PURE 03

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SKATEBOARDINg N.3 PURE SKATEBOARDING. SKATE ONLY - WWW.PURESKATEBOARDING.IT - NUMERO 03 1


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Dani Galli

Fs Lipslide Fai Da Te Galore Knodel Bowl Ph. Mirai Pulvirenti 5


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EDITORIAL Txt. Papik Rossi Nel 1989 , con un amico scoprimmo una minirampa dentro la cantina di un’abitazione, si poteva vederla da un lucernaio su un marciapiede; era rozzissima ed alloggiata alla tetris. Qualche settimana più tardi, durante una delle primissime jam all’Eur, ci fu regalata da Giampiero “G” Pelusi, una copia del magazine da lui prodotto “Colosseum” che in un servizio testimoniava il pellegrinaggio romano di due icone dello skateboarding di tutti i tempi: Mickey Alba “fratello del piu’ famoso Steve, gran boro e noto piscinaro” (cosi lo definì Giampiero) e il mitico Gator!! In alcuni scatti era possibile riconoscere la famigerata mini che veniva violentata dai due americani. Quell’episodio segnò una svolta particolare perché nel mio caso, capii che a fare le cose da soli ci si guadagna sempre, anche nella perdita. Realizzai una jump la cui transizione era sostenuta da giornali e alcune latte di Sao Caffè. Durò una settimana ma si ollava come da nessun’altra parte. Negli anni mi accorgo che questo “fai da te” è un processo inarrestabile e più che mai vitale e nonostante il periodo, dove tutto viene prefabbricato e cacato via etere, continuo a sorprendermi del fatto che questo tipo di cose siano sempre più evolute, affascinanti ed il più delle volte completamente gratis!

In 1989 with a friend, we discovered a miniramp in the cellar of a house. It was visible from a skylight hole in the pavement; it was really raw and built tetris-style. A few weeks later, during one of the first skate jams in the EUR neighborhood (of Rome), Giampiero “G” Pelusi gave us a copy of the fanzine “Colosseum” he had made. In it there was an article testifying the Roman pilgrimage by the likes of two skateboarding icons of all times: Mickey Alba, “... brother of the more famous Steve, nutcase and notorious poolrider” (that’s how G described him), and the legendary Gator!! In some photos it was possible to recognize the infamous mini being raped by the two americans. That episode definitely marked a turning point because, in my case I understood that doing things by yourself is always better, even if things go wrong. I built a jump-ramp with a transition supported by newspapers and Sao Caffè coffee cans. It only lasted a week but I could ollie on it like nowhere else. Over the years I realized that this “do it yourself” attitude is an unstoppable process that is now more vital than ever, despite this period we’re livin’ in, where everything is prefabricated and shit through ethereal media. I’m constantly surprised that these kinds of things are more evolved, fascinating and most of the time, completely free!

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… Pushing over significa cercare dentro di sé una certa intensità emozionale che nel nostro caso solo lo skateboarding è riuscito a darci, un qualcosa che non ha paragoni con niente e che non può essere surrogato o rimpiazzato!… non è stato Gargy a scegliere lo skate, ma lo skate a scegliere Gargy. A distanza di tanti, tanti anni ancora non so spiegarmi come quella tavola professionale esposta dietro la vetrina di Jogging Sport sia riuscita per sempre a cambiarmi la vita…

… Pushing over means searching inside oneself for a certain emotional intensity which in our case only skateboarding was able to give us, something beyond comparison that can’t be substituted or replaced!… it wasn’t Gargy who chose skateboarding, but skateboarding who chose Gargy. After many, many years I still can’t explain how that pro board displayed in Jogging Sport’s shop window was able to change my life forever…

da “MEMORIE DI UNO SKATER ROMANO 1987/2009” di Alessandro Gargiullo

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Juliano Guimaraes Hardway Bs Lipslide, Barรงa Ph. Filip Zuan 11


Shqipron “Skibi” Bobaj Front Board Aarau Ph. Alan Maag

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Geng Jakkarin

Fakie Ollie Sw Fs Krooks 360 Shovit Bangkok Ph. Mirai Pulvirenti 13


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Quello che molte persone, inizialmente me compreso, non riuscivano a capire era che avere uno skateboard professionale ed indossare una ribelle divisa era solo l’inizio di un lungo e selettivo percorso non solo fisico ma soprattutto umano, era difficile per noi ragazzini di periferia cresciuti con i modelli educativi romani capire che lo skateboarding non poteva essere trattato come una qualsiasi altra moda del momento, era come se dovessimo riazzerare il nostro percorso formativo e ricominciare tutto da capo…

What most people including me didn’t understand at first was that owning a pro board and wearing a rebel uniform was just the beginning of a long selective journey, from both a physical and a human point of view especially. It was hard for us suburb kids who grew up and were educated the Roman way to understand that skateboarding was not to be practiced like another temporary fad, it was as if we had to reset to zero and start our educational process all over again…

Non volevo più smettere di skateare anzi, mostravo finalmente un po’ di personalità e carattere infischiandomene del giudizio del prossimo, era come aver acquisito una specie di superpotere!… io ero “Alessandro lo skater”… ma agli occhi dei miei amici apparivo come una specie di maldestro giullare equilibrista che, invece di imitare i comportamenti dei ragazzi più grandi, voleva rimanere bambino vaneggiando di salti ed evoluzioni… quei pischelletti non riuscivano a vedere un senso in quello che facevo, mentre per me era stato come nascere di nuovo!

I never wanted to stop skating, instead I finally displayed some personality and character and didn’t care what others thought, it was like having acquired some sort of superpower!… I was “Alessandro the skater”… but in the eyes of my friends I appeared like a sort of clumsy tightrope fool who instead of imitating the bigger kids, just wanted to remain childish and do crazy jumps and stunts… those kids couldn’t make any sense of what I was doing, whereas for me it was like being born again!

… dopo due anni di scarsa consapevolezza ed isolamento un nuovo pischelletto voleva entrare a far parte della scena skate di Roma ‘70, non voleva più passare le giornate nel cortiletto sotto casa, il nuovo Alessandro sognava selvagge raidate per il quartiere, non c’era più tempo per il pallone, non c’era più spazio per le pischellette, da sempre le più restie a capire le mie nuove esigenze… tutto ciò che per la maggior parte dei ragazzini era considerato divertimento adesso per me era solo noia e banalità.

… after two years of bare awareness and isolation a new kid was ready to enter the Roma ’70 neighborhood skate scene. He was tired of spending his days playing near the house, the new Alessandro dreamt of rolling wildly around the hood. There was no longer any time for soccer, there was no longer any time for girls who were always the most reluctant to understand my new needs… most of the things that other kids considered fun were now just boring and dull to me.

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Igor Cianti

Pop Shovit Roma Ph. Paolo Cenciarelli

Teo Creminati

Ollie Up To Sw Bs Flip Brescia Ph. Fede Tognoli 16


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Tra me e Carlo Ciabattini si era stabilito sin dai primi incontri un bel feeling. Lui trasformava in realtà le manovre che mi venivano in mente in quel determinato muretto o scalinata, lui era il primo ad abbozzare i tricks ed il primo a buttarsi davanti ad un gap, era bravo nei grabs ed era un buon sperimentatore dei flip tricks…. ho imparato molto da lui, ma io avevo un approccio più prudente, la paura di farmi male è sempre stato un freno alla mia creatività… Tra i tanti skaters che avevo conosciuto all’Eur ce ne era uno che mi aveva colpito per la sua concentrazione nel fare i tricks… a volte mi pareva quasi il “matematico” dello skate, era sempre all’avanguardia e sperimentava cose sempre più complicate, di quelle che se non sei quasi ambidestro non riesci neanche ad iniziare a provare… l’epoca dello switchstance stava per arrivare e Emanuele Orazi era pronto a metabolizzare quel nuovo approccio, quella nuova filosofia tutt’oggi basilare nel moderno skateboarding. … e alla fine stavamo gomito a gomito alternandoci su quei muretti e su quelle panchine… un nuovo trittico si stava formando: io, Carlo e Lele… … Lele si segnava le cose da provare su un foglietto o se le scriveva direttamente sulle mani, tipo geroglifici in “lingua skateara”, arrivava allo spot e a fine giornata molte manovre erano state chiuse e, nei casi di maggiore ispirazione, messe pure in session!! Carlo non era da meno… dava di matto e si lanciava ovunque con quei suoi ollie stiratissimi; a volte faceva scenici botti fantozziani, a volte quando andava grosso gli altri scoppiavano in un sonoro boato di acclamazione…

A nice feeling developed early on between Carlo Ciabattini and I. He was able to convert to reality the manoeuvers my mind came up with at a certain ledge or set of stairs. He was always the first to try tricks and jump down gaps. He was good at grabs and an excellent flip trick experimenter… I learned a lot from him, but I had a more cautious approach. The fear of getting hurt has always hindered my creativity… Among the many skaters I met at Eur there was one who impressed me for his concentration while doing tricks… sometimes I had the feeling he was the “mathematician” of skateboarding, he was always at the forefront experimenting more and more complicated things, like stuff you wouldn’t even think of trying unless you were double handed… the switchstance era was about to set in and Emanuele Orazi was ready to take on this new attitude, this new philosophy so essential in modern skateboarding. … and in the end we were side by side taking turns skating those ledges and benches… a new trio was forming: Carlo, Lele, and I… … Lele always wrote down the stuff he wanted to try on this little slip of paper or directly on his hands, kinda like “skate slang” hieroglyphics. He’d show up at spots and by the end of the day he’d land many of the manoeuvres, and if really inspired he’d even do them in a line!! Carlo was no less impressive… he’d go nuts and jump down anything with his super boned ollies; sometimes he’d do these beautiful comical falls, other times when he landed some big ass trick the others would noisily explode in a standing ovation… 19


Michi Brunner Nollie Bigspin Aarau Ph. Alan Maag

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Igor Fardin

Fs Flip Loewenbraeu Ph. Alan Maag 21


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Simone Verona Fs Uragano Sarzana Ph. Marzo 23


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Io, Carlo e Lele ci stavamo spaccando le ossa tutti i giorni e ad un certo punto mi venne l’idea di realizzare un video, non la solita accozzaglia di tricks mezzi tagliati e mal inquadrati come era accaduto in “Skateboarding Is Not A Crime”, morivo dalla voglia di registrare su nastro quelle difficili ed a volte esasperanti manovre che avevano reso insonni le mie notti... In passato avevamo già provato a montare qualcosa per i fatti nostri con due videoregistratori ma la tecnica del rec-pause-rec per appiccicare i tricks era una follia!! Aveva un’imprecisione che spesso mangiava i frames e allora dovevi ricominciare da capo e ogni volta che ricoprivi la qualità peggiorava... avoja a comprare videocassette costose con nastri ad alto contenuto di ferrite, non cambiava nulla! la qualità rimaneva sempre scadente!... e la musica? Anche per quella dovevi fare un’altra copia e allora il risultato finale era una cacata!!

Carlo, Lele and I were out there breaking our bones every day and at a certain point I had this idea of making a video, but not the usual pile of tricks filmed all crappy like in “Skateboarding Is Not A Crime”. I was dying to record on tape those difficult and nerveracking manoeuvres that made my nights sleepless… In the past we had already tried editing something on our own using two VCRs but the rec-pause-rec technique to put tricks next to one another was pure madness!! It was so inaccurate it often ate up frames forcing you to start all over, and every time you recorded over again the quality got worse…and buying expensive tapes with a high content of ferrite was totally useless too! The quality just remained low!... and the music? Well you had to make another copy for that too, so in the end the result was totally shitty!

... In questo clima così energetico quello che dovevo fare era accendere di nuovo la telecamera e filmare, filmare, e ancora filmare! I video WBNE ci avevano insegnato cosa volesse dire “underground”, cosa volesse dire rappresentare la tragicomica esistenza dello skater, sempre a rischio di estinzione per via della barbaria romana che lo ghettizzava... ma a volte eravamo noi ad isolarci... ed era un bene.

… In such an energetic situation all I needed to do was turn on the videocamera and film, film, film! The WBNE videos had taught us the meaning of the word “underground” and what it was like to represent a skater’s tragicomic existence, constantly risking extinction by way of the ghettoizing Roman viciousness… but sometimes it was us who isolated ourselves… and that was good. 25


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Iena Speedball Fs Ollie, Modena Ph. Luca Carta 27


HAVE YOU EVER BUILT A JUMP RAMP? Pic & Txt by Mirai Pulvirenti

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A fine anni novanta Roma viveva un fermento edilizio urbano che io non avevo ancora mai visto in vita mia, a causa dell’imminente anno giubilare che sarebbe coinciso con il nuovo millennio. Venivano costruite stazioni (che non verranno mai aperte), l’air terminal (che verrà chiuso per malfunzionamento da lì a poco), rinnovati edifici in disuso per anni immemori (ed i quali lavori dureranno ben oltre l’anno giubilare), ma anche piazze, piazzette, fontane e quant’altro (le quali saranno già misteriosamente fatiscenti ed in rovina solo pochi anni dopo). E strade… viali, vialoni, ampliamenti della tangenziale, bretelle e circonvallazioni che avrebbero dovuto rendere il traffico dalla periferia al centro più fluido. Un’utopia a Roma. Ma proprio uno di questi viali mi aveva colpito per il fatto che potesse diventare un nuovo spot. Era una delle suddette bretelle della tangenziale est che era percorsa per tutta la sua lunghezza da dei jersey di cemento e che in un tratto aveva anche due jersey, di quelli obliqui che vanno in salita. La strada era ancora chiusa al traffico! Ci siamo armati di cemento a presa rapida e abbiamo costruito i cordoli a terra per rendere lo spot skateabile e le nostre raidate epiche. Ve lo confesso, mi sentivo un fico. Avevo la sensazione di aver preso in mano una situazione stagnante e di aver messo della sana benzina sul fuoco di una flebile fiamma che era il fomento skateistico generale romano. Qualche tempo fa sono capitato a Castrezzato, nella provincia del bresciano. Chiamato da più voci (primo fra tutti di Mattia Todero) sul fatto che Kendall e Seba Rossi con l’aiuto di più amici (Massimo Azzolari, Daniele Baglioni, Mattia Todero,

Chappy, Andrea Capoferri e il resto dell’associazione) stessero costruendo con le loro mani un park in cemento. Niente sponsor, niente soldi, nessuna ditta di moduli a brandizzare le strutture, solo tanta voglia di fare nella speranza di rendere il presente più accettabile. Una volta arrivato sono rimasto di stucco. Le strutture sono piccole, ma non con le curve slavate dei park comunali odierni, si grinda su veri poolcoping, e c’è quella piacevole sensazione che ci sia una vera saggezza “skate” dietro a tutto. Con un po’ di abilità e con un po’ di esperienza capisci che ci sono più linee da poter prendere per skateare tutte le strutture disposte senza doverti spingere e magari prendere anche velocità… divertimento puro! A fine giornata inutile dirvi che mi vergognavo del fatto che potessi mai aver avuto la sensazione di aver costruito qualcosa solo avendo aggiunto dei cordoli di cemento a dei jersey già belli che posizionati, e mi resi conto che effettivamente non ho mai costruito nulla in vita mia di skateabile, neanche una jump ramp! Si vocifera che il Creedence Park sia concluso ai primi di Ottobre e che ci possa essere la probabilità di una inaugurazione “ufficiale” con tanto di presenza di Pontus Alv, guru internazionale del fai da te. Per adesso, vi consiglio di munirvi di navigatore in caso vi venisse mai la briga di passare per Castrezzato, onde avere un’esperienza tipo “Triangolo delle Bermuda” come è capitato a me… ci sono arrivato sempre da una strada differente (con tempi dilatati dalla mezz’ora alle quasi due), pur uscendo dallo stesso casello dell’autostrada, mah!

At the end of the nineties Rome went through a prosperous urban construction period I had never witnessed before in my life. The reason for all this turmoil was the forthcoming jubilee year that coincided with the new millennium. A number of new things were to be built, among them train stations (that were never opened), and the Air Terminal (which was closed shortly thereafter for malfunctioning). Buildings that had fallen into disuse for many years were renewed (but the works carried on well beyond the jubilee year), as well as squares, street corners, fountains and much more (most of which was already mysteriously decaying and falling apart only a few years later). But also roads… streets, avenues, ring road expansions, link-roads, all of which were to make incoming traffic from the suburbs lighter. An utopia in Rome. But one of these actually caught my attention because it looked like it could become a new spot. The ring road East had cement jersey barriers for all its length. At one point there were two of those slanting jerseys, and the road was still closed-off to traffic! We armed ourselves with quick setting cement and built an entrance to make the spot skateable and our skating epic. I’ll be honest with you, I felt really cool. I had the feeling of having taken a pretty stagnant situation upon myself by adding fuel to the fire of Rome’s skate vibe which was really like a feeble flame. A while ago I ended up in Castrezzato in the province of Brescia. Various people tempted me to go there (first of all Mattia Todero), telling me that Kendall and Seba Rossi

along with some friends (Azzolari Massimo, Daniele Baglioni, Mattia Todero, Chappy, Andrea Capoferri and the rest of the association) were building a cement park by themselves. No sponsors, no money, no pre-fab company branding the obstacles. Just a strong desire to make the present more acceptable. When I got there I was stoked. The obstacles are small but doesn’t have easy transitions just like modern public skateparks. You can grind on real pool coping, and I got this feeling there’s real skate-wisdom behind it all. With some skill and experience you can easily figure out the various lines to skate all of the obstacles without pushing and even catch more speed… pure fun! I must say by the end of the day I was pretty embarrassed of having ever had the feeling of having built something by just adding an entrance to some jerseys that were already there to start with. I realized I’ve never really built anything skateable in my life, not even a jump ramp! Word has it that the Creedence Park will be completed by the first few days of October, and there is a possibility there may be an official opening featuring none other than the international DIY guru himself, Mr. Pontus Alv. Meanwhile, I suggest you get yourself a gps sat nav if you ever feel like stopping by Castrezzato to avoid having any “Bermuda Triangle” experiences as happened to me… I got there from a different road every time (with time dilation between half-hour and two hours) even though I exited through the same highway toll every time, huh?! 29


Kendall Nosepick 30


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Seba Rossi Fakie Krooks

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Video Frames by Fede Tognoli 34


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Brian Londono

Fs Wallie Transfer

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“… il tanto atteso primo skatepark vicino alla Capitale stava per arrivare… eppure c’era sempre quell’amarezza di fondo… non so come spiegarla.” 39


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Fabio Ferreira Bs Lipslide, Grumello Ph. Mirai Pulvirenti 41


Jacopo Cervelli

Nollie Inward Heelflip Modena Ph. Luca Carta

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Marchino Giordano Ollie Kick Fakie Wallride Bastard Bowl Ph. Giuliano Berarducci

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Jan Hofer

Fs Blunt, Fs Feeble Harbruecke Ph. Alan Maag

In realtà è da un po’ di tempo che skateiamo in quel cantiere. Stanno costruendo una nuova linea di tram e contemporaneamente stanno facendo lavori sul ponte. E’ un’area pubblica quindi non possono recintare tutto quanto. Più o meno ci si può skateare sempre, devi solo essere fortunato e trovare qualcosa. Gli spot cambiano continuamente, un giorno ti dice culo e il giorno dopo non c’è niente. Credo che questa caratteristica degli spot in continua evoluzione sia quanto di più “street” lo skateboarding possa essere. Appena trovi qualcosa cominci subito a skatearlo e spesso non è presente nessuna macchina fotografica. A volte è un manual pad, a volte uno street gap e altre volte dei pilastri di metallo come questi. Quella notte ero di ritorno da una session con i Warriors. Stavamo mangiando ad un kebabbaro dall’ altro lato della strada quando Igor e qualcun altro hanno cominciato a skateare lo spot. Jan Hofer è apparso per puro caso. Stava passando in skate dall’altro lato del ponte, ha notato i flash ed è venuto a dare un’occhiata. Era stato a New York solo pochi giorni prima quindi era ancora in botta. Prima un Frontside Noseslide, poi un Tailslide, un Front Feeble, e un Front Blunt tutti chiusi in meno di mezz’ora. Non riuscivo ad immaginarmi una situazione migliore di questa. La sensazione imbattibile di una session notturna, lo spot fra due strade, la gente che usciva dai locali per guardare, l’odore di kebab, il pop ridicolo di Jan, e “la fiamma” del tutto inaspettata del momento: tutto questo è puro street skateboarding. 44


We’ve actually been skating that construction site for a while now. They are building a new tram (city-train) line there and at the same time they are fixing the bridge. It’s a pretty public area so there is no chance to get all the things behind fences. You can basically skate there whenever you want, you just have to be lucky to find something. The spots are constantly changing there, so one day you are lucky and the other day it’s gone again. I think that this on and off of spots is about as much ‘street’ as skateboarding can be. Once you find something you start skating it directly and often no camera is there. Sometimes it’s just a little manual, sometime it’s a street gap and sometimes some metal pillars like these. That night I was on my way back of a session with the Warriors. We had some food at a kebap place right across the street when Igor and some others started skating the spot. The fact that Jan Hofer showed up was shier coincidence. Skating by on the other side of the bridge he had noticed the flashes and came to have a look. Coming back from New York only a couple of days earlier he was on fire right away. First a Frontside Noseslide, then a Tailslide and then the Front Feeble and the Front Blunt all went down in less then a half an hour. I couldn’t imagine a better situation like this. The very special feeling of a night session, the spot being in the middle of the roads, the people coming out of the clubs watching, the smell of kebaps, Jan’s ridiculous Pop and the completely unexpected heat of the moment: this was pure street skateboarding. 45


Una delle prime cose che Matteo mi disse era che nel nostro quartiere si stava sviluppando una scena skate “tipo americana”… quando per la prima volta mi trovai di fronte a questa banda di caciaroni accadde qualcosa dentro di me, non si trattava di aver scoperto un nuovo gioco, un nuovo passatempo, fu un innamoramento istantaneo! Erano bastati pochi minuti di magiche evoluzioni per toccarmi nel profondo… non era una ricerca della “cosa pericolosa” per sentirmi gaggio, c’era una tecnicità ed una creatività molto più strabiliante in confronto ai soliti divertimenti che i più grandi mi avevano fatto conoscere, non apparteneva al mio mondo! Accadde tutto quel pomeriggio… da quel momento in poi la mia vita cambiò per sempre… per la prima volta vidi un’ollie, un boneless, un grind e uno shovit… ero totalmente stupito, eccitato, fremente… mangiavo di sguardi quei ragazzini e i loro skateboard troppo, troppo più belli del mio… dalla vetrina del negozio c’erano esposte alcune tavole professionali e più le guardavo, più mi estraniavo dalla realtà… era come se si fosse acceso un’interruttore segreto nella mia mente… non so bene come spiegarlo ma ero stato portato in un’altra dimensione!… non potevo più continuare a comportarmi nella stessa maniera di prima, facendo finta che lo skate non mi interessasse solo per sentirmi come gli altri… io non volevo essere più come gli altri!

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One of the first things Matteo told me was that there was an “American” skate scene developing in our neighbourhood… the first time I met this rowdy gang something happened inside of me, but it wasn’t like discovering a new game or hobby, it was instant love! A few minutes of magical stunts were enough to touch me deep down inside… it wasn’t the pursuit of “the dangerous thing” to feel cool, there was something technical and creative that was mind-blowing compared to the usual amusements the big guys had shown me, it just didn’t belong to my world! It all happened that afternoon… from that moment my life changed forever… for the first time I saw an ollie, a boneless, a grind and a shovit... I was totally amazed, excited, and shaking… I was jealous of those kids and their skateboards that were way more awesome than mine… in the shop window there were some pro boards and the more I stared at them, the more I alienated myself from reality…it was as if some secret switch in my mind had been turned on… I can’t explain it but it felt like I was pulled into another dimension! … I couldn’t keep on behaving in the same manner any longer, pretending I didn’t care about skateboarding just like everyone else… I didn’t want to be like everyone else anymore!


Neverton Socado

Fs Halfcab Flip Barรงa Ph. Filip Zuan 47


Lo Spazio-Tempo secondo Gargy by Mirai Pulvirenti Qualche tempo fa mi chiama Gargy (a.k.a. Alessandro Gargiullo) al telefono e mi chiede se può passare a casa mia perché mi deve far vedere una cosa. Si presenta con un blocco di fogli A4 stampati e rilegati con una spirale di plastica. Un manoscritto, una prima bozza di un libro: “Pushing Over, memorie di uno skater romano 1987-2009”. L’ha scritto lui e vuole che io lo legga e gli dia un parere. Sarò sincero: già sapevo di questo suo progetto, perché me ne aveva già parlato sia Jonni sia Cenciarelli, i quali erano stati i primi ad aver avuto accesso ai ricordi messi in prosa da Gargy, e in un primo momento avevo pure mezzo rosicato che Gargy non mi avesse reso anche me partecipe di questo suo “segreto”. Ma eccolo quì, finalmente anche io avevo in mano le sue memorie! La sera stessa, prima di dormire, mi lessi un paio di capitoli, i quali mi fecero addormentare con un piacevole sorriso caldo stampato sulle labbra. Il manoscritto poi, per una serie di vicissitudini legate sia al lavoro, sia alla mia pigrizia rimase intonso per qualche settimana nella mia libreria. Accadde poi che dovetti partire per un paio di settimane, sempre per lavoro e nel momento di decidere quale libro portarmi per il viaggio, decisi di prendere con me, oltre a “Dal Bigbang Ai Buchi Neri” di S. Hawking, il manoscritto di Gargy. Non avrei potuto fare scelta più azzeccata. Me lo sono letto una prima volta di volata, ed una seconda in maniera più attenta, sottolinenando quelli che erano a mio parere, le frasi più belle o le parti salienti dell’intero racconto. Nel mentre, il libro di Hawking è rimasto in valigia, le teorie sul tempo e sull’universo del più illustre fisico in vita potevano andare a farsi fottere, io tra le mani avevo un vero e proprio tesoro, altro che la teoria dell’universo inflazionario o le teorie delle stringhe e superstringhe! Conosco Gargy da quasi vent’anni, pertanto conosco bene la sua indole nel catalogare e memorizzare situazioni, personaggi e date. Sull’argomento, vi assicuro, è imbattibile, quasi autistico, una specie Rain Man. E pertanto non mi sono meravigliato più di tanto della lucidità cronologica degli eventi esposti nel libro. Ciò che mi ha veramente colpito invece è stata piuttosto una vera lucidità “emozionale” e una totale mancanza di pudore. Ossia, Gargy ha avuto la capacità di mettersi nudo di fronte allo specchio del tempo e di descriverci cosa ha visto. Mi ha affascinato la descrizione dei primi ricordi relativi alla scoperta dello skateboarding, 48

il suo sguardo totalmente ingenuo e senza parametri di lettura verso questo nuovo mondo, le illusioni e le relative delusioni, le invidie, le amicizie indelebili e quelle fasulle, la penuria di faiga, la quasi fondamentalista sociopatia, le sconfitte e le personali rivincite che poi si sono susseguite nel tempo. Mi ha affascinato il suo sguardo, per l’appunto, totalmente personale e intimistico. Il suo sguardo su questi ultimi vent’anni di skateboarding a Roma non è sicuramente il mio, né potrebbe essere quello di altri. Ed è proprio per tale motivo che se ne assume così un valore universale. Ho riconosciuto in questa sua visione personale, anche il mio mondo, anche se diverso. Perché lo skate è veramente qualcosa di personale, ed ha vero valore comunicativo solo quando è tale. Il libro non è stato ancora pubblicato, anzi a dirla tutta necessita sicuramente di una seconda riscrittura, ma non ho resistito alla tentazione di riportarne alcuni frammenti. Complice anche il fatto che Gargy mi ha dato il permesso di mettere mano ai negativi fotografici di una vita, tra i quali ho potuto scovare delle perle niente male. Negativi in molti casi rovinati, sporchi, graffiati, come se si portassero addosso i segni e i ricordi del tempo che è trascorso. Foto scattate il più delle volte a casaccio, in situazioni non particolarmente salienti e in periodi ben circoscritti, come le classiche vacanze all’estero o qualche giornata trascorsa all’ EUR dove magari scattava un intero rullino. Altrimenti anche foto scattate dal padre o dagli amici a Gargy stesso, nella sua cameretta, con la telecamera, di fronte un graffito… lui sempre con la stessa espressione. Foto che anche se scattate senza alcuna velleità documentaristica o meramente fotografica, mi sono apparse grandiose perché totalmente sincere. Come avrei voluto che avesse scattato di più, come avrei voluto che anche io e tutti gli altri avessimo l’abitudine di portarci appresso la macchinetta tascabile… Le frasi che ho riportato e accostato alle foto non necessariamente hanno un vero e proprio nesso, e logico e cronologico; hanno piuttosto un valore il più delle volte appunto, “emozionale” proprio come ho percepito tale la rilettura del tempo da parte di Gargy. Spero anzi di avere spazio per inserire altre di queste immagini, e altri di questi frammenti anche nei numeri futuri di Pure, perché a mio parere ne rappresentano a pieno la sua essenza.


A while ago I got a phone call from Gargy (a.k.a. Alessandro Gargiullo) asking me if he could come by my house to show me something. He showed up with a block of A4 sheets printed and bound with a plastic spiral. A manuscript, a first draft of his book: “Pushing Over, memoirs of a Roman skater 19872009”. He wrote it and wanted me to read and tell him what I thought of it. I’ll be honest: I already knew about this project because both Jonny and Cenciarelli had told me about it. They were the first people to have access to Gargy’s recollections written in prose, and at first I was kinda jealous that Gargy hadn’t let me in to his “secret”. But here it was, finally I had his memoirs in my hands! That same evening I read a couple chapters before going to bed which made me fall asleep with a warm smile on my face. For a variety of reasons both having to do with work and my laziness, his manuscript lay unopened on my bookcase for a couple weeks, until one day having to leave on a trip for work I decided to bring two books with me, “Hawking on the Bigbang and Blackholes” by Stephen Hawking, and Gargy’s manuscript. I couldn’t have made a better choice. I read it the first time kind of in a rush, and a second time underlining what I believed to be the main points of his narration. In the meantime Hawking’s book remained in my suitcase. The theories on time and the universe by the most distinguished physicist alive could go to hell. I had a real treasure in my hands. The theory of the inflationary universe or that on strings and superstrings my ass! I’ve known Gargy now for almost twenty years, and I know his determination in cataloguing situations, people and dates. He’s almost unbeatable on the subject, he’s nearly autistic, like a sort of Rain Man. Therefore I wasn’t too surprised with his lucid recollection of chronological events described in the book. What really struck me was his “emotional” lucidity and total lack of shamelessness. In other words his capacity to show himself bare in front of the mirror of time to tell us what he saw. What fascinated me was the description of how he discovered skateboarding. His completely naìve glance and

open-mindedness towards this new world. His illusions and the delusions that followed, his envy, indelible friendships as well as fake friendships, pussy shortage, his extreme sociopathy, his defeats and personal victories that followed one another over time. I was really fascinated by his completely personal and intimate view on the last twenty years of skateboarding in Rome which surely is not my view, nor could it be that of others. This is exactly the reason why it assumes such a universal quality. Within his personal view I was able to recognize my world as well, even though it’s different. Because skateboarding really is something personal with a real communicative value only when it is as such. The book has not been published yet. Actually to be honest it probably needs to be rewritten a second time, but I couldn’t resist the temptation to quote some segments thanks to Gargy who allowed me to play around with his lifelong collection of photo negatives, among which I was able to find some real gems. In most cases the negatives were ruined, dirty, or scratched, as if they carried the signs and memories of the time that has passed. Random photos taken in very specific but inconspicuous situations during the usual trip abroad or whole days spent at EUR where sometimes he shot entire rolls of film. Some photos of Gargy were taken by his dad or his friends of him in his room, holding a videocamera, or in front of some graffiti... always with the same expression on his face. Photos which even if shot without any real aspiration to document or photograph are exceptional for their sincerity. How I really wish he’d shot more photos, and me and all the others had had the habit of bringing a camera along with us... The sentences I quoted next to the photos aren’t necessarily logically or chronologically connected; rather they have, as I was saying earlier, an “emotional” value just like Gargy’s interpretation of the passage of time. I hope to find space in future issues of Pure to include more of these images and fragments, because personally I think they fully represent its essence. 49


Editor

Presso srl www.presso.it

Supervisor

Mirai Pulvirenti mirai.p@pureskateboarding.it

Ph. Editor

Luca Carta luca.c@pureskateboarding.it

Layout

scarful scarful@scarful.com 50

Translation

Jonathan Levin

Photographers

Giuliano Berarducci, Luca Carta, Paolo Cenciarelli, Alan Maag, Mirai Pulvirenti, Ale Simonetti, Federico Tognoli, Filip Zuan, Marzo

Cover

Gargy dreaming the Big Pants Small Wheels era


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