Settembre ottobre 2016

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PIANETA QUATTRO ZAMPE FREE ANIMALS MAGAZINE - WITH LOVE

N. 14 SETT-OTT 2016


Editoriale

Quanti spot abbiamo visto sull’abbandono di animali domestici? Sicuramente tanti. Quanti di questi abbiano colpito e convinto chi aveva già in mente di usare questa volgare pratica per liberarsi del proprio cane, non ci è dato saperlo. Ma quante volte ci è capitato di guardare una pubblicità di questo tipo in pieno inverno? Probabilmente nessuno perché a parte le Onlus, i volontari e le persone di buon cuore che si trovano a vivere questa situazione costantemente, ogni giorno, ogni mese, nessuno ci fa caso. L’alto tasso di randagismo in alcune città è normale, i “cani accuditi” da tutto l’intero paese (che però poi non lascia dormire il randagio in nessuna casa e non gli garantisce un pasto decente e sano ogni anno della sua vita) fanno parte di quella vita quotidiana cui ci si abitua con troppa facilità. Con disinvoltura. Il periodo estivo apre - e richiude subito - la finestra su un fenomeno che purtroppo però perdura tutto l’anno, in silenzio, dimenticato. Gli utenti si mettono una benda sugli occhi e la coscienza è a posto. Quest’estate addirittura in quel meraviglioso contenitore di bufale e di cattiva informazione che è Facebook sono finiti anche i cani randagi. “Se in autostrada notate un cane abbandonato non dovete fare altro che inviare un sms specificando località, ora di avvistamento, razza (se possibile) e direzione di marcia al 334.1051030....1000 volontari sono pronti ad intervenire in tutta

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Italia fino al 4 settembre...non è difficile... facciamo girare (copia e incolla sulla TUA bacheca). E se potete, state con lui fino all’arrivo dei volontari”. Questo messaggio che apparentemente sembra una bellissima iniziativa è, in realtà, un falso. Grazie al copia e incolla, ha fatto in pochi giorni il giro di migliaia di bacheche ed è stato condiviso da amici, da amici di amici e via dicendo, diventando virale. Ma i social network, si sa, generano una notizia infondata almeno una volta a settimana, i cosiddetti “fake” che fanno indignare milioni id utenti con un solo click, sono praticamente all’ordine del giorno. Perché mi stupisco tanto stavolta? Perché dove non arrivano gli appelli e i video strappalacrime delle Onlus animaliste, la Pubblicità Progresso e la promozione di strutture Pet-friendly (presenti su tutto il territorio nazionale e all’estero), arriva Facebook. E arriva con un messaggio assolutamente errato. La vita virtuale riesce a diffondere informazioni velocemente e raggiungere una fetta di pubblico molto consistente, formata da tutti quei cyberutenti che, purtroppo, non sprecano tempo a verificare le notizie che leggono (anzi, il più delle volte finisce che si fermino solo al titolo). Questa catena di Sant’Antonio fatta di condivisioni di un messaggio fasullo crea soltanto confusione sul tema abbandono. Questo annuncio ha raggiunto in pochissimo tempo milioni e milioni di utenti, e

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Editoriale

non solo non è stato utile, ma addirittura ha avuto un effetto del tutto controproducente. Già le persone che sanno cosa fare di fronte a un caso di abbandono sono poche, se si aggiungono anche i fake si crea solo ancor più confusione. I numeri che girano sul web sono, tra l’altro, tutti irraggiungibili e, addirittura, uno si riferisce al servizio ProntoFido che non è più attivo dal lontano 2011 (e chissà se lo sia mai stato). Se questi utenti (che ovviamente non conoscono le procedure) non leggono gli appelli veri delle Onlus, al momento del bisogno non sapranno cosa fare e, delusi di non aver avuto riscontro, lasceranno perdere. A farne le spese sarà soltanto il cane abbandonato che, nelle migliori delle ipotesi resterà legato al guardrail dell’autostrada morendo di stenti oppure, alle brutte, sarà spaventato e rischierà di essere investito dagli automobilisti. L’abbandono di animali domestici è ormai definibile come una piaga sociale, un circolo vizioso dal quale non si riesce a uscire. Ma se si accendono i riflettori su questo problema soltanto allo scoccare dell’ora delle vacanze estive, per un mese o due, cos’altro potremmo aspettarci? Come se i cani, dalle intere cucciolate agli anziani, non venissero scaricati in strada come rifiuti durante tutto il resto dell’anno. Come se ci fosse una sorta di accordo che stabilisce di gettar via il proprio animale da compagnia solo da giugno in poi. Ovviamente non

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è così. Ma, semplicemente, il grande pubblico lo ignora, il problema del randagismo finisce nel dimenticatoio, e a parlarne sono soltanto i pochi sensibili alla causa che finiscono sempre per chiacchierare tra di loro.

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ANCHE QUANDO LA REALTÀ FA PAURA, C’È UNA FORZA CHE PUÒ TRASFORMARLA. E RENDERLA MAGICA COME UNA FIABA. LA STORIA DELL’OCA CORAGGIOSA CHE HA COMMOSSO L’ITALIA SUPERANDO IL PEGGIORE DEGLI INCIDENTI. www.beccodirame.com

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Esposizioni canine e feline PAGINA 6

Il test del DNA svela gli incroci del tuo meticcio, parola della International Bioscience

Sokoke, il fascino del Kenya nella sua versione felina PAGINA 38

Cymric, il gatto senza coda PAGINA 44

PAGINA 8

Cirneco dell’Etna, una razza tutta italiana PAGINA 12

Animali smarriti? Niente paura, ci pensa Pet Detective PAGINA 20

L’allevamento Radamantino, il rispetto dello standard come chiave del successo PAGINA 26

WEDDING DOG SITTER, Fido come paggetto al matrimonio dei suoi padroni PAGINA 32

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Esposizioni

info@enci.it Ente Nazionale della Cinofilia Italiana

ESPOSIZIONI CANINE 26. 04

Fiere Nazionali

26. 04

Pavia - SocietĂ Cinofila Pavese Tel. 038226123

Caltanissetta - Gruppo Cinofilo Caltanissetta - Tel. 093423253

26. 04

Palermo - Kennel Club Palermo Tel. 091300612

Capaccio - Gruppo Cinofilo Stabiese - Tel.0818727290

26. 04

01. 05

Savona - Gruppo Cinofilo Savonese - Tel. 019881139

26. 04

01. 05

Teramo - Gruppo Cinofilo Teramiano - Tel. 0861249166

26. 04

Chieti - Gruppo Cinofilo Pescarese - Tel. 0852056749

01. 05

Bologna - Gruppo Cinofilo Bolognese - Tel. 0514170068

26. 04

Bastia Umbra - Gruppo Cinofilo Perugino - Tel. 0755056986

26. 04

Messina - Gruppo Cinofilo Reggino - Tel. 0965332599

26. 04

Messina - Gruppo Cinofilo Peloritano - Tel. 0902923822

26. 04

Busto Arsizio - Gruppo Cinofilo Varesino - Tel. 0332229600

26. 04

Busto Arsizio - Gruppo Cinofilo Desiano - Tel. 0248020407

26. 04

Mapello (Bg) - Gruppo Cinofilo Bergamasco - Tel. 0354175207

01. 05

01. 05

Monza - Gruppo Cinofilo Monzese - Corona Ferrea Tel. 0861249166

01. 05

Venezia - Ass. Cinofila Serenissima - Spinea (Ve)

01. 05

Crotone - Gruppo Cinofilo Crotonese - Tel. 3291614156

01. 05

Macerata - Gruppo Cinofilo Maceratese - Tel. 0733493020

Mapello (Bg) - Gruppo Cinofilo Prov. Lecchese - Tel. 0341369740

Chieti - Gruppo Cinofilo Chieti Tel. 0871346447

Esposizioni Internazionali

26. 04

Treviso - Gruppo Cinofilo Trevigiano - Tel. 0422235998

26. 04

Oristano - Gruppo Cinofilo Oristanese - Tel. 0783358153

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Esposizioni

sede@anfitalia.it Associazione Nazionale Felina Italiana

ESPOSIZIONI FELINE Esposizioni Nazionali

23/24 . 05

Bologna - Anfi sez. Emilia Romagna

23/24 . 05

Siena - Pangea Magis - Barbara Bazzotti - Tel. 3392276388

23/24 . 05

Asti - Star Cats

23/24 . 05

Forlì - Agi

23/24 . 05

Bari - Club 94

23/24 . 05

Gonzaga (Mn) - Mattioli

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Il test del DNA svela gli incroci del tuo meticcio

Il test del DNA svela gli incroci del tuo meticcio, parola della International Bioscience Flavia Tes

Un test del DNA può rivelare le razze da cui proviene il proprio cane. Che siano trovatelli o del canile, infatti, i meticci hanno un’unica caratteristica in comune: essere unici nel loro genere in quanto ibridi di un indefinito numero di razze. I padroni, curiosi, si domandano spesso chi siano i genitori del proprio cane, ma stabilirlo non è affatto semplice. Per questo motivo la International Biosciences, un centro specializzato in test del DNA, ha deciso di fornire a chiunque ne faccia richiesta un esame genetico per meticci, molto simile a quello usato sulle persone, che possa rivelarne gli incroci delle diverse razze che li compongono. “Questo e’ un test che può essere effettuato solo su cani di razza mista e non determina, quindi, se l’esemplare sia di razza pura – spiega il dottor Stefano Carobene della International Biosciences - i risulta-

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ti permettono di capire l’eredità genetica dell’animale, i tratti che lo contraddistinguono e la predisposizione a sviluppare determinate malattie”. Il test del DNA, dunque, serve non soltanto a soddisfare la curiosità del padrone, ma è importante anche per prevenire eventuali patologie di cui il cane potrebbe soffrire. È ormai noto che alcune razze canine abbiano disturbi caratteristici e conoscere in anticipo le problematiche potrebbe allungare la vita del proprio amico a quattro zampe. Sapere quali siano le malattie a cui potrebbe essere soggetto permette di fare ulteriori analisi e accertamenti in qualsiasi centro veterinario, cercando di prevenire in parte l’evolversi della infermità.

Come fare il test La vera novità rispetto ai comuni test del DNA che conosciamo è che non sia assolutamente necessario conoscere ed esaminare anche i genitori del cane. Occorre solamente prelevare un campione di saliva del meticcio di cui vogliamo scoprire la mappa genetica. Effettuare l’esame è estremamente semplice, veloce, e soprattutto non invasivo, come specifica il dottor Carobene: “Una volta arrivato a casa dei proprietari il kit che noi forniamo, il test può essere fatto in meno di un minuto. Occorre solo strofinare gentilmente il tampone all’interno della

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Il test del DNA svela gli incroci del tuo meticcio

bocca del cane, soffermandosi bene dentro le guance”. Tuttavia è importante avere qualche accortezza prima di cominciare l’esame: assicurarsi che il cane non mangi o beva nulla prima del test, tenerlo a distanza da giocattoli, ossa, ciotole d’acqua che possono essere state usate da altri animali presenti in casa, dato che questo potrebbe contaminare il campione del DNA. In seguito, terminato il test, i padroni dovranno rispedire il campione prelevato alla International Biosciences via posta. Il centro infatti ha sede in Inghilterra, ma dispone anche di una struttura a Milano dalla quale vengono spediti i kit ordinati dai clienti italiani.

L’esito: le razze e le malattie Entro le 2 o 3 settimane i padroni otterranno i risultati del test del DNA. Il meticcio è una razza mista, quindi quelle che lo compongono verranno classificate in differenti livelli: dall’1 al 5, dove il grado più alto rappresenta un’affinità superiore al 75%, mentre il più basso se pari o inferiore al 5%. Ogni razza, si sa, ha il suo carattere. Così la International Biosciences, insieme al certificato (con tanto di foto del cane) manderà ai padroni anche una guida che mostra esattamente quelli che sono i tratti della personalità che ci si dovrebbe aspettare dal proprio animale domestico,

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considerandone gli incroci genetici. Questo aiuterà, per esempio, i proprietari a rapportarsi con il proprio amico a quattro zampe e ad elaborare un programma di educazione più efficace, scoprendo, ad esempio, come premiarlo per ottenere il massimo dei risultati. Infine il centro medico invierà anche una lista di malattie e complicazioni associate alle singole razze che geneticamente compongono il cane. Conoscere queste informazioni potrebbe significare

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Il test del DNA svela gli incroci del tuo meticcio

zionale, superiamo i 2500 test effettuati” racconta Carobene della International Biosciences. L’esperienza di questi anni, però, indica che circa il 2,3% di tutti gli esami canini ha prodotto risultati inesatti o non interpretabili. Uno dei problemi maggiori è che nella bocca dei cani è presente un alto livello di batteri, che potrebbero compromettere il campione prima ancora di essere analizzato dal centro anglosassone. Un altro limite è che “nel database della International Biosciences sono stati inseriti e isolati solo i marcatori del DNA delle razze più comuni del Nord America. Esistono quindi degli esemplari che non possono essere classificati grazie al nostro test” conclude.

Non solo test per meticci

regalare all’animale una vita più lunga e più sana, facendo scelte accurate per la sua salute. Non tutte le patologie comunque sono mortali, alcune sono meno gravi, ma esserne a conoscenza in anticipo potrebbe aiutare il padrone in futuro.

L’affidabilità dei test del DNA “In un anno, considerando una media di 50 kits a settimana venduti a livello interna-

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La International Biosciences non si occupa però solo di cani. “Oltre al test del DNA per meticci facciamo anche un esame di paternità per cani, per la determinazione del sesso degli uccelli e per stabilire alcune malattie genetiche dei gatti - spiega il dottor Stefano Carobene - presto il sito verrà aggiornato anche in relazione a questi test che sono già previsti in inglese”. Queste analisi possono quindi essere richiesti in Italia, ma i risultati, almeno per il momento, verranno forniti soltanto in lingua inglese.

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Cirneco dell’Etna, una razza tutta italiana

Cirneco dell’Etna, una razza tutta italiana Flavia Tes

Fiero, nobile e dalle antichissime origini tanto da guadagnarsi il nome di “cane primitivo”. La storia millenaria del Cirneco dell’Etna è a dir poco affascinante, anche se al giorno d’oggi non esistono certezze assolute sui suoi antenati. Questa razza non è solo una delle quattordici italiane riconosciuta dall’ENCI ma è, nello specifico, una tipologia tipicamente siciliana. “Molti, moltissimi, anni fa il Cirneco è stato importato in tutto il bacino del mediterraneo ed in Sicilia è stato sempre stato usato per la caccia del coniglio selvatico. Esistono raffigurazioni, monete, mosaici che testimoniano la sua presenza nella nostra isola da millenni” racconta Marco Belfiore che, insieme alla moglie Laura, alleva questa straordinaria razza da oltre dieci anni.

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Cirneco dell’Etna, una razza tutta italiana

Le origini della razza Come già detto, il Cirneco dell’Etna è un cane dalle origini arcaiche ma indefinite. Una delle prime testimonianze della sua esistenza è possibile trovarla in un libro del filosofo Aristotele, scritto datato intorno al 350 aC. Il nome della razza, che in siciliano diventa “cirnecu”, proviene in realtà dal greco “Kyrenaikòs” che significa appunto “cane cirenaico”, confermando così la presenza

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di questa antica razza in epoca greca. Secondo l’etologo Mainardi il Cirneco sarebbe collegato al basenji centrafricano in una catena evolutiva di cui fanno parte il cane egizio, il dingo australiano e il cane paria dell’india. Lo studioso Fiorenzo Fiorone fornisce una teoria secondo la quale gli antichi levrieri sarebbero gli antenati del Cirneco e che, quindi, questa tipologia canina sia arrivata in Sicilia come frutto di un lungo adattamento all’ambiente. In mancanza di grandi spazi per poter galoppare, carenze alimentari e allevamento in consanguineità il levriero, importato dai fenici, si sarebbe miniaturizzato per adattarsi al paesaggio ed alla selvaggina isolana. Giovanni Bonatti Nizzoli di Carentino sostiene, invece, esattamente il contrario: “il Cirneco è […] l’archetipo vivente dei cani dolicomorfi, anello di congiunzione tra gli sciacalli ed i levrieri”. I meriti della storia contemporanea di questa razza vanno, infine, a alla giovane nobildonna Agata Paternò Castello dei Duchi di Carcaci, considerata il nume tutelare e la Signora del Cirneco dell’Etna. Per Donna Agata, si racconta, che ci fu un colpo di fulmine tra lei e Fettuccia, la cirneca di proprietà di un operaio di famiglia. In quella cagnetta vide bellezza e nobiltà, qualità che in pochi riuscivano a vedere in “quei cani di contadini”. Negli anni successivi fu proprio lei a far compilare il primo standard ufficiale, facendolo riconoscere

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Cirneco dell’Etna, una razza tutta italiana

all’Enci. Alla ricerca del cane ideale, della perfezione Donna Agata girò tutta la Sicilia in cerca di soggetti tipici che vivevano nelle masserie, acquistando parecchi esemplari divenuti capostipiti del suo allevamento.

L’allevamento Cirneco dell’Etna dell’Ovo Una passione ereditaria, tramandata di padre in figlia. È così che nasce l’allevamento

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del Cineco dell’Etna dell’Ovo. “L’amore per questo cane – racconta Marco Belfiore – ci è stata trasmessa dal papà di Laura, Pucci Majorana, grande cacciatore ed esperto di cinofilia. È stato lui il primo della famiglia ad allevare Cirnechi, insieme ad altre razze, e lo ha fatto per tantissimi anni”. Preservare la specie in via di estinzione, le sue caratteristiche, la sua nobiltà e fierezza: questo è lo scopo dell’allevamento dei Majorana e, con gli anni Marco e Laura hanno sposato

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questa causa e deciso di costruire un loro allevamento. Si sono specializzati soltanto sui cirnechi e hanno fatto omologare l’affisso “dell’Ovo”, ovvero il nome della masseria di famiglia in cui si sviluppa ancora oggi la loro attività. Immersi nella stupenda cornice della piana di Catania, ai piedi dell’Etna Marco e Laura allevano i propri cani, coltivano grani antichi, arance, olivi e ortaggi; mentre il suocero si occupa di cavalli purosangue orientali. “I nostri cirnechi vivono quotidianamente con noi, ognuno di loro è speciale, con le caratteristiche che li contraddistingue l’uno dall’altro. Chiunque viene qui a conoscerli se ne innamora”.

Un fulvo nobil cane Elegante e slanciato, a prima vista ciò che colpisce maggiormente sono sicuramente il muso lungo e le orecchie perfettamente diritte. I suoi 40-50 cm di altezza al garrese permettono di collocarlo nella categoria dei cani di taglia media, eppure le sue forme così allungate lo rendono poco ingombrante. Non bisogna lasciarsi impressionare dall’aspetto esile e fiero, questa razza, al di là dell’apparenza, è forte, molto robusta e resistente. Il pelo è ciò che lo rende questo cane veramente pregiato: corto e rigorosamente monocromatico. Impeccabilmente fulvo, sono ammesse tutte le gradazioni di questo colore, anche se le tonalità fru-

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mentino e mielato-dorato sono quelle più ricercate perché più preziose. A volte è ammessa una striatura bianca sulla testa, sul petto, sul ventre, sui piedi o sulla punta della coda.

Cane da caccia fuori, grande poltrone dentro casa “È un cane dalla doppia personalità – spiega Marco Belfiore - è instancabile durante le

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Cirneco dell’Etna, una razza tutta italiana

racconta Belfiore. Attenzione però agli estranei, sono cani socievoli ma dipende da come vengono cresciuti. “I nostri – continua Marco - sono abituati alla presenza di altre persone, inizialmente fanno molte feste ed attirano l’attenzione, ma dopo vanno al loro posto, pur cercando di rimanere sempre vicini”.

Acquistare un Cirneco con consapevolezza

battute di caccia, mentre a casa ama l’ozio e stare attaccato alla famiglia” Solitamente si attacca maggiormente ad una sola persona perché riconosce un solo capo branco, ma adora far parte del nucleo famigliare, vuole essere presente senza essere mai invadente. È un cane primitivo, molto intelligente e indipendente, ma vive bene con altri cani, meglio se esemplari della stessa razza, inoltre “le femmine di Cirneco, esattamene come gli esseri umani, maturano prima”

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“Solitamente diamo i nostri cuccioli solamente a persone consapevoli, che conosco la razza e che dispongono possibilmente di giardino” spiega il proprietario dell’allevamento dell’Ovo. Dopo anni di esperienza ormai capisce subito se un acquirente sia realmente interessato a questo cane così particolare. “I nostri Cirnechi vivono in media 15 anni, li teniamo con molta cura e questo può fare la differenza” conclude. Non esistono, infatti, malattie o patologie tipiche della razza. È consigliato lasciarlo libero in giardino, perché come tutti i cani, naturalmente, ha bisogno di correre (anche se l’andatura classica del Cirneco è un leggero trotto) e di svagarsi. “Se si riesce a portarlo in campagna per non fargli perdere l’indole venatoria sarebbe l’ideale. D’altronde vederli cacciare è un vero spettacolo e per loro è importantissimo perché così facendo assecondano un loro istinto primordiale”.

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Cirneco dell’Etna, una razza tutta italiana

Scheda del Cirneco Origine: Italia Altezza media del cirneco maschio e femmina: tra i 42 e i 50 cm al garrese. Peso medio: tra gli 8 e i 12 kg . Forma del muso: Muso a punta e preferibilmente di lunghezza pari a quella del cranio. Forma della testa: La testa asciutta e ben cesellata Forma delle orecchie: orecchie perfettamente dritte (emblema del cirneco). Forma del collo: allungato. Colore degli occhi: fulvo. Il Cirneco deve essere un cane monocromatico: pelo, pelle, mucose, suole, unghie, tartufo e iride più presentano lo stesso tono cromatico più il cane è pregiato. Forma della coda: La coda grossa all’attaccatura ed uniforme per quasi l’intera lunghezza. Caratteristiche del pelo: pelo corto e ben fitto sulle orecchie, sulla testa e sugli arti, semi lungo ma ben liscio ed aderente alla cute sul tronco ed alla coda. Varianti di colori del Cirneco: Il colore è fulvo in tutte le sue gradazioni, è ammessa la presenza di bianco nelle zone di elezione (lista bianca in testa, nel petto, nel ventre, nei piedi e nella punta della coda). Carattere in famiglia e con gli estranei: socievole ma non invadente.

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Animali smarriti? Niente paura, ci pensa Pet Detective

Animali smarriti? Niente paura, ci pensa Pet Detective Flavia Tes

Aiutare le persone a ritrovare il proprio cane o gatto smarrito per Andrea Granelli è diventato un vero e proprio lavoro. Ufficialmente si definisce un Pet Detective, ovvero uno specialista nella ricerca e nel soccorso di animali dispersi o scomparsi. Attraverso le tecniche di profiling dell’FBI studia il comportamento dell’animale, riesce a localizzarlo e lo riporta dal suo proprietario. L’idea è nata nel 2010, quando Andrea ha deciso di importare in Italia questo mestiere dalle origini americane. Oggi Pet Detective è una rete di professionisti e volontari, distribuita su tutto il territorio nazionale, che si occupa quotidianamente di decine di episodi di smarrimenti con risultati davvero notevoli: su oltre 1000 casi seguiti, il tasso di ritrovamento è dell’82% (se il contatto è avvenuto entro le 48 ore dalla scomparsa).

Come funziona Pet Detective “Per anni abbiamo agito personalmente su 20

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ogni singolo caso attraverso consulenze telefoniche o, fisicamente, con l’ausilio di Napoleone, un setter irlandese, e Grace, un Bloodhound” racconta Granelli, ideatore del servizio. “I casi di smarrimento e le persone che ci chiedevano aiuto però aumentavano ogni giorno, per questo nel 2015 abbiamo deciso di creare un’applicazione web che permettesse a ogni proprietario di essere immediatamente guidato nelle operazioni di ricerca. L’app ha richiesto quasi un anno di sviluppo ma è online da qualche mese e ha già aiutato centinaia di clienti” conclude.

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La ricerca del cane o del gatto si sviluppa essenzialmente in quattro fasi: la prima è gratuita e consiste nell’attività di profiling. Attraverso il sito internet l’utente risponde ad alcune domande mirate, che permettono al sistema di fare uno studio del comportamento e delle possibili condizioni cliniche dell’animale scomparso. “Le cause dell’allontanamento possono essere molteplici: paura, predazione, esplorazione, incidente – spiega Andrea Granelli – capirne le motivazioni, insieme ad altri fattori come ad esempio il bagaglio di esperienza, l’età e la

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Animali smarriti? Niente paura, ci pensa Pet Detective

razza, permettono al Pet Detective di stilare un profilo accurato dello smarrimento e di pensare al miglior piano di intervento”. Secondo i dati dell’organizzazione il solo uso del profilo ha funzionato nel 50% dei casi. Qualora non fosse sufficiente l’analisi comportamentale, il proprietario può decidere di acquistare l’applicazione “guida alla ricerca” (al prezzo di 29,99 euro). Il prontuario contiene tutte le tecniche e i protocolli di intervento adoperati da esperti Pet Detective e, attraverso i video tutorial, spiega dettagliatamente come svolgere le attività di ritrovamento. I profiler, in questa fase, forniranno anche un’assistenza online e studieranno il singolo caso e la zona di smarrimento per elaborare una strategia d’azione più efficace. Nell’eventualità in cui fosse necessario l’utilizzo di attrezzature specifiche per la ricerca, il monitoraggio o la cattura dell’animale, il cliente potrà direttamente acquistarli sul sito. “Ogni cane o gatto comunque rappresenta un caso diverso e unico - precisa Granelli - non esiste una regola generale e infallibile”.

stero, per questo motivo abbiamo già in programma un piano di espansione a livello Europeo” commenta Andrea. “Anche a livello locale abbiamo intenzione di aumentare la nostra rete – prosegue – infatti a breve presenteremo dei percorsi formativi gratuiti per volontari e un corso di formazione in due step per diventare Pet Detective”. Per essere professionista infatti è necessario frequentare uno specifico corso di formazione e sostenere un esame teorico e pratico per ottenere l’abilitazione. Possedere una rete di collaboratori esperti, d’altronde, è il principale obiettivo dell’organizzazione, come spiega Andrea: “L’assenza capillare

Una realtà in espansione L’organizzazione Pet Detective attualmente è formata da una decina di dipendenti, tra professionisti e volontari, ma è in continua evoluzione. “Lavoriamo in tutta Italia e spesso ci arrivano richieste anche dall’e-

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di associazioni come la nostra è una delle principali cause di randagismo, colonie feline e sovraffollamento di canili e gattili. Il nostro scopo è quello di ridurre il numero degli animali smarriti in ogni parte d’Italia attraverso le attività di consulenza online, ricerca e formazione di un network nazionale”.

Non solo analisi e statistiche Il lavoro di Pet Detective, però, non è fatto solo di analisi e calcolo delle probabilità. “Non sapere dove sia il proprio cane o gatto, come stia vivendo, cosa gli stia accedendo è certamente una delle esperienze più dure e dolorose per un proprietario – racconta Andrea - la speranza si alterna alla disperazione, fino a quando non tornerà a casa. Le famiglie degli animali che si smarriscono devono affrontare una lunga serie di circostanze spiacevoli che coinvolgono ogni membro e hanno ripercussioni su ogni aspetto della vita: cognitivo, emotivo, sociale, finanziario, legale. Il nostro consiglio, in questo momento così difficile, è di richiedere una mano a dei professionisti. La maggior parte dei nostri clienti – conclude – ci conferma che avere una guida da seguire è un aiuto enorme per rimanere lucidi e aiutare il proprio animale con il massimo delle proprie forze”.

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L’allevamento Radamantino

L’allevamento Radamantino, il rispetto dello standard come chiave del successo Flavia Tes

I cani sono da sempre la sua passione. Inizialmente era convinta che quelli di taglia grande fossero meglio, ma un esemplare di bolognese le ha fatto cambiare idea. Maria Luisa Friggi oggi è la proprietaria dell’allevamento Radamantino di Todi (in provincia di Perugia), di due razze da compagnia per eccellenza: il maltese e, appunto, il bolognese. Spesso vengono confusi tra loro ma questi due cani, in realtà, hanno caratteristiche molto diverse. Maria Luisa, infatti, è molto attenta allo standard e nel suo lavoro si nota la ricerca continua delle perfezione: “Ci sono voluti anni per ottenere un’omogeneità paragonabile a quella di una “razza normale” – spiega – il tronco raccolto e la testa ben proporzionata. Sono questi i valori che mi permettono di avere cani di un certo livello, perché ho sempre messo in primo piano la salvaguardia della razza e

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non i soldi che ne avrei potuto ricavare”.

Lo standard del maltese, il “toy” non esiste “Ho iniziato ad allevare bolognesi agli inizi del 1990 ai quali ho affiancato, poco dopo, i maltesi” racconta Maria Luisa. Eppure avviare questa attività non è stato affatto semplice perché la proprietaria del Radamantino, come continua a fare tutt’oggi, cercava un esemplare praticamente perfetto, le cui caratteristiche si avvicinassero il più possibile PIANETA QUATTRO ZAMPE


L’allevamento Radamantino

allo standard tanto ricercato. Come molte razze non è chiaro come e dove sia nato il primo esemplare, ma si presuppone che il maltese abbia origini molto antiche, come ci racconta la stessa allevatrice: “Sono originari dei paesi centrali del Mediterraneo. Aristotele lo definì ‘canis melitenis’ forse perché proveniente da Melita in Sicilia. I greci tenevano in gran considerazione questa razza per la loro devozione al padrone ed erano molto amati dalle donne che erano solite portarli in grembo, attribuendo loro proprietà terapeutiche, pensando che il loro calore alleviasse i dolori di stomaco. Quando i romani presero il controllo del Mediterraneo il maltese divenne il cane da compagnia per eccellenza. Dal medioevo

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se ne perdono le tracce fino al Rinascimento quando fa la sua ricomparsa nei ritratti e nei libri”. Il maltese è una razza molto richiesta per via della sua taglia piccola e del suo carattere vivace ma molto facile da gestire. Praticamente è un cane adatto a tutti. Nonostante questo, secondo Maria Luisa Frizzi, questa razza al giorno d’oggi è in pericolo a causa di una massiccia importazione dall’estero di soggetti di scadente tipicità. Ma i motivi sono da ricercare anche in una diffusa disinformazione sulla razza, come racconta la stessa proprietaria del Radamantino: “mi vengono continuamente richiesti Maltesi “toy”, e anche se oggi questa tipologia viene reclamizzata con molta sfrontatezza in realtà non esiste! Non è

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L’allevamento Radamantino

conforme agli stardard dell’ENCI”. Forma rettangolare, tartufo rigorosamente nero, occhi color ocra e piuttosto grandi, pelo setoso e perfettamente bianco, insomma attenersi al modello è importante.

Un cane tutto casa e famiglia “Il suo sontuoso mantello non lo rende adatto alla vita in campagna, anche se con il pelo tagliato può fare lunghe passeggia-

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te all’aperto”. Il suo habitat ideale è infatti la casa, dove può stare sempre vicino alla famiglia e ai padroni ai quali si lega moltissimo. Spesso i proprietari decidono di tosarlo per una semplice questione di comodità anche se non perde affatto pelo. “È fiducioso verso gli estranei e gli altri animali, per mia personale esperienza so che va d’accordo anche con i gatti – spiega la proprietaria del Radamantino - è una taglia piccola ma ha una costituzione robusta.

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cani tut ta la tranquillità di cui hanno bisogno. Ognuno infat ti ha le sue esigenze. “Il cibo viene preparato in base alle necessità, la mamma e i cuccioli hanno ad esempio un’alimentazione diversa dagli adulti. A turno vengono anche lavati e tolet tati”. Hanno bisogno di cura e at tenzione per questo motivo Maria Luisa vende i suoi esemplari soltanto a famiglie consapevoli e adat te, come ci racconta lei stessa: “chi decide di prendere un mio cucciolo deve assicurargli uno stile di vita adeguato e, soprat tut to, tanto amore e rispet to. Il maltese è un cane che non ha bisogno di grandi spazi, non può vivere soltanto all’aper to e, se viene preso da una famiglia, i bambini devono avere genitori responsabili alle spalle”. Generalmente è un cane molto longevo, non a caso non è af fat to un’eccezione che molti di questi esemplari abbiano superato i 15 anni di età. Non essendo consapevole della sua stazza può rivelarsi spericolato con cani molto più grandi di lui” conclude. È un cane vivace, gioioso, intelligente e facile da portare in viaggio.

Cura, ogni maltese ha le sue esigenze Dal 1999 l’allevamento Radamantino si è trasferito in campagna per dare ai suoi

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L’allevamento Radamantino

Scheda del Maltese Origine: Area centrale del Mediterraneo Altezza: Maschi da 21 a 25 cm - Femmine da 20 a 23 cm. Peso: 3 - 4 Kg Comportamento e carattere: vivace, affettuoso, molto docile e inteligente Testa: piuttosto larga Tartufo: voluminoso con narici aperte e nero Occhi: espressione vivace, occhi di grandezza maggiore del normale, di forma arrotondata Orecchie: tendenti alla forma triangolare, pendenti, poco erettili Colore: Bianco puro Pelo: denso, lucido, lunghissimo su tutto il corpo - non esiste sottopelo Coda: grossa alla radice e fine in punta

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ANCHE QUANDO LA REALTÀ FA PAURA, C’È UNA FORZA CHE PUÒ TRASFORMARLA. E RENDERLA MAGICA COME UNA FIABA. LA STORIA DELL’OCA CORAGGIOSA CHE HA COMMOSSO L’ITALIA SUPERANDO IL PEGGIORE DEGLI INCIDENTI. www.beccodirame.com

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Wedding Dog Sitter

WEDDING DOG SITTER, Fido come paggetto al matrimonio dei suoi padroni Flavia Tes

Per alcune coppie esiste un invitato “speciale”, che al proprio matrimonio non può assolutamente mancare: il fedele amico a quattro zampe. È questo che ha spinto Elisa Guidarelli, giovane imprenditrice romana, a ideare Wedding Dog Sitter la prima agenzia in Italia ad offrire questo tipo di servizio durante il “gran giorno” degli sposi. Il cane, affidato alle sapienti mani di un professionista del mestiere, parteciperà allo scambio del fatidico “sì, lo voglio” trasformato in paggetto scodinzolante con tanto di papillon.

Un’esigenza personale diventata un lavoro a tempo pieno “Wedding Dog Sitter nasce nel 2010, da una necessità, ossia cercavo qualcuno che il giorno del mio matrimonio si occupasse in maniera professionale dei miei cani – spiega Elisa - avendo tanti anni di espe32

rienza con i cani ho deciso di proporre il servizio”. “Insomma – prosegue - mi sono detta: Se è servito a me servirà a qualcun altro!”. In Italia non esisteva un servizio di questo genere, ma altri esempi simili erano già diffusi in Gran Bretagna e in America. Tuttavia, spesso chi ha un cane è restio ad affidare il proprio animale a qualcuno che non conosce, specialmente in un giorno così importante ma alquanto frenetico. La paura maggiore per i proprietari è che

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Wedding Dog Sitter

tra cerimonia, ricevimento e foto il proprio amico a quattro zampe si senta spaesato, che non capisca bene quello che sta succedendo e soffra la lontananza dai padroni. Partendo proprio da questi presupposti Elisa ha creato le basi di Wedding Dog Sitter, come ci racconta: “L’obiettivo è far vivere la giornata serena e felice al cane, andando a lavorare sulla sua emotività. Ovviamente di volta in volta vengono valutate le situazioni, in quelle più problematiche consigliamo

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semplicemente agli sposi di non portarlo alla cerimonia, ma di limitarsi eventualmente a scattare delle foto in casa”.

La giornata tipo di una Wedding Dog Sitter Il cane, fedele amico dell’uomo, partecipa alle nozze in veste di vero e proprio paggetto, con tanto di collare con il farfallino, abbinato agli abiti degli sposi. “L’accessorio

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viene realizzato su misura dal nostro laboratorio sartoriale, per essere elegante e comodo al tempo stesso. Così oltre a essere un servizio utile è anche bello da vedere... cosa a cui le spose tengono tantissimo!” commenta Elisa. La durata del servizio, infatti, è di circa 12-15 ore. Il lavoro della dog sitter comincia già qualche ora prima della cerimonia, con l’arrivo a casa della sposa o dello sposo (a seconda di dove si trovino gli animali) per far rilassare

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e mettere a proprio agio i cani con giochi, passeggiate e bisognini, e termina alla fine del ricevimento. “Siamo sempre tra i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via, cosi che sposi e cani possano stare tranquilli fino all’ultimo momento” spiega l’imprenditrice. La presenza di un esperto in queste ore della giornata serve soprattutto per non far vivere al cucciolo una condizione di stress e confusione, che animerà la casa durante i preparativi e il rinfresco. Durante

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la cerimonia il cane partecipa, a volte portando addirittura le fedi ai suoi padroni, e una volta terminata accompagnerà gli sposi a fare il servizio fotografico. In quanto membro della famiglia entrerà anche lui, di diritto, nell’album di nozze. “Ci prendiamo cura personalmente del cane (anche più di uno contemporaneamente) – spiega Elisa – gestendo la tensione e lo stress, lavorando sulla sua emotività per far sì che siano felici e rilassati accanto agli sposi. Al tempo

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stesso i padroni possono vivere tranquillamente il giorno delle nozze, sapendo che i loro amici a quattro zampe sono in mani esperte che sanno gestire anche situazioni particolari”.

Un lavoro in team Il proprio cane non può certo mancare nell’album di famiglia. Così, insieme alla Wedding Dog Sitter, nel giorno delle nozze

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ci sarà anche il Pet photographer (letteralmente: il fotografo dei cani). “Nel servizio sono sempre in omaggio tutte le foto scattate al cane durante la giornata, cosi che gli sposi abbiano anche un ricordo dei momenti che hanno non potuto godersi o che si sono persi” racconta Elisa. Per questo al presenza del fotografo è fondamentale, perché ha il compito di realizzare uno speciale reportage che racconti il matrimonio attraverso gli occhi del cane, le sue emozioni, quelle dei

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suoi amati padroni e il suo punto di vista. “Scegliamo persone in gamba, professionisti che vogliano fare della propria passione per i cani il proprio lavoro” conclude. Ma la passione e il talento non bastano, è necessaria anche una formazione. Tant’è che sia il dog sitter sia il pet photographer, prima di cominciare a lavorare sul campo, seguono un corso di formazione ideato dall’agenzia Wedding Dog Sitter. La persona che si prenderà cura del cane viene formata per-

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Wedding Dog Sitter

sonalmente da Elisa Guidarelli, per imparare a utilizzare il metodo Know-How dell’ agenzia. In parallelo il fotografo imparerà le linee guida e i trucchi del mestiere per realizzare un reportage originale ma che immortali, al tempo stesso, i momenti più belli delle nozze.

Da piccola agenzia romana a franchising a livello nazionale

non. Qual è il motivo del suo successo? Lei lo racconta così: “Credo che la spontaneità e l’essere veri sia la chiave di tutto, sono in contatto diretto personalmente con i fan, questo crea un rapporto di fiducia e amicizia. D’altronde gli insegnanti più importanti che ho nella vita sono i cani, mi hanno insegnato ad essere genuina e felice”.

Wedding Dog Sitter ha cominciato a muovere i suoi primi passi in tutta Italia, fino a diventare una rete di esperti, un franchising diffusa su tutto il territorio nazionale. “Abbiamo aperto in pochissimo tempo sedi in Campania, Lombardia e Toscana – sottolinea Elisa - le zone scoperte vengono comunque seguite da me personalmente e dal mio team di fotografi”. Il servizio ha riscosso un enorme successo sin dal primo anno e i numeri non mentono: in questi sei anni di attività ha seguito più di 200 matrimoni in tutta Italia. “Le richieste sono centinaia ogni anno – racconta l’ideatrice di questo progetto – per questo ho deciso di trasformare questa realtà in un franchising, per poter gestire tutte le richieste che mi arrivano”. Ma il successo di Elisa Guidarelli non è solo nei dati della sua agenzia. Sui social network è amata e seguita da centinaia di followers, amanti degli animali, sposi e

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Sokoke, il fascino del Kenya nella sua versione felina

Sokoke, il fascino del Kenya nella sua versione felina Flavia Tes

Occhi d’ambra o di un verde intenso e manto che ricorda la corteccia di un albero. Il fascino e la bellezza del Sokoke colpiscono a prima vista, ma è la sua storia a incantare. Originario del Kenya, è una razza scoperta di recente dal mondo occidentale, precisamente negli anni 70 del novecento nella foresta keniota di Arabuko-Sokoke. Questi esemplari sono talmente rari che in tutto il mondo esistono soltanto pochi allevamenti, tra i quali non figura l’Italia.

Dalla tribù kenyota alla Danimarca Il nome di questo esemplare deriva dalla parola “khadzonzos”, che nella lingua della tribù Giriama significa appunto “come la corteccia”. Dal momento che fu proprio questa tribù locale a dare un nome alla razza si pensa che questi gatti vivano da secoli a contatto con questa popolazione kenyota, anche se risalire alla sua esatta provenienza è praticamente impossibile.

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Sokoke, il fascino del Kenya nella sua versione felina

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Sokoke, il fascino del Kenya nella sua versione felina

E pensare che sono stati anche fatti dei test del DNA per cercare geni di felini selvatici ma hanno dato risultati negativi. Un affascinante mistero che convinse Gloria Moeldrop a portare alcuni esemplari con sé in Danimarca per creare il primo, storico, allevamento del Sokoke. Nel 1984 apparirono per la prima volta in un’esposizione e nel 1990 Gloria Moeldrop fece arrivare altri gatti per consolidare la razza. I primi riconoscimenti ufficiali arrivarono nel 1993 con la FIFé (Fédération internationale féline) che la inserì nella lista delle razze ufficiali con il nome Sokoke. Esattamente dieci anni dopo, nel 2003, anche la TICA (The Inter-

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national Cat Association) riconobbe questa “nuova razza”.

Il gatto con la “Corteccia d’albero” sul manto Molte sono le particolarità che rendono questo gatto inconfondibile, prima tra tutte ovviamente il colore del manto. Marrone (cosiddetto brown marble tabby) con delle chiazze che ricordano, senza un particolare sforzo dell’immaginazione, la corteccia di un albero. Il pelo corto e l’assenza del sottopelo rendono ancora più semplice l’identificazione di queste

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Sokoke, il fascino del Kenya nella sua versione felina

macchie come cerchi concentrici. La coda, però, deve essere necessariamente nera in punta. Gli occhi sono a mandorla, grandi e distanti l’uno dall’altro, sono verdi o color ambra. È un esemplare taglia media con un aspetto allungato ed elegante, grazie al petto prominente, ma anche muscoloso. Le zampe posteriori possiedono, infatti, una curvatura caratteristica della razza e i piedi sono di forma ovale molto particolare tanto. Sembra sempre pronto a fare un salto. È una razza estremamente rara al punto che nel mondo esistono soltanto alcuni allevamenti: in Danimarca, negli Stati Uniti D’America, in Canada e in Norvegia.

Giocherellone e affettuoso, il compagno ideale L’aspetto atletico lo rende un gatto giocherellone, molto attivo, cui piace vivere in grandi spazi per potersi muovere liberamente e sfogare la sua dinamica personalità. Per questo sarebbe preferibile avere un appartamento grande, perché se è vero che si adatta bene alla vita in casa, ha anche bisogno di fare molta attività fisica. Ama nuotare e, ovviamente, arrampicarsi. Viene descritto come un gatto relativamente indipendente ma socievole con i suoi simili o altri animali. È un gatto da compagnia, spesso affettuoso

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e che stabilisce un profondo legame con la famiglia felina e umana. Questo tratto del loro carattere potrebbe far sorgere un po’ di gelosia verso il padrone, ma restano comunque gatti dal temperamento docile ed equilibrato. Questi tratti caratteriali restano comunque perfettamente individuali e dipendono in ogni caso alla storia di ogni gatto. Un gatto Sokoke è sicuramente poco conosciuto in Italia, vista l’inesistenza di allevamenti, e una vera perla rara in tutto il mondo. Ma vale la pena cercarlo a molti chilometri di distanza per avere a casa un pezzo di Kenya.

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Sokoke, il fascino del Kenya nella sua versione felina

Scheda del Sokoke Origine: Stati Uniti Corporatura: di taglia media Testa: di medie dimensioni, rotonda, leggermente piu’ lunga che larga Occhi: rotondi e grandi, leggermente obliqui Orecchie: di media grandezza, leggermente arrotondate, ben distanziate Coda: assente Mantello: di media lunghezza, soffice per la presenza del pelo

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Cymric, il gatto senza coda

Cymric, il gatto senza coda Flavia Tes

È davvero un gatto se non ha la coda? Ebbene sì e si tratta del Cymric. Nell’atlante delle razze feline esistono davvero molti esemplari con la coda corta o senza coda e il Cymric (una variante a pelo lungo della razza Manx) è l’unico appositamente allevato per esserne assolutamente sprovvisto. Come capirne lo stato d’animo? Solo chi ne ha uno può dirlo.

Variante del Manx, forse sì e forse no Alcuni esperti identificano la razza Cymric come una variante del gatto Manx, la cui popolazione felina ha avuto origine nell’Isola di Man (situata in quel lembo di mare che separa la Gran Bretagna dall’Irlanda). Ancora non è chiaro se un gatto senza coda sia nato su quest’isola o se sia arrivato – magari con una nave – da qualche altra parte del mondo, ciò che è certo è che i suoi geni si siano diffusi sul territorio creando una vera e propria colonia. L’isola, infatti, divenne famosa proprio per i suoi gatti senza coda, ed è così che alla razza le è stato as-

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Cymric, il gatto senza coda

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Cymric, il gatto senza coda

segnato il nome Manx. Questo esemplare è da tempo riconosciuto dalla Cat Fanciers Association e la sua versione a pelo lungo (appunto il Cymric) è stata accettata dalla CFA come una variante del Manx nel 1994. Tuttavia è bene far notare come altre associazioni considerino il Cymric una razza a parte. L’unica vera caratteristica che contraddistingue le due è infatti la lunghezza del pelo. I Manx sono gatti privi totalmente o parzialmente della coda ma hanno da sempre il pelo corto, mentre il Cymric è un esemplare a pelo semilungo o lungo. Ai tempi della sua prima comparsa, questa nuova variante non fu ben accolta dagli allevatori di Mann che la considerarono una variante troppo spuria degli originali. Il Cymric, infatti, vide il suo sviluppo soltanto negli anni 60 del novecento con il suo arrivo negli allevamenti del Canada. Il nome deriva da Cymru, antica denominazione gallese del Galles. Anche se la razza non ha origine in questa terra gli allevatori hanno voluto darle questo nome nel tentativo di trovare una denominazione dal suono celtico.

Morbido e dall’andatura saltellante Al di là della provenienza, il Cymric resta un gatto davvero particolare e unico nel suo genere. È una taglia media. È un gatto solido, massiccio, compatto e dalle forme

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arrotondate. Le zampe anteriori sono, infatti, più corte di quelle posteriori e ciò conferisce a questi esemplari un’andatura saltellante. Per questo motivo, ma anche per la coda tagliata, scherzosamente vengono spesso definiti “cabbit”, ovvero un incrocio tra un gatto (dall’inglese “cat”) e un coniglio (“rabbit”). La lunghezza della coda è fondamentale in questa razza perché permette di distinguere addirittura tre differenti tipologie di Cymric: i Rumpy, nei quali non vi è alcuna traccia di coda, ma un’evidente cavità nel punto in cui questa dovrebbe avere origine; gli Strumpy, che hanno soltanto alcune vertebre caudali; e i Longy, la cui coda è solo un po’ più corta di quella dei gatti appartenenti ad altre razze. I suoi occhi grandi e intensi (dei toni del rame, del verde, del blu e del nocciola) rendono il suo muso dolce, all’apparenza quasi spaventato, mentre il mantello a pelo semilungo lo rende davvero morbido e soffice al tatto. Questa caratteristica del Cymric fa sì che non soffra mai il freddo, soprattutto per la presenza di un folto sottopelo.

Compagnone e cacciatore È il compagno di vita ideale per chi vive in campagna. Infatti il Cymric è un implacabile cacciatore di topi e non a caso adora rincorrere gli oggetti e ripor tarli,

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anche solo per gioco. In generale comunque si adatta benissimo anche alla vita casalinga, perché è un ottimo gatto da compagnia, molto legato ai membri della famiglia e socievole con gli estranei. Chi possiede questa razza in casa conosce bene la sua attitudine ai salti e la sua singolare attrazione per l’acqua. È sempre PIANETA QUATTRO ZAMPE

molto affettuoso e nonostante il carattere giocherellone, è docile e tranquillo. Accetta la presenza di altri animali domestici – compresi i cani – con facilità e non richiede eccessive attenzioni. Viene descritto come un gatto intelligente, ben predisposto all’apprendimento e all’addestramento. 47


Cymric, il gatto senza coda

Cuccioli affidati non prima dei sei mesi La mancanza di coda rende questa razza davvero unica ma, come una lama a doppio taglio, questa caratteristica genetica purtroppo può comportare anche alcuni problemi di salute. Ad essere colpiti sono soprattutto i cuccioli: se ricevono due copie del gene senza coda muoiono prima di nascere e vengono riassorbiti nel ventre materno, se invece ereditano un solo gene rischiano quella che si chiama la sindrome di Manx, una patologia che può portare disturbi alla spina dorsale, alle vertebre, disfunzioni intestinali e della vescica. Vista l’elevata percentuale (si attesta intorno al 25%) di casi di cuccioli che ereditano entrambe i geni, le cucciolate di Cymric sono tendenzialmente poco numerose. Per quanto riguarda, invece, i cuccioli che ereditano un solo gene c’è una bella notizia: non tutti i Cymric dalla coda corta o assente vanno incontro allo stesso destino. La sindrome di Manx, infatti, è una possibilità genetica che si manifesta entro i primi sei mesi di vita, se non si manifesta in questo periodo di “incubazione” i gatti posso definirsi salvi e in ottima salute. Tutto ciò spinge ovviamente gli allevatori a tutelarsi e a non affidare i cuccioli nei loro primissimi mesi di vita. Chi deciderà di acquistarne uno sappia quindi che varrà la pena aspettare.

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Scheda del Cymric Origine: Stati Uniti Corporatura: di taglia media Testa: di medie dimensioni, rotonda, leggermente piu’ lunga che larga Occhi: rotondi e grandi, leggermente obliqui Orecchie: di media grandezza, leggermente arrotondate, ben distanziate Coda: assente Mantello: di media lunghezza, soffice per la presenza del pelo

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ANCHE QUANDO LA REALTÀ FA PAURA, C’È UNA FORZA CHE PUÒ TRASFORMARLA. E RENDERLA MAGICA COME UNA FIABA. LA STORIA DELL’OCA CORAGGIOSA CHE HA COMMOSSO L’ITALIA SUPERANDO IL PEGGIORE DEGLI INCIDENTI. www.beccodirame.com

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