Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb roma
Proposte audiovisive per le scuole
schede: FortapĂ sc, Ponyo sulla Scogliera Evento Francesco Rosi a Napoli
Sommario
3
7
FORTAPÀSC
19
22
Ponyo Sulla Scogliera
n° 3-4 2008
Earth - La nostra Terra
Il Cinema di Francesco Rosi
Per abbonarsi a Primissima Scuola Periodico di informazioni cinematografiche per le scuole Anno 16 n. 3/4 maggio 2009
editore MULTIVISION S.R.L. Via Fabio Massimo, 107 • 00192 - Roma tel. fax. +39 0645437670
Direttore Responsabile Piero Cinelli Direttore Editoriale Paolo Sivori
grafica Patrizia Morfù patrizia.morfu@primissima.it Luca Foddis luca.foddis@primissima.it
Reg. Trib. Roma n. 00438/94 del 1/10/1994
stampa Ige, Roma
Primissima Scuola viene inviata gratuitamente a tutte le Scuole ed ai Docenti che possono documentare l’attività cinematografica all'interno della propria Scuola. Per attivare l’abbonamento gratuito bisogna inviare (per posta o via fax) nominativo, incarico, indirizzo, telefono, su carta intestata della Scuola, e inoltre specificare l’attività svolta. Ci si può abbonare anche via internet inviando il modulo che troverete nella pagina www.primissima.it/scuola Vi preghiamo inoltre di trasmetterci il vostro indirizzo internet e quello della vs scuola. Secondo le leggi vigenti sulla privacy, i dati verranno utilizzati esclusivamente per l'invio di informazioni relative a Primissima Scuola. •2 •
schede film
Claudio Lugi
Un eroe dimenticato del giornalismo […] e ogni volta che torna sera mi prende la paura E ogni volta che non c’entro ogni volta che non sono stato ogni volta che non guardo in faccia a niente e ogni volta che dopo piango ogni volta che rimango con la testa tra le mani e rimando tutto a domani. Vasco Rossi, Ogni Volta
I
l Golfo di Napoli come la Monument Valley, le strade e i vicoli dei quartieri come le praterie del selvaggio West. Il fragore degli spari non svanisce nell’ampiezza degli spazi, ma rimane impregnato nei muri scrostati e fradici della città vecchia. Il sangue non si disperde nella terra riarsa, ma sedimenta sopra le antiche pietre del selciato. L’aria sa di muffa e polvere. Neanche il silenzio trova scampo. La vendetta, l’odio e la guerra quotidiana hanno stretto in una morsa letale l’intero territorio partenopeo. Gli onesti sopravvivono nell’attesa degli eventi, assediati come in un avamposto che può capitolare da un momento all’altro, come in Fort Apache, non-luogo consegnato dal cinema al mito. E dal mito alla realtà il passo è breve. Basta un'efficace storpiatura della lingua napoletana a cancellare ogni evocazione epica, a traghettare una tragedia di più di venti anni fa nella cronaca dei nostri giorni, come suggerisce Fortapàsc, l’ultimo film-inchiesta di Marco Risi (Mery per sempre, Il muro di gomma), che a dispetto del titolo, non scio-
rina solamente inseguimenti e sparatorie, ma racconta gli ultimi quattro mesi di Giancarlo Siani, un ventiseienne allegro e generoso che amava il giornalismo, la pace e la verità più d’ogni altra cosa, e che lasciò in una via del Vomero la sua giovane vita, cessata da un nugolo di pallottole, e ancor più dalla barbarie e dall’indifferenza. Quella di Giancarlo Siani (1959) è una storia comune a molti cinquantenni. Il periodo del liceo (fine anni Settanta) contrassegnato dall’impegno politico nel movimento degli studenti, e sfiorato dagli anni di piombo; la coscienza pacifista e l’università, l’interesse e l’impegno a favore del disagio e dell’emarginazione, humus sempre più fertile per l’arruolamento criminale; la partecipazione attiva alle molteplici attività sociali in ambito democratico e civile; i primi articoli sul periodico “Osservatorio sulla camorra”, e la collaborazione presso il quotidiano “Il Mattino”, come corrispondente da Torre Annunziata. Per il giovane cronista la città oplontina diventa lo scenario ideale della sua approfondi•
3•
ta analisi del cancro camorrista. Lucide e circostanziate le sue inchieste sul contrabbando di sigarette, sul traffico di stupefacenti e, soprattutto, sull’ascesa rapida e incontrastata del boss locale Valentino Gionta. Siani denuncia le consolidate infiltrazioni della malavita organizzata nella sfera politica, e i suoi articoli costituiscono lo specchio dove le coscienze pulite possono riconoscersi: “La parola è l’ombra dell’azione”, asseriva Democrito. E in questa massima Giancarlo Siani identificava il proprio lavoro al giornale, sempre svolto con giovialità, passione e umiltà. Ma per qualcun altro “le parole sono pietre”. L’arresto di Valentino Gionta disegnerà nuovi equilibri nell’organigramma criminale dell’area napoletana e vesuviana, e allo stesso tempo, Giancarlo Siani verrà avvertito ancor più come uno scomodo testimone da eliminare. La sera del 23 settembre 1985, un commando camorrista lo uccideva brutalmente a pochi metri da casa, nel quartiere del Vomero: da pochi giorni aveva compiuto 26 anni. Un’oretta più tardi avrebbe dovuto ve
schede film dere Daniela, la fidanzata, e con lei l’atteso concerto di Vasco Rossi. E tra qualche giorno avrebbe firmato il contratto che lo avrebbe stabilmente legato a “Il Mattino”. Come accennato, Fortapàsc racconta l’ultima estate di Giancarlo Siani, incorniciata da Ogni Volta, la canzone di Vasco Rossi che apre e chiude il film, ad accompagnare qualche inevitabile stilla di commozione. Il giovane pubblicista, interpretato da un ottimo, somigliantissimo, Libero De Rienzo, ripercorre in flashback, compresa la “voce off” che è facile associare a Viale del tramonto, gli eventi di quelle poche settimane che lo separano dalla morte. Con la sua inconfondibile Citroën Mehari verde, Siani scorazza nel traffico di Napoli, e tra gli stretti vicoli di Torre Annunziata, accompagnato dall’amico e collega Rico (Michele Riondino), sempre frettolosamente impegnato tra un delitto e un’apparizione pubblica di Gionta (Massimiliano Gallo). Il suo tempo viene assorbito, in parti diseguali, dal lavoro presso la redazione, sottoposto alla supervisione dell’esperto e disilluso Sasà (l’eccellente Ernesto Mahieux), dal contatto pressoché quotidiano con il capitano dei carabinieri Sensales (Daniele Pecci), che non gli nega notizie preziose, dai fugaci incontri con l’ambiguo Pretore Rosone (Gianfelice Imparato), che gli fornirà interessanti spunti per le sue indagini, e dall’amata Daniela (Valentina Lodovini), disponibile in ogni occasione ai frequenti cambi di pro-
gramma del fidanzato. Ma la professione lo obbliga anche a cercare informazioni tra i piccoli criminali, o presso le istituzioni colluse con la camorra, come il Sindaco torrese Cassano (Ennio Fantaschini). La cronaca offre un’enorme quantità di materiale al giovane articolista: dalla pubblica e sfarzosa celebrazione della comunione del piccolo Pasquale Gionta, figlio del boss oplontino, alle riunioni, neanche troppo clandestine, dei boss partenopei (Carmine Alfieri, Antonio Bardellino, i fratelli Nuvoletta e lo stesso Gionta…), dalla strage del clan di Torre Annunziata all’infuocata riunione del Consiglio Comunale della stessa città presidiato dai carabinieri: omaggio al cinema di Francesco Rosi (Le mani sula città). I delitti e i regolamenti di conti si ripetono con sconcertante frequenza. Il film ritrae l’emblematico episodio di un piccolo spacciatore braccato da due sicari in motocicletta: la vittima si getta in mare, e rischia d’affogare, ma viene salvato dai suoi inseguitori e, alfine, prontamente “gambizzato”. Come doveva essere. Né più, né meno. Giancarlo Siani intesse pazientemente una tela che ricostruisce le collusioni tra la politica, le istituzioni dello stato e la malavita organizzata all’ombra del Vesuvio: la troppo rapida ascesa economica del pescivendolo Valentino Gionta, la corruzione della classe politica e il voto di scambio, le aste truccate e la spartizione degli appalti miliardari assegnati all’Irpinia nel dopo terremoto, la
•
4 7•
divisione del territorio e dei traffici in zone d’influenza controllate dalle varie cosche, i tradimenti e le vendette trasversali tra i vari clan, l’alleanza di alcune potenti famiglie partenopee con la mafia siciliana, ecc. Parallelamente, il ragazzo partecipa ai cortei pacifisti e alle manifestazioni per i diritti dei più deboli, porta la propria diretta testimonianza nelle scuole, senza isolarsi dalla vita sociale. I suoi numerosi impegni non gli impediscono le serate al pub, con gli amici, gli spettacoli e i concerti, la lettura di un libro, la gioia di appartarsi con Daniela. Fortapàsc non può definirsi esattamente una biografia, tuttavia, la storia mette in risalto uno scorcio di vita all’insegna dell’impegno e della leggerezza. “Il giornalista ragazzino”, mosso dalla passione per la verità, intendeva il proprio lavoro come un affermato ed esperto professionista che non esita a “sporcarsi le mani” per verificare la giustezza delle fonti e individuare le vere cause degli accadimenti. Dunque - come adeguatamente sottolinea Sasà in una significativa sequenza del film - Siani appartiene a una rara tipologia, quella del “giornalista-giornalista”, che si contrappone alla più diffusa categoria dei “giornalisti-impiegati”, ossia di coloro che intendono il lavoro di redattore come il viatico per una certa tranquillità economica, e come una professione confortevole e priva di particolari responsabilità. Eppure Giancarlo Siani è ancora un “abusivo”, com’egli amava definirsi, un precario, diremmo oggi, a
elevato rischio di licenziamento. Ma pochi giorni prima di cadere sotto i colpi della camorra venne chiamato nella sede principale de “Il Mattino” a Napoli, dove gli stavano preparando un contratto da praticante, un
riconoscimento di cui non ebbe il tempo di rallegrarsi. Come si è notato, nel lungometraggio Marco Risi pone l’accento sulla questione dell’informazione in Italia, e anche stavolta l’attualizzazione è d’obbligo: i giornalisti finiscono sulla graticola poiché, salvo poche eccezioni, hanno scelto, oppure subiscono “l’opzione impiegatizia”. È il coraggio che manca loro. Che fa difetto al mondo civile, alle istituzioni, alla magistratura, al governo e agli stessi governati. Il coraggio di liberarsi di un vergognoso passato, e di un presente che ancora non ha risolto i dubbi di connivenza tra il potere politico e il crimine organizzato. Prima ancora della qualità estetica si deve riconoscere al regista milanese la volontà di fissare nella memoria degli spettatori un “pezzo” della storia collettiva più recente. Perché, come ha dichiarato Libero De Rienzo: “Oggi la situazione non è migliorata. Ed è tutta l’Italia a sembrare sotto assedio”. Per questa, e per altre ragioni, Fortapàsc è un’opera emozionante, a tratti struggente, bella, ma soprattutto, dal grande valore informativo, in quanto riporta sotto ai riflettori una vicenda troppo presto caduta nel dimenticatoio, anche a causa della lunghez-
“Il mestiere della parola somiglia per un verso a quello della guerra: c’è più rischio che in altri, ma la fortuna vi è più rapida”. Jean de La Bruyere, I caratteri
za delle indagini sui responsabili - mandanti ed esecutori - della scomparsa di Giancarlo Siani, l’unico giornalista assassinato dalla camorra. Prima di lui, era il 1977, Peppino Impastato era stato trucidato da Cosa Nostra per le sue “taglienti” inchieste radiofoniche. E Roberto Saviano, che ha ereditato la caparbietà e l’impegno civile e morale dei giovani che l’hanno preceduto, è costretto a vivere blindato e protetto come un animale in via d’estinzione. Ecco perché la società civile, e la scuola, che ne costituisce l’avamposto, è chiamata a tenere viva la discussione, e ad assorbire la conoscenza dell’operato di questi e di altri mille giovani che, lontani dal clamore dei media, hanno combattuto, e combattono tuttora il male con la forza delle parole, o con l’oscura pratica quotidiana dell’onesta, dell’altruismo e dell’intelligenza. Il cinema, nella fattispecie, costituisce il veicolo ideale per un’estesa divulgazione di tali esemplari esperienze, come dimostra il successo di pellicole come I cento passi, o Gomorra, tra il pubblico giovanile, e in particolare, tra gli studenti, i quali, partecipano sempre numerosi alle proiezioni riservate agli istituti scolastici. •• 16 5 ••
schede film Parole come pietre
Un onesto e coraggioso cronista di provincia si è trasformato nel simbolo della resistenza alla barbarie e alla violenza. Il suo messaggio di speranza, come afferma pure Marco Risi, distingue Fortapàsc da Gomorra di Matteo Garrone, l’opera di riferimento - oggi - quando si parla di guerra di mafie, disgregazione del tessuto sociale, degrado ambientale e morale, nichilismo e disperazione. Il nome di Giancarlo Siani è da alcuni mesi ricordato nella toponomastica (le Rampe) del quartiere Arenella, a poche centinaia di metri dal luogo in cui abitava, e in cui fu ucciso; ma anche altri paesi hanno seguito tale esempio: a Marano, uno dei comuni a più alta densità camorristica dell'hinterland napoletano, nel 2007 è stato inaugurato il Teatro Comunale Giancarlo Siani, così come in tanti altri centri della Campania (Napoli, Gragnano, Acerra, Mugnano, Aversa…) gli sono state intitolate diverse scuole e istituti d’istruzione, una radio libera anticamorra, un sito internet piuttosto ben curato... Fortapàsc, come si è detto, contiene un sincero anelito di fiducia nei confronti dei giovani, e verso un futuro migliore, nonostante la cronaca di ieri, e ancor più quella odierna, possano indurre a considerazioni di segno opposto. L’umanità e il rigore professionale, la generosità e l’onestà intellettuale lo hanno elevato - ancora in vita - a figura di riferimento per i tanti cittadini che ritenevano, e ritengono, offesa la propria coscienza democratica e civile. Forse Siani non avvertiva d’essere diventato così fastidioso per la camorra, e magari non si aspettava di esser giunto a un punto di non ritorno. Il film descrive, però, una certa, sottile paura del ragazzo, soprattutto dopo il trasferimento presso la redazione di Napoli. È necessario, quindi, approfondire i motivi che hanno indotto i capi clan a concepire l’assassinio del giornalista. La decisione viene presa all’indomani della pubblicazione di un suo articolo su “Il Mattino” del 10 giugno 1985 in cui rivela le modalità dell’arresto del boss di Torre Annunziata, Valentino Gionta. Quest’ultimo è alleato di Angelo e Lorenzo Nuvoletta, amici e referenti in Campania della mafia vincente dei “corleonesi” di Totò Riina. Però i Nuvoletta devono pagare un prezzo per la pace con Carmine Alfieri e il clan casalese dei Bardellino, i quali pretendono il cadavere di Gionta. Così, per terminare la guerra di camorra, e nel contempo, per non tradire il codice d’onore mafioso uccidendo un sodale, consegnano il latitante Gionta - nascosto a Marano, il loro feudo - ai carabinieri, facendo arrivare loro una soffiata. Giancarlo Siani, grazie al capitano Sensales, viene a conoscenza di tali fatti, e li scrive, mandando su tutte le furie il clan dei Valentini, e gli stessi Nuvoletta, i quali,
per non perdere la faccia, e con il beneplacito di Riina, decretano l’eliminazione del cronista. Ecco alcuni stralci di quell’articolo: “Da boss indiscusso del contrabbando di sigarette (un affare di miliardi e con la possibilità di avere a disposizione un elevato numero di gregari) Gionta riesce a conquistare il controllo del mercato ittico. Con una cooperativa, la Do. Gi. pesca (figura la moglie Gemma Donnarumma), mette le mani su interessi di miliardi. È la prima pietra della
vera e propria holding che riuscirà a ingrandire negli anni successivi. Come «ambulante ittico», con questa qualifica è iscritto alla Camera di Commercio dal 68, fa diversi viaggi in Sicilia dove stabilisce contatti con la mafia. Per chi può disporre di alcune navi per il contrabbando di sigarette (una viene sequestrata a giugno al largo della Grecia, un'altra nelle acque di Capri) non è difficile controllare anche il mercato della droga. È proprio il traffico dell'eroina uno degli elementi di conflitto con gli altri clan, in particolare con gli uomini di Bardellino, che a Torre Annunziata avevano conquistato una fetta del mercato. I due ultimatum lanciati da Gionta (il secondo scadeva proprio il 26 agosto) sono alcuni dei motivi che hanno scatenato la strage. Ma il clan dei Valentini tenta di allargarsi anche in altre zone. Il 20 maggio a Torre Annunziata viene ucciso Leopoldo Del Gaudio, boss di Ponte Persica, controllava il mercato dei fiori di Pompei. A luglio Gionta acquista camion e attrezzature per rimettere in piedi anche il mercato della carne. Un settore controllato dal clan degli Alfieri di Boscoreale, legato a Bardellino. Troppi elementi di contrasto con i rivali che decidono di coalizzarsi per stroncare definitivamente il boss di Torre Annunziata. E tra i 54 mandati di cattura emessi dal Tribunale di Napoli il 3 novembre dell’anno scorso ci sono anche i nomi di Carmine Alfieri e Antonio Bardellino. Con la strage l’attacco è decisivo e mirato a distruggere l’intero clan. •
6•
Torre Annunziata diventa una zona che scotta. Gionta Valentino un personaggio scomodo anche per gli stessi alleati.” [Fonte: www.giancarlosiani.it da “Il Mattino” 10 giugno 1985] Questa è la verità giudiziaria dimostrata dagli inquirenti diversi anni dopo l’omicidio, in virtù delle dichiarazioni di alcuni pentiti, tra cui Gabriele Donnarumma, cognato del Gionta, poi confermate nei tre gradi di giudizio che hanno condannato a vari ergastoli gli esecutori materiali e i mandanti di quel delitto: Valentino Gionta attualmente sconta in carcere la sua pena, mentre Angelo Nuvoletta è deceduto. Tuttavia, molti osservatori non ritengono il caso definitivamente chiuso, in quanto quell’articolo può non essere sufficiente a spiegare la sua condanna a morte. Inoltre, bisogna considerare le ricerche condotte nelle ultime settimane di vita da Siani, riguardanti le tangenti elargite ai politici e agli imprenditori, la deviazione della cospicua torta degli appalti per la ricostruzione del dopo terremoto, finita nelle tasche della camorra grazie a un efficace sistema che vedeva coinvolti decine di prestanome, consapevoli o ignari. Tutte queste preziose informazioni, dettagliatamente riportate - con nomi e cognomi - nei fitti taccuini del giornalista, e che avrebbero dovuto costituire il corpus di un libro-denuncia, non verranno mai più ritrovate.
Fortapàsc Regia: Marco Risi Con: Libero De Rienzo, Valentina Lodovini, Michele Riondino, Massimiliano Gallo, Ernesto Mahieux, Ennio Fantaschini, Gianfelice Imparato, Renato Carpentieri, Daniele Pecci, Gigio Morra Distribuzione: O1distribution
piaPrimissimaTrade_Earth
20-03-2009
14:45
Pagina 1
La Terra. Lo spazio della vita
Claudio Lugi
“Dio ha inserito un’arte segreta nelle forze di natura in modo da consentire a quest’ultima di modellarsi passando dal caos a un perfetto sistema del mondo.” IMMANUEL KANT
U
n iceberg irto di guglie e torri, che ricorda il castello de La Bella Addormentata nel Bosco, è il logo di Disneynature, la nuova label nata in seno alla Walt Disney Pictures allo scopo di realizzare, a cadenza annuale, straordinari documentari per il cinema sul tema della natura e dell’ambiente. Chiamati a intraprendere quest’affascinante avventura i migliori esperti del settore, come il capo della sezione Natural History della BBC, Alastair Fothergill (Profondo Blu) e il “sempreverde” Jacques Perrin, regista de Il popolo migratore. Appare evidente, e di certo assai confortante, l’intenzione della casa di Topolino di produrre una serie di lungometraggi che rispondano a un interesse molto diffuso dell’opinione pubblica e a una ritrovata esigenza del mondo della comunicazione globale: quella di una più approfondita conoscenza del pianeta Terra e di un sempre maggiore impegno in favore dell’ecosistema. Naturalmente la Disney non è nuova a questo genere d’iniziative, avendo già distribuito tra gli anni Quaranta
e Sessanta un paio di celebri serie di pellicole sulla fauna che popola la biosfera (True-Life Adventures) e di argomento etno-antropologico (People and Places). Il primo film che si fregia del nuovo marchio porta un titolo ecumenico e ambizioso: Earth – La nostra Terra. Si tratta della versione estesa dei filmati sulla natura e le sue meraviglie curati dalla BBC nella serie Planet Earth. È un’esperienza visiva unica che rappresenta una sorta di percorso attraverso il mondo per osservare e imparare ad apprezzare l’incredibile varietà e bellezza della vita. Perciò, la fragilità di questo ineguagliabile habitat ci obbliga moralmente a divulgarne, onestamente e compiutamente, la storia e le problematiche attuali, in primo luogo ai discenti, i quali, saranno, in un breve futuro, i soggetti destinati a ricevere in eredità il mondo. Un’ulteriore peculiarità di quest’opera consiste nell’utilizzo di tecnologie d’avanguardia sia nella ripresa che negli effetti visivi al fine
•• 16 7 ••
Earth – La nostra Terra scientifico e geografico, diversi spunti e materiali di studio. Le attività che supportano i vari capitoli rispondono al requisito di “insegnare divertendo”, alternando il gioco didattico al coinvolgimento istruttivo su argomenti scientifici, oppure istituendo laboratori di studio e sperimentazione in ambito locale che, sostenendo il valore educativo di Earth, inducano alla realizzazione di progetti e materiali al fine dell’istruzione ambientale. Dette attività, sebbene suddivisibili per classi di età (l’impiego ideale riguarda gli allievi degli ultimi anni dell’istruzione elementare e quelli della scuola media), possono essere comodamente adattate dai docenti in base alle loro necessità scolastiche. Allo stesso modo, gli insegnanti dovrebbero selezionare dalle attività suggerite quelle che si addicono meglio al contesto didattico-educativo in cui verranno utilizzate.
di proporre immagini di una ricchezza e una nitidezza eccezionali. Il lungometraggio in esame sarà nei cinema di tutta Italia il 22 aprile in occasione della "Giornata della Terra". Earth è un’opera spettacolare, adatta a tutti, piccoli e adulti, che suscita interesse, curiosità e immaginazione; tuttavia, grazie alla sua vasta gamma di argomenti, alle sue vicende coinvolgenti, e alla sua grande valenza documentaria e pedagogica, risulta apprezzabile specialmente in ambito scolastico, a fini didattici, formativi ed educativi. Per la circostanza sono stati selezionati cinque argomenti, ognuno dei quali decisivo per l’apprendimento e la formazione di una coscienza ecologica consapevole: La Terra e il Sole; Le grandi migrazioni; Adattamento e Habitat; Predatori e Prede; e I cicli vitali. La guida che presentiamo all’attenzione dei docenti enuncia i temi presentati dal film, fornendo note supplementari per l’approfondimento
Paolo Bonolis è la voce narrante di “Earth - La nostra Terra”, il primo film della Disneynature, nuova etichetta di produzione della Disney impegnata sui temi ambientali, che uscirà in Italia il 22 aprile proprio in occasione della Giornata Mondiale della Terra. Paolo Bonolis ha accettato con entusiasmo di essere la voce narrante nella versione italiana, l’unica voce “umana” del film che guida lo spettatore alla scoperta delle meraviglie della Terra, la vera protagonista
GUIDA PER GLI INSEGNANTI Indice dei Contenuti LA TERRA E IL SOLE Il film DATI e INFORMAZIONI: L’energia solare - L’atmosfera - Il pianeta inclinato e le stagioni - Il bioma della foreste - La fotosintesi clorofilliana - Il sole e il ciclo delle acque - Il deserto Attività didattiche LE GRANDI MIGRAZIONI Il film DATI e INFORMAZIONI: Le migrazioni - Il percorso del caribù: la più lunga migrazione sul territorio - La tundra artica - Il lungo viaggio delle megattere - Le damigelle di Numidia Attività didattiche
•
ADATTAMENTO E HABITAT Il film DATI e INFORMAZIONI: L’habitat - L’orso polare - L’elefante africano - La balena megattera Attività didattiche PREDATORI E PREDE Il film DATI e INFORMAZIONI: La catena alimentare - I leoni di Chobe - La caccia del ghepardo Il bioma della savana - Il grande squalo bianco Attività didattiche I CICLI VITALI Il film DATI e INFORMAZIONI: I cicli vitali - L’elefante africano - L’orso polare - La balena megattera - L’anatra mandarina - L’Uccello del Paradiso Attività didattiche
8 7•
crescente e decrescente che arriva dal sole sulla superficie terrestre. Questo cambiamento stagionale si avverte in misura più limitata nelle regioni equatoriali perché l’inclinazione terrestre ha un effetto minore. Lì, l’anno si divide soltanto in stagioni piovose e asciutte.
La terra e il sole
LA FOTOSINTESI CLOROFILLIANA
Il film Il rapporto tra la Terra e il Sole è al centro di Earth. Il documentario racconta una storia globale, mentre si sposta dal nord al sud del mondo per mostrare come l’energia del sole stimoli e sostenga tutta la vita del pianeta. Questo itinerario attraverso la superficie terrestre evidenzia la diffusione dell’energia solare in base alle stagioni che cambiano, alle ampie migrazioni e alle esplosioni di nuova vita. Inoltre, mostra il grande equilibrio nel rapporto tra la Terra e la stella che le dà sostentamento, e quanto sia impellente il bisogno di rafforzare questo equilibrio, e di mantenerlo solido per il bene di tutti gli esseri viventi del nostro fortunato pianeta.
Gli alberi e le piante assorbono energia dal sole e trasformano il diossido di carbonio che prendono dall’aria e dall’acqua presente nel suolo in zuccheri alimentari che poi utilizzano per il proprio ciclo vitale. Gli alberi e le piante rilasciano ossigeno nell’aria durante la fotosintesi.
I L B I O M A D E L L A F O R E S TA ( L a t a i g a , l e f o r e ste temperate decidue e le foreste tropicali)
- L’atmosfera terrestre è composta di gas in varie quantità: idrogeno, ossigeno, diossido di carbonio, metano, ossido di nitrato, ozono, vapore acqueo, alogeni carbonio e gas inerti. - “I gas serra” (diossido di carbonio, metano, ossido di nitrato, ozono, vapore acqueo e alogeni carbonio) compongono soltanto l’1% dell’atmosfera, ma sono quelli che regolano la temperatura terrestre. Essi impediscono all’energia che proviene dalla superficie terrestre riscaldata dal sole di disperdersi nello spazio. Senza i gas serra, la temperatura sarebbe in media 30 gradi più fredda. - L’attività umana ha aumentato la concentrazione di gas serra presenti nell’atmosfera. Bruciando legno, petrolio, carbone e gas si aumenta il diossido di carbonio, mentre la deforestazione ha ridotto il numero di alberi che eliminano il diossido di carbonio dall’atmosfera. La conseguenza è il riscaldamento globale, uno dei problemi più urgenti del pianeta.
- Le foreste sono degli ecosistemi ricchi, e costituiscono l’esempio più evidente di “biodiversità”. Contengono animali, alberi, arbusti, fiori, felci, muschi, licheni, funghi e organismi microscopici nel suolo. Producono enormi quantità di ossigeno, assorbono grandi quantità di diossido di carbonio, e regolano l’atmosfera terrestre. - La taiga è uno dei biomi terrestri più estesi. In essa l’inverno dura otto mesi all’anno, mentre la breve estate ha 24 ore di luce al giorno. La temperatura media si trova sotto la temperatura di congelamento per sei mesi all’anno. Un terzo di tutti gli alberi della Terra crescono nella taiga, la più settentrionale tra le foreste del pianeta. La vegetazione della taiga è costituita prevalentemente da conifere sempreverdi. - Le foreste temperate decidue, ossia dalle foglie caduche, sono uno dei più vasti biomi terrestri. Esse si trovano soprattutto negli Stati Uniti, in Canada, Europa, Russia, Cina e Giappone. La temperatura di quelle aree si aggira sui 10 gradi, e le precipitazioni in media sono sui 75-150 cm. Gli alberi delle foreste decidue crescono verso l’esterno piuttosto che verso l’alto per avere una forma più rotonda e hanno ampie foglie piatte che assorbono molta luce solare. A differenza delle conifere, questi alberi cambiano aspetto durante le varie stagioni. - Le foreste tropicali sono uno dei maggiori biomi della Terra e uno dei più produttivi, diversificati e dinamici. Esse coprono meno del 3% della superficie del pianeta, ma ospitano più del 50% delle specie viventi del mondo. Le foreste tropicali ricevono 12 ore di luce solare ogni giorno per tutto l’anno. La temperatura media è intorno ai 25 gradi, mentre le precipitazioni sono di 200 cm all’anno e l’umidità media è sull’80%. I fattori ambientali creano un clima che permette la crescita delle piante per tutto l’anno. Le piante delle foreste pluviali generano buona parte dell’ossigeno terrestre.
IL PIANETA INCLINATO e LE STAGIONI
IL SOLE E IL CICLO DELL’ACQUA
Uno scherzo della natura fornisce al pianeta le sue caratteristiche peculiari, e decide i ritmi di vita per tutti gli organismi viventi che lo popolano: l’inclinazione terrestre. La Terra ruota con un angolo di 23,5 gradi rispetto all’asse verticale. Circa cinque miliardi di anni fa, un enorme asteroide si è abbattuto sulla Terra, spostandola su un angolo di 23,5 gradi esatti rispetto al sole. Senza questa inclinazione, la Terra sarebbe un pianeta molto diverso. Mentre ci sarebbero comunque delle differenziazioni climatiche da nord a sud causate dalla diversa concentrazione di energia solare che raggiunge la superficie del pianeta, non esisterebbero le stagioni, e non ci sarebbero variazioni nelle ore di luce e buio durante l’anno. A causa dell’inclinazione, le latitudini più vicine ai poli subiscono dei drastici cambiamenti climatici. Durante l’arco dell’orbita terrestre, quando il Polo Nord punta verso il sole, l’emisfero settentrionale riceve più energia rispetto a quello meridionale, cosa che provoca l’estate a nord e l’inverno a sud. Durante l’arco dell’orbita in cui il Polo Sud punta verso il sole accade il contrario. Tra questi due estremi, arrivano le stagioni di transizione, l’autunno e la primavera. L’esplosione di nuova vita a primavera, i frutti dell’estate, le foglie che cadono in autunno e il mondo che si addormenta d’inverno rappresentano la reazione degli organismi viventi all’energia
Il ciclo dell’acqua è il percorso circolare che l’acqua compie dalla superficie terrestre alla sua atmosfera per poi ritornare al suolo. Il sole è il motore principale che mantiene attivo il ciclo dell’acqua, visto che solo una piccola parte di vapore acqueo viene trasferita nell’atmosfera grazie alle foglie delle piante. Il 22% delle radiazioni solari che raggiungono la superficie terrestre riscalda l’acqua trasformandola in vapore acqueo. Mentre si raffredda nell’atmosfera, il vapore si raccoglie in forma di nuvole. L’acqua torna sulla superficie terrestre in forma di pioggia, grandine e neve.
DATI e INFORMAZIONI L’ENERGIA SOLARE Il sole illumina e “nutre” la Terra. Ma la concentrazione di energia solare che raggiunge la superficie terrestre varia da nord a sud a seconda degli emisferi, e anche alla stessa latitudine in periodi diversi dell’anno, mentre la Terra conduce la sua orbita annuale intorno al sole.
L’ATMOSFERA
•• 16 9 ••
IL DESERTO I deserti sono uno dei maggiori biomi terrestri e ricoprono un terzo della superficie emersa della Terra, ma contrariamente a quanto si pensa, meno del 20% delle zone desertiche del mondo sono sabbiose. I deserti sono i luoghi più caldi del pianeta: una temperatura di 58 gradi è stata registrata all’ombra di Azizia, in Libia. I deserti subtropicali come il Sahara sono “caldi” e hanno delle temperature alte per tutto l’anno, mentre i deserti in altitudine, o quelli continentali, come i deserti dell’Asia centrale, sono “freddi” e quindi presentano degli inverni rigidi.
Earth – La nostra Terra ATTIVITÀ DIDATTICHE Obiettivi - Apprendere il rapporto mutevole tra la Terra e il Sole. - Indagare sui vari rapporti tra la superficie terrestre e il sole. - Comprendere che la quantità di energia solare che raggiunge la superficie terrestre varia a seconda delle latitudini e delle stagioni. - Comprendere l’impatto dei gas serra sulla conservazione dell’energia solare e le conseguenze perniciose dell’effetto serra sugli habitat terrestri. Esperienze, esercitazioni, spunti per la riflessione, lo studio e la ricerca - Per conoscere il rapporto tra la Terra e il Sole è necessario per prima cosa capire che la Terra è sferica. Esplorate un mappamondo, fatelo girare e trovate dei luoghi diversi. - È anche fondamentale comprendere che esistono le stagioni. Parlate delle quattro stagioni o di due, come ritenete più appropriato. Raccogliete le informazioni che gli allievi forniscono a proposito del ciclo delle stagioni e attraverso quali elementi essi avvertono tale cambiamento. - Parlate di altre località del mondo in cui gli allievi sono stati o hanno vissuto. Hanno conservato delle fotografie a riguardo? Trovate questi luoghi sul mappamondo. Gli alunni che sono stati lì, cosa possono dire agli altri sul tempo, le piante e gli animali di quei po-
sti? Raccontate cosa succede nel mondo naturale della vostra città/ paese/villaggio. - Realizzate una semplice meridiana collocando un bastone nel terreno. Controllatela ogni ora in un giorno assolato e registrate i cambiamenti. Cosa pensano i ragazzi di questo fenomeno? Capiscono che è la Terra che gira e non il Sole a muoversi? - In una stanza oscura, posizionate un mappamondo che ruota in modo che l’emisfero settentrionale sia colpito da una forte fonte di luce che rappresenta il Sole. Gli studenti possono compiere degli esperimenti ruotando il globo per osservare dove cade la luce. Scegliete un punto all’interno del Polo Nord, segnatelo e registrate il suo passaggio dal buio alla luce. Scegliete un luogo nel Polo Sud e sull’Equatore e ripetete questo processo. Registrate le vostre scoperte e analizzate i risultati. - Approfondite il concetto di bioma. Analizzate il bioma della città e quello “tipico” del vostro territorio. Esistono eccezioni? Se sì a che cosa sono dovute? - Discutete il rapporto tra l’aumento dei gas serra e il riscaldamento globale. Ideate una presentazione per spiegare il riscaldamento globale e “l’effetto serra”. - Ideate un cartellone per mostrare agli esseri umani cosa stanno provocando le loro azioni sul pianeta. Deve lasciare il segno, essere memorabile e contenere uno slogan che si ricordi facilmente. - Realizzate un volantino da inviare alle persone, in cui viene consigliato loro come possono agire a livello individuale per limitare il proprio impatto sull’atmosfera terrestre.
•• 10 7 ••
Le grandi migrazioni Il film
Il tema centrale di Earth è l’effetto che l’energia solare ha sulla vita della superficie terrestre e i cambiamenti stagionali che provoca la sua orbita pendente. L’energia solare si intensifica nell’emisfero settentrionale con l’arrivo della primavera, che libera la tundra dalla sua coltre di neve e quindi imponenti gruppi di caribù si trasferiscono a nord per sfruttare la vegetazione in fiore. Mentre il freddo dell’autunno arriva alla steppa tibetana, gruppi di damigelle di Numidia combattono contro i venti dell’Himalaya in un tentativo di trovare riparo in India per l’inverno. E quando il sole caldo raggiunge l’Antartico, le megattere arrivano dai tropici per trovare nutrimento. Earth viaggia attraverso la superficie del pianeta per assistere a queste grandi migrazioni, in terra, per mare e attraverso i cieli. I percorsi sono pieni di pericoli e una parte di questi animali che migrano non sopravviverà. Tuttavia, il completamento di questo itinerario, potrà garantire la continuità della loro specie.
DATI e INFORMAZIONI LE MIGRAZIONI - Le migrazioni sono dovute perlopiù a cambiamenti ambientali, come la mancanza di cibo, sbalzi di temperatura e variazioni nella durata della luce del giorno. Soltanto ai tropici non avvengono questi cambiamenti. Le variazioni climatiche agiscono a livello genetico su una sensazione di cambiamento imminente che viene ereditato, e che spinge gli animali a migrare. Miliardi di animali migrano, dagli insetti più piccoli alle balene. - Un viaggio migratorio può durare per poche centinaia di metri o per migliaia di chilometri sulla terra, per aria o per mare. La maggior parte degli animali viaggia durante la loro migrazione utilizzando il sole come guida. Gli elefanti utilizzano il sole assieme a degli indizi sul terreno. Si ritiene, invece, che le megattere utilizzino la magnetite presente nel loro cervello per avvertire i cambiamenti nel campo magnetico terrestre, mentre molti volatili “esperti” si servono dei segni sul territorio per orientarsi nel loro itinerario.
IL PERCORSO DEL CARIBÙ: LA PIÙ LUNGA MIGRAZIONE SUL TERRITORIO I caribù si trovano tra l’Europa e l’Asia, dalla Scandinavia alla Siberia, così come in Alaska, Canada e Groenlandia. Mangiano erbe e piante d’estate, e licheni d’inverno; e affrontano la più lunga migrazione del mondo sulla terraferma, circa 3200 chilometri. Quando nell’emisfero settentrionale arriva la primavera e il sole ritorna sull’Artico, il disgelo si sposta a nord nella tundra e più di
tre milioni di caribù lo seguono. Questi animali viaggiano in ampi branchi per trovare pascoli freschi e un posto dove far nascere i cuccioli, mentre sfruttano la crescita di nuove piante che forniscono il nutrimento necessario per i loro neonati. Nel periodo estivo, i caribù hanno accesso a una grande quantità di cibo, la qual cosa significa che sia gli adulti che i cuccioli possono aumentare di peso e rafforzarsi per sopravvivere all’inverno successivo. Durante il loro viaggio, i branchi di caribù devono spostarsi senza sosta. I cuccioli nati nel corso della migrazione devono stare in piedi e correre fin dal giorno in cui vengono al mondo. Questo è un periodo pericoloso per i caribù, vista la compagnia costante dei lupi, i quali seguono i branchi durante il lungo spostamento.
LA TUNDRA ARTICA La tundra è il bioma terrestre che si trova più a nord, circondando il globo fino alla parte meridionale del Polo Nord. Gli inverni sono molto freddi e le estati brevi, fresche e con un po’ di pioggia. Le temperature invernali possono scendere fino a –51 e quelle estive variano tra i 2,7 e i 12,2 gradi. Il suolo è quasi sempre ghiacciato; un metro sopra la superficie c’è ghiaccio perenne: il permafrost. Nessun tipo di albero cresce nella tundra, salvo rari e bassi arbusti, muschi e licheni.
IL LUNGO VIAGGIO DELLE MEGATTERE Le megattere sono tra i mammiferi più grandi della Terra. Possono arrivare a 15 metri di lunghezza e pesare 30 tonnellate e si nutrono di krill e piccoli pesci: ogni esemplare adulto mangia circa 1-1,5 tonnellate di pesce al giorno. Le megattere si trovano in tutti gli oceani del mondo, a parte il Mediterraneo e l’Artico estremo. Possono arrivare a vivere 70 anni, ma in media raggiungono i 50. Earth segue la migrazione della popolazione delle megattere dell’emisfero meridionale, che passano l’inverno, da maggio a fine novembre, nelle calde acque dei tropici, adatte specialmente per la crescita dei piccoli. Questi ultimi avranno bisogno di parecchia energia per sopportare l’epico viaggio di 6.500 chilometri che intraprenderanno con la madre verso le acque dell’Antartide. Le madri e i cuccioli sono le ultime balene a iniziare la loro migrazione, ritardandola fino a quando il cuccioli non sono sufficientemente forti. Il viaggio verso sud è lungo, arduo e potenzialmente pericoloso per una giovane balena e una madre non adeguatamente nutrita. Nel loro percorso, attraversano metà del mondo, dai tropici fino ai confini dell’Oceano Antartico. La migrazione della megattera è la più lunga affrontata da un mammifero sul pianeta. Quando sono impegnate in questa attività, le megattere viaggiano a una velocità di circa 8 chilometri all’ora. Durante il
•• 16 11 ••
Earth – La nostra Terra lungo tragitto molti cuccioli periranno di fatica, per gli attacchi degli squali e delle orche assassine. Le megattere raggiungono la loro destinazione in tempo per la breve estate antartica, che dura tre mesi. Il loro arrivo coincide con lo scioglimento dei ghiacci marini e con l’esplosione del numero di krill, piccole creature simili ai gamberetti, che si cibano di fitoplancton (la base della catena alimentare degli oceani), e si moltiplicano in grandi quantità durante la stagione calda.
LA DAMIGELLA DI NUMIDIA Le damigelle sono le gru più piccole, alte soltanto 90 cm e pesanti circa 2-3 chili, e hanno un’apertura alare di 50 cm. Vivono soprat-
ATTIVITÀ DIDATTICHE Obiettivi - Comprendere che la Terra affronta delle costanti variazioni stagionali. - Comprendere come i cambiamenti ambientali abbiano un impatto decisivo sulla vita degli animali. - Comprendere l’importanza della migrazione per la sopravvivenza delle specie. Esperienze, esercitazioni, spunti per la riflessione, lo studio e la ricerca - Gli allievi hanno potuto osservare dei cambiamenti stagionali nel loro ambiente? Parlatene e create delle immagini (fotografie, disegni, ritagli di giornali…) “stagionali”. Raccoglietele insieme in una galleria di immagini dedicata a una stagione in particolare. - I passaggi di stagione influenzano la vita delle persone. Come influenzano i ragazzi? Indossano abiti diversi? Varia la loro alimentazione? Cambiano le loro attività quotidiane? Per esempio, arrivare a scuola, giocare, ecc. - Diventate osservatori stagionali. Questo può essere eseguito da un gruppoclasse o da un singolo alunno. Iniziare a tenere un taccuino in cui scrivere delle osservazioni sul mondo naturale. Cosa notano gli alunni della temperatura, degli alberi, delle piante, della natura locale, del tempo e delle ore di luce? Scattate delle fotografie e realizzate dei disegni.
tutto nelle zone verdi vicino all’acqua, ma si possono trovare anche nei deserti dove l’acqua è disponibile. Le damigelle di Numidia devono il loro nome alla regina Maria Antonietta, che l’ha coniato a causa del loro aspetto delicato e fanciullesco. Questi volatili affrontano una delle migrazioni più dure nel mondo naturale. Ogni anno, migliaia di esemplari tentano di fuggire dai rigidi inverni della steppa tibetana volando a sud. Compiono questo percorso in una formazione a V, a elevate altitudini (fino a circa 7600 metri), e mantenendosi in costante contatto tra loro. La loro meta sono i climi più temperati della penisola indiana, ma per arrivarci dovranno attraversare il gelido “tetto del mondo”: l’Himalaya.
- Riflettete su come l’ambiente locale muta di stagione in stagione, e sugli effetti che ciò può comportare sulla natura. Parlate di come questi cambiamenti provochino le migrazioni. - Pensate alle condizioni negli ambienti di partenza e arrivo in cui gli animali descritti dal film migrano. Quali sono le differenze? Quali le somiglianze? Registrate queste informazioni su un grafico. Cosa spinge gli animali a migrare? Cosa trova l’animale nel nuovo luogo? Per esempio, cibo, acqua, sicurezza dai predatori durante l’allevamento dei cuccioli, condizioni climatiche più favorevoli, ecc. - Indicate su una mappa o sul mappamondo i percorsi degli animali migranti mostrati nel film. Le storie di Earth dimostrano chiaramente la natura epica e pericolosa dei viaggi migratori di molti animali, tuttavia, essi li affrontano perché ciò produce enormi benefici per la specie. - Studiate le migrazioni nel vostro territorio. I volatili sono particolarmente interessanti per un progetto sulla migrazione, perché alcuni rimangono in una località tutto l’anno, altri la visitano per una stagione, altri ancora la attraversano per arrivare in una destinazione diversa. - Concentratevi su uno degli animali migratori di Earth e studiatene il viaggio nei minimi dettagli. I cambiamenti dell’ambiente influenzano questi animali e, se sì, in che modo? - Svolgete delle ricerche sugli strumenti di orientamento che gli animali utilizzano per trovare la strada durante le loro migrazioni.
•• 12 7 ••
Adattamento e Habitat Il film Earth propone una visione mozzafiato degli habitat del pianeta e rende possibile apprezzare i contrasti estremi che intercorrono tra gli ambienti che gli animali del pianeta riconoscono come “casa”. Un’orsa polare e i suoi cuccioli emergono dalla neve dell’Artico in uno scenario composto da vette ghiacciate e mari congelati a perdita d’occhio. Migliaia di chilometri più a sud, la megattera sostiene gentilmente il suo cucciolo nelle acque tranquille e poco profonde, illuminate dal sole dei tropici. E l’elefante africano, e il suo piccolo, attraversano il territorio desertico del Kalahari, caratterizzato dalla vegetazione inaridita e dal terreno spaccato dal sole, circondati da vorticose nuvole di polvere. Questi luoghi della superficie terrestre non potrebbero essere più diversi, e ognuno di essi è abitato da uno dei grandi mammiferi del pianeta.
DATI e INFORMAZIONI L’HABITAT Un habitat è un ambiente che fornisce agli organismi, piante o animali che siano, le condizioni necessarie per vivere. Tutti gli esseri viventi si adattano all’habitat in cui vivono. Il riscaldamento globale del pianeta sta provocando, però, una consistente modificazione degli habitat naturali con conseguenze tragiche per molte specie animali come l’orso polare, a forte rischio estinzione per via dall’assottigliamento dei ghiacci, la megattera, alle prese con l’aumento costante della temperatura delle acque marine, e l’elefante africano, minacciato dalla sempre più grave siccità.
biente, in quanto resistono al letargo del lungo periodo invernale nella loro tana, anche con scarse scorte di cibo. Nei mesi estivi, quando i mari e le ampie zone del territorio ghiacciato in cui vive si sciolgono, l’orso polare deve spostarsi nuotando tra le isole e i tratti ghiacciati alla deriva in cerca di pesce. Gli orsi polari sono degli ottimi nuotatori, e quindi possono attraversare lunghe distanze in acqua.
L’ELEFANTE AFRICANO Il più grande mammifero della terraferma si adatta a vivere in un’ampia gamma di habitat, tra cui il deserto, la palude, la foresta, la savana, le coste e le montagne. Il più grande esemplare mai registrato era alto quattro metri d’altezza alle spalle, e pesava 10 tonnellate. Un elefante adulto può passare 12-18 ore al giorno a mangiare, visto che ha bisogno di oltre 140 chili di cibo, e arriva a consumare 200 litri di acqua in una giornata. Questi animali migrano spesso tra diversi habitat per soddisfare il loro immenso appetito. Gli elefanti del deserto del Kalahari, in Botswana, che appaiono in Earth, migrano annualmente verso le paludi di Okavango per trovare cibo e acqua sufficienti per vivere. Il grande cervello dell’elefante lo aiuta a ricordare dove si trovano le zone in cui le risorse alimentari abbondano in una certa stagione, ma può anche permettergli di conservare in memoria altre informazioni. Per questo si dice che un elefante “non dimentica mai!”.
LA BALENA MEGATTERA L’ORSO POLARE Si trova nell’Artico, nelle acque coperte dai ghiacci, dal Canada alla Norvegia, così come in alcune zone fredde degli Stati Uniti, della Russia e della Groenlandia. Viaggia per centinaia di chilometri in cerca di cibo. Può sentire l’odore delle foche, la sua principale riserva alimentare, a diversi chilometri di distanza. Gli orsi polari sono in sintonia con il bioma artico in cui vivono. Il loro habitat propone dei cambiamenti estremi durante l’anno. Il documentario mostra come l’orso polare sia perfettamente equipaggiato per poter sopravvivere in queste difficili condizioni. La temperatura invernale scende a –34 gradi, ma l’orso possiede delle caratteristiche fisico-metaboliche ideali per mantenere il calore corporeo. Inoltre, dimostrano eccezionali capacità nella conservazione dell’energia corporea, e specialmente, di adattamento all’am•
13 16 •
Le balene megattere, come già detto in precedenza, vivono sulla superficie degli oceani aperti, e nelle zone costiere superficiali. In diverse occasioni dell’anno occupano due zone diverse del loro habitat: una nei tropici e l’altra nelle acque settentrionali e meridionali estreme, vicino ai poli. I caldi mari tropicali sono il loro spazio per la crescita, e dove trascorrono l’inverno. La popolazione di balene dell’emisfero settentrionale va a nord per l’estate artica, mentre quelle dell’emisfero meridionale si recano a sud per l’estate antartica. Le enormi pinne e la coda delle megattere forniscono la spinta per questo viaggio. Sotto la loro pelle c’è uno strato di grasso; la megattera, tra tutte le balene, ha quello più consistente, che permette a questo mammifero a sangue caldo di conservare energia e calore quando si trova nelle fredde acque polari.
Earth – La nostra Terra
ATTIVITÀ DIDATTICHE Obiettivi - Osservare che habitat diversi sono popolati da organismi differenti. - Comprendere che un habitat fornisce a un animale o a una pianta le condizioni per vivere. - Apprendere che un organismo si adatta al suo habitat. - Approfondire le conseguenze di un cambiamento climatico in un habitat. Esperienze, esercitazioni, spunti per la riflessione, lo studio e la ricerca - Parlate degli animali presentati in Earth e dei luoghi in cui vivono. Realizzate dei disegni degli animali nel loro habitat utilizzando come ispirazione le bellissime immagini del film. - Osservate gli animali e le piante dell’ambiente in cui vivete. Questo potrebbe dar luogo a un interessante lavoro di gruppo. Gli allievi possono effettuare delle ricerche realizzando fotografie, disegni e scritti sulle piante e sugli animali che hanno visto nei luoghi dove è avvenuto l’incontro. - Parlate dei diversi habitat presenti sulla Terra. Il film mostra delle sequenze spettacolari che forniranno ai discenti un’idea degli habitat visitati dalla produzione. Com’è l’habitat dell’orso polare? E quello della balena? E dell’elefante? Realizzate un grafico che comprenda
ogni habitat, con le informazioni sulla temperatura, la luce del sole, l’acqua, la vegetazione e gli altri animali presenti. - Spiegate come i principali personaggi mostrati in Earth si adattino al loro habitat. Quali caratteristiche dell’orso polare lo rendono adatto all’ambiente dell’artico? Parlate della balena e dell’elefante. Come si adattano al loro habitat? Disegnate i tre mammiferi dimostrando la loro capacità di adattamento. - Scrivete una storia immaginaria, in cui uno degli animali prima menzionati viene trasportato nell’habitat sbagliato. Cosa gli succederebbe, e come potrebbe tornare al luogo d’origine? - Considerando che per un animale risultano primarie la disponibilità di cibo, acqua e un riparo, create un animale immaginario e un habitat di fantasia in cui vive. Che adattamenti dovrebbe escogitare? - Realizzate il gioco “Dove viviamo?”. Raccogliete immagini di animali e incollatele sulle carte. Create poi un set di carte in cui è descritto l’habitat di un animale. Due giocatori scoprono le carte fino a quando uno non riesce ad associare un animale al suo habitat. - Raccogliete informazioni sulle conseguenze dei cambiamenti nell’Artico per l’orso polare elaborando delle previsioni sulle variazioni climatiche che già stanno avvenendo e che avranno un impatto sull’orso polare. Cosa succederà se le temperature continueranno a salire e il totale dei ghiacci marini a ridursi ulteriormente? Che accadrà se continuerà a sciogliersi prima e a congelare più tardi? Potrà reagire a questi cambiamenti l’orso polare? Le sue capacità di adattamento potranno aiutarlo a fronteggiare le modificazioni del suo habitat, o l’animale sarà condannato all’estinzione?
•• 14 7 ••
Predatori e prede Il film Earth mostra delle sequenze di caccia assolutamente uniche. I progressi della tecnica hanno reso possibile riprendere alcuni dei predatori più rapidi e feroci in azione, tra cui il ghepardo, il leone e il grande squalo bianco. Questi filmati assai spettacolari mostrano, per la prima volta secondo per secondo, come questi animali seguono e catturano la loro preda. Tali sequenze sono un fantastico punto di partenza per lo studio dei rapporti di nutrizione, delle catene e delle reti alimentari, specialmente se ci si concentra su come i predatori si siano adattati per localizzare, catturare e uccidere le loro prede, e come le specie predate si siano organizzate per individuare in tempo gli eventuali pericoli costituiti dai loro aggressori.
LA CATENA ALIMENTARE Ogni essere vivente sulla Terra dipende dalla luce del sole. La maggior parte dell’energia solare è trattenuta e convertita in cibo dalle piante attraverso la fotosintesi. Essa viene poi trasferita dalle piante agli animali grazie agli erbivori che si nutrono delle specie vegetali. L’energia viene nuovamente trasferita quando i carnivori mangiano gli erbivori.
I LEONI DI CHOBE I leoni sono gli unici felini che vivono in branchi. Essi sono composti da femmine legate da rapporti di parentela e possono comprendere dai 2 ai 40 esemplari. I cuccioli di sesso femminile rimangono nel branco, mentre i maschi se ne vanno tra i due e i quattro anni di età. I leoni maschi sono gli unici felini dotati di criniere. Essi ruggiscono per marcare il territorio e per comunicare con gli altri membri del branco. Un leone può correre per brevi distanze a 80 chilometri l’ora e saltare fino a 11 metri. Questi regali predatori vivono nell’Africa sub-sahariana, in pianure o savane dove hanno una gran ricchezza di prede da cui attingere. I leoni del parco nazionale di Chobe vivono in alcuni dei maggiori branchi esistenti in Africa, che possono arrivare a comprendere fino •
15 16 •
a 30 componenti. Con questi numeri, essi rappresentano una seria minaccia per gli animali che si recano nelle pozze d’acqua del parco. Normalmente, i leoni predano mammiferi più piccoli, come le gazzelle di Thomson, le zebre, le impala e le gnu, sebbene alcuni gruppi puntino su animali più grandi, come i bufali e le giraffe.
LA CACCIA DEL GHEPARDO Il ghepardo è il mammifero più veloce sulla terraferma e può passare da zero a 65 chilometri all’ora in tre falcate e arrivare alla velocità massima di 113 chilometri orari in pochissimi secondi. Però, può correre soltanto dai 360 ai 550 metri prima di essere esausto. La struttura fisica dell’animale, messa in evidenza dalle straordinarie sequenze rallentate del documentario, mostrano come questo elegante felino sia nato per la velocità e per la caccia.
IL BIOMA DELLA SAVANA La “savana” è il nome dato alla prateria in Africa. Le praterie sono uno dei maggiori biomi continentali del pianeta. Esse sono dei grandi spazi aperti ricchi d’erba, con alcuni cespugli e alberi. Grandi gruppi di mammiferi da pascolo vivono nelle praterie, dal momento che l’erba nutre più animali di qualsiasi altra pianta. Perciò è anche il paradiso per le specie predatrici.
IL GRANDE SQUALO BIANCO Il grande squalo bianco è il maggiore pesce predatore del mondo marino. Può arrivare a raggiungere i 6 metri di lunghezza e pesare 2000 chili, e può avere fino a 3000 denti in bocca. I denti di questo squalo, lunghi fino a 7,5 cm, sono triangolari, serrati e affilati. È un nuotatore eccezionale e un cacciatore pericolosissimo. Lo squalo attacca le sue prede alle spalle, da un angolo particolare, che gli permette di avere ottime possibilità di non farsi notare nell’avvicinamento. Nel portare un assalto, lo squalo bianco, talvolta, nuota così rapidamente da saltare sopra l’acqua.
Earth – La nostra Terra ATTIVITÀ DIDATTICHE
Obiettivi - Comprendere che gli animali, compresi gli esseri umani, hanno bisogno di cibo e acqua per sopravvivere, e che gli esseri viventi di un habitat sono interdipendenti. - Costruire una catena alimentare iniziando con l’energia solare. - Capire che i predatori si adattano alle fonti alimentari e si organizzano per individuare, catturare e uccidere le loro prede. E che le specie predate si attrezzano per localizzare ed evitare i predatori. Esperienze, esercitazioni, spunti per la riflessione, lo studio e la ricerca - Parlate di ciò che mangiano e bevono i ragazzi. Di cosa si nutrono in una giornata? Conoscono quello che mangiano e bevono? - Realizzate un grafico, o una rassegna di animali, inclusi gli esseri umani, e dei cibi che consumano. Disegnate degli animali e aggiungete delle etichette per mostrare il loro cibo. - Studiate la catena alimentare, a partire dai boschi, osservando le varietà vegetali e animali ivi presenti. Collegate le piante e gli
animali nella catena. Una pianta deve trovarsi all’inizio della catena alimentare. - Quali caratteristiche di adattamento hanno in comune gli animali predatori? Per esempio, una vista acuta e un senso dell’olfatto molto sviluppato. Elencate le caratteristiche comuni. - Che tipo di adattamento perfezionano le prede di questi animali per evitare i loro predatori e sopravvivere? Per esempio, la velocità, l’agilità, la resistenza, l’acutezza dei sensi, la posizione degli occhi, la rapidità delle reazioni, ecc. - Giocate a “Chi mangia cosa?”. Raccogliere le immagini degli animali del documentario e ricercate le catene alimentari a cui appartengono. Mettetele sulle carte. Tutti i giocatori incominciano con quattro carte e cercano di completare le catene alimentari chiedendo agli altri se hanno le carte di cui necessitano. Se è così, gli altri giocatori le devono passare. Altrimenti, il giocatore seleziona un’altra carta da quelle che rimangono nel pacchetto. Il vincitore è il giocatore che mette tutte le carte negli schemi delle catene alimentari. - Discutete su come i cambiamenti che avvengono nel mondo attuale possono minacciare le piante e gli animali nella catena alimentare.
•• 16 7 ••
I cicli vitali Il film Earth è pieno di scene incantevoli, intime e drammatiche, in cui tre dei maggiori mammiferi del mondo si occupano della loro prole. Il film mostra in tutta la sua forza il potere dell’istinto animale di nutrire e proteggere i cuccioli. Dalla madre di orso polare, che ignora la sua fame mentre attende pazientemente di far nascere i cuccioli nel mare ghiacciato dell’Artico, alla stanca e assolata madre di elefante africano, che è impegnata in un lungo viaggio per l’acqua, e che si volta durante il percorso per sostenere il suo cucciolo esausto dietro di lei; fino ad arrivare alla megattera, che sbatte con forza le due pinne sulla superficie dell’oceano per mantenersi in contatto con la sua prole, nonostante le acque tempestose. Oltre a questo, vengono mostrati alcuni dei comportamenti più affascinanti e comici che si riscontrano nei volatili: l’elaborato spettacolo dell’accoppiamento dell’Uccello del Paradiso e i tuffi dell’anatra mandarina.
mesi lo fanno meno spesso. Se un cucciolo perde la madre prima di arrivare ai due anni di età, è improbabile che riesca a sopravvivere. Il legame tra una madre e il suo piccolo è veramente forte. Una femmina probabilmente rimarrà con il branco per il resto della sua vita, mentre i cuccioli maschi restano fino a quando non sono sufficientemente grandi per accoppiarsi, e allora lo abbandonano. I maschi all’inizio formano dei piccoli gruppi definiti “branchi di scapoli”, ma alla fine diventano solitari. Nonostante i maschi diventino più grandi delle femmine con la crescita, sono queste ultime ad assumere il ruolo di leader del branco.
L’ORSO POLARE
Tutti gli esseri viventi hanno un ciclo vitale, dai minuscoli batteri fino alla gigantesca balena blu. Un ciclo vitale comprende la nascita, le prime fasi dello sviluppo, l’adolescenza, l’età adulta, l’accoppiamento, l’attenzione verso la prole e la morte. In questo ciclo, lo scopo di ogni individuo è di svilupparsi, crescere e imparare abbastanza per sopravvivere, per poi tramandare i suoi geni alla prole. I cicli vitali di molti animali sono strettamente legati alle stagioni del pianeta.
Per la maggior parte della loro vita, gli orsi polari conducono un’esistenza solitaria, unendosi soltanto per la stagione degli accoppiamenti. Le femmine hanno i loro primi cuccioli intorno ai 5 anni, mentre i maschi hanno circa 6 anni quando si accoppiano. Una coppia impegnata nella procreazione starà insieme per 1-2 settimane al massimo, prima di dividersi. Gli orsi polari si accoppiano ogni 2-4 anni. Le femmine partoriscono da uno a quattro cuccioli che pesano circa 600 grammi alla nascita e sono lunghi 30 centimetri. Al momento in cui lasciano la tana materna pesano dai 10 ai 15 chili; crescendo, diventano i maggiori predatori sulla terraferma, giacché possono arrivare a 2,6 metri di lunghezza e pesare oltre 800 chili. Un orso polare passa buona parte della sua vita - può arrivare ai 30 anni - oziando o dormendo.
L’ELEFANTE AFRICANO
LA BALENA MEGATTERA
L’età in cui gli elefanti raggiungono la maturità varia con le condizioni ambientali. Le femmine, di solito, sono pronte alla riproduzione a 14 anni circa, ma arrivano a farlo quasi fino ai 60. I maschi devono aspettare fino ai 20 anni prima di accoppiarsi. L’apice della procreazione sono le stagioni delle piogge in cui gli elefanti possono procreare in qualsiasi momento. Le femmine di elefante affrontano una delle gravidanze più lunghe per quanto riguarda i mammiferi: 22 mesi. Alla nascita, i cuccioli sono alti dagli 80 ai 105 cm alle spalle, e pesano dai 90 ai 120 chili. Quando sono appena nati, i cuccioli possono avere un controllo approssimativo della proboscide e possono tremare sulle zampe per alcuni giorni, ma quando raggiungono i due giorni di vita di solito si muovono con il branco. All’inizio dipendono completamente dalle loro madri per il latte, ma poi incominciano a giocare con la vegetazione e allora mangiano foglie, arbusti, ramoscelli e radici. Loro continuano a succhiare il latte almeno fino ai due anni, ma dopo sei
Le balene megattere arrivano a 16 metri di lunghezza, 25-40 tonnellate di peso, e possono arrivare a vivere fino a 50 anni. Si accoppiano a 4-6 anni di età nelle calde acque tropicali a nord e sud dell’equatore. Qui gli esemplari maschi cantano le loro lunghe, complesse e magnifiche canzoni. Le ragioni e il modo in cui le megattere cantano sono ancora sconosciuti. Sia i maschi che le femmine lo fanno, sebbene soltanto i maschi riescono a cantare delle canzoni molto complicate. Sembra possibile che questo sia legato alla comunicazione, e nel caso delle canzoni nella stagione degli accoppiamenti, pare che dipenda proprio dalla ricerca di un’unione. La gestazione dura 11-12 mesi. Alla nascita le megattere sono lunghe 4-5 metri e pesano una tonnellata. Una femmina di norma partorisce ogni 1-3 anni. I cuccioli bevono 600 litri di latte al giorno e vengono svezzati quando arrivano ai 5 mesi di età, ma pur crescendo rapidamente, rimangono con la madre per almeno 2 anni.
I CICLI VITALI
•• 16 17••
Earth – La nostra Terra L’ANATRA MANDARINA Le anatre mandarine si accoppiano nelle aree boschive vicino ai laghi, le paludi o gli stagni nella Siberia orientale, in Cina e in Giappone, mentre passano l’inverno nella Cina meridionale e in Giappone. Ci sono alcune coppie sedentarie che risiedono, però, nel Regno Unito. Le anatre mandarine non formano coppie stabili e ogni nuova stagione di accoppiamento i maschi trovano nuove compagne. Una covata di anatra mandarina va dalle 9 alle 12 uova, deposte a intervalli quotidiani. L’incubazione dura 28-29 giorni. I piccoli volano quando hanno raggiunto i 40-45 giorni di vita. La dieta di un’anatra mandarina è fatta di piante acquatiche, riso e cereali. Una volta che sa volare, la prole se ne va per trovare un nuovo stormo.
L’UCCELLO DEL PARADISO Ci sono 40 specie diverse di Uccelli del Paradiso in Papua Nuova Guinea, ognuna con una gamma diversa di forme e colori. Le femmine si riproducono al loro secondo anno di età. Dopo l’accoppiamento, una femmina costruisce un nido e cresce da sola i piccoli, che variano da uno a tre esemplari. Si ritiene che questi volatili vivano a lungo, con alcune specie che arrivano ai 12 anni. Il corteggiamento è stato elevato dagli Uccelli del Paradiso a una forma d’arte, come un’opera teatrale. Difatti, l’abbondante disponibilità di cibo permette ai maschi di avere molto tempo da impiegare nel corteggiamento, che si è evoluto in una rappresentazione sfarzosa a livello visivo e uditivo: l’eccezionale sequenza presentata in Earth susciterà la sicura ammirazione degli spettatori.
SPECIE IN PERICOLO D’ESTINZIONE - Per migliaia di anni, gli elefanti sono stati cacciati per le loro zanne d’avorio. Gli esseri umani cacciano gli elefanti da quando le due specie sono entrate in contatto, ma questo è diventato un fenomeno diffuso nel XIX e nel XX secolo con l’utilizzo delle armi da fuoco. In una sola nazione, il Kenya, la popolazione di elefanti è diminuita dai 167.000 del 1973 ai 19.000 del 1989. Sebbene la caccia sia diminuita da quando è partito il bando sull’avorio nel 1990, essa prosegue tuttora. - Un censimento dei leopardi Amur effettuato tra il febbraio e il marzo del 2007 ha mostrato che rimangono meno di 40 di questi animali nel nord-est della Siberia. La rilevazione ha registrato quattro figliate di leopardi, il che significa che la popolazione esistente può ancora ristabilirsi. Responsabile di questa diminuzione catastrofica nel numero di esemplari è la presenza nel territorio del leopardo di insediamenti umani, la costruzione di strade, la caccia del felino per la sua magnifica pelliccia, il disboscamento e i cambiamenti climatici. - Nel XX secolo, la tigre di Amur si è quasi estinta. Negli anni Quaranta, ne rimanevano soltanto 40 esemplari. Ma secondo i dati recenti del WWF, la popolazione della tigre nelle montagne al confine tra Russia e Cina si aggira ora intorno ai 500 esemplari. La tigre si è ripresa grazie allo sforzo congiunto di Russia e Cina che hanno vietato la caccia delle tigri fin dagli anni Cinquanta, mentre il governo di Pechino ha recentemente sostenuto il bando globale sulle pellicce di tigre.
Earth – La nostra Terra Regia: Alastair Fothergill Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures, Italia La voce narrante è di Paolo Bonolis Nei cinema dal 22 aprile
ATTIVITÀ DIDATTICHE
Obiettivi - Comprendere che gli esseri umani, come gli animali, crescono e cambiano mentre diventano vecchi. - Capire che in ogni ciclo vitale si svolgono diversi processi e fasi. - Indagare su come una specie corra il pericolo di estinguersi. - Esplorare il ruolo della cooperazione internazionale nella protezione delle specie in pericolo. Esperienze, esercitazioni, spunti per la riflessione, lo studio e la ricerca - Quanti cuccioli di animali differenti i ragazzi ricordano di aver visto nel film? Chi è rimasto loro più impresso? Utilizzate questo elenco di animali per iniziare a raccogliere immagini per un album degli animali e dei loro piccoli. - Scegliete uno degli animali presentati nel film e scoprite varie informazioni su di esso da aggiungere all’album. Com’era quando è nato? Poteva vedere? Quanto è grande? Cammina? - Molti studenti conosceranno già la riproduzione animale e l’allevamento, grazie magari agli animali da lavoro che vivono in un contesto agricolo, da quelli domestici o dall’osservazione della vita naturale nei loro ambienti circostanti. Gli allievi possono includere informazioni sugli animali che conoscono nell’album. - I cuccioli di animale assomigliano tutti agli adulti a livello fisico, ma questo non vale per ogni specie. Gli alunni possono indicare alcuni
•
cuccioli di animali che non assomigliano a quelli adulti (come i girini e le rane, i bruchi e le farfalle)? - Concentratevi su uno dei mammiferi di Earth e indagate su come il piccolo cambia mentre cresce, poi scrivete la storia della vita del mammifero dalla nascita fino a quando si riproduce. Raccontate la storia per immagini, mostrando ogni fase della vita dell’animale che cresce in una cornice diversa e con le relative note. - Concentratevi sulle sequenze comprendenti i mammiferi (l’orso polare, il caribù, l’elefante, la megattera). Cosa hanno in comune i cuccioli e quali sono le differenze tra loro? - Utilizzate la sequenza dell’anatra mandarina per concentrarvi sullo studio del ciclo vitale dei volatili. Quanto è diversa da quella dei mammiferi? - In che modo le madri presentate nel film si preoccupano della loro prole? Quali sono i bisogni dei piccoli che la madre deve soddisfare? Ponete in relazione tali eventi con l’idea della sopravvivenza delle specie. - Quali fattori minacciano la sopravvivenza degli animali? Compilate una lista delle specie in pericolo scaricando i dati dai siti web specializzati. - Quali strategie i ragazzi ritengono possano essere utilizzate per far aumentare le popolazioni delle specie in via d’estinzione? Gli studenti possono indagare sui progetti di conservazione realizzati in passato e attualmente per salvaguardare e rinnovare la popolazione delle specie in pericolo, compilando pure una lista d’intervento in dieci punti.
18 •
schede film
Valentina Neri
Ponyo, la sirenetta giapponese Non è esagerato parlare di capolavori, quando si ha a che fare con le animazioni del venerato maestro giapponese Hayao Miyazaki. Come nel caso di Ponyo, una incantevole fiaba che narra le avventure di Sasuke, cinque anni, e di una pesciolina rossa di nome Ponyo che desidera diventare un essere umano. Anche per Ponyo, come per tutti i film del maestro, non sono state utilizzate tecniche di grafica computerizzata. Il film è disegnato a mano, utilizzando una tecnica di colorazione ad acquarello. Il tratto cerca di riprodurre l’effetto dei disegni a matita e il risultato è strabiliante.
L
a Sirenetta è una delle fiabe più popolari e amate del mondo. Scritta dal danese Hans Christian Andersen, e pubblicata per la prima volta nel 1836, ha colpito a tal punto l’immaginario collettivo, dapprima locale e poi internazionale, da meritarsi una statua eretta nel porto di Copenhagen divenuta in pochissimo tempo simbolo della città. Andersen immaginò una figura femminile forte, anticonformista e emancipata, in assoluta rottura con l’epoca in cui viveva. Figlia del Re del Mare, la Sirenetta vive sott’acqua assieme alla nonna e alle cinque sorelle maggiori. A quindici anni, secondo la tradizione della sua specie, ottiene il permesso di nuotare fino in superficie per osservare il mondo della terraferma. Per caso s’imbatte nella nave comandata da un principe, di cui s’innamora subito perdutamente. E quando una terribile tempesta s’abbatte sulla ciurma, lei salva il
suo amato portandolo sulla spiaggia più vicina. Lui è svenuto e non può ricordarsi della principessa del mare una volta ripresosi. Lei è disperata e chiede aiuto alla Strega del mare che le ruba la voce in cambio di una pozione in grado di trasformarle la coda di pesce in un paio di gambe umane. Se la Sirenetta riuscirà a far innamorare di sé il principe e a sposarlo le sarà donata un’anima e potrà restare umana, ma se lui si legherà ad un’altra niente potrà salvarla dal destino di tutte le sirenette: dissolversi nella schiuma del mare. La neo ragazza arriva all’appuntamento con il principe carica di aspettative, ma nonostante lui si affascinato dalla sua grazia non riesce a provare che dell’affetto per la giovane, la quale non può contare più sulla sua voce per conquistarlo. E’ allora che lui conosce la figlia del Re di un regno vicino che, spacciatasi per la ragazza che lo ha salvato, ne conquista definitivamente il cuore. La Sirenetta è disperata e
•
19 •
quando il principe annuncia le nozze con l’altra ragazza, le sue sorelle le consegnano un pugnale magico avuto dalla Strega del mare in cambio dei loro capelli: se la Sirenetta ucciderà il principe con quell’arma, potrà salvarsi e tornare a vivere nel mare come prima. Ma lei non accetta e decide di lanciarsi in mare, per dissolversi nella schiuma. Vista la sua bontà però la principessa del mare viene premiata e anziché morire viene trasformata in una figlia dell’aria che dopo 300 anni di buone azioni compiute potrà ottenere finalmente un’anima e volare in Paradiso. Scritta da Hans Christian Andersen, La Sirenetta è una fiaba popolarissima che vanta un gran numero di rifacimenti e adattamenti. C’è Spalsh! Una sirena a Manhattan, tra i primi film da regista di Ron Howard, alias Ricky Cunningham nella serie Happy Days, in cui un giovane Tom Hanks è alle prese con una sirena (Daryl Hannah) in una metropoli frenetica come New York. Della storia esiste una rivisitazione sotto forma di balletto dal compositore russo-americano Lera Auerbach, per il corpo di ballo Reale Danese. Molti ricordano il film del 1989 targato Disney che, oltre all’aggiunta di personaggi di contorno, ha stravolto parecchio la trama originale e
sostituito il finale con un happy ending più in linea con la filosofia della compagnia. In Giappone poi la Sirenetta è amata al punto che la sua vicenda è servita da canovaccio per costruire le storie di alcuni cartoni animati televisivi tra cui Una Sirenetta tra noi e Mermaid Melody - Principesse sirene. Ed ora proprio grazie ad un fan nipponico d’eccezione, il genio dell’animazione mondiale Hayao Miyazaki, la vicenda della Sirenetta ritorna sul •
20 •
grande schermo con “Ponyo sulla scogliera”, nuovo film prodotto dai Ghibli Studio, distribuito in Italia da Lucky Red, con cui il maestro giapponese ha voluto riscattare il destino della protagonista marina creata da Andersen, una storia che l’animatore lesse a 9 anni rimanendone molto colpito: “La vicenda della Sirenetta deve essermi rimasta dentro in un modo che non avevo immaginato - ha confidato alla stampa lo stesso Miyazaki - ho capito che ave-
va influenzato la sceneggiatura di Ponyo solo dopo averla scritta. Fin da piccolo non riuscivo ad accettare l’idea che gli uomini potessero avere un’anima e gli uomini-pesce no. Ma non c’è solo il cruccio dell’anima nella storia di Ponyo, Qui si parla di una creatura solo all’apparenza molto indifesa che saprà trovare dentro di sé la forza e la determinazione per realizzare il suo sogno: quello di vivere con un bimbo di nome Sosuke. Trovare ispirazione per l’indipendente Ponyo non è stato difficile per Miyazaki che può contare su uno staff pieno di donne forti e sui ricordi materni che sono anche alla base del progetto. Il film nasce infatti nelle intenzioni dell’autore come la storia che vorrebbe raccontare alla propria madre, scomparsa anni fa, quando le loro anime si rincontreranno dopo la morte. Ma è anche la storia di come un bambino di cinque anni riesce a mantenere una promessa solenne. E’ proprio il piccolo Sosuke a dare il via a tutta
la vicenda. Il bimbo vive in cima a una scogliera assieme alla giovane mamma, assistente in un ospizio, e al papà capitano di una nave mercantile spesso fuori casa per lavoro. Una mattina, giocando sulla spiaggia sotto casa, trova Ponyo, una pesciolina rossa con la testa incastrata in un barattolo di marmellata. Sosuke la salva e la mette in un secchio di plastica verde. Tra i due nasce subito un legame forte e Sosuke promette a Ponyo che si prenderà cura di lei. Ma il padre di Ponyo, un ex umano divenuto ora stregone marino, la obbliga a tornare con lui nelle profondità dell’oceano. Ponyo però vuole diventare umana e tenta la fuga. Prima di farlo, versa nell’oceano l’Acqua della Vita, la preziosa riserva dell’elisir magico del padre. L’acqua del mare si alza. Le sorelle di Ponyo sono trasformate in enormi onde dalla forma di pesce che si arrampicano alte fino alla scogliera dove si trova la casa di Sosuke. Il caos sprigionato dall’oceano avvolge il villaggio di Sosuke che affonda sotto i flutti marini. Riusciranno un bimbo e una bimba, con amore e responsabilità, a salvare il mare e la vita stessa? Incantevole per colori, tutti realizzati con gli acquarelli, atmosfere marine e soprattutto per la tecnica usata che ha preferito il disegno classico a matita alla computer grafica, Ponyo sulla scogliera è stato un enorme successo in Giappone dove ha guadagnato 10 miliardi di Yen, circa 93.2 milioni di dollari, un vero record per il botteghino nipponico che Miyazaki aveva già stabilito con Il castello errante di Howl, raggiunto anche grazie alla irresistibile canzone del film, una dolce filastrocca tradotta nella lingua dei paesi in cui la pellicola è distribuita, che è interpretata da piccoli interpreti. Perché Ponyo è anzitutto questo: un film sui bambini e per i bambini che il Leone d’oro alla carriera ha voluto dedicare ai più piccoli “i soli capaci di far rinascere forza e speranza nel mondo”.
Ponyo sulla scogliera
(Ponyo on the Cliff by the Sea, Giappone, 2008) Regia di Hayao Miyazaki 100’, Lucky Red, animazione
•
21 •
schede film
Il Cinema di Francesco Rosi
Rita Ceraldi
Un cinema civile, di denuncia, rivelatore delle collusioni del potere e delle ambiguità dell’animo umano per un regista che inaugurò il filone dei film inchiesta nel ’62 con Salvatore Giuliano e che ostinatamente da allora ha voluto perseguire con i suoi film quello che ritiene essere lo scopo principale del cinema: raccontare la Storia di un Paese.
G
randissima emozione il 20 marzo al Filangieri di Napoli per tutti gli amanti del cinema e della cultura;in occasione della proiezione del film “Salvatore Giuliano” di Francesco Rosi che chiudeva il cineforum “Il cinema racconta la Storia” curato dalla sottoscritta, sono infatti intervenuti tre illustri ex studenti di questo liceo: Antonio Ghirelli, insigne giornalista e storico, Raffaele La Capria, scrittore e sceneggiatore e lo stesso maestro Rosi. L’incontro, organizzato dalla professoressa Valeria Anastasio, docente dell “Umberto”, e’ stato un momento di grande emozione per tutti i partecipanti ma soprattutto una grande lezione di cultura e civilta’. “Il cinema e’ importante perche’, oltre a rappresentare i fatti, va oltre, esplora la realtà per far capire cosa c’e’ dietro, qual’ e’ il mondo in cui viviamo’” con queste parole Francesco Rosi ha illustrato non solo il senso dei suoi film, primo fra tutti
proprio questo “Salvatore Giuliano” (che, ricordiamo,uscito nel 1961, solo pochi anni dopo la misteriosa morte del celebre bandito, destò tanta sensazione da contribuire a determinare l’istituzione della commissione antimafia), ma anche una delle piu’ importanti funzioni che puo’ avere il cinema: essere strumento di conoscenza e di coscienza civile non solo perche’ ricostruisce la realta’ ma anche perche’con la sua capacita’ di coinvolgere emotivamente lo spettatore rende la visione di un film un’ esperienza di vita. Oggi, purtroppo, il cinema viene spesso proposto come semplice prodotto commerciale, magari privato della tensione emotiva che solo la visione in una sala cinematografica puo’ dare: esiste invece tutto un patrimonio cinematografico che e’ per i giovani prezioso strumento di formazione e che i giovani devono conoscere. la storia italiana, per, esempio, diventa storia
•
22 •
di vita attraverso le immagini di film quali quelli girati da Rossellini, De Sica, Visconti, dai grandi autori del dopoguerra, quali appunto Rosi, Germi, Monicelli, Zurlini, (per citare solo alcuni nomi), passando per le opere di Marco Risi, Giuseppe Ferrara, o Michele Placido, fino ai recentissimi successi di Garrone e Sorrentino. Ma anche un film di Clint Eastwood o di Scorsese credo possa raccontare l’America di oggi con un’immediatezza che nessun saggio puo’ avere! Quello che comunque va sottolineato e’ che il cinema e la storia del cinema dovrebbero realmente far parte del percorso formativo delle giovani generazioni anche se i programmi didattici non ne fanno ufficialmente cenno. Ma per fortuna siamo in tanti, Presidi e Professori compresi, ad essere convinti che il cinema non solo “aiuta a vivere”, come diceva Francoise Truffaut, ma aiuta anche a crescere e a capire, come dice, appunto, il grande Francesco Rosi.
Il cinema politico Rosi è stato il più importante esponente del cosiddetto ‘cinema politico’, che ha rappresentato negli anni 60-70 uno dei più alti momenti di crescita civile nel nostro paese, un cinema (secondo la definizione della Storia del Cinema di FofiMorandini-Volpi) “che chiami in causa e non consoli, che non sia soltanto requisitoria, fatta di luoghi comuni, contro ‘episodi’ di degenerazione delle istituzioni, ma porti,
di là dalle indignazioni facili, la conoscenza sui concreti meccanismi di una società”. Questo nuovo genere, che coniuga impegno e spettacolo, nasce dalle grandi contraddizioni della società italiana di quegli anni, ma riesce a trasformare le istanze politiche e sociali in opere di straordinaria qualità artistica, grazie ad un gruppo di registi come Elio Petri, Francesco Maselli, Gillo Pontecorvo, Giuliano Montaldo, Damiano Damiani,
Florestano Vancini, Giuseppe Ferrara, oltre ovviamente allo stesso Rosi. Una breve ma fondamentale stagione che ha avuto il merito di innalzare e nobilitare líimpegno e la partecipazione al dibattito politico e sociale in corso nel nostro paese. Una stagione da far conoscere alle nuove generazioni, cresciute in un clima di fine delle ideologie, di riflusso, di ripiegamento sul privato, di assenza di tensione ideale.
Grandissima emozione il 20 marzo scorso al filangieri di napoli per l’alta lezione di cinema impartita da francesco rosi che, al termine della proiezione del suo “salvatore giuliano” che chiudeva il cineforum “il cinema racconta la storia”,da me curato per gli studenti del liceo umberto i , ha parlato ai quasi trecento giovani presenti del suo lavoro e della sua concezione del fare cinema. In occasione di questa proiezione, infatti, l’istituto aveva organizzato, tramite i buoni uffici della professoressa valeria anastasio, un incontro con tre illustri ex studenti :antonio ghirelli, raffaele la capria e, appunto, rosi;e’ stato inoltre idealmente presente un altro prestigioso ex alunno, il presidente della repubblica giorgio napolitano che ha inviato una lettera ribadendo i suoi sentimenti di amicizia indissolubile e la sua fede nel ruolo insostituibile che il cinema riveste nella societa’ italiana. “il cinema e’ importante perche’, oltre a rappresentare i fatti, va oltre, esplora la realta’ per capire cosa c’e’ dietro, qual’e’il mondo in cui viviamo” queste le parole con cui rosi ha riassunto la visione del lavoro del regista e la funzione della narrazione cinematografica. Allo studente che gli chide cosa si aspetta un regista da un film come “salvatore giuliano”, serrata denuncia della situazione socio-politica che faceva da sfondo alla vicenda del bandito e all’eccidio di portella delle ginestre nell’immediato dopguerra, egli risponde “il regista si aspetta di essere capito ed apprezzato per la scelta che ha fatto, perche’ la realta’ sia esplorata, per far si’ che si capisca in che mondo viviamo, cosa c’e’ dietro la realta’” e a chi gli chiede del suo metodo di lavoro, della sua abitudine di girare, se appena possibile, sempre nei luoghi reali, risponde nuovamente che questo” nasce dall’esigenza di essere sempre calato nella realta’ della storia che racconta” e ricorda l’avventura che e’ stata
•
23 •
schede film la lavorazione di “giuliano” e montelepore, paese del bandito, tra la stessa gente che aveva vissuto sulla propria pelle le vicende narrate, racconta dell’autentico “psicodramma” che queste circostanze avevano generato, della contadina scelta per interpretare la madre di giuliano che piangeva lacrime vere perche’ a sua volta aveva visto anch’essa un figlio ucciso. Confessa un rimpianto, il vecchio, indomito leone dalle mille battaglie: a ghirelli che gli chiede quale film sia rimasto nel cassetto, racconta del progetto di una pellicola su che guevara per cui aveva gia’ fatto sopralluoghi sul posto, pensato all’interprete(“un attore sudamericano, magari non conosciuto, per meglio rendere la verita’ del personaggio”) ma il suo estremo rispetto per la liberta’ dell’artista gli aveva impedito di accettare la condizione allora posta dal governo di una censura preventiva sul film finito. Mentre le domande si susseguono, si snoda il filo dei ricordi: la sdegnata denuncia dello scempio edilizio compiuto a napoli contenuto ne “le mani sulla citta’” (racconta raffaele la capria, co-sceneggiatore con enzo provenzale, enzo forcella e lo stesso rosi” francesco ed io decidemmo, andiamo a napoli, andiamo a vedere”), l’avventura della “carmen”, girata su richiesta del-
la gaumont, che voleva realizzare una serie di versioni d’autore di opere liriche, spettacolo che fonde mirabilmente le immagini di una spagna sensuale e fastosa , ideale continuazione del nostro sud,con la musica di Bizet. E poi l’assegnazione della legion d’onore francese, la scuola severissima ed indimenticabile di visconti, cui rosi fa da aiuto-regista in tre grandi film, “la terra trema””bellissima”,”senso”, il lungo apprendistato della giovinezza, come sceneggiatore, soggettista e aiuto regista con, tra gli altri, antonioni, emmer, zampa.. Arriva infine l’appello rivolto ai giovani”studiate,fate della cultura, della conoscenza,dell’analisi della realta’ uno strumento di cambiamento della mentalita’ non sentitevi protetti dalle vostre famiglie ne’ da questo golfo ipnotico ma guardate oltre, perche’, dice la capria,” e’ la bellezza intesa come armonia, come somma di valori che puo’ cambiare il mondo e opporsi alla logica del profitto” e l’applauso commosso dei giovani che si stringono intorno a un maestro del cinema italiano e ai suoi compagni di una vita diventa di per se’ messaggio di civilta’ e di speranza per il futuro.
Salvatore Giuliano
le mani sulla città
Salvatore Giuliano Regia: F. Rosi. Sceneggiatura: F. Rosi, Suso Cecchi D’Amico, Enzo Provenzale, Franco Solinas. Interpreti: Frank Wolff, Salvo Randone, Federico Zardi, Pietro Cammarata, Nando Cicero, Giuseppe Teti, Cosimo Torino, Giuseppe Calandra. Italia, 1961, b/n, 125’. Trama Subito dopo la liberazione della Sicilia, Salvatore Giuliano, già fuorilegge per aver ucciso un carabiniere, costituisce una banda ed entra a far parte dell’esercito separatista, sostenendo conflitti a fuoco con soldati e carabinieri. Quando questo esercito viene sciolto, Giuliano rimane isolato con la sua banda ed è costretto a riprendere la sua attività di fuorilegge.
•• 24 16 ••