Riccardo Tozzi
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Interviste Andrea Occhipinti Riccardo Tozzi Marco Chimenz Marco Martani Christopher McQuarrie Erik Protti
Speciale Cattleya
Anticipazioni Il Caso Louise Michel, Gran Torino, The Way Back
a n n o 5 n . 1 / 2 • f eb b r a i o 2 0 0 9
Andrea Occhipinti
Marco Martani
Presidente Lucky Red
sceneggiatore e regista
4
Riccardo Tozzi
Christopher McQuarrie
Presidente Cattleya
sceneggiatore
9
Marco Chimenz Vice presidente esecutivo Cattleya
14 18
Erik Protti
12
Esercente
15
Mercati Europei
6 News
Gli Italiani preferiscono il 3D
6
15 mensile d’informazione sull’industria cinematografica Inviata in omaggio a tutti gli addetti ai lavori del mondo della produzione, distribuzione ed esercizio cinematografico ed homevideo. Per richiedere l'abbonamento contattare la redazione primissima@primissima.it
Reg. Trib. Roma n. 103 del 24/03/2005
direttore responsabile piero cinelli condirettore MARCO S PAGN OLI Direttore editoriale Paol o S i v o r i
pubblicità P RIMISSIMA SRL editore M ultivisio n S.r.l. Via Fabio Massimo, 107 • 00192 - Roma tel. fax. +39 0645437670
hanno collaborato a questo numero Nicoletta gemmi
art direction b r ivid o & sga na scia grafica Patr izia Mor fù patrizia.morfu@primissima.it luca fod d is luca.foddis@primissima.it stampa IGE, Roma
Interviste di Piero Cinelli
Lucky Year Con un Leone d’Oro, 7 Globi d’Oro e 13 Nomination, Lucky Red pensa sempre più positivo, con un occhio scaramantico agli Oscar ed un occhio sempre attento al mercato. Ne parliamo con il Presidente e fondatore Andrea Occhipinti che accanto ad un garbato understatement, non nasconde il proprio entusiasmo.
P Andrea Occhipinti Presidente Lucky Red
Valzer con Bashir
ossiamo dire che più che una coincidenza è il risultato di 25 anni di attività? Bè in un certo senso sì. Perché l’esperienza sicuramente aiuta. Frequentare molti festival e mercati alla ricerca, sempre, di un certo tipo di cinema, di un certo tipo di film che definirei insoliti, senza particolari riferimenti di cast, regia o che non provengono da produzioni canoniche, è quello che facciamo da sempre. E, ovviamente, in tutto questo tempo, abbiamo affinato il naso. Parlo al plurale perché questi risultati sono il frutto di una squadra, di un collaudato team di persone che lavora con me, da anni, qui in Lucky Red. E che è diventata abilissima nel cercare i prodotti che fanno per noi. Tutti insieme valutiamo se una produzione sta realizzando un progetto interessante, se la sceneggiatura è buona, se la storia funziona e se, alla fine, salterà fuori il film che ci siamo immaginati. Poi, a volte va bene e a volte no. Ma alla base c’è sempre la ricerca di un’idea forte che caratterizzi il progetto, e che possa poi indirizzare anche il lavoro di marketing per potere vendere il film. A volte è solo un sentimento, un’emozione suscitata dalla lettura, sentire che quel progetto ha un cuore, e quindi ha un potenziale da comunicare. E’ quello che mi è accaduto leggendo la sceneggiatura di The Millionaire, che mi ha coinvolto e trascinato dentro la storia fin dall’inizio. E’ vero che nel caso del film di Danny Boyle c’erano dei riferimenti forti. Lo sceneggiatore è Simon
Beaufoy, che ha scritto Full Monty, ed il regista non ha bisogno di presentazioni. Anche se talvolta, nonostante i talenti, i film non funzionano. Nel caso di The Millionaire, invece, tutto ha funzionato. Il cinema d’autore sembra interessarvi fino ad un certo punto, il cinema commerciale di stampo hollywoodiano pure. Che tipo di cinema insegue Lucky Red? Un’emozione da comunicare, che possa arrivare al pubblico. Come ad esempio The Millionaire e, per un pubblico più ristretto, Valzer con Bashir. La scelta avviene sempre sulla base di una sensibilità personale mediata dalla valutazione di quanto possa essere vendibile quel film. O quanto sia perlomeno veicolabile. Quando vediamo un film pensiamo già a come posizionarlo, a che tipologia di pubblico può piacere, al trailer che si può fare con quelle immagini… Insomma tutto un rituale che oramai è diventato automatico anche se quando fai una scelta sei sempre un pò ‘confuso’, nel senso che non vi sono certezze. E’ sempre la sensibilità, l’intuito che ti guida. Quello che fa la differenza poi è la voglia di comunicare al pubblico che quel film – che tanto ci ha colpito – esiste. E, ripeto, aiuta molto l’essere un gruppo perché lo scambio di opinioni dà una prospettiva più ampia che tiene conto di tutti gli aspetti fondamentali nell’acquisto e nella veicolazione di un’opera. C’è voluto del coraggio a comprare, prima della lunghissima lista di meritatissimi Premi, un film bellissimo nella sua ‘anomalia’ come Valzer con Bashir? Anche in questo caso, la cosa che mi ha convinto è l’emozione che ho provato vedendo il film. E’ un film che mi ha travolto e questo metro di giudizio non sempre ma, molto spesso, paga. Abbiamo pensato che la critica ed il pubblico avrebbero notato l’unicità di quel fim, oltre al fatto che veniva dalla partecipazione a vari festival – tra cui quello di Cannes dove era in concorso – con premi e critiche positivissime. Come si sta preparando agli Oscar? Il fatto di avere 13 nomination è già un bel risultato. Per cui siamo già molto, molto contenti. Avendo due film in sala che hanno ottenuto uno dieci nomination e l’altro è tra i favoriti per il miglior film straniero stiamo molto
4 febbraio • primissimatrade
The Wrestler
pragmaticamente organizzandoci per capire come agire, e come poter sfruttare al meglio un eventuale premio così prestigioso. The millionaire, uscito il 5 dicembre è ancora nella top ten, Walzer con Bashir, uscito il 9 gennaio, continua la sua marcia tra premi ed un eccellente passaparola, The Wrestler invece uscirà il 6 marzo. Quindi vi state preparando lavorando… Sì, niente smoking. Anche perché non andrò alla cerimonia. Un po’ perché sono distributore e non produttore e quindi il coinvolgimento è più relativo e poi in questo momento sono concentrato anche su altri progetti. Quali progetti? Iniziamo a brevissimo il film di Renato De Maria, La prima linea, con Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno. Un progetto molto controverso, almeno sulla carta, ed a giudicare dalla polemica ‘ministeriale’. E’ questo potenziale eversivo ad averla convinta a produrlo? E’ una idea che mi ha portato direttamente Renato De Maria, che voleva raccontare per immagini il libro di Sergio Segio che è stato uno dei fondatori di Prima Linea. Il libro racconta in particolare di quando lui nel 1982 organizzò l’evasione di Susanna Ronconi dal carcere di Rovigo. All’epoca lui aveva già lasciato la lotta armata e voleva solo liberare la sua donna. Ci sembrava molto forte quella storia, anche per raccontare, al di là del fatto, gli anni del terrorismo. Raccontare perché una generazione tra gli anni ’70 e ’80, o molti che erano ragazzi allora, sono stati trascinati dentro alla lotta armata. Passando dalla contestazione alle armi. Che cosa è successo? Perché tanti giovani hanno fatto quel passo? Segio quando viene arrestato, alla fine della storia, ha solo
25 anni. De Maria racconterà anche il contesto di quegli anni, per fare un po’ i conti con questa parte della storia italiana, ancora molto difficile da raccontare. Quando Lula dice: “L’Italia non ha ancora fatto i conti con gli anni di piombo”, credo che in parte sia vero. E le polemiche che sono nate intorno al nostro film lo dimostrano. Questo soggetto è stato molto osteggiato. Io capisco perfettamente i sentimenti delle associazioni dei famigliari delle vittime e di tutti quelli che sono stati dimenticati, abbandonati. Ma ad averli dimenticati è lo Stato. E la nostra è, al contrario, la voglia di provare a raccontare quello che è successo. Il film inizia con il protagonista che dice: “Eravamo dalla parte sbagliata ma non lo sapevamo”. Vogliamo raccontare quel periodo, che risale a pochi anni fa, ma è stato dimenticato. Molti giovani di adesso non sanno nemmeno che cosa è successo. Cerchiamo di aprire un dibattito su quegli anni perché il volere dimenticare è sintomo di non volersi prendere le proprie responsabilità. Partendo quindi da una storia privata, quella di Segio e la Ronconi, cercheremo anche di capire cosa c’era dietro, alle loro scelte e a quegli anni. Perché avete scelto Scamarcio e la Mezzogiorno come protagonisti? Ci hanno detto che lui è troppo noto e troppo bello per fare il protagonista di questo film. Ma in Romanzo criminale faceva un estremista di destra. Così come in Mio fratello è figlio unico di interpretava uno che passa dalle lotte operaie a quella armata. I nostri protagonisti sono dei ragazzi molto giovani che avrebbero potuto fare una vita completamente diversa da quella che hanno scelto. Sono due persone condannate all’ergastolo, quindi abbiamo scelto determinati attori che potevano mettere in risalto anche questo aspetto dello spreco di una vita. Oltre al perché hanno fatto quelle scelte. Quindi un film che non tira delle conclusioni ma, piuttosto, solleva dei dubbi. Anche a livello produttivo Lucky Red si conferma come la Società delle scelte più ardite. Vedi anche Il Divo di Paolo Sorrentino. Molti avevano suggerito a Sorrentino, prima di incontrare noi, di ‘lasciar perdere’. Era un soggetto considerato scomodo, perché non era opportuno andare a toccare determinati argomenti. Nonostante la firma di Sorrentino, raccontare fatti che riguardano un uomo di potere come Andreotti, non era ritenuta un’idea vincente. Ciò che invece mi ha convinto subito a produrre Il Divo è stata la combinazione tra il talento di Sorrentino e una sceneggiatura assolutamente straordinaria. Si intuiva bene, anche solo leggendo, che opera pop Sorrentino avrebbe tirato fuori. Un film splendido, forse il più bello di Sorrentino, che è stato in parte danneggiato dall’uscita quasi
contemporanea con Gomorra… Paradossalmente penso che si siano avvantaggiati uno con l’altro. In particolare al Festival di Cannes questa doppietta, due film italiani così forti, così importanti ha creato una specie di deflagrazione, di riconoscimento da parte di stampa e critica che il cinema italiano era risorto. Tanto che entrambi hanno vinto due premi importantissimi ed hanno avuto un ottimo risultato al botteghino. La pubblicità che si sono fatti a vicenda, attraverso l’ottima accoglienza che hanno avuto da parte della stampa di tutto il mondo, li ha aiutati entrambi. Quali sono i prossimi cavalli ‘di razza Lucky Red’? Il primo a scendere in pista è The Wrestler che esce il 6 marzo. Prima del Leone d’Oro, del Globo d’Oro e della Nomination all’Oscar, Mickey Rourke era considerato un cavallo perdente. Poi sempre a marzo, abbiamo il nuovo film di Hayao Miyazaki Ponyo sulla scogliera. Un film bellissimo, uno dei migliori del Maestro, e adattissimo ai bambini. In maggio potrebbe uscire Antichrist, il nuovo film di Lars Von Trier che ci auguriamo che vada a Cannes. Come probabilmente anche Das Weiße Band di Michael Haneke, anche se quest’ultimo uscirà verso ottobre, insieme a Germania e Francia. Entrambi questi film sono co-prodotti oltre che distribuiti da Lucky Red. Mentre La Prima Linea di De Maria sarà pronto dopo l’estate. Quindi papabile per Venezia? Vedremo, è prematuro dirlo. Ma valuteremo le possibilità quando sarà il momento.
The Millionaire febbraio • primissimatrade 5
News Major in rosso Dopo l’annuncio di qualche settimana fa delle perdite record del colosso giapponese Sony, dovute al crollo verticale dell’industria elettronica, anche le altre major registrano, nei rapporti ufficiali relativi all’ultimo trimestre del 2008, perdite molto consistenti. Walt Disney riporta risultati negativi di -32% sull’utile netto, sceso a 845 milioni (contro 1,25 miliardi dello stesso periodo del 2007) ed un fatturato sceso dell’8% a 9,6 miliardi di dollari. I settori in rosso sono i canali tv, soprattutto quelli a pagamento, l’homevideo, ed i parchi giochi. Le cause, secondo il CEO Iger sono dovute al cambiamento delle abitudini dei consumatori, che in tempo di recessione invece di comprare dvd o vedere i film nei canali tv a pagamento, preferiscono scaricarli gratis, illegalmente, dal Web. Anche Time Warner ha chiuso il quarto trimestre 2008 con conti in rosso di
16 miliardi. Le cause, secondo il CEO Bewkes i pessimi risultati della tv via cavo, della divisione internet AOL, e di alcune testate dell’attività editoriale. Non al cinema, che grazie soprattutto al successo di The Dark Knight è andato positivamente, nonostante il calo delle vendite dei dvd. Profondo rosso anche per NewsCorporation, che registra una perdita nel secondo quadrimestre di 6,4 miliardi di dollari. A trascinare i bilanci in basso sono il calo della raccolta pubblicitaria sia dei quotidiani del gruppo sia delle stazioni televisive, oltre che un forte rallentamento nelle vendite di dvd. Profondo rosso anche per NewsCorporation, che registra una perdita nel secondo quadrimestre di 6,4 miliardi di dollari. A trascinare i bilanci in basso sono il calo della raccolta pubblicitaria sia dei quotidiani del gruppo sia delle stazioni televisive, oltre che un forte rallentamento nelle vendite di dvd.
Giornate degli autori Gosetti sostituisce Ferzetti
Gran Bretagna contro la pirateria online
Nell’esprimere plauso unanime al delegato Fabio Ferzetti, che aveva deciso di non ricandidarsi, per l’attività e i successi conseguiti nel triennio 2006/2008 il consiglio direttivo dell’associazione Giornate degli Autori, ha affidato l’incarico di delegato generale per la sesta edizione a Giorgio Gosetti. Su richiesta dello stesso Gosetti, il Consiglio ha inoltre insediato un «comitato esecutivo per confermare e sostenere la costante crescita delle Giornate degli Autori, sia sul fronte dei rapporti internazionali con l’industria audiovisiva (affidati a Sylvain Auzou) che su quello dei progetti a carattere permanente». Fondate nel 2004 da Giorgio Gosetti su mandato delle associazioni degli autori (ANAC e autori dell’Api) sul modello della francese Quinzaine des Réalisateurs, le Giornate degli Autori sono cresciute a fianco della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia come una sezione autonoma del festival.
Il governo britannico ha approvato il Rapporto Digital Britain realizzato congiuntamente da Dipartimento per la Cultura, Media e Sport e quello per gli Affari, per limitare la pirateria online. Nella nuova normativa è previsto l’obbligo per i provider di internet ad avvisare i propri utenti che scaricano illegalmente contenuti cinematografici dell’infrazione commessa, e dei provvedimenti previsti dalla legge in questi casi. I detentori dei diritti potranno così prendere direttamente provvedimenti legali. L’industria cinematografica britannica stima che la perdita annuali a causa di furti al copyright sia di 486 milioni di sterline, e che nel 2007 una persona su tre sia stata coinvolta in qualche modo in attività di pirateria.
David Moscato amministratore delegato Universal Pictures Italia David Moscato è il nuovo amministratore delegato di Universal Pictures Italia. Il manager sarà responsabile per le operazioni nel mercato italiano, supervisionerà sia l’attività della sede di Roma che l’ufficio vendite di Milano e riporterà a Dirk Lisowsky, Regional Managing Director GAS/Iberia/Italy. Moscato, 46 anni, proviene da Logitech Europe, area consumer electronics, dove è stato Regional Director con responsabilità di sviluppo e gestione per Italia, Malta e Nord Africa.
Cambio della guardia a Warner Village Cinemas
Andrea Roselli è il nuovo responsabile della programmazione di Warner Village Cinemas in qualità di Senior Film Buying Manager e risponderà direttamente all’amministratore delegato Umberto Cipriani. «Roselli – si legge nel comunicato del circuito - ha iniziato il suo percorso professionale in Warner Village da due anni, contribuendo per determinazione e competenza al successo dell’azienda». Roselli prende il posto di Nicola Grispello che ha lasciato l’azienda la settimana scorsa.
6 febbraio • primissimatrade
Gli Incontri d'Essai si trasferiscono a Mantova La nona edizione degli Incontri del cinema d’essai della Fice – Federazione Italiana dei Cinema d’Essai – si svolgerà a Mantova dal 6 all’8 ottobre. Mario Lorini, presidente della Fice, ha dichiarato: «Dopo due anni ad Asti, dove ci siamo trovati molto bene, abbiamo deciso di spostarci. La mia idea, in questo momento, è quella di fare degli Incontri del cinema d’essai una manifestazione itinerante. Dopo Asti e Ravenna abbiamo voluto scegliere un’altra importante città d’arte come Mantova. Gli enti locali si sono resi subito disponibilissimi e la città ha tutte le caratteristiche per accogliere nel modo migliore la nostra manifestazione». Gli Incontri avranno luogo presso la Multisala Ariston e il Teatro del Bibiena.
News DreamWorks sceglie Disney La Disney ha siglato un accordo con la nuova Dreamworks di Steven Spielberg per la distribuzione di sei film, che a partire dal 2010 si aggiungeranno al line up Disney, che pertanto raggiungerà i 20 titoli all’anno, invece dei 12-15 titoli previsti fino ad oggi. Secondo questo accordo la Disney gestirà la distribuzione ed il marketing dei titoli Dreamworks attraverso la propria consociata Touchstone, trattenendo l’8% del fatturato lordo di ogni pellicola. La Disney acquisirà inoltre i diritti homevideo e televisivi di tutti questi film, con la sola eccezione dell’India. Non entrano in questo accordo tutti i film della Dreamworks Animation, che è una società autonoma e quotata a Wall Street e che continuerà a distribuire i propri film tramite la Paramount. La nuova DreamWorks di Steven Spielberg e Stacey Snider associata alla Reliance di Mumbay, aveva inizialmente espresso l’intenzione di distribuire i propri titoli attraverso la Universal, ma l’accordo non è mai stato formalizzato. La Dinsey garantirà inoltre una linea di credito alla Dreamworks, di cui non è stato rivelato l’ammontare, e che dovrebbe garantire alla Dreamworks, che continuerà ad occupare gli attuali uffici presso la Universal, di poter sviluppare i propri progetti anche in un periodo di crisi come l’attuale.
Per entrambe le società l’accordo è particolarmente significativo: la Disney trova in Spielberg un alleato perfetto nella produzione di film orientati al pubblico familiare, mentre la Dreamworks trova nella Casa di Topolino un importante supporto finanziario e distributivo a livello globale. L’unica possibile difficoltà, secondo alcuni analisti, sono alcuni titoli meno R-rated della Dreamworks (tipo “Tropic Thunder” o “Revolutionary Road”), che potrebbero creare qualche conflittualità alla mission ‘familiare’ della Disney, un rischio peraltro già ampiamente superato dalla realtà, visto che Disney distribuisce da anni i titoli Miramax (Il Dubbio).
Il boom dei film nazionali
S
ia la Francia che la Germania (oltreché l’Italia) registrano un forte incremento delle proprie cinematografie.
La Francia ha registrato 188.8 milioni di spettatori nel 2008, con un aumento del 6.2% rispetto al 2007, ed una quota di mercato del 46.7% di cinema francese, contro il 44.5% del cinema statunitense (86.2 milioni di spettatori per le pellicole nazionali e 84 milioni per quelle nordamericane). Il cinema francese è stato spinto soprattutto dal successo di Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch’tis), vero e proprio fenomeno che è stato visto da 20.4 milioni di spettatori. Un all-time record per un film nazionale. Anche la Germania ha messo a segno un + 3.2% di incassi nel 2008, con un box office di 795 milioni di euro, e con una quota di mercato di titoli tedeschi del 27% (la più alta dal 1991), grazie ai risultati di “The Baader Meinhof Complex,” “The Wave” e, soprattutto, di “Keinohrhasen” (Rabbit Without Ears), che da solo ha incassato più di 40 milioni. Anche la Gran Bretagnachiude il 2008 con il segno positivo +1.1%, mentre, tra i cinque territori più importanti, Italia e Spagna chiudono in negativo. Italia come noto con un -4.2% e Spagna con un -8.5%. Da segnalare l’andamento molto positivo di alcuni mercati minori, come la Norvegia, che cresce del 9.7% grazie anche in questo caso ai film nazionali, in particolare in questo caso di Max Manus che è stato visto da 1 milione di persone (in un paese di 5 milioni di abitanti). La Grecia conquista il primato in negativo con un -13%. Complessivamente il numero degli spettatori in Europa cresce dello 0.2% per un totale di 867 milioni di spettatori.
8 febbraio • primissimatrade
Qui di seguito i dati presentati dal Segretario Generale di Media Salles Elisabetta Brunella alla Berlinale:
speciale Cattleya di Marco Spagnoli
Tutti gli uomini (e le donne…) di Cattleya Il 19 gennaio scorso, i dirigenti di Universal Pictures, Focus Features International e della società di produzione cinematografica italiana Cattleya, hanno annunciato l’acquisizione da parte della Major americana di una quota minoritaria di Cattleya. Focus Features International ha stipulato un accordo parallelo con Cattleya per sviluppare, coprodurre e distribuire i film realizzati da quest’ultima.
G
li accordi con Cattleya rappresentano il primo investimento diretto da parte di un grande Studio hollywoodiano in una società di produzione cinematografica italiana. Il contratto sarà gestito da Christian Grass e Clare Wise alla Focus Features International. “Prosperare all’interno di un’economia globale sempre crescente significa stringere alleanze strategiche con i migliori filmmakers del mondo e con Cattleya certamente riusciremo a portare avanti questo obiettivo” dice il co-presidente di Universal David Linde. “L’accordo è perfettamente in linea con la politica della nostra società, il cui fine è quello di collaborare con filmmakers e produttori locali per realizzare film che piacciano al pubblico di tutto il mondo.” Aggiunge Christian Grass, Co-CEO della Focus Features International: Le due società hanno concordato che la Universal distribuirà nei cinema e in homevideo sia i titoli interamente finanziati da Cattleya che quelli che le due società coprodurranno insieme.Focus Features International godrà inoltre di una prima opzione per gestire le vendite internazionali di tutti i futuri titoli Cattleya. La distribuzione cinematografica in Italia sarà gestita da Universal Pictures International (UPI) Italia, guidata dall’Amministratore Delegato Richard Borg e la sua squadra, fra cui il Direttore del Marketing Massimo Proietti e il Direttore delle Vendite Marco d’Andrea, con un minimo di otto film che dovranno essere generati da questo nuovo rapporto nel corso dei prossimi quattro anni. La distribuzione homevideo sarà curata dalla Universal Pictures International guidata da David Moscato. Il primo film distribuito all’interno di questo nuovo
Da sin. in senso orario: Marco Chimenz, Riccardo Tozzi Francesca Longardi, Giovanni Stabilini
accordo è Diverso da chi? , diretto da Umberto Carteni e interpretato da Luca Argentero, Claudia Gerini e Filippo Nigro in uscita il 20 marzo. Le società hanno concordato di coprodurre Meno male che ci sei , diretto da Luis Prieto, con Claudia Gerini e Chiara Martegiani, attualmente in fase di riprese. “La scelta di Cattleya non è una scelta di comodo riguardo una società che fa dei film di successo. Ad attrarci verso di loro è stato soprattutto il modo con cui fanno il proprio lavoro.” Spiega Richard Borg, Amministratore Delegato di Universal Pictures Italia “ Ad interessare Universal è stato soprattutto il modo in cui la società è strutturata e nel modo in cui loro affrontano ogni singolo soggetto. Ci piace molto la struttura Cattleya e ci interessa enormemente il lavoro che svolge.” Borg puntualizza le qualità della società di Tozzi, Chimenz, Stabilini e Longardi “Noi consideriamo la Cattleya come l’unica compagnia di produzione strutturata in maniera tale da avere un approccio ‘industriale’ al mercato, con delle solide basi di marketing e di comprensione di quello che è il metodo di lancio dei film. Questo per noi è un elemento fondamentale: negli ultimi anni abbiamo assistito a troppi film di qualità buttati letteralmente al vento per mancanza di campagne di marketing, per mancanza di volontà e talora, perfino, per ignoranza del proprio lavoro. La release di un film, oggi più che mai, deve essere business oriented. Sul mercato si vede chiaramente la differenza tra i film che sono ‘pensati’ e quelli che, invece, vengono abbandonati al loro destino. Noi vogliamo contribuire offrendo la nostra parte di esperienza.“ L’AD di Universal conclude “Cattleya ha dimostrato più volte in passato di avere una grande capacità di scoprire nuovi talenti. Qualora si pensi che insieme dei giovani possano avere le carte in regola per determinati progetti, saremo ben lieti di coinvolgerli. Del resto sia Lezioni di Cioccolato che Diverso da Chi? hanno visto l’esordio di due giovani registi. Anche per il futuro, ma non possiamo al momento fare dei nomi, abbiamo dei piani per coinvolgere sia dei registi che degli attori esordienti.”
interviste Riccardo Tozzi La filosofia dei film ‘producer driven’
Riccardo Tozzi Presidente
Parliamo del ruolo di Cattleya nello sviluppo del successo del cinema italiano degli ultimi anni… Cattleya ha fatto da battistrada nella ‘Rivoluzione Culturale’ vissuta dal cinema italiano nell’ultimo decennio. Al tempo stesso, non possiamo negare, di avere copiato cose che già c’erano e di avere, all’inizio, preso come modello il lavoro di Aurelio De Laurentiis. E’ stato lui ad avere per primo un approccio industriale e sofisticato al cinema. Lui si è posto come l’imprenditore cinematografico moderno ed è stato a lungo il solo a pensare un film, dall’inizio, per il pubblico. E’ stato Aurelio a teorizzare e mettere in pratica la creazione di un progetto, il suo sviluppo, la sua attuazione e il suo lancio come un tutt’uno. Lui stesso ha seguito questa ‘Rivoluzione Culturale’, così come ha lavorato per questo risultato Domenico Procacci con la sua Fandango che, invece, ha fatto questo lavoro di ricerca sugli autori con un modello di produttore interno al processo artistico e produttivo e che, a differenza di quanto accaduto nei due decenni precedenti, interagisce molto con gli autori e non si arrende a loro. Noi, invece, abbiamo svolto una funzione di ponte tra il lavoro di
Procacci e quello di De Laurentiis, impostando il lavoro sia sul rapporto con il pubblico che con il regista. La cosa che abbiamo aggiunto noi è la varietà, ovvero l’idea di potere lavorare su tutti i tipi di film da quello popolare al cinema più sofisticato. Il nostro contributo è stato quello di mettere insieme l’idea della creatività a quella del mercato. E avete anche lavorato sulla ricerca dei nuovi talenti e sul loro ‘consolidamento’… Non abbiamo faticato tanto a obbligare gli autori consolidati a pensare anche al pubblico, ma ci siamo affaticati molto, invece, nello stabilire una volta per tutte il concetto di film ‘producer driven’ che lavora prima sul testo, chiamando degli scrittori eppoi convocando un regista. E’ stato molto duro affermare questo concetto, perché in Italia
si era persa la cultura della sceneggiatura slegata dall’autore del film che, invece, c’era negli anni Sessanta. Mio suocero, Luigi Comencini, mi raccontava di essere arrivato alle mani con Dino Risi in un ascensore, perché quest’ultimo, a suo dire, era reo di avergli soffiato il copione de La stanza del Vescovo. L’idea di due registi che arrivano al confronto fisico per una sceneggiatura già scritta era qualcosa di inimmaginabile negli anni Settanta dopo la teorizzazione del cinema d’autore che ha portato, come sappiamo, alla ‘morte tecnica’ del cinema italiano. Il nostro è stato un grande investimento di tempo e di fiducia. Devo confessare che tre anni fa ero diventato molto scettico sulla possibilità di continuare a ottenere risultati nonostante tutto. In quel senso, però, Marco Chimenz e Francesca Longardi sono stati
decisivi nel convincermi ad andare avanti. A cosa erano dovute queste difficoltà? Gli sceneggiatori sembravano ‘impediti’ fisicamente a pensare un film senza il regista. Per vent’anni questa cultura era stata rimossa dal nostro paese e non sapevano come andare avanti. Stefano Rulli e Sandro Petraglia, che non a caso si sono formati in televisione dove le cose funzionano in maniera diversa, erano gli unici a potere scrivere senza dovere coinvolgere dal primo momento chi, poi, avrebbe diretto il film. Oltre a sceneggiatori come Fabio Bonifaci avete messo sotto contratto attori come Riccardo Scamarcio e, adesso, Luca Argentero e il Marco Bocci di Romanzo Criminale… Questione di cuore
febbraio • primissimatrade 11
speciale Cattleya
Riccardo Scamarcio
Luca Argentero
Marco Bocci
Con molti registi e sceneggiatori ‘consolidati’ noi non vogliamo legarci in alcun modo, perché c’è un’affinità di un certo tipo che ci porta a lavorare insieme. Se non c’è il progetto giusto, magari, si fanno ‘un giro di valzer’ con qualcun altro, ma – alla fine – torneranno a lavorare con noi. Abbiamo, invece, scelto di contrattualizzare i più giovani, perché siamo convinti che su di loro sia necessario ‘fare un programma’ allo scopo di fare emergere il loro talento. Un progetto che non può funzionare se non hai la calma sufficiente per lavorare seguendo una certa direzione. E’ uno strumento che usiamo e che poi abbandoniamo come nel caso di Riccardo Scamarcio che, oggi, è diventato un grande divo e che siamo certi, quando ci sarà il progetto giusto, avrà voglia di tornare a recitare per noi. Adesso stiamo lavorando con un tipo diverso di attore come Luca Argentero. Al di là della sua umanità che rende sempre un grande piacere il potere lavorare con lui, Argentero ha la caratteristica piuttosto unica di essere un attore borghese: ha un grandissimo potenziale ed è stato paragonato, da una giornalista entusiasta, a Cary Grant. Paragonarsi ai miti è sempre un po’ pericoloso, ma la grande capacità di Luca è quella, al di là dei ruoli drammatici, di spostarsi su cifre di commedia abbastanza nuove per il cinema italiano. La sua è una dote ‘unica’: interpreti come lui, da vent’anni almeno, non c’erano in Italia. Adesso, con noi, c’è Marco Bocci che viene da Romanzo Criminale. Tra gli scrittori abbiamo sotto contratto Fabio Bonifaci. Nel campo della commedia le grandi novità di questi ultimi anni sono la coppia Brizzi – Martani e Fabio Bonifaci. Loro tre hanno scritto il nostro prossimo film Oggi Sposi e sono talenti straordinari. Il duo Brizzi – Martani è una fabbrica straordinaria di successi. Fra i registi abbiamo scelto Luca Lucini, Luis Prieto, Claudio Cupellini e, adesso, Umberto Carteni e Stefano Sollima. I risultati di questo lavoro sono molto interessanti anche sotto il profilo dei numeri? Assolutamente sì. Negli ultimi anni abbiamo realizzato una serie di opere prime che hanno una media di incasso di quattro milioni di Euro. Questo sì che è un risultato unico di cui ci prendiamo pienamente il merito. Anche questo è un qualcosa che abbiamo copiato da alcune produzioni inglesi e francesi che affidavano a registi all’opera prima dei film importanti. Se ben seguito dal produttore, anche un esordiente può raggiungere risultati estremamente importanti. Il lavoro sulle persone è andato di pari passo
12 febbraio • primissimatrade
con quello sui generi… L’innovazione di cui rivendichiamo la paternità è stata quella di inventare i teen movies per gli adolescenti italiani. Oltre immaginare che ci fosse un pubblico potenziale ritenevamo di importanza primaria per l’industria italiana che stava perdendo progressivamente giovani spettatori. Essendo i film realizzati in Italia così ‘vecchi’, c’erano almeno due generazioni di ragazzi che non avevano mai visto pellicole prodotte nel nostro paese. La conseguenza di tale situazione era che i ragazzi non andavano più a vedere nessun film italiano. Il nostro pensiero è stato di natura ‘industriale’: se non conquistavamo oggi quegli spettatori, quei ragazzi, crescendo, non avrebbero mai visto una nostra produzione. Il rischio era quello di perdere per sempre tutto il pubblico del nostro paese. Per conquistare questi ragazzi avete lavorato alla creazione di uno Star System… Non puoi fare film per nessuno senza Star System. Questa è una delle altre storture del cinema d’autore che, fortunatamente, abbiamo raddrizzato. La gente va a vedere gli attori e le attrici. Torniamo a parlare dei generi: in quale direzione volete procedere, adesso? Dobbiamo lavorare sul thriller. Ci sono stati dei tentativi che, purtroppo, non hanno funzionato e su cui, invece, dobbiamo insistere. Universal e Focus ci hanno suggerito di puntare su libri di cui loro hanno i diritti e che potrebbero essere adattati per l’Italia. Il meccanismo del thriller deve essere perfetto e noi in Italia non abbiamo una grande dimestichezza con questo tipo di scrittura. Così facendo, invece, potremo assicurarci un copione ottimale dal punto di vista tecnico che si potrà, poi, adattare al nostro cinema. Ci interessa anche il grande film politico un altro genere che in Italia si è un po’ ‘perso’. Tutti vogliono affrontare temi politici, poi, però, danno vita a film un po’ ‘stizziti’ e dalla natura prevalentemente ideologica. L’ideologia, infatti, non è politica, bensì un’astrazione e come tale, al cinema che è concreto e fisico, muore. In questo senso il lavoro che stiamo facendo con Rulli e Petraglia a partire da Piazza Fontana potrà dare dei risultati interessanti sul tipo di quello che Oliver Stone ha fatto in America con JFK, al suo cuore ci sarà questo gigantesco ‘Rashomon’ che è dato dal rapporto Pinelli - Calabresi. L’Italia è piena di grandissime storie di questo tipo: penso agli anni Settanta, un periodo di Guerra Civile nel nostro paese e di guerra vera tra Est e Ovest combattuta sul nostro territorio sul quale,
interviste in America, avrebbero fatto un’intera cinematografia. Il terrorismo è stato raccontato con due o tre film. L’unico davvero interessante è stato quello di Gianni Amelio, Colpire al cuore. Il cinema politico, spesso, viene anche confuso con il cinema di denuncia, mentre dal nostro punto di vista è interessante immaginarlo come un grande cinema d’avventura. Gli intrighi dei Servizi Segreti di quattro o cinque nazioni operanti in Italia sembrano opera di sceneggiatori geniali. Come Vicepresidente dell’Anica e Presidente dei Produttori, qual è la sua valutazione della situazione in cui operate in Italia? Tutto quello che riguarda il mondo del cinema va bene o benissimo: il nostro settore, incluso, tutto sommato, l’esercizio, si è modernizzato e funziona con grandi possibilità di miglioramento. Tutto il resto, invece, risulta problematico: l’intervento contro la pirateria procede a rilento; la stabilizzazione dei rapporti con Sky è una questione gigantesca, perché ci sono interferenze politiche che impediscono di trovare una soluzione sia sul piano negoziale che nell’ambito politico. Stesso discorso sia per quello che riguarda il rapporto con le televisioni generaliste che le risorse pubbliche, oggi, nettamente minoritarie. Fortunatamente, invece, il pubblico è dalla nostra parte. Quali sono le emergenze? Dovremo affrontare e risolvere le singole questioni una per una, prima che diventino pericolose. Purtroppo in un paese dove i meccanismi decisionali sono ‘slabbrati’ tutto procede molto a rilento e con difficoltà. La prima emergenza è il FUS, perché uno programma i propri investimenti in base ai contributi sugli incassi. Se lo Stato, semplicemente, non glieli paga e non sa se potrà pagarli in futuro, è una situazione che manda in pieno in crisi il credito bancario per le imprese. Oggi il FUS non è più come negli anni Novanta dove ad essere finanziati erano film che non sarebbero mai stati visti: il cinema prodotto con l’ausilio di denaro pubblico va bene ed è molto apprezzato dal pubblico. Per Fandango, una casa di produzione di primissima importanza che realizza pellicole fondamentali per il nostro paese, il fondo di garanzia è estremamente importante. Non possiamo accettare incertezza sul FUS che è la nostra emergenza primaria. Dobbiamo occuparci di pirateria per evitare che l’home video muoia senza essere sostituito da altro, e i rapporti con le televisioni con cui vanno stabiliti rapporti bilaterali e negoziali con, nell’ordine, Sky, Rai e Mediaset.
In questo senso non abbiamo necessità di un intervento rigido da parte dello Stato, bensì in una sorta di ‘aiuto morale’ che ci consenta, poi, di girare di gestire in prima persona la trattativa. Senza, però, interferenze successive come Porno Tax e Iva al 20% che portano, poi, le risorse verso una fiscalità generale. Lei è ottimista? Sono stato molto ottimista durante negli ultimi anni e la realtà dei fatti ci ha dato delle grandissime soddisfazioni. Oggi penso che abbiamo tutti gli elementi per sviluppare un’industria molto forte, però, credo che ci sarà molto da faticare a livello associativo per ottenere queste cose che adesso sono essenziali. Le fasi pionieristiche possono essere portate avanti ‘con le unghie e con i denti’. Un’industria, invece, ha bisogno che il sistema intorno le risponda in qualche maniera. Sono convinto che ce la si possa fare, ma non mi faccio troppe illusioni: sarà molto dura, perché ci viene chiesto di fare una forte pressione a livello di sistema e questo è un argomento di cui dobbiamo investire la Confindustria.
L’organigramma Cattleya: GIOVANNI STABILINI – Amministratore Delegato RICCARDO TOZZI – Presidente MARCO CHIMENZ – Vice presidente esecutivo FRANCESCA LONGARDI – Responsabile settore sviluppo e produttrice delegata GINA GARDINI – Produttrice Delegata MARCO BIANCO – Direttore Amministrativo e Finanziario MATTEO DE LAURENTIIS – Produttore Esecutivo FIRMINIO PASQUALI – Supervisore amministrativo JOSHUA BERMAN – Responsabile co-produzioni e musiche NATHANAEL POUPIN – Business & legal affairs SIMONA DE LAURENTIIS – Responsabile post-produzione KAREN HASSAN – Responsabile Marketing ELISA BOLTRI – Responsabile product placement MAURIZIO TINI – Responsabile settore TV TIZIANA GIANFRIGLIA – Responsabile tesoreria e amministrazione contratti
KAREN HASSAN Responsabile Marketing febbraio • primissimatrade 11
speciale Cattleya Marco Chimenz
di Marco Spagnoli
Una Working Title italiana
Marco Chimenz Vice presidente esecutivo
Romanzo Criminale
Parliamo dell’accordo con Universal? E’ una trattativa che è andata avanti per lungo tempo e che, all’ultimo a causa della crisi finanziaria, abbiamo anche temuto che non si chiudesse. Universal è una multinazionale che punta ad investire in territori diversi e in aziende nuove, operando determinati investimenti anche in tempo di crisi economica, sapendo che quando quest’ultima sarà passata, si ritroverà più forte di prima. Il loro punto di riferimento per i paesi al di fuori dell’America è l’inglese Working Title che, nel corso degli anni, ha prodotto in piena autonomia film come quelli dei Fratelli Coen e tutta la serie di commedie romantiche da Notting Hill a Il diario di Bridget Jones, nonché Elizabeth. Working Title è una delle società non statunitensi di maggiore successo al mondo e anche se è di proprietà di Universal, è un’entità che produce film e cura il marketing in maniera autonoma. Questo modello di lavoro stabilito con Working Title è quello che lo Studio cerca di replicare nel resto del mondo attraverso singoli accordi con registi e produttori, o acquisendo quote di società locali. La filosofia è quella di scegliere in ogni nazione dei filmakers cui affidarsi per la produzione locale di titoli.
Come siete stati scelti? Nel momento in cui Universal ha deciso di fare un investimento di capitale sono entrate in ballo altre considerazioni: non volevano fare un accordo solo su due o tre film, ma verificare la solidità della società che stavano per compare e quale tipo di management quest’ultima avesse. In Italia ci sono, infatti, società di produzione estremamente brillanti, ma si reggono su una persona sola e quest’ultima situazione, non sembra funzionare per una grande compagnia americana. Altre considerazioni riguardano sia il margine di continuità della produzione, sia il livello di redditività. Il matrimonio con noi è stato possibile, proprio perché sono state verificate tutte queste condizioni. Qual è il vostro passo successivo? A fronte di una concorrenza crescente, perché c’è un maggiore numero di produttori interessati all’acquisizione di certi romanzi al punto che si procede a delle vere e proprie aste, noi cerchiamo di essere sempre più all’erta rispetto a quello che c’è nel mercato. Vogliamo essere molto attenti nei confronti di ciascun film cercando di fare in modo che quel titolo abbia la possibilità, di per sé, di diventare un buon prodotto e, addirittura, se possibile, trasformarsi in un vero e proprio evento. Noi cerchiamo di continuare a fare quello che abbiamo fatto fino ad ora, tentando, al tempo stesso, di ‘alzare l’asticella’ sempre più in alto. In questo senso l’intervento di Universal ci aiuta moltissimo, perché è una società che in Italia ha un team di altissimo livello: Richard Borg è un uomo molto appassionato, competente, stimato, rispettato e con un grandissimo savoir faire ed un’eleganza rari. Il Direttore Commerciale Marco D’Andrea è uno dei maggiori professionisti del nostro paese: è dotato di una grandissima esperienza e conosce in profondità il mercato italiano. Il Direttore Marketing Massimo Proietti è quello che si dice ‘un vero grande talento’. La sua conoscenza del lavoro, maturata già tra Cecchi Gori, Polygram e Raicinema, va dal piccolo film italiano al blockbuster hollywoodiano. La sua passione e la sua intelligenza gli sono riconosciute non soltanto dall’industria, ma anche dal mondo dei registi. Anche se noi continueremo ad appoggiarci ad un ufficio stampa esterno, il lavoro di publicity sarà coordinato dal Capo Ufficio Stampa Cristina Casati che è una delle più capaci e lungimiranti professioniste in questo settore non solo a livello italiano, ma internazionale. Universal ha un line up molto forte: saranno loro a distribuire, comunque, tutti i vostri film? Noi pensiamo di continuare a lavorare anche con altri
12 febbraio • primissimatrade
interviste soggetti su tipologie di film diversi. Raicinema e Medusa restano dei nostri interlocutori. E’ un po’ che non lavorate con Medusa… E’ vero, ma quest’anno abbiamo avuto il nostro ruolo come produttori associati in Iago di Volfango De Biasi in uscita il 27 febbraio e adesso stiamo producendo per loro il remake di Giù al Nord. Con Medusa abbiamo lavorato molto e realizzato, in media, un film all’anno e continueremo a farlo in futuro. Quali sono le vostre prossime uscite con 01? Il 6 marzo uscirà in sala Due Partite di Enzo Monteleone tratto dalla piéce di Cristina Comencini, il 17 aprile Una questione di cuore di Francesca Archibugi con Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti. Universal distribuisce il 20 marzo Diverso da chi? di Umberto Carteni… E stiamo già producendo per loro Meno male che ci sei di Luis Prieto con Claudia Gerini. Nel 2009 contiamo di produrre circa sei o sette film. Parliamo di Warner Bros.? Da parte nostra c’è un grande desiderio di continuare a lavorare con loro, perché ci siamo trovati sempre molto bene e abbiamo fatto un ottimo lavoro comune. Lei pensa che le altre Major seguiranno l’esempio di Universal? Io credo che dopo Universal e Warner Bros anche le altre società vorranno produrre di più in Italia: è un trend che si andrà sempre più consolidando, perché il mercato americano si è appiattito, mentre quello internazionale è in crescita e il prodotto locale ha soppiantato i film medi hollywoodiani. E’inevitabile che la crescita delle Majors sia legata all’internazionalizzazione delle produzioni. Quali sono i vostri programmi sul piano internazionale? Desideriamo produrre film in italiano di registi che possono essere riconosciuti come autori a livello internazionale. Siamo interessati anche a individuare registi più giovani che per le loro caratteristiche tecniche e le loro doti artistiche possano essere scelti per grosse produzioni americane. Ci piacerebbe potere portare alcuni cineasti italiani a fare gli stessi passi di registi come Guillermo Del Toro, Alfonso Cuaròn, Alejandro Gonzales Inarritu, Timur Bekmambetov. E’ come avere sull’Italia un faro acceso: se un regista si mette in mostra questa luce, gli può dare la possibilità di essere visto anche fuori. Mentre una volta era necessario un
grande successo internazionale per essere chiamato da Hollywod, oggi, basta una buona prova di regia nel nostro paese, affinché un Dvd vada da Roma a Londra e da Londra a Los Angeles per essere notati. Se uno è bravo, grazie a questo intervento, ci sono molte più possibilità adesso. Voi cercherete, quindi, nuovi talenti per Universal? Per l’Italia lo abbiamo sempre fatto. Adesso, il nostro compito ulteriore, è quello di segnalare registi che a nostro avviso potrebbero fare delle cose di un certo livello negli Stati Uniti. Anche filmakers con cui non avete lavorato direttamente? Sì. Cineasti con cui in Italia vorremmo lavorare, ma anche alcuni con cui non potremo mai fare un film, perché hanno contratti con altri produttori. Questi registi potranno, invece, essere presi in considerazione per il mercato internazionale. Quali sono i vostri progetti per quello che riguarda la televisione? Produrremo la seconda stagione di Romanzo Criminale e intendiamo dare vita a serie e film per la televisione dove si possa un po’osare. Una richiesta precisa da parte di Sky è stata proprio quella di dimostrare un certo coraggio. Quello che la televisione generalista, purtroppo, non fa per una serie di ragioni. Persone dell’industria televisiva hanno detto che Romanzo Criminale stabilisce una linea tra quello che è stato prodotto prima in Italia e tutto quello che verrà dopo. Noi siamo convinti che, in futuro, anche il pubblico delle televisioni generaliste vorrà vedere qualcosa di più ‘forte’. In tal senso abbiamo già delle serie e dei pilots pronti, ma non è facile, al momento trovare delle collocazioni sui palinsesti. Anche qui siamo convinti che è un processo in via di concretizzazione, perché Sky ha diversi milioni di abbonati e le serie scritte tanto bene da dare vita ad una certa fidelizzazione, producono una domanda da parte del pubblico. Lo stesso è accaduto in America dove la fiction di stampo tradizionale è stata superata da quella HBO al punto che anche le produzioni dei grandi networks si sono adeguate. Siamo molto ottimisti. febbraio • primissimatrade 15
interviste Marco Martani
di Marco Spagnoli
L’importanza delle Storie
Marco Martani scenegiatore e regista
Ex
16 febbraio • primissimatrade
Parliamo del vostro rapporto con Cattleya? Luca Lucini sta per iniziare a girare un copione che abbiamo scritto qualche tempo fa, intitolato Oggi Sposi. Insieme a noi ha lavorato su questo script anche Fabio Bonifaci. Il film è una commedia corale con un concept molto forte che riguarda cosa significa in questa epoca l’idea di essere ‘Oggi Sposi’. Possiamo dire che Brizzi – Martani oggi è diventato un ‘marchio di fabbrica’? Noi vorremmo non avere un marchio di fabbrica e potere fare delle cose che risultino perfino ‘spiazzanti’ per il pubblico. Sia Cemento Armato che Ex sono adanti nella direzione di una ricerca di qualcosa di diverso. Quest’ultimo titolo, ad esempio, non si basa sulla bravura e il talento degli attori, bensì sulla scrittura. Noi cerchiamo di fare in modo che una sceneggiatura funzioni di per sé a prescindere da chi la dirigerà e da chi la interpreterà. Se gli attori sono un valore aggiunto tanto meglio. Nei vostri lavori si legge sempre il desiderio di contaminazione tra idee, generi e stili… Questo perché a noi piace lavorare con le cose che conosciamo e che ci danno degli stimoli. Nel cinema ci piace l’emozione che possiamo raggiungere tramite il divertimento o la commozione. Altri film che fanno parte del nostro background, in qualche modo, ci vengono in aiuto perché ci danno una chiave. Questa ispirazione, in fase di scrittura, viene trasformata in un qualcosa di personale e di originale.
La commedia italiana, però, aveva, spesso, perso la capacità di radicare la comicità in elementi sociali e narrativi concreti… E’ un processo che si è andato affermando quando gli sceneggiatori hanno perso importanza. Fino ad oggi si è pensato che è più importante l’attore che interpreta una storia, piuttosto che quest’ultima. In realtà senza una sceneggiatura forte che racconta una storia rilevante anche l’attore più bravo del mondo non sarà in grado di portare a casa il risultato. Questo capita anche perché alcuni produttori non sono in grado di valutare il potere di una sceneggiatura, ma credono di avere un’idea precisa del valore di un attore. Tale situazione, nel corso degli anni, ha fatto perdere la straordinaria tradizione di scrittura che il cinema italiano aveva negli anni Sessanta in favore di una commedia superficiale. Noi, invece, stiamo cercando di rimpossessarci di una base strutturale per raccontare storie che comunicano forti emozioni attraverso le sceneggiature. La profondità di una storia si può raggiungere solo attraverso la scrittura e la discussione dei singoli personaggi. Prima di scrivere una sola riga di Ex, io, Fausto Brizzi e Massimiliano Bruno abbiamo discusso per sei mesi su ogni dettagli. Poi ci abbiamo messo altri sei mesi per scrivere il film. I risultati si possono raggiungere solo lavorandoci accuratamente. Le vostre storie trascendono i confini del raccordo anulare di Roma… Perché crediamo che le storie più interessanti siano quelle internazionali che possano parlare a tutti e che abbiano qualcosa di universale. Ci piace pensare che chiunque veda i nostri film possa emozionarsi, perché i sentimenti sono universali. Quanto è importante lavorare su generi diversi per il cinema italiano? Il genere non è tanto importante quanto l’emozione che può restituire. Noi vogliamo raccontare certe storie e solo a quel punto decidiamo ‘il vestito’ che intendiamo confezionarle addosso: horror, thriller, commedia sentimentale…possono tutte raccontare un’emozione che ci siamo prefissati di esplorare. Il genere fine a se stesso non ci interessa, perché non ha senso dare vita a degli inseguimenti di macchine se questi non ti danno un’emozione. Avere tanto successo vi fa avvertire un tipo particolare di pressione addosso? Forse, ma ci dà la libertà che abbiamo sempre sognato: oggi veniamo ascoltati quando abbiamo delle idee e possiamo discuterle avendo i tempo necessario per fare sì che tali idee diventino delle sceneggiature che funzionano.
Interviste Cento di questi schermi Dopo il CinePlus di Comacchio, Erik Protti, giovane membro della grande ed illustre famiglia che da più di cento anni opera con energia e successo nel mondo del cinema, ha aperto lo scorso dicembre, assieme alla socia Simona Salustro, nella città d’arte di Cento - rimasta, dopo la chiusura dell’Odeon e dell’Astra, praticamente senza cinema - una nuova multisala: CinePark.
C Erik Protti
inepark nasce da un’ operazione immobiliare: l’ampliamento di un ipermercato, o meglio la creazione del nuovo parco commerciale “Il Guercino” a fianco di un ipermercato (Bennet), l’unico ipermercato in comune di Cento, provincia di Ferrara. Questo parco commerciale composto da 22 negozi e servizi e circondato da un ampio parcheggio di 1.300 posti auto, accanto alle classiche ed importanti attività commerciali sviluppa varie attività di intrattenimento. Il piano terra è tutto o quasi dedicato alle attività commerciali con negozi come Brico, Euronics, Cisalfa Sport, Dondi Salotti, McDonald e, a breve, una Banca (Cassa di Risparmio di Ferrara). Andando al piano di sopra troviamo tutto quello che riguarda l’intrattemnimento e la ristorazione. In primis la nostra multisala di sei schermi per 1200 posti, una sala giochi con Bowling ad otto piste, Casinò, due tipi di ristorazione veloce, un ristorante Pizzeria (Fratelli La Bufala)... Questa in linea di massima la conformazione della struttura.
necessario inserire la multisala in un contesto dall’offerta variegata, che vada oltre la sola offerta cinematografica. Abbiamo aperto il 20 dicembre, i risultati sono un pò superiori alle aspettative, quindi siamo molto contenti. L’obbiettivo è di raggiungere 200.000 presenze annue. Per ora abbiamo programmato quasi esclusivamente pellicole commerciali, ma in futuro vorremmo aprire anche al cinema di qualità, organizzando rassegne di questo tipo.
Come si caratterizza questa nuova multisala, peraltro in una provincia dove non mancano le offerte di questo tipo? Prima di tutto per la collocazione all’interno di un’area molto vitale. Crediamo che, soprattutto in provincia, sia
Come è strutturata? All’interno del Parco Commerciale si accede al piano superiore con delle scale mobili che portano ad un grande atrio comune dove si affacciano le varie attività.
Quali sono i vostri concorrenti? Cento si trova più o meno equidistante fra Ferrara, Modena e Bologna. Circa 30-35 Km da queste grandi città, dove sono presenti multiplex anche di grandi dimensioni. C’è un’altra realtà, quella di Sant’Agata che si trova a circa 20 Km, ma ci muoviamo su bacini abbastanza differenziati. Inoltre quella multisala non appoggia su un’area commerciale come la nostra. Mentre noi siamo all’interno di una struttura molto importante.
Simona Salustro
febbraio • primissimatrade 17
Interviste Avatar di James Cameron in uscita il 18 dicembre
Gli Italiani preferiscono il 3D
Il cinema ha un altro atrio molto bello, da cui parte un grande corridoio da cui si accede alle sei sale. Tutto l’arredamento e tutto l’aspetto estetico sono estremamente curati, a cominciare dai rivestimenti alle pareti, ai corrimani in plexigas illuminati, che credo in Italia abbiamo solo noi, fino ai più piccoli dettagli. La suddivisione delle sale è molto semplice: 2 sale da 240 posti, 2 da 190 e 2 da 170. Tutte abbastanza simili come dimensioni, e quindi facilmente intercambiabili. Abbiamo evitato di fare la grande sala e le minisale, perché quando c’è il grande film possiamo farlo su 2 sale. E’ più semplice sia per la gestione ordinaria che nei confronti della distribuzione. Le poltrone sono molto comode, in simil pelle, e accanto alle poltrone abbiamo introdotto alcuni ‘divanetti dell’amore’, senza il bracciolo centrale, dedicati ad alcune coppie celebri del cinema, ad esempio Richard Gere e Julia Roberts, piuttosto che Sofia Loren e Marcello Mastroianni. In tutte le sale ci sono tre divanetti dell’amore, molto apprezzati dal pubblico che li chiede espressamente. Sono ovviamente prenotabili e sul biglietto non c’è il numero del posto, ma il nome della coppia a cui il
18 febbraio • primissimatrade
divanetto è intitolato. In un ambiente di provincia, dove il pubblico diventa quasi familiare, queste iniziative funzionano molto bene. Abbiamo notato come il pubblico sta diventando più esigente, nel senso che vuole comodità, tecnologia, estetica e vuole scegliersi il posto. Anche quando fanno la prenotazione telefonica, e sono veramente molti, gli spettatori chiedono ‘quel posto in quella fila’. Adesso vogliamo attrezzarci anche con l’offerta di abbonamenti. Ovviamente non facciamo il giorno di chiusura e saremo sempre aperti durante tutta l’estate. Che differenza c’è tra CinePark ed il CinePlus che lei gestisce a Comacchio? Il CinePlus di Comacchio è una realtà abbastanza simile a questa struttura, magari non bella come questa di Cento, anche quella ha sei schermi, per 1300 posti. La differenza maggiore sta nella localizzazione. Trovandosi ai Lidi Ferraresi il CinePlus ha una vocazione più turistica, e quindi va molto bene in estate. Cento è una città più popolosa, di 50mila abitanti, che risponde molto bene anche durante gli infrasettimanali.
Gli spettatori italiani preferiscono vedere i film in 3D. Questo è quanto emerge dal 3D Day del FutureFilmFestival di Bologna diretto da Oscar Cosulich e Giulietta Fara. “Sette spettatori su dieci hanno scelto, lo scorso Natale, di vedere Bolt in 3D pagando un supplemento nelle strutture dove i film erano proposti sia in versione tridimensionale che tradizionale. Questo è un dato inequivocabile del gradimento che questa nuova tecnologia sta già riscontrando nel nostro paese.
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Rita Cervi, Direttore Commerciale di Walt Disney Motion Pictures Studios evidenzia l’importanza che il 3D potrà avere per lo sviluppo dell’industria cinematografica e ha annunciato un fortissimo line up di titoli in uscita fino al 2012 composto dal nuovo film dei popolarissimi Jonas Brothers, GForce, Up e a novembre Il Racconto di Natale diretto da Robert Zemeckis. Nel 2010 usciranno: Toy Story, Toy Story 2 come prologo alla release del terzo capitolo in 3D, nonché Alice nel paese delle meraviglie diretto da Tim Burton. Tra il 2011 e il 2012 verranno distribuiti Raperonzolo, King of Elves, Newt, The Bear and the Bow, Cars 2, la versione rimasterizzata de La Bella e la Bestia nonché 20.000 leghe sotto i mari e I Pirati dei Caraibi 4. Rilevante l’impegno di 20Th Century Fox in attesa di una possibile release di Star Wars in 3D: L’Era Glaciale 3 il 28 agosto sarà in 3D, mentre il primo film di
James Cameron dai tempi di Titanic, Avatar, costato oltre duecento milioni di dollari, verrà distribuito il prossimo 18 dicembre. “Il 3D è il cinema del futuro.” Dice Thomas Ciampa, Direttore Sales & Distribution di Warner Bros “I film tridimensionali, infatti, beneficiano di un passaparola nuovo e fanno sì che il 15% delle sale riesca a generare il 30% degli incassi. In più questa grandissima qualità tecnica ci permette di mantenere un buon vantaggio e la ‘giusta distanza’ dalle altre forme di entertainment nostre concorrenti.” La società guidata da Paolo Ferrari distribuirà per la fine del 2009 Final Destination 4 e per il 2010 I Guardiani di Kabul diretto dal visionario regista di 300 e Watchmen, Zack Snyder. “Il tridimensionale rappresenta un’ottima risposta anche per quello che riguarda la lotta alla pirateria.” Aggiunge Ciampa “Una piaga che impatta sul nostro settore con un volume che si aggira intorno al 30% del Box Office.”
Massimo Proietti, Direttore Marketing di Universal, Studio che in Italia distribuisce il prodotto Paramount – Dreamworks insiste sull’importanza di dare risalto alla tecnologia, tenendo, però, conto che ad essere “venduti” al pubblico restano i contenuti “Il 3D non è solo una tecnologia, ma anche un mezzo espressivo che consente al pubblico di entrare all’interno di una storia. Per noi questa è una possibilità in più per cogliere l’attenzione dei media e degli spettatori, ma noi non comunichiamo i film per il loro essere tridimensionali, ma per quello che sono: ovvero degli ottimi prodotti proposti, ove è possibile, attraverso una tecnologia di elevatissima qualità.” Dopo Mostri contro Alieni a Pasqua, Coraline uscirà il 3 luglio. A Pasqua del 2010 verrà proposto How to train your dragon, seguito, a fine estate Shrek 4, Me in autunno e Mastermind a Natale. Nel 2012 arriveranno Kung Fu Panda 2 e Madagascar 3. “La Rivoluzione Digitale e della tecnologia stereoscopica tridmensionale è iniziata.” Puntualizza il Presidente dell’Anec Paolo Protti che illustra il parco sale italiano in 3D composto, attualmente, da quarantuno schermi diffusi macchia di leopardo la diffusione sul territorio nazionale. Nove in Lombardia, otto in Emilia Romagna, otto nelle Marche, cinque in Veneto, quattro nel Lazio (ma nessuno a Roma…), quattro in Campania, una sala 3D in Liguria, in Puglia, in Umbria. Protti resta ottimista e ritiene che per l’uscita di Mostri contro Alieni a Pasqua, gli schermi pronti per il 3D saranno già diventati una sessantina. Due pionieri del 3D in Italia come Piero Fumagalli e Gianantonio Furlan si dicono entusiasti delle possibilità offerte dalla stereoscopia nonostante le tante difficoltà: “Stiamo tutti quanti lavorando e sperimentando al tempo stesso. Il lavoro è sicuramente più complesso che in passato, perché richiede un impegno a tutti i livelli.” Dice Fumagalli, cui fa eco Furlan insistendo sulla necessità di un impegno globale da parte del mercato. “E’ necessario capire se con l’aumento delle sale il 3D aumenterà proporzionalmente, oppure, passata la novità, il valore aggiunto si andrà perdendo. E’ importante che la tecnologia ci consenta di potere far diventare tridimensionali le sale con schermi superiori ai venti metri.” Dopo alcuni problemi con delle uscite recenti, è emerso il problema di evidenziare con chiarezza quali sali proiettano il film in versione tridimensionali e quali no. “E’ importante evidenziare chiaramente quali schermi proiettano il film in 3D e quali no.” Sottolinea Paolo Protti “Dobbiamo dare un’informazione corretta ai nostri clienti.” Un tema particolarmente sentito da tutti e che viene condiviso da Rita Cervi, Thomas Ciampa, Riad Ohanian, Sales Manager di 20th Century Fox e da Massimo Proietti che nota: “Noi puntiamo a proporre al pubblico grandi film, anche in 3D. Questa sarà la nostra comunicazione verso l’esterno indicando dove il singolo titolo potrà essere visto in versione tridimensionale. Nessuno deve sentirsi derubato.” A chi chiede un commento riguardo agli effetti della crisi economica sul cinema, Proietti risponde: “La nostra industria tiene. In futuro, forse, è pensabile che alcune produzioni risentino di un rallentamento a causa della crisi che porterà ad una rarefazione delle uscite. Come ha detto, però, qualche giorno fa Jeffrey Katzenberg: ‘tutto il mondo è in crisi tranne il cinema.’ “ Il Presidente dell’Anec Paolo Protti conclude dicendo: “Il fatto che il cinema sia la forma più economica di entertainment porta ad un suo continuo gradimento da parte del pubblico che continua a sceglierlo anche in tempi di crisi. Sarebbe ora che lo Stato si accorgesse di quanto è necessario, in momenti difficili, favorire lo sviluppo ulteriore di un’industria sana che svolge un ruolo culturale e sociale sempre più importante.”
Angelo D'Alessio
febbraio • primissimatrade 19
interviste Christopher McQuarrie
di Marco Spagnoli
Torniamo a raccontare le storie Amico di infanzia del regista Bryan Singer, Christopher McQuarrie è l’autore della sceneggiatura de I Soliti Sospetti con cui ha vinto il Premio Oscar. Collaboratore di Singer in tutti i suoi film successivi (inclusi i due primi capitoli della saga di The X Men e Superman Returns), McQuarrie, regista anche Christopher McQuarrie produttore e sceneggiatore di Operazione Valchiria
Bryan Singer, Tom Cruise, Christopher McQuarrie
20 febbraio • primissimatrade
di un sottovalutato film, ma in realtà estremamente interessante, intitolato Le vie della violenza, è l’autore del copione di Operazione Valchiria. “Negli ultimi anni ho scoperto di non essere in grado di scrivere pensando all’elemento commerciale del business cinematografico. Non sono capace di essere ‘strategico’ nella scrittura, ma mi sento attratto solo da quello che mi interessa davvero. Così redigo sceneggiature senza pormi troppe domande riguardo alla loro vendibilità. Scrivo i film che vorrei vedere come spettatore. Tra tutto gli script che ho accumulato negli anni nel mio cassetto, sinceramente, Operazione Valchiria era l’ultima che pensavo potesse essere realizzato,
perché non c’era stato nessun minimo compromesso creativo, ma era esattamente così come l’avevo pensato.” McQuarrie racconta a Primissima Trade la piacevole sorpresa nel vedere, finalmente, sullo schermo la storia del colonnello Claus Von Stauffenberg e del suo complotto per uccidere Hitler e rovesciare il Terzo Reich “Sono attirato da grandi vicende come quella raccontata in Operazione Valchiria che sapevo essere molto difficile da strutturare: un film sulla seconda Guerra Mondiale dove non ci sono Americani e sono quasi tutti nazisti…praticamente impossibile da produrre! In più tutti sapevano come andava a finire, ma io ho utilizzato questo elemento non come un problema, ma per rendere al meglio la tensione all’interno della pellicola. Non abbiamo cercato la suspence di per sé, ma abbiamo semplicemente fatto in modo di raccontare la storia al suo interno in maniera molto veritiera e sincera.” Cosa ha portato Operazione Valchiria a diventare un film? Tutte le sceneggiature diventano un film solo se c’è un regista e un attore o un’attrice che le vogliono fare. Nel caso di Operazione Valchiria è stato l’interesse di Tom Cruise a fare sì che potesse essere prodotta. Io l’ho incontrato per la prima volta proprio quando Paula Wagner è uscita dalla United Artists e quando molti a Hollywood preconizzavano una fine anticipata della sua carriera. Una considerazione assurda se si pensa che Tom Cruise è stato protagonista di una serie di titoli tra i più alti incassi della storia del cinema di tutti i tempi e che la sua longevità artistica dura da venticinque anni. Come è Tom Cruise come produttore? Un uomo molto intelligente e lungimirante: rispetto alla sceneggiatura originale è stato lui a volere che la storia seguisse un punto di vista molto soggettivo, anziché cedere alla tentazione di sapere cosa succedesse ovunque, in ogni istante. In più è un professio-
Operazione Valchiria
nista che non vuole mai dare nulla per scontato. Ci ha permesso di girare tutto il film e montarlo, prima di realizzare la sequenza iniziale ambientata in Africa. Sapeva che questa era cruciale per la definizione del suo personaggio e quindi ha atteso di capire quale fosse il tono del resto del lavoro prima di approcciarla. Come se non bastasse questa scelta antieconomica è servita ad alimentare i pettegolezzi secondo i quali stavamo rigirando delle scene… Non crede che la storia ‘sofferta’ di Operazione Valchiria derivi dal fatto che ad essere un bersaglio sia stato Tom Cruise nel momento più difficile della sua carriera, anziché il film stesso? Dall’esperienza di Operazione Valchiria ho tratto molti insegnamenti: il valore della segretezza, del marketing, del merito limitato delle critiche e del potere di Internet. I Blog imitano la voce dei giornalisti, ma in realtà non hanno né la professionalità, né l’integrità, né tantomeno le restrizioni dei veri giornalisti. Le cose che sono state scritte di questo film, per la stragrande maggioranza, erano assolutamente infondate. E nessuno è andato a cercare le conferme di quello che veniva detto…tesi senza alcun fondamento. E’ stato interessante scoprire come delle mere supposizioni si siano trasformate in verità che hanno compromesso la percezione del film di cui, peraltro, nessuno ha, poi, esaminato i contenuti! Una situazione davvero molto triste: la gente ha preferito inventarsi la propria storia rispetto a Operazione Valchiria, trascurando il film stesso che è una pellicola dall’impianto classico sul tipo di quelle degli anni Sessanta con le quali e io Bryan siamo cresciuti da ragazzini. L’ironia di questa situazione è che senza Tom non avremmo mai potuto portare Operazione Valchiria sullo schermo. Con la presenza di Tom, però, il film non ha potuto essere accolto e giudicato serenamente. Almeno in America. Perché in Europa, invece, le persone sembrano essere sempre più interessate alla qualità della storia e dei suoi contenuti, piuttosto che al mare di sciocchezze che è stato detto del film. Cosa pensa della carriera di Tom Cruise in questo momento? A Hollywood la gente è innamorata dell’idea di potere di assistere a delle cadute rovinose, seguite da ritorni altrettanto straordinari. Tom Cruise è stato al top per così a lungo che le persone sognano di vederlo nel fango. Potrebbe essere
un ciclo naturale della vita e del business, ma, in realtà, conoscendolo bene, sai che Tom non andrà da nessuna parte, perché la sua storia non ha precedenti, né paralleli possibili a Hollywood. L’unico altro attore che ha avuto altrettanto successo è stato John Wayne. Anche quest’ultimo ha avuto i suoi momenti migliori e quelli peggiori. Alla fine, però, John Wayne resta sempre John Wayne così come Tom Cruise sarà sempre Tom Cruise. Sono certo che, a dispetto del budget dei film dove lavorerà, farà sempre degli ottimi lavori. Il suo film da regista, Le vie della Violenza conteneva una critica velata a Hollywood e al suo sistema produttivo. Perché pensa che il cinema di oggi non sia all’altezza di quello del passato? Perché oggi nessuno fa più attenzione alle storie come, invece, accadeva una volta. I dieci migliori film degli ultimi anni sono basati su elementi che per il pubblico significano qualcosa. Sfortunatamente, invece, oggi il business è guidato dal ‘branding’ ovvero dall’idea che un film dovrebbe essere venduto alla stessa maniera con cui si propinano alla gente le bibite gassate e i pannolini. Questa non è certo la fine che Hollywood voleva fare, eppure la collusione tra gli Studios e una certa parte del pubblico ha fatto sì che le cose finissero in questa maniera. Se Operazione Valchiria è quello che è, ovvero un film dall’impianto molto classico lo si deve all’intelligenza di Tom Cruise e al suo essere interessato come attore e come produttore soprattutto alle storie. Il mio sogno? Che, in futuro, le storie tornino a contare più di ogni altra cosa come in passato.
Tom Cruise e Bryan Singer
febbraio • primissimatrade 21
Liquidate l’Amministratore
di Marco Spagnoli
LA TRAMA DEL Film Louise Michel (Francia, 2007) Regia di Gustave Kervern, Benoît Delépine con Yolande Moreau, Bouli Lanners, Benoît Poelvoorde, Albert Dupontel, Francis Kuntz, Hervé Desinge Fandango Distribuzione, drammatico Le lavoratrici di una fabbrica, si ritrovano da un giorno all’altro senza lavoro. I dirigenti sono spariti e non trovano una soluzione. A questo punto una di loro, Louise, decide di ingaggiare un killer per uccidere il loro capo. Toccherà a Michel provare a portare a termine questa operazione.
Il Caso Louise Michel
Sarà la Fandango di Domenico Procacci a distribuire direttamente ai primi di aprile, Louise Michel insolita quanto geniale pellicola prodotta da Mathieu Kassovitz, scritta e diretta dai belgi Gustave de Kervern e Benoît Delépine. Vincitore del premio della migliore sceneggiatura al Festival di San Sebastian, il film prende il suo titolo dal nome della celebre anarchica francese Louise Michel soprannominata ‘La Vergine Rossa’ ed è una satira grottesca, paradossale, ma al tempo stesso sorprendentemente lucida del mondo in cui viviamo oggi. In una piccola fabbrica della piccardia, infatti, un gruppo di lavoranti viene raggirato dai proprietari. Il giorno dopo quello in cui viene ‘generosamente’ regalato loro un nuovo grembiule da lavoro, le operaie scoprono che la piccola industria è stata chiusa e, perfino, smontata nottetempo. Contattato il sindacato per ottenere aiuto, viene risposto loro che l’unica possibilità è quella di ottenere una liquidazione complessiva di 20.000 Euro. Le donne decidono, a
22 febbraio • primissimatrade
quel punto di operare un insolito ‘investimento’: anziché aprire una pizzeria, utilizzeranno la cifra per assoldare un killer e uccidere l’Amministratore Delegato della loro fabbrica fallita. A suggerire l’idea è Louise, un’apparentemente minorata e giunonica collega, dal passato poco limpido interpretato da Yolande Moreau, nota al grande pubblico per il suo ruolo della portiera inconsolabile ne Il Favoloso Mondo di Amelie. Ed è proprio Louise a partire alla ricerca di un possibile assassino a pagamento che incontra, casualmente, in mezzo alla strada. Quest’ultimo non è proprio il ‘massimo’: anche se Louise giura alle amiche che è stato lui ad uccidere Kennedy, Michel è un inverosimile esperto di sicurezza con una storia altrettanto poco chiara quanto quella della sua nuova amica. In più, nonostante tutto, lui non se la sente di uccidere nessuno e così ‘subappalta’ gli omicidi a malati terminali di cancro in cerca della loro ‘ultima emozione’. E’ così che Louise e Michel iniziano la loro ‘caccia’ spietata ed esilarante al capitalista che li porterà dalla Francia al Belgio fino all’isola di Jersey dove arriveranno insieme ad un barcone di immigrati africani clandestini. E ad unirli, alla fine, non ci sarà soltanto il desiderio di uccidere, ma anche qualcosa di più profondo e, forse, perfino di ancora più inconfessabile. E’ un forte umorismo surreale a contraddistinguere questo piccolo film politicamente scorretto e dai
grandi orizzonti culturali e filosofici. Un po’ Delikatessen, un po’ Cacciatore di Teste di Costantin Costa-Gavras, Louise Michel è un vero e ‘proprio caso’ dove l’umorismo iperbolico e surreale diventa una cartina di tornasole micidiale per un’Europa in crisi che paga lo scotto degli errori di manager tanto cinici, quanto incapaci. Intrigante e grottesco, il film rende in maniera divertentissima improbabili situazioni estreme che generano uno humour irriverente, graffiante e sarcastico. Ambigui cantanti truccati da Gesù e formali segretarie che si aggirano su trabiccoli elettrici sono solo alcuni dei tantissimi personaggi, protagonisti di questa pellicola che si prende gioco di tutti, senza eccezione, in un omaggio transgender e postmoderno alla tradizione anarchica di Louise Michel che viene apertamente citata nel finale. Un film insolito e abbastanza unico nel panorama internazionale impreziosito da una serie di trovate buffe e geniali e dai cameo dello stesso Mathieu Kassovitz e di Albert Dupontel. Una pellicola che trovando il suo tempo in sala potrà catturare l’attenzione del pubblico grazie alla forza del suo messaggio e all’attualità di una storia surreale che, però, prende ispirazione da un crisi economica estremamente concreta per tutti quanti i paesi occidentali e non solo.
Clint in controluce
di Piero Cinelli
LA TRAMA DEL Film Gran Torino
Gran Torino Nel suo primo film - quattro anni dopo Million Dollar Baby - da protagonista, oltre che da regista e, a quanto afferma, l’ultimo della sua luminosa carriera, Clint Eastwood interpreta un astioso veterano della guerra di Corea, un misantropo con forti pregiudizi razziali, la cui radicata visione del mondo viene messa in crisi dall’arrivo di una famiglia di immigrati asiatici come nuovi vicini di casa. Walt Kowalski non è una bella persona. Vecchio e incazzato, la moglie gli è morta da poco tempo, lasciandolo solo, pieno di risentimento nei confronti del mondo. Un disprezzo sconfinato verso i figli (che lo evitano), nipoti, ed il sacerdote che nonostante la promessa alla moglie morente ripaga con durezza. Un disprezzo che diventa puro razzismo quando una famiglia di asiatici si trasferisce nella casa accanto alla sua, in un quartiere periferico sempre più multiculturale. Come tutti i vecchi Walt ha paura. Del futuro che non ha, e del presente che non accetta. Perché, come tutti i vecchi, Walt è legato al passato. Rappresentato dalla sua Ford Gran Torino del 1972, una macchina a cui è doppiamente legato, perché fa parte anche della sua vita lavorativa di ex operaio della Ford. Unici amici il cane Daisy ed il barbiere, con cui riesce a scambiare poche parole. Imprevedibilmente il vecchio Walt lega con i figli adolescenti dei nuovi vicini. Il ragazzo, Thao, viene spinto da una gang di asiatici, a rubargli, senza successo, la sua adorata Ford Gran Torino. Mentre la sorella Sue viene letteralmente ag-
gredita, destando la reazione immediata di Walt. Girato in modo essenziale, senza fronzoli e senza divagazioni, Gran Torino è incentrato su un unico personaggio, un uomo anziano ancorato ad un passato idealizzato, terrorizzato dal presente, che trova uno scopo nel crepuscolo della sua vita. La sceneggiatura rende questo percorso, mettendo tutti i personaggi al servizio del protagonista, ma forse caricandolo in modo eccessivo, e obbligandolo ad andare sopra le righe per testimoniare in modo evidente il cammino impervio verso la saggezza. Clint sposa il personaggio con una carica emotiva evidente. Sia perché sa che il film poggia interamente sulle sue spalle, e sia perché è consapevole che il vecchio Kowalki è l’anziano parente dei Callahan, dei cowboy ‘spietati’, dei suoi personaggi con la pistola in tasca, che hanno difeso con la forza quello in cui, nel bene o nel male, hanno creduto. Personaggi duri, coriacei, scomodi, spesso imbracciano il fucile dalla parte sbagliata della barricata, mai dannati. Un carico pesante, che forse, per chi
non percepisce cosa c’è dietro, talvolta può giocare brutti scherzi. Anche perché il carisma è così forte che talvolta si fatica ad accettare non tanto i pregiudizi razziali, quanto la patina di ironia incrostata di razzismo. Grandissmo Eastwood, generoso anche a discapito della sua leggenda. A 79 anni ed in splendida forma (lui attribuisce il merito all’essere da una vita vegetariano), ha ricevuto due Oscar per la regia (Gli Spietati e Million Dollar Baby), e due nomination per averli interpretati. Nessuna statuetta per una ‘miglior interpretazione’. Forse
(Usa, 2008) Regia di Clint Eastwood con Clint Eastwood, Christopher Carley, Bee Vang, Ahney Her, Brian Haley 116’, Warner Bros., drammatico Walt Kowalski, è un reduce della guerra di Corea, burbero e spavaldo, che prova una grande passione per la propria Ford Torino, del 1972, custodita in garage. Non prova, invece, la stessa simpatia per i suoi vicini di casa, oramai tutti coreani, dato il cambiamento dei tempi. Fino a quando un evento, legato proprio all’auto, non gli farà cambiare idea.
è questo spazio vuoto nel suo ufficio di Burbank, ad averlo condizionato. Ma forse sarà poprio questo spazio vuoto a convincerlo, nonostante le dichiarazioni, ad una nuova interpretazione. Sul piano commerciale Gran Torino di è dimostrato il film più redditizio girato da Eastwood. Costato 30 milioni ad oggi ha incassato 110 milioni di dollari solo in Nord America. Adesso Clint sta girando The human factor, il biopic di un altro grande vecchio Nelson Mandela (interpretato da Morgan Freeman), e sta preparando First Man, sulla vita dell’astronauta Neil Amstrong.
febbraio • primissimatrade 23
Anteprima dal Mercato di Berlino: The Way Back di Peter Weir Sei anni dopo Master and Commander, il regista Peter Weir torna dietro alla macchina da presa, per la seconda volta in assoluto alla guida di una produzione indipendente, le cui riprese inizieranno il prossimo 25 febbraio e si svolgeranno tra Bulgaria, Marocco e India.
Guy East Presidente HS media
Il regista Peter Weir
The Way Back di Peter Weir con Colin Farrell, Ed Harris, Jim Sturgess , Saorsie Ronan Principal Photography Starting: 25 febbraio 2009 Tempo previsto per le riprese: 56 giorni Prodotto da: Peter Weir, Joni Levin, Duncan Henderson, Nigel Sinclair, Scott Rudin Locations: Bulgaria, Marocco e India.
24 febbraio • primissimatrade
Con un budget previsto di circa quaranta milioni di dollari, l’autore di alcuni grandi capolavori della storia del cinema come The Truman Show, Picnic ad Hanging Rock, Witness e The Witness - Il Testimone, porterà sullo schermo una storia ispirata all’autobiografia di Slavomir Rawicz intitolata Tra noi e la libertà pubblicata in Italia da Corbaccio. La storia inizia nel 1939 quando, accusato di essere una spia, allora ventiquattrenne tenente della cavalleria polacca, Rawicz è stato incarcerato dai russi. Al processo, dopo dodici mesi di durissimo carcere, è stato condannato a venticinque anni di lavori forzati in Siberia. Riuscirà a fuggire con altri sei prigionieri e con loro affronterà 6500 chilometri di marcia estenuante attraverso deserti e montagne. Tra i pochi a sopravvivere, arriverà fino in Tibet dove verrà accolto e curato insieme ai suoi compagni inglesi. “Stiamo cercando un possibile acquirente italiano per questo film.” Spiega Guy East, Presidente di HS Media che cura i diritti di The Way Back “Una storia molto importante che ha attirato immediatamente l’interesse di Peter Weir, al punto da spingerlo ad avventurarsi in una produzione indipendente, per la prima volta, quasi vent’anni dopo Green Card. Questa è un’occasione decisamente rara di potere avere la possibilità di lavorare con lui.” Il cast del film è composto da Colin Farrell, Ed Harris il giovane talento molto apprezzato in Across the Universe e 21, Jim Sturgess e la giovanissima Saorsie Ronan che dopo Espiazione e Ember – Il Mistero della Città di Luce vedremo come protagonista di Amabili Resti per la regia di Peter Jackson. “Siamo molto eccitati dalla possibilità di lavorare con Peter che conosciamo da tanti anni, visto che il mio partner, Nigel Sinclair, è stato per lungo tempo il suo avvocato.” Continua Guy East”Noi crediamo tantissimo nelle potenzialità commerciali di questa pellicola, perché siamo convinti che vada a toccare da vicino il desiderio che le persone hanno di assistere a storie che parlino di sopravvivenza e che dimostrano come, alla fine del tunnel, vi sia sempre la luce. La nostra è un’epoca molto difficile: l’11 settembre, lo Tsunami e oggi la crisi economica hanno portato, molto angoscia alla nostra società. Un film come questo che descrive la capacità di sopravvivere che hanno le persone e
la loro resilienza per essere, alla fine del loro viaggio, di nuovo felici rappresenta una possibilità di ispirazione importantissima per tutta l’umanità. The Way Back parla di una tema molto sentito oggi in tutto il pianeta: ovvero della possibilità che, nelle nostre vite, vi siano problemi terribili che, alla fine, però possono essere affrontati e superati.” Il film potrebbe essere pronto per un’uscita alla fine del 2009 in tempo per la stagione dei premi come gli Oscar che hanno sempre visto Weir tra i protagonisti “Peter è stato immediatamente attratto dalla storia e dal fatto che The Way Back racconti un viaggio.” Conclude Guy East “Lui è sempre affascinato dalla possibilità di fare film in ambienti circoscritti e chiusi: Master and Commander è ambientato su una nave, L’Attimo Fuggente in una scuola, The Witness - Il Testimone all’interno di una comunità Amish. Lui adora potere sfruttare la possibilità di rendere le emozioni in maniera molto intensa grazie a questo strumento narrativo. The Way Back si snoda nel corso del tempo tra Siberia, Deserto del Gobi e l’India e tutti i personaggi sono sullo sfondo di ambienti molto vasti. Al tempo stesso, però, si stabilisce una dinamica molto interessante dove tutti, per sopravvivere, devono restare sempre insieme.”
Colin Farrell