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IDENTITÀ SARDA

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VITA DI RIVALSE

VITA DI RIVALSE

INSIDE A1 - DI MASSIMO MATTACHEO

LA DINAMO SASSARI È UN ESEMPIO DI PROGRAMMAZIONE VINCENTE NELLAPALLACANESTRO NAZIONALE. DALLO SCORSO MESE DI GIUGNO, LA FORMAZIONEFEMMINILE SI È AFFIANCATA ALLA MASCHILE, CON L’OBIETTIVO DI RAFFORZAREULTERIORMENTE L’IDENTITÀ TRA IL CLUB E LA SARDEGNA

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Un’isola felice dove i sogni – spesso e volentieri nati con i piedi ben piantati per terra – sono diventati solide realtà. Realtà stupende, come quella della Dinamo Sassari, da almeno un decennio simbolo dell’operosità di una terra e di un popolo che hanno saputo raggiungere traguardi inimmaginabili. Di una visione e di una concretezza, quelle del Presidente Stefano Sardara, che ha saputo dare nuova linfa, sempre e comunque, a un progetto unico nel panorama nazionale. Quella di una regione, la Sardegna, che ha saputo fin da subito immedesimarsi in una squadra.

La Dinamo, appunto. Che, non contenta né sazia dei traguardi raggiunti in campo maschile, non solo non ha mollato un centimetro, ma anzi ha raddoppiato. E così, in estate, è nata la squadra femminile. La terza, in Italia, ad abbinarsi alla formazione maschile in Serie A, dopo Reyer Venezia e Virtus Bologna. Guarda caso, due società gloriose e vincenti. Programmatiche. Proprio come Sassari. Unica nel nostro paese a vantare anche la squadra di basket in carrozzina nella massima serie. Un gioiello, insomma. Che nasce da lontano, dalla volontà dei padri fondatori della Dinamo di dare vita a una Polisportiva. Da un club che ha radici forti e profonde. Che non ha mai fatto il passo più lungo della gamba. E che ha sempre trovato grandi risultati, in campo maschile. E ora, prova a replicarsi, nel femminile, in un percorso che vuole essere vincente. Iniziamo ora il nostro viaggio, alla scoperta del mondo Dinamo.

Un viaggio che inizia da molto lontano, dalla nascita della squadra sarda nel 1960: in questo lasso di tempo non è mai mancata l’idea di dare vita a una linea identitaria molto attuale anche ora sotto la guida di Stefano Sardara. “Nel 2014 – esordisce Sardara – è nata la Dinamo Lab, formazione che milita stabilmente nella massima serie FIPIC, mentre nell’estate del 2020 abbiamo colto al volo l’opportunità di dare vita a una squadra femminile. Questo nell’ottica di dare seguito alla lunga tradizione di pallacanestro in rosa della nostra terra. Un esempio di ciò? Il nostro palazzetto, intitolato e dedicato alla grande Roberta Serradimigni”.

Una scelta, quella della Dinamo, quasi controcorrente rispetto al sentimento nazionale, soprattutto in una annata così complessa a causa del propagarsi del Covid-19, che ha minato le certezze di ognuno di noi. Ma questo non ha scoraggiato la società sarda che, per parola del suo Presidente, “trae un bilancio positivo per come è stato accolto il progetto e anche per il clima che si respira all’interno della squadra. Per fare un esempio: alla prima partita in casa, nonostante gli ingressi fossero contingentati, molti tifosi sono venuti a sostenere le ragazze a scatola chiusa. Questa è la gratificazione più bella. A livello sportivo, eravamo consapevoli delle difficoltà che avremmo incontrato, ma stiamo crescendo e la strada tracciata è quella giusta”.

A guidare la neonata Dinamo femminile è stato scelto Antonello Restivo, allenatore di esperienza e legato alla Sardegna (nato a Cagliari, in carriera ha guidato la Virtus e la Russo Cagliari, Porto Torres, l’Olimpia Cagliari, il Cus Cagliari e il San Salvatore Selargius), che si ritiene “onorato di potere fare parte di un progetto così serio e organizzato, dove la professionalità è tangibile in tutti i settori, dallo staff tecnico, alla comunicazione e al marketing. Credo che Sassari abbia dato vita a un progetto davvero bellissimo che consente alle ragazze di vivere quotidianamente al fianco della formazione maschile. Questo può essere un traino importante per tutto il movimento”.

La Dinamo, infatti, è stata la quarta squadra del massimo campionato – dopo Reyer Venezia, Use Empoli (la cui maschile milita in Serie B) e Virtus Bologna – ad affiancare la formazione femminile a quella maschile. Una scelta che in altri sport, in Italia ma anche in Europa è già radicata e che può “rappresentare il futuro della nostra pallacanestro in un mondo ideale – prosegue patron Sardara – anche se in questo momento storico ritengo ci siano ancora diverse società con poca stabilità a livello strutturale. Ritengo pertanto che per fare lo step successivo sia necessario evitare che alcuni club siano costretti a ritirarsi a stagione in corso”.

La scelta compiuta da Sassari lancia anche un messaggio alle altre società e all’intero movimento cestistico nazionale per il futuro, perché “avere una formazione maschile e femminile aumenta il valore del lavoro delle ragazze – commenta coach Restivo -. Lo staff della squadra maschile è presente ai nostri allenamenti e alle partite, così come noi alle loro, c’è un ottimo rapporto e uno scambio reciproco di informazioni. La serietà della Dinamo si è vista fin dai primi giorni della stagione, quando siamo andati in ritiro al Geo Village di Olbia come gli uomini”.

Un legame stimolante e reciproco che arricchisce entrambi gli staff tecnici: a riprova di ciò, Gianmarco Pozzecco, capo allenatore della formazione maschile, ha voluto esprimere tutta la soddisfazione per la nascita della squadra femminile, che testimonia “l’ambizione e la solidità del progetto del club. Io sono davvero felice di condividere il mio percorso con Antonello Restivo, l’assistente Roberto Zucca e tutto lo staff perché le opportunità di confronto non mancano e sono stimolanti, soprattutto in questa stagione così particolare. Credo anche che la squadra femminile sarà amata dai tifosi, perché il popolo sardo ha pazienza ed entusiasmo: per questo darà alle ragazze un sostegno incondizionato in quanto l’amore per il mondo Dinamo è una certezza”.

“Il maschile è un traino importante ma sarebbe troppo semplicistico ridurre a questo il cammino delle Dinamo Women – chiosa il Presidente – perché stanno costruendo con merito il loro seguito giorno dopo giorno. E poi, in Sardegna, il matriarcato ha radici solidissime (ride, ndr)”. Due squadre, una unica entità con al suo interno anime diverse e complementari, guidate da una proprietà attenta e pronta a cogliere ogni occasione, svilupparsi ed evolversi anno dopo anno, passo dopo passo, quotidianamente.

Una crescita partita da basi solide, ampliate nel corso degli anni con una struttura solida e professionale che ha permesso alla società sarda di “ricevere tante attestazioni di stima che ci gratificano, così come lo fa anche la fiducia che i nostri tifosi hanno sempre riposto nel progetto. Se la macchina funziona è più facile allargare la “famiglia”, perché si parte dalle basi e si coordinano le diverse aree di competenza presenti”. Una identità che ha radici profonde e solide anche nella Sardegna, la terra di appartenenza di cui la Dinamo è espressione principe nella palla a spicchi. La formazione femminile consente a Sassari di rafforzare ancora di più questo sentiment, forte di un nucleo di giocatrici che conosce bene l’isola avendo militato in tante squadre sarde già negli anni passati. “Il motto con cui ci identifichiamo è Ca semus prus de unu giogu (“Siamo più di un gioco”) e vogliamo essere molto più di un club, dentro e fuori dal campo” afferma Sardara. Il Presidente della squadra sarda ha accompagnato la sua creatura in un viaggio ambizioso e vincente, non solo a livello sportivo ma anche a livello organizzativo, strutturale e di vision.

Riconosciuto come uno dei migliori dirigenti del panorama cestistico nostrano, Stefano Sardara ha una idea chiara di come si promuove la pallacanestro. Promozione che deve partire “da un nucleo di società attive e capaci di coinvolgere sponsor e tifosi nel proprio progetto, un qualcosa di importante. A livello istituzionale, la Lega deve promuovere partite ed eventi, coltivare un bacino di utenza dando visibilità a questo sport al fine di provare a colmare il gap che esiste tra il calcio e tutte le altre discipline. Con un lavoro di squadra, si possono ottenere risultati in questo senso”.

Essere Dinamo è un modus vivendi che ci accompagna. La consapevolezza del cammino compiuto in questo lasso di tempo ci permette di essere umilmente ambiziosi anche nel futuro.

Siamo così arrivati alla fine del nostro viaggio. Un percorso iniziato sessanta anni fa, quando “dieci studenti del Liceo Azuni decisero di fondare la Dinamo – racconta con orgoglio Sardara – di cui noi portiamo avanti l’eredità con orgoglio e ambizione. Vogliamo guardare avanti rimanendo ben saldi sulle nostre radici: essere Dinamo è un modus vivendi che ci accompagna. La consapevolezza del cammino compiuto in questo lasso di tempo ci permette di essere umilmente ambiziosi anche nel futuro”. Un presente (e un futuro) che si racchiudono in una parola: identità. Quella che ha portato Sassari fino a qui, e che la accompagnerà anche negli anni a venire.

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