N.09 – Settembre 2016
Ayurveda e nutrimento di Paolo Polizzi Secondo l’Ayurveda il cibo costituisce uno dei pilastri della salute, insieme al sonno ed alla moderazione o astinenza sessuale. Le origini di questa antichissima scienza medica sono sconosciute e si ignorano il luogo ed il momento in cui ebbe inizio e si diffuse in India. I primi scritti sembrano risalire a oltre tremila anni fa ma sembra che questi siano stati preceduti da una lunga tradizione orale perpetuata in ambito medico. I testi più antichi ed autorevoli sull’argomento sono il “Caraka Samhita” per gli argomenti medici ed il “Susruta Samhita” per la chirurgia. L’obiettivo preminente dell’Ayurveda è quello di prevenire i disturbi e promuovere la salute ma è previsto l’uso di numerosi rimedi da riservare alle situazioni di malattia conclamata. Scegliere gli alimenti più adatti alla propria fisiologia secondo gli insegnamenti contenuti nell’Ayurveda è alquanto semplice : in natura si distinguono tre caratteristiche di base denominate Vata, Pitta e Kapha (in sanscrito definite Dosha) e queste sono presenti in misura diversa in ogni essere vivente, in ogni alimento, ambiente, clima, stagione, età, orario e in qualunque altro aspetto dello spazio-tempo in cui viviamo. Pochi aggettivi facili da memorizzare identificano in essenza questi tre dosha. In particolare Vata è definito secco, sottile, freddo, chiaro, duro; Pitta è caldo, acuto, liquido e untuoso, acido e piccante; Kapha è pesante, freddo, viscoso, dolce e stabile. Così ad esempio un individuo con costituzione Vata sarà caratterizzato dalla magrezza (secco, sottile) ed il Kapha al contrario tenderà ad essere robusto (pesante).
Lo stesso criterio si applica al cibo che viene classificato come Vata se presenta i caratteri di freddezza, secchezza e durezza (come ad esempio un cracker), mentre è classificato come Pitta se è prevalentemente caldo, untuoso, acido e piccante (come ad esempio la frittura ed il peperoncino). A questo punto si possiedono gli elementi indispensabili per comprendere su quale base effettuare la scelta idonea in campo alimentare. Per l’Ayurveda vale il principio della legge di similarità e differenza (samanya vishesha siddhanta), ovvero per mantenere l’equilibrio tra i dosha bisogna evitare che i “simili aumentino i simili” e quindi in generale un individuo Vata deve tendere a ridurre dalla propria dieta gli alimenti Vata, specialmente se anziano (quindi in età Vata) e se vive in ambiente ventoso, freddo e secco (ovvero in un clima Vata) altrimenti l’eccessiva sommatoria algebrica dei valori Vata in questo caso potrebbe indurre o aggravare la comparsa di uno o più degli 80 disturbi Vata riportati nel Caraka Samhita e rappresentati complessivamente dalle malattie oggi definite nervose e cardiovascolari. Diversi testi in lingua italiana sintetizzano magistralmente questo argomento. Tra essi va ricordata l’antologia del Caraka Samhita prodotta dal dottor E. Iannaccone, “Ayurveda. La scienza della pienezza della vita” , edito da Tecniche nuove nel 2002 i cui argomenti sono dello stesso genere degli esempi sopra citati ed introducono il lettore al mondo dell’India classica e della medicina che la tradizione considera un dono divino. Altro testo di riferimento sullo specifico argomento della alimentazione dal punto di vista dell’ayurveda è quello del naturopata e omeopata E. Schrott “La cucina dell’Ayurveda” edito da Tecniche nuove nel 2000, in cui vengono descritte oltre 200 ricette. Di notevole interesse pratico è l’ultimo capitolo di questo libro che riporta un test di autovalutazione costituito da