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Dr Zanolli

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Molino Denti

Molino Denti

LE AZIENDE INFORMANO

DR. ZANOLLI SRL Via Casa Quindici, 22 - 37066 Caselle di Sommacampagna Verona - Italy

Tel. +39 045 8581500

Zanolli torna al Campionato Mondiale della Pizza 2022

Il sodalizio tra Zanolli e il Campionato Mondiale della Pizza di Parma è ormai diventato un rapporto simbiotico. La passione comune per la Pizza quale alimento a forma di mondo e la vocazione a diffonderne la cultura su scala internazionale sono le basi di una collaborazione che dura da molti anni. Nel 2022 la presenza di Zanolli al Campionato rappresenta un’ulteriore tappa del 70° anniversario dell’azienda veronese. A Parma i forni Zanolli saranno il braccio destro di pizzaioli e pizzaiole che si cimenteranno con le tecniche di cottura senza glutine. Il livello di questa categoria è cresciuto esponenzialmente negli anni e il forno Citizen PW con pannello digitale è la soluzione che permette di concentrarsi sull’alchimia dell’impasto con la certezza di ottenere un risultato di cottura impeccabile.

Un’altra categoria particolarmente emozionante che vedrà in uso i forni Zanolli è quella della Pizza a Due: un dialogo d’intesa tra pizzaiolo e chef per la creazione di una vera pizza d’autore. Lavoro di squadra e polivalenza sono valori cardine per Zanolli. Per questa sfida l’azienda metterà a disposizione i forni Teorema Polis, top di gamma e ideali per cotture precise e sofisticate.

In un’arena così prestigiosa non poteva mancare AVGVSTO, l’imperatore dei forni. L’iconico forno elettrico a cupola di Zanolli, oltre ad assicurare cotture di alto livello a consumi contenuti per ogni tipo di pizza, impreziosisce il locale e contribuisce a trasmettere l’atmosfera che si vuole evocare, che sia essa tradizionale, contemporanea, industrial, deluxe.

Il Campionato Mondiale di Parma è una piattaforma autorevole in cui la pizza mostra la sua duplice natura di alimento che unisce l’umanità e al contempo accende le sfide più entusiasmanti.

Condivisione e competizione, due volti dello stesso spirito. Due principi che dal 1952 guidano Zanolli nell’ideare e creare forni da pizza dedicati alla Pizza.

MENGOZZI E PRIMICERI

La grande svolta si ebbe all’inizio degli anni ’80 quando il romagnolo Luigi Mengozzi e il milanese Antonio Primiceri il 26 gennaio 1981 fondarono a Milano l’Apes (Associazione Pizzaioli Europei e Sostenitori), con lo scopo di avviare dei corsi per la preparazione di pizzaioli professionisti. Nel 1983 Mengozzi pubblicò il primo volume didattico per i corsi che ebbero inizio l’anno dopo a Milano. Il merito principale va sicuramente alla grande passione e all’amore per la pizza di “Luisin” Mengozzi che già a metà degli anni ’70 aveva aperto a Meldola (Forlì) una pizzeria da ben 300 posti, facendo parlare di sé tutto il mondo della pizza e della ristorazione italiana, oltre che alla capacità manageriale e organizzativa di Primiceri.

1981

Questa iniziativa era di fatto svincolata da quanto avveniva in Campania, anche se le tecniche di impasto, le tipologie di farciture e le tecniche di cotture si ispiravano alla tradizione della pizza napoletana. Subito dopo, il ristoratore friulano Gabriele Marchesin, fra i pionieri dello sviluppo di Porto Santa Margherita di Caorle, innamorato della pizza, installò un forno nel suo ambiente e cominciò a servire la pizza agli ospiti della bella località turistica (e fu così che chi scrive, circa 40 anni fa conobbe Gabriele Marchesin). La notizia, grazie alla stampa, si diffuse immediatamente e sia Primiceri che Mengozzi arrivarono a Caorle prendendo contatti con Marchesin, allora supportato da un ragazzo, Graziano Bertuzzo, che aveva da poco appreso l’arte della pizza e nel 1985, auspice i due personaggi milanesi, si tenne a Caorle un’anteprima di quello APES che diventerà col tempo il Cam pionato Mondiale della Pizza. 1985 La manifestazione ebbe una certa risonanza nazionale e Gabriele Marchesin, cui si era unito un altro innamorato della pizza, Enrico Famà, decisero di aprire assieme nella località balneare veneziana una scuola di pizza, chiamando dapprima un docente dell’Università di Padova, esperto di farine ed impasti, quale consulente nel lavoro preparatoria. E, quando tutto fu pronto, ebbero inizio i primi corsi per giovani aspiranti pizzaioli, chiamando docenti esterni e affidandosi per la parte pratica dapprima a Marchesin e Bertuzzo, poi al solo Bertuzzo che divenne il responsabile tecnico della scuola. Poco dopo fu realizzato da chi scrive e da Enrico Famà un manuale storico-didattico, che ebbe un buon successo in tutta Italia.

ANTEPRIMA DEL CAMPIONATO MONDIALE DELLA PIZZA

IL CAMPIONATO MONDIALE DELLA PIZZA

Nacque nel contempo anche questa rivista per unire i giovani pizzaioli, come organo di informazione e formazione continua e per promuovere il Campionato Mondiale della Pizza, che cominciò ad essere celebrato tutti gli anni, il primo a Meldola, da “Luisin” Mengozzi, poi a Castrocaro Terme, quindi a Viareggio, poi per diversi anni a Salsomaggiore Terme e, da alcuni anni, a Parma, città nella quale, dopo la pausa forzata per la pandemia, torna quest’anno con grande successo di adesioni internazionali. Nell’ultimo decennio del secolo scorso, la Scuola Italiana Pizzaioli di Caorle si consolidò anche con corsi di riqualificazione e specializzazione, preparò numerosi formatori e si diffuse in tutta Italia e anche all’estero, preparando professionalmente molte centinaia di nuovi pizzaioli. La Scuola per pizzaioli sorta a Caorle fu come un vento nuovo che portò il messaggio non solo in tutta Italia ma anche all’estero, in Europa e fin degli USA, dove sorsero nuove scuole, spesso legate a mulini o a produttori di forni per pizza, diffondendo una nuova cultura della pizza con risultati molto positivi, tanto che attualmente la pizza è entrata anche nei ristoranti stellati. Rileggendo la storia, specie da chi, come lo scrivente, l’ha vissuta dall’inizio, conoscendo tutti i personaggi citati e molti altri artefici del nuovo corso, si trae una convinzione che resta fondamentale. Oggi non basta più affiancare un pizzaiolo esperto per diventare bravo pizzaiolo, perché si può imparare la tecnica manuale, certo fondamentale, ma le conoscenze merceologiche, storiche, culturali che sono ciò che caratterizza un grande pizzaiolo si apprendono solo frequentando con impegno una scuola, leggendo i manuali e i libri di settore, seguendo con attenzione le lezioni degli esperti. Per essere pizzaiolo, infatti, non basta come in passato acquisire le conoscenze del padre pizzaiolo, perché in questi ultimi decenni la scienza e la tecnica hanno compiuto passi da gigante. Per limitarci a qualche esemplificazione, le farine sono totalmente cambiate rispetto al passato, perché sono cambiate le varietà di grano prodotte; per le farce ci sono numerosi prodotti nuovi; è cambiato il gusto e sono cambiate le esigenze dei consumatori. Per questo oggi le Scuole per pizzaioli – in Italia ce ne sono diverse serie, ben organizzate e qualificate – sono la base da cui partire per iniziare la professione.

OGGI NON BASTA PIÙ AFFIANCARE UN PIZZAIOLO ESPERTO PER DIVENTARE BRAVO PIZZAIOLO

In cinquant’anni il mondo della pizzeria è davvero cambiato, come non era mai successo nei secoli precedenti e ciò grazie anche alla globalizzazione, come del resto avviene in tanti altri settori, per cui o si è culturalmente e professionalmente preparati, o non si va da nessuna parte, L’entusiasmo e la buona volontà da soli non bastano più, come non è più sufficiente il sapere e il saper fare dei padri; ci vuole cultura e seria preparazione professionale. Questo ci insegna l’evoluzione delle scuole per pizzaioli da Luigi Mengozzi e Antonio Primiceri in poi.

Tutti in classe!

di David Mandolin“Non si finisce mai di imparare!”

ra la frase con la quale i miei genitori cercavano di instillarmi l’amore per lo studio e di farmi andare a scuola con gioia, con la voglia di apprendere e con la consapevolezza che avrei dovuto imparare sempre, per tutta la vita. Nelle prossime pagine troverete il pensiero ed i ragionamenti di persone e realtà associative che hanno dedicato la loro vita alla formazione ed all’insegnamento, e l’antico monito della mia infanzia ha trovato in loro un riscontro concreto. Sono tutti professionisti i quali prima che insegnanti sono allievi, e dall’apprendimento di nozioni, tecniche ed informazioni sempre nuove traggono linfa vitale per insegnare agli altri, oltre che per migliorarsi. Un viaggio bellissimo tra persone che hanno fatto dell’amore e della passione per la formazione parte della loro vita.

Graziano Bertuzzo

RESPONSABILE TECNICO SCUOLA ITALIANA PIZZAIOLI

“La Scuola nasce per capire sempre di più quel prodotto che ho iniziato a fare fin da bambino; volevo vedere se ci fosse qualche maestro che mi potesse dare indicazioni sul lavoro che iniziavo ad imparare. Ho iniziato a 12 anni con la classica gavetta (taglio della mozzarella, riempire il forno di legna, tutti quei lavori che il mio maestro non aveva tempo per fare). Ho iniziato a capire meglio verso i 16/17 anni quando, finite le scuole medie e visto che la passione per lo studio non era molta, ho iniziato veramente a prendere questa strada. Vedevo una luce di fronte a me - pensando a questo mondo e a questo settore - e questo mi ha spinto a cominciare seriamente. Volevo sapere di più, essere stimolato da insegnamenti sempre nuovi e soprattutto mi sono reso conto che insegnando a Scuola e frequentando scuole hai sempre un valore aggiunto sul lavoro. Scuola Italiana Pizzaioli nasce con il corso base – come se fosse la prima elementare – e ti fa capire tante cose fondamentali ed essenziali. Ti permette di avere delle informazioni e conoscenze per poter iniziare a lavorare bene e a testa alta.”

Gli allievi in questi anni. Hai notato differenze? Un’evoluzione?

“Sono 50 anni che faccio pizza ed all’incirca ogni 10 anni ho visto sviluppi, ricerche, modi di lavorare diversi e soprattutto il cliente è cambiato, e noi dovevamo cambiare col cliente, per essere al passo con quello che cresceva attorno a noi. Ma gli stessi obiettivi dell’allievo sono cambiati. Anni addietro si pensava esclusivamente all’impasto, alle farine mentre ora non ci si può più permettere questo, ci vuole preparazione tecnica a 360”. Perché hai dedicato la tua vita all’insegnamento?

“Perché non mi sono mai posto dei limiti ed orizzonti temporali. Non ho mai pensato: “lo faccio per qualche tempo e poi basta”. Io ci sono nato dentro e sono sempre andato avanti con lo scopo di imparare dagli altri, strada facendo e di costruire gruppi di ragazzi con cui dialogare e crescere assieme. Poi sai, ho anche il tempo – visto il mio lavoro – e la possibilità per confrontarmi con tecnici, agronomi, esperti di questo settore e mi piace fare ricerca, imparare e trasmettere affinché la pizza sia sempre più buona!” Chi sono i principali fruitori?

“Abbiamo sempre avuto una forte inclinazione ad accogliere studenti provenienti dall’estero, questi due ultimi anni hanno sovvertito completamente il trend in termini di richieste avvicinando di più l’utenza italiana: l’italiano che si rivolge a noi per i “beginners” ha un’età media di 35-40 anni e spesso frequenta i nostri corsi perché desidera concedersi una seconda opportunità professionale. Operando inoltre con sedi in tutto il mondo, riceviamo da alcuni paesi moltissime richieste: Francia e Polonia in primis in Europa, e sicuramente il Brasile sono le sedi che hanno ripreso prima di altri a fare formazione.”

Perché dovrei scegliere di formarmi da voi?

“La prima cosa che diciamo ad un allievo che si rivolge a noi è che Scuola Italiana Pizzaioli fa formazione dal 1988 ed i Master Istruttori di Scuola Italiana Pizzaioli sono docenti professionisti, selezionati attraverso un lungo percorso di formazione altamente qualificato e certificato. La nostra offerta formativa spazia da corsi per chi non ha esperienza nel settore e desidera approcciare al mestiere del pizzaiolo in maniera professionale a corsi a più livelli per professionisti. “

Quali sono le richieste che arrivano oggi al mondo della formazione? Quali i corsi più gettonati?

“La tendenza sempre più frequente è la richiesta di formazione “cucita su misura” per rispettare le esigenze del cliente. Le richieste spaziano da approfondimenti specifici sull’utilizzo ottimale delle farine e la realizzazione di impasti con i prefermenti, alla realizzazione di un menu e relativo food cost. I corsi più gettonati riguardano il mondo della panificazione: pizza in pala, pinsa, padellino, focaccia sono quelli che ad oggi hanno più appeal rispetto ad altri.”

Che evoluzione prospettate per la Scuola?

“Nei progetti futuri abbiamo in programma la realizzazione di corsi On-demand per Sedi estere, il potenziamento delle attività formative con le nostre aziende Partner e la messa a punto di una piattaforma digitale per la gestione dei corsi”.

Stefano Auricchio

DIRETTORE GENERALE

A.V.P.N.

“L’Associazione nasce con l’obiettivo di diffondere la vera pizza napoletana in modo professionale. Già nell’87 fu organizzato un primo corso e da li sono nati alcuni personaggi come Caporuscio, uno dei primi americani che veniva in Italia a formarsi e che negli Usa ha avuto grandissimo successo. Così come Steve Jobs aprì Apple in un garage, noi facemmo il primo corso con un forno a legna montato fuori da un garage! Oggi siamo arrivati ad avere 10 tipologie di approfondimenti diversi, quasi una business school ed un corso professionale che ormai fa 200 formati all’anno solo a Napoli. Come studenti globali annui siamo sui 1500, senza contare gli studenti derivanti dalla “web school”: corsi professionali in diretta che contano circa 400 corsisti annui.”

pizza. L’Associazione ha disvelato – come il vaso di Pandora – che non c’è un vero segreto ma solo la tecnica e la passione che ci puoi mettere.”Scuola ed Associazione sono contestuali?

“La scuola segue la nascita dell’Associazione, non è contestuale ad essa. Inizialmente si perseguì la strada di affinare ed affermare i valori del Disciplinare e, man mano che si procedeva in tal senso, ci si rese conto che in molto casi, non si conoscevano le procedure. Poiché il Fondatore Antonio Pace – attuale Presidente – si era dato come obiettivo quello di diffondere metodo e procedure “con l’orologio”, da li nacque la necessità di fare formazione. In Italia i corsisti sono per l’85% stranieri e all’interno di questa percentuale un 70% è rappresentato da imprenditori che vogliono aprire la pizzeria con metodo napoletano. Di statunitensi ne vediamo pochi, perché negli Usa c’è una sede storica e si formano la. Vediamo molti sudamericani, asiatici e chiaramente europei. Dal mondo arabo ci sono singole unità che si affacciano, anche con storie molto affascinanti.” Perché dovrebbero formarsi da voi?

“Perché il metodo che noi utilizziamo è il metodo con il quale le pizzerie storicamente hanno sempre lavorato ed è quello che ti permette di realizzare professionalmente la pizza napoletana nel miglior modo possibile. Diventi un professionista grazie a noi; non raccontiamo folclore ma un metodo di produzione, selezione degli ingredienti, tempistica di lavorazione ed attrezzature da utilizzare nel modo migliore. Nei 9 giorni del base, assieme agli altri 9 di approfondimento ed ai 7 di pratica dedicata, sviluppi un percorso che ti porta ad essere un professionista; più o meno veloce – chiaramente - ma dietro al banco uscirà una pizza napoletana secondo i canoni della tradizione. All’interno dell’offerta formativa poi, se allarghiamo lo sguardo, c’è quella dell’arte bianca: pizza in teglia, in pala, il panettone, i lievitati, il lievito madre. C’è un corso – cui il Presidente Pace è molto affezionato – sul riutilizzo dell’impasto e contro gli sprechi. Saggezza che ci viene dal passato e che è giusto riproporre in chiave anti spreco e sostenibile. Si era più attenti al residuo e non si sprecava, e si valorizzava il proprio lavoro, perché le materie prime avevano un costo gestibile in confronto alla fatica che c’è dietro il lavoro del pizzaiolo.”

Che ruolo hanno gli associati all’interno del progetto formativo?

Sono per noi da un lato degli istruttori, dall’altro degli “ospitanti stagisti” perché l’esperienza che hanno accumulato gli fa essere ottimi docenti – naturalmente per chi sa insegnare – e poi dopo l’esperienza in azienda diventano “scuole di vita”. Tutti per l’obiettivo di diffondere la cultura della vera pizza napoletana e per superare quello che un tempo era un po’ visto come un qualcosa di prezioso da nascondere, il segreto della lavorazione della Quali sono i progetti futuri?

“Innanzitutto l’evoluzione la vediamo nell’organizzazione con l’apertura di altre scuole: la prossima sarà ad Atlanta, un’altra in Turchia e quasi sicuramente per fine anno una in Egitto. Da un punto di vista formativo e dei contenuti la programmazione di un corso di business per pizzeria. Troppi pizzaioli sono concentrati – comprensibilmente - sull’impasto e sul lavoro quotidiano e tralasciano comunicazione, organizzazione, gestione, controllo dei costi, l’impresa insomma. E riteniamo che se anche se non lo fai direttamente tu debba avere le conoscenze di quella che è l’impresa che ruota attorno a te; è la base del successo. Bisogna imparare a delegare alle persone giuste la cura dei propri affari, ma per fare questo che devi conoscere quello che accade attorno a te.”

PRESIDENTE Angelo Iezzi

A.P.I.

“Io ho iniziato ad avvicinarmi al mestiere quando avevo 13 anni, artigianalmente. Ero un ragazzino e ricordo che quand’era il momento di vedere le cose importanti, come ad esempio gli impasti, mi mandavano in giro con qualche scusa… nessuno ti insegnava, e ci soffrivo, e mi venne pian piano la fantasia di aprire una scuola. Poi, come tutte le cose che pensi da ragazzino, le si accantona un po’… inizio il mio percorso di lavoro e nel frattempo già iniziavo ad insegnare a qualche ragazzo che mi chiedeva di imparare il mestiere. Il tempo passa, il movimento cresceva e ci si trovò in una combinazione favorevole in cui si incrociarono aziende di farine, di forni e ci ritrovammo a fare il primo corso nel ‘92 a Roma. Da là è partito tutto, oggi siamo quasi in tutto il mondo.

Si faceva almeno un corso al mese, dai 10 ai 30 ragazzi e, passo dopo passo, abbiamo iniziato a progredire. In Italia tutte le sedi riescono a lavorare mentre, se devo parlare di quelle che sento più di rappresentanza nel mondo, dico Dubai e New York. Dubai è interessante perché lavorare con il mondo arabo non è facile, e noi siamo entrati all’interno di una delle 10 scuole di cucina più importanti al mondo, la Icca. È stato un processo graduale ma pian piano abbiamo ingranato, con tecnologie e materie prime italiane: abbiamo uno spazio dove facciamo formazione; teniamo un corso introduttivo in 11 giorni ove affrontiamo i 3 tipi di pizza alla romana ovvero tonda romana, pala e teglia. In seguito, se si vuole, si può approfondire con 5 o 6 giorni uno di questi 3 prodotti.” Perché si dovrebbe scegliere la vostra scuola tra le altre?

“Innanzitutto sono contento ci siano tante scuole perché, anche se sicuramente vi sono scuole più o meno buone, oggi un ragazzo che si avvicina al mestiere è bene che studi, visto che dobbiamo preparare da mangiare per le persone. Ben vengano le scuole. Per quello che riguarda noi, se pensiamo ai pizzaioli che sono già professionisti, ti posso fare il paragone con i medici (e tutti gli ordini professionali, in verità, ndr) che, per aggiornamento costante, devono frequentare i congressi: per noi vale lo stesso principio. Teniamo aggiornati i professionisti, siamo collaudati e possiamo avvalerci di tante collaborazioni per innovare e proporre docenze sempre aggiornate. Poi, è chiaro che ci sono anche realtà formative che ti possono deludere ma questo fa parte di come va il mondo in generale. Io sono anti social ad esempio, non mi piace perché non c’è contradditorio e questi strumenti aumentano la possibilità di sembrare quello che in realtà non si è… alla fine puoi comunicare come vuoi ma devi saper insegnare veramente. Noi abbiamo 30 anni alle spalle di lavoro e formazione. Quando abbiamo cominciato non c’era davvero nulla, ed è stato tutto da costruire con entusiasmo; possiamo onestamente dirlo che noi “vecchi” (tutti in generale) abbiamo costruito il settore, sia nella formazione che nelle manifestazioni e nelle gare. E penso che questo percorso di divulgazione del mestiere sia stato davvero positivo per il comparto tutto. Poi è chiaro che cambia il metodo, cambiano le esigenze, si sono fatte largo le intolleranze ed i nuovi impasti, nuove farine ma le basi le abbiamo messe tanti anni fa.” Qual è il corso più richiesto?

“Penso che il focus formativo più richiesto negli anni – e anche quello che è esploso più velocemente di tutti – sia stato quello sulla teglia romana. La pizza romana è diventata in pochissimo tempo un brand in tutto il mondo, la teglia romana in particolare.”

Come vedi la scuola in futuro? Dove sta andando?

“Penso che andrebbero un po’ educati i ragazzi. Perché ritengo manchi un po’ l’educazione al lavoro, alla fatica, l’abitudine al rigore. Parlo dei maschi, la donna pizzaiola invece è diversa: più inquadrata, precisa, rigorosa. Molti dei ragazzi sono svagati, e questo andrebbe detto ai genitori; insegnare loro a rispettare il lavoro. Le scuole – chi più chi meno – ti insegnano quello che ti devono insegnare, ma la voglia e la cultura del lavoro si sono un po’ perse.”

Una p ogni gusto!

Sergio Miccù

PRESIDENTE

Come e perché nasce la vostra scuola e qual è l’evoluzione che immaginate nel tempo?

A.P.N.

“La Pizzaiuoli School nasce da un'esigenza: tramandare nel tempo l'arte del pizzaiuolo napoletano divenuta patrimonio Unesco. Quel codice di conoscenze che attiene agli antichi saperi del popolo partenopeo che fino ad oggi sono state trasferite di padre in figlio e che rischiano altrimenti di andare perduti nel tempo. Considerata però la vigente normativa relativa alla sicurezza alimentare, nonché il protocollo Stg che fa della pizza napoletana una Specialità Tradizionale Garantita, era anche necessario abbinare alla pratica di gesti e riti di questo mestiere anche una parte teorica con le principali regole da seguire. Non ci si improvvisa pizzaiuoli e ancor meno ci si può improvvisare pizzaiuoli napoletani. Nulla si ottiene senza studio e senza sforzo. La formazione è una cosa seria e non è possibile che oggi qualunque pizzaiuolo invece di sfornare pizze si senta autorizzato a salire in cattedra e sfornare nuovi pizzaiuoli. Chi dice se un pizzaiuolo ha l'attitudine all'insegnamento? Chi stabilisce che un pizzaiuolo ha quelle competenze che lo rendono maestro? L'improvvisazione fa male a tutta la categoria. I nostri corsi hanno la garanzia dell'Apn, l'Associazione dei Pizzaiuoli Napoletani. Noi abbiamo realizzato un percorso che parte dalle conoscenze basilari per poi arrivare ad una formazione specialistica.”

Chi sono i principali fruitori? Italiani o esteri?

“Sono ragazzi seri che hanno voglia di studiare realmente e non inseguono la falsa chimera di un titolo qualunque per accorciare i tempi e mettersi a fare pizze. Come in ogni lavoro c'è bisogno di sacrifici e di competenze che si possono acquisire solo con un corso completo. Abbiamo avuto studenti stranieri ma molto più di frequente formiamo giovani italiani che poi, grazie ai nostri corsi, hanno avuto successo all'estero.”

Perché un professionista dovrebbe scegliere di formarsi da voi?

“Ai professionisti sono riservati Master che dedichiamo all'approfondimento su singoli aspetti, come, ad esempio, il senza glutine. La nostra offerta formativa va dal Corso completo per diventare pizzaiuolo professionista (che è appunto rivolto a chi si voglia approcciare a questa professione) sia ai pizzaiuoli che già lavorano ma che, ad esempio, vogliano acquisire una conoscenza più dettagliata su di un determinato argomento: pizza fritta, food cost, etc...In più hanno l'occasione di confrontarsi con colleghi sulle varie tecniche. Non va trascurato poi il disciplinare Stg che contiene misure ben specifiche per la realizzazione della pizza.”

Qual è la vostra offerta formativa e chi sono i vostri formatori?

“I corsi vanno dalle tecniche dell’impasto, alla lievitazione, alla cottura. Un'offerta completa che consente di avere una formazione tale da poter accedere a qualunque realtà lavorativa di settore. Le lezioni, tenute da importanti maestri pizzaiuoli, sono prevalentemente pratiche, dedicate alla tecnica e alla manualità, ma non mancano aspetti teorici relativi a principi nutrizionali e normativi. È previsto un accompagnamento al lavoro. Il 90% degli allievi che aveva dichiarato di iscriversi con l'obiettivo di trovare poi uno sbocco nel mondo pizza è effettivamente entrato nel mondo del lavoro. Il corpo docente è composto principalmente da illustri maestri pizzaiuoli dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, oltre che da professionisti del settore e docenti universitari.”

Quali sono le richieste che arrivano oggi al mondo della formazione? Quali i corsi più gettonati?

“Il corso base per diventare pizzaiuolo: 160 ore di full immersion nella professione.”

Quali altre iniziative avete in programma?

“Come APN abbiamo avviato una importante iniziativa che è connessa a Procida Capitale della Cultura 2022 e che ci accompagnerà per tutto l'anno. Si tratta di un contest, al quale possono iscriversi gratuitamente i pizzaiuoli di tutto il mondo. Avranno la possibilità di creare una pizza utilizzando, per il condimento, i prodotti tipici dell'area flegrea inclusa in "Procida 22", dal pomodoro cannellino flegreo al limone procidano. In tutto il mondo si svolgeranno eventi per la selezione della ricetta top e poi, a settembre, ci sarà la grande manifestazione conclusiva sull'isola di Procida.

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