N.10 – Ottobre 2017
I signori del cibo di Paolo Salvatore Polizzi
Una mano afferra una confezione di concentrato di pomodoro in offerta speciale e con movimento quasi automatico la ripone nel carrello della spesa che lentamente avanza tra gli scaffali dell’ipermercato tra irresistibili cartellini con prezzi ribassati e inevitabili interrogativi sull’origine e la natura di tanta abbondanza e varietà di cibo a basso costo. Trovare una risposta a questa e altre domande simili non è semplicissimo. Chi si inoltra su questi argomenti e desidera fare chiarezza deve necessariamente possedere una buona dose di pazienza e ostinazione per superare il riserbo delle imprese produttrici e seguirne il dipanarsi degli accordi che si intrecciano lungo i continenti della Terra, ricostruendo le fasi di trasformazione e trasporto degli alimenti. Per questo motivo l’indagine di Stefano Liberti sull’industria alimentare riportata nel libro “I signori del cibo”edito nel 2016 dalla minimum fax è davvero preziosa. Nel suo reportage viene magistralmente narrato il percorso di quattro comuni prodotti alimentari compresi nella dieta umana che dopo aver percorso migliaia di chilometri e subito diversi processi di trasformazione, giungono nel negozio sotto casa in colorate e vistose confezioni. Liberti ha collezionato informazioni sulla filiera dei suini, della soia, del tonno e del pomodoro concentrato percorrendo i continenti della terra per circa due anni, collegandoli alle vicende ed ai profili di alcuni degli sconosciuti protagonisti della trasformazione in atto ed alle possibili conseguenze locali e globali.
L’autore mostra in modo concreto come le attività della produzione agricola, dell’allevamento e della pesca a livello mondiale si stiano inesorabilmente concentrando nelle mani di poche società multinazionali integrate tra loro e in grado di raggiungere un livello di efficienza produttiva e una riduzione dei costi tale da travolgere la produzione locale. Liberti considera questo modello di produzione degli alimenti sproporzionato rispetto alle capacità di recupero della natura ed usa il termine di “Aziende Locusta” per tradurre con un’immagine efficace le conseguenze che queste hanno sugli ecosistemi e sulla società. Le comparsa dei giganti della produzione alimentare riconosce diverse cause, tra le quali la recente crisi economica globale che ha indotto la finanza a ridurre i rischi ed investire in un settore più sicuro com’è quello delle filiere alimentari. Nel libro si chiarisce come ad esempio alcune banche europee e americane, il governo cinese, la casa automobilistica Mitsubishi hanno scelto di dirottare risorse e capitali per permettere la massima espansione di alcune coltivazioni e allevamenti al fine di ottenere il massimo profitto. Le multinazionali alimentari che ne beneficiano possono così espandersi e collegare le reciproche attività a danno della piccola concorrenza locale, conquistando in breve un oligopolio o monopolio in alcuni settori attraverso una produzione