagna, per permettere al cane di resistere ai bruschi sbalzi di temperatura tra il 46

giorno e la notte. Come gestire dunque, in tempi moderni, quello che era un punto di forza alle altitudini elevate di un tempo? La risposta di Maria Adele è chiara: “Tenendolo pulito. Lo standard dice che il pelo deve arrivare a terra, il corpo deve essere coperto in ogni sua parte, lo si può tagliare, ma nella misura giusta perché sia funzionale al benessere del cane”. Al di là di queste cure necessarie, dobbiamo rilevare un importante caratteristica del Pastore Bergamasco: è un cane particolarmente “sano”. Si tratta, cioè, di una razza rustica e in buona salute, che non soffre di patologie particolari. “Certo, come tutti gli esseri viventi ha i suoi punti deboli”, precisa la nostra esperta. “Vorrei segnalare la necessità di fare attenzione alle orecchie, che, essendo pelose e pendenti, possono facilmente essere soggette a ostruzioni causate da cerume. Queste vanno periodicamente controllati”. Prima di lasciarci, Maria Adele ci regala un ultimo consiglio. “Se proprio doveste avere problemi nella gestione del pelo, tagliatelo pure, ma ricordate una cosa: non rinunciate a quello che c’è sotto il pelo, una testa straordinaria”. PIANETA QUATTRO ZAMPE


Foto di John Pinelli

Per saperne di più.. Nome: Origine: Altezza: Peso: Carattere: Occhi: Orecchie: Pelo: Colore:

Pastore Bergamasco Italia maschi 60 cm, femmine 56 cm maschi 32- 38 kg, femmine : 26 - 32 kg ottimo cane da guardia e da compagnia idoneo agli impieghi piu’ svariati - cane equilibrato grandi, iride di colore marrone piu’ o meno scuro secondo il colore del mantello di forma triangolare molto abbondante, molto lungo e diversificato grigio uniforme o a chiazze di tutte le gradazioni. Ammesso il colore uniforme nero purchè opaco.

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Sphynx, impossibile non esserne amici

Sphynx, impossibile non esserne amici Il gatto “nudo” che non può vivere lontano dai suoi umani. Due esperti ci raccontano la sua dolcezza e ci spiegano di quali cure ha bisogno. Sara Chessa

“È come avere un bambino di tre anni in casa, nel senso che è completamente umano-dipendente”, racconta Anna, titolare dell’allevamento Aunt Nina’s. In effetti, anche per Alessio Pasquini, allevatore presso “Nude Look”, la prima caratteristica dello Sphynx non è la nudità, ma il suo straordinario carattere: “Si lega così tanto ai suoi umani da risultare “morboso” o quasi, afferma. A quanto pare, per questo gatto, la priorità non sono i giochi, i mobili o altro: 48

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Foto di Silvia Pampallona

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ciò che lui cerca è l’attenzione dei bipedi che condividono con lui il territorio.

Sphynx, il carattere Non fraintendetelo, non è che non gli interessino le attività ricreative: si lascerà coinvolgere da qualunque proposta ludica gli presentiate. Tuttavia, se lo fa, è proprio perché siete voi a proporglielo. Rappresentate, insomma, il suo pensiero fisso. “La cura principale che uno Sphynx richiede è l’attenzione. Odia stare solo, gli piace essere al centro degli sguardi, essere coccolato”, spiega Alessio. Anna, anche in questo caso, conferma l’esperienza: anche tra i gatti del suo allevamento, ha osservato le stesse cose. “Se io sono in cucina, lo Sphynx sarà in cucina. Non potrà mai verificarsi che io sia in una certa stanza e lui preferisca starsene in un’altra”. Secondo la nostra intervistata, gli Sphynx riuscirebbero ad andare d’accordo anche con un sasso. Di più: non accettano il rifiuto dell’amicizia. Quiando arrivano in una casa hanno già ben chiara la situazione: “Questi sono i miei umani e questi altri gatti sono i miei amici”. Se poi, sventuratamen50

te, un altro gatto dovesse rispondere: “No, non sono tuo amico”, lo Sphynx, per quanto dotato di grandi orecchie, non sentirebbe neppure quel “no”. E inizierebbe, in ogni caso, a condividere la vita col micio riluttante che non vuole socializzare. Non appena quest’ultimo dovesse addormentarsi, lo Sphynx andrebbe a schiacciare un pisolino proprio di fianco a lui, perché la nanna si fa insieme. Se poi lo vedesse divertirsi con una pallina, si presenterebbe come compagno di giochi. Perseverante come pochi, lo Sphynx sa bene che, di fronte agli occhi di ghiaccio di chi non vuole “fare gruppo” batte un cuore di fuoco. Che, prima o poi, sarà preso per sfinimento. Proprio così: alla fine, come ci racconta Anna, cedono tutti. Non importa quanto tempo ci vorrà, lo Sphynx riuscirà a portare qualsiasi creatura vivente lo circondi nella rete delle sue amicizie. Anche perché, se l’umano va a lavorare, lui non può mica restare solo: gli altri gatti e il cane “devono” stare con lui. Ci scherziamo sopra, ma in realtà si tratta di una faccenda seria: questa razza può risentire molto della solitudine. “Non vendo mai uno Sphynx se non ho la certezza che in casa ci sia un altro PIANETA QUATTRO ZAMPE


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Foto di Silvia Pampallona

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gatto o un cane, a meno che non si tratti di persone che trascorrono in casa la maggior parte del loro tempo”, spiega Anna. “Lo Sphynx può infatti arrivare ad ammalarsi di depressione, se lasciato a lungo da solo”.

Voracità e necessità di difendersi dal freddo Lo Sphynx è una buona forchetta. Non solo. Come sottolinea la titolare di Aunt Nina’s, mangia in continuazione. Non che si rimpinzi, non lo fa. Semplicemente, la frequenza con la quale lo vedrete tornare al suo piattino vi sorprenderà. Tuttavia, c’è una ragione: essendo un gatto senza pelo, disperde più velocemente il calore e ha bisogno, per questioni di metabolismo, di mangiare spesso. È Alessio a spiegarcelo, aggiungendo che questa e altre caratteristiche fanno dello Sphynx un gatto decisamente d’appartamento. In particolare, è difficile che un micio di questa razza possa sopravvivere all’aperto con temperature rigide. “Se, senza vestiti, un umano sente freddo in una certa stanza, allora può star certo che lo sentirà anche lo Sphynx”, spie52

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Foto di Silvia Pampallona

ga Anna. E aggiunge: “Il riscaldamento è necessario, ma è anche vero che il gatto di questa razza non è uno sprovveduto: basta lasciargli a disposizione copertine e cuscini, lui saprà trovare tutto ciò che serve oper non soffrire il freddo”.

Salute e benessere Gli Sphynx sono portatori di cardiomiopatia ipertrofica felina. Questa malattia genetica provoca un ingrossamento che interessa soprattutto la parte sinistra del cuore. A fronte di un ventricolo ipertrofico, l’atrio sinistro del cuore è costretto a dilatarsi per controbilanciare. Il rischio che ne consegue è quello di un ristagno del sangue che può condurre alla formazione di trombi. A differenza di quanto accade con altre razze portatrici, come ad esempio quella dei Maine Coon, per lo Sphynx non esiste un test genetico. Viene ripetuta ogni anno l’ecocardio, per essere sicuri che i genitori dei nuovi cuccioli non abbiano sviluppato la malattia. “Se un cucciolo dovesse comunque risultare positivo in caso di successivi controlli, lo rimborsiamo o lo sostituiamo”, PIANETA QUATTRO ZAMPE

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spiega Alessio. “Di più non possiamo fare”. Quando domandiamo al titolare di Nude Look se lo Sphynx abbia bisogno di cure particolari a livello fisico, le idee sono chiare: a differenza di altri gatti, è necessario lavarlo regolarmente. “Bisogna fargli il bagno, possibilmente su una superficie piana che lo faccia sentire sicuro, non in un lavandino, troppo scivoloso e inclinato. Ci si impiegano tre minuti e poi, in un attimo, lo si tampona con l’asciugamano”. Altra precauzione, la protezione solare. In genere, lo Sphynx, se viene lasciato in terrazzo, si cura di trovare un posto all’ombra. Tuttavia, secondo i nostri intervistati, meglio andare sul sicuro e utilizzare una crema che lo preservi di fronte alla potenza del sole estivo. Insomma, un gatto, un mondo: i nostri due esperti sono sicuri che non ci sia in giro niente di simile. E, se siete alla ricerca di un gatto realmente affettuoso, non esitate a conoscerne uno di questa razza: la prima cosa che faranno sarà saltarvi in braccio. La difficoltà sarà, invece, convincerli ad abbandonarvi per andare a farsi quattro passi.

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Per saperne di più.. Nome: Origine: Carattere:

Orecchie: Collo: Occhi: Testa: Coda: Colore:

Gatto Sphynx Canada affettuosi e intelligenti, stabiliscono un forte legame con la famiglia a cui appartengono - socievoli ed amanti della compagnia grandi, larghe alla base ed aperte, leggermente arrotondate all’estremità di lunghezza media, bombato e muscoloso grandi, molto espressivi a forma di limone leggermente più lunga che larga - zigomi sporgenti sottile, spessa alla base si affina verso l’estremità vengono allevati con ogni varietà di colore, con o senza macchie. Più che di colore del mantello si puo’ parlare di colorazione della cute. Il colore degli occhi deve essere in armonia con quello della pelle

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Se un uomo d’affari s’innamora dei grandi felini

Se un uomo d’affari s’innamora dei grandi felini Educare le persone al rispetto verso tutti gli esseri viventi, a cominciare da tigri, giaguari e leoni. È la missione di Black Jaguar-White Tiger Foundation, nata da un’idea del business man messicano Eduardo Serio Astrid Blake

“La nostra missione è quella di salvare i grandi felini da circostanze crudeli e regalare loro le migliori condizioni di vita”, afferma Eduardo Serio, fondatore di Black Jaguar White Tiger. E, quando parla di “circostanze crudeli” non fa mistero del fatto di riferirsi anche a circhi e zoo, oltre che ad 56

allevatori illegali. Come quello che, nell’ottobre 2013, in una città messicana, aveva venduto ad un negozio di animali un cucciolo di giaguaro nero, destinato con ogni probabilità a “lavorare” mettendosi in posa per delle foto da vendere a turisti e passsanti. Una vita sotto sedativi, insomma. A volte, però, arriva la cosiddetta “volta buona”. Un esperto di animali, con venticinque PIANETA QUATTRO ZAMPE


anni di lavoro sul campo, assiste impotente all’ignobile compravendita e, disperato, contatta suo cugino. E suo cugino è proprio il nostro Eduardo. Che, ignaro di andare incontro ad un’esperienza che gli avrebbe cambiato la vita, era appena partito da Los Angeles per recarsi in viaggio d’affari a Monterrey, in Messico, la sua terra d’origine. Da sempre convinto della possibilità PIANETA QUATTRO ZAMPE

di perseguire, nella concretezza della vita quotidiana, i valori egualitari e il rispetto per tutte le creature viventi, Eduardo non ci pensa su due volte: arriva prima dell’uomo che intende sfruttare a scopo di lucro il piccolo giaguaro e lo strappa alla minacciosa ombra di un’esistenza fatta di terrore, somministrazione di droghe e lontananza assoluta dalle condizioni di vita ideali per 57


questi animali. Il salvataggio del cucciolo, che si chiama Cielo, è stato così l’atto di nascita della Black Jaguar-White Tiger Foundation. La prima di una lunga serie di imprese. Sono infatti centottanta i grandi felini salvati fino a questo momento.

La difficile questione del reinserimento in natura Sono in molti a domandarsi se gli esemplari portati in salvo da Black Jaguar-White Tiger vengano reinseriti in un habitat che sia 58

quello pensato per loro dalla natura stessa. Il sito web ufficiale della fondazione dà una risposta onesta a questa domanda: il reinserimento non viene portato avanti. E questo, per una ragione molto semplice: si tratta in genere di creature che l’uomo ha sottratto fin da cuccioli dal loro contesto naturale o che, addirittura, sono nati in cattività. Il reinserimento richiede percorsi complessi e, fino a questo momento, non è stato portato avanti. Si è però studiata una soluzione finalizzata a portare gradualmente i felini nella miglior condizione PIANETA QUATTRO ZAMPE


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Se un uomo d’affari s’innamora dei grandi felini

possibile di benessere e libertà. Il primo passo è quello di accogliere i cuccioli in un ambiente di dimensioni contenute in cui possano essere curati e nutriti ogni quattro ore. E che, grazie al carattere amorevole del contesto, possano iniziare la prima fase del loro sviluppo in maniera armonica. La seconda fase consiste invece nel mettere a disposizione degli ospiti otto acri (circa tre ettari) di spazio aperto in cui possano correre liberamente senza danneggiarsi l’uno con l’altro. Il bello, però, verrà con la terza fase, che non è ancora in essere ma, come si legge anche sul sito web della Fondazione, “si aprirà molto presto” e consisterà in centinaia – forse migliaia – di ettari di terreno destinato ai leoni, ai giaguari e agli altri “grandi gatti” sottratti ad una vita d’inferno. Un grande, immenso spazio, insomma, la cui caratteristica principale sarà quella di regalare a questi felini la libertà che non hanno mai avuto, la felicità che nasce dall poter vivere al sicuro dalle bravate dei bracconieri e da altri pericoli. In attesa di vedere realizzata questa ulteriore, significativa fase, è possibile seguire le attività di Black Tiger- White Jaguar sul 60

sito Internet della Fondazione. Dove, oltre alla possibilità di “adottare” le giovani e meno giovani creature selvagge ospitate dal centro, ci sarà a breve anche quella di iscriversi ai programmi di volontariato. Che dire ancora? Stay Tuned!

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Dodici mesi di imprese eccezionali (con l’aiuto dei quattrozampe)

Dodici mesi di imprese eccezionali (con l’aiuto dei quattrozampe) Un calendario realizzato da diverse realtà milanesi del sociale, impegnate in progetti benefici. Tra queste, anche Tempo per l’Infanzia, Onlus che sarà presente con scatti che commuovono. Quelli che immortalano i momenti più toccanti delle iniziative di Pet Therapy. Li scopriamo con l’educatrice Elena Sposito Astrid Blake

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Un centro diurno, dove arrivano i ragazzi segnalati dalle assistenti sociali. E attraverso il quale passano le più amare storie di vita dei giovani milanesi. Vengono da famiglie che vivono difficoltà, non sempre di natura economica. A volte può trattarsi di un genitore gravemente ammalato oppure agli arresti. Sempre, si tratta di esperienze che i ragazzi, nella fragilità di equilibri tipica dell’adolescenza, devono affrontare facendo affiorare tutta la loro forza interiore. La Onlus Tempo per l’Infanzia fa il tifo per loro, ospitandoli durante la giornata presso il proprio centro e portando avanti iniziative che danno vita ad un piccolo miracolo: farli sentire parte di un’unica, numerosa famiglia. E, se questo avviene, è anche merito loro, dei cani che, guidati dalla pet therapist Elena Sposito, si avvicinano ai ragazzi, riconoscendo con incredibile sensibilità quelli che hanno più bisogno di un contatto, di una manifestazione d’affetto sincero, di una zampa amica.

Magia della Pet Therapy Con un’empatia che sorprende, i quattroPIANETA QUATTRO ZAMPE


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Dodici mesi di imprese eccezionali (con l’aiuto dei quattrozampe)

zampe salutano tutti i giorni ogni singolo ragazzo del centro, individuando quelli reduci da una giornata scolastica e familiare particolarmente dura e andandosi a sedere proprio accanto a loro. E, presto, il pubblico e i sostenitori della cooperativa sociale potranno acquistare un calendario che ritrae questi commoventi attimi, immortalando magari un sorriso sbocciato in questi giovani ospiti del centro, grazie alla perseveranza della dottoressa Sposito e degli amici animali che la “coadiuvano” nel suo ruolo di referente per i progetti di Pet Therapy di Tempo per l’Infanzia. In realtà, l’azione della Onlus va ben oltre il periodo dell’età più tenera, estendendo la sua operatività anche ai ragazzi delle scuole medie e delle superiori. “Questo centro viene vissuto come una grande famiglia”, spiega la pet therapist. E racconta: “Abbiamo delle cuoche che cucinano per noi, si pranza tutti insieme con gli educatori. Poi c’è il momento compiti e, infine, le attività ricreative: cucina, arte, pet therapy, Yoga e rilassamento”. Dopo si torna a casa. Un po’ più forti, per aver sentito la vicinanza degli altri ragazzi e per aver giocato e comuni66

cato con quei cani dallo sguardo profondo, capaci di “chiamare” quella forza interiore di cui parlavamo poc’anzi e di aspettare con pazienza che si manifesti nella vita di tutti i giorni. “L’attività di Pet Therapy esiste da sei anni. Va ad agire laddove ci sono carenze affettive importanti, i ragazzi ne traggono grande beneficio”, spiega la nostra intervistata.

I progetti che il calendario aiuterà Tempo per l’Infanzia ha anche un centro ricreativo aperto a tutti, porta la pet therapy anche ai pazienti oncologici e realizza progetti territoriali di educazione ambientale. In più, viene anche coinvolta dalle scuole e dalle strutture per anziani. Saranno questi progetti a beneficiare dei proventi del calendario in via di realizzazione. Chi lo acquisterà, durante gli eventi di presentazione o presso la sede dell’associazione, contribuirà all’acquisto di materiali utilizzati nelle variegate iniziative del centro. Coinvolto nell’iniziativa, anche Davide Cavalieri di Radio Bau. “Da molti anni Davide ci invita PIANETA QUATTRO ZAMPE


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in radio per parlare di pet therapy” spiega la dottoressa Sposito. “Io stessa collaboro con l’emittente, faccio l’inviata speciale con una delle mie cagnoline”, racconta. E conclude: “Radio Bau ha preso molto a cuore le iniziative della nostra cooperativa. E Davide è davvero diventato un nostro grande supporter”. Chi voglia seguirne le orme, può seguire i progetti della Onlus su www.tempoperlinfanzia.it. E, quando il calendario 2016 sarà pronto, basterà uno sguardo agli scatti fotografici per capire che il tentativo è quello di dare finalmente, alle storie più amare, un lieto fine.

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