Socrate ha perso? Riflessioni sul ruolo degli intellettuali - inserto del Magazine Presenza 1-2-3 20

Page 19

Le voci dell’Università Cattolica

Idee contro la desertificazione di Aldo Carera

V

ittorio Bachelet, Giuseppe De Rita, Renzo De Felice, Gino Giugni, Giovanni Marongiu, Ettore Massacesi, Mario Romani, Pasquale Saraceno, Enzo Scotti, Paolo Sylos Labini: giuristi, economisti, letterati, sociologi e storici che si sono distinti nel mondo degli studi e nel campo delle responsabilità politiche e sociali del nostro paese. Nonostante le differenze di impostazione culturale, convinzioni e discipline professate, tutti loro hanno messo a disposizione le proprie competenze (con diverse tipologie di impegno e di continuità) di uno stesso ministro. Nello specifico, il ministro del Mezzogiorno e delle aree depresse Giulio Pastore che a inizio del suo mandato (1958-1968) si è avvalso anche di una rivista, «Il nuovo osservatore», per dar vita a un dibattito culturale aperto a molti altri intellettuali di diversi schieramenti politici ed ecclesiali (era il tempo del Concilio Vaticano II: tra gli autori anche Joseph Ratzinger). Pochi anni dopo, a Milano e in differente contesto, un sindacalista dei metalmeccanici (Pierre Carniti) fondava la rivista «Dibattito sindacale», palestra di sociologi e giuristi di una generazione più giovane: Gian Primo Cella, Bruno Manghi, Mario Napoli, Tiziano Treu. Non è difficile riconoscere nei nomi fatti, qui e sopra, i tanti frequentatori dei chiostri di Largo Gemelli. Si tratta solo di due esempi, tra i meno noti, della casistica ben più ampia di una stagione di vivaci dibattiti mossi, in fondo, dalla comune volontà di contribuire al consolidamento democratico, culturale ed economico della giovane Repubblica. Esprimevano tutti una medesima convinzione: in un paese in cui ampi segmenti della popolazione, per limiti culturali e per condizioni economiche, faticavano a realizzarsi come cittadini a parità di diritti e di opportunità, era indispensabile una coraggiosa elaborazione culturale in grado di produrre discontinuità soprattutto lì ove le distorsioni del capitalismo industriale erano più radicate. Tale orientamento presupponeva uno stretto rapporto con decisori politici intelligenti e intuitivi – pur anche autodidatti, come i due indicati – ben determinati a perseguire il controverso equilibrio tra i vari possibili livelli d’azione, tra centro e periferie, tra iniziativa pubblica e privata, tra le logiche del mercato e la tensione per la giustizia sociale. L’intesa tra policy maker e intellettuali era alimentata dalla condivisione di mondi vitali omogenei e da un ordine di valori che, per i primi, ridimensionava le smanie personali del potere e, per i secondi, dava respiro alle ambizioni accademiche individuali e alle rispettive autoreferenzialità disciplinari. I comuni radicamenti vennero poi interpretati con sensibilità e con formule differenti, comunque innovative nelle teorizzazioni e nelle sintesi politico-operative. Il punto d’attacco era quello che Pastore chiamava la «desertificazione» civile e

20


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.