Pino Scaglione
SPOSTAMENTI INTELLIGENTI VERSO NUOVI PAESAGGI ECOLOGICI
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a cura di Gaia Sgaramella
collezione
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muoversi con intelligenza pino scaglione
A lato, BMW I3 Electric Car, dettaglio del design e del suo sistema di ricarica elettrica
La sfida degli anni che verranno, per i luoghi, per le infrastrutture, per chi abita e si muove sul pianeta, sarà ancora più sorprendente e densa di innovazioni. Il tema degli spostamenti, del muoversi, del collegare, del progettare e ripensare infrastrutture, strade, ferrovie, linee metropolitane e funivie, sarà fortemente orientato dalla tecnologia, dalla “smartness”, ovvero dalla capacità di sfruttare le intelligenze artificiali e i dispositivi per usare al meglio e in tempi più rapidi i nostri modi di spostamento, e non solo. Tutto questo ci obbliga -oggi per il futuro- ad una serie di riflessioni ancora più articolate, che riguardano il ruolo che avranno nei prossimi anni i progettisti, gli urbanisti, tecnologi e ingegneri, i designers, quella estesa schiera di protagonisti del mondo della riflessione e progettazione, della ricerca e innovazione, intorno allo spazio che cambia, si dilata e si estende nelle sue forme virtuali, piuttosto che fisiche, e che rimandano ad una immagine di infinito, di qualcosa che non ha soluzione di continuità. Questo libro è frutto di una combinazione di eventi e un incontro di personalità, tra loro collegate dal filo rosso del tema mobilità, nell’ambito di una significativa fiera di Bolzano, KlimaMobility, dedicata per l’appunto alla mobilità intelligente, a proposte e prototipi. Durante il seminario, i cui materiali sono qui raccolti, si sono confrontate idee molto interessanti tra loro, a volte anche in antitesi, ma tutte con la capacità di scoprire un lembo, uno spiraglio su ciò che è e su cosa potrà succedere. È così l’azienda che produce idrogeno ci spiega che il futuro è sempre più vicino perché sia applicato alle auto, e l’Autostrada del Brennero produce -in una sua centrale vicino Bolzano- giá questo nuovo carburante. Idrogeno che viene utilizzato anche su alcuni autobus che si muovono -sempre ad idrogeno- nel capoluogo altoatesino, secondo il progetto europeo Clean, illustrato, in queste stesse pagine, da Marlene Rinner. La BMW, mostra le sue meraviglie
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dentro nuovi paesaggi ecologici
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A lato, GEWatt Station, colonnine di ricarica, prodotta da General Electric, design Yves Behar, create per rendere più efficace lo sviluppo della mobilità elettrica, anche per i veicoli plug – in grazie anche all’utilizzo della tecnologia “Smart grid”, ovvero il controllo da parte delle aziende del consumo di energia delle vetture sulle reti elettriche locali.
Ross Lovegrove, Lampione intelligente (Prototipo per Artemide).
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Dedicata ai pionieri del cambiamento e a coloro che vogliono condividerlo con i propri clienti, PALINA è una scelta distintiva a favore della mobilità intelligente, sia nel privato sia in ambito lavorativo. Design Italo Rota e Alessandro Pedretti.
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tecnologiche e di design della sua prima auto elettrica, il modello I3. Il collega milanese Paolo Pileri, ci convince che mobilità sensibile all’ambiente è soprattutto muoversi in bici e racconta l’esperienza di Vento, l’ambiziosa ciclabile che dovrà collegare Venezia con Torino. Passando lungo il Po e costeggiando le campagne padane. L’autostrada del Brennero riassume la sua importante esperienza di collaborazione con la nostra università per mettere a sistema un nuovo modello di Infrascape (sensibile ai paesaggi attraversati), e Federico Parolotto illustra come lavora sul mapping dei flussi urbani nelle città per poi definire nuove opportunità e forme di progetto, estese anche ai territori. Totaltool guidato da Giulio Ceppi, con Matteo Artusi, illustra i sofisticati congegni tecnologici, di sensibilità ambientale, del nuovo Autogrill Villoresi, che coniuga design, smartness e bassi consumi energetici. Infine l’architetto Cribari illustra il suo progetto di concorso per la metro di Riva/Arco/Rovereto, progetto di nuova infrastruttura ferroviaria sensibile ai diversi livelli dei territori attraversati, in cui lungo la linea, si collocano le stazioni come architetture e snodi urbanistici e territoriali. Occorre essere coscienti che sarà fondamentale andare oltre, e così Mosè Ricci, nel suo intervento, citando Skycar -uno studio molto originale e innovativo, che alcuni anni fa Winy Maas ha condotto in collaborazione con l’Università del Wisconsin- e proponendo di guardare a questo studio come un primo modello di superamento - ci spinge oltre l’infrastruttura negli attuali modelli di collegamento urbano e territoriale. Nel mio intervento ho proposto soprattutto di osservare con attenzione i segni -già evidenti- della fisionomia, forma e futura struttura dei paesaggi urbani e di quelli infrastrutturali, del loro mutamento, che sarà sempre più marcato, oggi e domani soprattutto, e che sarà legato alla sempre maggiore necessità di tecnologia intelligente, la quale a sua volta richiede progetti interdisciplinari che sappiano muoversi sia sul binario della soluzione dei problemi, legati ad esigenze quotidiane, ma al contempo sulla nascita o rinascita di una nuova estetica di ciò che all’apparenza -oggi- rischia di apparire solo una questione tecnologica. Il medesimo ragionamento che si applica, in questi ultimi anni, ai processi di costruzione edilizia, attraverso le certificazioni, e che rischia di spostare il problema tutto sugli aspetti energetico-edilizi, si può applicare alla tecnologia per la città e la mobilità:
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non è solo un problema di efficacia dei servizi, ma anche una questione che riguarda la qualità urbana e paesaggistica dei singoli manufatti e di sistemi e relazioni complesse. I trasporti e l’urbanistica sono stati concepiti (e seguono ancora oggi) come processi e progetti separati, e i guasti di questa miopia sono evidenti nelle città che abitiamo e attraversiamo. L’abitare, il commercio, il muoversi, il produrre, le reti, energetiche e di trasporto, devono essere parte di sistemi integrati, capaci di offrire agli utenti scelta, connettività, flessibilità. Sarà dunque importante iniziare a pensare di “superare l’automobile”, e avere il coraggio di abbandanare il concetto degli spostamenti di massa che per tutto il XX secolo hanno fatto perno su questo mezzo e sulla sua dipendenza da carburanti inquinanti. Soprattutto sarà importante pensare di sostituire l’automobile, il più possibile, ossia integrare il mezzo privato con mezzi avanzati, collettivi, ma soprattutto capaci di abbattere le emissioni, altissime e dannose (vedi tabella alle pagine seguenti) preoccupanti secondo il rapporto Ecosistema Urbano (2014/15), che con indicatori più significativi dei tre indici legati all’inquinamento atmosferico, restituisce dati allarmanti. La rilevazione della concentrazione di polveri sottili (PM10) se da un lato -in alcuni casi- conferma il lieve miglioramento medio del precedente rapporto, dall’altra, con i superamenti annui del limite dei 50 g/mc, presenta ancora 33 capoluoghi che superano i 35 giorni consentiti dalla normativa nell’arco dell’anno, ed evidenzia che cinque di questi arrivano a oltre 75 giorni di superamenti della soglia (Frosinone, 110 superamenti, Torino 94 e Alessandria 86). Nei prossimi anni, pertanto, la domanda di spostamenti e mobilità intelligenti, a basso impatto inquinante e in grado di offire servizi realmente efficaci, sarà sempre più emergente e sempre più pressante. Lo spostamento “porta a porta”, il car sharing, la disponibilità di un mezzo, piuttosto che il possesso, trovano sempre più spazio concreto anche nella applicazione di progetti in corso ad Amsterdam o Copenaghen (WeGo, Car2Go, Amsterdam Smart City, ecc.) e in altre città. Ma il modello ideale, già da ora, prevede di poter disporre di alternative di mobilità molteplici, dal mezzo elettrico a noleggio, alla bicicletta, immaginando che gli spostamenti medi in città non superano i cinque chilometri e su distanze come questa la bici (si veda il modello Copenaghen Wheel) è il mezzo più rapido e meno inquinante, oltre che il più salutare.
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DriveWave una installazione al MIT Senseable City Lab: nella città di semafori domani sarà sostituito da incroci intelligenti per il controllo del traffico urbano, senza soluzione di continuità nella maglia dei flussi di auto, pedoni e ciclisti.
Le città del futuro, e la loro riqualificazione, non passano pertanto solo da aspetti energetico-ambientali, o solo edilizi, ma anche dal ripensamento, nella forma e organizzazione, dei sistemi e delle reti di mobilità, della necessaria coerenza tra tessuti e reti, abitanti, sistemi e luoghi. Per questa ragione non bastano generiche dichiarazioni di aspirazioni a diventare/essere Smart City, inutili slogan (troppo facilmente di moda e solo tali), ma è importante avviare percorsi progettuali nei quali integrazione dei problemi, visioni unitarie e strategiche si fondano per dare risposte importanti e concrete. “Meno asfalto e più silicio” ha ribadito Carlo Ratti -nel corso di una sua recente intervista- a proposito del rapporto tra città e mobilità, alludendo al fatto che le nuove intelligenze artificiali ci aiutano e
aiuteranno sempre più a migliorare i nostri modi di abitare spazi e luoghi, del muoversi, del condividere e dell’agire contemporaneo, superando il concetto di tradizionale “materialità” della città moderna-odierna. In Italia, in particolare -il paese europeo forse con maggiore ritardo rispetto ad altri, sul fronte dell’applicazione delle tecnologie ICT a città e sistemi urbani- non si tratta di fare
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Sistemi di alimentazione di auto elettriche, combinati con energie rinnovabili
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un salto nel vuoto -dalla precaria, attuale modernità- verso un improbabile futuro visionario e ipertecnologico, ma già riorganizzare e ripensare le città di oggi, riprogettandole con maggiore senbilità ai luoghi, alle risorse, alle reti, sarà un salto in avanti consistente. In questo senso i programmi di organizzazione e riorganizzazione degli spazi e dei luoghi urbani, verso una dimensione smart, potrebbero essere l’occasione per agganciare le esperienze di altre realtà avanzate, avviando processi virtuosi, come il progetto Amsterdam Smart City, tra tutti, che prevede quattro fondamentali areee di intervento, adattabili alle nostre realtà urbane: -sustainable living -sustainable working -sustainable public space -sustainable mobility Sarà importante dunque, nelle realtà italiane, e prioritario fare ricorso al recupero di quanto consumato, introducendo l’impronta di riciclo, piuttosto che di altro consumo, ed elementi di innovazione attraverso il riconoscimento delle tecnologie che aiutano a rendere più semplice l’uso e il movimento negli spazi urbani. Così assumerà anche un senso la valorizzazione del consistente patrimonio esistente, dal ripensare i parametri urbanistici per porre fine alla cultura del progetto per la città costruito su una lunga stagione in cui crescita e numeri sono stati unici parametri di riferimento. Usando le nuove tecnologie, per il traffico, per ridurre le distanze tra centro e periferia, anche solo virtualmente, per abitare in maniera più intelligente, potremmo in pochi anni modificare le nostre abitudini e lo stato dei luoghi, gli spostamenti, oggi già disponibili in forme evolute di auto che si guidano da sole o di reti che ci permettono di non sprecare tempo e benzina alla ricerca di un parcheggio. Razionalizzando e riprogettando le infrastrutture, che già esistono, potremo diminuire anche parte dei conflitti sociali che generano disagio per la perversa dinamica urbana di marginalizzaione di ampie parti di brani di città e territori. L’assunto di partenza -del non separare la pianificazione dai trasporti e dall’ICT- può generare città più funzionali, più accoglienti, e anche di nuovo esteticamente riavvicinate alla nostra cultura rinascimentale, forse quella in cui le nostre città e i territori sono stati davvero smart. Ripensare i nostri -distorti- modelli urbanistici significa
Bibliografia essenziale: Deleuze, Gille, L’immagine del tempo, Ubu, Milano, 2004; DIID, n. 58, 2015; http://senseable.mit.edu/; Viale, G. , Vita e morte dell’automobile, Bollati Boringhieri, 2007; Illich , Ivan, Elogio della bicicletta, Bollati Boringhieri, 2012; Castells, Manuel, The rise of the network society, 1996; Bonomi, Aldo, Masiero, Roberto, Dalla smart city alla smart land, Marsilio, 2014; Sanseverino Riva, R. e E., Vaccaro, V. , Atlante delle Smart Cities, Franco Angeli, 2015; Ricci, M., Nuovi Paradigmi, List Lab, 2013; Ricci, M., Scaglione, G.P., Infrastrutture Osmotiche, List Lab, 2013.
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In alto, Nike Fuel Station, braccialetti per lo sportivo o runner, in grado di monitorare i movimenti. In basso scarpe Nike collegate, attraverso chip, al dispositivo telefonico smart.
anche pensare ad un domani migliore, aiutare il pianeta e le persone che lo abitano. Del resto se è ormai un dato acquisito -con cui misurarsi- il consolidarsi del ruolo attrattore delle città, perchè è qui che si concentrano oggi quasi il cinquanta per cento della popolazione mondiale, e si suppone saranno il settantacinque per cento nei prossimi trenta anni, la città resta, anche per il futuro, il soggetto privilegiato di studi e ricerche urbane. Percentuali che ci forniscono anche un risultato, in tutto il mondo, del settantacinque per cento per consumo di energia, al quale fa da corollario almeno un ottanta per cento di emissioni di CO2. Dati allarmanti e che devono far riflettere sulla necessità di invertire la rotta. Ci sono -del resto- esempi importanti ad oggi che fanno sperare che ciò sia possibile: su tutti quello di Copenaghen, città Green d’Europa 2014, che si è fissata l’obiettivo di avere, già nel 2012, il 40% dei cittadini che usano la bicicletta per andare al lavoro, obiettivo quasi raggiunto, anche perchè in città ogni giorno vengono percorsi in bicicletta 1,1 milioni di km. Ma a questo si aggiunge una rete di trasporti pubblici sostenibili, ben sviluppata e diffusa, e in tal modo le automobili sono sempre meno e l’aria del centro è tornata pulita. Sono in costruzione altre linee metropolitane e nel frattempo in città ci si muove su autobus, metropolitana e S-train usufruendo di un servizio ottimale. Tutto questo, grazie anche all’uso della tecnologia, che fa si che la città sia considerata una delle più importanti per l’investimento in nuove tecnologie, le imprese pulite, e perchè l’urbanistica ed edilizia sostenibili, sono uno dei valori fondamentali della qualità dei luoghi di Copenaghen. Sembra evidente che futuro migliore è possibile già oggi, non essere schiavi della tecnologia, ma saperla usare, ci proietta in una dimensione di intelligent habitat: la città e gli edifici si smaterializzano, per lasciare posto a membrane, superfici interattive, in cui lo spazio aperto si fa piazza delle conoscenza e dell’innovazione, delle relazioni aperte; le infrastrutture si alleggeriscono, si trasformano in una sorta di sistema nervoso che gestito con software avanzati consentirà di evitare code, inquinamenti, ritardi e problemi. Tutto questo servirà, senza dubbio, a rendere più efficiente quanto gia esiste e a predisporre al meglio quanto ad oggi costruito. La sfida è aperta, dunque, sta a noi raccoglierla. E il ruolo della ricerca, e del progetto come luogo di decisioni e scelte strategiche, saranno sempre più fondamentali.
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