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RIGENERARE LO SPORT
from PINK BASKET N.27
by Pink Basket
ALTRI MONDI - DI ALICE PEDRAZZI
LA CORSA ALLA PRESIDENZA DEL CONI – ELEZIONI IL 13 MAGGIO – VEDE UNA INEDITANOVITÀ: ANTONELLA BELLUTTI È LA PRIMA DONNA NELLA STORIA A CANDIDARSI. UN PASSATO DA GRANDE OLIMPIONICA, UN PRESENTE DA DIRIGENTE E UN SOGNO: CONTRIBUIRE AD UNA RIGENERAZIONE CULTURALE DEL MONDO SPORTIVO
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Rigenerazione culturale. È il concetto che sta alla base della candidatura di Antonella Bellutti, pluriolimpionica con due medaglie d’oro appese al collo nel ciclismo su pista (inseguimento ad Atlanta 1996 e nella corsa a punti a Sydney 2000) e unica atleta italiana ad aver fatto parte delle Nazionali di tre differenti Federazioni Sportive, che a 52 anni ha deciso di diventare la prima donna nella storia centenaria del Coni a candidarsi alla Presidenza. L’esperienza, pare, non le manchi.
“Le cose vanno dette, perché esistano”. Dice Antonella Bellutti, mettendo subito a fuoco uno dei temi centrali abbinati, per forza o per volere, alla sua dirompente candidatura, quello della scarsa (scarsissima) presenza di donne in posizioni dirigenziali apicali nel mondo dello sport. “Molti uomini dicono che le donne non occupano posizioni di vertice per il semplice motivo che non si propongono? – prosegue – Sarà un’affermazione legittima, almeno fino a quando noi non ci comporteremo in modi e tempi tali da smentirla. Ecco perché mi auguro che la mia candidatura possa servire anche a non fare più apparire come straordinario qualcosa che, invece, dovrebbe essere normale”. Eppure, guardando i numeri delle dirigenti sportive, nel nostro Paese, da questa normalità siamo molto lontani: l’elezione, a marzo, di Antonella Granata a presidente della FIGS (Federazione Italiana Giuoco Squash) è stata un evento straordinario.
È l’unica donna, infatti, a guidare una delle 44 federazioni sportive italiane affiliate al Coni. Numeri, anzi, “non numeri” che la dicono lunga sulla strada quasi infinita che ancora c’è da percorrere. Ecco perché le parole di Antonella Bellutti, nella loro straordinaria efficacia, risuonano così potenti pur riferendosi a concetti che, a ben pensarci, dovrebbero davvero essere già ampiamente interiorizzati. “Quando ci sarà un ambiente più favorevole, le donne si metteranno maggiormente in gioco – continua Antonella -. In questo il CIO ci sta aiutando molto, con le quote previste per questa tornata elettorale, che discendono da indicazioni – appunto – del CIO stesso e dalle disposizioni per i Giochi di Parigi 2024, quando si dovrebbe raggiungere l’effettiva parità di partecipazione”. Orgoglio o peso possono essere, però, il rovescio di una stessa medaglia.
Essere la prima donna, in 100 anni di storia, a candidarsi alla presidenza del Coni è una responsabilità che certamente suscita orgoglio in chi ha la forza di accettare una tale sfida ma, allo stesso tempo, può risultare un fardello pesante da trascinare, che rischia di distogliere l’attenzione da un programma ricco di contenuti e prospettive, riducendo la candidatura di Antonella Bellutti alla semplicistica presentazione “della prima donna che tenta la scalata al vertice dello Sport”. “È un fastidio – dice lei, chiarendo i termini della questione, leggermente piccata – Perché non sono semplicemente la prima donna a candidarsi alla presidenza, ma anche la prima campionessa olimpica o la prima laureata in scienze motorie…”.
Punto centrato, ancora una volta. Per questo si parla e si deve parlare di rigenerazione culturale. Che parte forse dalla rivoluzione di un linguaggio troppo spesso e troppo a lungo, e ancora troppo, stereotipato. Ma è una sfida che Antonella Bellutti ha accettato, consapevole di quanto possa essere significativa questa sua presenza, ben al di là del risultato finale delle elezioni che si svolgeranno il prossimo 13 maggio. Ed è per questo che anche nel suo programma, nel suo Manifesto, ha cercato di toccare punti cruciali con una visione molto personale della “questione sport” nel nostro Paese. Un programma che ha suscitato qualche perplessità (ed anche qualche velata critica) dopo la presentazione avvenuta nel Salone d’Onore del Coni il 26 aprile. “Hanno detto e scritto che la mia è una visione un po’ ingenua. Che il programma non è quello di un Presidente del Coni, ma sarebbe più adatto ad un Presidente del Consiglio…? Non capisco se intendano riferirsi ad una visione più specifica e particolare e meno globale. Ebbene… La mia visione è quella di considerare lo sport nella sua complessità. Probabilmente questo sguardo mi deriva dalla mia formazione multidisciplinare.
Sono convinta che lo sport vada affrontato nella sua totalità, di fenomeno a più dimensioni. Come si può ragionare dello sport ad alto livello senza pensare alla programmazione di quello di base? Come si può pensare alla salute e di far diventare lo sport uno stile di vita delle persone, solo quando arrivano a 60 anni? Occorre, al contrario, spiegare ai bambini quanto lo sport possa incidere in modo positivo sullo stile di vita e far sì che questa visione lo accompagni per tutta la crescita. Ecco, il mio programma parte da una visione del fenomeno sportivo a 360 gradi, che è quella che è sempre mancata fino ad oggi. Discutiamo su questo. Se poi c’è chi vuole porre l’accento solo sul fatto che io sia la prima donna candidata alla presidenza del Coni, rispondo: pazienza”.


Già, perché nel manifesto di Antonella Bellutti c’è sicuramente qualcosa del suo essere donna ed atleta, ma anche, e soprattutto, molto di altro, di oltre. Di più! “Indubbiamente – racconta la neocandidata – il 26 aprile è stato un momento storico dal mio punto di vista: nel Salone d’Onore del Coni sono risuonate parole che sono di denuncia ma anche di proposta, di accusa ma anche di una possibile redenzione. L’aver contribuito con la mia candidatura a rendere le elezioni del Coni un fatto pubblico con un confronto aperto e leale sui candidati e soprattutto sui temi cruciali, anche grazie alla mia presenza ingombrante, è molto significativo. Fa capire l’importanza di esprimersi liberamente su queste tematiche”. Perché, affinché possano esistere, le cose vanno prima dette!
Lo sguardo di Antonella Bellutti va oltre anche la data del 13 maggio, quella fissata per l’elezione del nuovo presidente del Coni: “Comunque vada, il mio augurio è di aver contribuito a riportare l’accento su questi temi cruciali per il futuro dello sport, e che vengano affrontati anche se non sarò io la presidentessa. Perché penso che queste siano davvero le sfide che abbiamo davanti. Per uno Sport che sia inclusivo e che stia al passo coi tempi... che corrono”.
Le idee dell’ex campionessa olimpica appaiono molto chiare, e le ha più volte manifestate. Cosa vorrebbe rappresentare? Tutto ciò che non è mai stato rappresentato nello sport! Colmare la distanza tra chi lo sport lo pratica e chi lo dirige.
In pratica? “Il caso più significativo che ben rappresenta questa distanza è quello di Lara Lugli (la pallavolista citata per danni perché rimasta incinta, ndr): è questo il segno della distanza ancora abissale… sul piano culturale. Tra chi lo sport lo pratica e chi lo dirige. E faccio mie proprio le parole di Lara quando sostiene che non è possibile accettare solidarietà per fatti come questo dai dirigenti sportivi. Il compito dei dirigenti è quello di fare in modo che cose come queste non accadano, non certo quello di una facile solidarietà postuma… E soltanto quando il fatto assurge agli (dis)onori della cronaca. È questo che non possiamo più permettere, così come non possiamo permettere che tutto sia soffocato nel silenzio più assordante e che non si prevedano ancora le giuste tutele. Finalmente, anche grazie alla rete, queste tematiche stanno diventando dominio dell’opinione pubblica. Ritengo che il valore della mia candidatura sia anche nel fatto che con essa questi temi sono andati finalmente oltre il confine del cosiddetto feudo”.
Finalmente, verrebbe da dire. Non soltanto tutele, però. L’altro tema cruciale del programma di Antonella Bellutti è il valore fondamentale dello sport di base: “Non si può considerare l’alto livello come avulso dalla base – spiega l’ex campionessa - È un grave errore prospettico. Solo quando lo sport entrerà nella vita di tutti – e si può fare soltanto tramite la scuola – quando tutti vedranno riconosciuto il diritto allo sport, allora il nostro Paese potrà davvero dire di essere una eccellenza in ambito sportivo”. Una questione essenziale. Spiegata da Bellutti con una riflessione tanto semplice quanto disarmante: “In Italia, come fa un bambino a capire quale sport gli piace davvero e per quale è più portato, se nella scuola non viene data la possibilità di praticarli e conoscerli tutti? Ci si affida al caso o alla passione o all’intuizione dei genitori? Senza inventare nulla, queste questioni si affrontano applicando modelli di sviluppo dello sport che partono proprio da queste considerazioni. Dobbiamo solo applicarli. E far sì che lo sport sia una cosa seria, nel nostro Paese”.
Auguri! Con un grande in bocca al lupo a tutti i candidati alla presidenza del Coni (oltre ad Antonella Bellutti, il presidente uscente e super favorito per la riconferma Giovanni Malagò, Franco Chimenti e Renato Di Rocco, ndr). Soprattutto con la raccomandazione che chiunque si siederà su quella poltrona, non ci rimanga troppo comodamente assiso, ma inizi subito a correre, e correre, per raggiungere obiettivi che sono imprescindibili per lo sviluppo dello sport in Italia. Partendo dal basso (scuole e formazione) per arrivare fino all’alto (parità di genere anche nelle posizioni di vertice). Con in mezzo tutto ciò che serve.
CHI È Antonella Bellutti
È nata a Bolzano il 7 novembre 1968. Nel corso della sua carriera ha praticato l’atletica leggera, vincendo sette titoli giovanili italiani nei 100 m a ostacoli, il ciclismo su pista e il bob. Una atleta polivalente, capace di vincere due medaglie d’oro olimpiche consecutive in due discipline differenti (inseguimento ad Atlanta 1996 e la corsa a punti a Sydney 2000). Bellutti è stata l’unica a riuscire in questa impresa nella storia italiana. Dopo essersi ritirata dal ciclismo, insieme a Gerda Weissensteiner, partecipa ai Giochi Olimpici Invernali a Salt Lake City 2002 nella disciplina del bob a due, classificandosi al settimo posto. Unica atleta ad avere fatto parte delle nazionali di tre Federazioni Sportive differenti (atletica, ciclismo e bob), dal 2000 al 2004 ha fatto parte della Giunta Nazionale del CONI, della Commissione Ministeriale per le Pari Opportunità nello Sport e della Commissione Ministeriale Antidoping. Nel 2003 è stata direttrice tecnica del settore pista, sia maschile sia femminile, della Federazione Ciclistica Italiana. È stata inoltre responsabile del settore Volontari in occasione delle Universiadi Invernali del 2013 che si svolsero in Trentino dall’11 al 21 dicembre. Bellutti è docente in numerosi corsi di alta formazione sui temi di Leadership e Teambuilding, Stile di vita sano e attivo e Talento e Limite. Nel 2018 è uscito il suo libro “La vita è come andare in bicicletta – autobiografia di una vegatleta”. Ha poi realizzato uno spot contro la violenza sulle donne, insieme all’atleta paralimpica Marta Caironi, che è stato presentato al Salone d’Onore del CONI. Nel 2019 è stata introdotta nella Walk of Fame dello sport italiano. Insieme alla compagna Viviana Maffei gestisce la Locanda Itinerande ad Andogno (TN) e si è sempre spesa in favore dei diritti della comunità LGBT+. Dal 2000, inoltre, è testimonial di Assist - Associazione Nazionale Atlete, al fianco della quale si batte per i diritti delle donne e nelle atlete dello sport. La sua candidatura alla Presidenza del CONI è la prima di una donna, in 100 anni di storia del Coni.
