PIANETA QUATTRO ZAMPE
Se il turista ha sei zampe
Come ti rintraccio il donatore ideale
Un blu di Russia per amico
A Berlino con Melanie Knies, ideatrice dei tour per cani. Pagina 6
A Treviglio il registro per cani e gatti donatori di sangue. Pagina 28
Alla scoperta di una delle pi첫 eleganti razze feline. Pagina 44
Foto di Silvia Pampallona
01 NOVEMBRE 2014
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Editoriale Esprimere la curiosità che sperimenteremmo di fronte ad una intrigante creatura arrivata da un altro pianeta e pronta a raccontarci i segreti del mondo da cui proviene: è probabilmente questo lo spirito che i nostri amici a quattro zampe vorrebbero leggere nei nostri occhi. Non a caso, abbiamo scelto per la nostra rivista web il nome di “Pianeta Quattro Zampe”. Fa parte della nostra filosofia: vedere gli animali di cui ci prendiamo cura come un universo affascinante in cui non si finisce mai di scoprire. Comprenderli davvero significa conoscerli sempre di più. E, perché sia così, la ricerca deve essere continua e focalizzata su più orizzonti: volgersi a ciò che l’etologia fa osservare, puntare gli occhi sull’esperienza diretta di chi alleva gli animali, considerare i progressi in ambito veterinario, studiare i diversi tipi di alimentazione che possiamo offrire al nostro cane e al nostro gatto. Tante sfaccettature, tanti ambiti di esplorazione del “pianeta” che i nostri amici animali rappresentano. Ed è questa, per il nostro magazine, la mission più esaltante: poter essere uno spazio di confronto sui temi legati al benessere degli amici a quattro zampe che accompagnano le nostre vite. Così, in un’epoca in cui, per esempio, il lifestyle naturale attrae sempre più gli “umani”, non si può non riflettere sulla opportunità di regalare anche ai nostri animali
domestici una qualità della vita che sia il più vicina possibile a ciò che la Natura ha ideato per loro. In un’epoca in cui ritmi lavorativi frenetici dominano nelle nostre vite, non ci si può non interrogare sul fenomeno della solitudine del cucciolo che ci aspetta a casa e sulle possibili soluzioni, per esempio quelle offerte dagli asili per cani e gatti. In un’epoca in cui l’approccio olistico sembra incuriosire e convincere sempre più persone, non ci si può esimere dall’osservare quali benefici gli animali ricevono dall’omeopatia e come essa può convivere – anche armonicamente – con il ruolo del veterinario. Troverete così nella nostra rivista articoli che toccano tutte queste tenatiche e altre ancora, soprattutto quelle più fresche di dibattito e foriere di discussioni. Le troverete in questo numero e nei prossimi, dove potrete spaziare dagli argomenti legati alla salute a quelli che riguardano il divertimento dei nostri amici animali, fino ad arrivare alle iniziative innovative che li hanno visti protagonisti e ad articoli specificamente dedicati all’approfondimento delle caratteristiche delle razze canine, feline e non solo. Largo dunque al desiderio di comprendere sempre più queste creature: non sono aliene, ma ricordare di trovarci di fronte ad “un altro pianeta” non può che aiutarci a mantenere lo spirito curioso di chi vuole realmente conoscerli.
Foto di Edgar Thissen
In questo numero 2
Rubrica Appuntamenti
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Se il turista ha sei zampe
A Berlino con Melanie Knies, ideatrice dei tour per cani.
6
Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco
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Quando Fido la sa più della TAC
Storia dei cani che aiutano a individuare in tempo i tumori al polmone.
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Scopriamo di più Caratteristiche delle razze trattate
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Un blu di Russia per amico
Le associazioni che si battono per cambiare il triste destino di una razza canina tra le più antiche.
Alla scoperta di una delle più eleganti razze feline.
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Come fossi una bambola
Un lupo in cima all’albero genealogico
La verità sul cane lupo cecoslovacco. Cosa ha conservato del suo indomabile antenato? Lo scopriamo con l’allevatore e addestratore cinofilo Alessio Camatta
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Come ti rintraccio il donatore ideale
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La sua fama di gatto dolce e mite lo precede. All’occorrenza, però, il Ragdoll sa anche difendersi. Eccome.
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Un aperitivo in compagnia del micio Arriva anche in Italia la moda giapponese dei neko bar.
A Treviglio il registro per cani e gatti donatori di sangue.
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Fido Resort: tutti in classe, ma con stile A Monza per visitare l’asilo per cani che ha fatto del lifestyle naturale il suo punto di forza. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Foto di Silvia Pampallona
ESPOSIZIONI CANINE
ESPOSIZIONI FELINE
1.11
esposizione internazionale Busto Arsizio
1.11 - 2.11
mostra felina Verona
8.11 - 9.11
mostra felina Roma
8.11 - 9.11
esposizione internazionale Sassari
15.11
mostra felina Bologna
9.11
esposizione regionale Cesena
16.11
mostra felina Roma
15.11 - 16.11
esposizione regionale Genova
22.11- 23.11
esposizione regionale Foggia
22.11 - 23.11
espos. internazionale Latina
23.11
espos regionale Asti
29.11 - 30.11
espos. internazionale Cremona
ESPOSIZIONI INTERNAZIONALI 17.11 - 20.11
China International Exbition Center Beijing - China www.cioscom.com
26.11 - 2.11
Zoosphere 2014 - Russia www.zoosphere.lenexpo.ru
28.11 - 30.11
Kopet 2014 - Korea www.kopet.com
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22.11 - 23.11
mostra internazionale felina Bassano del Grappa
INFO info@enci.it Ente Nazionale della Cinofilia Italiana
sede@anfitalia.it Associazione Nazionale Felina Italiana
PIANETA QUATTRO ZAMPE
Se il turista ha sei zampe A Berlino con Melanie Knies, ideatrice dei tour per cani. Sara Chessa
Togliere il guinzaglio, andare in giro per i boschi che circondano la città, divertirsi coi giochi d’abilità: se la passano bene i cani berlinesi. Se i quattrozampe di tutto il mondo sapessero cosa escogita Melanie Knies nelle domeniche pomeriggio della capitale tedesca, con buona probabilità si metterebbero subito in viaggio per la Germania. La sua agenzia, la Berlin-
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MitHund, organizza tour per cani e per i loro amici umani, alla scoperta della vera Berlino. Una città che, per Melanie, non finisce nella zona conosciuta dai turisti. «Considerare la Porta di Brandeburgo come rappresentativa dell’intera Berlino sarebbe come dire che Roma è la Fontana di Trevi», spiega l’ideatrice degli itinerari a misura di cane. E aggiunge: «Berlino è una città immensa, ci sono tanti quartieri da scoprire e abbiamo boschi speciali per i cani». E sono questi - assieme ai numerosi laghi poco distanti dalla metropoli – ad essere tra le mete preferite dei percorsi creati da Melanie. Il termine “creati” non è casuale: per lei, il grosso del lavoro si svolge nella sua abitazione, dove studia il modo per rendere i suoi tour sempre diversi. E ci riesce proprio grazie alla creatività. «Al cane non basta una passeggiata», afferma. E prosegue: «Se si cammina per due ore e non si fa nient’altro, il cane 3
Se il turista ha sei zampe
inizierà a guardarvi come per dire: “E adesso che facciamo?”. Se invece lo si fa giocare “con la testa”, con i giochi d’ingegno, lo vedrete stanco e soddisfatto in soli quindici minuti». Non solo chilometri dunque, ma anche “quiz”. Un esempio? Un delitto di fantasia messo in scena nel bosco, in cui cani e padroni sono coinvolti nella ricerca del colpevole. Ad ogni tappa della passeggiata, Melanie propone loro curiosi esercizi che permettono via via di comprendere la dinamica del finto crimine. Amante dei cani da sempre, l’ideatrice dei tour sa come utilizzare queste “prove” in maniera da non generare ansie da interrogazione scolastica: si è liberi di partecipare o meno. L’obiettivo è far divertire tanto i quattrozampe quanto i loro “ospiti” umani. E, al termine di ogni gioco, chi ha saputo individuare nuovi indizi riceve in regalo
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qualcosa: la borsa della vittima fittizia del delitto, per esempio. Viene da domandarsi quanti individui lavorino per lei, per aiutarla a realizzare tutto questo. La risposta? Nessuno. Anche perché, come ci spiega, «chi lavora con i cani, a Berlino, non guadagna tanto: è difficile che ci si possa permettere dei dipendenti, è un lavoro che si fa solamente per passione nei confronti degli animali». Così, Melanie progetta e realizza tutto da sola. A casa pensa e nel bosco mette in scena. Si reca sul posto circa un quarto d’ora prima che arrivino gli escursionisti e predispone ogni cosa per la riuscita delle attività ricreative. Incuriositi, le chiediamo se la cosa richieda particolari autorizzazioni. Anche in questo caso, la risposta è negativa. «Tutto ciò che serve è un documento che certifichi che lavoro per me stessa, che non sono dipendente
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Se il turista ha sei zampe
di qualcun altro». Poca burocrazia dunque. «Berlino è la città ideale se vuoi vivere la tua creatività», ci dice. «L’unica difficoltà è il marketing: la città è immensa, difficile farsi pubblicità ovunque». Quando domandiamo se qualche amico a quattro zampe le abbia mai combinato qualche scherzo - come scappar via durante le passeggiate - Melanie sorride e afferma che quel tipo di burla le viene fatta di tanto in tanto solamente dai suoi due cani, adottati per altro in Italia: nei dintorni di Olbia, in Sardegna, presso il canile “I fratelli minori”. Durante le passeggiate, invece, sempre il massimo della tranquillità: «Questo grazie al fatto che anche i proprietari si rilassano, durante il tour». E si sa: se avete un turista a sei zampe e siete così bravi da regalare relax alle due “zampe” umane, come per magia anche le altre quattro vi seguiranno buone, allegre e tranquille.
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Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco Le associazioni che si battono per cambiare il triste destino di una razza canina tra le più antiche. Sara Chessa
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Correre per tre o quattro anni, diventare “beniamini” del vasto popolo degli scommettitori, poi essere bollati come “non più utili” e venire soppressi. Per di più, senza che sia prevista una pena per chi uccide, perché si appartiene ad una razza classificata tra gli “animali da lavoro” e non tra gli “animali da compagnia”. È ciò che ancora oggi, in molti paesi, accade ai levrieri, cani inseguitori antichi forse quanto la stessa umanità.
Corse e business nei paesi anglosassoni L’Italia, per fortuna, non è tra le nazioni ancora alle PIANETA QUATTRO ZAMPE
Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco
prese con le corse. Forse però, in questo caso, non si tratta tanto di essere fortunati, quanto di aver mostrato maggiore sensibilità verso il dramma delle soppressioni che questi animali subiscono quando la loro carriera di atleti giunge al capolinea. Così la pensa Alessandra Roma, presidente dell’Associazione SOS Levrieri, da anni impegnata nel tentativo di salvare - attraverso le adozioni - i cani che non corrono più. «Nei paesi anglosassoni la situazione è molto diversa», spiega. E aggiunge: «In Irlanda, in particolare, le corse dei levrieri sono di fatto il primo business, ci sono cinodromi ovunque. Quasi ogni famiglia ha un cane e sono cani che, nell’arco della loro vita, possono far guadagnare fino a 70.000 euro». Una vita piuttosto breve, dato che spesso la fine coincide con il loro ultimo traguardo. «Essendo definiti dalle normative “animali da lavoro”, è facile sbarazzarsene, c’è molta omertà e difficilmente
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verrai perseguito se ti disfi di loro», racconta ancora Alessandra. Certo viene da chiedersi se le associazioni animaliste locali non si muovano. La presidente di SOS Levrieri è certa che lo facciano. Il problema a suo dire risiede semmai nelle istituzioni, che non sembrano intenzionate a prendere provvedimenti che stronchino il sistema di scommesse.
L’azione di SOS Levrieri Alessandra ci racconta anche di una manifestazione tenutasi di recente a Dublino, alla quale anche SOS Levrieri ha partecipato: tanta determinazione da parte degli attivisti, tanti sforzi per portare alta la bandiera dei diritti animali, ma nessun segno dal parlamento o dal governo irlandesi: «Sanno bene che è il business principale per il loro paese», commenta con amarezza Alessandra, che non è nuova
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Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco
ad azioni di “lobby” a favore degli amici a quattro zampe presso le istituzioni: nel 2012, non ha esitato a recarsi a Strasburgo, proprio per chiedere che le normative europee venissero finalmente modificate al fine di riconoscere ai levrieri lo status di animali da compagnia. Una richiesta che ancora aspetta una risposta, attesa da migliaia di animalisti in tutti i paesi membri.
I levrieri in Spagna I paesi anglosassoni non sono però gli unici ad avere a che fare con questo problema. Il paese della corrida non è da meno: sono 60.000 ogni anno i levrieri che in Spagna vengono uccisi dopo essere stati utilizzati nella caccia alla lepre e al coniglio selvatico. Perché vengono soppressi? Rispondere non è difficile: chi li alleva, si cura di farli riprodurre. E, alla fine della stagione venatoria, sa di poterli eliminare, forte della presenza sicura di nuovi cuccioli che presto potranno sostituirli, con l’ulteriore vantaggio dell’età più giovane.
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Levrieri, i tratti distintivi di una razza Due le razze di cui SOS Levrieri si occupa: i Galgos (diffusi in Spagna) e i Greyhound, che vanno per la maggiore nei paesi anglosassoni. In realtà, però, i sottoinsiemi che possiamo individuare in questa affascinante razza, sono almeno 14: • levriero ungherese; • levriero scozzese; • levriero russo; • levriero arabo; • levriero spagnolo; • levriero polacco; • levriero persiano; • levriero inglese; • levriero afghano; • levriero della steppa; • levriero irlandese; • levriero italiano; • piccolo levriero inglese; • levriero del Mali.
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Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco
Le due razze su cui SOS Levrieri concentra la propria azione, i Greyhound e i Galgos, corrispondono rispettivamente al levriero inglese e al levriero spagnolo. Ad accomunare le diverse categorie di levrieri, la corporatura snella, il carattere atletico della fisicità e la testa piccola. Simile in tutte le quindici “dinastie” è anche la modalità di caccia: non utilizzano il fiuto, ma gli occhi. A differenza dei segugi che rintracciano la preda grazie al loro naso, i levrieri la avvistano e PIANETA QUATTRO ZAMPE
si lanciano in un inseguimento in cui l’aspetto fondamentale non perdere di vista il fuggitivo per poi raggiungerlo grazie alla velocità.
I Grayhound Selezionato nel tempo per seguire la preda senza necessitare della presenza costante del proprietario, il grayhound sembra essere nato per correre. Può 9
Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco
raggiungere i 63 Km orari e questa è stata la caratteristica che lo ha “condannato” ad essere uno dei cani più ambiti nell’ambito delle corse, sia nel racing che nel coursing, ovvero le simulazioni di caccia che utilizzano una lepre, reale o meccanica. Al di fuori del cinodromo, questi cani sono sensibili e affettuosi, anche se equilibrati e mai invadenti.
I Galgo Chi lo conosce lo descrive come un cane dal carattere dolce, amante della compagnia dei bambini e molto affettuoso con i proprietari. Un affetto esprime con un gesto caratteristico: piccoli, leggeri colpi col muso sulla persona alla quale vuole trasmettere la sua simpatia. Nonostante la forza e la perseveranza mostrate nelle gare, il Galgo, fuori dalle piste, viene descritto come un cane poco litigioso e portato per sua natura a evitare il conflitto.
E in Italia? L’ultimo cinodromo italiano è stato chiuso nel 2004. Oggi sopravvivono solamente strutture attrezzate per corse amatoriali, dove non si scommette e non ci sono rischi di soppressione per i cani. Si ha notizia di qualche corsa clandestina nel napoletano, ma i casi sembrano essere veramente rari. L’associazione SOS Levrieri è oggi supportata anche da Michela Vittoria Brambilla, ex Ministro del Turismo del governo Berlusconi. Fondamentale per l’associazione è portare l’opinione pubblica a conoscenza della grave condizione dei levrieri “di fine carriera”, obiettivo aiutato di recente anche dalla partecipazione al programma 10
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Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco
Striscia la Notizia, con tre interventi che hanno avuto la finalità di raccontare al grande pubblico la situazione dei levrieri irlandesi.
http://www.soslevrieri.it/
Le adozioni In questo numero vogliamo dedicare uno spazio alle adozioni proposte sul sito internet di SOS Levrieri. Periodicamente, l’associazione accoglie levrieri provenienti da altre aree d’Europa, ex atleti che altrimenti rischierebbero una tragica scomparsa. Di seguito, troverete le foto dei cani in adozione in questo momento: lasciatevi appassionare dalle descrizioni e guardateli negli occhi. Forse potrete scoprire in voi il desiderio di regalare loro, finalmente, una vita felice.
Zorrillo è un galghetto di appena 1 anno alto 44cm!!! Una perfetta miniatura di un galgo! E’ un piccolino tutto pepe e gioco, ha l’anima da cucciolo e non pensa ad altro che giocare. E’ molto curioso e gli piace esplorare il mondo. Trovato per strada a pochi mesi è cresciuto dentro al rifugio ma come tutti i giovani quelle 4 pareti gli stanno strette. Adora gli altri cani e il contatto umano, adatto ad una famiglia dinamica. Ha paura dei gatti e durante il test si è mostrato molto nervoso e sconsigliamo la convivenza.
Turka è una galghetta speciale. Anno di nascita approssimativo 2011 e altezza 62 cm. Turka è stata presa direttamente da un galguero in una nota zona dove intraprendono i campionati nazionali di galgo.
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Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco
Il suo passato è sicuramente molto molto duro e questo lo si capisce dalla sua timidezza. Ha bisogno di tempo per fidarsi delle persone e per lei si cerca una famiglia paziente e con possibilmente un altro cane può aiutarla ad uscire fuori dal suo passato. Ha sicuramente ricevuto molte percosse poichè ha una zampa posteriore leggermente arcuata e non sappiamo se è possibile aggiustarla con una operazione. Con gli altri cani è perfetta e anche giocosa, può convivere con gatti tranquilli in quanto lei ha paura di loro. Forza Turka sappiamo che c’è il sole anche per te! Duke è un cucciolone di 66 cm, anno di nascita approssimativo 2012. E’ un ragazzone con due occhi molti espressivi... E’ sicuro di se stesso ma non è dominante. Adora il contatto umano e per una carezza farebbe di tutto. Gli piace passeggiare al guinzaglio e segue molto bene il conduttore. Non ha nessun problema con gli altri cani con i quali gioca tantissimo. Con il giusto inserimento può vivere con i gatti. Che dire... Duke sei speciale!
Vainilla è una galga di 61cm, anno approssimativo di nascita 2008. E’ una signora meravigliosa! E’ un’altra mamma coraggio che ha fatto di tutto per salvare i suoi piccolini. Vainilla è una galga molto socievole ed equilibrata, la mattina devono sbrigarsi ad aprire la sua gabbia perchè non sporca all’interno. Si relazione benissimo con gli altri cani e con il giusto inserimento può convivere con i gatti. Al guinzaglio cammina perfettamente ed è un incanto passeggiare con lei. Vainilla sei insuperabile!
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Noche è una galga di taglia piccola di 57cm, anno di nascita 2010. Proviene dalla terribile perrera di Jerez e non
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Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco
sappiamo quale sia stata la sua vita precedente. E’ molto timida e una volta al guinzaglio segue il conduttore ma si spaventa facilmente di rumori forti. Non ha problemi con gli altri cani e in tranquillità ci gioca serenamente. Può convivere con i gatti, sempre eseguendo un giusto inserimento. Noche anche tu avrai il tuo momento di gloria e farai la passarella rossa verso la tua nuova vita fatta di amore e gioia!
Tino è un meraviglioso galgo di 66cm, anno di nascita approssimativo 2012. Ha degli occhi che ti parlano direttamente al cuore e all’anima! Ha avuto un passato turbolento proveniendo da un pueblo galguero. E’ timido con le persone ma segue al guinzaglio il suo conduttore. Con gli altri cani è giocoso e adora la loro presenza. Con il giusto inserimento può convivere con i gatti.
Blaky è un mix di galgo di soli 10 mesi. E’ stato abbandonato davanti all’ingresso della Fondazione quando aveva a malapena 3 mesi. Blaky è un vulcano di energia e di dolcezza, è molto energico come solo i cuccioli possono esserlo! Adora il contatto umano ed ha bisogno di una persona che lo guidi nella crescita. Purtroppo è cresciuto dietro le sbarre di una gabbia e speriamo vivamente di trovare una famiglia che possa finalmente fargli conoscere il mondo. Blaky gioca con tutti i cani però non è consigliata la convivenza con i gatti. Ha bisogno di una famiglia dinamica che sappia instradarlo ed educarlo. Blaky ci ha spezzato il cuore e speriamo che presto ci sia qualcuno che lo tiri fuori da quella gabbia.
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La dolce Ana è una galga nera di circa 4 anni, alta 65cm. E’ stata trovata randagia insieme ad Eva, era mangiata dalle zecche ed aveva varie ferite sparse per il corpo. Ana è una galga meravigliosa, ha un carattere solare ed al-
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Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco
legro. E’ giocosa e molto affettuosa. Va d’accordo con tutti i cani e con il giusto inserimento può convivere anche con i gatti. Ana forza!!!
Arya è una galga femmina di 55cm, anno di nascita approssimativa 2012. E’ una ragazzina molto dolce e simpatica, appena presa dalla gabbia sembra un pò timida ma basta poco per farla sciogliere. E’ molto giocosa con gli altri cani e adora la compagnia, con il giusto inserimento può convivere con i gatti. Fortunata sarà la famiglia che la adotterà!
Sarita è una giovane galga di circa un anno e mezzo. E’ allegra e giocosa, un vero vulcano di simpatia! La piccola non ce la fa più a vivere in una gabbia e dalle
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sbarre ti implora di portarla via. Gioca con tutti i cani ed è consigliata ad una famiglia dinamica. E’ consigliata la presenza dei gatti solo in una famiglia che la sappia educare e placare nei momenti di gioco. Impossibile annoiarsi in sua presenza!
Gara è una giovane galga di color cioccolato, ha circa un anno e mezzo. E’ stata salvata da una perrera e lei sembra ringraziare ogni giorno! E’ una signorina molto dolce e simpatica, è docile ed affettuosa. Convive perfettamente con gli altri cani e con il giusto inserimento anche i gatti.
Mamen è una piccola galga di 59cm, anno di nascita approssimativo 2011. Ha il carattere di una cucciola, è curiosa e vuole conoscere il mondo fuori dal rifugio. Le piace giocare sia con le persone che con gli altri cani. Era arrivata al
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Le corse dei levrieri, il bel gioco che dura poco
rifugio che era molto timida e schiva ed ora ha tirato fuori il suo carattere gioviale e solare. Non ha nessun problema a convivere con gli altri cani, con il giusto inserimento e con gatti tranquillli può conviverci.
Rafaela è una giovane galga di circa due anni, alta 60cm. E’ stata trovata randagia lungo una strada statale e non ha mai perso il sorriso. Si mette su due zampe e regala baci ed abbracci a tutte le persone che incontra lungo il suo cammino. E’ semplicemente un sole che brilla! Rafaela va d’accordo con gli altri cani ed è adatta alla convivenza con i gatti, sempre svolgendo un giusto inserimento.
non ha perso la sua spensieratezza. E’ la compagna di gabbia di Trueno e insieme si lanciano in lunghe corse e giochi sia dentro che fuori la gabbia! Può convivere con gli altri cani e con il giusto inserimento anche con i gatti.
Beltran è un galgo maschio di 63cm, anno di nascita approssimativo 2011. E’ stato trovato randagio nella città di Carmona. Quando ti soffermi davanti alla sua gabbia inizia a fare il buffone scodinzolando con la coda ad elica e invitandoti al gioco. Fuori della gabbia è un pochino timido ma basta poco per conquistare la sua fiducia. E’ dolcissimo e gli piace passeggiare al guinzaglio. Non ha problemi con gli altri cani e può conivere con un gatto molto tranquillo.
Ramona è una galga di 58cm, data di nascita approssimativa 2011. Ramona è una giovane galga allegra e simpatica. Nonostante provenga da un famoso pueblo di galgueros
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Foto di Alessio Camatta
Un lupo in cima all’albero genealogico
Un lupo in cima all’albero genealogico La verità sul cane lupo cecoslovacco. Cosa ha conservato del suo indomabile antenato? Lo scopriamo con l’allevatore e addestratore cinofilo Alessio Camatta Sara Chessa
Combinare la sensibilità all’addestramento che caratterizza il pastore tedesco con la forza e la prestanza fisica del lupo: questo era l’orizzonte verso cui si muovevano coloro che nel 1955, nell’allora Cecoslovacchia, diedero vita al Cane Lupo Cecoslovacco, una razza che ha conosciuto in Italia negli ultimi anni un vero e proprio boom. Tutto iniziò in quegli anni, con l’incrocio di 48 esemplari di Pastore Tedesco con quattro lupi euroasiatici (Argo, Brita, Sarik e Lejdy). Con poco più di 1030 cuccioli solo nell’ultimo anno, l’Italia è, con ogni probabilità, il paese col maggior numero di nascite in Europa. Se poi si considera che questa cifra non comprende i cani non registrati presso l’Enci (Ente nazionale cinofilia italiana), possiamo immaginare che i numeri siano addirittura maggiori. 19
Un lupo in cima all’albero genealogico
Gli allevamenti di Cane Lupo Cecoslovacco in Italia Quando si parla di boom di nascite, viene spontaneo pensare che questo possa essere legato ad un moltiplicarsi degli allevamenti. In realtà, le cose non stanno proprio così. “Possiamo dire che la produzione di cuccioli non è concentrata negli allevamenti professionali, la tipologia di persone che offrono il cucciolo è molto variegata”, spiega Alessio Camatta, addestratore ENCI e titolare dell’allevamento Athanor Lupus a Conegliano, in provincia di Treviso. “Molti privati”, continua Alessio, “hanno dei cani lupo cecoslovacchi che fanno una o due cucciolate l’anno, non sono dei veri e propri allevamenti come strutture o come inquadramento fiscale, però generano dei cuccioli”. Scopriamo così che, in Italia, gli allevamenti di Cane Lupo Cecoslovacco con partita Iva, sono soltanto tre. Immaginiamo che tra questi ci sia anche la struttura di proprietà di Alessio. Apprendiamo invece che, per quanto il suo sia un allevamento regolare con affisso Enci, per sua scelta non fa parte del ristretto novero di centri professionali registrati tramite partita Iva. La sorpresa che proviamo di fronte a questa scoperta dura poco: giusto il tempo di farci raccontare quali requisiti la legge chiede a chi vuole diventare titolare di partita Iva come allevatore cinofilo. Ciò che le norme richiedono non sempre si sposa infatti con il mantenimento di uno standard di qualità nell’allevamento. Per esempio, se a gestire l’allevamento è una persona sola, risulta piuttosto difficile avere le 45 fattrici che la legge richiede. Altrettanto complesso sarebbe, sempre per chi si trovasse a gestire da solo un allevamento, produrre almeno 30 cuccioli all’anno. 20
“Questo, per una persona sola come me, vorrebbe dire fare un allevamento di polli in batteria. A queste condizioni, la partita Iva è uno “status” che non mi interessa”, ci dice.
Il primo lupo cecoslovacco dell’allevamento Athanor Poco interessato agli status e attento invece al benessere di quelli che considera dei preziosi compagni di vita, Alessio Camatta ci racconta la storia PIANETA QUATTRO ZAMPE
Un lupo in cima all’albero genealogico
del suo avvicinamento a questa razza. “Al Cane Lupo Cecoslovacco sono arrivato dopo molti anni trascorsi con i pastori tedeschi, cani che tenevo però più che altro per passione, non avevo un allevamento”, spiega. Veniamo così a sapere che, dopo la morte del suo ultimo Pastore Tedesco, andato via dopo sette anni di vita “in simbiosi” a causa di una malattia, Alessio si mette alla ricerca di un cane più “rustico” e, magari, più longevo. “Navigando su Internet, mi sono imbattuto nel Cane Lupo Cecoslovacco: un cane dall’impatto estetico notevole. Ho cominciato a informarmi su questa razza, ho scoperto che è un cane dalla aspettativa di vita media molto elevata rispetto a quella del Pastore Tedesco e mi ci sono un po’ buttato di getto”. Ed è così che arriva a casa la prima cucciola, Uma, punto di partenza di un percorso di progressiva conoscenza del Cane Lupo Cecoslovacco che continua ancora oggi.
PIANETA QUATTRO ZAMPE
Il carattere: rapporti con altri cani Vita solitaria? “No, grazie”, risponderebbe senza ombra di dubbio il Cane Lupo Cecoslovacco. “Sono cani che hanno un forte senso sociale intraspecifico. Tendono, cioè, a formare dei branchi e ad avere delle relazioni sociali molto forti con i propri simili”, spiega sempre Alessio Camatta. “Per contro, tendono a vedere tutto ciò che è esteriore rispetto al proprio gruppo un po’ come rivale, almeno come prima reazione. La comunicazione tra cani può però poi sovvertire le regole”. Impariamo così che il Cane Lupo Cecoslovacco si pone in maniera predominante, rapportandosi ai propri simili con una certa aggressività. Questo non significa che, libero dal guinzaglio, andrebbe ad attaccare l’altro cane che dovesse trovarsi di di fronte. Si porrà, però, sempre con autorità, a meno che non ci sia una differenza di età. “Se un cucciolo di Cane
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Un lupo in cima all’albero genealogico
Lupo Cecoslovacco ha davanti un Pastore Tedesco adulto, il meccanismo di cui stiamo parlando viene meno; se però poniamo il caso di due cani adulti di più o meno pari taglia, ciò che succede al Cane Lupo Cecoslovacco al guinzaglio è che si propone fiero, grande, magari ringhia, tira per andare a conoscerlo”, descrive Alessio. E aggiunge: “Nella maggior parte dei casi, se non si tratta di un cane conosciuto, ognuno va per la propria strada. Se i cani sono di sesso opposto, in genere non succede niente. Se i cani sono dello stesso sesso, possono nascere dei problemi”. Problemi che, secondo le conoscenze e l’esperienza di Alessio, sono legati in particolar modo alla sfera della comunicazione. “Se l’altro cane con cui si rapporta ha una comunicazione poco chiara, per esempio non si capisce se si voglia sottomettere o se sia invece intenzionato a predominare, è più facile che si arrivi allo scontro”. .
Rapporto con l’essere umano: questione di imprinting Dimmi com’erano i tuoi primi mesi di vita e ti dirò chi sei. Si potrebbero riassumere così, le potenzialità che il Cane Lupo Cecoslovacco ha di sviluppare un rapporto intenso con l’essere umano. “Molto dipende dal lavoro che viene fatto in allevamento nei primi due mesi e, in particolare, nel primo mese di vita”, sottolinea Alessio. Assai sensibile agli stimoli, il Cane Lupo Cecoslovacco che riceva un un buon imprinting sul sociale - inteso in questo caso come relazioni con gli esseri umani - è un cane che vive dei legami fantastici con l’uomo: difficilmente ha paura della gente, 22
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Un lupo in cima all’albero genealogico
accetta con facilità tutto quello che è il contesto sociale. Se invece la creazione del legame con l’essere umano non viene curata con la dovuta costanza, non sarà facile per il cucciolo raggiungere il proprio potenziale. “È un cane che di sua natura, senza stimoli, diventa molto ritroso e chiuso verso ciò che non conosce, fino a vere e proprie paure patologiche di situazioni nuove e cose che non gli sono familiari”.
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Se la genetica aiuta l’imprinting Se gli umani non sono stati molto abili nell’aiutare il cucciolo a esprimere il suo carattere virtualmente socievole, si può però ancora sperare nella presenza di un patrimonio genetico che contenga quanto è necessario per aiutare il cane nella socializzazione. “Un cane con una buona genetica e con uno scarso/ medio imprinting”, spiega Alessio, “riesce a venir 23
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fuori. Un cane con una scarsa genetica e con uno scarso imprinting difficilmente ci riuscirà”. L’immagine suggerita dall’espressione “venir fuori” parla chiaro: c’è un qualcosa di affascinante che può affiorare dal mondo interiore che questa razza racchiude, ma il rischio è arrivare troppo tardi per consentirne lo sviluppo. Per aiutarci a capire, Alessio ci porta un esempio che confronta due razze. “Se hai a che fare col Pastore Tedesco, puoi andarlo a prendere in allevamento all’età di 4 o 5 mesi e aspettarti comunque che il cane “venga fuori”. E, in effetti, questo è ciò che accade: inizialmente sono un po’intimoriti perché non sono mai usciti dall’allevamento, poi, nel giro di qualche settimana, emerge il loro vero carattere e sono dei cani normali, a parte qualcuno che rimane un po’ timoroso. Per il Cane Lupo Cecoslovacco, invece, 4 mesi sono già troppi: tirandolo fuori da una gabbia 24
a quell’età, sarà piuttosto difficile riuscire a farlo diventare un cane capace di stare senza difficoltà in una situazione sociale, in mezzo alla gente, in un contesto cittadino dove ci sono macchine, rumori, persone che ti approcciano, ristoranti e tutto quanto fa parte della vita di un normale cane di città”. Se dunque state pensando di adottare un Cane Lupo Cecoslovacco, arrivate puntuali all’appuntamento.
Il Cane Lupo Cecoslovacco e i bambini Bambini? Nessun problema. Attenzione, però: il Cane Lupo Cecoslovacco non è un baby-sitter. “Lo paragonerei coi bambini un po’ al Dobermann, nel senso che devi stare un po’ attento alle corse sfrenate e all’urlare dei bambini, perché magari gli scappa PIANETA QUATTRO ZAMPE
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il gioco un po’ in stile predatorio”, spiega Alessio. Come lui stesso precisa, questo non vuol dire che il cane vada dal bambino pensando che sia una lepre o qualcosa del genere. Si instaura, però, un gioco molto rude: il cane rincorre il bambino, lo può buttar giù, comincia a usare un po’ di più la bocca. Questo forte utilizzo della bocca, come il nostro esperto ci spiega, è una caratteristica molto presente nel Cane Lupo Cecoslovacco. “Fin da piccolo gli va insegnato a calibrare il morso, è però un’attitudine che non si riesce mai a togliergli del tutto. Tuttavia, è un cane che non ha dei problemi patologici con i bambini”. Sicuramente, bisogna sempre fare una distinzione tra ciò che il Cane Lupo Cecoslovacco vive nel contesto del proprio territorio - quello che diventa il suo “branco” - e ciò che invece è percepito come esterno. “Non ho mai sentito di nessuno che, col Cane Lupo Cecoslovacco, abbia avuto problemi col bambino di casa: né col bambino nato prima dell’arrivo del cane, né col bambino nato dopo. Ovvio che non stiamo parlando di un Chihuahua: la regola è che non si lascia mai il cane di grossa taglia solo con il bambino”. A maggior ragione, questa regola varrà nel caso di un Cane Lupo Cecoslovacco che non abbia mai visto un bambino. Buon senso vuole che, alla prima occasione in cui può conoscerne uno, non lo si lasci da solo. Questo, però, vale per qualsiasi altro cane.
Non so stare solo. Il Lupo Cecoslovacco e il contatto col “branco” Conversando con Alessio Camatta, abbiamo modo di sfatare un mito: quello secondo cui il Cane Lupo Cecoslovacco non può vivere in appartamento senza PIANETA QUATTRO ZAMPE
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un grande giardino. Scopriamo così che le priorità, per questi cani, non hanno tanto a che fare con la possibilità di stare all’aperto in un cortile ampio, ma con la vicinanza degli elementi che considerano interni al proprio gruppo: “Una delle sue esigenze primarie, per sua natura caratteriale, è la vita sociale: lui ha bisogno di vivere in un gruppo, un gruppo dove ci siano delle regole, dove si facciano, insieme ad altri animali ed agli umani di casa, determinate attività. L’avere un giardino enorme e lasciare il cane praticamente abbandonato a sé stesso, fa del Cane Lupo Cecoslovacco un cane frustrato”. Una condizione simile può addirittura esasperare certi comportamenti di cui a volte le persone si lamentano. Un esempio? Le feste esagerate che il Cane Lupo Cecoslovacco fa quando il suo “branco”, finalmente, torna a casa: se quelle 26
euforiche manifestazioni di affetto che ci fanno dire “mi ha distrutto” diventano troppo forti, questo può essere legato al lungo tempo trascorso da solo, magari anche in uno spazio esterno di dimensioni notevoli, ma privo di stimoli “vivi” come possono essere i suoi compagni di vita umani. “Un grande giardino”, continua Alessio, “non aiuta ad avere un appagamento sociale: il Cane Lupo Cecoslovacco potrebbe anche annoiarsi e, pur avendo un ettaro a disposizione, tentare di scappare. Per contro, se viviamo in appartamento e abbiamo il tempo necessario e la passione per dedicarci a lui, sarà comunque completamente appagato”. Un bell’impegno insomma. È questa difficoltà ad affrontare la solitudine che spinge Alessio a dirci che non darebbe mai un cucciolo di Cane Lupo Cecoslovacco ad una persona che si trovi a dover stare fuori di casa, per esempio, dalle otto del mattino alle sei di sera. “Si deve avere almeno la possibilità di spezzare in due la giornata”, precisa. “Tornare a casa nella pausa pranzo, tirare fuori il cane dal box, fargli fare una passeggiata, giocarci. Tre-quattro ore da solo sono accettabili, ma otto ore di solitudine no”. In gioco, in questo caso, c’è la forte ansia da separazione che il Cane Lupo Cecoslovacco può sviluppare. “Non puoi lasciarlo in giardino a meno che tu non abbia una rete molto alta. È necessario avere un box molto sicuro, chiuso anche nella parte superiore”, consiglia l’esperto. E, se vi state chiedendo per quale ragione questo cane potrebbe tentare la fuga, non immaginatevi che voglia “farsi gli affari propri”, come ad fanno ad esempio gli Husky, cani indipendenti e amanti dei tour in giro per pollai. Il Cane Lupo Cecoslovacco scappa invece per ricongiungersi al branco: nella speranza di ritrovare quest’ultimo, in caso di forti ansie, i cani di questa razPIANETA QUATTRO ZAMPE
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za possono anche arrivare a forzare gabbie di alluminio e fare cose apparentemente impossibili, come passare attraverso fori di dieci centimetri di diametro o scavalcare recinzioni molto alte sfruttando la loro qualità di agili saltatori. “Se il Cane Lupo Cecoslovacco si mette in testa di ricongiungersi al branco, devi davvero avere un box attrezzato come Alcatraz”, scherza Alessio. E, stando così le cose, comprendiamo perché non ci si possa permettere di adottare questi meravigliosi cani se si è consapevoli di non poter dedicare loro il tempo e l’attenzione che richiedono.
Salute. La displasia dell’anca Quando chiediamo ad Alessio Camatta se esistano delle patologie specifiche di cui il Cane Lupo CecoPIANETA QUATTRO ZAMPE
slovacco può soffrire, ci parla subito della displasia dell’anca, una malformazione della testa del femore e della cavità del bacino (acetabolo) che colpisce soprattutto i cani di taglia forte. “Per chi acquista un Cane Lupo Cecoslovacco è necessario assicurarsi che i genitori siano esenti. Tuttavia, questo non garantisce l’esenzione della prole dalla malattia, quindi ci deve essere dietro un lavoro di conoscenza delle linee di sangue”, spiega. È imprescindibile dunque un lavoro di selezione da parte dell’allevatore. E aggiunge: “È una patologia che, nelle razze in cui è presente, non si può eradicare completamente. Bisogna tenerla sotto controllo, escludendo dalla riproduzione quei soggetti che danno casi di grave displasia”. Bisogna però precisare che difficilmente il Cane Lupo 27
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Cecoslovacco è affetto da forme gravi di displasia dell’anca. Cosa fare dunque? Senza dubbio, effettuare la radiografia dopo i 12 mesi e, qualora risultasse una displasia medio-lieve, sottoporre il cane a un programma di fitness. Una muscolatura salda tiene a posto le articolazioni e impedisce a queste ultime dei “giochi” che portino negli anni a una ulteriore degenerazione e quindi ad un aumento del dolore per il cane. Particolarmente utile si rivela il nuoto: non comporta sollecitazioni all’anca ma sviluppa la muscolatura. Si può poi ricorrere ad amminoacidi che aiutano nella costituzione del muscolo. Viene però spontaneo domandarsi cosa accada quando il cane è più anziano. “Nei casi in cui si va un po’ avanti con l’età e il cane, vivendo fuori, manifesta qualche dolore, lo si aiuta con una terapia farmacologica di antinfiammatori”, suggerisce Alessio. Nei casi più gravi bisogna valutare la soluzione chirurgica. Anche 28
qui, però, non è sempre facile scegliere la cosa giusta fare. “Sono operazioni molto costose, difficilmente i padroni sono in grado di capire se sono realmente necessarie o no, e bisogna tener presente che, a volte, c’è chi ci marcia sopra”.
Quel Lupo che fa capolino dall’albero genealogico Servirebbe probabilmente un trattato, per descrivere compiutamente i metodi che permettono di stabilire, con maggiore o minore approssimazione , quanto è rimasto del lupo eurasiatico nel Cane Lupo Cecoslovacco. Se, per esempio, utilizzassimo il metodo del “calcolo genealogico”, dovremmo dire che un Cane Lupo Cecoslovacco si attesta tra il 18 e il 25% di contributo genetico dei lupi. Un approccio differente sarebbe quello della genetica molecolare, disciplina PIANETA QUATTRO ZAMPE
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che studia la struttura e le funzioni dei geni: un calcolo su queste basi, tuttavia, non è mai stato fatto. “Se si fa riferimento all’esperienza empirica, la porzione di patrimonio genetico dovuta ai lupi eurasiatici deve essere considerata molto al ribasso rispetto a quanto farebbe pensare il calcolo genealogico”, spiega Alessio. Questa sua affermazione si comprende soprattutto se si considera ciò che è avvenuto nei diversi step selettivi che il Cane Lupo Cecoslovacco ha superato, sia in ambito militare che, a partire dagli anni Ottanta, in ambito civile. “I cani che erano molto lupi come carattere, venivano in genere eliminati dalla riproduzione. Del lupo sono rimasti atteggiamenti a livello comunicativo, ma caratterialmente parlando sono dei cani al 100%. Sicuramente è il cane che più si avvicina al lupo, ma questo non vuol dire che ci sia vicino”. Alessio, insomma, non ha dubbi: un esperto non confonderebbe mai un Cane Lupo Cecoslovacco col suo antico progenitore. “Quando qualcuno, parlando del lupo cecoslovacco dice “ma questo è un lupo”,
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puoi stare certo che si tratta di qualcuno che non ha mai avuto a che fare con un vero lupo. Un lupo è gestito al 100% da istinti, tu non puoi governare niente. Puoi insegnargli qualche trucchetto da circo, ma nel momento in cui subentrano gli istinti, non puoi più fare nulla. Per contro, il Cane Lupo Cecoslovacco ha uno spiccato senso sociale verso l’uomo. Se tu gestisci bene l’imprinting, ha un’ottima risposta all’addestramento”. Nessuna illusione dunque, Alessio lo dice chiaramente: un appassionato allevatore di lupo cecoslovacco che rincorre, attraverso la selezione, delle finezze morfologiche del lupo, sa che non riuscirà mai a ottenere un Cane Lupo Cecoslovacco che possa confondere un esperto. E così, intuendo, dal nome “Athanor Lupus” del suo allevamento, una certa passione per i testi ermetici, lasciamo Alessio al suo personale “crogiolo alchemico”: quello in cui, come lui stesso ammette con una certa poesia, “l’allevatore gioca con gli elementi della Natura per riprodurre qualcosa di superiore”.
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Foto di Silvia Pampallona
Come ti rintraccio il donatore ideale A Treviglio il registro per cani e gatti donatori di sangue. Sara Chessa
Un club di cani e gatti donatori di sangue, pronti a intervenire quando un altro animale domestico è in difficoltà: non si sono potuti organizzare da soli, ma a coordinarli ci ha pensato lo studio veterinario del dottor Flavio Giardinelli di Treviglio, ideatore di un registro che riunisce un piccolo esercito di amici a quattro zampe solidali. 30
Se il cane aggressivo salva una vita Una solidarietà che non va solo da cane a cane o da gatto a gatto, ma coinvolge anche le famiglie che di questi animali si prendono cura: è accaduto questo, nel caso che più ha commosso il dottor Giardinelli e i suoi collaboratori, quello del pitbull Sandy, preziosa donatrice finita sui giornali – anche in Inghilterra sul Daily Mail – per aver salvato Sissy, una meticcia molto anziana ammalata di tumore. “È stata superata una barriera e non solamente tra i due cani. Il legame di solidarietà si è creato tra proprietario e proprietario”, racconta il veterinario Giardinelli. Sì, perché la vicenda ha permesso di togliere al pitbull quell’etichetta che lo porta ad essere conosciuto per lo più per il carattere aggressivo, mettendone in luce, invece, la generosità. È grazie a quest’ultima se la famiglia della meticcia ha potuto averla accanto per altri due anni. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Da qui, l’idea: trasformare l’emozione in atti concreti e creare una banca dati che radunasse tanti potenziali donatori.
Un progetto ambizioso: l’elenco di chi può donare Parlare di “banca del sangue” non sarebbe esatto: quest’ultima ultima, presente per esempio presso la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Milano, prevederebbe la raccolta di sacche di sangue che poi dovrebbero essere, all’occorrenza, acquistate. Lo studio Giardinelli ha dato vita invece ad un registro di donatori che ha il pregio di essere messo a disposizione anche di altri studi veterinari, permettendo così di individuare subito la presenza di un gruppo sanguigno compatibile. Requisiti per entrare nella squadra dei quattrozampe generosi? Non essere portatori di malattie trasmissi-
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bili, avere una buona condizione di salute e rimanere all’interno di determinati parametri d’età e di peso. Per cui, occhio alla bilancia: se il vostro cane pesa almeno 20 Kg ed ha un’età compresa tra i due e gli otto anni, via libera all’iscrizione all’elenco dei campioni canini di altruismo. Per avere un’idea, un cane di 30 Kg potrà donare, per esempio, fino a 500 millilitri di sangue. Per i gatti, sono richiesti gli stessi limiti di età, cambiano però i valori di riferimento relativi al peso: se la bilancia segna almeno 4,5 Kg, il gatto è ammesso nel club e può regalare ai suoi simili in difficoltà fino a 10 millilitri di sangue per chilogrammo di peso.
I gruppi sanguigni per cani e gatti C’è una fase fondamentale che precede l’iscrizione a questa banca dati in stile “Avis”: uno screening gratuito che permette la tipizzazione del gruppo sanguigno. Da quel momento, il cane o il gatto ha il suo personale
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tesserino e può venire richiamato nel caso sia necessaria una trasfusione. Quest’ultima pratica è tutt’altro che poco diffusa: come ci spiega il dottor Giardinelli, gli studi veterinari vi ricorrono spesso, in particolare di fronte a casi di forti anemie, traumi o emorragie interne. Ciò che mancava, era una database di soggetti disponibili alla donazione. Per i gatti, esistono tre gruppi sanguigni: A, B, e AB. Se A è il più diffuso, B è invece diffuso solo tra determinate razze, come ad esempio l’abissino o lo sfinx. Il gruppo AB è invece rarissimo. Diversa è la situazione per i cani, per i quali, fra gruppi e sottogruppi, si possono identificare fino a 20 specificità differenti, anche se non esiste un unico sistema di classificazione. Quello più diffuso utilizza la sigla D.E.A. (Dog Erytrocites Antigens) e distingue 7 gruppi sanguigni (denominati DEA 1.1, DEA 1.2, DEA 1.3, DEA 1.4, DEA 1.5, DEA 1.6, DEA 1.7), distinti tra loro in base alla presenza o meno, sulla membrana dei globuli rossi, di alcune particelle, chiamate antigeni di
superficie. A livello clinico, ad avere importanza è per lo più l’antigene DEA 1.1, perché è noto come il più immunogeno. È, cioè, l’unico gruppo sanguigno che, se donato ad un cane non compatibile, può generare delle conseguenze gravi. Per questo, durante l’operazione di individuazione del gruppo sanguigno è per lo più importante stabilire se il cane appartiene o meno al gruppo DEA 1.1.
Una festa in ricordo della donazione più commovente È il 2013, quando lo studio veterinario Giardinelli decide di festeggiare il primo cane donatore. O meglio, il cane che ha suscitato più emozione in tutto lo staff, ovvero la cucciola di pitbull che ha allungato la vita alla meticcia Sissy. Questo evento pubblico, però, non è l’unico organizzato dal dottor Giardinelli e dal suo studio: col tempo, sono state create tante ricorrenze solidali. Tra le più innovative, la manifestazione “Dogs
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for people”, dove i fondi raccolti attraverso lotterie e sponsor non vanno a progetti dedicati solamente ai cani, ma vengono trasformati in buoni spesa da regalare a famiglie particolarmente bisognose. “Per la prima volta”, spiega il dottor Giardinelli, “gli animali da affezione hanno aiutato le famiglie in difficoltà”.
Non solo trasfusioni: l’iniziativa “Amarli ci aiuta a crescere” Riunire uno psicologo, un maestro elementare, un veterinario e un pediatra, per poi informare meglio le famiglie sui rischi – spesso sovradimensionati – che si pensa di correre stando a lungo a contatto con gli animali. È stata questa la sfida principale dell’iniziativa “Amarli ci aiuta a crescere”, organizzata sempre dallo studio ideatore della banca dati dei donatori di sangue. “A volte, la paura è data dalla non conoscenza” – afferma il dottor Giardinelli – “Cerchiamo di portare avanti delle iniziative che abbiano anche finalità educative, sia dal punto di vista sanitario, sia dal punto di
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vista sociale”. E infatti, per l’equipe di esperti in ambito veterinario e pedagogico, non è stato difficile mostrare come, ferme restando le basilari norme igieniche, il contatto con cani e gatti non sia poi così rischioso, quanto alla possibilità di trasmissione di malattie al bambino che con essi gioca e vive. Non più di quanto possano esserlo un asilo infantile o un qualsiasi altro ambiente affollato.
Banca dati dei donatori come patrimonio condiviso La nascita del registro dei donatori è dovuta essenzialmente alla mancanza di iniziative analoghe nel territorio. L’esperienza va avanti, col merito aggiunto di aver dato vita ad un patrimonio condiviso di potenziali donatori, dal momento che anche altri centri veterinari possono accedere alla banca dati. “Il cane o il gatto”, conclude infatti il dottor Giardinelli, “donano a chi ne ha bisogno: non fa alcuna differenza che si tratti di pazienti del nostro studio o dei nostri colleghi”.
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Fido Resort: tutti in classe, ma con stile
Fido Resort: tutti in classe, ma con stile A Monza per visitare l’asilo per cani che ha fatto del lifestyle naturale il suo punto di forza. Sara Chessa
“Cara, hai preparato gli zainetti? Porto i cuccioli a scuola”. Non è un lapsus. Non a Monza, dove coloro che hanno un amico a quattro zampe possono usufruire, da quattro anni ormai, del Fido Resort: un vero e proprio asilo per cani. Un servizio che pone rimedio alle tante ore trascorse in casa dai nostri amici animali mentre il resto della famiglia lavora, regalando
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ai cani una vita sociale davvero niente male. Sì, perché quando parliamo di “asilo”, non lo facciamo alla leggera. Entrando, l’impressione, è davvero quella di trovarsi davanti il meglio delle strutture educative e ricreative per l’infanzia: pareti colorate con i toni rilassanti del verde e del lilla, arredi con i paraspigoli, poltroncine che fanno a gara per far sentire i
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quattro zampe “a casa”. E non è neppure tutto qui: il particolare che più colpisce è il rigore che gli addetti del centro riescono a osservare nel tenere pulita la struttura. Attenzione però, perché non ci sono trucchi dannosi per la salute di Fido. Niente deodoranti ambientali chimici, per esempio. Impossibile? Non se si ricorre agli incensi, che hanno il potere di assorbire gli odori sgradevoli, ma senza compromettere la salute degli amici a quattro zampe.
Cani e visione olistica Parlando con Patrizia Giovannelli, educatrice cinofila e titolare del centro, scopriamo poi che l’utilizzo di prodotti naturali è un vero “chiodo fisso” per il Fido Resort. Al di là dell’asilo, la struttura offre infatti anche
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altri servizi, tutti studiati per garantire agli ospiti uno “stile di vita” vicino alla natura. “Per la tolettatura” per esempio,” spiega Patrizia, “scegliamo solamente prodotti biologici, per i cani che hanno problemi ossei o muscolari abbiamo il nostro programma di massaggi e, quando il proprietario di un cane, nell’ambito di un percorso educativo cinofilo ad hoc, ci chiede aiuto per dei problemi comportamentali, non suggeriamo mai farmaci, ma piuttosto ci rivolgiamo a degli omeopati di nostra fiducia per individuare i rimedi più adeguati”. Il tutto, senza volersi sostituire al veterinario. “Se il veterinario ha prescritto dei farmaci, non siamo noi a dire no. Certo è che possiamo testimoniare l’efficacia dei rimedi fitoterapici e omeopatici sugli animali, dovuto in particolare al fatto che l’effetto di queste terapie non viene sporcato dall’effetto “pla-
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cebo” che si osserva spesso negli adulti”. Il principio naturale, insomma, agisce senza venire influenzato dalle aspettative che di solito “inquinano” il paziente umano. Si tratta inoltre di cure che permettono al cane di rimanere lucido, di non perdere mai la propria coscienza: così, mentre agiscono, è possibile darsi da fare anche su altri fronti, primo tra tutti quello della socializzazione con altri cani. Si punta, insomma, al benessere globale dell’animale, in piena sintonia coi principi dell’approccio olistico.
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Le classi dell’asilo Uno dei punti di forza del Fido Resort è quello di avere, praticamente sotto casa, uno degli ingressi al Parco di Monza. Questo immenso giardino verde smeraldo è il “cortile” di cui gli ospiti del Fido Resort possono usufruire per giochi e passeggiate con gli educatori del centro o i dog sitter. Quando poi si torna all’asilo, lo svago continua in una delle nove classi presenti nella struttura. Classi formate secon-
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do criteri precisi, nell’abito dei quali l’età conta, ma non è tutto: ad avere la priorità sono soprattutto le simpatie tra gli animali. E queste, come si può vedere dai racconti presenti nella pagina Facebook del resort, si esprimono creando intrecci che neanche una telenovela potrebbe offrire. Amori che nascono, cani che fanno amicizia durante le passeggiate al parco e poi si cercano e si riconoscono in classe, proprietari di cani che si informano sulle date in cui sarà presente il compagno di giochi preferito del loro amico a quattro zampe, proprio per permettere all’amicizia canina di crescere. Con una media di 21 euro a giornata – che possono scendere fino a 15 euro in base alla maggiore frequnza con cui si ricorre all’asilo – è possibile dunque non solo mettere in buone mani il cane, ma anche regalargli la possibilità di costruirsi una “comitiva”.
Apprendere dagli altri cani L’attività preferita dei cani è senza dubbio il gioco, ma l’interazione con altri cani non ha solamente un valore ricreativo. “Condividendo degli spazi con i suoi simili, il cane impara che la violenza non è necessaria e che c’è il modo per vivere insieme e andare d’accordo”, spiega ancora Patrizia Giovannelli. E aggiunge: “Noi diciamo spesso che gli ospiti di più lunga data fanno un vero e proprio “lavoro”, con i nuovi arrivati: se abbiamo dei gran bei risultati è merito anche degli altri cani, quelli più equilibrati, che vengono da noi da anni”. Se poi un cane ha delle particolari caratteristiche, per esempio qualche difficoltà in più a relazionarsi coi propri simili, è prevista la possibilità di inserirlo in una classe dedicata, in maniera tale che possa svolgere le stesse attività ricreative – passeggiate incluse – ma senza rischi per la sicurezza degli altri cani.
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I clienti “I ragazzi del Fido Resort sono sempre molto disponibili, pensi che vengono a prenderla a casa senza svegliarmi”, ci dice Alice parlando della sua cucciola, cliente del Fido Resort. Alice lavora su turni e l’asilo per quattro zampe è ciò che le consente di proseguire con tranquillità il suo lavoro senza preoccuparsi per la solitudine della sua cagnolina. “Ha conosciuto molti cani, ha fatto nuove amicizie”, prosegue Alice. E aggiunge: “Io stessa ho fatto dei corsi presso la struttura, per apprendere le basi del primo soccorso. È importante sapere cosa fare di fronte ad un colpo di calore o ad un avvelenamento”. E, quando spostiamo il discorso sull’utilizzo esclusivo di prodotti biologici di qualità – per la pappa come per la tolettatura – Alice è entusiasta: “Per me il cane è come un figlio, dun-
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que mi piace molto che si usino solamente prodotti naturali”. Anche Barbara, cliente del Fido Resort da quattro mesi, ha iniziato a portare all’asilo il suo amico a quattro zampe affinché non stesse solo durante gli orari di lavoro. In pochi mesi, il suo vivacissimo border collie ha imparato che ogni cane incontrato per strada è un potenziale compagno di giochi e non certo un rivale. “Merito della competenza di Patrizia e del suo staff”, spiega Barbara. “Col mio cane e con le mie due bambine abbiamo partecipato anche ai corsi degli educatori cinofili, con splendide passeggiate al parco in compagnia di Patrizia. È davvero bello vedere il cane rilassato. E quando arrivi sulla porta dell’asilo e lui tira per entrare... Non puoi avere dubbi che anche lui lo veda come un luogo meraviglioso”.
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Lo staff del Fido Resort Un laureato in Medicina veterinaria, una segretaria con l’esperienza necessaria per gestire l’asilo e una terza dipendente specializzata in dog-sitting: questi sono i collaboratori più vicini della titolare del Fido Resort. Forte della sua esperienza in diversi centri italiani e di specializzazioni conseguite negli Stati Uniti, Patrizia Giovannelli può contare su un collega che è, come lei, educatore cinofilo. A loro si rivolge in particolare chi è alla ricerca di una soluzione per i problemi comportamentali dei cani, che, come abbiamo visto, vengono gestiti con un approccio olistico, integrando metodi naturali differenti a seconda dei casi. In loro aiuto, i “fiori all’occhiello” delle
altre sezioni del centro: la palestra, i massaggi, la cromoterapia durante la tolettatura. In quest’ultimo caso, in particolare, il cane non finisce in un grigio spazio costellato di vasche in alluminio, ma in un piccoilo paradiso fatto di vasche variopinte in materiale ipoallergenico, dove la musica da meditazione e i giochi di luci colorate aiutano il rilassamento dell’ospite canino. Difficile dunque paragonarlo ad un asilo come tanti: quando le tecniche olistiche e i metodi naturali diventano una filosofia irrinunciabile, allora è una questione di stile. Non resta che augurarsi che in tanti prendano esempio. PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Quando Fido la sa più lunga della TAC
Quando Fido la sa più lunga della TAC Storia dei cani che aiutano a individuare in tempo i tumori al polmone. Sara Chessa
Il migliore amico dell’uomo, ma anche il peggior nemico del tumore. Ebbene sì, i cani possono riuscire, grazie al loro olfatto, a riconoscere in fase precoce la presenza di molte patologie tumorali. Ne sono sempre più convinti i ricercatori del Dipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica (Divet) dell’Università degli Studi di Milano, che lavorano – in collaborazione con la onlus Medical Detection Dog Italia – ad un progetto che studia la straordinaria capacità canina di distinguere l’urina di pazienti affetti da tumore al polmone da quella di pazienti sani. Non è magia e non è neppure indice che i nostri amici a quattro zampe seguano in segreto corsi di laurea in medicina: tutto è invece connesso con uno dei punti di forza più evidenti di questi animali, il loro naso. Un naso in grado di percepire - fiutando le urine - i composti chimici che segnalano la presenza di cellule cancerose. Quali siano queste sostanze è tuttora un mistero anche per medici e scienziati. Il cane, però, non se ne lascia sfuggire il passaggio: come fosse un check point vivente, può essere addestrato a segnalarne la presenza. Ed è questo il lavoro svolto dalla Medical Detection Dog: 42
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Quando Fido la sa più lunga della TAC
associazione con sede a Trento, collabora da anni con il Divet dell’Università di Milano ed ha tra le sue fila un team esperto di addestratori cinofili che si occupano di “istruire” i cani, valorizzando al massimo la loro abilità nel “dare la caccia” al tumore. Tutto il lavoro viene accuratamente monitorato dai ricercatori del Divet, grazie a filmati delle sessioni di addestramento e del successivo “lavoro” dei cani. E se mettiamo tra virgolette la parola “lavoro”, un motivo c’è: per i quattrozampe coinvolti - tutti cani di proprietà - si tratta di un gioco. L’addestratore va a prenderli a casa una volta o due alla settimana e tutta l’attività viene percepita dai cani come qualcosa di ricreativo, PIANETA QUATTRO ZAMPE
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al pari di ciò che accade ai loro simili che si divertono con le corse o con l’agility dog. Ad ogni modo, grazie ai video, il comportamento degli animali viene osservato con costanza dagli etologi del Divet, che sanno come individuare eventuali stress e garantire il benessere del cane coinvolto. Sempre al team di ricerca universitario, si deve la preparazione delle provette contenenti le urine di pazienti sani, di ammalati di cancro al polmone e, infine, di persone sofferenti di altre patologie che coinvolgono lo stesso organo. I campioni vanno predisposti in maniera tale che i cani possano annusarli. “Questo 44
tipo di tumore è molto difficile da diagnosticare”, spiega la dottoressa Mariangela Albertini, docente di Fisiologia e ed Etologia degli animali domestici presso il Divet e membro della squadra di scienziate impegnate nel progetto. “Spesso”, continua, “anche le tac e altri sofisticati strumenti riescono a rilevarlo solamente quando è già in stadio avanzato. Di conseguenza, agire diventa più difficile. Il fiuto del cane, invece, può consentire di individuare il tumore polmonare fin dalle prime fasi della sua presenza. Col beneficio, per il paziente, di trovarsi davanti una prognosi molto più favorevole”. In altre parole, la speranza è quella di PIANETA QUATTRO ZAMPE
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di identificare il tumore al polmone in fase precoce. E, sapendo quanto i cani siano legati all’essere umano, c’è da immaginare che, venendo a conoscenza degli studi del Dipartimento di Veterinaria e Sanità Pubblica, si mettano in fila per essere “assunti” come nasi d’eccezione. Viene spontaneo chiedersi se ci siano razze più adatte di altre, ma la risposta è negativa: “Non devono essere cani particolari”, chiarisce Mariangela Albertini. E aggiunge: “Sono presenti diverse razze, tra i cani addestrati dalla Medical Detection Dog Italia. Tra questi ci sono un labrador e un lupo cecoslovacco, ma anche un meticcio sarebbe adatto. Il cane, si sa, usa il naso come metodo per riconoscere i propri simili, quando due cani si incontrano la prima cosa che fanno è annusarsi. Si tratta dunque di sfruttare questa loro innata capacità, indirizzandola poter ridurre il ricorso alle chemio e ad altre terapie foriere di pesanti effetti collaterali, portando anche ad un notevole risparmio per le casse del nostro sistema sanitario. “Le pubblicazioni scientifiche uscite fino a questo momento sul questo tema”, spiega ancora Mariangela Albertini, “riguardano soprattutto tumori alla prostata, alla vescica, i melanomi e qualche studio sul cancro al seno. Sul tumore al polmone, invece, le riviste internazionali contavano, fino allo scorso anno, solamente un articolo”. Insieme a lei, in Dipartimento, altre due ricercatrici lavorano al progetto: Silvia Mazzola e Federica Pirrone. A motivarle, la consapevolezza delle conseguenze che avrebbe la validazione scientifica della capacità canina di riconoscere la patologia. I vantaggi dell’utilizzo dei cani, infatti, non sarebbero pochi, rispetto a TAC, biopsie ed altri avanzati strumenti tecnologici: costi bassi, nessuna invasività, capacità PIANETA QUATTRO ZAMPE
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Quando Fido la sa più lunga della TAC
nel modo giusto”. Unica differenza, potrebbe essere quella del tempo necessario per l’addestramento. In genere, però, bastano pochi mesi per formare dei veri e propri Sherlock Holmes canini. Una sorta di “vocazione naturale” per questi animali, se si considera che i primi casi di individuazione precoce di tumori da parte del cane sono avvenuti in maniera casuale: nel sito web della Medical Detection Dog Italia c’è proprio una sezione dedicata a quei pazienti che, spinti a fare ulteriori analisi mediche grazie all’insistenza del cane nell’annusarli in un certo punto del corpo, hanno scoperto in tempo melanomi o altri tumori. Ancora più incredibili, sono alcuni resoconti provenienti dai laboratori medici e scientifici. La stessa dottoressa Albertini, ci racconta il 46
caso di un “conflitto” - per così dire – tra cane e biopsia. Quest’ultima, effettuata su un paziente per verificare la presenza di un tumore alla prostata, aveva dato esito negativo. Il cane, però, continuava a segnalare la presenza di un’anomalia. Una “contestazione” che ha condotto i medici a ripetere l’esame su un’area più ampia, verificando in effetti la presenza del tumore. Fiuto canino batte biopsia, potremmo dire. E se in ballo c’è la possibilità di salvarsi dal tumore, non resta che sperare che progetti come quello degli etologi e scienziati del Divet possano ricevere un maggiore sostegno, a livello di finanziamenti pubblici. Se Fido è il peggior nemico del tumore, sta a noi permettergli di lavorare bene.
PIANETA QUATTRO ZAMPE
In questo numero
Cane Lupo Cecoslovacco
Blu di Russia
Ragdoll
Origine: Carattere: Caratteristiche: Peso: Testa: Tartufo: Occhi: Coda: Arti inferiori: Arti posteriori:
Repubblica Ceca cane di gran temperamento vivace ed attivo soffre in appartamento altezza massima al garrese cm 65 per i maschi cm 60 per le femmine circa kg 26 per i maschi circa kg 20 per le femmine forma di cuneo smussato, simmetrica e muscolosa nero ovale di colore ambra - piccoli ed obliqui a forma di mandorla attaccata in alto dritti ed asciutti forti e paralleli
Origine: Temperamento: Peso medio: Occhi: Testa: Orecchie: Mantello: Coda: Zampe:
Russia tranquillo. dolce e affettuoso maschi Kg 3,5 - 4,8 femmine Kg 2,5 - 3,5 a mandorla ben distanziati di colore verde smeraldo ampia, un po’ allungata - mento ben marcato dritte, relativamente grandi ed appuntite pelo corto, fine e setoso molto soffice lunga, dritta, assottigliata all’estremità piccole ed ovali
Origine: Carattere: Testa: Orecchie: Occhi: Coda: Mantello:
Stati Uniti pacifico, ottimo da compagnia a forma di cuneo attenuato - il muso e’ arro tondato di media grandezza, larghe alla base con le punte arrotondate grandi ed ovali di colore blu lunga e di media ampiezza , folta di pelo da lungo a semilungo - folto, morbido aderente al corpo
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Un Blu di Russia per amico Alla scoperta di una delle più eleganti razze feline. Sara Chessa
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Raffinato, dolcissimo e incredibilmente astuto. Tanto astuto da avere l’accortezza di corteggiare da subito il membro della famiglia che meno sembra dargli attenzione, per assicurarsi l’affetto sincero dell’intera platea di umani presenti in casa: è il gatto Blu di Russia descritto da Emiliano Pagani, titolare - insieme alla moglie Daniela Rocanello - dell’allevamento Blue Wind di Mombretto di Mediglia. «Io sono convinto che loro parlino con noi, siamo forse noi umani a non capire», ci dice Emiliano a proposito della sensibilità
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di questi felini. Iniziamo così il viaggio attraverso Blue Wind, vero e proprio regno di felini che occupa un intero piano di casa Pagani.
Un mare di sfumature argentate Il mantello di questi gatti, sempre vellutato, può assumere tutte le tonalità del grigio, che nel mondo dei felini è detto “blu”. L’importante è che si tratti di un grigio uniforme: le striature sono ammesse solo nei cuccioli,
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che a volte hanno un aspetto leggermente “tigrato”. Si tratta delle cosiddette “ghost marks”, che col tempo cedono il posto ad un’unica sfumatura di colore. L’ultima parte del pelo è argentata: caratteristica, questa, che dona una inconfondibile lucentezza al mantello. Si tratta di una razza naturale, che non è stata dunque creata attraverso incroci selettivi. «Gli allevatori hanno “giocato” poco con questa specie ed in effetti sono gatti che non hanno particolari “pecche” genetiche e godono in genere di buona salute», ci spiega Emiliano.
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Un Blu di Russia per amico
incrociarli con altre due razze: il Siamese Blu Point e il British Blu. Oggi, a garantire l’appartenenza a questa razza è il colore “blu” del pelo: esistono, in diverse parti del mondo, progetti che portano avanti allevamenti di esemplari bianchi - con riflessi argentati - oppure neri, ma queste caratteristiche non consentono – almeno in Italia – di richiedere un pedigree da Blu di Russia.
Riconoscere i Blu di Russia
Come ti scongiuro il rischio di estinzione Uno dei rari momenti in cui si è ricorsi ad incroci “studiati” è stato quello in cui questa splendida razza ha rischiato di scomparire. È accaduto all’epoca del secondo conflitto mondiale, al termine del quale sembravano essere rimasti davvero pochi esemplari di Blu di Russia. Gli allevatori scelsero così per diversi anni di 52
Come abbiamo detto, a fare da primo “tesserino di riconoscimento” è il manto, che deve essere di un grigio uniforme. Ci si potrebbe allora chiedere se sia possibile scambiare un comune gattone grigio per un Blu di Russia. Impossibile, per chi conosce bene questa razza. Un po’ meno per chi non ha molta esperienza con questi gatti. Ci sono però alcuni caratteri su cui non ci si può sbagliare. Il Blu di Russia è un gatto di taglia media, dotato di agili, lunghe zampe. A controbilanciare il carattere sottile delle ossa, c’è una struttura muscolare visibilmente forte La testa cuneiforme e il collo allungato gli conferiscono una particolare grazia. Se prestate attenzione alle orecchie, noterete che presentano una base piuttosto ampia, sono leggermente rivolte in avanti e si contraddistinguono per la loro punta arrotondata. A colpire lo sguardo sono di sicuro gli affascinanti occhi a mandorla, verdi e senza la minima sfumatura di giallo. E se ancora doveste avere dei dubbi nell’identificarli, anche la coda può venirvi in aiuto. Quella dei veri Blu di Russia presenta una peculiarità: piuttosto larga alla base, tende invece ad assotigliarsi a mano a mano che ci si avvicina alla punta. PIANETA QUATTRO ZAMPE
Un Blu di Russia per amico
Mantello blu, carattere d’oro Se è vero che questi gatti possono stare soli senza problemi per 10-14 ore al giorno, è anche verificato che, dopo il rientro degli umani di casa, diventano vere e proprie ombre di questi ultimi. «Soffrono la solitudine soltanto se, una volta rientrati a casa, li si considera come dei soprammobili», spiega Emiliano Pagani. E aggiunge: «Sono gatti dolcissimi, con l’abitudine di esprimere il loro affetto salendo sulla schiena delle persone, se l’uomo è assente per tutta la giornata, alla sera lo reclamano per sé». Questo non significa PIANETA QUATTRO ZAMPE
che siano invadenti: discreti e attenti, questi gatti non miagolano spesso e, quando lo fanno, anche nel loro tono di voce si riflette la dolcezza del loro temperamento. Esiste anche una differenza tra maschi e femmine. Queste ultime, secondo Emiliano, sono un po’ più furbe, a differenza dei maschi, la cui caratteristica principale è invece quella di un’intensa sensibilità. Dello stesso parere anche Susanna Pedratti, allevatrice, secondo cui la femmina del Blu di Russia si presenta di sicuro più indipendente rispetto al maschio. Riguardo al rapporto con le altre razze, il consiglio è quello di non associarlo a razze dominanti, come il Bengal e
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Un Blu di Russia per amico
l’Abissino. «Un’ottima compagnia per il Blu di Russia potrebbe invece essere quella del Maine Coon», suggerisce ancora Emiliano Pagani.
Il Blu di Russia cucciolo Secondo Emiliano Pagani, il cucciolo si deve abituare subito al contatto umano. «È importante che il gatto ascolti fin da piccolo il maggior numero possibile di rumori, così da non sviluppare paura», ci spiega. E aggiunge: «A casa nostra, nella stanza dei cuccioli, ho sistemato una radio: rimane accesa per l’intera
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giornata e facciamo ascoltare ai cuccioli ogni genere di rumore. Comprese le registrazioni dei botti di capodanno: in questo modo, quando sentiranno quelli veri, avranno già familiarizzato con questi suoni e non ne avranno timore». Le madri Blu di Russia, assai premurose con i piccoli, non disdegnano la “cooperazione” degli umani di casa. Susanna Pedratti osserva che, in caso di pericolo, queste gatte hanno spesso la tendenza a rivolgersi direttamente all’uomo. «Un giorno, una delle mie gatte Blu di Russia ha iniziato a miagolare con insistenza e si è fatta seguire fino al balcone, per poi mostrarmi un’a-
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Un Blu di Russia per amico
pertura nel pavimento – destinata all’acqua piovana – in cui si era intrufolato un gattino, a rischio di caduta attraverso il tubo». Solo una mano d’uomo o di donna poteva salvare il piccolo e la gatta l’ha prontamente intuito, obbligando “la sua umana” a portare soccorso al cucciolo. A circa quattro settimane dalla nascita, il colore blu degli occhi dei cuccioli inizia a cambiare, andando verso il traguardo del verde brillante che li caratterizzerà da adulti. Se state pensando di adottare una gatta Blu di Russia, dovete sapere che, una volta raggiunta la maturità sessuale - tra i 6 e i 9 mesi – vi regalerà due
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cucciolate all’anno, con una media di 3-4 gattini per parto.
Il Blu di Russia nella storia Se conosciamo il gatto Blu di Russia dobbiamo certamente ringraziare i marinai del porto russo di Arcangelo: secondo i resoconti storici, erano loro a imbarcarlo sulle navi affinché desse la caccia ai topi. E così, questo elegante animale, è riuscito ad attraversare l’Europa. Utile ai marinai delle navi di un tempo, infinitamente piacevole per i nostri occhi oggi.
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Foto di Silvia Pampallona
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Come fossi una bambola
Come fossi una bambola
Un’avventura nel vero senso della parola, dato che da quel momento inizia a spostarsi nei più vari angoli d’Europa alla ricerca dei riproduttori ideali.
La sua fama di gatto dolce e mite lo precede. All’occorrenza, però, il Ragdoll sa anche difendersi. Eccome. Sara Chessa
Tanti sono i gatti che hanno fama di insaziabili cercatori di dolcezza, ma nessuno come il Ragdoll si abbandona alle coccole in maniera così rilassata da portare chi li osserva a paragonare la loro tenerezza a quella di una “bambola di pezza”. È questa la caratteristica principale di questa razza secondo Anna Aprea, allevatrice di Ragdoll dal 2005 a San Mauro Mare, in provincia di Forlì Cesena. “Quando tu li accarezzi, ti sorprendono per la loro tendenza a perdere d’improvviso ogni rigidità”, ci spiega. Oggi Anna è un’esperta in materia di Ragdoll, ma dieci anni fa non avrebbe mai pensato di mettere su un allevamento. Di più: un allavamento la cui fama supera il confine italiano e anche quello europeo, dal momento che – come ci racconta – c’è anche chi arriva dalla Russia, per vedere i suoi gatti. “È stata la gravidanza della mia prima gatta ragdoll Baby Milù a farmi cambiare idea”, racconta. “Quando l’ho adottata, pensavo che le avrei fatto dare alla luce una sola cucciolata, ma l’esperienza è stata meravigliosa e ho deciso di continuare”. Così inizia l’avventura di Anna. PIANETA QUATTRO ZAMPE
Vario è bello: patrimoni genetici d’ogni dove Anna sceglie il suo primo gatto in Italia, ma subito sposta la sua attenzione oltre confine: “Volevo utilizzare delle linee di sangue diverse da quelle che circolano oggi in Italia”, spiega. Così paga il biglietto di sola andata per San Mauro Mare ad un Ragdoll 57
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neozelandese, che viene poi raggiunto da un altro Ragdoll d’oltreoceano acquistato personalmente da lei a Washington. Si muove poi alla volta della Polonia, della Norvegia e di altri paesi europei, sempre animata dall’intenzione di mescolare diversi patrimoni genetici, alla ricerca di futuri cuccioli che si avvicinino sempre di più alla sua idea di Ragdoll. “Ho studiato i risultati che avrei potuto avere con i vari incroci, sia a livello di caratteristiche fisiche, come i colori, sia a livello di carattere”, ci dice. Sì, perché Anna non insegue semplicemente le peculiarità del manto. Il suo obiettivo è valorizzare al massimo la caratteristica principale di questa razza: la dolcezza, appunto.
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La dolcezza: una dote che va “aiutata” Ciò che c’è scritto nei geni non è tutto: secondo Anna, l’allevatore deve fare un buon lavoro quando i Ragdoll sono ancora cuccioli. “Se, appena nati, li si lascia soli con la mamma, avvicinandoli tutt’al più ogni tanto per una carezza, i cuccioli crescono sì dolci, ma in misura minore rispetto a quanto potrebbero: diciamo che non esprimono tutto il loro potenziale di dolcezza. Tocca a noi allevatori coccolare il micio, dargli attenzione e prenderlo spesso in braccio nei tre mesi che trascorre in allevamento, prima dell’a-
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Come fossi una bambola
dozione”. Chi si prende cura dei gattini nelle prime settimane di vita ha dunque un ruolo di rilievo nella creazione di un legame intenso con l’essere umano e nel porre le basi per far affiorare la proverbiale “tenerezza genetica” dei Ragdoll.
Gatti “ombra” Pur con le naturali differenze caratteriali tra i vari gatti, i Ragdoll sono accomunati dall’importanza che per loro riveste il contatto fisico con l’essere umano. Per darci l’idea di questa necessità di vicinanza con l’essere umano, Anna Aprea ci descrive un episodio che potremmo definire “sonnambulismo del felino affettuoso”: se, nella notte, un umano di casa si alza per andare in bagno, il Ragdoll riaffiora anche da un sonno profondissimo pur di seguirne i passi, seguendolo come un ombra fino alla toilette e continuando a pedinarlo fino all’effettivo ritorno sotto le coperte. Dei veri body-guard con artigli e vibrisse, insomma.
Il guerriero nascosto “Sfatiamo il mito dell’impossibilità di lasciarli uscire in cortile. È una leggenda”, ci dice Anna. E quando citiamo fonti che attribuiscono ai Ragdoll eccessiva delicatezza e salute cagionevole, arrivando anche a sconsigliarne l’uscita all’aperto, Anna ci smentisce. “Il Ragdoll è un gatto fisicamente forte”, controbatte. E aggiunge: “E’ un gatto che , se vuole, si difende benissimo, il punto è che, semmai, con l’essere umano non utilizza le unghie, mostra un temperamento molto tranquillo e quindi la sua capacità di difendersi non è la prima cosa che salta agli occhi”. Eventuali nemici acerrimi dei Ragdoll stiano dunque attenti al carattere guerriero di questa razza: non è facilmente osservabile, ma non provocateli.
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Il Ragdoll e gli altri quattrozampe di casa Scorrendo la galleria di fotografica dell’allevamento Ragdoll Blu Queen (www.ragdollqueen.com) abbiamo l’occasione di ammirare i gatti di questa razza immortalati nelle più varie situazioni della vita quotidiana: addormentati coi bambini o intenti a divertirsi con giocattoli per felini domestici, in giro col trasportino oppure indaffarati a passare in rassegna i cibi presenti nel frigorifero. Tra queste immagini, vediamo anche dei Ragdoll che giocano tranquilli in compagnia di altri gatti o anche dei cani. Socievoli e affettuosi, sembra che questi gatti non abbiano particolari problemi con altre razze, né pregiudizi verso compagni di gioco provenienti dal mondo canino.
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Il Ragdoll a tavola Secondo Anna Aprea, il Ragdoll è un buon assaggiatore. Non sono gatti soggetti a obesità e sono aperti ad un menu variegato. “In genere servo due porzioni di cibo umido al giorno e poi lascio le crocchette a disposizione”, spiega Anna. In questo periodo, però, sono in corso interessanti sperimentazioni alimentari. “Mi sto avvicinando alla dieta BARF (bones and raw food)”, racconta. Basato su alimenti freschi e crudi, lo stile alimentare Barf (letteralmente: “ossa e cibi crudi”) si propone di nutrire gatti e cani con ciò che più si avvicina alle necessità biologiche previste per loro dall’ecosistema naturale. Il gatto, per esempio, essendo carnivoro, dovrebbe alimentarsi con prodotti di origine animale. Nel dibattito in corso su cibi
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preparati in casa e cibi industriali, troviamo curioso l’interesse di un’allevatrice di Ragdoll per l’alimentazione a crudo. Così, le chiediamo qualche informazione in più, per capire come i suoi gatti abbiano accolto le novità introdotte. Facendo riferimento a studi sulla nutrizione animale come quello elaborato da Francis M. Pottenger, i sostenitori di questa dieta insistono anzitutto sulla necessità di documentarsi sempre più a fondo sulle necessità dei propri amici a quattro zampe, consigliando per il gatto alimenti vicini il più possibile alle prede naturali di questo felino, con un 85% composto da carne e ossa in proporzione di 2:1. “Sto studiando questa dieta attraverso il sito www. animalstar.it, dove ho trovato informazioni e contatti con persone che producono cibo per gatti e cani seguendo i principi della dieta BARF. Per il momento, continuo ad alimentare i cuccioli con le crocchette, mentre ai gatti adulti preparo spesso in casa pollo spezzettato o pesce spezzettato. Apprezzano”. PIANETA QUATTRO ZAMPE
La salute Il Ragdoll è un gatto dalla salute cagionevole? Non secondo Anna, che considera quest’idea un mito da sfatare e ci descrive questa razza come forte e nient’affatto delicata. A richiedere attenzione è, semmai, il fatto che siano portatori dell’HCM, la cardiomiopatia ipertrofica felina. Questa malattia genetica provoca un ingrossamento che interessa soprattutto la parte sinistra del cuore. A fronte di un ventricolo ipertrofico, l’atrio sinistro del cuore è costretto a dilatarsi per controbilanciare. Il rischio che ne consegue è quello di un ristagno del sangue che può condurre alla formazione di trombi. Quando chiediamo ad Anna se la percentuale di Ragdoll portatori del gene responsabile dell’HCM sia alta, lei ci spiega che molto dipende dalle scelte degli allevatori: “La percentuale di portatori non è alta perché gli allevatori seri li sterilizzano. Poi c’è anche chi, per non 61
interrompere la linea di sangue, li fa accoppiare con un negativo e puntando sulla possibilità di ottenere anche cuccioli portatori sani. Se sono due positivi ad accoppiarsi, non c’è speranza: sarà positivo anche il piccolo e tutti moriranno nel giro di un anno”. E aggiunge: “È stato un grande dispiacere togliere dalla linea dell’allevamento i portatori di HCM, perché ho dovuto sterilizzare proprio alcuni esemplari caratterizzati da occhi di uno splendido blu profondo”. Tut62
tavia, per Anna come per altri allevatori, è stata una scelta obbligata: “Come si può spiegare, a un cliente che paga 1000 euro per un gatto, che gli stai dando un cucciolo positivo?”, ci dice. Resta importante diagnosticare precocemente la cardiomiopatia, che può anche essere asintomatica. L’alleato, in questo caso, è l’ecocardiografia: grazie a questo esame, questa patologia cardiaca che affligge i Ragdoll ma anche altre razze feline (Maine Coon, Persiano, Norvegese PIANETA QUATTRO ZAMPE
delle Foreste e altri), può essere individuata senza errore.
In giro per la città col Ragdoll Chiudiamo con una curiosità: i gatti Ragdoll possono essere portati in giro con la pettorina. E, in proposito, Anna ha anche una storia da raccontarci. Si tratta di un cucciolo Ragdoll che, a differenza dei suoi fraPIANETA QUATTRO ZAMPE
tellini, rischiava di non farcela. Nato forse un po’ più fragile, aveva difficoltà a succhiare il latte materno. Salvato grazie alla solerzia di Anna nel nutrirlo ogni due ore – notte compresa – col latte artificiale, sembrava almeno all’inizio crescere con più difficoltà. Oggi, a distanza di qualche mese, è un gattone di cinque chili che ha familiarizzato con la pettorina e ha già fama di amante delle lunghe passeggiate. Oltre che, da buon Ragdoll, delle coccole. 63
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Un aperitivo in compagnia del micio
Un aperitivo in compagnia del micio Arriva anche in Italia la moda giapponese dei neko bar. Sara Chessa
“Vorrei un cappuccino con dieci minuti di fusa e miagolii, grazie”. Forse è così che i clienti si rivolgono ai titolari del Neko Cat Cafè di Torino, il locale che per primo ha importato in Italia l’idea giapponese del “bar dei gatti”. Detto così, sembrerebbe che i felini stiano dietro il bancone, pronti a preparare tè o spremute d’arancia. I gatti, però, si sa, hanno in genere troppi impegni per potersi permettere di servire gli umani: al Neko Caffè, il loro ruolo è semmai quello di sornioni intrattenitori liberi di girare tra i tavoli, sedersi accanto ai clienti che preferiscono e – perché no? – magari fermarsi anche a giocare con i loro fan. E gli ammiratori sono tanti: molti di loro non aspettavano altro che veder nascere anche in Europa questi punti ristoro di derivazione nipponica – “neko” in lingua giapponese significa appunto “gatto” – arrivati nell’ultimo anno in città come Parigi, Vienna e, finalmente, anche nel capoluogo piemontese. Qui, il “bar dei gatti” conta sette felini, tutti provenienti dal gattile, alcuni di loro con difficili storie alle spalle. Ai quattro soci titolari del Neko Cat Cafè – Barbara, Riccardo, Angela e Angelo – va dunque anche il merito di averli salvati da un destino poco 66
Foto di Paolo E. Bianco Cats Photography
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Un aperitivo in compagnia del micio
felice. Viene da pensare che non deve essere stato facile, per i proprietari, far sì che i mici si adattassero alla loro nuova vita, quasi “da star”. Barbara invece ci spiega che non è stato poi così complesso. «Due di loro avevano un carattere dolcissimo, sono stati da subito tranquilli, si lasciavano prendere in braccio», spiega. E aggiunge: «Per gli altri, due di loro in particolare, c’è voluto un po’ più di tempo, ma adesso sono davvero a loro agio, come se fossero stati sempre qui, tutti insieme». Certo, conoscendo il livello di burocrazia del nostro Paese, verrà spontaneo domandarsi quali lunghe procedure sia necessario affrontare per ottenere l’autorizzazione ad aprire un neko bar. Anche qui, però, Barbara rassicura: «Dal momento che, quando abbiamo aperto, in Italia non c’erano altri locali come il nostro, non esistevano riferimenti normativi. L’unica cosa che l’ASL ci ha chiesto, è stata quella di tenere lontani i gatti dalla
cucina. Questo, però, lo davamo già per scontato anche noi». L’obiettivo dei quattro soci gestori è stato quindi quello di trovare un luogo che rispondesse tanto alle richieste della ASL, quanto alle esigenze dei gatti. Se ai clienti si offre la compagnia del micio, quest’ultimo dev’essere però libero di appartarsi quando lo desidera. Per questo, accanto alla sala bar, è presente un altro grande spazio dove i vip felini possono rifugiarsi quando vogliono riposare indisturbati: la stanza dei gatti. Un vero “Disneyland per felini”, dove – oltre alle ciotole per acqua e cibo – sono presenti tiragraffi, percorsi avventurosi su mensole in legno, giochi e tutto ciò che le attività ricreative di un micio richiedono. Quando invece i protagonisti a quattro zampe del Neko Cafè intendono usufruire dei benefici della notorietà, ritornano nella sala del bar, liberi di movimentare l’atmosfera e saltare qua e
Foto di Gilberto Giorcelli
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Un aperitivo in compagnia del micio
Foto di Lori Macri
là, dal momento che le prelibatezze degli aperitivi e dell’apericena sono protetti da apposite teche. La domanda, però, sorge spontanea: cosa accadrebbe se un cane entrasse nel locale? Niente paura, è già accaduto e non si è mai verificato nulla di grave. Spiega ancora Barbara: «All’inizio anche noi pensavamo fosse impossibile far entrare i cani. Poi abbiamo cambiato strategia, mettendo fuori dal locale delle ciotole d’acqua anche per loro. Così abbiamo osservato che, se qualche cliente ne porta uno all’interno, non accade nulla di grave. Magari sia i gatti che i cani prendono le misure, si sente qualche “soffio”, ma poi si aggiusta tutto. Ieri, per esempio, un rottweiler è stato da noi per tutto il pomeriggio: alla fine, i problemi grossi, li creiamo noi umani, non loro». 68
Una delle maggiori soddisfazioni, per i proprietari del bar, è vedere tanti bambini giocare per ore con i gatti. Pet therapy? Di più: ron ron therapy, il potere benefico delle fusa dei gatti. Secondo Jean-Yves Gauchet, il veterinario francese che ha ideato questa terapia, il “ronf ronf” che il gatto emette quando viene coccolato non sarebbe percepito solamente dall’udito, ma anche dal nostro sistema tattile, che lo invierebbe poi al cervello trasmettendo all’individuo una sensazione di rilassamento. E il Neko Cafè torinese ha voluto pensare anche a chi, a causa di allergie, non può sperimentare la serenità generata dalle fusa feline. È infatti di recente nata una collaborazione con il dj Angelo Di Bari, grazie al quale è stato possibile realizzare un cd di ron ron therapy: fusa e musica che si intrecciano, sempre con una PIANETA QUATTRO ZAMPE
Un aperitivo in compagnia del micio
frequenza bassa analoga a quella del “ronf ronf”. Il cd verrà presto messo in vendita online, assieme agli altri gadget della linea Neko Cafè: magliette, borse, bigiotteria. Il ricavato delle vendite di questi accessori? Tutto destinato a progetti benefici per gatti in difficoltà. Intanto, per gli affezionati del Neko Cat Cafè, la difficoltà è diventata quella di rinunciare alla compagnia felina durante l’aperitivo. Non resta che augurarsi che in molti, in altre città, prendano esempio da Barbara e soci. E chissà che i clienti, dopo aver sperimentato la ron ron therapy dal vivo, non decidano di fare un salto al gattile per adottare un nuovo amico. Le fusa, si sa, creano dipendenza!
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