8 minute read

L'EVOLUZIONE DELLE TRIPLE

Next Article
SANTUCCI ON FIRE

SANTUCCI ON FIRE

FOCUS di Massimo Mattacheo

LA PALLACANESTRO FEMMINILE E MASCHILE SI STA TRASFORMANDO NEL CORSO DEGLI ULTIMI ANNI, GRAZIE ALLA PRESENZA DI GIOCATRICI E GIOCATORI SEMPRE PIÙ CAPACI DI TIRARE DA TRE PUNTI. IL NOSTRO VIAGGIO NEL CAMBIAMENTO DELLO STILE DI GIOCO DEL NOSTRO SPORT

Advertisement

Il tiro da tre punti, una soluzione sempre più utilizzata nella pallacanestro moderna. Imprescindibile e indispensabile per provare a vincere, o quantomeno a competere ai massimi livelli. Dalla NBA ai campionati minors maschili, e altrettanto nel mondo femminile, lo stile di gioco delle squadre si è evoluto rapidamente nel corso degli ultimi anni, con una sempre maggiore propensione a ricorrere al tiro da fuori come soluzione preferita a giochi rotti o a conclusione di uno schema. Ma come si è arrivati a questo? Sicuramente per l’evoluzione dei giocatori e delle giocatrici. Oltre alle specialiste o specialisti, che da sempre rappresentano elementi importanti all’interno del roster di una squadra, indubbiamente un dato da tenere in considerazione è la capacità delle ‘lunghe’ e dei ‘lunghi’ moderni di avere una doppia dimensione perimetrale e interna che ne aumenta il valore anche a livello di mercato. Il tiro da tre punti nel campionato di pallacanestro maschile è stato introdotto a partire dalla stagione 1984/85: negli anni successivi sono cambiate la distanza della linea, ma soprattutto il numero di conclusioni tentate di media. Analizzando le statistiche presenti sul sito di Legabasket a partire dalla stagione 1987/88, con il supporto dello studio realizzato da www.hackastat.eu, si può notare in maniera immediata come il gioco si sia evoluto.

Se nei primi anni dall’introduzione del tiro da tre punti, le squadre ne facevano un uso limitato preferendo appoggiarsi sotto canestro per conclusioni a più alta percentuale, all’inizio degli anni Duemila si è avuta una prima grande e significativa crescita delle conclusioni da oltre l’arco, che sono passate da 15 (nel 1987/88) a 25 (2003/04) ogni 100 possessi. Un dato sicuramente interessante, cui fa da contraltare – inevitabilmente – la diminuzione dei tiri da due punti tentati. La crescita graduale e rapida si è avuta, nella Serie A maschile, grazie all’aumento in percentuale di conclusioni tentate dai centri: l’arrivo, negli anni Duemila, di specialisti come Garbajosa, Tusek e Smodis tra gli altri ha sicuramente influenzato la curva di crescita, salita inesorabilmente fino a oggi in cui sono oltre 35 i tiri da tre punti tentati su 100 possessi dalle squadre del massimo campionato maschile. Analizzando rapidamente anche l’evoluzione del tiro da tre punti in NBA, il livello più alto di pallacanestro al mondo, si nota come dalla sua introduzione (avvenuta nel 1979/80, anno dell’ingresso nella Lega di Magic Johnson e Larry Bird) la crescita del numero di conclusioni da oltre l’arco sia stata costante, soprattutto a partire dalla fine degli anni Novanta. Dopo anni in cui il tiro da tre punti non aveva avuto un impatto significativo sul gioco, la progressiva scomparsa di uomini esclusivamente d’area ha portato all’aumento di cui parliamo qui sopra.

RAGUSA, NEGLI ULTIMI ANNI, È STATA UNA DELLE SQUADRE CHE MAGGIORMENTE HA FATTO RICORSO AL TIRO DA TRE PUNTI: IN FOTO, MARZIA TAGLIAMENTO, GRANDE INTERPRETE DI QUESTA SPECALITÀ.

La NBA ha prestato molta attenzione a questa evoluzione del gioco, avvicinando addirittura la linea del tiro da tre punti (a 6,71 metri) tra il 1994 e il 1997, per contrastare il calo dei punteggi medi delle partite che preoccupava in particolare modo per una questione televisiva più che prettamente tecnica. Dopo il ripristino della naturale distanza di 7,25 metri, l’aumento degli specialisti delle conclusioni da oltre l’arco in tutti i ruoli (basti pensare a tiratori di 2.10 metri come per esempio Dirk Nowitzki o Andrea Bargnani) ha portato a una significativa crescita delle conclusioni da tre punti.

Dallo studio condotto da Il Sole 24 Ore si evidenzia come, a partire dal 2015/16, il numero di tiri a partita da tre punti abbia superato quello di tiri liberi, e che la forbice tra i due dati sia progressivamente aumentata nelle stagioni successive. Oggi, i canestri da tre punti incidono per oltre il 30% del fatturato medio, in termini di punti, di ogni squadra NBA. Un dato inimmaginabile, trent’anni fa.

E NEL FEMMINILE? Il processo è avvenuto più lentamente, ma ormai l’utilizzo sistematico delle triple è una realtà anche qui. Facciamo parlare i dati. Nell’ultimo turno di A1 disputato al completo (11-12 dicembre), la media di tentativi da 3 per squadra è stata di 21,7, con un massimo di 31 (Schio e S. Martino) e un minimo di 14 (Campobasso). Andiamo indietro di 10 anni esatti, per scoprire che nel turno di campionato dell’11/12/2011 le triple tentate furono appena 14,7 per squadra. Addirittura, 3 su 12 ne effettuarono meno di 10: Priolo, Comense e Taranto che poi vinse lo scudetto. Pozzuoli e Umbertide le uniche sopra i 20 siluri scoccati. Torniamo al 2021/22. Le medie stagionali (al 23 dicembre) parlano di 21,6 triple a partita per le 14 squadre di A1, dato in linea con la “giornata campione” che abbiamo scelto. Curiosamente, nelle tre che tirano di più da dietro l’arco troviamo sia la prima in classifica (Schio: 24,9) sia l’ultima (Empoli: 27) insieme a una di fascia medio-alta (Lucca: 25,3). Morale: non conta quante triple tiri, ma come. E infatti Lucca ha un ottimo 36%, Schio il 33%, Empoli solo il 25%, con un disastroso 4/33 nel recente scontro diretto perso con Costa.

Ma andiamo alle radici dell’evoluzione che ci ha portati fino a oggi. Con l’introduzione delle conclusioni del tiro da tre punti, negli anni Ottanta iniziano a sbarcare nel massimo campionato alcune grandi specialiste di questo fondamentale. Impossibile non citare LaTaunya Pollard, una extraterrestre per il nostro campionato. Arrivata a Trieste all’inizio degli anni Ottanta, grazie al lavoro del suo agente di allora (Federico Buffa, diventato poi una delle voci e degli storyteller sportivi più famosi), la giocatrice americana è semplicemente immarcabile e viaggia anche oltre i 40 punti di media in stagione. Numeri impressionanti e irripetibili. Suo il record impareggiabile di punti in una singola gara del campionato italiano (99, mandati a referto in una gara tra il suo Lanerossi Schio e Gragnano, entrambe retrocesse a fine stagione). A Schio segna 48 punti di media, è una autentica iradiddio nella metà campo offensiva come in tutte le stagioni in cui calca il suolo italico. Chiuderà la sua avventura nel nostro paese con 7092 punti segnati, vincendo per tre volte il titolo di capocannoniera del campionato.

Se Pollard è stata sicuramente un’aliena per il nostro campionato, tra le prime specialiste nel tiro da tre punti nella pallacanestro femminile moderna, impossibile non citare Laura Macchi. Giocatrice tra le più vincenti di sempre, con un palmarès infinito e una leadership non comune, ha rivoluzionato il modo di giocare delle ali grazie a una spiccata propensione al tiro da tre punti. Chicca, nel corso della sua carriera e dall’alto dei suoi 188 cm che la hanno resa una giocatrice difficile da stoppare o contrastare al momento del tiro, ha sempre bilanciato le conclusioni tentate da due e tre punti. In alcune competizioni, come la Coppa Italia, ha tirato più volte da tre che da due punti di media. Quasi sempre oltre il 30% di realizzazioni, in alcune stagioni vicina al 40%, la fuoriclasse varesina ha inciso – con la sua doppia dimensione e la sua classe – sui successi delle squadre di cui ha fatto parte.

ANTICIPATRICE CHICCA MACCHI È STATA UNA DELLE MIGLIORI GIOCATRICI DELLA STORIA DELLA PALLACANESTRO ITALIANA E UNA DELLE PRIME ‘LUNGHE’ CON UNASPICCATA ABILITÀ NEL TIRO DA FUORI.

Correndo rapidamente come la crescita del tiro da tre punti, nel nostro viaggio arriviamo all’analisi degli ultimi anni del massimo campionato femminile, contraddistinti da una sempre maggiore ricerca del tiro da tre punti. Scelta messa in atto soprattutto da squadre che, non avendo la profondità di roster e il talento di corazzate come Schio e Venezia, puntano su specialiste del tiro da fuori per proporre uno stile di pallacanestro diverso rispetto alla ricerca continua del pitturato. È il caso, tra le altre, della Passalacqua Ragusa, straordinaria protagonista dell’ultimo decennio di Serie A1 femminile in cui ha raggiunto per quattro volte la finale Scudetto e per due volte si è imposta in Coppa Italia. Nelle ultime stagioni, sotto la gestione di coach Gianni Recupido, la formazione siciliana ha spesso e volentieri primeggiato per numero di conclusioni da oltre l’arco tentate a gara. Una scelta dettata per provare a competere con i mostri sacri della A1 femminile che ha pagato i dividendi sperati nel corso delle ultime stagioni. L’arrivo di specialiste del calibro di Marzia Tagliamento ha ulteriormente accentuato questa spiccata propensione di Ragusa alle conclusioni da oltre l’arco.

Negli ultimi anni, nel nostro campionato, si è anche assistito a cambi di assetto in corsa con inserimento in roster di giocatrici capaci di colpire con puntualità da tre punti. Il caso più recente è quello del Famila Wuber Schio che, lo scorso anno, dopo la rinuncia a Natasha Cloud, ha deciso di puntare molto su Kim Mestdagh, confermata anche nel 2021/22, autentica macchina da canestri da oltre l’arco. Specialista nel senso letterale del termine, grande tiratrice, la guardia belga ha segnato il canestro decisivo in Gara 4 di finale Scudetto contro la Reyer Venezia, capace poi di resistere al ritorno delle orange e di imporsi nella decisiva gara 5. Mestdagh, nell’anno e mezzo trascorso finora in Veneto, viaggia con percentuali di assoluta eccellenza (40%) su oltre 5 tentativi di media a partita, a riprova di quanto riesca ad essere impattante con le sue qualità balistiche.

SPECIALISTA KIM MESTDAGH È PROBABILMENTE LA TIRATRICE PURA MIGLIORE DELLA A1 FEMMINILE. CON IL SUO ARRIVO, NELLA PASSATA STAGIONE, SCHIO HAAMPLIATO IL PROPRIO ARSENALE DI SOLUZIONI.

This article is from: