“GENITIVO” APREPOSIZIONALE IN VOLGARE SICILIANO (E IN ALTRE LINGUE ROMANZE MEDIEVALI)*
0. Introduzione Nel ms. Palermo, Biblioteca Comunale 2QqE22, testimone del volgarizzamento siciliano del Thesaurus pauperum,1 si riscontra la presenza in siciliano medievale di varie attestazioni di un costrutto del tipo [SN1 + Ø + SN2] (ad esempio lu ossu zicha, ‘l’osso di seppia’), dato dalla combinazione di due sintagmi nominali in situazione di dipendenza sintattica e accostamento apreposizionale. Per comodità denomineremo il tipo in questione “genitivo apreposizionale”, ma potremmo anche indicarlo come “genitivo assoluto”, o anche, eventualmente mutuando il termine dalla semitistica, “caso costrutto”, e senza l’intenzione che ciò voglia implicare in qualche modo una spiegazione in termini e con categorie di linguistica storica o tipologica. Obiettivo di questo intervento è dimostrare che il costrutto in questione è perfettamente accettabile nel siciliano medievale e non necessita di interventi editoriali, come pure operati da antichi e recenti editori di testi. Su un piano piú generale, quel che emerge da questa indagine è la conferma che il costrutto [SN1 + Ø + SN2] con SN2 dipendente da SN1 senza elementi di congiunzione e con entrambi gli elementi, sia SN1 che SN2 [± animato, ± umano], abbia goduto di un’ampia diffusione in varie aree romanze medievali anche distanti tra di loro, che abbia avuto una notevole persistenza temporale e infine che possa essere riscontrabile anche in altre aree romanze nelle quali non è ancora stato riscontrato, ma sia stato occultato da interventi filologici di tipo “normalizzatore”. 1. Antico-francese È noto che in antico francese esiste un costrutto tradizionalmente definito li fils le roi, dato dalla contiguità di due sostantivi in dipendenza sintattica senza preposizione. Il fenomeno è notissimo, tanto da essere normalmente definito col nome di “genitivo francese” e non esiste grammatica storica o libro di sintassi francese medievale che non gli dedichi la dovuta attenzione. Oltre alla normale trattazione all’interno delle piú diffuse grammatiche di riferimento, ad esso sono stati dedicati lavori specifici, come quel38
“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano
lo di Palm, recensito da Horiot e poi da Hupka,2 e ultimo in ordine di tempo quello di van Reenen.3 Riassumendo e rielaborando i contributi specifici e le piú diffuse grammatiche dell’antico francese da quella ormai classica di Foulet a quelle piú recenti di Moignet e di Ménard fino alla recentissima di Buridant,4 emerge il quadro che qui ci accingiamo a delineare. Nel tipo [SN1 + Ø + SN2], in cui SN1 è l’elemento Determinato + SN2 l’elemento determinante, si riscontrano 2 ordini possibili: 1) Determinato + determinante; 2) determinante + Determinato. Esaminiamoli partitamente: 1.1. Determinato + determinante L’ordine non-marcato in francese antico richiede che normalmente le Déterminé preceda le déterminant. Sono possibili tutte le combinazioni di [± animato] [± umano] anche se in realtà il costrutto piú frequente è quello in cui il determinante è una persona:5 SN1 [+ umano] + SN2 [+ umano] + animato + umano SN1
+
SN2
+
- animato - umano
Willeme, filz le cunte Ameri ‘Guglielmo, il figlio del conte Aimerico’,6 fille le roi Floire ‘figlia di re Florio’,7 Par le mere Dieu ‘Per la madre di Dio’,8 les filz le roy ‘i figli del re’,9 la fille la serve ‘la figlia della serva’.10
Il tratto [+ umano] del SN1 può essere riferito anche a parti del corpo o a un insieme di esseri umani: le braz saint Pere ‘tra le braccia di san Pietro’,11 Dou braz mon ami ‘Del braccio del mio amico’,12 dou lignage Aimeri ‘della stirpe di Aimerico’,13 l’ost Carlemainne ‘l’esercito di Carlo Magno’.14
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stefano rapisarda
SN1 [- umano] + SN2 [+ umano] + animato + umano SN1
+
SN2
+
- animato - umano
le cheval le balliu ‘il cavallo del balivo’.15
SN1 [- animato] + SN2 [+ umano] + animato + umano
- animato - umano
SN1 SN2
+
a la cort le roi ‘alla corte del re’,16 le maison le boine femme ‘la casa della buona donna’,17 le maison le viscontesse ‘la casa della viscontessa’,18 le tans Salomon ‘il tempo di Salomone’,19 l’arche Deu ‘l’arca di Dio’,20 del mostier li ber / de Saint Denis » ‘nel monastero del signore di Saint Denis’,21 la lois Mahom ‘la religione di Maometto’.22
Anche qui, come nel caso di SN1 [+ umano] + SN2 [+ umano], il tratto [+ umano] può essere riferito a parti del corpo: «la colour le vis» ‘il colore del viso’.23 In questo tipo rientrano numerosi toponimi, come Bar-le-Duc, l’Hôtel-Dieu, la Fête-Dieu, La Ferté-Bernard, Bourg-la Reine, Pont-l’Évêque, le Cours-la Reine, l’Eglise (oppure le parvis) Notre-Dame,24 che contengono un SN2 animato o comunque “personificabile” e soprattutto “individualizzato”. SN1 [- animato] + SN2 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1
-
SN2
-
È un gruppo, quest’ultimo, che parrebbe presentare qualche difficoltà; ma anche in questo caso quasi tutti gli esempi che potrebbero essere citati in realtà hanno il determinante che è in qualche modo “personificabile” e soprattutto “individualizzato”: 40
“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano He sacremens Sainte Eglise! ‘i sacramenti della Santa Chiesa’ (cosí il ms.: si noti che l’editore integra la preposizione: « He sacremens [de] Sainte Eglise! »),25 les dreiz seint’iglise ‘i diritti della santa Chiesa’,26 la pes saint’iglise ‘la pace della santa Chiesa’,27 au mostier Sainte Crois ‘nel monastero della santa Croce’.28
1.2. determinante + Determinato L’ordine inverso [déterminant + déterminé] è assai piú raro. Appare prevalentemente in testi arcaici e parrebbe riguardare alcune formule fisse tipiche dello stile epico, che tendono progressivamente a diventare sintagmi “bloccati”. Anche qui sono possibili varie combinazioni, ma generalmente piú limitate delle precedenti: SN2 [+ umano] + SN1 [+ umano] + animato + umano SN1
+
SN2
+
- animato - umano
li Deo inimi ‘il nemico di Dio’,29 le rei gunfanuner ‘il gonfaloniere del re’,30 le Carlon messagier ‘il messaggero di Carlo’,31 J’ai nom Ogiers, de le Karlon maison ‘Mi chiamo Ogieri, della casata di Carlo’.32
SN2 [+ umano] + SN1 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1 SN2
+
Pro Deo amur ‘per l’amore di Dio’,33 a la roi cort ‘alla corte del re’,34 al seint Denis [denis nell’ediz.] muster ‘al monastero di S. Denis’,35 le Deu mestier ‘il servizio divino’, 36 la Deu merci ‘la misericordia di Dio’.37
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stefano rapisarda
SN2 [- animato] + SN1 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1
-
SN2
-
Idem come sopra: anche qui l’esempio che può essere arrecato parrebbe far riferimento a un ente individuo (la Legge in senso religioso, la Religione): par la loi aussement ‘per esaltazione della Legge’.38 Sulla base di questi dati, entrambe le combinazioni, 1) Determinato + determinante e 2) determinante + Determinato, parrebbero dunque subire una restrizione, che riguarderebbe il tipo *SN1 [- animato] + SN2 [animato], con SN1 e SN2 non-animato e comunque non-”individualizzato”. Occorre precisare tuttavia che è soltanto per comodità che abbiamo utilizzato le modalità di analisi sulla natura del determinante [± umano] [± animato] praticate da Palm e riprese da Buridant.39 Sarebbe infatti piú che lecito manifestare qualche dubbio circa la pertinenza della natura di SN1 (il Determinato). Infatti non sembra molto pertinente il fatto che il SN1 sia animato o inanimato, e se accade con maggior frequenza che esso sia [+ umano], ciò è solo una conseguenza della natura di SN2. Quella che invece parrebbe pertinente è piuttosto la natura di SN2 (il determinante), e soprattutto non tanto il fatto che SN2 sia [± umano] quanto piuttosto che esso si riferisca a un ente dotato di unicità e individualità: (una è la Chiesa, uno l’Inferno, uno l’esercito di Carlo Magno). Dunque in generale piú che parlare SN2 [± animato] sarebbe forse piú opportuno parlare di SN2 [± personificato/individualizzato]. In sintesi: in antico francese SN1 o SN2 parrebbero quasi sempre riferiti a un essere animato o a sue parti inalienabili, o a un insieme di persone che costituiscono un gruppo (il lignaggio, l’esercito), o al nome di Dio o di altra divinità, o a un nome comune significante un legame di parentela (pere, mere, fiz, frere, feme, cosin, etc.) o una condizione sociale, generalmente elevata, comunque non separabile dall’individuo (empereor, roi, prince, duc, conte, marchis, seignor, ecc.),40 o a cose e istituzioni dotate di individualità o assoluta unicità. In ogni caso si noti che la relazione tra SN1 e SN2 è quasi sempre di possesso inalienabile. Ciò non toglie, evidentemente, che il costrutto apreposizionale si alterni normalmente con il costrutto preposizionale in cui due sintagmi nomi42
“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano
nali in situazione di dipendenza sintattica sono collegati dalle preposizioni a e de, che nel corso del tempo “integreranno” definitivamente il costrutto. 2. Occitanico Per quanto il costrutto [SN1 + Ø + SN2] sia generalmente denominato “genitivo alla francese”, non è certo da considerarsi esclusivo di quella lingua. È ben noto infatti che si manifesta in altre lingue romanze, a cominciare dall’occitanico. Per esempio nella sintassi dell’occitanico medievale di Jensen il costrutto in questione è ampiamente trattato nel paragrafo dedicato a L’accusatif à valeur de possession:41 Lorsque le complément déterminatif est un nom propre ou un nom commun désignant un seul individu, il se met au cas régime. Le déterminant précède ordinairement le déterminé [sic?, parrebbe un lapsus dell’autore], et la jonction se fait par une simple juxtaposition sans l’emploi d’une préposition. […] Cette construction, issue de la syntaxe du datif latin, sert surtout à exprimer des liens de famille et des rapports sociaux, mais aussi la possession au sens large du terme.
Non entreremo qui nel merito della terminologia e del modello sotteso, per quanto possa risultare discutibile sia la denominazione del SN2 come accusativo42 sia l’attribuzione della genesi del costrutto all’influenza del dativo latino,43 sia infine la stessa identificazione di Determinato + determinante. Anche qui ci basta estrapolare una tipologia simile a quella dell’antico francese: 2.1. Determinato + determinante Analogamente a quel che avviene in antico francese, anche in occitanico l’ordine non-marcato è quello Determinato-determinante. Anche qui sono possibili svariate combinazioni di [± animato] [± umano]: SN1 [+ umano] + SN2 [+ umano] + animato + umano SN1
+
SN2
+
- animato - umano
43
stefano rapisarda
Il riferimento va fatto alla pagina, quello barrato è all’ordine numerico dell’edizione e va corretto [sic???] Marcabrus, fills Marcabruna ‘Marcabruno, figlio di Marcabruna’,44 la Maire Dieu ‘la madre di Dio’,45 lo filh Sancta Maria ‘il figlio di Santa Maria’,46 lo neps sain Guilliem ‘il nipote di san Guglielmo’.47
Anche qui, come in antico francese, il tratto [+ umano] del Determinato può essere riferito a parti del corpo o facoltà della mente: pel cap sanh Gregori ‘per la testa di S. Gregorio’,48 entre.ls bratz sa molher ‘tra le braccia di sua moglie’,49 lo sen Cato ‘il senno di Catone’,50 lo sen Salamo ‘il senno di Salomone’.51
SN1 [- animato] + SN2 [+ umano] + animato + umano
- animato - umano
SN1 SN2
+
ni-l regla sant Benezei ‘né la regola di San Benedetto’,52 a la fons Sant-Marti ‘alla fonte di S. Martino’,53 a merce Deu ‘alla misericordia di Dio’,54 A l’honor Dieu ‘a onore di Dio’,55 la ley Dieu ‘la legge di Dio’,56 en non diable ‘nel nome del diavolo’.57
Il tratto [+ umano] del Determinante è generalmente riferito a nomi di santi e alla divinità o comunque a entità superiori come il demonio, ma accade anche che possa avere come referente un nome comune di persona: en la terra son paire ‘nella terra di suo padre’.58 SN1 [- animato] + SN2 [- umano] + animato + umano
- animato - umano
SN1
-
SN2
-
de la mainera l’ors ‘della maniera dell’orso’.59
È una tipologia molto rara, già nella tradizione occitanica, che si divide tra «de la mainera d’ors» e «de la mainera l’ors», lezione quest’ultima respinta da Vàrvaro ma per ragioni ecdotiche e non linguistiche.60 44
“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano
SN1 [- animato] + SN2 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1
-
SN2
-
dilus, prim jorn setmana ‘lunedí, primo giorno della settimana’,61 del frug un albre ‘del frutto di un albero’.62
2.2. determinante + Determinato Anche qui l’ordine déterminant + Déterminé è molto piú raro e concerne alcune formule fisse, presto divenute tradizionali: SN2 [+umano] + SN1 [+ umano] + animato + umano SN1
+
SN2
+
- animato - umano
Deu sers ‘il servo di Dio’.63
SN2 [+ umano] + SN1 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1 SN2
+
per la Dieu voluntat ‘per la volontà di Dio’,64 a Deu merce ‘alla misericordia di Dio’,65 a Dieu benedisio ‘a benedizione di Dio’,66 la Dieu benesio ‘la benedizione di Dio’.67
Come si vede, il costrutto non solo non è esclusivo dell’antico francese, ma appare anche in occitanico, ove parrebbe persino godere di una maggiore larghezza d’impiego, dato che si riscontrano forme con SN1 [- animato] + SN2 [- animato] che in francese non si riscontravano; dunque non è del tutto esatto ciò che Chambon e Trément nel loro studio sui toponimi attribuiscono alla sintassi di Jensen, affermando: «On sait que l’occitan, 45
stefano rapisarda
dès les premiers texts, réserve strictement la construction asyndétique aux N2 [+ animé, + humain]»;68 in realtà, secondo Jensen,69 il costrutto in esame è usato prevalentemente con determinanti [+ animato, + umano], ma non esclusivamente, tanto che lo stesso Jensen presenta varie significative eccezioni che abbiamo piú sopra riportato. Esiste un’eventuale restrizione che riguarderebbe l’uso di SN1 + SN2 plurali? Non è facile dirlo, ma il fatto parrebbe escluso da qualche verso come il seguente: «qu’ el vol la terra mos enfans»;70 è un verso nel quale mos enfans dovrebbe essere plurale. Come quasi tutte quelle sopraccitate è comunque un’attestazione in poesia, il che apre un altro problema: non potrebbe verificarsi che, per evitare un’ipermetria, il poeta ponga in essere una virtualità della lingua, e che dunque, in determinate condizioni, l’uso del genitivo apreposizionale costituisca il ricorso ad una possibilità offerta dalla lingua e sia dunque un atto piú di stile che di sistema o, in termini saussuriani, piú di parole che di langue? Ciò comunque non muta i termini dell’osservazione. 3. Antico italiano Anche nell’italiano antico il costrutto è ben noto.71 Già Debenedetti osservava a proposito del dantesco il porco Sant’Antonio (Par., xxix 124): «In italiano antico […] abbiamo un certo numero di frasi ove il determinato e il determinante sono insieme accostati senza interposizione di alcuna particella […]. Gli es. piú numerosi sono quelli offerti dalla toponomastica e dall’onomastica […], men frequenti quelli d’altro genere e di varia natura, ma essenzialmente legati alla tradizione chiesastica o notarile o dotta che dir si voglia, come […] il nodo Salamone proprio usato da Dante […]; nel Sercambi: lo dí Sambartolomeo, lo dí San Ricardo, a nome messer Eustagio ecc.»;72 e lo stesso ribadivano Pasquali e Poppe.73 Rohlfs nella sua Grammatica lo indica come un «obliquo privo di preposizione» che sarebbe derivato «dall’antico accusativo» e avrebbe assunto «per un certo tempo anche la funzione di genitivo, specie in relazione a persone»;74 Castellani lo rubrica tra le «reliquie della flessione», dandone una spiegazione genetica in termini di linguistica storica quale residuo del genitivo latino.75 Le CLPIO, come Rohlfs, annoverano il “genitivo assoluto” tra i «casi obliqui senza preposizione, […] strutture arcaiche […] irrigidite […] e in un certo qual modo improduttive, tranne forse il dativo assoluto».76 Anche qui, schematizzando: 46
“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano
3.1. Determinato + determinante Come in francese antico e in occitanico, è l’ordine non-marcato: SN1 [+ umano] + SN2 [+ umano] + animato + umano SN1
+
SN2
+
- animato - umano
lo campion San Piero ‘il campione di San Pietro’ (Contini: « cioè del papa, con ‘genitivo’ alla francese »),77 Cristo, lo filg santa Maria ‘Cristo, il figlio di Santa Maria’,78 Pupon filg Pieri d’Altaneto ‘Pupone, figlio di Pietro di Altaneto’.79
SN1 [- animato] + SN2 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1
-
SN2
-
e la torre Babèl/della torre Babel ‘e la/della torre di Babele’.80
SN1 [- animato] + SN2 [+ umano] + animato + umano
- animato - umano
SN1 SN2
+
il nodo Salamone ‘il nodo di Salomone’,81 l’amor Deu ‘l’amor di Dio’.82 Meno certi i due casi della lauda Oimè, lasso: amore Iesú/amor Iesú ‘l’amore di Gesú’ o ‘amore, Gesú’,83 grande amore Iesú/grande amor Iesú ‘il grande amore di Gesú’ o ‘il grande amore, Gesú’,84 ove Iesú potrebbe essere anche apposizione: ‘amore’ = ‘Gesú’.
3.2. determinante + Determinato Anche in italiano antico, come in francese, quest’ordine è piú raro dell’altro, e appare prevalentemente in testi arcaici e quasi sempre in sintagma 47
stefano rapisarda
preposizionale, e ciò tanto in antico francese che in provenzale che in italiano; concerne soprattutto alcune formule fisse [sic???], come quelle riportate nelle CLPIO:85 SN2 [+ umano] + SN1 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1 SN2
+
cun Deu benedicione ‘con la benedizione di Dio’,86 con Deu maledicione ‘con la maledizione di Dio’,87 ala Dio figura ‘alla figura di Dio’,88 ala Dio mercè/alla Dio merçé ‘alla misericordia di Dio’,89 del Dio mestiero ‘del mistero di Dio’,90 de Dio iudicio ‘del giudizio di Dio’,91 Per Dio merçé ‘Per la misericordia di Dio’,92 a Dio benvoglienza/la Dio benevolglienza ‘la benevolenza di Dio’,93 p(er) la Dio bontà ‘per la bontà di Dio’,94 per la Dio gran vertute ‘per la grande virtú di Dio’,95 la Dio potenza ‘la potenza di Dio’,96 Carlo per la Dio grazia di Gerusalem e di Cecilia re ‘Carlo, re di Gerusalemme e di Sicilia per grazia di Dio’,97 à lo Deu temore ‘ha timore di Dio’,98 per Deu temore/ per Deu temur ‘per timore di Dio’.99
L’unico caso in cui con relativa sicurezza parrebbe ravvisarsi il costrutto nella forma rara ‘determinante + Determinato’ al di fuori di usi formulari è il seguente: «Grande l’amore pietanza / m’à toccato alo core» ‘Una grande pietà d’amore mi ha toccato il cuore’.100 Questo passo di Tommaso di Sasso è particolarmente interessante come esempio di normalizzazione editoriale di una forma che si presume erronea. Ripercorriamone brevemente i termini filologici: al v. 15 della canzone L’amoroso vedere,101 i due mss. latori V e L recano la lezione: «Grande l’amor pietanza / m’a tocato a lo core», cioè ‘una grande pietà d’amore mi ha toccato il cuore’; la correzione «Grande d’amor pietanza» risale a Valeriani,102 anzi, a meglio vedere, addirittura al filologo seicentesco Leone Allacci,103 ed è accettata da una lunga trafila di editori (ma non da D’Ancona-Comparetti),104 sino a Panvini che da ultimo ribadisce: «Per il senso correggo col Valeriani la lezione di A [cioè V, ma anche L, che curiosamente non cita] in Grande d’amor pietanza = ‘Una grande pietà amorosa’».105 Al contrario di quel che asserisce Panvini, il senso fila perfettamente e la correzione è assolutamente innecessaria (e lo stesso movente dell’intervento ci pare diverso da quello da Panvini addotto a motivazione del suo emendamento, sembrandoci il suo semmai un intervento piú di “normalizzazione” gramma48
“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano
ticale che di raddrizzamento del senso). L’indebito intervento va dunque a correggere una forma che nel sistema della lingua parrebbe del tutto ammissibile, anzi, che parrebbe proprio l’unica forma ragionevolmente sicura di un “genitivo alla francese” costruito con nomi comuni, al di là del piú diffuso uso formulare, come dalle CLPIO ribadito.106 Nei casi in cui il costrutto si trova in poesia tuttavia resta possibile che si possa trattare di una figura retorica d’inversione o di mixtura verborum: «La Di[vi]nitade pura / prese homo in Te natura» cioè *la homo natura, ‘la natura dell’uomo’.107 SN2 [+ umano] + SN1 [+ umano] + animato + umano SN1
+
SN2
+
- animato - umano
Non è stato possibile riscontrarne degli esempi in antico italiano. SN2 [- animato] + SN1 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1
-
SN2
-
È una tipologia piú difficile da riscontrare nel sistema. Anche qui non è stato possibile riscontrarne degli esempi in antico italiano, ma piú avanti se ne discute uno in antico siciliano, lu ciliciu saccu. Condividendo le cautele delle CLPIO, si può affermare che esistono vari esempi di un possibile genitivo assoluto con nomi comuni di cui tuttavia non si può però essere certi.108 Anche qui, specie in poesia è difficile escludere categoricamente che possa trattarsi di una figura retorica d’inversione: vedere sé ’maginato im figura / la cosa c’ama ‘fatto alla maniera di colei che ama’,109 la miscredença / fallença cioè *la fallenza miscredenza = ‘l’errore della miscredenza’,110 mercede dottansa cioè *la dottansa di mercede, ‘il timore di non venir ricompensato’.111
Si noti tuttavia che le CLPIO in questi casi osservano, come anche da 49
stefano rapisarda
noi piú volte ribadita, l’individualizzazione del possibile determinante: « Tutti termini questi che potrebbero essere letti con la maiuscola: Miscredença, Mercede, Cosa (“la donna”) e forse, Homo». Un caso possibile è: «per memoria retenenza», *per retenenza (‘ritenimento/conservazione’) di memoria112, che Contini preferisce però leggere, sia pur dubitativamente, come una sorta un ablativo latino.113 Infine, nel caso delle strutture con due di giustapposti e caduta di uno dei due (struttura che Contini chiama «semplificazione della doppia preposizione articolata»),114 si può sospettare in molti casi che «la caduta di di/de non dipenda sempre da aplografia, ma rientri nella casistica del genitivo assoluto».115 4. Siciliano medievale Il costrutto che abbiamo sinora analizzato in francese, occitanico e italiano antico non mi risulta che sia mai stato osservato in siciliano, né medievale né moderno, né in sede dialettologica né in sede filologica. Risulta dunque interessante rilevarne la presenza nel ms. palermitano latore del Thesaurus pauperum; qui si osservano una serie di costrutti del tipo tizoni flaxo ([7].2), ‘il tizzone del frassino’; ossu zicha ([14].7), ‘l’osso di seppia’; lu sangui la mestrua ([39].7), ‘il sangue del mestruo’; li scorchi li frundi ([158].15), ‘la corteccia delle fronde’; la radicata li mila ([172].1), ‘la radice dell’enula’; fluri camomilla ([242].1), ‘il fiore di camomilla’; acqua canella ([115].1), ‘acqua di cannella’; sangui draguni ([153].1), ‘il sangue di dragone’, nei quali parrebbe manifestarsi la traccia di un genitivo apreposizionale, in alternanza, ovviamente, con costrutti regolarmente preposizionali. A queste medievali si possono aggiungere numerose occorrenze toponomastiche, dato che, come già osservava Debenedetti,116 è proprio nell’onomastica e nella toponomastica che il fenomeno è meglio osservabile e soprattutto è meglio conservato. Ne enumeriamo alcune senza pretesa di esaustività: Sant’Agata Li Battiati (CT, battiati = ‘battezzati’), San Giovanni La Punta (CT), Serra La Nave (CT, pianoro, sierra, alle pendici dell’Etna), S. Maria La Scala, S. Maria La Stella (località in prossimità di Acireale, CT), S. Giovanni Li Cuti (porticciolo catanese, cuti = ‘pietre liscie’), S. Giuseppe La Rena, S. Nicola La Rena, Fossa Creta (località alla periferia sud di Catania), Motta Sant’Anastasia (CT), Codavolpe (contrada sita nella Piana di Catania), Alcara Li Fusi (ME), S. Vito Lo Capo (TP), ecc. E non solo siciliani, come ad es. Uggiano La Chiesa (LE).117 A livello onomastico, il fenomeno è osservabile in taluni cognomi ad alta diffusione in Sicilia, come ad esempio il catanese Barbagallo o il mes50
“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano
sinese Capolingua. L’attestazione del costrutto può dirsi sicura nel Don Alvaro lu Castello che appare in un atto notarile del 1495;118 meno sicuro quel Fachicani, ‘Faccia di cane’, che appare tra gli appellativi e soprannomi catalani segnalati da Li Gotti e discussi da Vàrvaro:119 infatti potrebbe essere sia un caso di genitivo apreposizionale che l’esito grafico della trafila d- > -r- > -Ø- o una sorta di assimilazione fonosintattica della preposizione di nella -i finale di fachi, cosa che nella fattispecie appare piú probabile: è comunque assai interessante per quanto sia da tenere per il momento in riserva. Ciò consiglia, almeno per il versante filologico-letterario, di operare un controllo degli apparati delle edizioni critiche di testi siciliani medievali, allo scopo di verificare l’eventuale presenza di possibili forme di genitivo apreposizionale che possano essere state ritenute erronee e conseguentemente corrette dagli editori. I risultati della ricerca sono interessanti:120 Ordini di la confessioni ‘Renovamini’ Testo manoscritto: Palermo, Biblioteca Edizione: Luongo121 Centrale Regione Siciliana, ms. I.C.20 il dí lu iudiciu
il dí <di> lu iudiciu ([4].1)
la summa li altri peccati
la summa <di> li altri peccati ([14].3)
lu contractu matrimoniu
lu contractu <di> matrimoniu ([56].10)
Epistula di misser sanctu Iheronimu ad Eustochiu Testo manoscritto: Catania, Biblioteca Edizione: Salmeri122 Universitaria Regionale, ms. 233.A.4 del campu Christu
del campu <di> Christu (i 16)
virtuti Deu
virtuti <di> Deu (iii 45)
Libru di lu transitu et vita di misser sanctu Iheronimu Testo manoscritto: Toledo, Biblioteca del Cabildo Primado, ms. 25/30
Edizione: Di Girolamo123
allegricza lu spiritu meu
allegricza <di> lu spiritu meu (18 32)
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stefano rapisarda
Libru di li vitii et di li virtuti Testo manoscritto: Palermo, Biblioteca Edizione: Bruni124 Comunale, ms. 4 Qq A1 la rasuni <di> misericordia ([165] 49)
la rasuni misericordia
Ystoria di Sanctu Amaturi Testo manoscritto: Palermo, Biblioteca Edizione: Del Giudice125 Centrale Regione Siciliana, ms. V.A.6 oraturi Sancta Maria
oraturi <di> Sancta Maria (36)
Sposizione del Vangelo Testo manoscritto: Madrid, Biblioteca Edizione: Palumbo126 Nacional, ms. 109 di [cristu] doctrina
di doctrina (ii 2 26)
la potencia di [lu corpu] cristu
la potencia di cristu (vii, 3, 31)
in lu [corpu di cristu] sangui
in lu sangui (vii 18 6)
cum [la sta spusa] lu papatu
cum lu papatu (vii 18 17-18)
Nella lezione «di [cristu] doctrina», l’editore espunge cristu per ripristinare una presunta regolarità di senso,127 laddove invece, evidentemente, di cristu doctrina sta per ‘della dottrina di Cristo’; in «la potencia di [lu corpu] cristu», l’editore espunge [lu corpu] per ripristinare un senso che si presume erroneo128 e lu corpu cristu sta invece evidentemente per ‘il corpo di Cristo’; «in lu [corpu di cristu] sangui» il senso è meno chiaro ma anche qui parrebbe manifestarsi un genitivo senza preposizione;129 infine in «cum [la sta spusa] lu papatu», dall’editore semplificata [sic???],130 la lezione attestata la spusa lu papatu ha il senso di ‘la sposa del papato’, cioè la Chiesa. Si osservino in particolare, tra questi della Sposizione, due casi di inversione [determinante + Determinato], cioè di ordine marcato (vd. infra § 5.2). Altri casi si riscontrano nel cosiddetto Ricettario siciliano-calabrese di Luca di Stilo, ancora inedito:
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“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano
Ricettario di Luca di Stilo Testo manoscritto: Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, ms. 12.E.20
Edizione: Rapisarda (in preparazione)
Pigla frundi chicuta chi feti (c. 63r)
idem
fallj viviri simenta masturso (c. 76r)
idem
Pigla anco frunde paritara (c. 90r)
idem
dove le lezioni del manoscritto significano rispettivamente ‘Prendi fronde della cicuta fetente’, ‘dagli da bere seme di nasturzio’, ‘Prendi anche le fronde delle parietaria’. Il reperimento di forme apreposizionali “occultate” invita a proseguire lo spoglio alla ricerca di forme edite anche se non “osservate” sotto il profilo dello studio morfologico. Un caso che direi abbastanza sicuro si trova ancora nella Sposizione (xvi, 9): sidiri a la dextra di lu due patri la virtuti. L’editore mantiene la lezione senza alcun commento.131 Lo stesso si dica per un’altra attestazione che direi sicurissima. È un Lu deu lu mari ‘il dio del mare’ (ix, 2), con cui il copista del Valeriu Maximu glossa a pie’ di pagina un Neptunu e che l’editore mantiene senza alcun commento.132 Lo stesso accade nel Transitu (2.1) alla lezione lu ciliciu saccu [Determinato + determinante], anche questa non commentata dall’editore.133 Interessante risulta l’alternanza tra costrutti preposizionali e apreposizionali nel Caternu dell’abate Senisio: a fachi Sanctu Gregoriu vs. a ffachi di Sanctu Gregoriu,134 a fachi di lu Spiritu Sanctu vs. a fachi la Matri Eclesia;135 o ancora l’assenza di preposizione in: Item machazenu unu lu quali esti in cantu Sancta Maria la Nova, in cantu Iohanni di la Sola, in cantu Iohanni di la Sola [due volte??], in cantu la vigna, in cantu Pilligrinu, in cantu lu castellu.136 Dei casi sono da escludere dal fenomeno, e sono quelli in cui evidentemente tutto il sintagma SN1 + SN2 è latino, come in In massaria Sancti Martini,137 o incorpora un toponimo arabo in un sintagma latino come in quarterio Serarchadi.138 Come si osserva, in tutti i casi quello che è in genitivo è sempre un sostantivo, e non un aggettivo (come invece in costrutti del tipo S. Maria la Nuova, S. Agata la Vetere, ecc.) e sarà anche il caso di precisare che in siciliano antico il SN, sia SN1 o SN2, parrebbe composto pressoché esclusivamente dal Nome o dall’Art. + Nome, non presentandosi in alcun caso un SN caratterizzato dalla sequenza Art. + Agg. + Nome. 53
stefano rapisarda
Quello che stiamo osservando è un costrutto arcaico di cui già probabilmente i copisti percepivano la residualità; particolarmente interessante è ciò che accade nell’Istoria di Eneas, ove il de aggiunto nell’interlinea dal copista quattrocentesco ci dà quasi la fotografia della percezione di siffatta arcaicità. Qui la tradizione manoscritta consente il raffronto tra due testi, uno del sec. XIV, l’altro del XV. Istoria di Eneas Testo manoscritto A: Palermo, Biblioteca Centrale Regione Siciliana, ms. XII.A.11
Testo manoscritto B: Edizione: Folena139 Palermo, Biblioteca Centrale Regione Siciliana, ms. XII.A.6
la fama Dido
la fama de Dido
la fama di Dido (iv 24)
la morti Dido
la morti de Dido
la morti di Dido (iv 96)
l’anima Dido
l’anima de Dido [con de aggiunto nell’interlinea]
l’anima di Dido (iv 103)
la testa Dido
la testa di Dido
la testa di Dido (iv 105)
Da notare che l’editore, spiegando su base paleografica il presunto errore di A due volte reiterato, lo giudica nei primi due casi un errore di paleografia,140 cioè un errore di copia consistente nella erronea omissione di una sillaba per somiglianza con la sillaba successiva; e il quarto caso non è diverso dai primi due. Particolarmente illuminante il terzo caso: il fatto che il copista piú tardo aggiunga la preposizione nell’interlinea, ci dà quasi una fotografia del fenomeno; l’editore anche in questo caso lo corregge, interpretandolo come semplice errore di copia e «segno che anche nell’esemplare mancava».141 Una volta il copista del manoscritto seriore B lascia passare, non sappiamo se consapevolmente o meno, un costrutto apreposizionale, arcaico, che l’editore correttamente registra in apparato:142 Prosperina, dea di lu infernu Proserpina, la dea lo inferno Prosperina, dea di lu infernu (vi 38)
Dubbia, per ambiguità, è una lezione della Mascalcia di Giordano Ruffo: «E pir kista cauatura di denti lu cavallu di sequita multi altri utilitati»,143 che potrebbe significare sia ‘E grazie alla cavatura dei denti, il cavallo ne 54
“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano
guadagna molti altri vantaggi’ che ‘E grazie alla cavatura dei denti del cavallo, ne conseguono molti altri vantaggi’.144 Altrettanto dubbio parrebbe, sempre nel Valeriu Maximu, il passo: «[E]ciamdeu lu alusinghivíli malu luxuria, la quali acusarla esti un pocu plú ligera cosa ca skiffarla»;145 ma risolve il dubbio il testo latino: «Blandum etiam malum luxuria, quam accusare aliquanto facilius est quam uitare».146 Meno chiaro apparirebbe il caso di questo altro passo del Valeriu Maximu:147 Et a quista cussí nobili intencioni quistu meritu s’arindia que nulla di quilli cosi qui su debiti a la virtuti non se putia acatari per dinari e succurriassi di lu publicu a la puvirtati di li boni genti li homini.
La traduzione italiana recita: Sicché ad un proposito tanto nobile veniva data come ricompensa l’impossibilità di acquistare con danaro ciò che appartiene alla virtú e alla mancanza di mezzi degli uomini illustri sopperiva a sue spese la repubblica.148
Ora, a prima vista potrebbe sembrare che li boni genti li homini149 sia un caso di genitivo apreposizionale, con cui il traduttore siciliano traduce il virorum inlustrium del testo latino; solo che è assai piú probabile, per non dire sicuro, che si tratti di un’erronea segmentazione da parte dell’editore e che quella lezione andrà letta piuttosto «li boni gentili homini» o addirittura «li boni gentilihomini»; dubbio il caso della «furia infernali Stiges» con cui il volgarizzatore siciliano dell’Eneas traduce la lezione toscana del Lancia «i due luoghi di Stige»,150 e che Folena non integra, lasciando un genitivo apreposizionale che ha però tutta l’aria di essere trascinato dalla lingua di partenza, anche qui il latino. Altrettanto insicuro può dirsi il caso di «<di> li figloli di Eumenides».151 Come per le altre lingue romanze, possiamo sistematizzare il costrutto “recuperato” in un quadro d’insieme. 4.1. Ordine non-marcato: Determinato + determinante SN1 [+ umano] + SN2 [+ umano] + animato + umano SN1
+
SN2
+
- animato - umano
55
stefano rapisarda l’anima Dido ‘l’anima di Didone’,152 la testa Dido ‘la testa di Didone’,153 lu corpu Cristu ‘il corpo di Cristo’.154
Anche qui, come in antico francese e in occitanico, il tratto [+ umano] può essere riferito a parti del corpo o facoltà della mente. SN1 [- umano] + SN2 [+ umano] + animato + umano
- animato - umano
SN1 SN2
+
Nessun caso, tranne forse la morti Dido ‘la morte di Didone’,155 ove il SN1 si ritenesse personificato o forse meglio “individualizzato”. SN1 [- animato] + SN2 [+ umano] + animato + umano
- animato - umano
SN1 SN2
+
oraturi Sancta Maria ‘l’oratorio di Santa Maria’,156 staxunatu Sanctu Martinu, ‘il (formaggio) di San Martino’.157
SN1 [+ umano] + SN2 [- animato] + animato + umano SN1
- animato - umano
+
SN2
-
la dea lo inferno ‘la dea dell’inferno’,158 lu deu lu mari ‘il dio del mare’,159 la spusa lu papatu ‘la sposa del papato’.160
Idem: se il SN2 si ritenesse personificato o individualizzato sarebbero classificabili nella fenomenologia standard di SN1 [+ umano] + SN2 [+ personificato/individualizzato]. 56
“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano
SN1 [- animato] + SN2 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1
-
SN2
-
il dí lu iudiciu ‘il giorno del Giudizio’,161 la summa li altri peccati ‘la somma degli altri peccati’,162 lu contractu matrimoniu ‘il contratto di matrimonio’,163 la allegricza lu spiritu meu ‘la allegrezza dello mio spirito’,164 lu troppu carricu lu nervu ‘l’eccessivo carico del nervo’,165 sangui dragoni ‘il sangue di dragone’,166 lu tizoni flaxo ‘il tizzone del frassino’,167 lu ossu zicha ‘l’osso di seppia’,168 lu fluxu di sangui la mestrua ‘il flusso di sangue del mestruo’,169 acqua canella ‘acqua di cannella’,170 li scorchi li frundi ‘la corteccia delle fronde’,171 la radicata li mila ‘la radice dell’enula’,172 fluri camomilla ‘il fiore di camomilla’.173
4.2. Ordine marcato: determinante + Determinato SN2 [+ umano] + SN1 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1 SN2
+
di cristu sangui ‘del sangue di Cristo’,174 di cristu doctrina ‘della dottrina di Cristo’.175
SN2 [+ umano] + SN1 [+ umano] + animato + umano SN1
+
SN2
+
- animato - umano
Non si riscontrano casi in siciliano, come d’altronde in antico italiano.
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stefano rapisarda
SN2 [- animato] + SN1 [- animato] + animato + umano
- animato - umano
SN1
-
SN2
-
lu ciliciu saccu ‘il sacco di cilicio’.176
5. Conclusioni Il genitivo senza preposizione viene spesso considerato un gallicismo, cioè in un’ultima istanza un fatto di prestito e/o di imitazione stilistica derivante dal prestigio del francese. L’esistenza di questa forma in volgare siciliano medievale può far pensare invece che molte lingue romanze la mantenessero allo stato di possibilità, per poi perderla nel corso del tempo a tutto favore di una forma sintattica piú esplicita. Non azzarderò alcun tentativo di spiegazione del meccanismo soggiacente al fenomeno. Mi basta qui aver indicato la presenza del costrutto in siciliano e il fatto che esso possa essere perfettamente conservabile in sede editoriale. Mi limiterò a rinviare a una bibliografia che va da contributi di linguistica storica tradizionale ad articoli di grammatica relazionale; tra questi ultimi Longobardi,177 ove si afferma che il tipo it. casa Rossi, e prima ancora l’it. ant. (la) casa il Conte, sarebbe spiegabile in sintassi formale (generativa) come una specie di stato costrutto “alla araba” e non, piú ovviamente e tradizionalmente, come un genitivo apreposizionale: casa risalirebbe diacronicamente al nodo-D, cioè diventerebbe funzionalmente un determinante; il che spiegherebbe l’inaccettabilità di *la casa mia vs casa mia, di *macchina era vicina vs casa era vicina et cetera, nonché getterebbe nuova luce sulla grammaticalizzazione del fr. chez. Di diversa opinione Vincent,178 il quale sostiene – e ribadisce –179 la possibilità di analizzare lessicalmente e non sintatticamente il costrutto. Per quanto riguarda i toponimi De Dardel180 sostiene trattarsi di sintassi protoromanza: N1 [sic] Determinato + N2 determinante qualificativo obliquo, senza giuntura e con N2 [- animato], tipo frequentemente cristallizzato in toponimi; è un modello che riflette – sempre secondo De Dardel – «la juxtaposition presque générale des noms en relation de dépendance syntaxique». Quale che sia il meccanismo sintattico o lessicale che sta alla base del 58
“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano
fenomeno, bisogna osservare che, a differenza del francese e dell’occitanico, i quali, pur ammettendo la costruzione asindetica anche con SN2 [+ animato, - umano], mostrano in schiacciante prevalenza costrutti con preferenza [+ umano], per il siciliano antico tale preferenza parrebbe non manifestarsi e risulterebbero presenti, anche se rare, delle tipologie meno restrittive, come il tipo SN1 [- animato] + SN2 [- animato]. Non c’è dubbio che il “genitivo assoluto”, come gli obliqui senza preposizione, rientri tra le «strutture arcaiche» «irrigidite […] e in un certo qual modo improduttive»,181 e forse già in qualche modo condannato all’estinzione, ma a ciò si somma il fatto che i filologi hanno contribuito dal canto loro a obliterarlo con interventi indebiti spesso ispirati da un esagerato spirito di normalizzazione. A tal proposito sarà utile citare una riflessione filologica di d’Arco Silvio Avalle: «la fedeltà al dettato del manoscritto […]» rappresenta, secondo Avalle, «un efficace antidoto nei confronti di pratiche intese a valorizzare una divinatio spesso indisciplinata e avventurosa. L’obbligo della fedeltà impone notoriamente un esercizio severo di interpretatio, attività, questa, senza dubbio, assai piú onerosa della divinatio, ma anche scientificamente meno aleatoria. Sotto questo punto di vista l’esperienza insegna che, mentre la divinatio favorisce molto spesso l’affermarsi, sia pure in via preterintenzionale, della lectio facilior, l’interpretatio, invece, nell’esacerbare l’agonismo dell’editore moderno, induce a ricerche supplementari che possono indurre alle lectio difficilior, o addirittura a lezione semplicissima obliterata da una erronea distinctio».182 Il che, detto in termini meno eleganti, significa che elaborare delle ipotesi di correzione spesso costa minor fatica di uno sforzo di comprensione. Stefano Rapisarda Università di Catania
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stefano rapisarda * Questo lavoro si inserisce all’interno del PRIN 2005 « Censimento, Archivio e Studio dei Volgarizzamenti Italiani (CASVI) » che vede coinvolte le università di Lecce (responsabile R. Coluccia), della Basilicata (responsabile R. Librandi), di Catania (responsabile M. Spampinato), di Siena-Università per Stranieri (responsabile C. Ciociola) e di Torino (responsabile A. Vitale Brovarone). L’articolo parte da un impulso di Alberto Vàrvaro, che a seguito della lettura della mia edizione del Thesaurus pauperum siciliano mi suggerí di approfondire un fenomeno che nell’apparato di quella edizione trattavo piuttosto sbrigativamente. Lo ringrazio per quel suggerimento, che spero di avere in qualche modo onorato, e per altri che sono sopraggiunti nel corso del lavoro. Ringrazio anche Margherita Spampinato, Lorenzo Renzi, Mario Pagano, Salvatore Claudio Sgroi e Luca Lorenzetti per la disponibilità a leggere e discutere in anteprima varie parti di questo lavoro. Un ringraziamento va anche alle mie allieve Angela Basile, Nunziella Giulio e Marilena Noto per la attenta revisione del testo finale. Inutile dire che la responsabilità degli eventuali errori è tutta e solo mia. 1. Il ‘Thesaurus pauperum’ in volgare siciliano, a cura di S. Rapisarda, Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 2001. 2. L. Palm, La construction ‘li filz le rei’ et les constructions concurrentes avec ‘a’ et ‘de’ étudiées dans des oeuvres littéraires de la seconde moitié du XIIe siècle et du premier quart du XIIIe siècle, Uppsala, Almqvist-Wiksell, 1977; rec di B. Horiot, in « Revue de Linguistique Romane », xliii 1979, pp. 452-54; rec. di W. Hupka, in « Zeitschrift für Franzosische Sprache und Literatur », xciii 1983, pp. 86-91. 3. K. van Reenen, Le nom propre comme complément déterminatif du substantif dans les chartes du XIIIe siècle dans la construction dite ‘Li filz le rei’, in « Razo », 5 1985, pp. 127-35. 4. L. Foulet, Petite syntaxe de l’ancien français, Paris, Champion, 1919, par. 19 e sgg.; G. Moignet, Grammaire de l’ancien français: morphologie-syntaxe, Paris, Klincksieck, 1973 (ultima ediz. 2002); P. Menard, Syntaxe de l’ancien français, Bordeaux, Bière Sobodi, 1976 (ultima ediz. 1994); C. Buridant, Grammaire nouvelle de l’ancien français, Paris, SEDES, 2000. 5. Moignet, Grammaire, cit., p. 92; Ménard, Syntaxe, cit., p. 23. 6. Le Voyage de Charlemagne à Jérusalem et à Constantinople, v. 739 (ed. a cura di P. Aebischer, Genève-Paris, Droz-Minard, 1965, p. 77). 7. Adenet le Roi, Berte aus grans piés, v. 2889, in Les Œuvres d’Adenet le Roi, a cura di A. Henry, Bruxelles-Paris, Presses Universitaires de Bruxelles-Presses Universitaires de France, 1963, vol iv p. 174. 8. Adam Le Bossu, Le Jeu de Robin et Marion suivi du Jeu de Pèlerin, v. 513 (ed. a cura di E. Langlois, Paris, Champion, 1924, p. 33). 9. Adenet le Roi, Berte aus grans piés, v. 1928 (ed. cit., p. 134). 10. Ivi, v. 159 (p. 60). 11. Couronnement de Louis, rédaction AB, v. 598 (ed. a cura di Y.G. Lepage, Genève-Paris, Droz, 1978, p. 87). 12. The Continuation of the Old French Perceval of Chrétien de Troyes. 2. The First Continuation. Redaction of the Manuscripts EMQU, v. 11487 (ed. a cura di W. Roach e R.H. Ivy Jr., Philadelphia, Univ. of Pennsylvania Press, 1950, vol. ii p. 347). 13. Adenet le Roi, Buevon de Conmarchis, v. 618, in Les Œuvres d’Adenet le Roi, a cura di A. Henry, Bruges, De Tempel, 1953, p. 60. 14. La Chanson d’Aspremont, texte du manuscrit de Wollaton Hall, v. 1249, (ed. a cura di L. Brandin [1919], deuxième édition revue, Paris, Champion, 1970, vol. i p. 41). 15. Robert de Clari, La Conquête de Constantinople, xxii 4 (ed. a cura di Ph. LAUER, Paris, Champion, 1924, p. 23).
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“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano 16. Perceval, v. 512, in Chrétien de Troyes, Œuvres complètes, a cura di D. POIRION, Paris, Gallimard, 1994, p. 698. 17. Robert de Clari, xxi 65 (ed. cit., p. 22). 18. Aucassin et Nicolette, xl 31-32 (ed. a cura di J. Dufournet, Paris, Garnier-Flammarion, 1973, p. 160). 19. Raoul de Cambrai, v. 1131 (ed. a cura di W. Kibler e S. Kay, Paris, Livre de Poche, 1996, p. 104). 20. Guernes de Pont-Sainte-Maxence, La vie de saint Thomas Becket, v. 2971 (ed. a cura di E. WALBERG, Paris, Champion, 1936, p. 91). 21. Raoul de Cambrai, v. 367 (ed. cit., p. 58); l’ed. reca tuttavia un’erronea interpunzione che oblitera il “genitivo francese”: « del mostier, li ber, / de Saint Denis ». La forma si conserva invece in Raoul de Cambrai, Chanson de geste, a cura di P. Meyer e A. Longnon, Paris, Firmin Didot, 1882, p. 16 (v. 542). 22. Adenet le Roi, Enfances Ogier, v. 4973, in Les Œuvres d’Adenet le Roi, cit., vol. iii p. 225. 23. Gerbert de Montreuil, La Continuation de Perceval, v. 422 (ed. a cura di M. Williams, 3 voll., Paris, Champion, 1922-1925-1975, vol. i p. 14). 24. Ménard, Syntaxe, cit., p. 23. 25. Guillaume de Deguileville, Le Pelerinage de vie humaine, v. 10735 (ed. a cura di J.J. Stürzinger, London, Nichols-Sohns, 1893, p. 333). 26. Guernes de Pont-Sainte-Maxence, La vie de saint Thomas Becket, v. 499 (ed. cit., p. 18). 27. Ivi, vv. 2849 e 3497 (rispettivamente pp. 88 e 108). 28. Raoul de Cambrai, v. 6230 (ed. cit., p. 402). 29. Sequence de sainte Eulalie, in Chrestomathie de l’Ancien Français (IX-XVe siècles), a cura di L. Constans, Paris-Leipzig, Welter, 1906, p. 28. 30. La Chanson de Roland, publiée d’après le manuscrit d’Oxford, v. 106 (ed. a cura di J. Bédier [1922], Paris, Piazza, 1947, p. 10). 31. La Chanson d’Aspremont, v. 2384 (ed. cit., vol. i p. 77). 32. Ivi, v. 4117 (p. 132). 33. Giuramenti di Strasburgo, in Moignet, Grammaire, cit., p. 92. 34. Béroul, Le Roman de Tristan, v. 3427 (ed. a cura di E. Muret rivista da L.M. Deforurques, Paris, Champion, 1947, p. 105). 35. Le Voyage de Charlemagne à Jérusalem et à Constantinople, v. 1 (ed. a cura di P. Aebischer, Genève-Paris, Droz-Minard, 1965, p. 30). 36. Raoul de Cambrai, v. 3366 (ed. cit., p. 238). 37. Chrétien de Troyes, Le Chevalier au lion (Yvain), v. 946, in Œuvres complètes, cit., p. 362. 38. Hymne judéo-français, in Palm, La construction ‘li filz le rei’, cit., p. 112. 39. Palm, La construction ‘li filz le rei’, cit. (in part. pp. 41, 89, 106, 108, 113-14) e Buridant, Grammaire, cit., pp. 59-68. 40. Moignet, Grammaire, cit., p. 92. 41. F. Jensen, Syntaxe de l’ancien occitan, Tübingen, Niemeyer, 1994 (trad. fr. riveduta dell’ediz. ingl. The Syntax of Medieval Occitan, Tübingen, Niemeyer, 1986), pp. 11-13 (la cit. a p. 11). 42. Id., The Syntax, cit., p. 23. 43. Id., Syntaxe, cit., p. 11. 44. Marcabru, Dirai vos senes duptansa, v. 67, in Poésies complètes du troubadour Marcabru, a cura di J.M.L. Dejeanne, Toulouse, Privat, 1909, p. 83).
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stefano rapisarda 45. Lanfranco Cigala, En chantar d’aquest segle fals, v. 10, in Il Canzoniere di Lanfranco Cigala, a cura di F. BRANCIFORTI, Firenze, Olschki, 1954, pp. 232-33. 46. Giraut de Bornelh, Reis glorios, verais lums e clardatz, v. 23, in The Cansos and Sirventes of the Troubadour Giraut de Borneil, a cura di R. Verity Sharman, Cambridge, Cambridge Univ. Press, 1989, p. 366. 47. Arnaut Daniel, Dos brais e critz, v. 13, in Le canzoni di Arnaut Daniel, a cura di M. Perugi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1978, p. 366. 48. Guglielmo IX, Farai chansoneta nueva, v. 17, in Id., Vers, a cura di M. Eusebi, Parma, Nuova Pratiche, 1995 (poi Roma, Carocci, 2002), p. 1. 49. Girart de Rossillon, in Jensen, The Syntax, cit., p. 23. 50. Aimeric de Peguilhan, Peire del Puei, li trobador, v. 12, in Poésies complètes du troubadour Peire Cardenal, a cura di R. Lavaud, Toulouse, Bibliothèque méridionale, 1957, p. 408. 51. Id., Mangtas vetz sui enqueritz, v. 24, in The Poems of Aimeric de Peguilhan, a cura di W.P. Shepard, Evanston (Ill.), Northwestern University Press, 1950, p. 175. 52. Peire Cardenal, L’afar del comte Guió, v. 39 (ed. cit., p. 88). 53. Ramon Miraval, Ben aia-l cortes essiens, v. 21, in Les poésies du troubadour Raimon de Miraval, a cura di L.T. Topsfield, Paris, Nizet, 1971, p. 108. 54. Guilhem de Berguedà, Cavalier, un chantar cortes, v. 41, in M. de Riquer, Guillem de Berguedà, Abadia de Poblet, Espluga de Francolí, 1971, p. 152. 55. Giraut de Bornelh, A l’honor Dieu torn en mon chan, v. 1 (ed. cit., p. 414). 56. Peire Cardenal, De selhs c’avets el sirventes dich mal, v. 5 (ed. cit., p. 296). 57. Le jugement dernier (Lo jutgamen general). Drame provençal du XVe siècle, v. 2351 (ed. a cura di M. Lazar, Paris, Klincksieck, 1971, p. 198). 58. Bertran de Born, Un sirventes fatz dels malvatz barons, v. 17, in The Poems of the Troubadour Bertran de Born, a cura di W.D. Paden Jr., T. Sankovitch e P.H. Stäblein, Berkeley, Univ. of California Press, 1986, p. 193. 59. Rigaut de Berbezilh, Atressi con l’orifanz, v. 20, in Id., Le canzoni, a cura di M. Braccini, Firenze, Olschki, 1960, p. 29. 60. Rigaut de Berbezilh, Liriche, a cura di A. Vàrvaro, Bari, Adriatica, 1960, p. 122. 61. Girart de Rossillon, in Jensen, Syntaxe, cit., p. 12. 62. Libre dels yssamples, 15, in H. Suchier, Denkmäler provenzalischer Literatur und Sprache, Halle, Niemeyer, 1883, p. 470. 63. Girart de Rossillon, in Jensen, The Syntax, cit., p. 24. 64. Bertran de Marseille, La vie de Sainte Enimie, v. 1067, in Jensen, Syntaxe, cit., p. 11. 65. Guilhem de Berguedà, Cel so qui capol’e dola, v. 24, in Riquer, Guillem, cit., p. 136. 66. Daurel et Beton, v. 335, in A Critical Edition of the Old Provençal Epic Daurel et Beton, a cura di A.S. Kimmel, Chapel Hill, Univ. of North Carolina Press, 1971, p. 148. 67. Bernart de Ventadorn, in Jensen, Syntaxe, cit., p. 11. 68. J.-P. Chambon-F. Trément, Un couple de toponymes référant à un lac disparu près de ClermontFerrand (Auvergne): *Summu lacu, *Capu lacu. Confrontation des données linguistiques, archéologiques et paléoenvironnementales, in « Zeitschrift für romanische Philologie », cxx 2004, pp. 266-81, a p. 271. 69. Jensen, Syntaxe, cit., p. 11 e sgg. 70. Bertran de Born, in Jensen, Syntaxe, cit., p. 13. 71. Altri casi di costrutto apreposizionale in antico italiano sono stati studiati da M. Dardano, Casi dugenteschi di omissione della proposizione, in « Lingua nostra », xxiv 1963, pp. 3-6. 72. S. Debenedetti, Note di sintassi dantesca. 1. Il porco Sant’Antonio, in « Bullettino della società dantesca italiana », xxviii 1920, pp. 75-81, a p. 80.
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“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano 73. G. Pasquali, In casa i Frescobaldi, in « Lingua nostra », i 1939, pp. 8-10. E. Poppe, Ancora ‘in casa i Frescobaldi’, in « Atti e Memorie della Accademia Toscana La Colombaria », xxxi 1966, pp. 217-49. 74. G. Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, 3 voll., Torino, Einaudi, 1966-69, par. 630: « All’antico francese li dui seriant sun pedre ‘i due servi di suo padre’, io oi le corn Rollant ‘io odo il corno d’Orlando’ corrispondono nell’italiano antico certe espressioni cristallizzate, per esempio in casa i Frescobaldi (D. Compagni), venia da casa messer Carlo (id.), di casa i Cerchi non usci uomo a cavallo (id.), a casa la donna (Decam., 7, 6), a casa le buone femine (ibid. 2, 5), in casa un buffone (Sacchetti, 174), nel Grazzini da casa il cavalier partitosi (Novelle Cinquec., 69), a casa la madre (Machiavelli, Mandr., 4, 8), e tuttora nel toscano popolare a casa la Palmira (CF 5, 246), in casa il canonico (LN 2, 33), in casa il nonno (ibid.). In tutti questi esempi casa è retto da una preposizione, sicché a casa, in casa, di casa poterono venir sentiti come un’espressione preposizionale unitaria. In modo analogo van riguardati a riva un fiume (Petrarca), l’antico padovano appè la vigna (§ 823), pugliese mbart? (=in parte) la cetat? ‘verso la città’ (§ 856); cfr. anche, a Roma, la via Capo le Case. Ma troviamo altri esempi che ancor meglio denunciano la funzione di genitivo possessivo assunta dall’obliquo, cfr. nell’italiano antico lo figlio Arsami, Anchises lo padre Enea, la moglie Menelao (Brunetto Latini) […]. Qualche relitto di quest’uso si trova ancora nella lingua d’oggi, cfr. ferragosto ‘feria d’agosto’ […]. In altri casi, come nel calabrese settentrionale (Morano) a casa ’u sinnicu ‘la casa del sindaco’, u latti ’u picuraru ‘il latte del pecoraio’, la preposizione i “di” potrebbe considerarsi assorbita dalla finale vocalica della parola che precede ». 75. A. Castellani, Un libro di conti di banchieri fiorentini del 1211, in « Studi di filologia italiana », xvi 1958, pp. 19-95, poi in Id., Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza (19461976), 3 voll., Roma, Salerno Editrice, 1980, vol. II pp. 73-140, alle pp. 127-29. 76. Concordanze della lingua poetica italiana delle origini, a cura di d’A.S. Avalle e con il concorso dell’Accademia della Crusca, Milano-Napoli, Ricciardi, 1992 (= CLPIO), p. clxxvi. 77. Monte Andrea, Per molta gente par ben che si dica, v. 12, in Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, 2 voll, Milano-Napoli, Ricciardi, 1960 (= PD), vol. i p. 470, e in CLPIO, p. 509; il riferimento, secondo Contini, ibid. n. 12, è a Carlo d’Angiò. Nel caso di lezioni qui elencate in varia attestazione, per non appesantire le note evitiamo di registare le varianti grafiche delle CLPIO se non significative ai fini della determinazione della sostanza della lezione. 78. Proverbia que dicuntur super natura feminarum, v. 389, in PD, vol. i p. 539, e in CLPIO, p. 76. 79. Quaderno dei conti, in F. Vicario, Interferenze lessicali in un testo friulano medievale (13501351), in « Studi di lessicografia italiana », xviii 2001, pp. 69-121 [contiene il Quaderno di conti di Indrigo Baldassi, pp. 75-91], a p. 76. 80. Rispettivamente Brunetto Latini, Tesoretto, v. 2622, in PD, vol. ii p. 266, e Giovanni Villani, Nuova Cronica, a cura di G. Porta, 3 voll., Parma, Fondazione Pietro Bembo-Guanda Editore, 1990-1991, vol. i p. 10. 81. Dante, Ben ti faranno il nodo Salamone, in Id., Rime, a cura di G. Contini, Torino, Einaudi, 19804, p. 27. 82. Girardo Patecchio, Splanamento de li Proverbii de Salamone, v. 478, in PD, vol. i p. 579. 83. Oimè, lasso e freddo lo mio core, vv. 9 e 42, in CLPIO, p. 32. 84. Ivi, vv. 37 e 45 (ibid.). 85. CLPIO, p. clxxvib. 86. Liber Antichristi, v. 162, in R. Broggini, L’opera di Uguccione da Lodi, in « Studi Romanzi », xxxii 1956, pp. 5-124 [il testo del Liber Antichristi è alle pp. 105-117], e in CLPIO, p. 44. 87. Liber Antichristi, v. 348, in Broggini, op. cit., p. 115, e in CLPIO, p. 46.
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stefano rapisarda 88. Mo’ quelli ce ’l frate suo non ama, v. 554, in CLPIO, p. 83. 89. La Inchiesta del San Gradale. Volgarizzamento toscano della ‘Queste del Saint Graal’, a cura di M. Infurna, con un saggio di F. Zambon, Firenze, Olschki, 1993, p. 97, e Il Tristano Riccardiano, a cura di E.G. Parodi, Bologna, Romagnoli-Dall’Acqua, 1896, p. 375. 90. Contemplazione della Morte, v. 50, in CLPIO, p. 84. 91. Guittone d’Arezzo, Magni baroni certo e regi quasi, v. 52 (vd. l’ediz. a cura di F. Egidi, Bari, Laterza 1940, p. 122). 92. Bonagiunta Orbicciani, Feruto sono, e ki di me è ferente, v. 12, in CLPIO, p. 286. Significativo che il curatore dell’edizione primo-novecentesca delle Rime di Orbicciani, Amos Parducci, normalizzasse in sede editoriale il costrutto atipico da per Dio merçé a Mercé, per Deo; il verso in questione diventa: « Mercé, per Deo, non vi placia ch’i’ pèra » (cfr. Rimatori siculotoscani del Dugento. Pistoiesi, Lucchesi, Pisani, a cura di G. Zaccagnini e A. Parducci, Bari, Laterza, 1915, p. 80). 93. Guittone d’Arezzo, Chi pote departire, v. 52, in Le rime di Guittone d’Arezzo, cit., p. 117, e CLPIO, p. 368. 94. Denunzie in volgare tratte da una filza di “Criminali”, in Testi pratesi della fine del Dugento e dei primi del Trecento, a cura di L. Serianni, Firenze, Accademia della Crusca, 1977, pp. 452-62, a p. 454. 95. Francesco da Barberino, Documenti d’Amore, a cura di F. Egidi, 4 voll., Roma, Società Filologica Romana, 1905-27, vol. iii p. 159. 96. Francesco da Barberino, Del Reggimento e costumi di donna secondo la lezione dell’antico testo a penna barberiniano, a cura di C. Baudi di Vesme, Bologna, Romagnoli, 1875, p. 191. 97. Giovanni Villani, Nuova Cronica, ed. cit., vol. i p. 525. 98. Girardo Patecchio, Splanamento de li Proverbii de Salamone, v. 438, in PD, vol. i p. 577. 99. Liber Antichristi, in Broggini, op. cit., pp. 110 e 112 (vv. 191 e 258) e CLPIO, pp. 44 e 45 (vv. 193 e 260). 100. Tommaso di Sasso, L’amoroso vedere, vv. 15-16, in Poeti della Scuola Siciliana, cit. riferimento bibliografico e in CLPIO, p. 308. 101. Indice bibliografico degli autori e dei testi, in R. Antonelli, Repertorio metrico della scuola poetica siciliana, Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1984, n° 69.2. 102. L. Valeriani, Poeti del primo secolo della lingua italiana, 2 voll., Firenze, Accademia della Crusca, 1816, vol. i p. 206. 103. L. Allacci, Poeti antichi raccolti da codici manoscritti della Biblioteca Vaticana e Barberiniana, Napoli, per Sebastiano d’Alecci, 1661. 104. D’Ancona-Comparetti, Le antiche rime volgari, cit., vol. i p. 48. 105. B. Panvini, Le rime della scuola siciliana, 2 voll., Firenze, Olschki, 1962-1964, vol. i p. 67. 106. CLPIO, p. clxxvib. 107. Spirito Sancto glorioso, vv. 63-64, in CLPIO, p. 29. 108. CLPIO, p. clxxvi. 109. Monte Andrea, Eo non mi. credo sia alchuno amante, vv. 12-13, in CLPIO, pp. clxxvi e 488. 110. Ciascun ke fede sente, vv. 46-47, in CLPIO, p. 34. 111. CLPIO, pp. clxxvi e 147. Una discussione delle precedenti soluzioni di Panvini e Contini e dell’ipotesi delle CLPIO si può ora vedi in Stefano Protonotaro, Assai mi placeria, v. 55, a cura di M. Pagano, in I poeti della Scuola Siciliana, ii. Poeti della corte di Federico II, edizione critica con commento diretta da C. Di Girolamo, Milano, Mondadori, vol. ii p. 167. 112. Ritmo su sant’Alessio, v. 5, in PD, vol. i p. 17.
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“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano 113. « Certa eco (Casini) della formula notarile ad memoriam retinenda. In questa lingua ibrida e approssimativa non si può escludere che memoria valga come ablativo latino: “per conservazione nella memoria” » (ibid.); idem V. Formentin nella recente Poesia italiana delle Origini, Carocci, Roma, 2007, p. 118: « Perché si conservi nella memoria ». 114. PD, vol. ii p. 50 n. 30. 115. Esempi in CLPIO, p. clxxvii. 116. S. Debenedetti, op. cit. 117. Ancor piú diffusi, ma forse meno significativi ai fini della presente tipologia, sono i composti con un N1 relativo a elemento orografico + N2 toponimo, del tipo Borgo Lupo (CT), Capo Passero (SR), Capo Mulini (CT), Calamosche (SR), Castell’Umberto (ME), Punta Faro (ME), ecc. 118. M. Donato, Per la storia di Valverde. Ricerche inedite di padre Giovanni Messina A.S., presentazione di C. Cosentini, Accademia degli Zelanti, Acireale, 1984, pp. 70-71. 119. E. Li Gotti, Volgare nostro siculo. Crestomazia di testi siciliani del secolo XIV, Firenze, La Nuova Italia, 1951, p. 107; A. Varvaro, Profilo di storia linguistica della Sicilia, Palermo, Flaccovio, 1979, p. 36. 120. Il riferimento è dato rispetto alla numerazione interna del testo. 121. Ordini di la confessioni ‘Renovamini’. Traduzione siciliana di un trattato attribuito a Bernardino da Siena, a cura di S. Luongo, Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1989. 122. Epistula di misser sanctu Iheronimu ad Eustochiu, a cura di F. Salmeri, Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1999. 123. Libru di lu transitu et vita di misser sanctu Iheronimu, a cura di C. Di Girolamo, Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1982. 124. Libru di li vitii et di li virtuti, a cura di F. Bruni, Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1973. 125. Ystoria di sanctu Amaturi, a cura di M. Del Giudice, in « Bollettino del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani », xvii 1992, pp. 23-66. 126. Sposizione del Vangelo della Passione secondo Matteo, a cura di P. Palumbo, 3 voll., Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1954. 127. Ivi, vol. i p. 72. 128. Ivi, vol. i p. 107. 129. Ivi, vol. i p. 135. 130. Ibid. 131. Ivi, vol. i p. 31. 132. Valeriu Maximu translatatu in vulgar messinisi per Accursu di Cremona, a cura di F.A. Ugolini, Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1967, p. 201. 133. Libru di lu transitu, cit., p. 4. 134. Il ‘Caternu’ dell’abate Angelo Senisio, a cura di G.M. Rinaldi, introduzione di A. Giuffrida, Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 2 voll., 1989, vol. ii, rispettivamente pp. 312, 358, ecc., e p. 335. 135. Ivi, pp. 335 e 344. 136. Ivi, pp. 209, 287, 312, 369, 375 e 376. 137. Ivi, p. 213. 138. Ivi, p. 29. 139. La Istoria di Eneas vulgarizzata per Angilu di Capua, a cura di G. Folena, Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1956. 140. Ivi, pp. 69 e 82.
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stefano rapisarda 141. Ivi, p. 82. 142. Ivi, p. 106. 143. G. De Gregorio, Il codice De Cruyllis-Spatafora in antico siciliano, del secolo XIV, contenente la « Mascalcia » di Giordano Ruffo, in « Zeitschrift für romanische Philologie », 29 1905, pp. 566-606, a p. 574. 144. Non dirime la questione l’eventuale concordanza/sconcordanza del verbo, normalissima nelle lingue medievali e in siciliano in particolare, vd. Il ‘Thesaurus pauperum’ in volgare siciliano, cit., pp. lxvii-lxviii. 145. Valeriu Maximu, cit., p. 190. 146. Valerii Maximi Facta et Dicta memorabilia, a cura di J. Briscoe, 2 voll., Teübner, LeipzigStuttgart, 1998, vol. ii p. 566. 147. Valeriu Maximu, cit., p 174. 148. Detti e fatti memorabili di Valerio Massimo, a cura di R. Faranda, Torino, Utet, 1976, p. 335. 149. Valeriu Maximu, cit., p. 174. 150. La Istoria di Eneas, cit., p. 103. 151. Ivi, p. 107. 152. Ivi, p. 103. 153. Ivi, p. 105. 154. Sposizione del Vangelo, cit., p. 107. 155. La Istoria di Eneas, cit., p. 82. 156. Ystoria di sanctu Amaturi, a cura di M. Del Giudice, in « Bollettino del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani », xvii 1992, pp. 23-66, a p. 49. 157. Il ‘Caternu’ dell’abate, cit., p. 178. 158. La Istoria di Eneas, cit., p. 106. 159. Valeriu Maximu, cit., p. 201. 160. Sposizione del Vangelo, cit., p. 135. 161. Ordini di la confessioni ‘Renovamini’, cit., p. 17. 162. Ivi, p. 63. 163. Ivi, p. 131. 164. Libru di lu transitu, cit., p. 60. 165. G. De Gregorio, Il codice De Cruyllis-Spatafora, cit., p. 596. 166. Il ‘Thesaurus pauperum’, cit., p. 79. 167. Ivi, p. 14. 168. Ivi, p. 24. 169. Ivi, p. 51. 170. Ivi, p. 70. 171. Ivi, p. 87 172. Ivi, p. 90. 173. Ivi, p. 107. 174. Sposizione del Vangelo, cit., p. 135. 175. Ivi, p. 72. 176. Libru di lu transitu, cit., p. 4. 177. G. Longobardi, A Case of Construct Case in Romance, in Scritti linguistici e filologici in onore di Tristano Bolelli, a cura di R. Ajello e S. Sani, Pisa, Pacini, 1995, pp. 293-329; Id., Formal Syntax, Diachronic Minimalism, and Etymology: the History of French ‘chez’, in « Linguistic Inquiry », xxxii 2001, pp. 275-302.
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“genitivo” apreposizionale in volgare siciliano 178. N. Vincent, The Emergence of C-Structure: Prepositions from IE to Romance, in « Linguistics », xxxvii 1999, pp. 1111-53. 179. N. Vincent-K. Börjars, Stating your Case, paper delivered at the 1st Mediterranean Morphology Meeting, Lesbos 1997. [sic??] 180. R. de Dardel, La syntaxe nominale en protoroman et ses implications sociolinguistiques, in « Revue de Linguistique Romane », lviii 1994, pp. 5-37. 181. CLPIO, p. clxxvi. 182. Ivi, p. lxxxix.
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