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MARTINA LA CAPITANA

COVER STORY - DI EDUARDO LUBRANO

MARTINA BESTAGNO È UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA REYER VENEZIA E PER LANAZIONALE ITALIANA, CHE SI APPRESTA A DISPUTARE GLI EUROPEI A GIUGNO. MA PRIMA, I PLAYOFF CON LE OROGRANATA, CON L’AMBIZIONE DI CONQUISTARE LO SCUDETTO

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Mi chiamo Martina Bestagno, vengo dalla città dei fiori e del Festival, Sanremo, sono del segno del Leone, capitana della Reyer Venezia femminile che ha giocato la finale dell’Eurocup 2021. E sono molto arrabbiata!”. Ecco, chi dovesse ricordare la scena forse più celebre de Il Gladiatore quando si rivela all’Imperatore, rintraccerebbe quello stesso tono di Russell Crowe nelle prime parole di Martina all’inizio di questa intervista. In particolare il riferimento alla finale di Eurocup (la seconda della storia per la Reyer nella competizione) persa in modo che nemmeno Monsieur Rocambole avrebbe immaginato, fa intendere con che animo lei e la squadra hanno affrontato i giorni successivi e l’inizio dei play off scudetto con la Limonta Costa Masnaga, battuta 2-0 nella serie dei quarti di finale.

“Sono orgogliosa della stagione della Reyer in Europa – attacca, è proprio il caso di dirlo, Martina Bestagno – delle mie compagne, di come abbiamo rappresentato noi stesse, la società, il nostro paese. Sappiamo che abbiamo avuto un’occasione unica anche per il format di questa Eurocup che non prevedeva squadre provenienti dall’Eurolega e per il tipo di squadra che siamo. So che abbiamo cercato di essere sempre nelle migliori condizioni per giocare al meglio con tutte le nostre avversarie”.

È stata la sua seconda finale di Eurocup con la Reyer. Differenze?

“Intanto una cosa simile: le abbiamo perse tutte e due… Ma quella del 2018 nella doppia partita l’abbiamo persa nella prima ad Istanbul dove abbiamo proprio sbagliato gara. Poi a Venezia abbiamo vinto ma non è bastato e comunque il Galatasaray era più forte di noi. Questa l’abbiamo persa…. Va beh, lasciamo perdere che se ci ripenso mi sale ancora la rabbia. Sì, rabbia più che amarezza perché eravamo lì ad un secondo dalla vittoria e poi… La batosta è stata forte ma vuol dire che il nostro percorso non è finito. Grandi squadre son passate per grandi sconfitte prima di vincere dunque a noi manca ancora un passaggio. Perché non possiamo accontentarci. Il primo posto in stagione regolare che tra l’altro non è mai accaduto per la Reyer? La finale di Coppa Italia? La vittoria della Supercoppa? Tutto bellissimo ma non basta. Tutte tappe verso qualcos’altro che faremo di tutto per concretizzare”.

Cosa le ha insegnato questa stagione?

“Moltissimo. In termini tecnici è stato ed è ancora uno straordinario clinic di perfezionamento per me visto che in allenamento mi confronto con giocatrici come Petronyte, Howard e Fagbenle che sono quanto di meglio si possa trovare in Europa nel settore lunghe. Questo ha aggiunto qualcosa, credo, al mio bagaglio tecnico, ed ha aumentato il mio piacere di allenarmi. Sono davvero contenta di averle come compagne di squadra. Io guardo tante partite per tenermi aggiornata e rubo molto con gli occhi a tante giocatrici o giocatori”.

Per dire che il confronto con le migliori ovviamente aiuta sempre…

“Certo che sì. Per una come me che non è tra le più alte, non è tra le più dotate tecnicamente, avere questa possibilità è una specie di premio. Sono fortunata ma la mia fortuna sono convinta di essermela costruita. Da sempre. Da quando feci gli esami di terza media con le valigie nella macchina perché dovevo partire per La Spezia, la mia prima squadra dopo quella di casa mia. E poi quando sono andata all’estero per fare esperienze diverse, in Repubblica Ceca e Belgio. Ed in tante altre occasioni della mia vita nelle quali la mia volontà mi ha aiutato dove magari sapevo di non poter arrivare. C’è una frase di Paolo Rossi che mi piace e mi rappresenta: “La mia volontà è al servizio delle mie capacità”. Non credo che bisogna essere per forza la migliore. Ma bisogna fare il meglio di sé sempre e sforzarsi di farlo”.

Capitan Bestagno, che squadra è questa Reyer?

“Ho avuto da subito la sensazione che saremmo state una squadra speciale. Siamo undici componenti tutte sullo stesso piano al di là delle diverse qualità di ognuna. Sappiamo veramente di poter contare l’una sull’altra in ogni momento. Specie in quei momenti in cui bisogna combattere, ecco lì non c’è n’è una che fa un passo indietro e dunque il gruppo letteralmente non molla mai, per usare una frase molto comune. E voglio spendere due parole in più per il gruppo delle italiane che è davvero fortissimo in termini tecnici ed umani. Il livello è altissimo e credo che abbiamo le carte in regola per arrivare alla Soddisfazione con la S maiuscola”.

Ho avuto da subito la sensazione che saremmo state una squadra speciale. Siamo undici componenti tutte sullo stesso piano al di là delle diverse qualità di ognuna.

Perché ha scelto di andare a giocare all’estero?

“Perché stava arrivando il momento di fare il salto in A1 ma non volevo andarci senza essere pronta del tutto. Ho pensato che un passaggio fuori dalla mia comfort zone mi avrebbe fatto bene. Ho scelto di fare un percorso perché nella vita non do mai nulla per scontato e non mi sento mai arrivata. E forse questa è una cosa che mi rimprovero: non mi godo mai l’attimo bello che sto vivendo”.

Ed a casa come va allora? I momenti belli ci sono e riesce a goderli?

“Ah sì, quelli sì. Intanto con Milla, il mio cane che è sempre con me, qualunque cosa io faccia, dalle passeggiate alle uscite per altri motivi. Oppure a dettare i ritmi del mio sonno anche quando rientro a tarda notte da una trasferta... Sono appassionata di cinema, amo il genere thriller, misterioso. Ma anche i cartoni della Disney. Questo unito al fatto che la mia musica preferita è molto americana tipo Soul, Rhythm&Blues fa dire alle mie amiche o alle mie compagne che sono un po’ “antica”. Ma io mi diverto, così come in questo periodo di pandemia ho fatto una scorpacciata di serie tv e mi sono goduta Modern Family che mi diverte molto, e Le regole del delitto perfetto, fantastica”.

Che farà Martina dopo il basket giocato?

“Ho studiato per diventare dirigente sportivo. Quindi il mio futuro lo vedo così. Per esempio l’AS Monaco che è a breve distanza da casa mia a Sanremo, sta crescendo molto ed in pochi anni è diventata una squadra che gioca l’Eurolega ed ha ambizioni. Perché non lì? Ma devo dire che un’altra professione che mi attira molto è quella della commentatrice di basket. Magari qualcosina di questo sport l’ho imparata…”

Nel frattempo però c’è ancora molto da giocare per Martina. Per esempio la stagione in corso, sin qui dominata con 27 vittorie su 28 partite giocate fino alla prima partita di semifinale. I quarti sono stati superati col ricorso a due sole gare con la Limonta Costa Masnaga. E poi la semifinale con la Virtus Bologna. In gara 1, come si direbbe in un titolo, due tempi per studiare, due tempi per dilagare. I 30 punti secchi di divario a favore della Reyer (62 a 92) hanno tracciato una linea importante per la squadra di capitan Bestagno anche se la Reyer ha sempre vinto in stagione con le VuNere.

“Cominciamo col dire che le partite vanno vinte e che trenta punti bisogna saperli dare alle avversarie specie in trasferta e ad una buona squadra come Bologna. Alla quale nei primi venti minuti abbiamo concesso troppi rimbalzi offensivi. Nell’intervallo abbiamo registrato la difesa e su quello abbiamo costruito la vittoria. E su quello continueremo a lavorare perché la difesa è uno dei nostri punti di forza. Ma l’inizio dei nostri playoff è in parte la prosecuzione della stagione regolare (1 sola sconfitta in 25 partite, ndr) ed in parte frutto della rabbia accumulata dopo la finale con Valencia. Forse tutto è nato negli spogliatoi in Ungheria dove ci siamo guardate e ci siamo dette “Ragazze, questa stagione non può finire così!”.

Sentite un po’ la pressione del fatto che se doveste arrivarci, sarebbe la quarta finale della storia della Reyer Venezia femminile (la prima nel 1937 dietro l’Ambrosiana Milano, la seconda con scudetto nel 1946 davanti alla Bernocchi Legnano, la terza nel 2009 battuta dalla Cras Basket Taranto,ndr)?

“E’ una strana sensazione. Primo perché da quando io sono qui, 2017, abbiamo sempre giocato le semifinali con Ragusa mentre quest’anno abbiamo cambiato avversaria. Poi perché dall’inizio della stagione abbiamo tutte avuto la consapevolezza di essere un gruppo con un po’ più di “cattiveria” sportiva ovviamente. E che la finale sia un po’ una sorta di passaggio obbligato. Che però sia chiaro dobbiamo conquistarci senza distrazioni. Dopo la finale di Eurocup sembrava avessimo perso un po’ di entusiasmo ma lo stiamo recuperando perché insieme all’alchimia, alla responsabilità, al rispetto delle avversarie dobbiamo ricominciare un po’ a volare. Come è successo qualche giorno dopo la finale di Eurocup quando in allenamento si è ripetuta la stessa situazione che ha portato Valencia alla vittoria. Siamo scoppiate a ridere e poi ci siamo dette “Ecco, adesso sappiamo cosa dobbiamo fare”.

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