PIANETA QUATTRO ZAMPE
Green Hill, la sconfitta di una fabbrica di morte
Staffordshire Bull Terrier, armonia di Yin e Yang
I levrieri hanno ancora bisogno di noi
Ripercorriamo le tappe di questa battaglia intervistando l’onorevole Michela Vittoria Brambilla.
Un cane forte e tenace. Con un cuore che unisce gli aspetti piĂš affascinanti degli antichi Terrier e Bull.
Adottare un levriero per salvargli la vita.
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04 MARZO 2015
ANCHE QUANDO LA REALTÀ FA PAURA, C’È UNA FORZA CHE PUÒ TRASFORMARLA. E RENDERLA MAGICA COME UNA FIABA. LA STORIA DELL’OCA CORAGGIOSA CHE HA COMMOSSO L’ITALIA SUPERANDO IL PEGGIORE DEGLI INCIDENTI. www.beccodirame.com
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Editoriale L’avventura continua: anche questo mese, diamo voce a tutti quei fatti di attualità e a quelle realtà umane che testimoniano l’esistenza di una nuova sensibilità verso i diritti animali. Una sensibilità in costante evoluzione, capace di renderci più consapevoli della bellezza regalata alle nostre vite dai nostri amici a quattro zampe. Stiamo parlando in primo luogo del profondo significato assunto dalla sentenza di condanna per Green Hill, lo stabulare di animali da laboratorio accusato di terribili maltrattamenti contro i beagle allevati, già di per sé segnati dalla triste condizione dell’essere destinati ai centri di sperimentazione in vivo di tutta Europa. Il cosiddetto “sistema Green Hill” non non potrà più essere messo in piedi. Questa è una certezza e ne parleremo con l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, autrice del testo della norma che, approvata nel febbraio 2012, vieta l’allevamento sul territorio italiano di cani, gatti e primati da laboratorio. Spazio poi agli aggiornamenti su un’altra importante battaglia: quella portata avanti per salvare dalla morte - una morte inflitta con modalità atroci - i levrieri non più utilizzati nelle corse, ancora legali in paesi come la Spagna e l’Irlanda. Agire per dar loro una vita migliore è possibile e, se volete scoprire cosa potete fare per loro, non vi resta che andare a indagare
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tra le pagine del nostro web magazine. Prosegue però anche lo spazio dedicato alla salute dei nostri animali da compagnia. Parleremo con la veterinaria omeopata Nicoletta Messina, che ci illustrerà i punti di forza di questo metodo alternativo di cura privo di effetti collaterali, parlandoci anche della grande opportunità rappresentata dal suo utilizzo negli allevamenti zootecnici, con conseguente riduzione dell’uso di antibiotici e altre sostanze dannose anche per l’uomo. In più, il nostro prezioso “appuntamento mensile” con le due interviste al nostro veterinario Alberto Briganti, dedicate alla fisioterapia per animali e al recupero degli animali selvatici in difficoltà. Entrando poi nell’affascinante mondo delle razze feline e canine, scopriremo il simpatico Spitz nano, l’energico Staffordshire Bull Terrier, la vivace eleganza felina del Persiano Himalayano ed il maestoso gatto Maine Coon. Ci ritrovate, insomma, con lo stesso spirito con cui ci siamo lasciati il mese scorso: pronti a fare da eco agli ultimi passi compiuti su tutti i fronti più rilevanti per i nostri quattrozampe, dai diritti alla diffusione della medicina veterinaria olistica, dal benessere alla salvaguardia delle specie selvatiche. Che dire ancora? La rivista, anche questo mese, è tutta da scoprire. Buona lettura!
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Rubrica Appuntamenti
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Green Hill, la sconfitta di una fabbrica di morte
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Fisioterapia, toccasana anche per gli animali
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Animali selvatici da salvare
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Gatto Himalayano. Aristocratico come un Persiano, dolce e vivace come un Siamese
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Il guardiano che non ti aspetti
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Staffordshire Bull Terrier, armonia di Yin e Yang
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I levrieri hanno ancora bisogno di noi
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Cani in adozione
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Omeopatia veterinaria, realtĂ del presente e speranza per il futuro
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Maine Coon, dolcezza e fascino del gatto gigante PIANETA QUATTRO ZAMPE
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INFO
info@enci.it
sede@anfitalia.it
Ente Nazionale della Cinofilia Italiana
Associazione Nazionale Felina Italiana
ESPOSIZIONI CANINE
14.03
Esposizioni Nazionali
14.03
08.03
08.03
15.03
21.03
28.03
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Lodi (Lo) - soc. cinofila Laus Pompeja Tel. 0371211080 - 0371897972 Campiglia Marittima (Li) - Gruppo Cinofilo Livornese - Tel. 0586427210 Campobasso (Cb) - Gruppo Cinofilo Pentro Tel. 0874311373
14.03
14.03
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14.03
Cagliari - Gruppo Cinofilo Nuorese Tel. 0784200521 Cagliari - Gruppo Cinofilo Cagliaritano Tel. 070666976
ESPOSIZIONI FELINE 07/08.03
Pisa - Scacco Gatto
Catanzaro - Gruppo Cinofilo Crotonese Tel. 3291614156
07/08.03
Quillano (Sv) - Federazione Italiana Associazioni Feline
Riva del Garda (Tn) - Gruppo Cinofilo Adls Tel. 0471976431
14/15.03
Calenzano (Fi) - Associazione Felina Italiana
Riva del Garda (Tn) - Gruppo Cinofilo Trentino Tel. 0461933393
21/22.03
Gonzaga (Mn) - Rinaldi
21/22.03
Agrate Brianza - Federazione Italiana Associazioni Feline
28/29.03
Pesaro - Felix Marche
28/29.03
Gattinara (Vi) - Associazione Felina Italiana
Esposizioni Internazionali
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Catanzano - Gruppo Cinofilo Catanzarese Tel. 0961723013
Reggio Emilia - Gruppo Cinofilo Piacentino Tel. 0523326350 Reggio Emilia - Gruppo Cinofilo Piacentino Tel. 0521944580 Reggio Emilia - Gruppo Cinofilo Reggiano Tel. 0522282932
28/29.03
Castiglion Fiorentino (Ar) - Serenissima Cat Club
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Green Hill, la sconfitta di una fabbrica di morte Dopo la condanna in primo grado di Green Hill lo scorso 23 gennaio, ripercorriamo le tappe di questa battaglia intervistando l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente. Sara Chessa
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Febbraio 2012, Roma, Camera dei Deputati: sta avvenendo una votazione storica. A larghissima maggioranza, viene approvata la norma che fissa principi e criteri per la protezione degli animali destinati alla sperimentazione in vivo nei laboratori scientifici. Il testo della norma si deve all’onorevole Michela Vittoria Brambilla e l’approvazione avviene dopo una lunga battaglia di sensibilizzazione tra i banchi del Parlamento. Nello stesso anno, nel mese di aprile, un altro atto simbolico ad opera di attivisti per i diritti degli animali entra nelle cronache e arriva al grande pubblico: un gruppo pacifico di manifestanti riesce a entrare all’interno dell’allevamento Green Hill, struttura che a Montichiari (Brescia) conta al suo interno migliaia di beagle dal destino già scritto: su 6
di loro verranno testati farmaci, sostanze chimiche, pesticidi. Vengono allevati per questo e dal lager italiano viaggiano verso i laboratori di tutta Europa. In quell’occasione si assiste all’arresto di alcuni dimostranti, ma solo qualche settimana dopo, nel mese di giugno 2012, giornali e televisioni fotografano una protesta che non può essere considerata certo d’elitè: migliaia di manifestanti si incontrano a Roma e danno vita a quello che è stato definito il più grande corteo animalista della storia italiana. Ciò che i partecipanti chiedono a gran voce è la chiusura di Green Hill. La loro richiesta riceve una risposta poco più di un mese dopo, quando viene disposto il sequestro probatorio per tutti i beagle di Green Hill. Da quel momento, inizia la liberazione di centinaia PIANETA QUATTRO ZAMPE
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di beagle, affidati in custodia a Legambiente e LAV. L’evento è toccante: gli occhi dolcissimi di cuccioli e cani adulti si dischiudono spesso per la prima volta sul mondo, che fino a quell’attimo avevano vissuto solamente dall’interno dei capannoni in cui offrivano, di fatto, la loro vita. In nome di che cosa? Di ricerche ed esperimenti che, secondo una sensibilità ormai fortemente diffusa nel nostro Paese, non possono essere portate avanti a spese di quegli stessi animali che ospitiamo nelle nostre case, facendone i nostri compagni di vita. L’evoluzione, insomma, non esiste solo per il mondo animale, ma anche per la parte “più interna” dell’essere umano. Che la si chiami “coscienza” o “cuore”, l’empatia che questa parte ha sviluppato sembra non le consenta più di restare indifferente vedendo un cucciolo che poteva essere il nostro andare incontro a sofferenze irraccontabili, 8
dopo la somministrazione di sostanze chimiche che non lasciano certo il tempo che trovano, ma anzi rendono la vita dell’animale una sequenza di torture. E, prima ancora che questo calvario inizi, la permanenza in una struttura come Green Hill, con maltrattamenti sistematici e uccisioni a cuor leggero. Forte a livello individuale, la nuova consapevolezza in ambito di diritti animali si moltiplica in ambito sociale. È così che migliaia di persone hanno atteso col fiato sospeso la sentenza del processo Green Hill. Sebbene infatti i beagle fossero stati liberati tutti durante l’estate 2012, si voleva avere la certezza che una realtà come Green Hill non avesse più la possibilità di rimettersi in piedi. E questa conferma è finalmente arrivata: il 23 gennaio 2015, Renzo Graziosi e Ghislane Rondot, rispettivamente veterinario dell’allevamento e co-gestore di “Green Hill 2001”, vengono entrambi PIANETA QUATTRO ZAMPE
condannati a 1 anno e 6 mesi, mentre Roberto Bravi, direttore dell’allevamento, viene condannato a un anno e al risarcimento delle spese. Per i condannati, Assoluzione solamente per Bernard Gotti, co-gestore di “Green Hill 2001”, mentre i cani rimangono confiscati e, per i condannati, è prevista anche la sospensione dalle attività per due anni. In ogni caso, Green Hill non riaprirà più grazie al decreto legislativo 26/2014, che vieta l’allevamento di cani, gatti e primati destinati ad esperimenti. Un trionfo per le associazioni animaliste che si sono battute per anni e una vittoria anche per personalità politiche come la nostra intervistata, che si è spesa in prima persona in Parlamento per questi obiettivi e ci racconta oggi le difficoltà del percorso, ma anche la speranza di future conquiste nel campo dei diritti animali. PIANETA QUATTRO ZAMPE
Onorevole, in Italia, secondo cifre indicate sul sito della LAV, sono tutt’oggi novecentomila ogni anno gli animali su cui viene praticata la vivisezione. Il processo a Green Hill è stato però un simbolo della lotta contro questa pratica. Alla luce della sentenza del 23 gennaio 2015, possono gli stabulari simili a Green Hill ancora presenti nel nostro territorio proseguire indisturbati la loro attività, sebbene in molti casi portino avanti attività del tutto analoghe a quelle che caratterizzavano Green Hill stessa? Quello celebrato a Brescia non è stato, e non poteva essere, un processo alla vivisezione, che nel nostro Paese, purtroppo, è e resta legale. Rappresenta però una sconfitta della lobby vivisettoria, perché ha dimostrato che non esistono “zone fran9
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che”: anche in un allevamento di beagle destinati ai laboratori si commettono reati, ben delineati nel nostro codice penale, come l’uccisione e il maltrattamento di animali. E questi reati vengono scoperti e puniti. Gli attivisti per i diritti degli animali sono certi che Green Hill non potrà più riaprire grazie a nuove norme che fissano principi e limiti tali da impedire senza dubbio il ripristino di un simile sistema di maltrattamenti degli animali. Secondo lei, le norme a cui gli attivisti si riferiscono hanno veramente questa forza? Come ricorderà, dopo avere io stessa scritto la norma che vieta sul territorio nazionale l’allevamento di cani, gatti e primati destinati ai test, l’ho poi difesa per due legislature fino a condurla alla sua approvazione. Ora non solo una struttura come Green Hill è fuori legge, ma è dubbio che siano in regola, per esempio, gli stabulari di Università o enti di ricerca dove si allevano primati. Finché sarà in vigore la legge che ho voluto, nessuno potrà riaprire una fabbrica di morte. Il processo individua tra i responsabili non solamente figure interne a Green Hill, ma anche istituzioni pubbliche che, nella persona dei veterinari o di altri esperti di riferimento, hanno per tanto tempo sostenuto che tutto a Green Hill fosse regolare. Cosa manca, secondo lei, perché questi casi di negligenza vengano tempestivamente individuati? 10
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Green Hill, la sconfitta di una fabbrica di morte
A volte tra industria e veterinari si instaura un rapporto ambiguo, poco trasparente. Proprio perché la professionalità del “medico degli animali” è un valore che ritengo importante per tutta la collettività, da tutelare con il massimo rigore, il veterinario dovrebbe sempre mantenere indipendenza di giudizio e guardare al benessere dei suoi pazienti. Gli ordini e gli organismi di categoria dovrebbero essere più solleciti nel condannare e punire palesi violazioni non solo dei codici deontologici ma anche delle leggi. Spesso invece arrivano tardi, quando è già intervenuta la magistratura. Questi ulteriori ed inquietanti aspetti che sono emersi gettano immeritato discredito su tutta la categoria. Sarebbe però davvero un grande errore generalizzare. La stragrande maggioranza dei medici veterinari svolge con professionalità e passione il proprio lavoro e si indigna quando la cronaca ci mette davanti agli occhi episodi diversi. Spesso, chi opera con gli animali dal punto di vista commerciale stenta ad accettare che la sofferenza dell’animale debba esere un’eccezione e che il principio giuridico generale a cui fare riferimento è la tutela dell’animale stesso, al di sopra di ogni motivazione economica. Questo è sicuramente legato a una questione di sensibilità sociale verso le condizioni di vita degli animali, una sensibilità che, nonostante abbia fatto molti passi avanti negli ultimi decenni, è tuttora in evoluzione. Cosa possono fare le istituzioni pubbliche per aiutarne ulteriormente il progresso? PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Quello dei diritti animali è innanzitutto un tema in senso lato “culturale”, quindi è importante che sia correttamente impostato nella scuola e nella rappresentazione che i media danno quotidianamente della nostra società. Ma io credo che il nostro Paese sia maturo per un passo avanti anche sul piano squisitamente giuridico. Non a caso, nel dicembre scorso, noi della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente e del movimento “La coscienza degli animali” abbiamo presentato a Milano un manifesto-appello perché siano inclusi tra i beni e i valori tutelati dai principi fondamentali della nostra Costituzione, l’ambiente, gli ecosistemi e gli animali in quanto esseri senzienti, capaci cioè di provare piacere e dolore. La vittoria contro il “sistema Green Hill” è significativa, tuttavia le pene non hanno soddisfatto 12
le realtà in prima linea nella difesa degli animali. A quando un provvedimento legislativo che possa modificare la severità delle sanzioni previste per i reati sugli animali? “Le pene per i delitti a danno degli animali sono troppo basse e non fanno scattare effettivamente la galera per i colpevoli. Ma c’è un rischio anche peggiore. Stiamo aspettando con fiato sospeso per vedere che cosa farà il governo, chiamato ad elaborare in forma definitiva il decreto legislativo sulla non punibilità per tenuità del fatto. Il premier Renzi e il ministro Orlando avevano promesso di escludere i reati contro gli animali dall’applicazione di un provvedimento che equivarrebbe ad una depenalizzazione di fatto. Anche la commissione Giustizia della Camera ha chiesto al governo di seguire questa strada. Lo farà veramente?” PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Fisioterapia, toccasana anche per gli animali Con l’aiuto del veterinario Alberto Briganti, ogni mese prezioso ospite della nostra rivista, scopriamo quali benefici possono ottenere gli amici a quattro zampe (ma anche i pennuti) da questa branca della medicina. Astrid Blake
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Dottore, come funziona la fisioterapia in ambito veterinario? È gestita da centri e da veterinari specialisti. Punto di riferimento nella formazione di queste figure è la SIFIRVET, Società italiana di Fisiatria e Riabilitazione Veterinaria, in grado di qualificare un veterinario come specialista.
Di fronte a quali patologie possiamo ricorrere alla fisioterapia? Come nell’uomo, gli obiettivi principali della fisioteraPIANETA QUATTRO ZAMPE
pia sono quelli di ridurre il dolore (e di conseguenza anche l’uso di antidolorifici), evitare atrofie muscolari e tendine, recuperare un equilibrio nell’andatura e ritrovare la coordinazione.
tapis roulant, all’acquaterapia, agli ultrasuoni, alla magnetoterapia, fino ad arrivare ai miostimolatori che tonificano la struttura muscolare.
Ci sono delle attrezzature specifiche utilizzate con i pazienti a quattro zampe?
Parliamo di effetti sulla condizione del paziente. Quali risultati possiamo realisticamente sperare con la fisioterapia in medicina veterinaria?
Variano a seconda del tipo di terapia. Quest’ultima può essere puramente manuale, basarsi su esercizi fisici specifici oppure essere una vera e propria “azione strumentale”, che può basarsi sul ricorso al
Per casi di paresi, paralisi da ernie discali o post-traumatici (incidenti stradali) o post-operatori i risultati sono eccellenti. Dopo periodi più o meno lunghi i soggetti riprendono a camminare e a correre come prima.
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Come si può fare in caso di disabilità gravi? La disabilità grave comporta la grande professionalità del medico specialista considerando anche la grande disponibilità del proprietario che costituisce un elemento fondamentale per il successo riabilitativo.
Qual è la qualità della vita di un cane che ha bisogno del carrellino di supporto per la paralisi del posteriore? La qualità della vita è buona, perché riesce a fare quasi tutto. Chiaramente, la buona qualità della vita va di pari passo con la propria condizione fisica: è buona quando tutto il resto funziona, al di là del fatto che si sia utilizzato il carrellino e risolto così il problema dello spostamento. La qualità della vita è ottimale quando tutti gli altri organi funzionano e il cane riesce ad alimentarsi normalmente, con tutte le grandi funzioni organiche in condizioni buone.
Abbiamo fatto riferimento soprattutto ai cani. La fisioterapia può però 18
essere utile anche per i gatti? Sì, certo, eccezion fatta per l’utilizzo del carrellino. L’azione strumentale è di più difficile applicazione con i gatti, ma nel complesso possiamo dire che la fisioterapia esplica, anche nel loro caso, la sua utilità.
E per quanto riguarda i volatili? Sappiamo che la sua clinica si occupa anche di recupero degli animali selvatici feriti. Anche nel loro caso la fisioterapia può essere utilizzata per aiutare il ritorno a una vita normale? Sì. Dopo le prime cure nel nostro centro, noi inviamo l’animale nei centri di riabilitazione, che sono costituiti da voliere di 10/15 metri, nelle quali, dopo un ingresso a terra, gli animali sono portati istintivamente a svolazzare e, così facendo, procedono verso la riabilitazione completa. Il centro di recupero di pronto intervento si distingue dunque da quello riabilitativo, fatto di box con spazi controllati dove l’animale ha il tempo di riprendersi dopo incidenti o interventi chirurgici o terapia intensiva. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Animali selvatici da salvare Cosa fare se durante una passeggiata nei boschi ci troviamo davanti un animale ferito. Lo scopriamo col nostro veterinario Alberto Briganti, ideatore di un progetto educativo che coinvolge i bambini (ma fa bene anche agli adulti). Sara Chessa
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Cos’è un centro di recupero per animali selvatici? È una struttura di accoglienza per animali in difficoltà che deve assolvere alle prime cure relative a casi di animali selvatici feriti. Sono quei centri a cui un cittadino che abbia trovato un animale in difficoltà può rivolgersi affinché gli vengano prestati i primi trattamenti. Chiaramente, deve essere gestito da personale medico.
Cosa si può fare se questo centro è molto distante dal luogo in cui ci si trova? Questo purtroppo fa parte della nostra disorganizzazione. Non ci sono tantissimi centri di recupero per animali selvatici, alcuni hanno dovuto chiudere i PIANETA QUATTRO ZAMPE
battenti per problemi economici, perché per gestirli sono necessarie molte spese. Ultimamente il punto di appoggio è rappresentato dalle ASL, che non è detto abbiano al loro interno personale specificamente qualificato e attrezzature adeguate per questo compito.
Al di là di quest’ultimo caso, i centri di recupero per animali selvatici sono in genere strutture pubbliche o nascono dall’iniziativa della società civile? Ci sono diverse possibilità. In alcuni casi sono statali. In altri casi sono invece gestiti dalle associazioni animaliste, come la Lipu o il Wwf. Esistono però anche casi di centri di recupero gestiti da privati. La difficoltà, in particolare per questi ultimi, sta nell’arrivare a recuperare le PIANETA QUATTRO ZAMPE
spese sostenute. Di frequente non ci si arriva.
Da oltre vent’anni il Centro Recupero della Clinica Briganti si occupa della cura e della riabilitazione degli animali selvatici in difficoltà delle province di Firenze e Arezzo. Quali animali selvatici ci si ritrova più spesso a curare? Spesso si tratta di volatili, in particolare rapaci notturni e diurni. La fauna con cui ci si ritrova ad avere a che fare è comunque la più varia, si va dal passero al fagiano. Per quanto riguarda invece i mammiferi, arrivano molte nutrie investite dalle auto, ma anche istrici, tassi, ricci, volpi e lupi. Tutti animali recuperati in genere nel loro habitat oppure lungo le strade limitrofe all’habitat stesso. 23
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Animali selvatici da salvare
Che percentuale di successo c’è? Non è alta, ma possiamo dire che, attestandosi attorno al 50%, è già buona. Tra i principali fattori che agiscono sulla possibilità di insuccesso ci sono la gravità del danno, il ritardo nei soccorsi e anche la capacità degli operatori, che devono stare attenti a non stressare troppo l’animale.
Chi si occupa di reinserire gli animali nel loro ambiente, di solito? Del rilascio si occupa di solito la Polizia provinciale o la Forestale.
Quali difficoltà avete avuto in questi anni e come avete cercato di superarle? Da circa tre anni le sovvenzioni delle province sono venute a mancare, per cui la Fondazione “Becco di Rame” gestisce il centro con gli utili che derivano dalle vendite del libro di favole e dei film collegati alla storia dell’oca Becco di Rame, di cui abbiamo parlato nello scorso numero della rivista. In questo modo riusciamo a far sopravvivere il nostro centro.
La Fondazione “Becco di Rame” ha però in corso anche progetti educativi legati agli animali selvatici. Sì, portiamo le nostre esperienze nelle scuole che ne fanno richiesta, con laboratori di primo soccorso dePIANETA QUATTRO ZAMPE
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dicati ai bambini, che apprendono cosa è possibile fare per inoltrare al più presto l’animale ferito al centro di recupero, soccorrendolo nel migliore dei modi senza danneggiarlo. Facciamo partecipare i bambini al rilascio degli animali curati nel loro habitat, spieghiamo qual è il materiale necessario da avere con sé per effettuare il soccorso: guanti, corde (che possono essere anche i classici laccetti da elettricista), una coperta, una scatola che permetta di proteggere l’animale dalla luce. Inoltre, sono fondamentali il giubbotto segnaletico, la luce lampeggiante e il triangolo per potersi fermare in strada a prestare soccorso. È infatti accaduto che, senza queste precauzioni, alcune persone fermatesi a prestare soccorso, siano rimaste coinvolte in incidenti stradali e abbiano addirittura perso la vita. 26
Perché è importante proteggere l’animale dalla luce? Si tratta di animali selvatici, al buio sono più tranquilli. È inoltre necessario immobilizzare l’animale, per evitare ulteriori danni. Una volta fatto questo, lo si copre, lo si inserisce nella scatola (sono ottime quelle che si costruiscono sul momento e possono essere portate facilmente con sé in auto) e ci si dirige al più presto verso la struttura di recupero.
Laboratori educativi destinati ai bambini, ma utili anche per gli adulti. Sì, perché si tratta di un’iniziativa che favorisce la conoscenza degli animali selvatici, facilitandone il salvataggio e diffondendo l’attitudine alla tutela da parte dell’uomo. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Gatto Himalayano
Gatto Himalayano. Aristocratico come un Persiano, dolce e vivace come un Siamese Astrid Blake
Il fascino dell’abito “a punte colorate” del Siamese, unito all’intrigante bellezza del mantello del Persiano: era questo l’intento dei programmi di selezione portati avanti da alcuni allevatori d’oltre Atlantico che intorno al 1935 permisero di dare alla luce il gatto oggi detto Himalayano. Non si tratta però di un nome poeticamente creato presso gli allevamenti: “Himalayano” è il nome del gene responsabile della colorazione “point”, ovvero quella in cui muso, coda, parte terminale degli arti e maschera assumono un tono nettamente diverso rispetto al resto del mantello. È nato così il Persiano Himalayano, considerato da alcune associazioni una razza a sé stante e da altre, invece, un sottoinsieme della razza Persiana. In Italia, a livello ufficiale, si aderisce a questa seconda scuola. È però risaputo che non pochi allevatori si augurano di ottenere in futuro il riconoscimento dell’Himalayano come razza distinta. Ad affascinare, in ogni caso, non sono solamente le caratteristiche fisiche di questo gatto. Vedremo, 28
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assieme a Francesca Piconato dell’allevamento “Blu Velvet” e Maria Angela Resera dell’allevamento “Rosa Canina”, che la selezione ha combinato anche alcuni interessanti aspetti del carattere delle due razze.
Gatto Himalayano, aspetto e caratteristiche fisiche Il colore degli occhi di questi gatti, che “fluttua” tra l’azzurro e il blu profondo: è stata questa caratteristica a colpire Francesca Piconato e portarla a scegliere di allevare questa razza. “Più il blu dello sguardo è intenso, più prezioso è l’esemplare che si ha davanti”, sostiene, raccontandoci che gli occhi 30
di uno dei suoi gatti raggiungono addirittura il colore blu-viola. Di taglia medio-grande, il Persiano Himalayano è un gatto a pelo lungo di tipo cobby, ossia caratterizzato da corpo corto e massiccio, petto ampio, ossatura robusta e zampe corte. La testa rotonda ospita occhi grandi e, anch’essi, rotondi, ben distanziati tra loro. A contraddistinguerlo sono anche le guance paffute, il muso schiacciato e il collo spesso e corto. Le orecchie, poste a discreta distanza, sono piccole e dalla punta arrotondata. Sebbene gli arti, come abbiamo accennato, non raggiungano lunghezza notevole, sono robusti e forti, posti su piedi ampi e rotondi. La coda è corta, ma le sue effettive dimensioni cambiano a seconda della taglia del gatto. PIANETA QUATTRO ZAMPE
Il carattere del gatto Himalayano Chi alleva sia il Persiano classico sia quello Himalayano non ha dubbi: tra i due esistono evidenti differenze, a livello di indole. “Il Persiano vero e proprio è meno dinamico”, spiega Maria Angela Resera. E aggiunge: “L’Himalayano è più vivace, ha preso questa caratteristica dall’antenato Siamese. Tra coloro che adottano i miei gatti, molti mi domandano scherzosamente se io abbia dato loro un gatto o, piuttosto, un cane. Mi raccontano infatti che, esattamente come se lo fosse, corre verso la porta appena sente l’automobile di un membro della famiglia, aspettandolo finché non arriva all’interno dell’appartamento”. Il carattere, tranquillo e mite come quello del PerPIANETA QUATTRO ZAMPE
siano, si colora della giocosità del Siamese, dando vita a un gatto che ama esprimere la giusta esuberanza nelle più tipiche attività ludiche feline, ma, da amante delle coccole, si avvicina spesso per farsi accarezzare. Incuriositi, chiediamo a Francesca Piconato se siano gatti che soffrono la solitudine quando gli umani sono fuori di casa per qualche ora. “Se in casa è presente un unico gatto, può accadere che ne soffrano. Se invece il gatto ha accanto a sé altri suoi simili, il senso di solitudine è da escludere: hanno un carattere tranquillo, non soffriranno della temporanea assenza dei proprietari”, ci spiega la titolare di Velvet Blu. “Inoltre”, aggiunge, “si contraddistinguono per essere gatti assolutamente adatti alla compagnia dei bambini”. 31
Patologie genetiche Se il suo avo siamese non soffre di particolari malattie genetiche, il progenitore persiano ha invece trasmesso col suo corredo genetico la possibilità, per gli Himalayani, di essere portatori del PKD, il cosiddetto rene policistico. In questo caso, già alla nascita sono presenti, nei reni, delle cisti. Il pericolo è che queste possano, con la crescita del gatto, ingrandirsi, fino a generare gravi insufficienze renali. “Oggi il numero di esemplari portatori si è ridotto grazie ai test genetici”, spiega la titolare dell’allevamento Rosa Canina. E aggiunge: “Gli esemplari portatori vengono esclusi dalla riproduzione. O, 32
almeno, questo è ciò che fanno gli allevatori responsabili”.
Le difficoltà nel parto Arriviamo a parlare di gravidanze quando chiediamo a Francesca Piconato se il gatto Himalayano tenda a preferire un membro della famiglia in particolare. E, sebbene, socializzino con tutti, effettivamente Francesca rileva che la loro fiducia si può rivolgere verso una persona in particolare. “Le gatte per esempio, quando stanno per partorire, si rivolgono sempre a me: vogliono essere aiutate. Scopriamo così che spesso, durante il parto, è necessario assisterle, PIANETA QUATTRO ZAMPE
Per saperne di più.. Nome: Origine: Carattere: Corporatura: Testa: Orecchie: Occhi: Pelo: Coda:
Gatto Himalayano Stati Uniti - derivante dal gatto persiano tranquillo e docile - molto giocherellone da media a robusta rotonda e voluminosa con cranio largo piccole con punte arrotondate - leggermente inclinate in avanti grandi e rotondi - ben distanziati pelo lungo, molto folto e morbido corta , proporzionata alla lunghezza del corpo
aiutandole ad estrarre i gattini dalla placenta e ad asciugarli. Tutto ciò, come ci spiega Francesca, si lega alle difficoltà di respirazione che possono insorgere a causa dello stretto condotto per l’aria che caratterizza il naso schiacciato del gatto Persiano Himalayano.
Cure, benessere e consigli dell’allevatore “Ci vuole molta cura col pelo del persiano Himalayano”, afferma Maria Angela Resera. “La tessitura può variare, c’è il pelo lanoso e quello un po’ più ruvido. Quest’ultimo non crea troppi PIANETA QUATTRO ZAMPE
problemi, quello lanoso necessità invece di più frequenti spazzolate, può annodarsi facilmente, specie se i gatti “fanno il pane” tra di loro”, ci spiega. Tuttavia, quando le chiediamo un consiglio per chi desiderasse adottare un gatto Himalayano, Maria Angela è ottimista: “Non abbiate paura di fronte alle difficoltà che il mantello dell’Himalayano può comportare. È certamente un impegno, ma non così gravoso. È sufficiente, per esempio, spazzolarli per cinque minuti alla sera, magari mentre si guarda la TV. Osserverete che anche il gatto sarà contento e inizierà a presentarsi da voi puntualmente per questo rituale di bellezza”. 33
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Maine Coon, dolcezza e fascino del gatto gigante
Maine Coon, dolcezza e fascino del gatto gigante Alla scoperta di uno dei più intriganti gatti a pelo lungo. Bellezza, simpatia e una giocosità che non sparisce neanche in età adulta. Sara Chessa
Maestoso, elegante, fiero: impossibile resistergli. Qualunque cosa stiate facendo in casa, la interrompereste al suo passaggio per correre ad accarezzarlo o a inventare giochi per scatenare la sua ilarità. È il Maine Coon, per alcuni discendente del Gatto Norvegese elle Foreste portato in America dalle navi vichinghe, per altri leggendario incrocio tra gatto e procione, come suggerirebbe il nome, composto da “Coon” (procione) e Maine (nome geografico della loro “patria”). Se almeno nella prima ipotesi ci sia un fondo di verità, non lo sappiamo: i vichinghi se ne sono andati da tempo e nessuno di loro fa a gara per tornare indietro a testimoniare la presenza del “gattone” sulle loro imbarcazioni, come difesa dai topi durante i viaggi di conquista. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Maine Coon, dolcezza e fascino del gatto gigante
Del suo carattere e del suo fascino parliamo con due allevatori, Andrea Mirino e Lucilla Rocco, rispettivamente titolari degli allevamenti “Perla Blu” e “Conhedge”.
Un gatto che non si lascia sfuggire nessuno Se in casa siete in tanti, volete adottare un Maine Coone, ma temete che si affezioni a un solo membro della famiglia, dimenticate i vostri timori: non ci sarà membro della vostra famiglia per cui Maine Coon non trovi tempo. L’esperienza mostra che non si lega ad una persona in particolare, ma a tutti coloro che fanno regolarmente parte dell’ambiente domestico, sia pure intrecciando rapporti leggermente diversi con ognuno: ci sarà l’umano perfetto per giocare, quello con cui è bello dormire, l’altro che è divertente accogliere con moine spettacolari quando si è in cerca di attenzione e coccole. Certo, ogni Maine Coon ha i suoi momenti di solitudine, ma la tendenza di base è quella di stare vicino all’essere umano o agli altri gatti che con lui condividono la casa. Se amate la privacy, in caso di Maine Coon particolarmente curiosi, dovrete dimenticarvela. Alcuni pretendono addirittura di osservare il vostro rituale della doccia o di stare con voi mentre siete in bagno. E provate a non aprirgli la porta: saranno miagolii e mugolii, tanto che è quasi matematico: cederete alle pressanti richieste! D’altronde, il Maine Coon, come spiega Andrea Mirino, è “un gigante impacciato dal carattere dolce”, ma anche “un eterno bambino” in costante esplorazione del mondo. 36
Indipendente o “gatto ombra”? Intervistando gli allevatori di questa razza, è venuto fuori un curioso dato. Se alcuni insistono sul carattere indipendente del Maine Coon, altri smentiscono. Andrea Mirino, di fronte alla domanda circa la presunta incapacità del Maine Coon di stare lontano dall’essere umano, commenta: “Non direi che questa difficoltà esista. Probabilmente la cosa si verifica nel caso di un gatto singolo in un appartamento. Nel caso di una comunità di gatti, invece, il problema non si presenta: il Maine Coon è un gatto abbastanza indipendente. Di opinione differente è Lucilla Rocco, che ricorda: “Non faccio in tempo a sedermi sul divano, che i miei quattro Maine Coon mi saltano subito al collo. Sarà che non sono tantissimi, quindi si legano di più all’essere umano”. La spiegazione, dunque, potrebbe realmente essere nella differenza tra una PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Per saperne di più.. Nome: Origine: Carattere: Corpo: Testa: Orecchie: Occhi: Pelo: Coda:
Maine Coon Stati Uniti molto attivo e curioso, ottimo carattere - abitudinario ideale per compagnia (in particolare anziani e bambini) muscoloso e lungo media con zigomi alti grandi e larghe alla base - distanziate ed appuntite grandi , un po’ ovali ed obliqui folto e semilungo lunga e pelosa
comunità di gatti molto ampia – come quella dell’allevamento Perla Blu – e un gruppo ristretto, portato forse a diventare più “coccoloso” con gli umani. “Dire che il Maine Coon è indipendente”, chiarisce Andrea Mirino, significa che ama stare accanto al padrone, ma non è appiccicoso come altre razze”.
Un fisico bestiale Uno dei quattro Maine Coon di Lucilla Rocco è di tipo “americano”, dunque particolarmente grande. È questa – la stazza – una caratteristica che Andrea Mirino considera irrinunciabile per un Maine Coon. “Questo gatto”, spiega Mirino,”deve essere equilibrato. Il tipo non deve prevalere sulla stazza e la stazza non deve prevalere sul tipo. Oggi in tanti cercano le orecchie lunghe, la testa fatta in un certo modo, ma non bisogna dimenticarsi che la grandezza di dimensioni è una delle caratteristiche principali del Maine 38
Coon. Perché inseguire il “micro Maine Coon, se una delle caratteristiche della razza è proprio quella di avere al suo interno gatti tendenzialmente giganti?”. Così, gli chiediamo se anche le femmine debbano “dimostrare” grandi dimensioni. “Sono più piccole rispetto ai maschi”, risponde Mirino, ma deve pur sempre essere evidente la differenza di dimensioni rispetto ad un gatto comune. I gatti Maine Coon maschi, da adulti, possono raggiungere anche i 10 Kg. Le femmine arrivano a pesare 6 Kg”.
Alimentazione Non ci saranno mai articoli su razze feline in cui non ci faremo incuriosire dal tipo di alimentazione che l’allevatore sceglie. E, in questo caso, abbiamo trovato una risposta favorevole alla BARF, l’alimentazione a crudo che mira a nutrire i gatti nella maniera più vicina possibile alla loro alimentazione naturale. Ad PIANETA QUATTRO ZAMPE
esempio, con uccelli di piccola taglia, ma includendo anche le ossa e la pelle. Indagando, scopriamo che Andrea Mirino ha scritto addirittura una guida sull’alimentazione BARF, che può essere reperita sul sito del suo allevamento. “In una grande comunità di gatti, l’ideale è un’alimentazione standardizzata, che consenta a tutti i gatti di adattarsi facilmente. Quella che più si avvicina alla possibilità di standardizzazione è l’alimentazione naturale, a base pesce e carne cruda”, spiega. Tuttavia, aggiunge: “Vi sono anche alcuni periodi dell’anno in cui basiamo l’alimentazione dei nostri gatti sul cibo secco, perché più facile da somministrare, ma in linea di massima sono convinto che la cosa migliore, per il Maine Coon, sia la BARF.
Patologie genetiche Il Maine Coon fa parte delle razze portatrici dell’HCM, la Cardiomiopatia Ipertrofica, una malformazione del PIANETA QUATTRO ZAMPE
cuore che può condurre alla morte. Individuarla con certezza è difficile, perché i test genetici non sono perfetti. Tuttavia, aiutano. Il consiglio, da parte degli allevatori, è quello di ripetere regolarmente l’ecocardio, così da monitorare più facilmente lo stato di salute del Maine Coon.
Cure e benessere Difficile non notarlo: il pelo lungo ha bisogno di cure. Non sempre però è necessario spazzolare il Maine Coon ogni giorno. “Il Maine Coon dovrebbe avere un pelo che gli consenta di passare tra i rami senza impigliarsi e di resistere al freddo, dunque tendenzialmente un pelo non portato ad annodarsi”, spiega Mirino. E aggiunge: “Dovrebbe essere sufficiente spazzolarlo una volta alla settimana, ma le caratteristiche del pelo possono variare da un esemplare all’altro, dunque è sempre meglio decidere caso per caso la frequenza”. 39
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Il guardiano che non ti aspetti Alla scoperta dello Spitz nano. Minuto, giocoso e appassionato come non mai al ruolo di sentinella. Astrid Blake
Quando incontrate uno Spitz nano, non fatevi ingannare dalla taglia. Potrà sembrarvi un “giocattolino”, ma quegli occhi non scherzano: è in grado di controllare movimenti e suoni con attenzione formidabile, perché la sua passione è proprio quella di sorvegliare il territorio. Ce lo spiega Silvestro Petrozzi, titolare dell’allevamento Grifondoro: “Ai primissimi rumori inizia ad abbaiare. Potrebbe essere un ottimo cane da guardia, se tenuto in giardino”. È con Silvestro che scopriamo le caratteristiche dei cani di questa razza, noti anche come Volpini di Pomerania, dal nome della loro regione d’origine, oggi situata tra la Polonia e la Germania. 42
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La casa dello Spitz. Appartamento o giardino? Prendendo spunto dall’affermazione di Silvestro sull’audacia dello Spitz nano come potenziale “cane da sentinella” tenuto in cortile, gli chiediamo se sia dunque adatto anche ad una vita vissuta per lo più all’aria aperta, nonostante la sua fama di cane di appartamento. “Anche se di statura piccola, non è un cane che richiede necessariamente di stare 44
in casa”, spiega Silvestro E aggiunge: “Sta bene in appartamento, ma può vivere anche in cortile: non teme il freddo”.
Caratteristiche fisiche. Cosa lo contraddistingue rispetto agli altri Spitz Lo Spitz nano è un cane di piccola taglia, ma ci siamo chiesti in che cosa si differenziasse dagli Spitz piccoli, anch’essi insigniti di un nome che fa intuire PIANETA QUATTRO ZAMPE
Il guardiano che non ti aspetti
abbia raggiunto l’altezza al garrese di 24 cm, mentre il peso è considerato ininfluente: i giudici, quando nelle competizioni verificano lo standard, non pesano gli Spitz. Controllano, semmai, l’ossatura, i denti e la cosiddetta “carenza” rappresentata dalla fontanella nella regione del cranio”. Un cranio, quello dello Spitz nano, che si presenta piccolo, con minute orecchie di forma triangolare e tartufo nero di ridotte dimensioni. Dotato di zampe muscolose, lo Spitz nano si caratterizza per il suo mantello folto e per la coda “a riccio”. Domandiamo a Silvestro se i suoi cani, durante le gare, subiscano stress o temano gli altri cani. “Non si stressano perché sono abituati alla gente”, spiega. E aggiunge: “Noi partecipiamo a molte gare, diversi miei cani hanno vinto anche premi internazionali, sono abituati all’ambiente delle competizioni. Certo, essendo piccoli, è necessario tutelarli, in quanto alle gare puoi trovare cani di tutte le razze e di tutte le taglie, può capitare di sentire abbaiare forte. Se però sei abituato a far fare al tuo Spitz nano almeno una bella passeggiata alla domenica, in mezzo alla gente, lui tenderà ad esser tranquillo”. una corporatura non certo grossa. Silvestro, che conosce bene entrambe le varietà di Spitz, ci spiega che la differenza risiede nell’altezza al garrese, ovvero nell’altezza misurata con una linea perpendicolare all’animale che parte dalla punta delle prime vertebre della regione toracica e arriva fino a terra toccando il gomito. “Lo Spitz nano raggiunge i 22 cm al garrese, mentre lo Spitz piccolo arriva ai 28 cm”, spiega Silvestro. Tuttavia, aggiunge: “Alle gare è ammesso anche lo Spitz nano che eventualmente PIANETA QUATTRO ZAMPE
Allegria in casa. Lo Spitz nano e il suo carattere esuberante “Gli Spitz nani giocano tantissimo, i bambini li adorano, trascorrono il tempo a pettinarli”, afferma Silvestro. Non solo ottima sentinella, ma anche compagno di giochi affiatato per bambini. Inoltre, non si può dire che non siano coccoloni: sempre in cerca di carezze, prenderanno anche l’appuntamento con 45
Per saperne di più.. Nome: Origine: Peso: Carattere: Testa: Orecchie: Occhi: Pelo: Coda:
Spitz Nano Germania circa 3,5 Kg molto affettuoso, allegro e gioviale fronte larga e rotonda erette e triangolari a mandorla liscio e soffice, ricco di sottopelo portata arrotolata su dorso
la spazzola come un momento piacevole. Sì, perché, come il titolare di Grifondoro ci spiega, anche se non è necessario spazzolarli tutti i giorni, bisogna comunque farlo spesso. Ciò è necessario per gestire al meglio il sottopelo. Più lo si pettina, più il mantello porterà fuori tutta la propria bellezza.
Spitz nano e difficoltà nella riproduzione La piccola taglia che rende lo Spitz nano così grazioso e simpatico, è purtroppo anche fonte di alcuni problemi, in particolare per quanto riguarda la riproduzione: spesso, è necessario che i proprietari aiutino i cani durante la monta. “È per questo motivo che gran parte delle fecondazioni avvengono attraverso riproduzione artificiale”, spiega Silvestro. Il secondo problema legato alla piccola stazza concerne il fatto che, per ogni gravidanza portata avanti, nasce un solo cucciolo. A ciò si aggiunge il fatto che la nascita di uno Spitz nano femmina è molto più rara rispetto 46
a quella di un maschio. “In media, per ogni nata femmina ci sono cinque nati maschi”, racconta Silvestro. “Negli anni siamo riusciti a rendere più numeroso il gruppo delle femmine in allevamento, ma è stato piuttosto complesso”.
Consigli per chi adotta uno Spitz nano Un allevatore, da buon conoscitore della razza, è anche una persona in grado di dare ottimi consigli. Così, chiediamo a Silvestro Petrozzi di dare dei suggerimenti a chi ha il desiderio di ospitare in casa uno Spitz nano. “Il consiglio è quello di non focalizzarsi troppo sulla necessità di avere uno Spitz nano di dimensioni molto piccole. Non rincorrete il cosiddetto “toy” insomma, tanto piccolo da meritare il nomignolo di “giocattolino”: lo Spitz riesce a dare tanta soddisfazione a prescindere dalla stazza”. E, senza dubbio, non mancherà di “contagiarvi” con la sua giocosa allegria. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Staffordshire Bull Terrier, armonia di Yin e Yang
Staffordshire Bull Terrier, armonia di Yin e Yang Un cane forte e tenace. Con un cuore che unisce gli aspetti più affascinanti degli antichi Terrier e Bull. Sara Chessa
“Un piccolo grande cane, piccolo per le sue dimensioni, grande per il suo carattere”. Con queste parole descrive lo Staffordshire Bull Terrier uno dei nostri intervistati, Fiorella Meina, dell’allevamento Mein Staffi. Per comprendere meglio cosa intenda, ci sono utilissime le parole di un altro esperto, Alberto d’Atri, titolare dell’allevamento Lionhard. È lui a parlarci di Yin e di Yang, mutuando queste due parole dal mondo della ricerca interiore per spiegarci come lo Staffordshire Bull Terrier esprima un affascinante equilibrio tra le caratteristiche dei suoi antichi progenitori, il Terrier e il Bull di un tempo. Grazie alla conversazione con i nostri due esperti, tracceremo per voi un ritratto di questa razza canina, celebre per la prestanza fisica e la tenacia.
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La preziosa eredità delle famiglie Terrier e Bull Come avere due cognomi importanti sulle spalle: è così che probabilmente lo Staffordshire si sente. E ne ha tutte le ragioni, rappresentando il discendente del grande cacciatore che, un tempo, il Terrier è stato e l’audace combattente che, in tempi lontani, era il Bull. “Nella morfologia, sicuramente, la cosa che si può apprezzare di più dello Staffordshire è l’equilibrio. Essendo un Terrier e un Bull, dovrebbe avere un 50% dell’uno e un 50% dell’altro, un’armonia 50
tra questi aspetti, che sono come lo yin e lo yang, come il bianco e il nero”, sottolinea Alberto d’Atri. E aggiunge: “E’ un cane che viene da razze che erano completamente diverse e sono state unite. Sempre aderendo allo standard, personalmente cerco l’equilibrio tra questi due aspetti. E’ un cane muscoloso, abbastanza atletico. Nonostante la taglia fisica contenuta loro esprimono da subito una grande forza, una grande prestanza. Ricorda a volte i Molossoidi, come tipologia di cane: testa squadrata, torace ampio, si mantiene abbastanza “roccioso” nell’aspetto”. Se vi state chiedendo cosa sia rimasto, nello PIANETA QUATTRO ZAMPE
specifico, del Terrier e del Bull, il titolare di Lionhard precisa che sono caratteristiche non più esistenti nella modalità in cui si esprimevano un tempo. “Gli antichi Terrier erano cani da caccia con un istinto predatorio molto alto, di sostanza cani molto astuti, allo Staffordshire è rimasto questo istinto predatorio, che viene dai parenti Terrier e che dà tenacia, carattere”, spiega Alberto. E, con riferimento all’altro progenitore, afferma: “Il cane di tipo Bull è invece più legato all’aspetto umano, si distingueva per la sua attitudine verso la persone, per la sua grande forza fisica, soprattutto nel morso. Ecco perché sono PIANETA QUATTRO ZAMPE
stati selezionati e venivano utilizzati soprattutto per i combattimenti, discipline molto popolari nel corso dell’Ottocento e poi, fortunatamente, banditi. Anche se i combattimenti non si fanno più, è rimasto però questo cane abbastanza rustico”.
Aggressività nello Staffordshire Bull Terrier di oggi Naturale chiedersi se oggi, questo pronipote del Terrier e del Bull di un tempo, possa rivelarsi capace di attaccare. “Rimane un cane da caccia, quindi se 51
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vuole è in grado di difendersi”, afferma Fiorella Meina. E spiega: “Per l’esperienza che io ho, non hanno la tendenza ad attaccare per primi un altro cane: al comando del padrone si bloccano e non aggrediscono il cane che hanno davanti. Logicamente, se vengono provocati, sanno rispondere”. Domandando a Fiorella se questo accada spesso, ci viene spiegato che il problema nasce, soprattutto, per il fatto che esiste il luogo comune di attribuire il carattere “buono” ad alcune razze che invece non sono prive di aggressività. “Purtroppo”, spiega, “ci sono persone che lasciano liberi cani come i Labrador o i Pastori Tedeschi. Dal mio punto di vista la loro bontà non può essere invece data per scontata: sono cani che possono attaccare e si dovrebbe fare più attenzione”.
Staffordshire Bull Terrier, vita domestica e solitudine Se sappiamo già che, per vari motivi, trascorreremo del tempo fuori casa senza portare con noi il nostro Staffordshire, è necessario abituarlo fin da piccolo alla possibilità di stare da solo per qualche ora. È quello che ci spiega Alberto d’Atri, quando gli domandiamo se questo cane possa soffrire la solitudine. “Sono cani molto gestibili, vanno abituati fin da piccoli, se si sa che dovranno star soli. Però, rispetto ad altre razze, io li considero più versatili. È un animale sicuramente pieno di energia, ma anche capace di stare tranquillo a casa”, spiega. E aggiunge: “Lo posso consigliare a chi manca qualche ora da casa. Si tratta di organizzare i propri spazi. Tuttavia,come tutti i cani, non può rimanere solo per tutta la giorna52
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ta in appartamento: sono cani che comunque vanno seguiti, cercano molto il contatto con la persona”. Ma come si comporta un cucciolo di Staffordshire, in casa? Secondo Fiorella, proveranno sempre a “fare quello che vogliono”. In altre parole, esprimere la loro curiosità, andando a esplorare fino a dove noi glielo consentiamo. “Va trattato bene, ma bisogna dare delle regole”, spiega Fiorella. E, secondo lei, lo stesso buon senso va utilizzato con i bambini. “Lo Staffordshire si può tenere anche in appartamento senza problemi, con i bimbi è meraviglioso, ma deve essere insegnato loro a vederlo come un compagno di giochi, non come un giocattolo”. Tuttavia, precisa: “Non ho mai visto uno di questi cani rivoltarsi contro un bambino, anzi: ci sono casi in cui insegnano a camminare ai bambini”. In sintonia con Fiorella, su questo aspetto, è anche Alberto. “In Inghilterra 54
è noto come “nanny dog”, cane bambinaia ed è la quinta razza come diffusione”, spiega. E, tornando sul rapporto tra curiosità dello Staffordshire e vita domestica, consiglia: “Se li si lascia completamente liberi, i cuccioli, con la loro curiosità, possono anche arrivare a farsi male o anche creare dei danni alle nostre cose in appartamento. Per ovviare a questo problema, possono essere utilizzati dei recinti quando sono cuccioli, in modo tale che non prendano cattive abitudini”.
Staffordshire Bull Terrier, salute e consigli Per quanto riguarda la salute, quella dello Staffordshire è tendenzialmente molto buona. Può soffrire di alcune patologie genetiche, ma sono tutte molto PIANETA QUATTRO ZAMPE
Per saperne di più.. Nome: Origine: Peso: Carattere: Testa: Orecchie: Occhi: Arti: Muscolatura: Pelo: Coda:
Staffordshire Bull Terrier Regno Unito Da 12,5 kg a 17 kg per i maschi / da 11 kg a 15 kg per le femmine molto affettuoso con tutti, sia conoscenti che estranei - vivace Cranio largo e piatto Forma a “rosa” o con portamento semi eretto Rotondi di medie dimensioni Corti ma muscolosi Molto sviluppata con movimento agile Corto Di lunghezza media
rare e facilmente individuabili. La principale è l’L2HGA, una malattia del sistema nervoso centrale che può comportare crisi epilettiche, tremori e comportamento alterato. Fortunatamente, come ci spiega Alberto d’Atri, per diagnosticarla (o escluderla) esistono test efficaci e dal costo non elevato. Per quanto riguarda il loro benessere, andrebbero portati spesso all’aria aperta, magari a praticare l’agility dog e la corsa. Chiudiamo con i consigli di Alberto d’Atri per chi intenda adottare uno di questi cuccioli, incentrati soprattutto sul dovere, per il futuro proprietario, di informarsi bene su questa razza. “Nei geni c’è PIANETA QUATTRO ZAMPE
pur sempre qualcosa del combattente di una volta, bisogna tenere presente questo, farsi seguire da degli esperti. Il cane va socializzato, gli allevatori dovrebbero impegnarsi molto nel momento dell’imprinting, il cucciolo dovrebbe già avere contatti con altri cani, avere contatti con bambini”, spiega. Non è però finita qui, è necessario che la famiglia che lo accoglie continui il percorso. “Proseguire la socializzazione con cani equilibrati, che costantemente insegneranno al cucciolo. Per contro, bisogna fare attenzione a che non abbia esperienze negative con cani poco equilibrati, subire l’esperienza di un morso potrebbe attivare l’aggressività”. 55
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I levrieri hanno ancora bisogno di noi
I levrieri hanno ancora bisogno di noi Notizie non buone dal triste mondo dei levrieri da corsa. Per iniziare da subito a cambiare le cose, una possibilità c’è: il gesto nobile dell’adozione, tramite l’associazione SOS Levrieri.
paesi dove tutto questo è una realtà. L’Irlanda e la Spagna, per esempio. Ci scrive Alessandra Roma, presidente dell’Associazione SOS Levrieri, a proposito di ciò che accade in Spagna in questo periodo dell’anno. Alessandra, da anni impegnata con la sua associazione nel salvataggio degli esemplari di questa razza destinati ad essere soppressi alla fine della loro “carriera sportiva” nei velodromi, ci racconta di un numero
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“Hey Jude, prendi una canzone triste e rendila migliore”, cantavano i Beatles. E noi potremmo parafrasare: “prendi una notizia triste e rendila più bella”. È quello che ci viene in mente ogni volta che diamo una cattiva notizia su queste pagine, raccontando storie amare di animali maltrattati. In questo caso, però, sappiamo come potreste rendere migliore la notizia, cambiando la vita ad un levriero che non corre più e che, solo per questo, verrà eliminato in modi barbari. Ne abbiamo parlato qualche mese fa, del destino dei levrieri. Come avevamo spiegato, in Italia non esiste più la pratica delle corse, né, di conseguenza, le scommesse sulle stesse. Ci sono però in Europa 58
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I levrieri hanno ancora bisogno di noi
di levrieri attorno alle cinquantamila unità in serio pericolo. Verranno abbandonati, uccisi oppure gettati vivi nei pozzi, dove, inevitabilmente, moriranno di stenti. La loro appassionata fedeltà al galghero (colui che alleva i levrieri per le corse) commuove, ma non tocca il cuore di quest’ultimo, che, per una sorta di tradizione, nella maggior parte dei casi si libera degli animali che “non servono più” proprio nei modi atroci che abbiamo descritto. La fame e i
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maltrattamenti non hanno impedito loro di rimanere fedeli a quanto richiesto da chi li allevava e, quando vengono portati nei campi, pensano forse di essere lì per cacciare. La realtà è ben diversa. Come spiega l’Associazione SOS Levrieri, ai cani vengono in genere tagliate le zampe, affinché non possano tornare indietro. Oppure, vengono finiti con la lapidazione, impiccati o bruciati con la benzina. La testimonianza più atroce è quella secondo cui, questi cani, verrebbero anche torturati con un bastone inserito in gola, affinché non possano abbaiare o lamentarsi. Descrizioni atroci, che fanno ben comprendere come mai all’inizio di questo articolo parlassimo di notizie infelici. Eppure, il modo per cambiare il corso delle cose esiste. Da anni, SOS Levrieri riesce a far giungere in Italia molti cani che, altrimenti, sarebbero destinati alla tragica fine sopra descritta. Per chiunque voglia compiere un nobile gesto capace di far conoscere, finalmente, ai levrieri spagnoli l’amore di una famiglia e il calore di una casa, lo strumento per agire c’è: l’adozione. Tutto quello che dovete fare per trasformare le notizie che giungono dalla Spagna è rivolgervi a SOS Levrieri. Di seguito, troverete una lunga rassegna di fotografie di levrieri che vengono proprio dal sito Internet dell’Associazione. Sono i cani in adozione in questo periodo, gli ultimi arrivati con i viaggi della speranza organizzati dalla Spagna. Ognuno di questi cani ha una storia da dimenticare. Se però gli offrirete una nuova vita, fatta di rispetto e amore, la bellezza di ciò che avrà davanti agli occhi non potrà che dissolvere l’amarezza del passato. E riempire la vostra vita di gioia. 59
Cani in adozione
http://www.soslevrieri.eu Greyhound femmina, nata il 14.1.2013. Rosie va d’accordo con i cani di tutte le taglie, sia maschi che femmine. Non ha mai corso, docile al guinzaglio. HARVEY, Greyhound maschio di due anni, è il fratello di Rosie. Harvey è tranquillo, mite, socievole, affettuoso, giocherellone ed amabile. Va d’accordo con i cani di tutte le taglie, sia maschi che femmine. Docile al guinzaglio, pulito nel suo box.
Greyhound tigrata chiara, nata l’ 1.12.2012, è alta 65 cm. al garrese. Bella, molto buona, gentile, dolce. Va d’accordo con cani di tutte le taglie e con le dovute cautele del caso, potrebbe adattarsi a convivere con i gatti. Non ha mai vissuto in una casa, viveva con altri cani in un campo, il suo proprietario ha poi deciso di non tenerla più. Ora è in cerca di una casa e di una famiglia amorevole per ricevere tante coccole ed amore, come ogni cane ha il diritto di avere.
Greyhound maschio bianco e nero, il nero ha sfumature argento. Rosco è nato a luglio 2011. Solare e sempre di buon umore, è vivace ed affettuoso, un tipo estroverso ma non irruente, ha un carattere molto dolce. Va d’accordo con i cani di media e grande taglia, con quelli piccoli non dimostra aggressività, ma vuole giocare e data la sua mole ne sconsigliamo la convivenza.
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Cani in adozione
http://www.soslevrieri.eu Greyhound bellissimo e statuario di colore nero, Ronnie è estroverso e molto solare, attivo, goloso, assai attento ad ogni cosa ed intelligente. Fa di tutto per compiacere. Va d’accordo con i cani di taglia media e grande, ha ottime maniere ed è docilissimo al guinzaglio. Si sconsiglia la convivenza con i cani di piccola taglia.
Greyhound femmina nera, nata a novembre 2011, Rags ha un buon carattere, è socievole, molto affettuosa, può convivere anche con cani di piccola taglia. Molto golosa, per affrontare la “prova costume” dovrà mettersi un po’ a dieta perché leggermente in sovrappeso. Ama essere coccolata e ricambia con baci e affettuosità, brava al guinzaglio.
Galga nata nel 2012, alta 63 cm, color avorio e cannella. Anjana 2 è molto dolce e un pochino riservata, molto affettuosa e sempre alla ricerca di coccole. È molto brava con tutti i cani, sia maschi che femmine e va d’accordo anche con i gatti.
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Omeopatia veterinaria
Omeopatia veterinaria, realtà del presente e speranza per il futuro Efficace sui nostri animali da compagnia, l’omeopatia può essere utilizzata anche negli allevamenti zootecnici. Con la veterinaria omeopata Nicoletta Messina scopriamo come funziona e quali grandi possibilità può offrirci
gni” del malessere che il paziente esprime, compresi quelli emotivi. “Un mal di testa, in una certa persona, potrà essere accompagnato da irritabilità” ci spiega la veterinaria omeopata Nicoletta Messina. E continua: “In un’altra persona, potrà invece presentarsi accanto ad un senso di demoralizzazione. In altre ancora, il dolore al capo andrà in parallelo con la diminuzione del mal di pancia di cui magari si soffriva prima dell’insorgenza del mal di testa stesso. Mal di testa di differente natura, per pazienti di differente natura. Ed è infatti all’individuo nel suo complesso che la scienza omeopatica guarda. Quello che viene
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Essere convinti che la medicina convenzionale non abbia tutte le risposte. È questo, di solito, il punto di partenza di un omeopata. E, anche quando quest’ultimo applica le proprie conoscenze in ambito veterinario, le cose funzionano allo stesso modo. Così, ci si ritrova a spiegare ai pazienti che i rimedi, in omeopatia, non sono fatti per “bloccare” i sintomi fisici. In questo approccio, non si valutano le reazioni del singolo organo, ma piuttosto la totalità dei “se64
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Omeopatia veterinaria
detto “approccio olistico”: procedendo in questo modo, si ottiene un ritratto del paziente più completo.
I tipi psicologici Come accade in ambito umano, anche nel mondo animale l’omeopatia individua dei “tipi psicologici”, osservando dunque le caratteristiche mentali, comportamentali e fisiche dell’essere che si ha di fronte. O almeno, a quanto ci spiega la dottoressa Messina, questo è ciò che accade nel campo dell’omeopatia unicista, ovvero quella branca della disciplina che individua un solo rimedio per ogni paziente, corrispondente per l’appunto al tipo psicologico che quest’ultimo esprime. “In questo modo, la prossima volta, anche se non si tratterà di mal di testa ma di un altro problema, lo si potrà curare con la stessa metodica”, spiega ancora Nicoletta Messina. E, se è vero che gli omeopati usano ascoltare attentamente la descrizione che il paziente fa del proprio vissuto interiore, come potranno “estorcere” bonariamente delle riflessioni ai nostri quattrozampe, se questi ultimi non comunicano attraverso la parola? “Conta molto l’illustrazione della situazione da parte del proprietario, in questo siamo un po’ come i pediatri, che in genere cercano di capire meglio il malessere del bambino a partire dalle osservazioni dei genitori. Così, va anche in ambito veterinario: il proprietario “media”, raccontando le esperienze dell’animale e tracciando un quadro del modo in cui il malessere si manifesta. “Noi omeopati siamo un po’ come erano un tempo i medici di famiglia, osserviamo molto, ci avvaliamo di tecniche moderne e analisi però l’osPIANETA QUATTRO ZAMPE
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Omeopatia veterinaria
servazione è fondamentale”, spiega la dottoressa Messina.
La reazione dei pazienti E quale sarà la reazione del proprietario dell’animale, quando il veterinario proporrà di tentare la strada omeopatica? In realtà, a quanto ci racconta la nostra intervistata, si rivolgono al veterinario omeopata soprattutto persone che già si curano con le medicine alternative, che hanno presente il significato delle parole “fitoterapia” e “omeopatia”. “Noi diamo in genere l’omeopatia come una alternativa possibile, facendo presente che al contrario di tanti altri tipi di terapia non esiste nessun effetto collaterale”, chiarisce Nicoletta Messina. E aggiunge: “In più, spesso e volentieri, arrivano da noi proprietari di animali a cui la medicina ufficiale ha detto “io non posso fare più nulla” e che non hanno nessun altra possibilità”. C’è poi da dire che, negli ultimi anni, Internet ha permesso a sempre più persone di ampliare le proprie conoscenze, di venire a conoscenza dell’esistenza dell’omeopatia, di maturare la volontà di tentare strade alternative per la risoluzione delle problematiche.
Omeopatia e malesseri stagionali Buone notizie per gli animali da compagnia che accusano spesso malesseri stagionali: l’omeopatia può aiutarli tanto. Bisogna solamente trovare il rimedio giusto per il paziente che abbiamo davanti, la difficoltà è solamente quella. 66
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Omeopatia sugli animali da produzione e speranza di “debellare” gli antibiotici Chiedendo alla dottoressa Messina se abbia provato l’omeopatia solamente con cani e gatti, scopriamo che si è ritrovata addirittura nella situazione di utilizzarla con gli animali da produzione. Nei conigli per esempio, che sono ormai diventati animali da affezione. “Si può utilizzare in qualsiasi specie animale, l’unica necessità è quella di conoscere la specie. Altrimenti, individuare una terapia diventa impossi68
bile”, spiega la dottoressa Messina. Si tratta, come si può intuire, di una grande speranza, sia per gli animali allevati, sia per chi si nutre di carne: quella oggi in commercio e proveniente da allevamenti intensivi contiene spesso residui di antibiotici. Se maiali, galline e pecore venissero curati con l’omeopatia, potremmo dire addio a parecchie sostanze chimiche che , ordinariamente, finiscono nella nostra tavola attraverso il Po. “Avere un allevamento di bovini del tutto biologico, in cui si utilizzano esclusivamente l’omeopatia o la fitoterapia, permette di cambiare la nostra qualità di vita in maniera notevole”, spiega la PIANETA QUATTRO ZAMPE
nostra intervistata. E aggiunge: “È chiaro che se non cambia la nostra modalità di approccio all’ambiente in toto, è difficile. Bisogna che cambiamo il nostro modo di vedere le cose, con una produttività molto diversa, non orientata alla quantità ma alla qualità”.
Le specializzazioni che fanno di un veterinario un omeopata Incuriositi, chiediamo a Nicoletta Messina quali studi specifici abbia condotto per diventare omeopata in ambito veterinario. “La scuola è molto lunga, lo stuPIANETA QUATTRO ZAMPE
dio è molto lungo. Esistono delle scuole che sono di indirizzo prettamente omeopatico veterinario, come per esempio la scuola di Cortona, che è stata la prima fondata da Franco del Francia, il primo veterinario omeopata ad aver condotto degli studi seri, anche su animali da produzione, quali bovini e pecore. Questa scuola prevede i tre o quattro anni di base, poi c’è un master di “aggiornamento continuo”. L’omeopatia si è evoluta, è cambiata e sta cambiando: prima, in veterinaria non veniva usata come adesso, ma c’è uno studio profondo che è sempre in corso, da qui la necessità di aggiornarsi regolarmente”. 69
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