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MUST-HAVE
from PINK BASKET N.27
by Pink Basket
GUARDIA E LADRI - DI SUSANNA TOFFALI
Recenti tendenze della collezione cestista 2020-2021
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La maglietta con le maniche tagliate
La statistica indica che tra le principali cause di arrabbiatura delle nonne campeggi l’automatica metamorfosi in sarte di fronte ai tragici orli sbrindellati delle (ex) t-shirt da allenamento delle nipoti cestiste. Il conseguente quesito è sempre, inesorabilmente lo stesso: “E allora perché non ti sei comprata una canotta?”. La risposta, ad ogni modo, non la sa ancora nessuno.
Gli scaldamuscoli lunghi rigorosamente bucati
Croce e delizia di ogni giocatrice, perennemente in dubbio se scendere in campo emulando gli outfit di Pippi Calzelunghe oppure imparare a non atterrare sulle ginocchia ad ogni minimo contatto. Status symbol delle amanti della pratica del flopping, vengono spesso utilizzati dagli arbitri come metro di giudizio per valutare se sia il caso o meno di fischiare un tecnico.
Il top portafortuna
Generalmente è il più vecchio, il più consunto e quello con il colore peggiore (giallo sabbia o verde palude, dimostrazione che anche Nike ha i suoi scheletri nell’armadio), ma per qualche inspiegabile motivo l’unico che riesca ad evitare atroci prestazioni balistiche. Facile preda delle mamme, da sempre impegnate nel tentativo di farlo sparire o, perlomeno, di sbiancarlo immergendolo nella candeggina “per sbaglio”.
La fascetta
Capelli né troppo lunghi né troppo corti? Fascetta. Forcine dimenticate a casa? Fascetta. Chioma unta in attesa del lavaggio del mercoledì sera? Coda e fascetta. Look troppo spento? Fascetta colorata. Necessità di strozzare una compagna particolarmente antipatica? Fascetta, se possibile resistente. Inutile negarlo, la fascetta è come l’amica con il caricabatterie portatile sempre in borsa: un salvavita.
Le ciabasket
Da sempre e per sempre, l’inconfutabile prova della “cestisticità” di qualsiasi sportivo in vacanza. Dalla primitiva Adidas Adilette alla più recente Nike Benassi, la sua autenticità non è data dalla marca né tantomeno dal modello, bensì dalla fascia che separa nettamente i giocatori di pallacanestro dai ben più banali indossatori seriali di infradito.
Il pantaloncino dell’ex squadra
C’è chi nel corso degli anni persevera nell’indossare indumenti delle precedenti formazioni in cui ha militato, e chi mente. Il pantaloncino nel corso degli anni ha saputo affermarsi con decisione all’interno della riluttante esposizione di magliette e felpe di società passate. I motivi del suo successo? Logo piccolo, spesso inesistente, nessun segno di tracciabilità del nome della squadra e, puntualmente, il colore che ti serve per completare l’outfit da allenamento.
La scarpa da campetto
La trasformazione della scarpa utilizzata per il campionato appena concluso in scarpa da campetto è uno degli automatismi più comuni all’interno del panorama cestistico. La regola è semplice: più la suola è liscia, più i lacci sono sporchi, più la tomaia presenta buchi (o, per meglio dire, voragini), più la calzatura è adatta a ricoprire il ruolo di compagna di débâcle estive.
