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N.2 – Febbraio 2017

amministrativi. L’autore sottolinea il fatto che nell’antichità l’esperienza pratica sul campo veniva considerata una qualifica primaria per uno storico, pena una visione semplicistica delle situazioni critiche e la prevalenza delle impressioni personali invece della conoscenza dettagliata della realtà, magari modellandola in base alle aspettative dell’autorità che si desidera compiacere.

EXPLORATIO: gli 007 dell’antica Roma di Paolo Salvatore Polizzi I romanzi storici ed i film hollywoodiani sull’antica Roma tendono ad esaltarne l’aspetto organizzativo della macchina militare e l’astuzia dei singoli protagonisti sullo sfondo degli scontri con i “barbari”di turno incontrati nella graduale espansione in territori sconosciuti. Vi è però un aspetto fondamentale in epoca classica come lo è ancora oggi ed è quello dell’intelligence che tende ad essere trascurato. La forza muscolare dell’esercito romano, senza l’integrazione della vista e dell’udito, qui rappresentati dal servizio informativo, sarebbe servita a poco sia nei secoli delle conquiste come nei successivi periodi di consolidamento delle frontiere. Da sempre le informazioni sono un prerequisito fondamentale per ogni struttura di potere. Gli elementi certi sull’argomento, cioè le testimonianze scritte e le prove archeologiche, sono disponibili in libri specialistici come “Exploratio” di Norman Austin e Boris Rankov pubblicato nel 1995 dalla casa editrice inglese Routledge che ripercorre la storia dello spionaggio nell’antica Roma, la sua comparsa ed il progressivo sviluppo del sistema informativo politico e militare messo in atto nel periodo compreso dalla seconda guerra punica alla battaglia di Adrianopoli. Austin in qualità di docente di studi classici alla Massey University ma con un passato nel servizio di Intelligence della Rhodesia ha curato i capitoli sulla operatività del sistema mentre Rankov, professore presso l’università londinese Royal Holloway ne ha seguito prevalentemente gli sviluppi storici e

Per questo motivo gli autori scelgono come fonti alcuni storici e comandanti come Cesare, Tacito, Cassio Dione e Ammiano Marcellino che nelle rispettive epoche e circostanze storiche hanno fatto esperienza personale con attività di tipo spionistico. Naturalmente Rankov e Austin hanno attinto in parte anche ad altri autori classici come Polibio per il contributo sugli aspetti politici e diplomatici dei conflitti e Cicerone che grazie alle sue lettere fornisce uno spaccato sui diversi tipi di informazione che potevano confluire in un quartier generale romano. Austin rimane critico verso gli storici definiti “da salotto” come Velleio Patercolo e Giuseppe Flavio che semplificando le loro esperienze le hanno riportate in modo vago e impreciso. Austin accenna al “Ciclo dell’Intelligence” attraverso il tipico schema con cui viene gestito l’insieme dei dati di varia natura, apparentemente scollegati, la loro progressiva elaborazione ed infine la trasformazione in “informazioni” utili al decisore politico o militare.


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