in collaborazione con Ufficio per i Beni Culturali e Ecclesiastici Diocesi di Brescia
PREVENIRE PER CONSERVARE Vademecum per la conservazione preventiva del patrimonio ecclesiastico diffuso Testi di Marco Morandotti, Daniela Besana, Valentina Cinieri
con il contributo di:
Il vademecum è stato realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto “Promuovere diagnostica e conservazione programmata per il patrimonio diffuso ecclesiastico. Il caso della B.V. Annunciata di Serle”, cofinanziato attraverso il bando “Diffondere metodologie innovative per la conservazione programmata del patrimonio storico-architettonico - anno 2009” Capofila del progetto: Parrocchia di Serle (BS) Consulenti/fornitori di servizi: Fondazione Enaip Lombardia - Scuola regionale per la valorizzazione dei beni culturali di Botticino (BS) Università degli Studi di Pavia - Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche per la Conservazione dei Beni Culturali (CISRiC) Università degli Studi di Milano – Dipartimento di Fisica CNR - Istituto per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali (ICVBC) “Gino Bozza” di Milano Factory - azienda specializzata nel rilievo architettonico Realizzazione del vademecum a cura di: Università degli Studi di Pavia - Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche per la Conservazione dei Beni Culturali (CISRiC) Autori dei testi: Marco Morandotti, Daniela Besana, Valentina Cinieri In copertina e nel testo: Immagini del Santuario della B. V. Annunciata di Serle (BS) Dicembre 2012
INDICE Premessa Mons. Federico Pellegrini
pag. 5
Guida all’uso
pag. 7
Regole per la cura preventiva degli elementi architettonici
pag. 9
Normative di riferimento ed organi competenti
pag. 33
Glossario dei principali fenomeni di degrado e anomalie
pag. 51
Classificazione degli elementi tecnologici
pag. 57
Schede per le attivitĂ di controllo
pag. 61
Premessa “CON LE MIE OPERE TI MOSTRERÒ LA MIA FEDE”
(Gc 2,18)
Non vi sembri cosa strana iniziare con una citazione biblica, che riguarda la fede e la teologia, la presentazione di una guida contenente «suggerimenti e raccomandazioni per un’adeguata prevenzione del degrado degli edifici storici di tipo ecclesiastico». Si deve constatare, con soddisfazione, come negli ultimi tempi si sia inserita positivamente, nell’ambito della tutela del patrimonio artistico, quella mentalità che auspica un superamento della sola fase di restauro, sia facendolo precedere da un’accurata analisi delle cause, anche ambientali, che procurano il progressivo degrado del bene, sia facendolo seguire da tutte quelle attenzioni di manutenzione ordinaria che ne rallentano il suo graduale deterioramento. Questa “nuova” mentalità è un principio che si presenta come fondamento imprescindibile al fine di una corretta azione a tutela del patrimonio artistico - culturale in genere, e ciò soprattutto nel nostro paese che ha ereditato dal passato un non indifferente capitale, si può dire unico al mondo, di beni culturali. In particolare, poi, i beni culturali ecclesiastici ne costituiscono a loro volta parte rilevante e altamente significativa anche dal punto di vista di testimonianza dei principi basilari della nostra attuale civiltà occidentale. Come la fede è alla base delle scelte di vita dei singoli credenti e della Chiesa nel suo insieme, così ritengo che la prevenzione stia alla base e sia espressione di un profondo attaccamento anche affettivo al complesso del nostro patrimonio artistico. Ma come la fede non può esprimersi in pienezza senza quelle opere che ne rivelano la sua intrinseca ricchezza, così non è sufficiente ribadire la necessità della prevenzione, senza farne seguire azioni e interventi concreti che la realizzino. Il presente “Vademecum” si inserisce in questo contesto culturale e sociale. Pur nascendo dalla competenza professionale e dall’esperienza
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degli addetti ai lavori, non è tuttavia indirizzato ad essi, ma a coloro che quotidianamente sono a contatto con tali beni e che ne sono un po’ gli “angeli custodi”. Con questo “Vademecum” sono chiamati a “farci l’occhio”, a divenire come sentinelle che non si lasciano sorprendere da inaspettate e furtive incursioni del naturale o colpevole degrado. Ma perché non siano solo consigli che potrebbero restare solo e poco praticabili teorici auspici, il presente volume ha voluto vedere la luce dall’esperienza vissuta in quell’intervento che ha riguardato il Santuario della B.V. Annunciata di Serle, in provincia di Brescia. Non è una mera presentazione di quanto si sia fatto tecnicamente, ma il sussidio ne utilizza metodi e strumenti per offrirsi modello e paradigma per quanti vogliano iniziare in modo sempre più qualificato una tutela ben articolata e rispettosa di un bene artistico-architettonico. Nel presente volume sono facilmente usufruibili le regole per la cura preventiva di ben definiti settori strutturali (coperture, murature, intonaci, soffitti, volte, serramenti e pavimentazioni), come anche esempi di schede per il monitoraggio e la sua frequenza. In altre parole il presente “Vademecum” si inserisce in quell’alveo di iniziative dove quel principio espresso nel famoso detto «prevenire è meglio che curare» è sempre più nutrito e qualificato, e, cosa non indifferente, diventa anche aiuto a gestire con saggezza il relativo costo economico, non sempre così indifferente, e la sua gestione. Non posso che augurarmi che tale strumento giunga a quante più persone possibili affinché in questi interventi pratici possa manifestarsi l’amore sincero per quell’eredità artistica, architettonica e culturale che fonda la nostra identità sociale, personale ed ecclesiale e stimola tutti noi a consegnare al futuro tesori che identificano l’umanità come il bene più prezioso presente nella storia. Mons. Federico Pellegrini Direttore Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici Diocesi di Brescia
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Guida all’uso Il vademecum è stato pensato e scritto per i gestori di edifici storici e, per questo, non necessariamente tecnici o addetti ai lavori. In particolare, ci si rivolge a chi possiede o gestisce quei beni che concorrono a far parte del cosiddetto patrimonio culturale diffuso, ovvero edifici che sovente non godono della stessa visibilità e delle stesse attenzioni dei monumenti maggiori, ma che risultano, tuttavia, importanti sia come testimonianza tecnica-costruttiva, sia, soprattutto, per la conservazione della memoria storica, delle tradizioni e, in ultima analisi, dell’identità del territorio in cui sono collocati. È ormai opinione consolidata ritenere che la prevenzione sia una scelta migliore rispetto ad un intervento di restauro post factum, non solo per una migliore conservazione delle strutture storiche dell'edificio, ma anche per quanto riguarda gli aspetti strettamente economico-gestionali. Lo svolgimento di un piano programmato di controlli sullo stato di conservazione del bene, effettuato anche senza l’ausilio di strumentazioni sofisticate e non necessariamente integrate da più complesse indagini diagnostiche, può garantire il tempestivo riconoscimento dell’insorgere o dell’aggravamento di fenomeni di degrado, consentendo l’esecuzione di interventi meno invasivi e meno onerosi da un punto di vista finanziario. I primi studi riguardanti la “conservazione programmata” sono stati avviati verso gli anni ottanta del secolo scorso, anche se, almeno in Italia, con limitate ricerche operative. Il testo che segue sintetizza in modo, per quanto possibile semplice, un insieme di raccomandazioni finalizzate al monitoraggio e al controllo speditivo di alcuni tra i più diffusi elementi di criticità dei principali nodi tecnologici di un edificio. Per ciascuno di questi sono individuate le più frequenti cause di degrado e l’insieme dei controlli e delle verifiche periodiche che – se eseguite con scadenze regolari – possono garantire la rapida individuazione dei fenomeni di degrado. Non è – come ovvio – intento di questo vademecum proporre una “guida pratica di restauro conservativo” in quanto le singole azioni di intervento progettuale su un bene vincolato saranno in ogni caso svolte ad hoc a cura di tecnici qualificati e a valle di un complesso, e ogni volta differente, processo progettuale. La possibilità, tuttavia, per i soggetti gestori dei beni stessi di riconoscere rapidamente singoli elementi di criticità costituisce il primo segnale di un effettivo cambiamento nella prospettiva della
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conservazione del patrimonio, non più legato alla eccezionalità dell’intervento di restauro, ma alla continuità di azioni di monitoraggio periodico e di conservazione programmata. In questo contesto il Santuario della Beata Vergine Annunciata di Serle (BS) costituisce un caso di studio esemplare per le caratteristiche costruttive e dimensionali del bene, e per il suo stato di conservazione.
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Regole per la cura preventiva degli elementi architettonici Le regole per la cura preventiva sono suggerimenti finalizzati alla gestione della conservazione dei beni architettonici. L’edificio è stato scomposto in classi di elementi costruttivi (coperture, murature, intonaci, soffitti, volte ed orizzontamenti, serramenti, pavimentazioni interne, pavimentazioni esterne), per ognuna delle quali sono definite le situazioni di rischio e le rispettive raccomandazioni per la manutenzione. Al fine di aiutare i gestori dei beni, vengono esplicitati alcuni dei più frequenti segnali d’allarme che testimoniano la manifestazione macroscopica del degrado in atto. Sono segnalate, inoltre, le azioni non adeguate e, perciò, sconsigliate, nonché le situazioni in cui si consiglia il parere di un esperto in materia. Al termine del capitolo, viene riportato un elenco schematico delle azioni di controllo proposte con i rispettivi tempi di frequenza, nonché alcuni esempi di situazioni di degrado facilmente riscontrabili.
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Coperture Situazioni di rischio
- Condizioni termo-igrometriche non compatibili con le caratteristiche dei materiali - Assenza di elementi di stabilizzazione degli elementi che costituiscono il manto di copertura - Elementi del manto mancanti, scivolati o rotti o interessati da evidenti degradi e conseguenti infiltrazioni di acqua meteorica - Instabilità della struttura - Numero non sufficiente di pluviali per lo smaltimento delle acque meteoriche o di un gocciolatoio inadeguato, con conseguente percolazione dell’acqua piovana sulle facciate
Raccomandazioni
- Assicurarsi che vi sia una buona ventilazione del sottotetto (laddove accessibile), al fine di evitare eccessiva umidità o alta temperatura nel periodo estivo - Controllare che non vi sia scivolamento di tegole (o coppi) del manto di copertura - Controllare che la lattoneria del sistema di smaltimento delle acque meteoriche non presenti rotture o parti arrugginite - Effettuare un controllo periodico del sottotetto per verificare che non ci siano eventuali infiltrazioni di acqua - Ispezionare il sottotetto in caso di eventi meteorici straordinari - Mantenere il sottotetto sgombro da detriti al fine di rendere agevoli le ispezioni - Attrezzare le aperture esistenti del sottotetto con reticelle al fine di impedire l’ingresso di volatili e altri animali - Mantenere i canali pluviali e le gronde sgombri da detriti, terriccio e foglie
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Segnali d'allarme
- Presenza di macchie di umidità sul soffitto dell’ambiente sottostante. In tal caso il degrado è, ormai, già diffuso e avanzato - Fenomeni di marcescenza, attacchi di insetti xilofagi, carie delle strutture lignee. Il degrado può portare a perdita di efficacia, dal punto di vista strutturale, del materiale. - Elementi del manto mancanti, scivolati, rotti o interessati da evidenti degradi
Cosa NON fare
- Evitare di chiudere aperture esistenti, limitando l’aerazione
Occorre consultare un esperto
- Diminuzione sezione e capacità portante delle strutture lignee delle coperture - Impianto di smaltimento acque meteoriche non idoneo, da riprogettare
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Murature Situazioni di rischio
- Microclima interno inadeguato (elevati sbalzi di temperatura e aerazione scarsa o assente) - Serramenti con tenuta all’acqua compromessa o con parti mancanti - Umidità per la presenza di acqua da risalita capillare - Non corretto allontanamento delle acque meteoriche a terra
Raccomandazioni
- Controllo visivo per verificare che non vi sia formazione di condensa superficiale - Controllo delle condizioni termo-igrometriche dell’ambiente interno, al fine di contrastare l’eventuale formazione di condensa con l’aerazione e il riscaldamento nel periodo invernale. In casi di particolare rilevanza e gravità, può essere opportuno prevedere un’attività di monitoraggio - Controllare periodicamente la tenuta dei serramenti ed il loro stato di conservazione - Verificare il funzionamento del sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche a terra, per impedire problemi di risalita di umidità - Controllare la formazione di macchie di umidità, attecchimento di muschi e attacco di altri biodeteriogeni (muffe, licheni, alghe) - Consentire e favorire la traspirazione della muratura, limitando, in tal modo, il ristagno dell’umidità - Effettuare puliture periodiche, evitando, tuttavia, l’uso di prodotti aggressivi per i materiali
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Segnali d'allarme
- Presenza di macchie di umidità - Attecchimento di muschi e/o presenza di muffe e licheni - Presenza di efflorescenze saline sulla superficie - Presenza di acqua stagnante presso l’attacco a terra delle murature - Mancata aderenza tra rivestimento e muratura - Mancanza di parti, erosione e scagliatura di conci della muratura
Cosa NON fare
- Zoccolature alla base della muratura che non consentano l’aerazione dello strato sottostante - Rivestimento delle parti basse della muratura mediante intonaci cementizi, i quali risultano poco permeabili - Nascondere il degrado con rivestimenti - Rifacimento o rappezzature dell’intonaco in cattivo stato di conservazione, senza aver consultato un esperto capace di stabilire l’effettiva necessità dell’operazione, individuare le cause del degrado, nonché di scegliere materiali e prodotti idonei
Occorre consultare un esperto
- Presenza di lesioni strutturali non stabilizzate - Individuazione e valutazione delle cause del degrado di tipo fisicochimico
-
Rifacimento o rappezzature di intonaco, se necessari e solo con materiali e tecniche compatibili con le caratteristiche della muratura
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Intonaci Situazioni di rischio
- Mancato controllo del microclima interno (elevati sbalzi di temperatura e aerazione scarsa o assente) - Percolazione di acqua meteorica sui paramenti intonacati esterni e di vento che abrade la superficie - Surriscaldamento estivo delle superfici intonacate esterne - Presenza di serramenti non più a tenuta o con parti mancanti - Presenza di umidità nelle murature sottostanti il rivestimento - Presenza di sali solubili che possono cristallizzare e causare azioni meccaniche di separazione di parti del materiale
Raccomandazioni
- Controllo visivo per verificare che non vi sia formazione di condensa superficiale - Controllo delle condizioni termo-igrometriche dell’ambiente interno, al fine di contrastare l’eventuale formazione di condensa, con aerazione e con riscaldamento in periodo invernale - Controllare periodicamente la tenuta dei serramenti ed il loro stato di conservazione - Verificare il funzionamento del sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche a terra, per impedire problemi di risalita di umidità - Controllare la formazione di macchie di umidità, attecchimento di muschi e attacco di altri biodeteriogeni (muffe, licheni, alghe) - Consentire e favorire la traspirazione della muratura - Controllare periodicamente lo stato di conservazione dell’intonaco ed, in particolare, la presenza di fenomeni di degrado (distacchi, fessure, cavillature, macchie, ecc.)
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Segnali d'allarme
- Presenza di macchie di umidità - Attecchimento di muschi e/o presenza di muffe e licheni - Acqua stagnante presso l’attacco a terra delle murature - Presenza di segni di degrado quali distacchi, fessure, cavillature - Depositi o formazione di croste nocive al materiale - Presenza di fessure e distacchi nell’intonaco - Formazione di fessure e ampliamento di quelle esistenti
Cosa NON fare
- Rifacimento o rappezzature di intonaco che non tengano in considerazione le cause di degrado - Zoccolature alla base della muratura che non consentano l’aerazione dello strato sottostante - Rivestimento delle parti basse della muratura mediante intonaci cementizi, i quali risultano poco permeabili - Nascondere il degrado con rivestimenti - Mantenere costantemente chiuse le finestre, impedendo il ricircolo dell’aria
Occorre consultare un esperto
- Presenza di lesioni strutturali non stabilizzate - Individuazione e valutazione delle cause del degrado di tipo fisicochimico - Rifacimento o rappezzature di intonaco
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Soffitti, Volte ed Orizzontamenti Il comportamento ed il degrado di solai piani o volte sono strettamente connessi alle tecniche costruttive impiegate. Nel caso di edifici storici, le tecniche tradizionali prevedevano solitamente solai con strutture lignee, assito o tavelle di laterizio, volte in muratura o cannicci. Si potrebbero, però, ritrovare tecniche costruttive più recenti e sistemi di controsoffittature.
Situazioni di rischio
- Mancato controllo del microclima interno (elevati sbalzi di temperatura e aerazione scarsa o assente) - Infiltrazioni d’acqua - Modifiche delle condizioni di esercizio (cambio di destinazione d’uso)
Raccomandazioni
- Controllo visivo per verificare che non vi sia formazione di condensa superficiale - Controllo delle condizioni termo-igrometriche dell’ambiente interno, al fine di contrastare l’eventuale formazione di condensa, con aerazione e con riscaldamento in periodo invernale - Controllare periodicamente lo stato delle coperture (vedi quanto detto in proposito, pagg. 9-10) - Controllare lo stato delle superfici, ponendo attenzione soprattutto alla formazione di macchie e distacco di piccole parti, ad esempio dell’intonaco di rivestimento - Controllare e/o monitorare situazioni di dissesto (formazione di fessurazioni o caduta di elementi) e valutare la loro eventuale evoluzione (allungamento/allargamento quadri fessurativi), mediante analisi visiva e fotografica di confronto - In caso di strutture lignee, controllarne lo stato di conservazione
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Segnali d'allarme
- Presenza di macchie di umidità - Presenza di fenomeni di degrado sulla superficie dell’intradosso di solai e volte, come distacco, mancanze, cavillature dell’intonaco di rivestimento, nel caso di soffitti intonacati - In caso di solai lignei, presenza di fenomeni di marcescenza, attacchi di insetti xilofagi, carie - Presenza di quadri fessurativi in evoluzione
Cosa NON fare
- Rifacimento o rappezzature dell’intonaco di rivestimento che non tengano in considerazione le cause di degrado - Mantenere costantemente chiuse le finestre, impedendo il ricircolo dell’aria
Occorre consultare un esperto
- Individuazione e valutazione delle cause di degrado e dissesto legati ai materiali - Quando si necessitano opere di rifacimento o sostituzione di parti
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Serramenti Situazioni di rischio
- Limitata tenuta all’acqua dei serramenti - Parti vetrate mancanti o rotte - Presenza di ruggine - Telaio ligneo deformato
Raccomandazioni
- Controllo dello stato di conservazione dei serramenti, delle parti vetrate e della facilità di apertura e chiusura delle ante, nonché verifica della tenuta all’acqua - Pulitura periodica e protezione della ferramenta dalla corrosione e lubrificazione delle cerniere - In caso di serramenti lignei, verificare lo stato del materiale ed eseguire operazioni di protezione - Verificare il corretto allontanamento dell’acqua piovana dai davanzali - Pulitura dei davanzali, per evitare che l’acqua piovana veicoli polvere, terriccio o altro materiale che potrebbe dare origini ad incrostazioni difficilmente rimovibili - Verificare che le superfici vetrate non consentano un forte irraggiamento diretto su superfici di pregio - Qualora le finestre non siano ad un’altezza direttamente raggiungibile, è consigliabile organizzare un programma di controlli periodici dei serramenti e della loro pulitura, unendo queste operazioni ad altre che necessitano mezzi meccanici, quali la piattaforma elevatrice (es. monitoraggio delle superfici intonacate e della muratura in quota), in modo da ottimizzare tempi e costi
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Segnali d'allarme
- Infiltrazioni di acqua meteorica dai serramenti - Serramenti lignei che presentano fenomeni di degrado (fessurazioni, mancanza di parti, attacchi di insetti xilofagi, carie)
Cosa NON fare
- Utilizzare prodotti per la pulitura non idonei alla conservazione dei materiali - Mantenere costantemente chiuse le finestre, impedendo il ricircolo dell’aria
Occorre consultare un esperto
- Scelta del prodotto protettivo per i serramenti lignei - Presenza di deformazioni del serramento dovute a problemi strutturali dell’intorno (es. cedimento della porzione muraria sovrastante) - Individuazione di un idoneo sistema di oscuramento, qualora le superfici vetrate dei serramenti producano un forte irraggiamento dannoso per la conservazione di superfici di pregio
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Pavimentazioni Interne Situazioni di rischio
- Mancato controllo del microclima interno (elevati sbalzi di temperatura e aerazione scarsa o assente) - Risalita di acqua dal terreno (pavimentazioni su solai contro terra) - Flussi ingenti di persone (rischio di abrasione superficiale)
Raccomandazioni
- Controllo visivo per verificare che non vi sia formazione di condensa superficiale - Controllo della ventilazione dell’edificio - Pulitura periodica con prodotti non aggressivi, né abrasivi - Pulitura con minima quantità di acqua ed asciugatura in tempi rapidi, evitando di bagnare le pareti - Controllare lo stato di usura e valutare, eventualmente, un sistema che limiti i danni provocati dal passaggio di flussi di persone (uso di tappeti o passatoie, inibizione al passaggio in alcune aree) - In caso di presenza di tappeti o passatoie, occorre controllare periodicamente lo stato della pavimentazione sottostante: il microclima al di sotto di questi elementi potrebbe favorire processi di degrado. L’utilizzo di elementi mobili per la realizzazione di percorsi (tappeti e passatoie) può avere, infatti, effetto sulla porzione pavimentale coperta, sia perché ne limita localmente la traspirabilità, sia perché può alterarne l’invecchiamento, portando alla creazione di differenze cromatiche tra porzioni scoperte e porzioni coperte, dove non giunge l’irraggiamento solare
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Segnali d'allarme
- Formazione di fratture, sconnessioni o avvallamenti - Presenza di acqua - Macchie, efflorescenze saline - Abrasione della superficie
Cosa NON fare
- Utilizzare prodotti aggressivi o abrasivi, per la pulitura, non idonei alla conservazione dei materiali - Mantenere costantemente chiuse le finestre, impedendo il ricircolo dell’aria
Occorre consultare un esperto
- Quando sono presenti sconnessioni e fratture della pavimentazione, occorre consultare un tecnico per comprenderne le cause, poiché potrebbero esserci dissesti strutturali - Necessità di sostituzione della pavimentazione esistente, valutando anche la possibilità di inserire un’intercapedine o un vespaio aerato ed un sistema di riscaldamento radiante al di sotto di essa, nel caso di solai contro terra - Necessità di restauro e/o integrazione di parti mancanti. Nel caso di pavimenti di pregio storico, il restauro deve essere affidato a personale specializzato, sotto il controllo della Sovraintendenza
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Pavimentazioni Esterne Situazioni di rischio
- Presenza di depositi - Crescita di vegetazione infestante e/o muffe, licheni - Traffico veicolare non impedito
Raccomandazioni
- Controllo visivo frequente dello stato di conservazione - In presenza di traffico veicolare, occorre verificare la presenza di patologie di degrado connesse (macchie d’olio, tracce di gomma, elementi della pavimentazione fratturati) e, se possibile, interdire l’area o studiare differenti accessi veicolari. - Controllo della formazione di vegetazione o patina biologica (soprattutto muffe, licheni)
Segnali d'allarme
- Formazione di fratture, sconnessioni o avvallamenti - Macchie d’olio, residui di combustione, macchie di gomma (traffico veicolare) - Macchie, efflorescenze saline - Patina biologica (soprattutto muffe, licheni)
Cosa NON fare
- Utilizzare prodotti aggressivi o abrasivi, per la pulitura, non idonei alla conservazione dei materiali - Trascurare di effettuare riparazioni tempestive e frequenti puliture
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Occorre consultare un esperto
- NecessitĂ di integrare percorsi privi di ostacoli o barriere architettoniche, sotto la vigilanza della Sovraintendenza, se in presenza di pavimentazione di valore storico - Avvallamenti e sconnessioni dovuti a cedimenti, smottamenti del sottosuolo
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Frequenza azioni di controllo Tra le raccomandazioni riportate in precedenza, sono segnalate azioni di controllo, ovvero ispezioni speditive che, in molti casi, possono essere condotte dall’utente-gestore dell’edificio, e che sono finalizzate al monitoraggio dello stato di conservazione del bene. Di seguito si riporta l’elenco delle azioni di controllo con la relativa cadenza consigliata. Alcune ispezioni possono necessitare di mezzi particolari. Si è già menzionato il caso dei serramenti situati a quote non raggiungibili e l’esigenza di utilizzare una piattaforma elevatrice per condurre le operazioni di pulizia; in casi come questo è, perciò, opportuno prevedere l’organizzazione di azioni ispettive contemporanee, in modo da ottimizzare, non solo i tempi di svolgimento delle operazioni, ma anche i costi (il noleggio di mezzi quali le piattaforme viene, generalmente, conteggiato in ore).
Legenda Operazioni contemporanee Influenza dell’azione di controllo sulla cura di: C M I O S Pi Pe
Coperture Murature Intonaci Strutture orizzontali (soffitti, volte, orizzontamenti) Serramenti Pavimentazioni interne Pavimentazioni interne
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AZIONI DI CONTROLLO
C C M I C M I
Verificare la pulizia dei canali di gronda Efficienza lattoneria del sistema di smaltimento delle acque meteoriche Stato del manto di copertura (in particolare, verificare che non vi sia scivolamento di elementi) Controllo sistema di raccolte e smaltimento acque a terra
C M O
Controllo presenza di infiltrazioni nel sottotetto
M I
Presenza di condensa superficiale sulle superfici verticali
O I Pi
Presenza di condensa superficiale sulle superfici orizzontali
M I O Pi
Condizioni termo-igrometriche
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CADENZA
12 mesi 12 mesi 12 mesi 12 mesi 3 mesi e in seguito ad ogni evento meteorico straordinario Nel periodo invernale, quando l’ambiente viene utilizzato Nel periodo in cui l’ambiente viene utilizzato 3 mesi In casi di rilevanza e gravità , si consiglia un monitoraggio sulla base di rilevamenti quotidiani e orari, da effettuare per almeno un anno
AZIONI DI CONTROLLO
CADENZA
S
Verifica condizioni dei serramenti lignei
6 mesi
S M I
Controllo delle parti vetrate
6 mesi
S
Controllo condizioni serramenti non lignei (alluminio, pvc..)
12 mesi
S M I
Verifica tenuta dei serramenti e della loro movimentazione
12 mesi
M O
Controllo a vista delle murature intonacate, verifica di formazione di macchie e presenza di biodeteriogeni (muschi, licheni...) Verifica stato di conservazione dell’intonaco (fessure, distacchi...) Controllo a vista dello stato delle murature faccia a vista Controllo statico (soprattutto per le volte)
M
Stato dei rivestimenti ceramici
12 mesi
O C
Controllo a vista delle strutture lignee (presenza di fori causati da insetti xilofagi, zone marcescenti...)
6 mesi
Pi
Verifica a vista dell’usura della pavimentazione
6 mesi
Pe
Verifica a vista dell’usura delle pavimentazioni esterne
12 mesi
M I I M
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6 mesi 6 mesi 24 mesi 12 mesi
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Esempi di frequenti situazioni di degrado e segnali d’allarme Il caso del Santuario della Beata Vergine Annunciata di Serle (Brescia) presenta alcune delle più frequenti situazioni riscontrabili in un edificio storico. Questo edificio è stato, perciò, assunto come caso studio. Le immagini rappresentano situazioni significative, in cui i fenomeni di degrado sono anche i principali segnali d’allarme della presenza di un’anomalia. Presenza di distacco, macchie, mancanze ed esfoliazioni dell’intonaco in prossimità del pavimento: segnali d’allarme della presenza di umidità proveniente dal suolo (risalita capillare o errato smaltimento delle acque piovane). Presenza di distacco, macchie, mancanze ed esfoliazioni dell’intonaco sulle pareti, in prossimità del soffitto: segnali d’allarme della probabile presenza di umidità dovuta ad infiltrazioni o alla presenza di condensa.
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Presenza di patina biologica (macchie nere dovute alla presenza di muschi, alghe, licheni) e distacco dell’intonaco esterno in prossimità dell’attacco a terra: presenza di umidità proveniente dal suolo.
Presenza diffusa di patina biologica (muschi, alghe, licheni) sulla superficie esterna intonacata della muratura, nel caso di una parete orientata a nord. Questo tipo di degrado è segnale della presenza di umidità, che favorisce l’attecchimento dei biodeteriogeni. L’umidità è dovuta sia all’’errata pendenza della pavimentazione e al conseguente inadeguato smaltimento delle acque meteoriche, sia al fuori piombo della muratura, la cui scarpa basamentale è più esposta ai fenomeni di aggressione.
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Presenza di vegetazione. Il fenomeno si verifica quando, sulle superfici esterne, sono presenti fessure o cavità in cui si depositano spore e semi e quando le condizioni sono ottimali per la crescita delle piante (presenza di luce, aria, acqua, sali minerali). Fessure e percolamento di acqua costituiscono, perciò, un rischio. L’apparato radicale delle piante può, inoltre, compromettere la conservazione dei materiali, rappresentando così un’altra fonte di rischio.
Presenza di degrado (erosione e fessurazioni) su una cornice. L’elemento è esposto alla percolazione delle acque meteoriche, una situazione di rischio che può compromettere la conservazione dei materiali lapidei e degli intonaci.
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Lesione su una colonna. In un caso come quello qui rappresentato, è opportuno consultare un esperto che sia in grado di riconoscere le cause del problema e di suggerire un intervento idoneo.
Apparato decorativo (in questo caso stucchi e affreschi) con mancanze, macchie e fessurazioni. Le macchie lasciate dalla presenza di umiditĂ . Le lesioni dovrebbero essere esaminate da un tecnico specializzato che verifichi eventuali problemi di natura statica.
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Normative di riferimento ed organi competenti La guida riporta le principali norme vigenti in materia di Beni Culturali, d’ausilio e di riferimento per i gestori di edifici ecclesiastici storici. In particolare viene fatto riferimento al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D. Lgs n. 42 del 22 gennaio 2004 e successive modifiche) e alle norme riguardanti il patrimonio ecclesiastico scaturite dagli accordi stipulati tra Ministero dei Beni Culturali e Conferenza Episcopale Italiana. Vengono, inoltre, citate le norme che introducono e trattano la manutenzione degli edifici, nonchÊ le raccomandazioni in materia.
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Principali riferimenti normativi Costituzione della Repubblica italiana Art. 9 La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
D. Lgs n. 42/2004 - Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e modifiche dal D.lgd n. 62/2008
Art. 1 - Principi 2. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura. Art. 6 – Valorizzazione del patrimonio culturale 1. La valorizzazione consiste nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, anche da parte delle persone diversamente abili, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale. In riferimento al paesaggio, la valorizzazione comprende altresì la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, ovvero la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati. 2. La valorizzazione è attuata in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicarne le esigenze. 3. La Repubblica favorisce e sostiene la partecipazione dei soggetti privati, singoli o associati, alla valorizzazione del patrimonio culturale. Art. 9 - Beni Culturali di interesse religioso 1. Per i beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti ed istituzioni della Chiesa cattolica o di altre confessioni religiose, il Ministero e, per quanto di competenza, le regioni provvedono, relativamente alle esigenze di culto, d'accordo con le rispettive autorità.
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2. Si osservano, altresĂŹ, le disposizioni stabilite dalle intese concluse ai sensi dell'articolo 12 dell'Accordo di modificazione del Concordato lateranense firmato il 18 febbraio 1984, ratificato e reso esecutivo con legge 25 marzo 1985, n. 121, ovvero dalle leggi emanate sulla base delle intese sottoscritte con le confessioni religiose diverse dalla cattolica, ai sensi dell'articolo 8, comma 3, della Costituzione. Art. 10 - Beni Culturali 1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonchĂŠ ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico. Art. 11 - Cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela 1. Sono assoggettate alle disposizioni espressamente richiamate le seguenti tipologie di cose: a.
Gli affreschi, gli stemmi, i graffiti, le lapidi, le iscrizioni, i tabernacoli ed altri elementi decorativi di edifici, esposti o non alla pubblica vista (...).
Art. 20 – Interventi vietati 1. I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione. Art. 21 - Interventi soggetti ad autorizzazione 1. Sono subordinati ad autorizzazione del Ministero: b. la rimozione o la demolizione, anche con successiva ricostituzione, dei beni culturali; c. lo spostamento, anche temporaneo, dei beni culturali mobili, salvo quanto previsto ai commi 2 e 3; (...)
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2. Lo spostamento di beni culturali, dipendente dal mutamento di dimora o di sede del detentore, è preventivamente denunciato al soprintendente, che, entro trenta giorni dal ricevimento della denuncia, può prescrivere le misure necessarie perché i beni non subiscano danno dal trasporto. 4. Fuori dei casi di cui ai commi precedenti, l'esecuzione di opere e lavori di qualunque genere su beni culturali è subordinata ad autorizzazione del soprintendente. Il mutamento di destinazione d'uso dei beni medesimi è comunicato al soprintendente per le finalità di cui all'articolo 20, comma 1. 5. L'autorizzazione è resa su progetto o, qualora sufficiente, su descrizione tecnica dell'intervento, presentati dal richiedente, e può contenere prescrizioni. Se i lavori non iniziano entro cinque anni dal rilascio dell'autorizzazione, il soprintendente può dettare prescrizioni ovvero integrare o variare quelle già date in relazione al mutare delle tecniche di conservazione. Art. 28 - Misure cautelari e preventive 1. Il soprintendente può ordinare la sospensione di interventi iniziati contro il disposto degli articoli 20, 21, 25, 26 e 27 ovvero condotti in difformità dall'autorizzazione. 2. Al soprintendente spetta altresì la facoltà di ordinare l'inibizione o la sospensione di interventi relativi alle cose indicate nell'articolo 10 (...). Art. 29 - Conservazione 1. La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro. 2. Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto. 3. Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del bene e delle sue parti.
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4. Per restauro si intende l'intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all'integritĂ materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l'intervento di miglioramento strutturale. 5. Il Ministero definisce, anche con il concorso delle regioni e con la collaborazione delle universitĂ e degli istituti di ricerca competenti, linee di indirizzo, norme tecniche, criteri e modelli di intervento in materia di conservazione dei beni culturali. 6. Fermo quanto disposto dalla normativa in materia di progettazione ed esecuzione di opere su beni architettonici, gli interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici sono eseguiti in via esclusiva da coloro che sono restauratori di beni culturali ai sensi della normativa in materia. Art. 30 - Obblighi conservativi 1. Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonchĂŠ ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l'obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza. 2. I soggetti indicati al comma 1 e le persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, fissano i beni culturali di loro appartenenza, ad eccezione degli archivi correnti, nel luogo di loro destinazione nel modo indicato dal soprintendente. 3. I privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali sono tenuti a garantirne la conservazione. Art. 50 - Distacco di beni culturali 1. Ăˆ vietato, senza l'autorizzazione del soprintendente, disporre ed eseguire il distacco di affreschi, stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli ed altri elementi decorativi di edifici, esposti o non alla pubblica vista.
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Art. 111 - Attività di valorizzazione 1. Le attività di valorizzazione dei beni culturali consistono nella costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture o reti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali, finalizzate all'esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalità indicate all'articolo 6. A tali attività possono concorrere, cooperare o partecipare soggetti privati. 2. La valorizzazione è ad iniziativa pubblica o privata. 4. La valorizzazione ad iniziativa privata è attività socialmente utile e ne è riconosciuta la finalità di solidarietà sociale. Art. 113 - Valorizzazione dei beni culturali di proprietà privata 1. Le attività e le strutture di valorizzazione, ad iniziativa privata, di beni culturali di proprietà privata possono beneficiare del sostegno pubblico da parte dello Stato, delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali. 2. Le misure di sostegno sono adottate tenendo conto della rilevanza dei beni culturali ai quali si riferiscono. 3. Le modalità della valorizzazione sono stabilite con accordo da stipularsi con il proprietario, possessore o detentore del bene in sede di adozione della misura di sostegno. Art. 169 - Opere illecite 1. È punito con l'arresto da sei mesi ad un anno e con l'ammenda da euro 775 a euro 38.734,50: a) chiunque senza autorizzazione demolisce, rimuove, modifica, restaura ovvero esegue opere di qualunque genere sui beni culturali indicati nell'articolo 10; b) chiunque, senza l'autorizzazione del soprintendente, procede al distacco di affreschi, stemmi, graffiti, iscrizioni, tabernacoli ed altri ornamenti di edifici, esposti o non alla pubblica vista (...);
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c) chiunque esegue, in casi di assoluta urgenza, lavori provvisori indispensabili per evitare danni notevoli ai beni indicati nell'articolo 10, senza darne immediata comunicazione alla soprintendenza ovvero senza inviare, nel più breve tempo, i progetti dei lavori definitivi per l'autorizzazione. 2. La stessa pena prevista dal comma 1 si applica in caso di inosservanza dell'ordine di sospensione dei lavori impartito dal soprintendente ai sensi dell'articolo 28.
D.M. 25 gennaio 2005 – Criteri e modalità per la verifica dell’interesse culturale Art. 1 - Ambito di applicazione 1.Il ministero verifica la sussistenza dell'interesse culturale delle cose immobili appartenenti alle persone giuridiche private senza fine di lucro di cui all'art. 10, comma 1, del Codice, che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni. 2. La verifica è effettuata ai sensi dell'art. 12 del Codice, d'ufficio o richiesta formulata dai soggetti cui le cose appartengono.
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Art. 2 - Verifica dell’interesse culturale 1. Il ministero verifica la sussistenza dell'interesse culturale delle cose immobili appartenenti alle persone giuridiche private senza fine di lucro di cui all'art. 10, comma 1, del Codice, che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni. 2. La verifica è effettuata ai sensi dell'art. 12 del Codice, d'ufficio o su richiesta formulata dai soggetti cui le cose appartengono.
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Intesa tra il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il presidente della Conferenza Episcopale Italiana relativa alla tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche (26 gennaio 2005) Art. 1 1. Ai fini della presente Intesa debbono intendersi con: a) Ministro e Ministero: il Ministro e il Ministero per i beni e le attività culturali; b) CEI: la Conferenza Episcopale Italiana. 2. Sono competenti per l’attuazione delle forme di collaborazione previste dalle presenti disposizioni: a) a livello centrale, il Ministro e, secondo le rispettive competenze, i capi dei dipartimenti o i direttori generali del Ministero; il Presidente della CEI e le persone da lui eventualmente delegate; b) a livello regionale, i direttori regionali e i Presidenti delle Conferenze episcopali regionali o le persone eventualmente delegate dai Presidenti stessi; c) a livello locale, i soprintendenti competenti per territorio e materia e i vescovi diocesani o le persone delegate dai vescovi stessi. 3. Per quanto concerne i beni culturali di interesse religioso, gli archivi e le biblioteche ad essi appartenenti, gli istituti di vita consacrata, le società di vita apostolica e le loro articolazioni, che siano civilmente riconosciuti, concorrono, a livello non inferiore alla provincia religiosa, con i soggetti ecclesiastici indicati nel comma 2, secondo le disposizioni emanate dalla Santa Sede, nella collaborazione con gli organi statali di cui al medesimo comma. 4. Ai fini della piÚ efficace collaborazione tra le parti per la tutela del patrimonio storico e artistico, i competenti organi centrali e periferici del Ministero, allo scopo della definizione dei programmi o delle proposte di programmi pluriennali e annuali di interventi per il patrimonio storico e artistico e dei relativi piani di spesa, invitano ad apposite riunioni i corrispondenti organi ecclesiastici.
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5. In tali riunioni gli organi del Ministero informano gli organi ecclesiastici degli interventi che intendono intraprendere per i beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti e istituzioni ecclesiastiche e acquisiscono da loro le eventuali proposte di interventi, nonché le valutazioni in ordine alle esigenze di carattere religioso. 6. Nelle medesime riunioni gli organi ecclesiastici informano gli organi ministeriali circa gli interventi che a loro volta intendono intraprendere. Art. 2 1. Le disposizioni della presente Intesa si applicano ai beni culturali mobili e immobili di interesse religioso appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche, fermo restando quanto disposto in materia di conservazione e consultazione degli archivi d’interesse storico e delle biblioteche degli enti e istituzioni ecclesiastiche dall’Intesa del 18 aprile 2000 fra il Ministro e il Presidente della CEI. 3. L’inventariazione e la catalogazione dei beni culturali mobili e immobili di cui al comma 1 costituiscono il fondamento conoscitivo di ogni successivo intervento. A tal fine, la CEI collabora all’attività di catalogazione di tali beni curata dal Ministero; a sua volta il Ministero assicura, ove possibile, il sostegno all’attività di inventariazione promossa dalla CEI e le parti garantiscono il reciproco accesso alle relative banche dati. Per l’attuazione delle forme di collaborazione previste dal presente comma, il Ministero e la CEI possono stipulare appositi accordi. 5. Gli interventi di conservazione dei beni culturali di cui al comma 1 sono eseguiti da personale qualificato. A tal fine la CEI collabora con il Ministero per assicurare il rispetto della legislazione statale vigente in materia di requisiti professionali dei soggetti esecutori, con particolare riferimento agli interventi sui beni culturali mobili e le superfici architettoniche decorate. Gli interventi di conservazione da effettuarsi in edifici aperti al culto rientranti fra i beni culturali di cui al comma 1 sono programmati ed eseguiti, nel rispetto della normativa statale vigente, previo accordo, relativamente alle esigenze di culto, tra gli organi ministeriali e quelli ecclesiastici territorialmente competenti. Qualora l’accordo non sia raggiunto a livello locale o regionale e in presenza di rilevanti questioni di principio, il capo del dipartimento competente per materia, d’intesa con il
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Presidente della CEI o con un suo delegato, impartisce le direttive idonee a consentire una soluzione adeguata e condivisa. Art. 3 1. Gli organi del Ministero e gli organi ecclesiastici competenti possono accordarsi per realizzare interventi ed iniziative che prevedono, in base alla normativa statale vigente, la partecipazione organizzativa e finanziaria rispettivamente dello Stato e di enti e istituzioni ecclesiastiche, oltre che eventualmente di altri soggetti. Art. 5 1. Il vescovo diocesano presenta ai soprintendenti, valutandone congruità e priorità, le proposte per la programmazione di interventi di conservazione e le richieste di rilascio delle autorizzazioni, concernenti beni culturali di cui all’art. 2, comma 1, di proprietà di enti soggetti alla sua giurisdizione (...). 2. Proposte e richieste di cui al comma 1, presentate dagli enti ecclesiastici indicati all’art. 1, comma 3, sono inoltrate ai soprintendenti per il tramite del vescovo diocesano territorialmente competente. Art. 6 6. Il Ministero si impegna a rendere omogenee le procedure di propria pertinenza per l’accesso alle agevolazioni fiscali previste dalla normativa statale vigente in materia di erogazioni liberali destinate alla conservazione dei beni culturali di cui all’art. 2, comma 1.
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Accordo tra il dipartimento per i beni culturali e paesaggistici del ministero per i beni e le attività culturali e l’ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana relativo alle procedure informatizzate utilizzate dagli enti ecclesiastici per la richiesta di verifica dell’interesse culturale dei beni immobili, 8/03/2005 1. I Direttori regionali del Ministero per i beni e le attività culturali (di seguito denominato “Ministero”) sottoscrivono con i Presidenti delle Conferenze episcopali regionali – previa loro intesa con i Vescovi diocesani della Regione ecclesiastica, i Superiori Maggiori degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica di diritto pontificio maschili e femminili della propria Regione ecclesiastica o delle loro articolazioni site nel territorio della medesima Regione – accordi relativi alla quantità, ai criteri di priorità e alla periodicità dell’invio delle richieste per la verifica dell’interesse culturale dei beni immobili degli enti ecclesiastici siti nel territorio di propria competenza. 2. Le Curie diocesane, nel predisporre le richieste per la verifica dell’interesse culturale dei beni immobili degli enti ecclesiastici siti nel proprio territorio, utilizzano il software appositamente preparato dalla Conferenza Episcopale Italiana (di seguito denominata “CEI”), nel quale inseriscono i dati identificativi e descrittivi dei beni oggetto di verifica (...). 3. Le Curie diocesane, stampate le schede descrittive dei beni tramite il software della CEI, inviano la documentazione in formato cartaceo ed elettronico, unitamente alla richiesta di verifica, all’incaricato per i beni culturali della conferenza episcopale regionale. L’incaricato regionale, entro la prima settimana del mese, provvede ad inviare al Ministero – dipartimento per i beni culturali e paesaggistici la documentazione in formato elettronico; provvede inoltre nel medesimo tempo ad inviare la documentazione cartacea alle direzioni regionali e contestualmente, per conoscenza, alle competenti soprintendenze con modalità che prevedano l’avviso di ricevimento.
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Legge 109/1994 (“Legge Merloni”) Art. 16 5. (...) Il progetto esecutivo deve essere altresì corredato da apposito piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti (...).
D. Lgs n. 81/2008, Allegato XVI (Fascicolo con le caratteristiche dell’opera) I. Introduzione Il fascicolo predisposto la prima volta a cura del coordinatore per la progettazione, è eventualmente modificato nella fase esecutiva in funzione dell’evoluzione dei lavori ed è aggiornato a cura del committente a seguito delle modifiche intervenute in un’opera nel corso della sua esistenza. Per interventi su opere esistenti già dotate di fascicolo e che richiedono la designazione dei coordinatori, l’aggiornamento del fascicolo è predisposto a cura del coordinatore per la progettazione. Per le opere di cui al D.Lgs. n. 163 del 12 aprile 2006 e successive modifiche, il fascicolo tiene conto del piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti, di cui all’articolo 40 del Decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554. Il fascicolo accompagna l’opera per tutta la sua durata di vita.
DPR 554/1999 Art. 40 - Piano di manutenzione dell'opera e delle sue parti
1. Il piano di manutenzione è il documento complementare al progetto
esecutivo che prevede, pianifica e programma, tenendo conto degli elaborati progettuali esecutivi effettivamente realizzati, l’attività di manutenzione dell’intervento al fine di mantenerne nel tempo la funzionalità, le caratteristiche di qualità, l’efficienza ed il valore economico. 2. d. Il piano di manutenzione assume contenuto differenziato in relazione all'importanza e alla specificità dell'intervento, ed è costituito dai seguenti documenti operativi:
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a) il manuale d’uso b) il manuale di manutenzione c) il programma di manutenzione; 3. Il manuale d'uso si riferisce all'uso delle parti più importanti del bene, ed in particolare degli impianti tecnologici. Il manuale contiene l’insieme delle informazioni atte a permettere all’utente di conoscere le modalità di fruizione del bene, nonché tutti gli elementi necessari per limitare quanto più possibile i danni derivanti da un’utilizzazione impropria, per consentire di eseguire tutte le operazioni atte alla sua conservazione che non richiedono conoscenze specialistiche e per riconoscere tempestivamente fenomeni di deterioramento anomalo al fine di sollecitare interventi specialistici. 4. Il manuale d'uso contiene le seguenti informazioni: a) la collocazione dell’intervento delle parti menzionate; b) la rappresentazione grafica; c) la descrizione; d) la modalità d’uso corretto. 5. Il manuale di manutenzione si riferisce alla manutenzione delle parti più importanti del bene ed in particolare degli impianti tecnologici. Esso fornisce, in relazione alle diverse unità tecnologiche, alle caratteristiche dei materiali o dei componenti interessati, le indicazioni necessarie per la corretta manutenzione nonché per il ricorso ai centri di assistenza o di servizio. 6. Il manuale di manutenzione contiene le seguenti informazioni: a) la collocazione nell’intervento delle parti menzionate; b) la rappresentazione grafica; c) la descrizione delle risorse necessarie per l'intervento manutentivo; d) il livello minimo delle prestazioni; e) le anomalie riscontrabili; f) le manutenzioni eseguibili direttamente dall'utente; g) le manutenzioni da eseguire a cura di personale specializzato.
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7. Il programma di manutenzione prevede un sistema di controlli e di interventi da eseguire, a cadenze temporalmente o altrimenti prefissate, al fine di una corretta gestione del bene e delle sue parti nel corso degli anni. Esso si articola secondo tre sottoprogrammi: a) il sottoprogramma delle prestazioni, che prende in considerazione, per classe di requisito, le prestazioni fornite dal bene e dalle sue parti nel corso del suo ciclo di vita; b) il sottoprogramma dei controlli, che definisce il programma delle verifiche e dei controlli al fine di rilevare il livello prestazionale (qualitativo e quantitativo) nei successivi momenti della vita del bene, individuando la dinamica della caduta delle prestazioni aventi come estremi il valore di collaudo e quello minimo di norma; c) il sottoprogramma degli interventi di manutenzione, che riporta in ordine temporale i differenti interventi di manutenzione, al fine di fornire le informazioni per una corretta conservazione del bene.
UNI 10874/2000 - Manutenzione dei patrimoni immobiliari - Criteri di stesura e struttura dei manuali d’uso e di manutenzione Manuale (libretto) d’uso e di manutenzione Raccolta delle istruzioni e delle procedure di conduzione “tecnica” e manutenzione necessarie all’utente finale del bene immobile, limitate alle operazioni per le quali non sia richiesta alcuna specifica capacità tecnica. Manuale di manutenzione Raccolta organica e sistematica di documenti attinenti l’insieme delle modalità di manutenzione, ispezione e controllo di componenti, elementi tecnici e “unità funzionali” del bene immobile, destinato ai tecnici della manutenzione. Piano di manutenzione Procedura avente lo scopo di controllare e ristabilire un rapporto soddisfacente tra lo stato di funzionamento di un sistema o di sue unità funzionali e lo standard qualitativo per esso/e assunto come riferimento. Consiste nella previsione del complesso di attività inerenti la manutenzione di cui si presumono la frequenza, gli indici di costo orientativi e le strategie di attuazione nel medio e nel lungo periodo. Usa gli strumenti tipici della previsione. Il termine “piano di manutenzione” usato nella presente norma
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fa esclusivo riferimento ai piani di manutenzione redatti, durante il ciclo di vita utile dell’immobile, dai responsabili della gestione immobiliare o dal soggetto che riceve in appalto il servizio di manutenzione. Programma di manutenzione Complesso di attività , cronologicamente definite, finalizzate alla esecuzione degli interventi di manutenzione previsti dal piano e inseriti nel bilancio annuale di spesa. Usa gli strumenti tipici della programmazione operativa e definisce le risorse (manodopera, materiali e mezzi), le modalità tecnico-organizzative, la logistica e il preventivo di costo per l’esecuzione degli interventi, in stretta connessione con le risorse economiche assegnate dal bilancio annuale.
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Organi competenti Sopraintendenze Organi periferici del Ministero per i beni e le attivitĂ culturali e dipendono dalle Direzioni Regionali per i Beni Culturali e del Paesaggio. -
Sopraintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio
-
Sopraintendenza per i Beni per i beni storici, artistici ed etnoantropologici
-
Sopraintendenza per i beni archeologici
-
Sopraintendenza archivistica
Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici
della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) Organi periferici del Ministero per i beni e le attivitĂ culturali e dipendono dalle Direzioni Regionali per i Beni Culturali e del Paesaggio.
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Glossario dei principali fenomeni di degrado e anomalie Il vademecum propone un breve glossario in cui si riporta la terminologia specifica relativa ai principali fenomeni di degrado maggiormente riscontrabili sugli elementi di un edificio storico. I termini adottati si riferiscono, in particolare, al lessico riportato nella norma UNI 11182:2006 (Ente Nazionale Italiano di Unificazione, Beni culturali, Materiali lapidei naturali e artificiali, Descrizione della forma di alterazione Termini e definizioni). Vengono, inoltre, riportate definizioni di patologie relative al degrado di elementi e materiali differenti da quelli lapidei, quali i materiali metallici ed il legno. In aggiunta, al fine di rendere pi첫 completo il quadro dei fenomeni di degrado riscontrabili e degli elementi interessati, si descrivono alcune situazioni anomale riscontrabili, pi첫 in generale, sugli elementi costruttivi e su tutti i materiali che li costituiscono.
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Fenomeni di degrado di materiali lapidei e materiali ad essi assimilati (malta, laterizio). UNI 11182:2006 Alveolizzazione Fenomeno di degrado tipico dei materiali lapidei e dei laterizi. Presenza di cavità di forma e dimensioni variabili, dette alveoli, spesso interconnesse e con distribuzione non uniforme. Colonizzazione biologica Presenza riscontrabile macroscopicamente di micro e/o macro organismi (alghe, funghi, licheni, muschi, piante superiori). Colatura Traccia ad andamento verticale. Frequentemente se ne riscontrano numerose, ad andamento parallelo. Crosta Modificazione dello strato superficiale del materiale lapideo. Ha spessore variabile ed è generalmente dura; la crosta è distinguibile dalle parti sottostanti per le caratteristiche morfologiche e spesso per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substrato che, in genere, si presenta disgregato e/o polverulento. La crosta nera, in particolare, si verifica su pietre carbonati che, come i marmi, in seguito alla reazione del materiale con gli inquinanti atmosferici. Deformazione Variazione della sagoma o della forma che interessa l'intero spessore del materiale. Deposito superficiale Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali polvere, terriccio, guano, ecc. Ha spessore variabile, generalmente scarsa coerenza e scarsa aderenza al materiale sottostante. Disgregazione Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti. Talvolta viene utilizzato il termine polverizzazione.
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Distacco Per gli intonaci, si parla di distacco come di soluzione di continuità tra gli strati che lo compongono, sia tra loro che rispetto al substrato. Questo stato di degrado prelude, in genere, alla caduta degli strati stessi. Nel caso di laterizi, invece, si parla di soluzione di continuità tra rivestimento ed impasto o tra due rivestimenti. Efflorescenza Formazione superficiale di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, generalmente di colore biancastro. Erosione Asportazione di materiale dalla superficie che nella maggior parte dei casi si presenta compatta. Esfoliazione Formazione di una o più porzioni laminari, di spessore molto ridotto e subparallele tra loro, dette sfoglie. Fratturazione o fessurazione Soluzione di continuità nel materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti. Graffito vandalico Apposizione indesiderata sulla superficie di vernici colorate. Incrostazione Deposito stratiforme compatto e generalmente aderente al substrato. Si definisce concrezione quando il deposito è sviluppato preferenzialmente in una sola direzione non coincidente con la superficie lapidea e assume forma stalattitica o stalagmitica. Macchia Variazione cromatica localizzata della superficie, correlata sia alla presenza di determinati componenti naturali del materiale (concentrazione di pirite nei marmi) sia alla presenza di materiali estranei (acqua, prodotti di ossidazione di materiali metallici, sostanze organiche, vernici, microrganismi per esempio).
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Mancanza Perdita di elementi tridimensionali (braccio di una statua, ansa di un'anfora, brano di una decorazione a rilievo, ecc). Nel caso di intonaci, di dipinti, porzioni di impasto, mosaici, si usa, preferibilmente il termine lacuna. Patina biologica Strato sottile ed omogeneo, costituito prevalentemente da microrganismi, variabile per consistenza, colore e adesione al substrato. Pellicola Strato superficiale trasparente o semitrasparente di sostanze coerenti fra loro ed estranee al materiale lapideo (pellicola protettiva, pellicola con funzioni estetiche, pellicola ad ossalati, ecc.). Presenza di vegetazione Presenza di individui erbacei, arbustivi o arborei. Rigonfiamento Sollevamento superficiale localizzato del materiale di forma e consistenza variabili. Scagliatura Presenza di parti di forma irregolare, spessore consistente e non uniforme, dette scaglie, generalmente in corrispondenza di soluzioni di continuitĂ del materiale originario.
Fenomeni di degrado di altri materiali Ruggine Processo di ossidazione dei materiali ferrosi, con conseguente formazione di ruggine, ovvero formazione di una patina polverulenta o di una crosta di ossido di ferro di colore rosso-marrone. Il fenomeno è favorito dalla presenza di acqua e ossigeno. Carie Degradazione del legno dovuta alla presenza di funghi, che si nutrono di legno, degradando con i propri enzimi le membrane cellulari del legno. Uno dei segnali della presenza di carie è l’alterazione del colore, diversa a seconda della componente cellulare interessata dal fenomeno di degradazione. Il legno colpito da carie bianca si presenta di colore biancastro 55
e, con il tempo, diventa spugnoso e friabile, con formazione di cavità. Nel caso di carie bruna, il legno, invece, perde la resistenza, imbrunisce e si rompe, poiché il materiale diventa rigido e friabile. Corrosione Degrado chimico tipico dei metalli. Si tratta processo di consumazione lenta e continua di un materiale, con conseguente peggioramento delle sue caratteristiche o delle sue proprietà fisiche. Il fenomeno dà origine ad erosione per cause chimiche (aggressione chimica da parte di sostanze, come, per esempio, i cloruri per i materiali contenenti ferro). Foro di sfarfallamento Perforazione prodotta sulla superficie di elementi lignei da insetti xilofagi (tarli del legno).
Altre situazioni di degrado Condensa superficiale Presenza di acqua liquida su superfici aventi temperatura inferiore al punto di rugiada, ossia la temperatura a cui, a pressione costante, l'aria è satura di vapore acqueo. Le superfici assorbono l’acqua presente, e si creano macchie di umidità. Ruscellamento Scorrimento concentrato o diffuso di un flusso d’acqua piovana su una superficie verticale o inclinata, spesso associato a colature. Spostamento Allontanamento di parti di un elemento architettonico, causato da fenomeni di varia natura, quali deformazioni e cedimenti, scivolamento, disconnessioni. Può verificarsi, ad esempio, per gli elementi che compongono i manti di copertura (coppi, tegole). Stillicidio Presenza di gocce d’acqua in fase di distacco da una superficie orizzontale, per effetto della forza di gravità.
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Classificazione degli elementi tecnologici Per facilitare la comprensione dell’edificio, in quanto sistema costituito da molteplici componenti, si è pensato di fornire un esempio di scomposizione dell’organismo edilizio in elementi tecnologici e relativi elementi costruttivi. La terminologia riportata è utile al gestore per identificare univocamente l’elemento interessato da una situazione di degrado e, contemporaneamente, per poterla facilmente segnalare agli esperti in materia.
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ELEMENTO TECNOLOGICO
Coperture
Strutture verticali
Strutture orizzontali
Collegamenti (verticali) Fondazioni Pavimenti
Serramenti
ELEMENTO COSTRUTTIVO
Manto di copertura Struttura della copertura Gronda Muratura portante Muro divisorio Pilastro Colonna Parasta Muro di tamponamento Altro Solaio Volta Cupola Balcone Ballatoio Terrazzo Orizzontamenti Scala Rampa Muratura continua Plinto Trave rovescia Altro Pavimento Finestra Grata Inferriata Oscuramento Porta
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ELEMENTO TECNOLOGICO
Rivestimenti e decorazioni
ELEMENTO COSTRUTTIVO
Affresco Altare Camino Cornice Davanzale Intonaco Edicola Lesena Modanatura Mosaico Nicchia Portale Statua Stucco Zoccolatura Altro
Fonte bibliografica Aa. Vv., La conservazione programmata del patrimonio storico architettonico. Linee guida per il piano di manutenzione e consuntivo scientifico, Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia (IReR), Guerini e Associati, Milano, 2003, p. 221
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Schede per le attività di controllo Segnalazione di degrado e anomalie Nel concludersi, questa guida propone uno strumento di facile uso durante le attività speditive di ispezione e monitoraggio, volte alla ricognizione dello stato di conservazione degli elementi costruttivi. Si tratta di una scheda ideata per utenti che non sono necessariamente dei tecnici o degli esperti in materia di conservazione e restauro. Le schede di ispezione consentono di verificare anche l’avanzamento di eventuali fenomeni di degrado e di monitorare, quindi, la situazione. Qualora l’utente riscontri anomalie e situazioni di degrado in avanzamento, non risolvibili con le sole raccomandazioni proposte, occorre consultare un esperto, il quale avrà il compito di stabilirne le effettive cause, nonché di proporre un idoneo intervento.
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Schede per il controllo speditivo
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