Pianeta Quattro Zampe Maggio 2016

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Editoriale

Gli eventi del mondo “pet” come occasioni per conoscere e confrontarsi Mondo “pet”, ovvero tutto ciò che riguarda gli animali da compagnia. Nell’ultimo mese abbiamo seguito diverse manifestazioni legate al varipinto panorama delle fiere e delle rassegne. Il numero di novembre di Pianeta Quattro Zampe racchiude tutto il composito insieme di “note” che i nostri reporter hanno messo nero su bianco, accorgendosi di una delle più importanti potenzialità di questi eventi: l’essere occasioni per estendere i confini della propria conoscenza. Conoscenza che, senza dubbio, inizia dall’osservazione. Guardarsi intorno e porsi domande, con la stessa curiosità con cui rivolge lo sguardo verso il pianeta un

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alieno che vi atterri per la prima volta. Una disposizione mentale, questa, abbastanza “dimenticata”, in una società dove tutto corre ad alta velocità e il tempo per documentarsi e conoscere viene di frequente “portato via” dalle incombenze quotidiane. Fa parte della nostra filosofia editoriale e giornalistica l’obiettivo di conservare e alimentare questo “spirito”, questo desiderio di conoscenza che spinge all’esplorazione, alla ricerca di risposte, all’ascolto di punti di vista diversi dal proprio. Un dovere verso noi stessi e, soprattutto, verso i nostri lettori. Tra loro, saranno stati numerosi coloro che non hanno potuto fare un salto alle manifestazioni da noi suggerite il mese scorso. Così, ci siamo immedesimati nel visitatore curioso. Con tre punti di riferimento: l’attrazione verso la bellezza e l’amore per il sapere, accompagnati da una sana PIANETA QUATTRO ZAMPE


Editoriale

SPAZIO DISPONIBILE propensione per il divertimento. Abbiamo subito il fascino dei felini in esposizione, di animali insoliti come il gerbillo o di meravigliosi insetti esotici allevati col fine del reinserimento nel loro habitat. Abbiamo rivolto domande, ascoltato espositori che si confrontavano con opinioni molto distanti l’una dall’altra, annottato tutto trattando ogni storia e ogni pensiero come un tassello prezioso per un “mosaico di esperienze” da offrire al lettore. Infine, ci siamo entusiasmati a seguire spettacoli e giochi in cui a provare divertimento sono stati prima di tutto gli animali.: sheepdog, disc dog ed altre attività ludiche. E sappiamo che, leggendo i nostri racconti su queste specialità, sarete colti, immediatamente, dal desiderio di provarle col vostro cane. O, se non ne avete uno, col cane del vicino!

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ANCHE QUANDO LA REALTÀ FA PAURA, C’È UNA FORZA CHE PUÒ TRASFORMARLA. E RENDERLA MAGICA COME UNA FIABA. LA STORIA DELL’OCA CORAGGIOSA CHE HA COMMOSSO L’ITALIA SUPERANDO IL PEGGIORE DEGLI INCIDENTI. www.beccodirame.com

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Esposizioni canine

Classifica gatti vincitori

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Frequenze a quattro zampe

Petsfestival 2015, un’arca di Noé ormeggiata al PiacenzaExpo

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La ricerca del tartufo nel Dna PAGINA 10

Cimitero per animali, una realtà anche a Milano PAGINA 24

Shonny, il cane che piange sulla tomba della sua compagna di giochi PAGINA 30

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Non chiamatela Pet Therapy PAGINA 78

Come cane e gatto. La verità sul rapporto tra i quattrozampe più diffusi nelle nostre case PAGINA 90

Il latin lover di Caracas PAGINA 98

Gatto Thai, una ne pensi e cento ne fai PAGINA 36

Va in scena la bellezza felina PAGINA 48 1

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info@enci.it

sede@anfitalia.it

Ente Nazionale della Cinofilia Italiana

Associazione Nazionale Felina Italiana

ESPOSIZIONI CANINE

ESPOSIZIONI FELINE

Esposizioni Nazionali

Esposizioni Internazionali

05 . 12

Ragusa - Gruppo Cinofilo Cefaludese - Tel. 348 5807352

12/13 . 12

20. 12

Tortoreto (TE) - Gruppo Cinofilo Teramano - Tel. 0861 1249166

Muggia (TS) - Norbedo info Diana di Natale - Tel. 347 8491253 ww.anfitalia.it

Esposizioni Internazionali

06. 12

Ragusa - Gruppo Cinofilo Ragusano - Tel. 0932 752106

12/13 . 12

Erba (CO) - Gruppo Cinofilo Comasco - Tel. 031 571037

20. 12

Verona - Gruppo Cinofilo Veronese - Tel. 045 8200566

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Frequenze a quattro zampe

Frequenze a quattro zampe A tu per tu con Davide Cavalieri, scopriamo le tante anime di Radio Bau. Dalle news sulle mondo degli animali a un po’ di sano gossip, dalla salvaguardia della natura alle rubriche di lifestyle. Sara Chessa

Un viaggio iniziato dieci anni fa, con un proposito: regalare agli amanti degli animali soprattutto notizie curiose, racconti intriganti sui quattrozampe, argomenti leggeri. Era questa la “mission” che Radio Bau si era data agli esordi. Un obiettivo non da poco, considerato il valore che assume nelle nostre giornate l’avere un momento di “svago mentale”, almeno quando accendi la radio. 4

Strada facendo, però, le cose cambiano: Davide Cavalieri e la sua squadra si accorgono che, per quanto bello, non può essere tutto. La realtà, si sa, è che non sempre Fido e Felix hanno storie fortunate, né tanto meno le hanno le specie selvatiche. Il panorama delle “cose da sapere” non include soltanto vicende piacevoli. Non si può mettere la testa sotto la sabbia: bisogna informare su tutto ciò che accade. Di questo, Radio Bau prende atto e inizia così ad ampliare lo spazio riservato ai diritti degli animali e a tutto ciò che è difesa della natura. In altre parole, allo stile di vita che ci è richiesto se vogliamo proteggere i nostri beniamini a quattro zampe e la “casa” che con essi condividiamo. Non rinuncia, certo, ai temi più accattivanti: la webradio, infatti, continua a parlare ai propri ascoltatori dei libri dedicati al mondo degli animali, dei film che ne hanno uno come protagonista, delle mostre che li ritraggono. Semplicemente, gli orizzonti si ampliano. PIANETA QUATTRO ZAMPE


Foto di Silvia Pampallona

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Frequenze a quattro zampe

Radio Bau e le sfide ambientaliste Un esempio dell’impegno di Radio Bau sui temi legati alla salvaguardia del pianeta? La presenza di Cavalieri al convegno “La sesta estinzione”. Tenutosi lo scorso 1° novembre a Bologna, l’evento in questione ha posto il focus sui nuovi orizzonti della zooantropologia, lo studio della relazione uomo/ animale. “Al centro del confronto”, spiega Davide, “c’era il tema della “sesta estinzione”, ovvero la grave crisi ecologica all’interno della quale, secondo molti studiosi, ci troviamo”. Indagando sull’argomento, scopriamo che sono addirittura gli scienziati della Stanford University degli Stati Uniti a osservare che, al momento, il pianeta sta vivendo una fase in cui gli animali scompaiono con una velocità cento volte superiore a quella prevista. Secondo i loro calcoli, sembra sia la più grande perdita di specie dall’ultima estinzione di massa, risalente al periodo Cretaceo-Terziario. Con curiosità – e con l’obiettivo di comprendere quali strategie possano aiutarci a “sovvertire” questi pronostici – il reporter di Radio Bau ha 6

ascoltato i resoconti dell’etologo Roberto Marchesini e di altri esperti, che hanno illustrato le prospettive di fronte all’alterazione profonda dei sistemi biologici e geologici del pianeta. A conclusione del convegno, su radiobau.it compare un post dedicato alla sesta estinzione, che non tergiversa sul da farsi: “Dobbiamo assolutamente evitarla”. E, sul modo in cui contribuire, in concreto, all’auspicabile “dribbling” della catastrofe ecologica, gli ascoltatori della webradio sono di sicuro ben informati. Dalle ricette vegetariane fino al programma di bellezza etica, il pubblico che si sintonizza sull’emittente ha a disposizione consigli e informazioni di ogni genere su come proseguire la “battaglia” nel quotidiano.

L’altra metà di Radio Bau: spettacolo, gossip e divertimento Essenziale abbracciare la causa dell difesa della natura, altrettanto importante dare spazio alle news che alleggeriscono la giornata. Quelle che portano nelle case (o nelle auto) degli ascoltatori le ultime novità su cinema, libri e musica. “Solo qualche giorPIANETA QUATTRO ZAMPE


Foto di Silvia Pampallona

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Foto di Silvia Pampallona

no fa è uscito il film su Giotto, il famoso pastore abruzzese che conduce i pinguini sull’isola. Ne abbiamo parlato, un po’ per descrivere questa razza, che è italiana, un po’ perchè la storia è molto bella”, racconta Davide. Si passa poi a scoprire le copertine dei dischi che raffigurano gli animali, a “paparazzare” i vip col proprio cane per vedere quanto tengono ai quattrozampe, a fare quattro chiacchiere sulle canzoni dedicate da musicisti e cantanti ai propri animali. Senza dimenticare che, come ricorda Davide, la radio ha un altro grande pregio. Quello di poter dire, al momento giusto: “E adesso, ascoltiamo un po’ di musica!”.

Anticipazioni che contano. Radio Bau e il calendario di “Tempo per l’infanzia” Non solo quattrozampe. Ad essere coinvolti nelle iniziative di solidarietà a cui Radio 8

Bau aderisce sono, sempre più spesso, anche gli umani. In questo caso, bambini e ragazzi. Conversando con Davide, cogliamo l’occasione per farci raccontare dell’ultima iniziativa in cui è stato coinvolto, ovvero il calendario che verrà realizzato da “Tempo per l’infanzia”, cooperativa sociale Onlus impegnata sul fronte del benessere dei minori. Per capire come mai Radio Bau abbia detto sì, basta rievocare un toccante episodio di cui Davide è stato testimone e, in un certo senso, protagonista. “Qualche tempo fa, attraverso l’educatrice Elena Sposito, abbiamo invitato presso la nostra sede alcuni ragazzi di 14-15 anni che vivono situazioni di disagio sociale”, ricorda il nostro intervistato. “All’inizio”, racconta, “non mi sono accorto di queste loro difficoltà: sono ragazzi normali, ma affrontano situazioni familiari difficili, come ad esempio un genitore agli arresti. Quando poi alcuni di loro mi hanno chiesto l’amicizia su FaceboPIANETA QUATTRO ZAMPE


ok, sono rimasto colpito da un fatto: una ragazzina, postando la foto che la ritraeva accanto a me al microfono, ha scritto un commento che diceva: “che bello, il più bel giorno della mia vita”. Mi ha sconvolto”. Parlando con la dottoressa Sposito, Davide scopre che il commento non è affatto esagerato: per quella ragazza, la giornata trascorsa in radio, era stato davvero un regalo unico. “Sono adolescenti che dalla vita hanno avuto davvero pochissimo”, gli viene spiegato. Quando poi, qualche tempo dopo, raggiunge i ragazzi per una giornata di pet therapy, Davide sente la dottoressa Sposito dire qualcosa che lo lascia senza parole. Di fronte a un ragazzo che sorride mentre gioca con un cane, l’educatrice afferma: “Per la prima volta lo vedo fare un sorriso”. “Mi si è spezzato il cuore”, afferma Davide. “Erano PIANETA QUATTRO ZAMPE

mesi che Elena stava vicina a quel ragazzo, eppure non lo aveva mai visto sorridere”. Da qui, la decisione di partecipare agli scatti che immortaleranno i momenti di terapia con gli animali, andando a costruire un calendario che verrà venduto con finalità benefiche. “Di fronte a quel ragazzo”, afferma Davide, “ho pensato che c’è qualcosa che non abbiamo capito e che dobbiamo assolutamente fare”. E, con occhi che fanno intuire la possibilità di nuovi fronti di impegno per Radio Bau, conclude: “Questo calendario potrebbe essere solo l’inizio”.

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La ricerca del tartufo nel Dna

La ricerca del tartufo nel Dna Il Lagotto Romagnolo. Indole, caratteristiche e curiosità sulla razza italiana con la “cerca” nel sangue Astrid Blake

Carattere forte ma affettuoso, velocità di apprendimento sorprendente, amore per le passeggiate nel bosco. È il Lagotto Romagnolo, una razza tutta italiana che, in effetti, nel bosco trova la propria “vita”, ovvero la sfida della ricerca del tartufo. Tra milioni di odori ed essenze, riesce comunque ad andar dritto verso il proprio obiettivo. Una capacità che non si lega solamente all’olfatto sopraffino, dotazione naturale. Ha la sua bella influenza, infatti, anche il lavoro di selezione portato avanti negli ultimi decenni, che fa sì che il Lagotto “contenga” 10

già in potenza la predisposizione al tartufo. Tuttavia, c’è un terzo fattore che ha grande rilevanza: l’affiatamento tra cane e proprietario. Senza questo – senza un vero rapporto di fiducia – si rischia di non dare pienamente atto alle grandissime potenzialità dei cani di questa razza. Ne parliamo con Luciano Landi e Samuela Breviglieri, due allevatori che col Lagotto Romagnolo hanno entrambi lunga esperienza.

Lagotto Romagnolo, il carattere “Un cane forte e dolce allo stesso tempo”, afferma Luciano, che alleva Lagotti a Imola dal 1993. “È stato il mio primo cane quando ho iniziato con la ricerca del tartufo, nel 1960”, prosegue. “Da allora, ho osservato che questo cane riesce a dare più di ciò che riceve, è capace di grande affetto”. Su questa caratteristica del Lagotto è d’accordo anche Samuela Breviglieri. Che, anzi, fa notare come il Lagotto sia un cane più “da famiglia” che “da persona sola”. “Ama tutti in casa e non ragiona in maniera gerarchica: per lui, nel gruppo di cui fa parte, non ci sono un capo e un sottoposto”. È simile, PIANETA QUATTRO ZAMPE


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La ricerca del tartufo nel Dna

in questo, al barboncino, suo lontano cugino. Quanto ai bambini, i nostri intervistati hanno opinioni diverse. Se per Samuela il Lagotto non è un cane che possa essere definito “da bambini”, Luciano rileva invece la simpatia di questo cane per i più piccoli. Forse, l’opinione di Samuela si lega al carattere forte e, a tratti, permaloso che il Lagotto mostra di avere. Come lei stessa ci racconta, infatti, il Lagotto tende a mostrarsi risentito, se sgridato. “Una volta, uno dei miei cani stava scavando in cerca di un tartufo, che si rivelò non esserci. Lo sgridai e si offese. Per tutta la giornata, non lavorò più”, rivela. E aggiunge: “Questo mi piace, è indice di carattere, è positivo”. D’altronde, se il Lagotto ha questo tipo di reazioni, questo accade perché, in realtà, basterebbe uno sguardo per fargli capire cosa non deve fare. “Magari abituati ad avere a che fare con altri cani”, racconta ancora Samuela, “si tende erroneamente a pensare che sia necessario alzare la voce per farsi capire dal Lagotto, ma non è così. Per la sua elevata sensibilità, basterebbe un gesto. Se lo sgridi, ti guarda come per dirti che hai veramente esagerato, che non serviva af12

fatto. E te la fa pagare, devi “riconquistarlo” tu”. Inappropriato, dunque, mostrarsi troppo severi. È Samuela stessa spiegarci che, se per esempio volete impedire al Lagotto di passare attraverso una certa porta, è sufficiente disporre una sedia che chiuda l’entrata. Comprendendo a tempo di record il significato della cosa, accetterà di buon PIANETA QUATTRO ZAMPE


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grado ciò che gli avete chiesto “con le buone maniere”. Facile dunque immaginare che alcuni comportamenti dei bambini – grida, schiamazzi – possano essere fraintesi a causa dell’intensa sensibilità del Lagotto. Meglio dunque che la presenza dei bambini sia sempre accompagnata da quella di un adulto. PIANETA QUATTRO ZAMPE

Un altro aspetto importante è quello che Luciano chiama “parità tra i sessi”. “Non c’è differenza tra maschi e femmine”, afferma. E aggiunge: “Sono uguali in affettuosità, in ubbidienza e anche sul lavoro, nella ricerca del tartufo. In altre razze, le femmine sono più precoci e malleabili rispetto al maschio, nel Lagotto invece non c’è differenza”. In 13


La ricerca del tartufo nel Dna

ogni caso, quando gli chiediamo come siano come madri, Luciano non ha dubbi. “Sono dolcissime”, afferma. “Pensate”, prosegue, “che posso spostare un cucciolo da una madre all’altra, per poi riporlo al suo posto, senza che nascano problemi: viene accolto comunque”.

Vita in appartamento e lavoro nei boschi Sapendo che si tratta di un cane abituato a girare per i boschi e a lavorare in mezzo alla natura, ci domandiamo se il Lagotto possa essere adottato senza problemi da una famiglia che viva in appartamento. “Sicuramente sì. Perché non dovrei darglielo?”, risponde Luciano. E aggiunge: “È un cane molto affettuoso, io preferisco darlo a una famiglia che lo tenga come animale da compagnia. Non è detto che tutti i tartufai lo trattino come deve essere trattato”. E, sul come debba essere trattato, Luciano ha le idee chiare: “Non è possibile tenere il cane da solo per lungo tempo e farlo uscire solamente quando si tratta di cercare il tartufo. È necessario creare un rapporto di fiducia 14

e complicità. Senza questo, anche il lavoro ne risente. Anzi, secondo la mia esperienza, più è stretta la relazione col proprietario, meglio lavorerà il cane quando sarà nel bosco, senza forzature”. Incuriositi, gli chiediamo se questi casi di cani “prelevati” dai box solamente durante la stagione del tartufo siano sporadici o diffusi. “Per foruna”, afferma il nostro intervistato, “sono casi isolati. Si è diffusa la consapevolezza del fatto che il cane non deve essere lasciato solo, dunque, oggi, sono pochissimi i casi in cui il cane viene trattato come uno schiavo”. Tornando alla vita in appartamento, domandiamo a Luciano se non esista il rischio che il Lagotto soffra di solitudine, se tutti in famiglia stanno fuori casa per molte ore. “Il Lagotto si adatta alle più varie situazioni e, comunque, ha bisogno di avere di avere dei momenti di solitudine. Senza questi, si instaura un rapporto troppo morboso”, spiega. E racconta: “Ho avuto due cani di questo tipo, tanto tempo fa. Lasciati soli in casa per una mezza giornata, hanno combinato un mezzo disastro. Tuttavia, se vengono abituati fin dall’inizio a dei sani momenti di solitudine, questo non succede”. A PIANETA QUATTRO ZAMPE


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proposito di disastri, ci ricordiamo di aver letto, su un gruppo Facebook, appelli di persone che avevano adottato un Lagotto e che non sapevano come frenarne l’irruenza in casa. È Samuela a risponderci, spiegando che il Lagotto è sicuramente adatto alla vita in appartamento ma, contenendo nel proprio Dna la vita e il lavoro nei boschi, ha bisogno di lunghe frequenti passeggiate. “Anzitutto”, spiega la nostra intervistata, va portato fuori due volte al giorno per i bisogni. In secondo luogo, durante i weekend, gli va fatto provare quello che è il suo lavoro, quindi magari una passeggiata 16

nel bosco: ama molto il contatto con la natura e col terreno, ne ha bisogno. Se non si tiene conto di questo, il cane può risentirne anche a livello di stress”. Insomma, date al vostro Lagotto la possibilità di muoversi all’aria aperta e, di sicuro, non sentirà la necessità di “sfogarsi” in casa.

L’addestramento per la ricerca del tartufo “Il Lagotto è intelligente e, specialmente nei primi mesi di vita, ha un apprendimento velocissimo”, spiega Luciano. D’altronde, PIANETA QUATTRO ZAMPE


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come spiega Samuela, sono trascorsi ormai decenni da quando si è iniziata la selezione del Lagotto. Gli incroci portati avanti in questo lungo periodo hanno portato il cucciolo ad avere già nel proprio Dna l’istinto verso la “cerca”, come un cane da caccia presenta invece quello verso la preda. “Fino a una decina d’anni fa, il Lagotto aveva l’istinto del riporto, poiché era stato utilizzato per lungo tempo con questo compito. Oggi, anche senza addestramento, può capitare che un cane di tre o quattro mesi, se condotto in un bosco, scavi una buca dalla quale possiamo poi vedere PIANETA QUATTRO ZAMPE

emergere il tartufo”, racconta Samuela. L’addestramento, tuttavia, è, in ogni caso un’arte. Così, curiosi di carpirne i segreti, ci facciamo descrivere da Luciano alcuni degli esercizi utilizzati. “Si insegna utilizzando un odore simile a quello del tartufo, per esempio imbevendo dei batuffoli di tessuto con un po’ di olio tartufato. Glielo si fa annusare, dopodiché queste palline di tessuto vengono sotterrate e il Lagotto deve cercarle”. Una volta che il cane ha imparato a individuare queste “esche profumate”, lo si può condurre nel bosco. “Un passo molto grande”, spiega Luciano, “perché in 17


mezzo alla natura sentirà centinaia di migliaia di odori e dovrà essere bravo a riconoscere quello giusto, scartando gli altri”. La durata di un addestramento? Quindici o venti giorni al massimo. “Una volta che il cane ha fatto il primo buco nel terreno e individuato il primo tartufo, la strada è in discesa”, prosegue il nostro intervistato. 18

Da quel momento, insomma, non disimparerà più e potrà solamente migliorare. Non è solamente una questione di olfatto ben sviluppato: il tempo e l’esperienza affinano la loro capacità di identificare la pista corretta da seguire. Mentre molti altri cani diventano maturi in un periodo di tre/quattro anni, al Lagotto PIANETA QUATTRO ZAMPE


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Per saperne di più.. Nome: Origine: Altezza: Peso: Carattere:

Orecchie: Collo: Occhi:

Tartufo: Colore:

Pelo:

Lagotto Romagnolo Italia maschi 43-48 cm, femmine 41-46 cm maschi 13-16 Kg, femmine 11-14 Kg docile, affettuoso, sveglio - efficiente ricercatore di tartufi grazie alla sua attitudine naturale alla cerca ed al suo olfatto finissimo - facile da addestrare. E’ anche un ottimo cane da compagnia e un eccellente avvisatore di dimensioni medie, triangolari con punte arrotondate forte, muscoloso, asciutto, di sezione ovale piuttosto grandi, rotondi, ben distanziati. Il colore dell’iride va dall’ocra al nocciola e marrone scuro, secondo il colore del mantello voluminoso, con narici aperte e mobili monocolore bianco sporco, bianco con macchie marroni o arancio, roano marrone, marrone monocolore o arancio monocolore lanoso, riccio, piuttosto ruvido in superficie, forma stretti riccioli a forma di anello, col sottopelo che s’intravede

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La ricerca del tartufo nel Dna

sono sufficienti due anni. Se vi state chiedendo se vi sia un’età in cui questo quattrozampe va in pensione come “cercatore” di tartufo, la risposta è negativa. “La ricerca per questi cani è la passione di una vita”, afferma Luciano. E aggiunge: “Per il Lagotto è un gioco, parte come un divertimento e deve rimanere tale”. Difficile non domandarsi se tutti i soggetti della razza presentino questa predisposizione o se, invece, qualche volta ci si possa trovare davanti un Lagotto che dice: “No grazie, a me il tartufo non interessa”. Secondo il nostro esperto, i Lagotti che si disinteressano alla cerca sono rari come mosche bianche. “Tutti possono essere utilizzati per la ricerca del tartufo, poi ci possono essere soggetti dall’olfatto più sviluppato e altri meno dotati”, spiega. In ogni caso, ciò che conta più di tutto è, come Luciano ha già sottolineato, il rapporto tra cane e conduttore. Se tale relazione è quotidiana, intensa, basata sull’affetto e sulla fiducia, allora non c’è dubbio: in misura più che proporzionale, il Lagotto restituirà questo amore con una dedizione impagabile alla “causa del tartufo”. PIANETA QUATTRO ZAMPE

Salute e benessere “Quando si ha a che fare con un Lagotto, la pulizia frequente del condotto delle orecchie, degli occhi e della zona genitale è essenziale”, spiega Samuela. Approfondendo il discorso, scopriamo che il pelo attorno a queste zone andrebbe prontamente tagliato ogni volta che ostacola la pulizia o, nel caso degli occhi, ogni volta che rende difficoltosa la visione. “È un cane che non ha muta, c’è chi decide di andare ogni mese dal toelettatore e c’è chi, invece, come me, decide di tosarlo due volte l’anno”, prosegue la nostra intervistata. Entrambi i nostri esperti sono d’accordo sul fatto che il Lagotto sia un cane molto sano e longevo. “Tuttavia”, precisa Samuela, “ci sono alcune patologie genetiche che stiamo cercando di debellare, come l’epilessia infantile e la displasia dell’anca, quest’ultima diffusa pressocché in tutte le razze”. In ogni caso, si tratta di un cane che, a meno di particolari casi sfortunati, arriva anche a 16-17 anni di età. “Un cane nostro, un cane italiano”, prosegue. E conclude: “Decisamente, un cane tutto da scoprire”. 20


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Cimitero per animali, una realtà anche a Milano

Cimitero per animali, una realtà anche a Milano Da una sinergia tra privati e amministrazione comunale nasce un servizio atteso da tempo da molti amanti degli animali

abbiamo avuto vicino. Per Foscolo, la tomba diventa simbolo di quel sentimento che ha la meglio anche sulla morte. Chi ama gli animali non ha dubbi che con loro accada lo stesso: è come se l’affetto che abbiamo dato e ricevuto esistesse ancora. Così, sono in tanti a sentire la necessità di poter fare con i propri amici a quattro zampe la stessa cosa che si fa con i propri cari nel mondo umano: poterli seppellire in un bel luogo, potersi recare presso la loro tomba per ricordarne in silenzio la bellezza, la simpatia, il calore. Se alcuni considereranno queste richieste “troppo romantiche”, è però vero

Sara Chessa

Un “luogo dei ricordi”, dove vai per tornare con la memoria ai tempi in cui vivevi col tuo cane o col tuo gatto. E sentirlo vicino, anche se non è più qui. Il poeta Ugo Foscolo, pure da ateo, scrisse “I Sepolcri” descrivendo la “corrispondenza di amorosi sensi”, ovvero quel “sentire profondo” che ci ha legato a qualcuno che non c’è più e che, innegabilmente, mostra di continuare a esistere nonostante la scomparsa delle persone che 24

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che per altri è diventata una esigenza, un servizio richiesto. Ce ne sono, ad esempio, a Ferrara, ad Asti, a Cuneo, a Sassari. E l’elenco sarebbe, in realtà, molto più lungo. Scopriamo come è andata a Milano intervistando Fausto Bianchi, architetto e amministratore delegato de “Il fido custode”, primo cimitero per animali d’affezione a Milano.

Da un discorso tra amici alla partnership pubblico/privato “Tutto nasce da un discorso tra amici fatto qualche anno fa”, racconta Bianchi. All’epoca, l’architetto discuteva con altri appassionati di animali della possibilità di realizzare qualcosa che avesse una finalità benefica e che, nello stesso tempo, coinvolgesse la valorizzazione della bellezza della natura. PIANETA QUATTRO ZAMPE

Qualcuno parlò di un maneggio per cavalli, altri spostarono l’argomento su un ipotetico centro di riabilitazione per ragazzi in difficoltà, una terza voce vagheggiò di un gattile che potesse diventare “casa” dei mici di strada. “Fu un nostro amico, Massimiliano Rossini, a indicare, tra le varie opportunità, quella di costruire un cimitero per animali”, rievoca il nostro intervistato. Oggi, quell’idea è realtà. Per trasformarla in qualcosa di concreto, i privati che l’hanno immaginata e messa nero su bianco, hanno potuto contare sull’amministrazione comunale di Milano e sull’Ente Parco Sud. La prima ha prodotto i permessi in tutti i casi in cui ve ne era la necessità, il secondo – che vede sorgere sulla propria area il cimitero – ha agito in sinergia con “Il fido custode” per far sì che il nuovo servizio potesse essere offerto in un luogo che spiccasse quanto 25


Cimitero per animali, una realtà anche a Milano

a bellezza della natura. “Senza l’interesse mostrato dal garante per gli animali Valerio Pocar e senza che il Comune e l’Ente Parco si attivassero, non ci si sarebbe potuti muovere”, precisa Bianchi.

Le caratteristiche dell’area e le scelte di stile Immerso nel Parco Sud di Milano, il cimitero occupa una superficie di cinque ettari, che consente una rotazione delle sepolture su un ciclo quinquennale, in modo da garantire il funzionamento continuo. “Se, in una grande città come Milano, avessimo scelto un’area di piccola estensione”, spiega Bianchi, “avremmo rischiato che il cimitero fosse pieno già dopo un anno, che il campo avesse dato già il suo massimo e che, insomma, la funzione sociale andasse a perdersi”. Secondo i calcoli, invece, l’area scelta permette di rispondere in maniera effettiva alle richieste dei cittadini di Milano e dell’hinterland. Al suo interno, tutto è stato progettato all’insegna dell’essenzialità. “Abbiamo ritenuto di proporre delle tombe semplici, costituite da una lastra di grani26

to, senza monumenti o altri orpelli che, alla fine, sarebbero andati a “disturbare” la serenità e l’uniformità di quest’area verde”, racconta l’architetto. La finalità? Quella di privilegiare l’aspetto naturalistico: si è scelto, insomma, di far sì che gli alberi e tutta la flora circostante risultassero “prevalenti” rispetto all’intervento umano. Al momento, il cimitero è in funzione. Solo qualche piccolo lavoro da completare. Nel mese in corso, per esempio, verranno ultimate la piantumazione delle siepi e la messa a dimora delle essenze arbustive.

In cosa consiste il servizio Il cimitero “Il fido custode” accoglie tutti gli animali da compagnia. Non solo cani e gatti, dunque. Tra i quattriozampe che, fino a questo momento, sono stati seppelliti presso la struttura ci sono anche conigli e criceti. “Riusciamo a inumare tutti gli animali che possiedono questa caratteristica, l’essere animali d’affezione”, spiega Bianchi. Le proposte sono state diversificate in base alla taglia dell’animale, ma anche in base al fatto che il cliente richieda una “tomba di PIANETA QUATTRO ZAMPE


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famiglia”. C’è chi, per esempio, ha tre o quattro animali e richiede un sepolcro multiplo. Quanto ai costi, si parte dai 230 Euro, fino ad arrivare ai 750/800 Euro per una sepoltura in tomba singola. “Bisogna tener presente che il costo non è soltanto quello del prendere l’animaletto e depositarlo nella terra”, precisa il nostro intervistato. E aggiunge: “è una cura complessiva, che non si esaurisce nell’atto di inumazione dell’animale. Noi andiamo a recuperarlo a domicilio con il nostro furgone omologato, lo portiamo al cimitero, lo inumiamo, predisponiamo la lapide con la scritta e la fotografia. Dopodichè, la tomba viene mantenuta e curata per cinque anni. ”. E allo scadere di questo periodo? Due possibilità. Una è quella di continuare a usufruire dello stesso servizio per un periodo ulteriore, con un costo sup28

plettivo che è, comunque, inferiore a quello iniziale. La seconda chance consiste invece nel riesumare l’ospite e deporlo in una fossa comune. C’è, in verità una terza possibilità: il corpo dell’amico di un tempo può cioè essere cremato, con successiva consegna delle ceneri al proprietario.

Utenti milanesi, ma non solo Conversando con l’architetto, ci domandiamo quale area geografica copra “Il fido custode”. Scopriamo così che anche quattrozampe provenienti da altre città e altre regioni possono usufruire del servizio. “Noi non abbiamo un limite, offriamo un servizio completo, le tariffe di cui parlavamo prima comprendono anche la raccolta dell’animale nei paesi della periferia e della cintura milaPIANETA QUATTRO ZAMPE


nese”, afferma Bianchi. E ci racconta che, in realtà, ci si è spinti ben oltre, recuparando animali a Genova e a Parma. “È è un’iniziativa a disposizione di tutti”, conclude, “non è necessario nemmeno essere residenti in Lombardia per poterne usufruire”.

Le visite in cimitero Comprensibile domandarsi se questa nuova struttura funzioni come i cimiteri riservati ai “bipedi”. Se, cioè, le persone si rechino davvero a visitare le tombe dove riposano le spoglie del proprio quattrozampe, volato verso altri silenziosi lidi. Come accade quando si tratta di amici umani scomparsi, insomma. Dai racconti del nostro intervistato, scopriamo che è proprio così. Osservando le sepolture effettuate da settembre PIANETA QUATTRO ZAMPE

a oggi, i gestori stessi hanno riscontrato nelle persone un’attenzione ed una partecipazione davvero forte. Milano ha dunque a disposizione un nuovo servizio che risponde a un’esigenza diffusa. “La nostra è certamente attività imprenditoriale, fatta da privati in una proprietà privata, però va anche a svolgere un servizio sociale”, ci tiene a sottolineare l’architetto Bianchi. E prosegue: “Il servizio è quello dedicato a chi non vuole smaltire il proprio animale nei modi previsti dalla legge e tiene, invece, a poterlo ricordare in un luogo prestigioso dal punto di vista naturalistico, dove i proprietari e gli amici possano andare in visita”. La bellezza della natura, insomma, aiuta sempre. Anche a ricordare il nostro cane o il nostro gatto non per il dolore di averlo perso, ma per la gioia di averlo avuto vicino. 29


Shonny, il cane che piange sulla tomba

Shonny, il cane che piange sulla tomba della sua compagna di giochi La storia di un’amicizia che non conosce fine Astrid Blake

Shonny è un meticcio con una buona memoria e con un grande cuore: non si dimentica di aver avuto, un tempo, un’amichetta di nome Shelly, una cagnolina con la quale ha condiviso tante avventure. Ora, anche le televisioni del posto lo sanno: quando Shonny va in visita alla tomba della sua vecchia compagna di giochi, presso il cimitero per animali di Selargius (Cagliari), si sdraia sulla lapide e, per lungo tempo, non si muove da quel quadrato di terra che gli ricorda lei. A raccontarci tutto questo è Da30

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Shonny, il cane che piange sulla tomba

niela Floris, che ha accolto Shonny in casa propria nel 2010. Shelly viveva nello stesso appartamento e non aveva un carattere facile: gelosa e molto legata ai proprietari, arrivava addirittura ad avere crisi di vomito se, ai suoi occhi, un altro cane “rubava” le attenzioni dei suoi umani. L’indole chiusa di Shelly, tuttavia, non impedisce a Shonny di affezionarsi.

Shonny e Shelly: i primi tempi Le prime settimane dopo l’arrivo di Shonny trascorrono veloci. Il meticcio fa di tutto per avvicinarsi a Shelly, ma lei lo snobba, non gli permette di salire sul letto, lo allontana. Solo dopo qualche mese, Shelly inizia ad ammorbidirsi. Stare vicini non è più un miraggio, Shelly inizia a sciogliersi un po’, nasce un’amicizia. Un giorno, però, arriva la cattiva notizia. Shelly è ammalata. Soffre di una grave forma di diabete che la obbliga a continue flebo e comporta ripetuti episodi di coma. Nei viaggi della speranza verso lo studio del veterinario, Shelly non era sola. Oltre a Daniela, era presente anche Shonny. Troppo piccolo per essere lasciato 32

in casa, Shonny le accompagnava nelle lunghe visite in cui lo specialista misurava i picchi glicemici di Shelly. Trascorrono, tra alti e bassi, due anni. A un certo punto, tuttavia, la situazione precipita. Le condizioni di salute della cagnolina sono in costante peggioramento. Daniela è costretta ad allontanare temporaneamente Shonny, affidandolo a quello che all’epoca era il suo compagno. Non vuole che il piccolo assista alle sofferenze di Shelly.

Il calvario di Shelly Prima di andar via, Shonny vede la sua amichetta andare in coma. Questa è forse l’ultima immagine che ha di lei. Poche ore dopo, il veterinario dice a Daniela che Shelly è affetta da una grave insufficienza renale, che rischia di portarla verso un doloroso calvario. Non è più possibile aspettare, si tratta di prendere una decisione. Daniela ricorda ancora la data precisa, era il primo di ottobre del 2012, alle ore 19: il giorno in cui ha dovuto far sopprimere la sua cagnolina. Ovvero, dirle addio nel momento in cui ancora poteva evitarle le sofferenze PIANETA QUATTRO ZAMPE


peggiori. Prima di essere portato al cimitero di Selargius, il corpo di Shelly viene portato a casa ancora per una notte. Avvolto in una coperta, chiuso dentro un sacchetto, cosicché il povero Shonny non si accorga che si tratta della sua amichetta. Tuttavia, la speranza che il meticcio non intuisca ciò che è accaduto si rivela vana: basta uno sguardo a Daniela e sembra capire tutto. E, infatti, veglia la sua piccola amica per una notte intera. PIANETA QUATTRO ZAMPE

La prima volta di Shonny al cimitero Il funerale di Shelly avviene senza che Shonny sia presente. Rimane a Portoscuso, la città in cui vive con Daniela, nell’attesa che lei ritorni dopo la difficile giornata. Dovranno passare due mesi prima che Daniela decida di portare con sé Shonny per una visita alla tomba di Shelly. “Appena siamo arrivati, si è piazzato sopra la tomba 33


prima ancora che io vi arrivassi”, racconta Daniela. E spiega: “È una cosa che lui non fa mai, perché quando va nei giardini o a passeggio non si siede mai. Allora ho pensato fosse un caso e l’ho spostato per vedere la sua reazione”. Tuttavia, Shonny sembra proprio aver riconosciuto la lapide della sua compagna di giochi. Anche quando Daniela prova a spostarlo, lui torna a sdraiarsi sulla pietra che nasconde le spoglie della sua Shelly.

Shonny oggi Equilibrato, tranquillo, dolce: Shonny ha uno splendido carattere. Non solo: ha vinto anche diverse gare di bellezza. “Sono competizioni amatoriali”, racconta Daniela, 34

“non includono agility e obedience perché, quando Shonny era cucciolo, non avevo il tempo per potergli dare un addestramento”. Tuttavia, le coppe e le medaglie vinte dal quattrozampe sono numerose. “Ripeto”, dice Daniela, “tutto per la sua bellezza e la sua simpatia”. E ricorda: “Anche Shelly aveva vinto alcune competizioni di questo tipo, ma Shonny è, tra i miei cani, quello che ha conquistato più coppe”. Quando chiediamo a Daniela se intenda dare a Shonny un’altra sorellina, confessa di averci pensato, ma di non essersi ancora risolta a farlo. “Sto aspettando il trovatello giusto”, afferma. E conclude: “Di una cosa, però, sono sicura: Shonny è la mia vita. Più importante di questo non c’è niente!”.

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Gatto Thai, una ne pensi e cento ne fai

Gatto Thai, una ne pensi e cento ne fai Una razza dolce e al tempo stesso “piena di risorse”. Quando si tratta di gioco, la loro fantasia non conosce limiti. Cerchiamo di ricostruirne la storia, di descrivere le loro peculiarità e di comprendere come mai non vengano più definiti “Siamesi” Sara Chessa

Non chiamatelo “Siamese”. Non più, per lo meno. Per una serie di articolate vicissitudini legate ai processi di selezione, il micio che un tempo identificavamo con questo nome viene oggi indicato come “Thai”. Il riferimento dei due nomi, certo, è sempre 36

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Gatto Thai, una ne pensi e cento ne fai

alla Thailandia, terra di origine di questi eleganti felini: Siam è infatti l’antico nome della loro patria. Tuttavia, quando parliamo di Thai, dobbiamo stare attenti a non confonderli con quelli che oggi vengono definiti “Siamesi Orientali”. Da dove derivano questi ultimi? Dal desiderio di “cambiamento” che negli anni Sessanta portò molti allevatori a modificare alcuni caratteri del Siamese, incrociandolo con altri gatti provenienti dalla stessa area geografica. Nasce dunque in questo modo il cosiddetto “Orientale”, più allungato, caratterizzato da una testa triangolare e non più dal muso rotondo tipico della versione tradizionale. In breve tempo, il Siamese Orientale si impone nelle esposizioni a scapito del “Siamese di una volta”. “A quest’ultimo venne tolto il pedigree e, incrociandosi con tanti gatti comuni, giunse a rischiare l’estinzione”, racconta Chiara Grube, alla guida dell’allevamento amatoriale “Lo Zaffiro”. “Alla fine degli anni Novanta”, spiega, “il Siamese tradizionale venne reinserito tra i gatti di razza proprio per evitare che scomparisse”. Tuttavia, il nome “Siamese” non poteva più essere utilizzato, essendo già adoperato da anni per 38

indicare gli “Orientali”. Si scelse allora di chiamarli “Thai”. Da allora, allevatori come Chiara, motivati alla conservazione delle peculiarità di questo gatto, si impegnano per dare un futuro a questa particolare declinazione della bellezza felina.

La storia: dal divieto di esportazione delle origini alla confusione odierna Le vicende legate alle differenti scelte degli allevatori hanno generato molta confusione tra la gente. “All’inizio”, spiega ancora Chiara, “le persone continuavano a cercare i Siamesi tradizionali negli allevamenti di Siamesi Orientali, perché una volta c’erano soltanto i primi: a testimoniare questa cosa ci sono tante cartoline e fotografie risalenti anche all’Ottocento, periodo in cui questi gatti hanno iniziato ad essere importati in Europa”. Prima di allora, infatti, i reali della terra di Siam ne vietavano l’esportazione. La situazione cambiò solamente quando alcuni di questi felini vennero regalati ad un ambasciatore. Da allora, e fino agli anni Sessanta del Novecento, il loro aspetto, PIANETA QUATTRO ZAMPE


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come accennato, rimase pressocché identico a quello originale. Quando, intorno al 1998, si riprende ad allevarli come gatti di razza, capita addirittura che, durante le esposizioni, le persone si commuovano rivedendo i “parenti” del micio di un tempo, magari conosciuto durante l’infanzia e mai più rivisto, proprio per via della grande diffusione che gli Orientali avevano avuto. “La confusione maggiore è nata quando, ad opera di alcune persone, si sono avuti degli incroci tra i Thai e gli odierni Siamesi”, racconta Chiara. E aggiunge: “Forse questioni di soldi, alcune associazioni feline hanno comunque accettato i cuccioli nati dall’incontro tra le due razze”. Da qui, il sorgere di divisioni tra gli allevatori di Thai. “Un grosso gruppo americano a cui aderiscono anche parte degli allevatori europei (soprattutto belgi, inglesi ealcuni tedeschi) includono nelle loro linee anche gatti nati dall’incrocio tra Thai e Siamesi Orientali”, spiega Chiara. Ad oggi, potremmo insomma incontrare in giro, oltre a queste due tipologie ben distinte, anche curiosi incontri tra i rispettivi patrimoni genetici. Fin qui, nessuno può obiettare: si tratta di scelte. Le polemiche 40

nascono quando, a gatti che sono frutto di incrocio, viene assegnato un pedigree che certificala invece l’appartenenza ad una delle due razze. Come è facile intuire, infatti, gli appassionati decisi a “restituire un futuro” al ceppo originario tengono in maniera particolare a fare chiarezza sulle peculiarità che lo contraddistinguono.

Indole giocosa e carattere dolce Gira voce, tra gli amanti dei gatti, che il Thai “scelga” una persona in famiglia e che solo a quella si leghi. Pare non sia esattamente così. “Eleggono un loro “preferito” in casa, ma allo stesso tempo danno amore a tutti, cercano molto il contatto con gli umani e amano stare in braccio”, spiega Manuela Bollati, titolare dell’allevamento “La Fenice”. “Sono sempre presenti, dei veri compagni di vita”, aggiunge. Secondo Manuela, i Thai sono dotati di una grande “intelligenza applicativa”. Cosa vuol dire? Che in casa ne inventano una dopo l’altra. Ogni nuovo giorno è un’ottima occasione per inventare nuovi giochi. “Quando lo chiami, arriva e ti porta la pallina”, racconta PIANETA QUATTRO ZAMPE


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Per saperne di piĂš.. Nome: Origine: Carattere: Corporatura: Testa: Orecchie: Occhi: Pelo: Coda:

Gatto Thai Thailandia dolce, espansivo, affettuoso, vivace e giocherellone - è adatto per la compagnia di persone sole muscoloso, snello ed elegante - di dimensioni medie a forma di cuneo di media grandezza, larghe alla base, arrotondate in punta a forma di limone, grandi e espressivi. Solo di colore blu, il piÚ intenso possibile. corto, fitto, lucido lunga, leggermente affusolata in punta

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Gatto Thai, una ne pensi e cento ne fai

Chiara Grube. Il primo desiderio, insomma, è quello di divertirsi. La vivacità la si può osservare anche fuori dai momenti ludici. È Chiara stessa, per esempio, a spiegarci che il Thai sa come imporre la sua volontà. “Altre razze, come il Maine Coon, sono più remissive. Se vogliono che tu apra una porta e non lo fai, tendono ad accettarlo. Il Thai, di fronte al tuo rifiuto, l’aprirebbe da solo. Se si mette in testa di fare una cosa, difficilmente desiste”. Entrambe le nostre esperte ci fanno poi notare una caratteristica immancabile del Thai: la tendenza a fare grandi monologhi. “Sono gatti parlanti”, spiega Chiara. In effetti, anche secondo l’esperienza di Manuela, il Thai è un inguaribile chiacchierone. Evidente è anche la tendenza a legarsi molto all’umano. “Sono simbiotici, hanno bisogno di noi”, afferma Chiara. E aggiunge: “Proprio per questo, quando una persona chiama dicendomi di volere un cucciolo, indago per cercare di capire che vita faccia. Non che io non li dia a chi lavora fuori casa, ma deve trattarsi di persone disponibili a trascorrere del tempo con i gatti. Un secondo gatto può colmare in parte la prolungata assenza 42

dell’umano, ma non più di tanto”. Incuriositi, chiediamo alle nostre esperte che tipo di rapporto abbia il Thai con le altre razze o, più in generale, con gli altri gatti. Per una curiosa coincidenza, entrambe allevano anche i Devon Rex e possono dunque testimoniare circa la buona disponibilità del Thai a convivere con altre razze. Tuttavia, osserviamo una sensibile differenza tra i punti di vista delle nostre due allevatrici. Dal punto di vista di Chiara, il Thai deve essere “dominante” verso l’umano, ossia avverte la necessità di avere un rapporto privilegiato rispetto ad altri gatti presenti in casa. “Il problema”, spiega, “si pone soprattutto se in casa è presente un altro gatto molto affettuoso: di sicuro, il Thai tenderà a spodestarlo, in quanto è un gatto incline ad essere possessivo nei nostri confronti”. Manuela sembra invece avere un’opinione diversa a riguardo. “In presenza di un altro gatto, il Thai tenderà semplicemente metterglisi accanto. Si tratta semplicemente di arrivare al giusto equilibrio e di procedere con gradualità”. Non sappiamo quale delle nostre esperte si avvicini di più alla verità: se volete scoprirlo, potete sempre adottare PIANETA QUATTRO ZAMPE


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un Thai, presentarlo ai vostri gatti di casa e verificare di persona.

Caratteristiche fisiche Ora che abbiamo ripercorso la storia del Thai e chiarito le differenze rispetto al Siamese moderno, possiamo procedere a descriverne i caratteri fisici. Se l’azzurro vivace degli occhi sarà, con ogni probabilità, la prima cosa a colpirvi, noterete via via altre peculiarità. La testa è rotonda con contorni arrotondati. Nei maschi non sterilizzati, inoltre, le guance possono essere più evidenti. Le orecchie, larghe alla base, sono ben distanziate, di forma triangolare e arrotondate lungo le punte. Per quanto il corpo del Thai non sia allungato come quello del Siamese, la sua figura è slanciata e si presenta piuttosto muscoloso. Il pelo è corto e fitto, con un contrasto tra il colore chiaro del corpo e le punte colorate, i cosiddetti “point”.

Salute e benessere “Facendo gli scongiuri per quanto riguarda PIANETA QUATTRO ZAMPE

il futuro, possiamo dire che, ad oggi, i Thai sono gatti sani”, afferma Chiara Grube. Non ci sono, cioè, particolari patologie genetiche che ne inficino la salute. “Questo”, prosegue, “si lega al fatto che si tratta di una razza naturale, non frutto di incroci stabiliti dall’uomo”.

Curiosità. La varietà “golden” I colori più conosciuti sono, per il gatto Thai, il Seal point, il Blue point, il Chocolate point ed il Lilac point. Accanto a queste, il Red Point e il Tortie Point. Tutte queste varietà cromatiche possono comparire anche in versione “Tabby”, ovvero con il colore distribuito sulle tigrature, non sulla mascherina o sulle punte. Tra gli stand della Settima Esposizione Internazionale Felina, dove lo scorso 31 ottobre abbiamo incontrato Manuela con i suoi gatti, abbiamo scoperto una sfumatura meno diffusa: quella denominata “Golden”. “Si tratta di una sfumatura albicocca, una colorazione naturale che si è manifestata, l’impegno è stato quello di portarla avanti”, ci dice. E precisa: “La difficoltà risiedeva soprattutto nel farla conoscere ai giudici, oltre che alle persone”. 45


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Va in scena la bellezza felina

Va in scena la bellezza felina Settima Esposizione Internazionale Felina. Cronaca di una due giorni di competizioni e spettacolo, ma anche di scoperte, dibattiti, e confronti Sara Chessa

Per il pubblico è di sicuro spettacolo. Per chi espone, dall’altra parte della teca, un turbine di emozioni: ansia mentre si attende, entusiasmo quando si vince, dispiacere quando i propri beniamini non arrivano sul podio. Per chi poi deve valutare la bellezza dei gatti, non può che trattarsi di un tremendo rompicapo. Facile capire perché. Diceva infatti qualcuno: “Il più brutto gatto che io abbia mai visto era semplicemente meraviglioso”. La gara, dunque, è tra belli. Vi 48

sfidiamo a non avere l’imbarazzo della scelta. È la Settima Esposizione Internazionale Felina, tenutasi il 31 ottobre e il 1° novembre scorsi a Busto Arsizio, presso Malpensa Fiere. Abbiamo seguito per voi questo evento organizzato da AFeF, una delle realtà che in Italia contribuiscono a rendere variegato il panorama delle associazioni feline. Così, lungo sentieri in cui gli occhi sono rapiti dalle più varie declinazioni della beltà felina, abbiamo cercato di osservare l’evento da più punti di vista: gli allevatori, i giudici, il pubblico e anche altre realtà della società civile che, pur non esponendo mici in carne ed ossa, erano presenti alla fiera in qualità di artisti, artigiani o Onlus.

Una passeggiata tra gli stand Gatti che dormono beati, gatti che giocano tranquilli, gatti che non ne vogliono sapere della gabbia e fanno capire di voler saltare in braccio alla loro “mamma umana”. Il panorama delle reazioni feline è, insomma, variegato. Alcuni sembrano non accorgersi neppure di essere lontani da casa, altri pare levino qualche protesta a suon di “miao”. PIANETA QUATTRO ZAMPE


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Cosa pensino realmente, lo abbiamo domandato ad alcuni degli allevatori presenti. “Se fin da piccoli li hai abituati alle esposizioni, allora tendono a stare tranquilli, sanno che torneranno a casa”, spiega Amalia Maruca, che ha portato a Malpensa Fiere i suoi Maine Coon. Ce ne indica uno intento a vuotare una ciotola di crocchette. “Vedete lui? Mangia tranquillo anche in fiera”, spiega. Tuttavia precisa: “La reazione dipende anche dal carattere di ciascun gatto. Le femmine in calore o prossime al calore 50

tendono ad essere più tese”. La situazione non cambia quando capitiamo accanto agli stand dei gatti Ragdoll. “Mi avevano detto che, in esposizione, li avrei visti stressati o imbambolati, invece non sono affatto condizionati dal fatto di essere in gabbia”, racconta Ilaria Acchiardi, che li alleva. E aggiunge: “Per loro ci sono più giochi concentrati in gabbia che dispersi in casa, quindi si comportano normalmente, giocano tutto il giorno”. Una sola precauzione: trattandosi di Ragdoll, bisogna tenere conto del loro PIANETA QUATTRO ZAMPE


grande attaccamento vero l’essere umano. “Cercare il contatto è nella loro indole, non vogliono mai stare soli”, precisa Ilaria. E conclude: “Questo vuol dire che, se li lasci soli in gabbia e ti allontani, inevitabilmente iniziano a chiamarti, a cercare le coccole”. Una rassegna felina è anche un’occasione per conoscere più a fondo questi felini. Incuriositi dall’amore viscerale dei Ragdoll per la vicinanza dei “bipedi” a loro familiari, domandiamo a Ilaria Acchiardi come reagirebbe un Ragdoll in una casa in cui deve PIANETA QUATTRO ZAMPE

stare solo per tutta la giornata o quasi. Ci risponde con un aneddoto, raccontandoci di aver sentito, una mattina, mentre usciva di casa, il suo Ragdoll piangere. “Mi si è spezzato il cuore. Adesso sono in tre e il problema non si pone, stanno benissimo. Di sicuro, non darei un cucciolo a chi lavora tutto il giorno, a meno che non ci sia almeno un altro micio con lui. È un gatto che soffre la solitudine”. Il panorama delle razze presenti è decisamente variegato: Thai, Scottish Fold, British Short Air, Persiani e altri an51


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cora. In particolare, a un passo dai Ragdoll, notiamo i Persiani color point. Quelli, cioè, che presentano musetto, zampe e orecchie di colore più scuro. “Ha la struttura tipica del Persiano, ma la colorazione caratteristica del Siamese”, spiega Claudia Novelli, arrivata da Cuneo coi suoi gatti. “Non sono un’allevatrice, sono semplicemente un’amante di questi gatti. E, da circa un anno, ho la gioia di averli in casa”. Non solo allevamenti dunque, tra chi espone. Anche diversi privati, non meno emozionati di fronte al pensiero della valutazione dei giudici.

Ospiti speciali: le volontarie dei gattili Il mondo dei gatti di razza è affascinante, si sa. Caratteristiche inconfondibili, peculiarità intriganti. Innegabile però che l’etichetta “bellezza felina” possa essere ricamata sia sul sottoinsieme degli “Aristogatti”, sia su quello dei gatti comuni. E infatti, alla Settima Esposizione Internazionale Felina è presente anche l’associazione Amici Mici con i gatti recuperati dalla strada, in attesa di adozione. La sede? In un luogo segretis52

simo. Il perché è facile da indovinare: se la sua ubicazione fosse nota, un enorme numero di gatti, con ogni probabilità, verrebbe abbandonato nei paraggi. I volontari operano nel territorio di Busto Arsizio e si occupano soprattutto di quattrozampe infortunati e reduci da incidenti. Venendo a conoscenza dell’obbligo di sterilizzazione per chi riceve in affido un gatto, domandiamo se esista la possibilità, per chi volesse avere la gioia di crescere un gatto “come la natura lo ha fatto” e avere delle cucciolate, di essere esentato da tale imposizione. La risposta è negativa e, per spiegarci perché, le volontarie fanno riferimento a tutti coloro che abbandonano i gattini dopo la nascita. Precisiamo che la nostra ipotesi riguarda persone che vogliano realmente tenere i nuovi nati o trovare una famiglia che li adotti. Ci stupisce che, a causa di chi abbandona i piccoli, debbano essere penalizzati anche coloro che sono seriamente intenzionati a prendersi cura di un nuova cucciolata. Niente da fare: le volontarie ci spiegano che i gatti in libertà, per legge, vanno sterilizzati. Il riferimento è alla legge 281 del 14 agosto 1991, secondo la quale “i PIANETA QUATTRO ZAMPE


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gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall’autorità sanitaria competente e riammessi nel loro gruppo”. Ne prendiamo atto, felici di aver imparato qualcosa di nuovo tra gli stand della Settima Esposizione Felina. Scopriamo, tuttavia, che non tutti la pensano allo stesso modo sulla corretta interpretazione di questa norma. Ad esempio, Enzo Borri, autore del libro “Estremamente gatto – Tre Maine Coon in famiglia” e, tra l’altro, presente in fiera, spiega che, secondo logica, se un gatto viene adottato non dovrebbe più essere considerato “in libertà”: va in una casa. Non essendo più in libertà, l’obbligo di sterilizzazione dovrebbe cadere. Capendo che si tratta di una diatriba aperta, la nostra conversazione con le operatrici di Amici Mici si sposta nuovamente sulle loro attività. Siamo curiosi, in particolare, di capire in quale modo riescano a finanziare i loro progetti benefici. “L’associazione esiste da vent’anni e riesce a prendersi cura di questi gatti grazie alle donazioni ricevute presso le fiere e alle collette organizzate presso i supermercati per animali ”, ci spiega una delle volontarie. Non è tutto. Spostando lo sguardo subito oltre i 54

gattoni di strada che giocano nelle gabbie, è possibile vedere creazioni artigianali realizzate dalle stesse operatrici del gruppo Amici Mici: sciarpe, coperte, cuscini. “Come vedete”, spiegano le paladine dei gatti randagi, ”cerchiamo di autofinanziarci”.

Artigiani e artisti in fiera Poco lontano dai felini in bella mostra, troviamo qualcuno che realizza “articoli casalinghi per gatti”, ovvero casette, cuscini e altri oggetti realizzati con tessuti di prima scelta. Lavorazioni artigianali, naturalmente. Altri stand ospitano artisti del bijou. Linee essenziali, sinuose e luccicanti, disegnano volti di gatto. E, lì, lo realizzi: anche stilizzato, il felino mantiene inesorabilmente il suo potere. Ti obbliga, comunque, ad ammirarlo.

Il momento del giudizio. Esiste l’invidia tra espositori? Ansia, speranza, desiderio di vedere il proprio lavoro di selezione riconosciuto dagli esaminatori: tutte emozioni che si possono PIANETA QUATTRO ZAMPE


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leggere in viso a coloro che fanno ingresso nella “stanza delle valutazioni”, dove i giudici danno il loro verdetto sui gatti presenti all’esposizione. Tra i tanti proprietari che passano di qua, con lo sguardo ancora carico di tensione, troviamo due ragazzi svizzeri arrivati da Ginevra per competere coi loro felini nelle rassegne che si terranno nel pomeriggio. Quando li incontriamo, tengono in braccio uno Sphynx fresco fresco di giudizio. “Ha un carattere affettuoso e ama molto il contatto con l’essere umano”, raccontano. Chiediamo loro di raccontarci qualcosa sull’esperienza appena affrontata, ma capiamo subito che, per quanto coinvolti, sono abituati ad avere a che fare spesso con gli esaminatori delle gare. “È stato un buon giudizio”, ci dicono. Altri espositori sono meno tranquilli: mostrano apprensione prima dell’ingresso nella “stanza della verità” oppure dispiacere quando ne riemergono col proprio micio. Così, chiediamo a Laura Bignami, tesoriere e addetta alle pubbliche relazioni delle Associazioni Feline Federate, cosa pensi circa la più antica tra le piaghe: l’invidia. Quella tra i partecipanti alle gare, naturalmente. “I proprietari 56

dei gatti si emozionano tantissimo, la prima volta che un giudice si è trovato a scegliere tra un mio gatto ed un altro micio, io mi

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sono messa a piangere”, ammette. Tuttavia, secondo Laura, questo è dovuto alle tante aspettative riposte dagli allevatori in questi gatti. “La sensazione è analoga a quella che provi quando vai al primo saggio di musica del tuo bambino”, spiega. E sull’invidia, ha le idee chiare. “Tutti noi, quando nasciamo come allevatori, ci iscriviamo a delle associazioni, poi valutiamo quella che ci piace di più. Quello che io ho riscontrato in AFeF rispetto ad altre realtà? Il fatto che qui ci sia tanta competizione, ma sana. Alla fine della storia, se il mio gatto non è andato sul podio, io faccio il tifo per il tuo”. Mai, insomma, prendere troppo sul serio la gara. “Ci fa piacere partecipare, vincere è ancora meglio, ma, come dico sempre io, ci deve essere gioia, divertimento”.

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I ring, questi sconosciuti Sempre a Laura Bignami, chiediamo di spiegarci quale sia la differenza tra il giudizio a cui abbiamo assistito e i cosiddetti “ring”. “Nel giudizio generale”, spiega, “i gatti vengono divisi per categorie: lunghi, semilunghi, corti. I Maine Coon gareggiano PIANETA QUATTRO ZAMPE

solamente coi Maine Coon, i Thai gareggiano unicamente con i Thai. Al termine, arriva la nomination: i giudici scelgono il migliore per ciascuna razza. Dopo questo passaggio, viene il “Best in show”, ossia la competizione tra i primi classificati di ciascuna razza”. Il ring si colloca al di fuori di 57


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questi passaggi. “È come un master dopo l’università”, prosegue Laura. E aggiunge: “Gli allevatori che sanno di avere un gatto particolarmente bello, partecipano al ring, che è come un giudizio più selezionato. È sempre diviso in categorie – cuccioli, adulti e neutri – ma si tratta di gatti appartenenti a tutte le razze: arrivare ai primi posti è più difficile”.

I giudici. Una vita difficile Accanto a queste colonne, troverete un’esauriente tabella che sintetizza i risultati del “Best in show” e dei “ring”. A guardarla, sembrerà tutto semplice: un podio, tre gatti, un primo classificato. Non è così facile, invece, per i giudici. Anche con una formazione e un’esperienza di dieci anni e oltre, gli esaminatori hanno sempre un compito ingrato: scegliere dove c’è l’imbarazzo della scelta, individuare, tra creature magnifiche, quella che, in virtù di un qualche cavillo, lo è più delle altre. Cavilli molto seri, in realtà. Cavilli che hanno a che fare con la fedeltà o meno allo standard, ovvero a quell’elenco preciso di caratteristiche che un gatto di 58

una certa razza deve possedere per esserne considerato rappresentativo. Eppure, anche i giudici hanno un cuore. “Mi sento male, perché io li metterei a pari merito se potessi, ma non lo posso fare”, ammette il giudice Antonello Bardella, quando gli chiediamo come si senta alla fine delle competizioni. E, quando gli domandiamo come sia andata la prima giornata, risponde schiettamente. “Avrei avuto bisogno di un po’ più di tempo. Con tempi così ristretti è troppo difficile, si corre il rischio di sbagliare. Dopo vent’anni, non voglio fare sbagli”. Così, lo salutiamo strappandogli la promessa di un’intervista più approfondita sul suo impegnativo compito durante le gare. Intanto, dopo aver cercato di vedere l’Esposizione Internazionale Felina con gli occhi del pubblico, degli espositori e anche dei giudici, ci manca un solo punto di vista: quello dei gatti. Imperscrutabili, non ci diranno mai cosa ne pensano. Probabilmente, con estrema pazienza, accettano di buon grado questi eventi, ma solo come ennesima conferma di un fatto già appurato: l’adorazione di cui sono oggetto da parte degli umani.

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SABATO

DOMENICA

MIGLIOR ADULTO: Athos-Aragorn Le Fusa Russe - Siberian Brown Tabby Mackerel And White - Proprietario Langen Santosh

MIGLIOR ADULTO: Wd.ch. Diapason Magic Steel - Persian Cream Tabby Blotched - Proprietario Bazzichi Alice E Nanni Paola

MIGLIOR CUCCIOLO: Paperonzola Degli Arduini - British Cream - Proprietario Petraro Domenico

MIGLIOR CUCCIOLO: Roberto Fold Mio Mio Of Cuore Impavido - Scottish Fold Black Silver Tabby Blotched - Proprietario Calonico Francesco

MIGLIOR NEUTRO: Florencecoon Yanika - Maine Coon Black Tortie And White - Proprietario Magrini Sarah MIGLIOR VETERANO: Wd.ch. Battle Creek’s R’ Revolution Of Castlemaine - Maine Coon Brown Tabby Blotched And White - Propietario Cerrani Nicoletta BEST GENERALE SABATO (CIOE’ IL MIGLIORE DEI 4): Paperonzola Degli Arduini - British Cream - Proprietario Petraro Domenico

MIGLIOR NEUTRO: Gr.eu.pr. Blue Book Summer Fly Of Wafer Cream - Persian Brown Tortie Tabby Mackerel And White Proprietario Bazzichi Alice E Nanni Paola MIGLIOR VETERANO: Susanna Of Diamanterry - Ragdoll Blue Point And White Mitted - Proprietario Omati Teresita BEST GENERALE SABATO (CIOE’ IL MIGLIORE DEI 4): Paperonzola Degli Arduini - British Cream - Proprietario Petraro Domenico

BEST SUPREMO (IL MIGLIORE DEI DUE GIORNI): wd.ch. diapason magic steel - persian cream tabby blotched - proprietario bazzichi alice e nanni paola

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Va in scena la bellezza felina

SPECIALE MAINE COON DEL SABATO 1° Wd.ch. Flying Raccons Remmington Steel - Proprietario Vergani Sergio 2° Flying Raccons Beltazor - Proprietario Vergani Sergio 3° Douce Etoile Ophelia - Proprietario Mirabile Gian Filippo

SPECIALE RAGDOLL DI DOMENICA 1° Wd. Pr. WhiteAngels Vir - Seal Bicolor proprietario Stringa Maurizio 2° Cashmere Angel’s Demetra - Blue Bicolor - proprietario Davanzo Eloise 3° Enjoy the Love of Elisir - Seal Tabby Colorpoint - proprietario Pirello Maria Grazia

RING WCF NEUTRI: Link Degli Arduini - British Blue – Proprietario Cappelletti Alessia

DOMENICA RING WCF ADULTI: Galoubie Koschka’s Red Vasily - Abyssinian Sorrel -Proprietario Girard Daniele RING WCF CUCCIOLI: Paperonzola Degli Arduini - British Lilac - Proprietario Petraro Domenico RING WCF NEUTRI: Gr.int.pr. Nabucodonosore Warren De Lyndsay - Sphynx Red And White Bicolour - Proprietario Rebetez Lyndsday E Julie Crystal

SABATO RING WCF ADULTI: Athos-Aragon Le Fusa Russe - Siberian Brown Tabby Mackerel And White - Proprietario Langen Santosh RING WCF CUCCIOLI: Paperonzola Degli Arduini - British Lilac - Proprietario Petraro Domenico

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Petsfestival 2015, un’arca di Noé ormeggiata al PiacenzaExpo

Petsfestival 2015, un’arca di Noé ormeggiata al PiacenzaExpo La Fiera Nazionale degli Animali da Compagnia del 17 e il 18 ottobre ha portato nella città emiliana tutte le varietà di animali da compagnia che l’essere umano abbia mai po62

tuto pensare di ospitare in casa. Un’occasione per ampliare le proprie conoscenze su questi mondi. E, allo stesso tempo, per divertirsi. A spopolare, infatti, sono giochi e spettacoli che coinvolgono gli animali. Disc dog e sheepdog in testa Astrid Blake

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Foto di Silvia Pampallona

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Petsfestival 2015, un’arca di Noé ormeggiata al PiacenzaExpo

Creature dell’acqua, della terra e dell’aria. In più, il fuoco della curiosità del pubblico, che ha bisogno di centinaia di occhi per “catturare” con lo sguardo le mille declinazioni della bellezza nel mondo animale, radunate d’improvviso tra i padiglioni del Piacenza Expo. Il pubblico compie percorsi itineranti tra gli stand, chiamato di volta in volta dai colori accesi all’interno degli acquari, dalla ben nota eleganza dei gatti o ancora, dallo sguardo intenso dei rapaci, che regala all’area un tocco “fantasy”. E, mentre si cammina, non può mancare il programma della giornata. A più riprese, infatti, i visitatori si spostano dagli stand verso la grande area centrale che ospita gli spettacoli. E noi, seguiamo l’onda. Con due imperativi: il primo, individuare gli animali più insoliti in fiera e, tra gli umani al loro seguito, quelli che hanno le storie più intriganti da raccontare. Il secondo, non perderci i giochi che vedono protagonisti i cani, vero fulcro dell’attenzione del pubblico. Indispensabile, poi, “catturare” i “responsabili” di tanto divertimento per scoprire di più sul rapporto che hanno coi loro quattrozampe. 64

Acquariologia. Un tuffo nel mondo dei Discus Calamitati dalle pareti trasparenti di un acquario e da un esercito di pesci rotondi multicolore, ci avviciniamo allo stand per sapere quale sia il loro nome. Sono i “Discus”, per la precisione i Symphysodon discus, detti anche Pesce Pompadour o Pesce disco di Heckel. Davanti a noi, Lorenzo Vecchio, un uomo che li alleva da ventinove anni. In questi tre decenni ha vinto tutti i premi che al mondo sia possibile vincere grazie a questa specie acquatica. “Tenere un acquario non è difficile”, ci dice. E aggiunge: “Bisogna volercisi dedicare davvero, se si vuole realizzare qualcosa di interessante e non solo la boccettina col pesce rosso”. Si tratta di studiare con passione, evitando di fermarsi alle prime informazioni superficiali trovate a riguardo. Originario del Rio delle Amazzoni e amante delle acque calme, il Discus inizia ad essere allevato in Europa negli anni Cinquanta, in Germania. Oggi, in Italia, hanno una buona diffusione. Non è difficile per gli acquariofili reperirli, nelle varie colorazioni disponibili. L’importante è PIANETA QUATTRO ZAMPE


Foto di Silvia Pampallona

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capire di cosa realmente i Discus abbiano bisogno per stare bene. “Necessitano di un ambiente con un’acqua pulita, temperatura intorno ai 28 gradi, ph intorno a 6,5/7 e una buona ossigenazione dell’acqua. Bisogna controllare questi valori e, riguardo all’alimentazione, sapere cosa dare e quando darglielo”, spiega Vecchio. Una corretta alimentazione si compone di un buon granulato integrato con alga spirulina. Tuttavia, non è facile semplificare quando si sta parlando dei bisogni essenziali di una specie. Il consiglio di Lorenzo Vecchio è quello di rivolgersi ad un allevatore e scegliere i soggetti che lui consiglierà. “Acquariologia”, ci dice, “significa garantire il benessere del pesce”.

Creature tra terra e aria

Foto di Silvia Pampallona

Incantati dai colori unici degli scarabei, non possiamo fare a meno di fermarci allo stand dell’entomologo Giuseppe Cataldo. La sua missione? Allevare insetti incontrati durante le sue esplorazioni presso le foreste di mezzo mondo, osservare il loro moltiplicarsi e restituirli al loro habitat, perseguendo

il reinserimento. Aracnidi, fasmidi, coleotteri, lepidotteri: tutti rappresentanti di un mondo che si muove tra gli elementi aria e terra, tutti “da scoprire” per i bambini delle scuole che hanno la fortuna di partecipare agli eventi di divulgazione organizzati dal nostro intervistato.

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Foto di Silvia Pampallona

Foto di Silvia Pampallona

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Petsfestival 2015, un’arca di Noé ormeggiata al PiacenzaExpo

“È facile pensare alla conservazione quando si ha a che fare con un animale come il capriolo o il panda, meno facile quando si tratta di piccole creature come gli insetti. Eppure, l’estinzione di alcuni di essi ha conseguenze gravissime sulla vita degli ecosistemi”, spiega Cataldo. Notando che osserviamo una meravigliosa gamma di farfalle brasiliane ormai non più viventi, “racchiuse” all’interno di piccole teche”, il nostro esperto ci tiene a farci notare che non si tratta di insetti uccisi né traumatizzati in alcun modo: semplicemente, vengono raccolti al termine del loro ciclo vitale. Questi “esserini” vivono in allevamento ma in completa libertà di volare. Anche perché, come Cataldo ci spiega, l’accoppiamento avviene in volo in questo caso. Se si desidera che abbia luogo, è necessario che possano librare nell’aria a proprio piacimento. Massimo riguardo dunque per le condizioni di vita degli “ospiti” dell’allevamento. Solo al momento della morte naturale, in media due-tre mesi dopo l’accoppiamento, gli insetti vengono messi da parte, trattati per evitare la decomposizione e “incorniciati” sotto vuoto. Fermo restando che il primo 68

obiettivo, rimane quello accennato: ricondurre gran parte dei nuovi nati verso il loro ambiente naturale.

Incontri esotici al Petsfestival: il gerbillo della Mongolia Non fate l’errore di passare distrattamente davanti al suo stand e scambiarlo per un parente del criceto: il gerbillo è molto diverso. Ce lo assicura Alberto Elmi, medico veterinario che, dopo aver scoperto questi roditori esotici in un negozio, ha sviluppato per loro una vera e propria passione. Lo incontriamo, infatti, presso lo stand del gruppo gerbillo.com, legato all’omonimo sito informativo su questa specie. Importantissimo, secondo Elmi, che il gerbillo viva in compagnia di altri suoi simili. “Sono gregari, devono essere almeno in due”, spiega. E aggiunge: “È possibile, naturalmente, adottare anche due maschi o due femmine”. Altra caratteristica essenziale del gerbillo è quella di essere un animale scavatore. “La gabbia lo stressa, deve essere invece alloggiato in una teca, magari anche ricavata da un vecchio acquario: l’importante PIANETA QUATTRO ZAMPE


è che abbia la possibilità di scavare in un substrato di trucioli di circa 20 centimetri”, precisa Elmi. Altro consiglio importante del nostro intervistato, quello di non utilizzare lettiere con profumi. “Il gerbillo”, spiega, “è un animale pulito. Non produce grandi quantitativi di urina: basta effettuare ogni due settimane la pulizia della lettiera per evitare odori sgradevoli”. E quanto al carattere? Schivo e “crepuscolare”, il gerbillo dorme durante il giorno e si attiva nelle prime ore del mattino e alla sera. “Nessun roditore ha un rapporto vero e proprio col proprietario”, afferma Elmi. “Tuttavia”, conPIANETA QUATTRO ZAMPE

clude, “se maneggiati dall’essere umano fin da cuccioli, possono sviluppare una buona socialità”.

Un membro della Nazionale italiana Sheepdog al Petsfestival Cani Border Collie che conducono le pecore e le oche. Una disciplina nota come Sheepdog, che al Petsfestival ha visto i visitatori incantati. Soprattutto di fronte all’impaziente entusiasmo che i cani esprimono prima di entrare in pista e mostrare la loro bravura nel guidare le oche. I palmipedi, 69


Foto di Silvia Pampallona

che si muovono in gruppi di quattro lungo i percorsi tracciati nell’arena riservata alle dimostrazioni, vengono instradati dal Border Collie, cane pastore per eccellenza. È quest’ultimo a suscitare applausi ad ogni ostacolo superato dai pennuti. Tuttavia, la squadra vincente è formata sempre da due elementi. C’è anche una parte umana e la relazione tra queste “sei zampe” che compongono il team nello sheepdog è fondamentale. “Il rapporto tra il conduttore e il suo amico a quattro zampe deve essere di fiducia e affiatamento totale”, spiega Mat70

tia Monacchini, membro della Nazionale italiana Sheepdog, presente al Petsfestival con i Border Collie da lui stesso allevati e addestrati. “Questi cani rappresentano il massimo, quando si tratta di condurre gli animali”, rivela. E aggiunge: “Nelle categorie minori di questa disciplina c’è anche chi prova con esemplari di altre razze, ma a livello di campionati nazionali e internazionali ci sono soltanto Border Collie e linee di sangue prettamente da bestiame”. Il percorso di addestramento non è breve. “Ci vogliono almento sei anni per raggiungere PIANETA QUATTRO ZAMPE


Foto di Silvia Pampallona

un buon livello”, spiega il nostro intervistato. E aggiunge: “Ci vuole tanta pazienza, si deve essere disposti a fare tanti chilometri, a far lavorare il cane in tante situazioni differenti, con pecore diverse: lui ragiona, riesce a capire, ma deve accumulare molta esperienza prima di essere al top”. E, infatti, sono pochi ad andare avanti con questa disciplina. “Tanti si avvicinano, ma si fermano di fronte alla difficoltà più grande di questo lavoro, ovvero quella di entrare in sintonia col cane per guidare altri animali”. Quando chiediamo a Mattia Monacchini come si sia formato, leggendo nel suo sguardo un’espressione di riconoscenza, indoviniamo che deve avere avuto un maestro, nell’arte che l’ha visto raggiungere così alti livelli. Per la precisione, si tratta di una maestra, la signora Lyuba Musso, celebre allevatrice PIANETA QUATTRO ZAMPE

di Border Collie tutt’ora attiva nello Sheepdog, con gare nazionali e internazionali alle quali partecipa con i propri campioni.

Gas, il Border Collie disabile che emoziona il pubblico dello sheepdog Sempre al Petsfestival, incontriamo un altro allievo di Lyuba Musso. Si tratta di Lorenzo Diana, capace di mandare il pubblico in visibilio con il suo cane Gas, protagonista di una storia che commuove. Cresciuto in fattoria, come altri Border Collie da lavoro come lui, Gas inizia a sette-otto mesi il suo addestramento come guida delle greggi, partecipando di tanto in tanto anche a dimostrazioni e spettacoli. Fino a che, a due anni, proprio in un momento clou del lungo 71


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percorso educativo, è vittima di un brutto incidente. Sopravvive, ma perde le due zampe posteriori. Lorenzo Diana, però, non ci pensa su un solo secondo: sceglie subito di sottoporre Gas all’intervento che, grazie ad un “carrellino” a due ruote, consente di “sostituire” gli arti persi nella triste disavventura. “Dopo l’operazione, Gas ha ripreso la sua vita normale”, spiega Diana. Da quel momento, le difficoltà che affronta, tornano ad essere analoghe a quelle vissute da altri quattrozampe: apprendere a capire il tipo di animali che si hanno di fronte e in che modo guidarli, imparare a sapersi “porre al comando”, a evitare movimenti bruschi, a non utilizzare troppa foga con le oche. Durante le esibizioni, poi, ci sono gli ostacoli a rendere ancora più avvincente il percorso, non solo per chi assiste ai giochi, ma anche per il cane stesso: Gas, per esempio, prima che inizi il suo turno, non sta nella pelle. La conduzione degli animali, glielo si legge negli occhi, fa la sua felicità. Osservare la capacità di questo cane di riprendere la propria vita e riconquistare il benessere ha portato Diana a decidere di far conoscere questa storia a lieto fine anche ai bambini. 72

“Quando porto Gas nelle scuole”, conclude, “lo faccio per lanciare un messaggio: quando c’è una vera passione, si può andare al di là di tutte le difficoltà, anche di quelle generate dalla disabilità”.

Foto di Silvia Pampallona PIANETA QUATTRO ZAMPE


Foto di Silvia Pampallona

Nel mondo del Disc Dog Chiudiamo il nostro viaggio negli spettacoli del Petsfestival con il Disc Dog, disciplina nata negli Stati Uniti nel 1974 e di ormai indubbia popolarità in Italia e in tutta Europa. Legata al diffondersi della moda del Frisbee, anch’essa di origini americane, l’attività sportiva che oggi chiamiamo Disc Dog s’impone grazie alla storica invasione di campo che l’allora studente universitario Alex Stein portò avanti durante la finale del campionato di baseball statunitense. A raccontarcelo è Francesco Ercolini, educatore ed istruttore cinofilo, che pratica questo sport da cinque anni ed è presente al Petsfestival con i suoi quattrozampe a dir poco atletici. Quando lancia loro il frisbee, PIANETA QUATTRO ZAMPE

sembra che volino. E qui, il tifo si fa “da stadio”, impossibile non farsi coinvolgere dalle corse e dai salti inimmaginabili con cui i cani di Ercolini “acciuffano” il disco in movimento nell’aria. “Ancora oggi, gli USA la fanno da padroni, è lì che si tengono i campionati mondiali di Disc Dog”, spiega Ercolini. Tuttavia, ce lo assicura lui stesso, l’Europa sta mettendosi al passo. E lo sta facendo grazie ad un italiano. “Si tratta di Matteo Gaddoni, un ragazzo di Forlì che è stato due volte campione del mondo”, racconta il nostro intervistato. Dopo averlo osservato esibirsi nell’arena, ci chiediamo se non intenda seguire le orme dell’asso romagnolo di cui ci ha appena parlato. “Io mi qualifico ormai da tre anni ai mondiali”, spiega, “ma non ho ancora trovato uno 73


Foto di Silvia Pampallona

sponsor che mi permetta di volare negli Stati Uniti”. E chissà che il successo riscosso al Petsfestival non sia foriero di novità. Non si sa mai, il possibile finanziatore delle imprese sportive di Ercolini e dei suoi Border Collie potrebbe spuntar fuori proprio dal pubblico di questa manifestazione. Per il momento, il nostro intervistato partecipa al campionato europeo, ogni volta che questo non si svolge troppo lontano. Negli ultimi anni, a ospitare la competizione nel vecchio continente sono state la Francia, l’Italia, la Spagna, l’Ungheria, l’Olanda, la Repubblica Ceca. “È il lavoro che io faccio come insegnante di questo sport a permettermi gareggiare”, rivela Ercolini. E ricorda che, qualche anno fa, durante la sua prima 74

competizione in Italia, erano presenti appena dieci partecipanti. Lo scorso anno, invece, durante il campionato europeo tenutosi in Italia, i concorrenti erano oltre un centinaio. “Credo si possa dire che questo sport è cresciuto in maniera esponenziale”, ci dice. E, quando gli chiediamo quanto migliori la qualità della vita di un cane che si dedichi al Disc Dog, è molto chiaro: “A me piace pensarlo come uno sport di squadra, che migliora la qualità della vita dell’intero gruppo”. Si lavora prima sulla educazione di base, poi sulla relazione, sulla creazione di un legame tra cane e conduttore. “Il meglio”, conclude, “è vedere binomi crescere, veder nascere un rapporto meraviglioso che, con il Disc Dog, diventa ancora più bello”. PIANETA QUATTRO ZAMPE


Foto di Silvia Pampallona

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SPAZIO DISPONIBILE

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“Non chiamatela Pet Therapy”

“Non chiamatela Pet Therapy” Debra Buttram, presidente dell’Associazione Natura Animale, ci parla di quelli che a livello internazionale sono chiamati “interventi assistiti con animali”. E ci spiega perché, secondo lei, non possiamo continuare a definirli “pet therapy” Vanna Chessa

“So che voi giornalisti dovete scrivere Pet Therapy, ma non fatelo, è un espressione che genera scetticismo. La dicitura corretta, quella che viene impiegata a livello professionale e internazionale, è Interventi Assistiti con Animali”: esordisce così Debra Buttram, statunitense proficuamente tra78

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“Non chiamatela Pet Therapy”

piantata in Italia, dove vanta una ventennale esperienza nel settore. Con in tasca una laurea presa in Florida, equiparabile alle nostre lauree in pedagogia e scienze della formazione, e un brevetto di istruttore di cani di assistenza conseguito alla University of Canine Studies di Bergin, la presidente dell’Associazione Natura Animale è giunta nello Stivale con una valigia piena di idee. La prima, agli inizi degli anni Novanta, si è realizzata in parte. L’intenzione era di preparare i cani per persone con problemi di mobilità, quelli che vengono definiti cani di servizio. Ma in Italia, a differenza di molti altri stati, non era affatto semplice, ed esclusivamente per ragioni di mentalità. Già, poiché le persone con disabilità fisiche erano viste come invalidi e non come persone, e l’intera società non consentiva loro di avere una vita indipendente. Spesso erano le famiglie di origine o gli stessi portatori di handicap a porti e a imporsi dei limiti, che non erano causati dalla malattia stessa, ma purtroppo dalla visione che di quelle problematiche si aveva all’epoca. “Sentivo frasi come “mio figlio vuole fare il medico, ma è un disabile, non può farlo”, oppure “io sono 80

un disabile, sto in casa e non posso uscire per portare il cane fuori” – racconta la dottoressa Buttram – ma per fortuna adesso le cose stanno cambiando”. Intanto pensiamo al grande apporto che un cane preparato può fornire a un disabile. Sappiate che dietro l’educazione di un cane si nasconde un grande lavoro, che spesso dura anni o persino tutta la vita, perché non si deve solo insegnare all’animale a compiere semplici gesti come aprire una porta, ma bisogna soprattutto selezionare il cane giusto per ogni persona e lasciare un’impronta, una linea guida, che possa essere seguita per sempre. Però, occorre sottolineare che in Italia, per ora, gli unici ad essere realmente accettati sono i cani per non vedenti. “La vera svolta per me è arrivata alla fine nel 1994, quando una lungimirante coordinatrice di un centro privato di Lecco, specializzato nella cura di persone con disabilità gravi e medio-gravi, mi ha contattato. Dopo aver notato che alcuni ragazzi disabili gioivano nel vedere i suoi husky, mi propose di andare con i miei cani alla festa di Natale, in maniera tale che i miei animali svolgessero la parte delle renne di Babbo PIANETA QUATTRO ZAMPE


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Natale”. La situazione non sarebbe stata facile da reggere per i cani, vista la prevedibile presenza di numerose persone, musica e molto rumore. Ma Debra ci pensò su e decise di accettare a una condizione: poter portare i cani al centro per far sì che potessero entrare in contatto con l’ambiente e con i ragazzi. Gli incontri andarono bene, così come la festa natalizia, e da lì sbocciò l’idea di seguire i ragazzi con disabilità psichiche. “La coordinatrice, viste le reazione dei ragazzi e i loro tentativi di comunicare, mi chiese di studiare un programma specifico – ricorda l’operatrice – io accettai e a questo progetto sto ancora lavorando. Fin da subito si mostrarono molto soddisfatti e per promuovere la cosa organizzarono un mini convegno, aperto anche ad altri centri 82

e la mia carriera cominciò a decollare”. Debra Buttram, per sua stessa ammissione, è un fiume in piena quando parla del suo lavoro e ama farlo impreziosendo i suoi racconti con mille aneddoti di vita vissuta e di aiuti offerti ai sofferenti. Come in tutte le professioni ci sono aspetti positivi e negativi, ma quello che lei vuole evidenziare è un aspetto al quale in pochi pensano: si deve lavorare per generosità non per egoismo. Chi aiuta il prossimo spesso si sente appagato dai sorrisi e dalle approvazioni che riceve, ma deve tenere a mente che al primo posto stanno sempre i pazienti, coloro che davvero hanno la necessità impellente di migliorare la propria esistenza e che, per farlo, hanno bisogno dell’intervento di figure professionali ben preparate. E sono PIANETA QUATTRO ZAMPE


davvero in tanti a beneficiare degli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA). Si passa dalle esperienze nei reparti Alzheimer a quelle nelle case di riposo, dai percorsi con i bambini autistici a quelli affetti da HIV. Ma come si organizzano e si svolgono questi progetti? Prima di tutto è bene sapere che i progetti che prevedono una terapia richiedono la presenza accertata di quattro elementi. In primis occorre avere la documentazione e la valutazione relative alle condizioni del paziente; in secondo luogo è indispensabile evidenziare un obiettivo specifico predefinito, che deve essere raggiunto in un intervallo temporale prestabilito. Il terzo fattore è la motivazione per migliorare determinate funzioni, differenti a seconda della patologia dell’utente, e infiPIANETA QUATTRO ZAMPE

ne, ovviamente, la presenza di un terapista o di un’altra figura professionale adatta allo scopo, che in questo contesto viene definita operatore. Non si lascia niente al caso: il progetto deve essere ben strutturato e sono previste delle verifiche, indispensabili per appurare se sta avvenendo un miglioramento o se è necessario apportare delle modifiche al piano iniziale. Come abbiamo visto, è necessario individuare gli obiettivi del progetto: questo incarico spetta all’operatore, il quale ha anche il dovere di guidare l’interazione con l’animale e programmare i vari step da seguire nel corso del programma. Il conduttore dell’animale, invece, non solo deve tutelare l’animale e difenderlo in caso di situazioni pericolose, ma deve anche supportare il terapista e suggerirgli 83


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come comportarsi nei confronti dell’animale per ottenere i massimi risultati possibili. È piuttosto scontato che, se l’operatore non è preparato e non sa usufruire di questo strumento, perde l’occasione di raggiungere traguardi importanti grazie al supporto che il cane può dare. E spesso, rendendosi conto delle proprie difficoltà, l’operatore tende a fare un passo indietro e a lasciare la palla al conduttore che, avendo studiato e applicato la teoria nel corso del proprio periodo formativo, risulta essere più ferrato sul tema e dunque più disinvolto. Però questo è un errore e, come vedremo, il segreto è che tutto lo staff sia preparato e motivato. Dovrebbe ormai essere chiaro che la famosa e gettonata Pet Therapy non è quella che molti immaginavano: non basta che il cane ci venga incontro quando siamo tristi o che ci faccia sorridere permettendoci di accarezzarlo. Con gli Interventi Assistiti con gli Animali saliamo a livelli ben più alti e per ottenere risultati la preparazione è tutto, non solo per i conduttori, ma anche per gli operatori. Si evince che anche gli operatori (terapisti, insegnanti, psicologi, educatori, 84

fisioterapisti), che lavorano nella struttura o con l’utente, hanno il dovere e il bisogno di seguire dei percorsi formativi che consentano loro di abbinare in maniera fruttuosa la propria preparazione e il contributo offerto dall’animale. Inoltre, in momenti delicati come la psicoterapia, non possono esserci terze persone e dunque lo psicoterapeuta deve essere in grado di ricoprire un doppio ruolo e di fare le veci anche del conduttore. Se adesso vi state chiedendo quanto dovrebbe durare il periodo formativo di degli addetti ai lavori, la risposta è servita. Esistono corsi che variano dalla durata di alcuni giorni fino a sei mesi. Non sono percorsi a tempo pieno, perché spesso chi sceglie di intraprendere questo cammino ha anche altri impegni di lavoro. In realtà, oltre alle ore e ai giorni necessari per assimilare le basi teoriche che vengono fornite agli allievi, è la parte pratica ad avere un’importanza smisurata: soltanto attraverso l’esperienza diretta si interiorizzano le tecniche lavorative e le linee da seguire nell’educazione e nell’impiego dell’animale. “Dal 1999 io sono diventata anche istruttrice. Mi occupo della formazione delle persone, poi sta a loro PIANETA QUATTRO ZAMPE


preparare il proprio animale. È chiaro che se ci sono difficoltà, io e altri insegnanti siamo pronti a intervenire in prima persona – chiarisce la Buttram – e poi, quando arriva l’atto conclusivo, io ho il compito di valutare sia la preparazione della persona che mi trovo davanti, sia l’efficacia e l’affiatamento raggiunto dalla coppia uomo-animale. Ed è ovvio che chi non svolge la parte pratica non entra nel team di Natura Animale, ha semplicemente fatto un corso di formazione”. Affinché gli interventi assistiti con animali siano fruttuosi, oltre alla preparazione dello staff, è indispensabile che risultino graditi e voluti dall’utente. In caso contrario, se i paPIANETA QUATTRO ZAMPE

zienti sono casi molto complessi, si rischia anche di ottenere l’effetto contrario. Inoltre, sappiamo che nei casi in cui gli animali intervengono nelle terapie mediche serve un’organizzazione ben precisa riassunta nei quattro punti ormai noti. Esiste inoltre un altro programma, chiamato Educazione Assistita con Animale (EEA), ideato per gli insegnanti e gli educatori. Un insegnante o un educatore professionale, non essendo medici, non possono fare una terapia, ma in cambio possono promuovere progetti con obiettivi specifici, sempre strutturati dopo un’attenta analisi e valutazione della documentazione e con degli obiettivi da raggiungere. Come nel caso degli IAA, an85


che l’EAA mira al miglioramento della qualità della vita con interventi che, tramite l’impiego di animali, stimolano il paziente affinché, per esempio, riesca a rilassare una muscolatura che rimaneva costantemente tesa, oppure impari a sperimentare nuove forme di comunicazione sfruttabili nella vita quotidiana. È semplice adesso comprendere che non basta portare un cane e farlo accarezzare per vedere i pazienti, giovani o anziani che siano, sorridere. Queste sono esperienze classificabili come attività: le attività non hanno scopo terapeutico, ma obiettivi più semplici, come migliorare il tono dell’umore dell’individuo o insegnare ai più piccoli ad approcciarsi correttamente con il cane. Noi tutti pensiamo, o ci hanno insegnato a 86

credere, che esistano specie e razze predisposte all’impiego negli Interventi Assistiti con gli Animali. In realtà questa regola è giusta fino a un certo punto. Se, ad esempio, parliamo dei cani, i Golden Retriever e i Labrador sono quelli più impiegati. Il motivo è semplice: sono dotati di un ottimo carattere, sono compiacenti e non reagiscono nemmeno quando si trovano in situazione di disagio. Il conduttore deve dunque stare attento al cane e difenderlo poiché, per sua natura, un esemplare di queste razze non si sposterebbe mai per non deludere il padrone. Ma, al contrario, se l’animale viene messo in condizioni di lavorare con serenità, riesce a fornire un apporto notevole. In seconda istanza, è bene notare che non sempre un cane così permissivo è indicato PIANETA QUATTRO ZAMPE


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per persone con un determinato percorso, come potrebbero essere degli adolescenti violenti che hanno avuto esperienze ai limiti della legalità. In occasioni del genere, il conduttore e l’operatore optano per un cane con un carattere più forte e deciso, che sia capace di mostrarsi insoddisfatto e di allontanarsi se l’atteggiamento dei pazienti non è piacevole o gradito. Talvolta, in questi casi, si fa ricorso anche a specie del tutto differenti, come il cavallo, l’asino e il mulo, poiché costringono gli adolescenti con problemi comportamentali a sforzarsi per trovare una soluzione diversa dall’uso della forza. “Se con il cane tiravano il guinzaglio o, per dispetto, avevano certi comportamenti scorretti, con un cavallo non possono fare lo stesso, perché non avrebbero risultati. E la presa di coscienza di queste diversità porta i giovani utenti a valutare comportamenti alternativi alla violenza”, chiarisce Debra Buttram. Sono davvero numerosi gli animali che prestano servizio nel settore e tra questi ci sono anche gatti, conigli e uccelli. L’esperta specifica il motivo: “Io impiego sempre animali domestici, perché hanno avuto PIANETA QUATTRO ZAMPE

una lunga evoluzione con l’uomo, che purtroppo spesso è stato crudele con loro. Abbiamo conoscenze approfondite sui loro comportamenti, sulla loro comunicazione e sulle loro reazioni”. Grazie a degli studi, per esempio, sappiamo che i cani riescono a capire gli stati emotivi delle persone dallo sguardo e, in casi di Parkinson, riescono spesso a leggere le facce delle persone meglio degli esseri umani. “Perché mai dovremmo lavorare con la giraffa, di cui non sappiamo niente e dunque non possiamo comprenderne le reazioni?”, scherza la professionista. Tutti gli animali vengono impiegati quando sono ritenuti pronti. Per esempio, gli uccelli vivono con il conduttore per almeno un anno prima di essere arruolati, perché hanno un percorso di socializzazione molto lungo. “Ho un pappagallino che è venuto da solo in casa mia e posso lavorare con lui nella mia abitazione o nello studio privato, ma non lo porto nelle strutture, perché se lo si sposta, va in stress”. Se vi state chiedendo quale utilità possa avere un pappagallino, la risposta vi sorprenderà. Un animale così piccolo, delicato e indifeso 87


può essere affidato solo a pazienti di cui si conosce il comportamento, individui privi di reazioni violente ma con gravi insicurezze. “Se io permetto loro di tenere in mano il pappagallino, sto fornendo a questi ragazzi una grande dose di autostima, poiché vedendo che l’uccellino interagisce con loro e li accetta, si sentono gratificati”, conclude l’esperta. Con tanti anni di esperienza alle spalle, im88

portanti docenze nelle Università italiane, percorsi di formazione e interventi compiuti in tutta Italia, Debra Buttram è senz’altro una delle persone più qualificate e adatte a raccontare dall’interno il mondo degli Interventi Assistiti con gli Animali. Come abbiamo approfondito insieme, si tratta di una realtà molto complessa, che merita fiducia e una maggiore attenzione da parte delle strutture sanitarie e dei media stessi. PIANETA QUATTRO ZAMPE


SPAZIO DISPONIBILE

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Come cane e gatto. La veritĂ sul rapporto tra i quattrozampe piĂš diffusi nelle nostre case Giovanna Guardini, medico veterinario esperto in comportamento, risponde alle nostre domande sulla comunicazione tra cane e gatto Astrid Blake

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Foto di Silvia Pampallona

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Come cane e gatto

Gatti e cani come specie antagoniste. È un mito da sfatare o c’è un fondo di verità? Un mito da sfatare, nel senso che la convivenza tra gatti e cani è assolutamente possibile, tanto che sono in continuo aumentole case in cui sono presenti entrambi. Il livello di qualità della vita del gatto e anche del cane può realisticamente aumentare grazie alla presenza di un’altra specie, in quanto può diventare fonte di vero e proprio arricchimento. Certo, può anche darsi che la convivenza diventi una sorta di incubo, questo può dipendere da vari fattori.

Fermiamoci per il momento all’aspetto positivo. Vale solamente quando i due crescono insieme? Ci sono degli studi su questo argomento, ne ricordo per esempio uno portato avanti da alcuni colleghi israeliani qualche anno fa. La convivenza migliore tra i due si viene ad instaurare. Il rapporto più amichevole si instaura quando entrambi gli animali PIANETA QUATTRO ZAMPE

vengono a contatto l’uno con l’altro quando sono ancora molto giovani, quando la finestra di socializzazione è ancora aperta. Lo studio israeliano che citavo mostra per esempio che, se il gatto entra in contatto col nuovo cane entro i sei mesi di vita, è più probabile che si venga ad instaurare una relazione molto amichevole. Per quanto riguarda invece il cane, l’incontro dovrebbe avvenire entro l’anno di vita del cane. Prima vengono in contatto, meglio è, perché nelle prime settimane di vita c’è una forte elasticità comportamentale ed una forte capcità di creare nuove relazioni anche tra eterospecifici. Questo vale sia per i cani che per i gatti, ma a maggior ragione per i gatti, dal momento che la finestra di socializzazione dei gatti è più limitata rispetto a quella dei cani. Se l’incontro avviene ancora prima che il gatto arrivi ai sei mesi, è ancora meglio nell’ottica della possibile costruzione di una relazione buona col cane.

Che tipo di comunicazione esiste tra gatto e cane? Chiaramente sono due specie completa91


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mente diverse. E’ vero che fanno parte entrambe dell’ordine dei carnivori, per cui hanno delle basi in comune, ma hanno vissuto dei processi di addomesticazione diversi e processi evolutivi differenti. Il cane è una specie altamente sociale, il gatto non è una specie sociale obbligata come il cane. E’ una specie un po’ più autonoma ed è tendenzialmente un solitario. Il comportamento sociale che li caratterizza è dunque molto diverso. Questo è l’elemento che può rendere difficile la convivenza. Hanno una comunicazione posturale differente. Il classico esempio dell’aspetto corporeo dotato di significati diversi nel cane e nel gatto è il movimento della coda. Il cane muove la coda perché prova gioia, laddove il gatto, se sbatte la coda è in genere per nervosismo o aggressività incipiente.

Possono fraintendersi? Quando gatto e cane si incontrano sanno perfettamente di appartenere a specie diverse. Lo studio israeliano a cui accennavo poco fa ha stabilito che cane e gatto hanno equa abilità di comprendere il linguaggio 92

l’uno dell’altro. Questa abilità viene acquisita grazie ad una convivenza e viene facilitata dal fatto che gli animali inizino a convivere essendo entrambi abbastanza giovani. Non solo: è molto importante sottolineare che questa capacità nasce soprattutto grazie all’osservazione. Si è notato che, quando si instaura una buona relazione tra cane e gatto, il cane acquisisce anche dei comportamenti che non sono propri della specie a cui appartiene, per esempio il contatto naso con naso. Questi comportamenti osservati dagli studi portati avanti in materia rivelano che, in una convivenza positiva, cane e gatto instaurano un rapporto di comprensione.

Un po’ come quando noi umani visitiamo un Paese che non conoscevamo e iniziamo a mutuare alcune delle usanze che lo caratterizzano, per esempio salutare con tre baci sulle guance anziché due. Qualcosa di simile, sì. E questo parte sempre dall’osservazione. PIANETA QUATTRO ZAMPE


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È possibile che un gatto sviluppi gelosia verso un cane che si relazione con l’umano a cui lui stesso è legato?

anche reagire male, soprattutto se ha una certa età, se non è mai stato socializzato, se non ha mai visto un cane in vita sua e se già ben inserito nel suo territorio.

Se il gatto viene adottato prima o dopo rispetto al cane, la relazione non cambia più di tanto. Nel caso del cane, è stato osservato che funzionano meglio quelle convivenze in cui è il gatto ad esser stato adottato per primo. Il cane, in una situazione simile, tende a riconoscere facilmente il gatto come parte di un gruppo.

Quando sembra che non si vada nella direzione dell’amicizia tra le due specie, l’essere umano può fare qualcosa?

E se ad arrivare dopo è il gatto? Succede in genere ciò che accade quando in una casa nasce un bambino. Il cane si sente all’improvviso in una situazione in cui la maggior parte delle attenzioni non sono più su di lui. Cambiano la qualità e la quantità delle interazioni, il cane può soffrirne. In ogni caso, essendo il gatto un animale molto territoriale, bisogna comunque fare attenzione anche nel momento è quest’ultimo a subire l’ingresso nel proprio ambiente di un’altra creatura. Il gatto può 94

La cosa più importante è prevenire. Hai già un cane e vuoi adottare un altro animale? È importante, in questo caso, affidarsi a qualcuno di esperto, che possa aiutare il proprietario a fare la scelta più appropriata al caso in termini di razza ed età del nuovo animale. È necessario prepararlo al primo incontro, cercare di fare un’introduzione graduale. Prendere semplicemente le due specie e piazzarle una davanti all’altra può creare danni. Un gatto che non sia stato socializzato e che non abbia mai visto un cane, vedendone uno per la prima volta potrebbe spaventarsi molto e reagire aggressivamente. Allo stesso modo potrebbe accadere che sia il cane a manifestare un istinto predatorio nei confronti del gatto. PIANETA QUATTRO ZAMPE


L’eventuale fuga del gatto peggiorerebbe ulteriormente la reazione del cane.

Essenziale dunque procedere per gradi e farsi guidare da un esperto. Sì. Per facilitare l’incontro amichevole ci vuole un po’ di pazienza, bisogna affidarsi a una figura che sappia suggerire i diversi passi nel percorso verso la convivenza. Gradualità significa per esempio che potrebbe essere inserito prima l’elemento olfattivo, poi l’elemento visivo e quindi, in un terzo momento, l’incontro reale. Possono essere necessari pochi giorni oppure due settimane, questo dipende anche dal temperamento degli animali. PIANETA QUATTRO ZAMPE

La differenza rispetto a un incontro “improvvisato”, tuttavia, si vede. Ti può capitare per questioni di fortuna di avere successo con un incontro improvvisato dei due animali. Se però vogliamo ridurre la probabilità di una relazione non amichevole e di uno stress in casa, allora è meglio prepararsi.

Per inoltrare le vostre domande su cani e gatti a Giovanna Guardini, medico veterinario esperto in comportamento, scrivete a: redazione@pianeta4zampe.it 95


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Il latin lover di Caracas Il Cardinalino del Venezuela, re dei fringillidi esotici Francesco Chieppa

Il Cardinalino del Venezuela (Carduelis cucullata), è un fantastico uccellino originario del Sud America, palesemente dimorfico, dotato cioè di evidenti diversità cromatiche di piumaggio tra il maschio e la femmina adulti. Il maschio ostenta una livrea di un caldo rosso vermiglio, in magnifico contrasto col nero corvino delle piume della testa (distribuite in guisa di cappuccio), delle ali (penne remiganti) e della coda (penne timoniere). La femmina, viceversa, presenta un piumaggio grigio ferro, spruzzato di rosso sul petto, su parte delle ali e del codrione (regione inferiore del dorso). Appariscente e pregievole a livello estetico, questa spe98

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cie unisce all’esclusività della colorazione rossa, mai così vistosa e diffusa negli altri fringillidi, la peculiarità di comportamenti etologici da cui i primi fortunati amatori che entrarono in possesso dell’esotico rimasero letteralmente incantati. Limitate importazioni in Europa di Cardinalini del Venezuela si fanno risalire già ai primi del Novecento, ma è negli Anni Cinquanta che l’uccellino acquisì grande popolarità e fu abbondantemente catturato ed esportato nel Vecchio Continente e in Nord America. L’esotico è autoctono del Venezuela, vero e proprio paradiso avifaunistico della Terra. Si pensi che nel Paese sudamericano in parola sono state catalogate dagli ornitologi ben 1.300 specie alate, il doppio di quelle presenti in Europa, appena 600! Il Cardinalino del Venezuela domestico è un pennuto intelligentissimo, estremamente vivace ed espressivo, benché alquanto timoroso verso gli sconosciuti. Perfettamente capace di riconoscere chi lo accudisce, manifesta la curiosa caratteristica di appendersi a testa in giù alla parete superiore della gabbia. 100

Purtroppo, tanto fascino e brio sono costati cari alla specie. Oggi, il Cardinalino del Venezuela è quasi estinto negli areali d’origine e, per conseguenza, ultraprotetto dalla Convenzione CITES. Di converso, è notevole la sua presenza negli allevamenti, soprattutto nel continente europeo. Non sembrano però indifferenti le autorità venezuelane: al momento, è oggetto di studio e valutazione da parte di queste ultime l’ipotesi della reintroduzione in Venezuela di esemplari nati in allevamento.

Allevamento Piccolo e minuto, il Cardinalino del Venezuela raggiunge i 10 - 10,5 centimetri di lunghezza per un peso corporeo di appena 9-12 grammi, eppure è un vivace diavoletto volante, un peperino alato intraprendente e sempre attivo. Il maschio della specie è noto agli appassionati come “dongiovanni alato”, in quanto si accoppia facilmente con le femmine di tante specie diverse di fringillidi. L’ibridazione più famosa e meglio riuscita, databile intorno al 1910 - 1920, è stata quella con la canarina, che ha proPIANETA QUATTRO ZAMPE


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dotto magnifici canarini a fattore rosso. Il Cardinalino del Venezuela trasmette infatti alle specie con cui viene incrociato i propri specifici geni deputati a fissare nel piumaggio i pigmenti lipoidi rossi della dieta, dando origine a fantastici ibridi dai piumaggi diffusamente screziati di rosso. L’allevamento in purezza dell’esotico è impresa non meno entusiasmante delle ibridazioni. Il Cardinalino del Venezuela raggiunge la maturità sessuale all’età di 7-8 mesi, ma è consigliabile farne un razzatore non prima dei 12 mesi di vita. Contenitore ideale per la riproduzione è il parallelepipedo in grigliato metallico zincato, della lunghezza di almeno 60 cemtimetri. La specie non tollera la riproduzione in colonia, a causa della aggressività dei maschi, molto focosi e territoriali allorché in coppia. La cardinalina intesse il proprio talamo riproduttivo in minuscoli cestini di vimini ( 7-8 cm. di diametro), servendosi di fibre di canapa, iuta, cotone e cocco messe a disposizione nella gabbia. La riproduzione si compie per solito in primavera-estate, a partire dalla metà di mar102

zo. La femmina depone 3-5 uova a guscio bianco, lievemente punteggiato di scuro. L’incubazione delle uova, da parte della sola femmina, dura 12-13 giorni. I pulcini crescono con notevole velocità, imbeccati sempre dalla madre e talora anche dal padre. Escono dal nido a 15 giorni di vita e si rendono autosufficienti a 30 giorni. In una stagione riproduttiva si possono ottenere sino a cinque covate consecutive, ma, come sempre, è conveniente non consentire di portare a termine più di tre riproduzioni l’anno. Particolare attenzione va rivolta al maschio durante la cova. Se infatti disturbasse la femmina sul nido, tentando l’accoppiamento, è meglio separarlo con il tramezzo metallico in dotazione alla gabbia da cova. Ciò può avvenire perché, in regime domestico, gli allevatori hanno spesso utilizzato i maschi della specie in poligamia, passandoli a più femmine in estro. Molti maschi hanno così snaturato il legame di coppia, divenendo refrattari alle cure parentali dei nidiacei e manifestando spesso un comportamento eccessivamente focoso verso la femmina in cova. PIANETA QUATTRO ZAMPE


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Alimentazione Il Cardinalino del Venezuela si alimenta con lo speciale miscuglio di semi per esotici sudamericani, in vendita nei pet shop meglio riforniti. In aggiunta alla dieta base si somministra – due volte la settimana in fase di riposo – un pastoncino per carduelidi (Spinus) sudamericani. Spighe di panico, osso di seppia e sali minerali completeranno la dieta dell’esotico. Durante la delicata fase riproduttiva, è necessario somministrare un’alimentazione più elaborata e ricca di proteine, comprensiva, in aggiunta alla miscela ordinaria, di un misto di semi di chia (Salvia hispanica), bella di notte (Oenothera biennis) e Dorella coltivata (Camelina sativa), da assortire in parti uguali e somministrare in una linguetta di plastica. Il paté d’allevamento sarà costituito da un misto di estrusi pellettati bagnabili (prodotti da varie ditte specializzate), piselli surgelati sminuzzati, uovo sodo, pastone secco, con una integrazione di alga spirulina in polvere e vitamine I novelli svezzati vanno per legge inanellati al 5°-6° giorno di vita con anellini metallici 104

chiusi di diametro A, distribuiti ai propri associati dalla Federazione Ornicoltori Italiani (FOI), a certificazione della provenienza domestica. La specie selvatica è infatti ultraprotetta dalla Convenzione di Washington sulle specie in estinzione (CITES) e, nel Paese d’origine, è vietata ogni forma di cattura ed esportazione.

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Per ottenere la colorazione rossa dei giovani cardinalini, occorre somministrare ad essi, prima e durante la muta del piumaggio, un pastoncino morbido da allevamento integrato con pigmenti sintetici (Carophil rosso e Betacarotene). In caso contrario i novelli si vestiranno di un piumaggio meno appariscente, color arancio.

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Mutazioni Contrariamente a quanto avvenuto con tante altre specie di volatili domestici, il Cardinalino del Venezuela non ha prodotto spontaneamente in allevamento alcuna mutazione di colore. Questo, tuttavia, non ha impedito agli ornitocoltori di pervenire ugualmente a diverse varianti cromatiche, grazie all’estrema facilitĂ di ibridazione del maschio della specie con altri fringillidi. Attraverso ibridazioni con femmine di lucherino domestico mutato, si è riusciti a traslare successivamente nel Cardinalino varie mutazioni di colore. Oggi disponiamo, per conseguenza, di Cardinalini del Venezuela bruni, pastello PIANETA QUATTRO ZAMPE

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(agata), pastello bruni (isabella), diluiti (singolo e doppio fattore), topazio e relative combinazioni: tutte cromie di piumaggio assolutamente sconosciute in natura. Inoltre, al momento, si sta lavorando alle ultimissime varietà albina e nera. L’arcobaleno alato è dunque assicurato anche dal Cardinalino del Venezuela domestico, grazie alla creatività artistica ed al genio estroso degli allevatori.

zione CITES, in virtù della larga disponibilità dell’esotico negli allevamenti, l’allevatore della specie è soltanto obbligato ad inanellare i soggetti di propria produzione, con un contrassegno inammovibile rilasciato da una federazione ornitologica nazionale riconosciuta dall’autorità di tutela.

Prezzi Il prezzo della varietà ancestrale oscilla tra 40 e 60 euro a soggetto, dipende dal livello selettivo degli esemplari. Le mutazioni possono spuntare prezzi oscillanti da 100 a 300 euro a soggetto. Cardinalini particolarmente selezionati e campioni di mostre importanti, come sempre, hanno quotazioni più elevate.

Regime CITES Benché la specie in natura (Sud America) sia in grave pericolo di estinzione, ultraprotetta ed inserita nell’Appendice I della conven106

Chi desideri informazioni specifiche in tema di alimentazione del cardinalino venezuelano, può inoltrare le proprie domande al nostro esperto di ornitologia francesco chieppa, scrivendo a: Redazione@pianeta4zampe.It PIANETA QUATTRO ZAMPE


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Contattaci Per contattare la redazione, scrivici a: redazione@pianeta4zampe.it. Per informazioni sugli spazi pubblicitari disponibili sulla rivista Pianeta Quattro Zampe e sul portale, scrivici a: sales@ukmedialtd.co.uk Per qualsiasi altro tipo di domande sulla rivista, scrivici a: info@ukmedialtd.co.uk

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