FOR 2013 DESIGN
Il libro che unisce designer e aziende
Introduzione di
“Un oggetto di design è il frutto dello sforzo comune di molte persone dalle diverse specifiche competenze tecniche, industriali, commerciali, estetiche. Il lavoro del designer è la sintesi espressiva di questo lavoro collettivo. Quello che caratterizza la progettazione è proprio il rapporto continuo tra parecchi operatori, dall’imprenditore all’ultimo operaio”. -
Achille CastiglioniDesign For 2013 è il secondo capitolo di una storia che parla di persone e di oggetti e di come può nascere un progetto di design. I protagonisti di questo racconto non sono solo i designer, come si potrebbe erroneamente pensare, ma “molte persone dalle diverse specifiche competenze tecniche” come ricorda Castiglioni, senza il cui impegno nessun prodotto di design sarebbe mai esistito. Non solo progettisti quindi, ma anche imprenditori, industriali, editori ed esperti di comunicazione.
Il deus ex machina di questa avventura è proprio un designer, Enzo Carbone, che nel 2010 ha avuto l’intuizione di far partire un progetto, sotto forma di portale internet, per poter avvicinare e far incontrare tutti gli interlocutori del design. La peculiarità della piattaforma è di agevolare i designer emergenti, che si affacciano al mondo del lavoro e non sanno come partire.
La difficoltà principale, per ogni progettista agli esordi, è infatti avere visibilità, farsi conoscere, ma soprattutto poter entrare in contatto con tutti gli altri grandi attori del processo produttivo e capire in che modo proporre le proprie idee.
Promote Design, nome scelto per il progetto, ha l’obiettivo di promuovere il lavoro dei designer, in maniera corale e in modo molto democratico, con l’obiettivo di creare contatti per concrete possibilità di realizzazioni. La rete è oggi il veicolo che dà un riscontro
repentino e infatti, dopo soli pochi mesi dall’apertura del sito, Promote Design ha iniziato a veder crescere in maniera esponenziale il numero dei suoi iscritti. Un dato significativo è stato l’iscrizione di nomi noti, designer affermati che hanno sentito la necessità di partecipare, di essere “in contatto” e protagonisti di un progetto collettivo di forte richiamo mediatico.
Il primo passo, costituire un gruppo solido e variopinto è stato raggiunto in breve tempo; il passo successivo, che consisteva nel richiamare l’attenzione degli imprenditori e degli altri operatori del settore, è stato più impegnativo. Anche se una sezione del sito è appositamente dedicata alle aziende, per poter arrivare a contattare un numero maggiore di produttori era necessaria una vera e propria strategia comunicativa.
L’incontro di Enzo Carbone con l’editore Daniele Lupetti della Logo Fausto Lupetti Editore, casa editrice che si occupa principalmente del mondo della comunicazione, è stato decisivo. La soluzione è nata quasi spontaneamente: realizzare un libro/catalogo che contenesse una selezione di designer e dei loro progetti, da inviare direttamente alle aziende di design italiane.
Nel giro di pochi mesi è partita la cernita dei progettisti da includere nel volume, a cui si sono aggiunti alcuni designer noti iscritti al sito, come: Carlo Bimbi, i Gumdesign, Luca Nicchetto, Marco Piva e le tre aziende Italesse, L’Abbate e Slide. I designer e le aziende, presenti nel volume, sono stati intervistati con l’obiettivo di poter estrapolare dai progettisti dei buoni consigli da dare ai loro colleghi più giovani e dalle aziende poter ricevere indicazioni utili sul modo migliore di sottoporre i progetti all’industria.
Il libro è stato presentato durante lo scorso Salone del Mobile, presso la libreria Hoepli di Milano, con un dibattito in cui sono intervenuti i designer Carlo Bimbi, Gabriele Pardi e Laura Fiaschi in arte Gumdesign, Armando Bruno direttore dello Studio Marco Piva e l’imprenditore Matteo De Vecchi dell’omonima azienda. Il confronto diretto tra designer e aziende è stata un’occasione importante per conoscere gli esordi di progettisti importanti come Carlo Bimbi, che ci ha riportato con nostalgia ai tempi dei grandi maestri, per comprendere le dinamiche degli studi più strutturati come quello di Marco Piva o per imparare le dinamiche odierne di comunicazione dai Gumdesign,
coppia di progettisti molto attiva e presente in rete. Matteo De Vecchi ha svelato e illustrato quali sono gli obiettivi di un imprenditore, quali sono le caratteristiche che ricerca in un oggetto di design da produrre e come nascono i sodalizi tra progettisti e aziende. I protagonisti dei libro, presenti alla conferenza, sono intervenuti prima con timide osservazioni e poi con vivace interesse. Il successo di questa operazione prima digitale e poi cartacea ha portato gli organizzatori di Promote Design ad occuparsi di un secondo volume a solo un anno di distanza dall’uscita del primo.
Infatti, nonostante il portale permetta di arrivare in maniera capillare a tutti i progettisti, per fissare alcuni concetti e gettare solide basi per creare un confronto c’è ancora bisogno della carta stampata. La partecipazione entusiasta dei designer e i primi riscontri delle aziende, che hanno utilizzato il primo libro per selezionare non solo dei possibili prodotti ma anche dei nuovi collaboratori, ha reso impellente la necessità di un secondo volume. Siamo quindi al seguito della storia e troviamo in questo caso personaggi come Mario Bellini, Andrea Branzi e Massimo Iosa Ghini a dare consigli agli esordienti attraverso il racconto del loro vissuto, della loro personale esperienza di designer. A rispondere alle domande che sempre più spesso i progettisti si pongono sulle aziende troviamo nomi storici come Foscarini, Meritalia e Zanotta. Rispetto al primo volume sono presenti 30 giovani designer in più e in tanti presenti nella prima edizione, hanno deciso di partecipare ancora. Cresce anche il numero delle aziende con cui mettersi in contatto, difatti il volume verrà spedito a 250 imprenditori, rispetto ai 100 dell’anno passato.
Alcun giovani progettisti, del primo Design For, sono stati contattati da alcune aziende, e sono al momento nella fase iniziale di verifica di fattibilità dei loro prodotti, ma questo non è l’unico dato significativo.
Le aziende hanno scoperto grazie al primo numero di Design For l’esistenza di un luogo di incontro virtuale per la progettazione e hanno iniziato ad iscriversi al sito. La stampa, i blog e nuovi progettisti, hanno scoperto Promote Design proprio grazie al libro.
Promote Design non è più soltanto un mezzo per “entrare in contatto” ma sta diventando anche un portale di informazione, creatività e nuove collaborazioni.
02 40070909 333 5359254 zorzidaniela1@gmail.com
Il nome A&Z nasce come acronimo dei cognomi Aina e Zorzi. Paolo Aina architetto e Daniela Zorzi architetto/ex direttore creativo presso un’agenzia di pubblicità, hanno vite professionali indipendenti ma sono legati dalla stessa passione per gli oggetti. Il loro design affonda le radici nel loro passato, nei ricordi e nelle fantasie che hanno avuto. Forme ripensate nello spirito del presente attraverso l’uso di nuovi materiali e tecnologie rivivono attualizzate riappropriandosi della loro funzione primaria. Non ci sono limiti creativi alla scelta degli oggetti che progettano: “dal cucchiaio alla città”… tutto è proponibile in un ambito concettuale di trasfigurazione poetica. Il sorriso e l’ironia spesso traspaiono
passione che condividono anche nella loro vita privata grazie a scambi culturali ed esperienze personali.
Concept
È un pouf per bambine e bambini. La particolarità di questo oggetto è la forma: un pomodoro rosso. Il design va oltre la sua semplice forma perché il “pomodoro” si apre dando luogo a due sedute che rallegrano la stanza. L’interno ricorda sia per i colori che per il disegno stilizzato le rappresentazioni del Pop anni ’70. L’imbottitura è in perle di polistirene che permette una sostenuta adattabilità unita alla morbidezza. I “semi” del disegno interno hanno una connotazione pratica: sono leggermente in rilievo, asimmetrici e permettono alle due metà di non scivolare quando sono chiuse. L’esterno è ricoperto in tessuto e l’unione tra le due semisfere è nello stesso materiale rinforzato.
POP POMO PUFF
Designer: Paolo Aina, Daniela Zorzi
Materiali: PS, tessuto
Tipologia: Pouf
Note: rendering di ANIMO Milano
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Filosofia progettuale - Pensiamo che il design debba essere funzionale. Siamo affascinati dalla semplicità di alcuni oggetti che fanno parte della memoria culturale. La rivisitazione di questi oggetti in chiave attuale è alla base della nostra filosofia. Ingegneria o arte - L’approccio progettuale di Daniela è artistico. Le piace la potenza della forma che arriva prima di ogni altra cosa. L’emozione prima della ragione, la vista prima dell’intelletto e il tatto come appagamento finale sono le sue priorità. La tecnologia deve essere, secondo lei, al servizio di un utilizzo semplice ed immediato dell’oggetto. Sogno - Daniela avrebbe voluto inventare/progettare il cavatappi. Qualcuno deve averlo fatto in tempi passati… ecco la vera essenza del design! Un oggetto che nasce da una vera esigenza, che è da sempre nelle case, ma non per questo manca di fascino! In verità non ha un solo sogno nel cassetto, forse perché si è avvicinata al design dopo aver fatto altre cose. Ha delle idee e questo le basta per appassionarsi ora ad una cosa ora ad un’altra. Gli stimoli vengono da più parti e le piace spaziare nella moltitudine degli oggetti possibili. Modello/confronto - Vorremmo confrontarci con Vico Magistretti. Le sue opere sono semplici e lineari ma di grande energia. Spettacolare è il suo “Vidun Table” per De Padova oppure la sua lampada “Eclisse” oppure ancora le sue sedie! Ci piace perché ha lavorato su delle forme che non prendono il sopravvento sulla funzionalità e la semplicità. Tra i contemporanei seguiamo con interesse Rodolfo Dordoni. Eclettico e classico, la sua ricerca personale si addentra in forme che sembrano da sempre esistite. Design For - Crediamo assolutamente nel valore di questo progetto. È grazie ad iniziative come questa che i professionisti trovano la possibilità di rendere visibili le proprie idee amplificando le opportunità.
SHAKEN OR STIRRED
Designer: Paolo Aina, Daniela Zorzi
Materiali: Plastica
Tipologia: Bicchiere
Note: rendering di ANIMO Milano
Concept
È un bicchiere che unisce due elementi: la forma del bicchiere triangolare del “Martini Cocktail” e i bicchieri di plastica da gita in campagna. È il ritorno alla memoria delle cose del passato. Come la madeleine proustiana… ci riporta a un tempo perduto ma con una leggerezza ed ironia tutta contemporanea. Chi non è più tanto giovane si ricorderà, tra gli accessori da “picnic” dei nostri genitori, quei bicchieri che a cerchi concentrici si chiudevano uno dentro l’altro e diventavano dei cilindri bassi, tascabili e facilmente trasportabili. Il bicchiere proposto è similare: aperto è un bicchiere da “Martini Cocktail”, chiuso è un tronco di cono rovesciato contenuto in una scatola cilindrica. Non è un oggetto di primaria necessità, ma quanto piacere può dare? Fino a far girare la testa! Chissà se poi in uno dei prossimi film di 007 non ci sia proprio James Bond che con grande charme e savoir faire non seduca la magnifica ragazza di turno con un “Martini cocktail” improvvisato in riva al mare al tramonto.
Perugia-PG 349 6498945 www.lucabinagliadesign.com
luca@lucabinagliadesign.com
LUCA BINAGLIA
Luca Binaglia ha il design nel sangue e la matita sempre in mano. Dopo la laurea in Disegno Industriale a Firenze e la collaborazione con uno studio molto importante, arrivano i primi successi in alcuni dei più prestigiosi concorsi di progettazione tanto da essere menzionato tra i 200 talenti italiani premiati nel mondo da “Young Blood” nel 2008. Le sue sedute ‘polifunzionali’ iniziano ad apparire nelle più importanti riviste di settore mentre partecipa a diverse edizioni del Salone del Mobile grazie a progetti di arredamento “sostenibile” e di upcycling design. Nel 2006 torna a Perugia, città dove è nato e cresciuto e qui fonda lo studio LucaBinagliaDESIGN che si occupa di interior design e product design. La sua progettazione, non solo funzionale, racconta emozioni, i suoi progetti hanno un’anima e il suo stile si caratterizza dall’attenzione rivolta a comunicare il messaggio che gli oggetti che crea portano con sé.
Concept
Una comoda onda dove sedersi o sdragliarsi. “Wave”, un po’ poltrona un po’ chaise lounge, vuole interpretare lo stato d’animo di chi la utilizza e diventare per lui ciò che di più comodo c’è in quel momento. Ecco spiegata, dunque, la sua anima polifunzionale che vuole adattarsi ai bisogni di chi ne fruisce e che non perde mai di vista l’estetica. Linee essenziali e minime e uno studio cromatico che diventa scelta linguistica assicurano all’oggetto un’estetica che sorprende. Basterebbe, infatti, seguire la sua bicromia per capire cos’è “Wave”. La scelta cromatica va a braccetto con quella materica: “Wave” può essere infatti realizzata in più tessuti che, come i colori, presentano, delineano e spiegano le sue diverse parti e le sue funzioni. La seduta si presenta come un imbottito poliuretanico con una base in tubolare d’acciaio. Rivestimento in tessuto o pelle. Lunghezza: 160 cm, profondità: 75 cm, altezza: 65 cm.
WAVE
Designer: Luca Binaglia
Materiali: Acciaio, imbottito, pelle/tessuto
Tipologia: Chaise longue
Passione per il design - La mia passione per il design è nata grazie a due docenti della Facoltà di Architettura di Firenze, dove ho conseguito il mio diploma di laurea, Remo Buti e Gianni Pettena, fondatori del movimento chiamato architettura radicale. Sono stati essenzialmente loro a farmi appassionare a questa materia. Il concetto di progettazione non più esclusivamente funzionale ma che racconta emozioni, è stata la spinta che mi ha fatto appassionare al design e decidere di far diventare questa passione un lavoro vero e proprio. Filosofia progettuale - Dietro, e dentro, ai miei progetti c’è l’attenzione e la voglia di comunicare un messaggio che ogni oggetto porta con sé. E questa necessità di raccontare viene da sola, naturalmente, prendendo spunto da una parola sentita anni prima, da una canzone, da un film o da uno sguardo catturato, dal mondo che mi circonda. Ingegneria o arte - Sicuramente il mio approccio progettuale non è di tipo ingegneristico, anche se penso che la funzionalità abbia il suo ruolo fondamentale nel processo di progettazione. Raccontare ed evocare è quello che voglio, mettendo comodi chi ascolta naturalmente. Sogno - Già nell’etimologia della parola (pro iecto: andare oltre) c’è racchiuso quello che credo sia il senso di ogni mio progetto e cioè andare oltre, arrivare ai sogni, progettando tutto quello che credo possa essere funzionale alla vita delle persone. Progettare sogni è il mio lavoro. Modello/confronto - Professionalmente ho già avuto un’esperienza molto appagante lavorando ad alcuni progetti con l’architetto Simone Micheli col quale è rimasto un rapporto di profonda stima reciproca e di amicizia. Durante gli anni dell’università, invece, è stato l’incontro con l’architetto Remo Buti che mi ha dato la spinta per orientarmi e continuare in questo settore. Mi piacerebbe incontrarlo di nuovo e avere con lui un confronto professionale piuttosto che un semplice, seppur molto formativo, dialogo tra docente e studente. Penso comunque che il confronto tra chi fa la nostra professione è fondamentale e debba essere incentivato. Che un designer abbia un approccio più estetico o più funzionale ai suoi progetti non importa: quello che conta è il dialogo e la crescita professionali fra menti che, se vicine, possono progettare un “migliore modo di vivere”.
Concept
Linee essenziali e comfort per questo divano che nasce come interpretazione del concetto di lusso visto non come opulenza ma come un vero e proprio atteggiamento di vita. Progettato per essere una seduta polifunzionale, il divano “Luxury”, grazie al suo bracciolo, può essere vissuto anche come comoda chaise longue. Un divano due posti, quindi, che permette una fruizione libera oltre che di migliorare i propri momenti di relax. Grazie alla “tascona” presente proprio sotto la seduta il divano diventa contenitore di tutti quegli oggetti che corredano il proprio tempo libero. Libri, musica, un taccuino dove prendere appunti, pennarelli o dvd trovano il loro spazio a portata di mano di chi si siede su “Luxury”. Realizzato con una imbottitura in poliuretano in diverse densità e con un rivestimento in tessuto vinile per lo schienale e in cotone per la seduta e i cuscini, “Luxury” è pensato per tutti gli ambienti domestici.
LUXURY
Designer: Luca Binaglia
Materiali: Acciaio, imbottito, vinile/tessuto
Tipologia: Divano
Architetto e designer milanese di fama internazionale, è stato premiato otto volte con il Compasso d’Oro e insignito di numerosi riconoscimenti tra i quali la Medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica Italiana per la diffusione del design e dell’architettura nel mondo (2004). Ha diretto Domus (1986-1991) ed è presente con 25 opere nella collezione permanente del Museum of Modern Art di New York che nel 1987 gli ha dedicato una retrospettiva personale. Numerosi gli allestimenti di mostre in Italia e all’estero. Dalla fine degli anni ’80 è stato uno dei protagonisti dell’architettura internazionale e ha realizzato, tra l’altro, il quartiere Portello di Fiera Milano, il Centro Esposizioni di Villa Erba, il Tokyo Design Center in Giappone, Natuzzi America Headquarters negli Stati Uniti, la Fiera di Essen in Germania, la National Gallery of Victoria a Melbourne, il quartier generale della Deutsche Bank a Francoforte, il Museo della Storia di Bologna, il Verona Forum. E l’edificio per il Dipartimento delle arti islamiche al Louvre di Parigi. A Milano, infine, dopo l’inaugurazione del nuovo Centro congressi al Portello, è in corso la ristrutturazione della Pinacoteca di Brera.
Design. Disegno. Di ogni cosa. Dalla sedia al museo, al grattacielo. Per me l’inizio di tutto è stato proprio il disegno ovvero il progetto. Avevo cinque anni e il primo “committente” è stato lo zio paterno, Dandolo, che mi chiedeva di completare le sue cartoline raffiguranti vie, piazze, e monumenti di città storiche. Da allora non ho mai più smesso. Appena laureato, era il 1961, l’anno del primo Salone del Mobile di Milano, su una scatola di fiammiferi ho disegnato un tavolo. Camminavo nel mobilificio di Pedretti, dove ero stato invitato come neo laureato promettente, e tratteggiavo dei segni minimi, che raffiguravano appunto l’idea di un tavolo. Sottile, essenziale, leggero. Oggi si direbbe minimalista. Quel tavolo ha vinto il primo dei miei otto Compassi d’Oro. Confesso che mi sono tremate le gambe quando un giorno al telefono mi hanno detto che proprio io ero il vincitore di quel premio così prestigioso. “Design” in Brianza era una parola ancora poco conosciuta. Pierino Busnelli la pronunciava a modo suo, come scritta, ma ne intuiva la forza e così pure Cesare Cassina, che mi aveva messo gli occhi addosso proprio per quel mio tavolo premiato. L’incontro con Busnelli e Cassina ha cambiato la mia vita e ha dato inizio a una storia straordinaria iniziata con Cassina e poi con C&B (Cassina e Busnelli).
In quegli stessi anni incontro un altro mito del design internazionale, Roberto Olivetti. Mi viene presentato alla fine del 1962 - due anni dopo la laurea - da Augusto Morello, intellettuale e talent scout, che mi aveva reclutato nel suo gruppo sperimentale di disegno per la Rinascente. È stata un’esperienza straordinaria. Proprio in quegli anni le macchine per ufficio subivano una trasformazione epocale, passando dalla tecnologia elettromeccanica a quella digitale-elettronica. Ciò mi ha stimolato a reinventare la tipologia di tutte quelle macchine: per scrivere, contabili o da calcolo (oggi ormai scomparse) riorganizzandone con libertà e creatività
MARIO BELLINI
i componenti interni non più vincolati da ingombranti ordigni meccanici. Parlarne oggi sembra preistoria, in realtà è un passato recente che ha posto le fondamenta del paesaggio informatico che oggi ci circonda: iPod, iPad, iPhone, smartphone, etc. Essi sono il frutto di quella stessa attitudine liberata e creativa che, a partire da continue innovazioni tecnologiche, ha consentito e consente di inventare nuove “protesi” comunicative destinate a rivoluzionare sempre più le nostre relazioni di vita e lavoro.
Ricordate Steve Jobs? Un giorno, era l’autunno del 1987, l’anno in cui il MoMA di New York mi dedica una retrospettiva, suona il telefono, dall’altro capo del filo Steve Jobs, che aveva appena ricominciato con la Apple, mi chiede di collaborare con lui per i futuri progetti che sta immaginando. Chiacchieriamo un po’ di forma e funzione, la vecchia questione di cui architetti e designer discutono da sempre. Una conversazione che ricordo con piacere e che termina però con un mio dispiaciuto rifiuto. Se avessi accettato avrei dovuto concludere la mia lunga e straordinaria avventura con l’Olivetti, e soprattutto avrei dovuto proseguire nella mia attività di designer proprio mentre ormai cominciavo a dedicarmi quasi esclusivamente all’architettura.
Parallelamente alla mia consulenza con Olivetti si sviluppa la mia collaborazione con Cassina e C&B cui si aggiungeranno numerosi incarichi in Germania e in Giappone. Dalla mia casa di Milano faccio la spola tra Ivrea (Olivetti), la Brianza e gli aeroporti di tutto il mondo.
La mia esperienza con Cassina è stata particolarmente interessante tra gli anni ’60 e ’80. Il mio modo di lavorare non consisteva allora nel proporre progetti conclusi con rendering (ancora inesistenti) o modellini immaginati a freddo ma si svolgeva in una serie di incontri-scontri creativi, specie di jam session o laboratori sperimentali
che si concludevano prima o poi con un prototipo funzionante, frutto di un processo evolutivo quasi darwiniano con il supporto di un Centro di ricerche e sviluppo per nuovi progetti, il “Centro Cesare Cassina” diretto dal giovanissimo Francesco Binfarè. Un esempio che ha fatto scuola, analogo a quanto avevo creato sin dagli inizi anche per Olivetti.
Quasi ogni giorno incontro persone che possiedono, o hanno usato, tre cose disegnate da me: il mangiadischi
Pop, i divani Le Bambole, la sedia Cab.
Pop è il frutto di una richiesta del Gruppo MinervaGrundig: disegnare un mangiadischi basato su un meccanismo esistente. La mia curiosità mi spinge a guardarci dentro e a decidere che per ottenere un oggetto innovativo e “user friendly” non si doveva partire dal fuori ma dal dentro. Con l’assistenza di un progettista meccanico e di uno elettronico, e con mio fratello Dario, ridisegniamo radicalmente il dentro come parte integrante della forma dell’oggetto finito. Per me proprio la forma significante, infatti, è la funzione più importante di un oggetto. Bianco, giallo, arancio, rosso, verde. Leggero e simpatico: il Pop è stata una sorta di “borsetta canora” prodotta in milioni di esemplari per tutta l’Europa, il nonno dell’iPod. Era il 1968. Quattro anni dopo Le Bambole sono un’altra storia fortunata. Una famiglia di imbottiti inventata e sviluppata nel Centro Cassina. Senza gambe, senza struttura, nasce ripensando l’indefinibile e semplice complessità del “cuscino”. Un cuscino che si articola
in modo tridimensionale fino a diventare un accogliente grembo materno. Un oggetto fino ad allora mai visto, scandalosamente fotografato da Oliviero Toscani con la modella Donna Jordan. Un cult trasgressivo fin dal primo giorno.
La Cab viene alla luce nel 1977 in Brianza. Porta il nome di una carrozza, è una sedia che continua a moltiplicarsi. Buffo per una seduta nata un giorno in cui al Centro Cassina ho esordito dicendo: “Perché non disegnare una nuova sedia?”. Naturalmente nessuno ce l’aveva chiesto ma proprio quello spirito di libertà e di indipendenza dai vertici aziendali e il peculiare processo evolutivosperimentale del Centro Cassina di allora ha permesso la nascita di un “mostro”. Costruita integralmente in cuoio con un esile e invisibile scheletro in acciaio la Cab, tuttora in piena produzione e già prodotta in 600 mila esemplari, è stata capostipite di una sempre più numerosa serie di analoghe proposte.
La mia vita è cambiata proprio quando il MoMA mi ha fatto disegnare, sì proprio disegnare, la mostra che mi ha “celebrato” come designer internazionale (allora non era così comune esserlo…). In quei giorni, maturando una decisione a lungo rinviata, ho deciso di concentrarmi sull’architettura, disciplina studiata e molto amata all’Università di Milano con Portaluppi, Rogers, Ponti. Senza dimenticare il piacere però di continuare a disegnare di tanto in tanto alla piccola scala. Abbandonate macchine e “consumer product” al loro destino, continuo a ritenere che arredi e suppellettili
Le Bambole - B&B Italia - 1972 Cab - Cassina - 1977della nostra vita quotidiana fanno parte integrante della cultura dell’abitare. Così com’è stato per tutti i maestri dell’architettura moderna e come significativamente è tornato a esserlo per molti maestri dell’architettura contemporanea.
Stardust, un divano oltre che uno standard musicale molto noto, e Dune, che per me è il nome di un vassoio, sono esempi di impertinenti scorribande di architettura domestica. Stardust, nato in casa Meritalia, è una famiglia di imbottiti letteralmente “imbottiti” di ravioli d’aria. Niente pelle, niente stoffa ma contenitori confezionati in semplici forme squadrate in un materiale tessile tecnico-industriale in fibre traslucide riciclate. Al suo interno un nastro flottante di LED RGB consente di mettere in campo il primo esempio di poltrone e divani luminescenti. E leggeri come una piuma. Astrale. Dune, concepito per Kartell, è il figlio illegittimo di un concorso di architettura (quasi vinto). Doveva essere un gigantesco “light wall” dentro un edificio storico di Berlino destinato a diventare il Museo della storia della città. Il padre e la madre di Dune sono infatti, paradossalmente, lo stesso file digitale, a sua volta ricavato ingigantendo un campioncino tridimensionale di acciaio inossidabile, che avrebbe dato origine a quel muro luminoso di Berlino. Oggi sta nelle mani e sulle tavole di migliaia di persone in tutto il mondo, rifrangendo mille sfumature e trasparenze di Plexiglass. Ho sempre creduto e continuo a credere che non si debba mai fare confusione di scala e di valori disegnando
città, architetture, spazi e oggetti. Ma ciò non può impedire a un architetto di giocare - e rischiare - con la tavolozza del linguaggio personale fintanto che esso resta responsabilmente nelle sue mani.
Ma allora che cos’è veramente il “design”? Una nuova disciplina nata agli albori del ‘900 come risposta alle istanze della Rivoluzione industriale e al conseguente estinguersi dell’artigianato? O non addirittura uno stile? E questa sola ipotesi dovrebbe far fremere di indignazione i teorici puristi della scuola tedesca… E perché no? Certamente, per intanto, è uno stile dei nostri tempi. Non si dice “questo è un oggetto di design? Quella è una azienda di design”. Non esistono negozi la cui insegna recita: “Cucine design”?. Io preferisco definire “design” tutto ciò che è il frutto di quell’incessante processo del disegnare ciò di cui abbiamo sempre avuto e sempre avremo bisogno. In questo senso la bellissima sedia di Tutankhamon, realizzata nell’antico Egitto e ritrovata negli scavi del tesoro del faraone, deve essere considerata a pieno diritto un antenato “di design” di tutte le sedie disegnate fino ad oggi e di tutte quelle che si continueranno a disegnare.
Mario Bellini Stardust e Via lattea - sistemi di imbottiti - Meritalia - 2008 Pop - Minerva-Grundig - 1968Milano - MI
339 7136411 info@domenicocunsolo.com www.domenicocunsolo.com
DOMENICO CUNSOLO
Graphic/product designer, vive e lavora a Milano. Nel 2004, dopo il diploma in Informatica, inizia la sua carriera come sviluppatore web e grafico, approfondendo gli studi legati alla programmazione presso il Politecnico di Milano. Nel suo percorso formativo e lavorativo fonde la sua passione per l’architettura e il design, frequentando corsi su alcuni software CAD e 3D. Dopo l’esperienza maturata a contatto di clienti comeVodafone,Ferrari,Mediaset,Impregilo,credefortementenelconnubiotragraficaedesign.Nel2011 fonda il suo studio “Cunsolo: Design&VisualResearch”, lavorando alla realizzazione di progetti legati al design del prodotto, alla grafica e alle applicazioni web based. Come freelance divide il suo lavoro con lo studio Dante O. Benini & Partners Architects, con il ruolo di IT Manager e Visual Specialist. La vicinanza con i Maestri Massimo Vignelli e Dante O. Benini, segna in modo indelebile il suo modo di progettare.
Concept
“Milk Drop” è un centrotavola/portafrutta dal design moderno e singolare. La tipologia di materiale pensato in principio è il Cristalplant, formato da un’alta percentuale di cariche minerali ed una bassa percentuale di polimeri, quindi ipoallergenico e non tossico. Durante l’analisi del concept, per agevolare il processo di produzione di un prototipo funzionale, ho vagliato la possibilità di produrlo mediante stampa 3D direttamente dal modello CAD nelle varianti in materiale plastico e/o ceramica. L’idea del centrotavola nasce durante l’osservazione di un documentario realizzato mediante tecnica “slow motion” a 1200 fps, che mostrava vari fluidi in movimento. In particolare mi colpì la scena in cui un getto di latte nel ricadere nel suo stesso fluido, formava una corona. Qualche giorno dopo cercai immagini simili e con molto stupore osservando le diverse immagini e collegando quando visto nel documentario il centrotavola prese vita. Ho da subito immaginato che la corona potesse rappresentare l’elemento contenitivo del portafrutta comprese le piccole onde di propagazione ai margini esterni della stessa, mentre la goccia che cade dall’alto ha preso le sembianze del manico.
MILK DROP
Designer: Domenico Cunsolo
Materiali: Cristalplant
Tipologia: Centrotavola/Portafrutta
Passione per il design - La mia passione per il design nasce dall’incessante curiosità e ricerca, che da sempre è alla base del mio lavoro. Sin dall’infanzia ho sempre coltivato una grande passione per tutte le forme d’arte, ed è la stessa passione che mi ha portato ad esplorare nuovi modi di esprimere la mia creatività. Mi piace pensare che un designer possa diffondere e animare nuovi stimoli nella società di oggi. Come disse Winston Churchill: “Noi diamo una forma ai nostri edifici: in seguito essi modellano noi”. Il design è più che una passione, è un modo per migliorare la qualità della nostra vita. Filosofia progettuale - Come per un cantautore, un musicista, il momento in cui arriva l’idea è qualcosa di irripetibile, magico, unico e inconfondibile. La mia filosofia concettuale è molto simile ad un “foglio bianco”, non amo circondarmi di riferimenti iniziali, la mente deve sentirsi libera di fluire nella definizione dell’idea. Successivamente, e solo se il progetto lo richiede, eseguo ricerche più estese di carattere tecnico per perfezionare al meglio il prodotto finale, in modo da adeguarlo ad una logica di mercato e di commercializzazione. Inoltre non per ultimo, amo curare il progetto non solo nella forma ma anche nella sua presentazione; per me è un must e deve essere identificabile con un “brand” ben specifico. Mi ritengo un designer 2.0, e nella maggior parte dei casi la mia forma mentis mi porta a sviluppare l’idea direttamente in CAD/3D per avere una proiezione completa. Ovviamente non rinuncio al tratto della matita, ma principalmente utilizzo lo sketch a complemento del progetto per riflettere e definirne meglio i particolari. Ingegneria o arte - Il mio approccio progettuale è decisamente artistico, ma bisogna specificare che in base a quello che si deve progettare, la forma artistica nel progetto deve essere sostenuta da un’altrettanto e valido progetto ingegneristico. Sogno - Sono affascinato dalla luce e dal suo potere. Non nego che mi piacerebbe molto addentrarmi in un progetto fatto solo di “luce”; adoro la tecnologia LED e in particolar modo le lampade a sospensione, ho già qualche idea che spero possiate vedere presto. Modello/confronto - Ne vorrei menzionare molti di progettisti con i quali vorrei confrontarmi, ma se proprio devo sceglierne uno vorrei tanto un confronto con Philippe Starck. Lo ritengo un designer di successo; come da tutti i grandi, anche da lui c’è sempre da imparare. Mi piace la sua filosofia progettuale, così come il prodotto finale rispecchia decisamente il suo intento. Quando un designer riesce a comunicare questo messaggio, ha già fatto tanto per se stesso e di conseguenza per la società.
Concept
“Caffecito” (in spagnolo si legge “Caffesito”), è una tazzina da caffè realizzata in ceramica, mediante stampa 3D direttamente dal modello CAD, che impiega una polvere di uno specifico composto che viene successivamente smaltata a più di 1000 °C. Da buon italiano amo il caffè e sopratutto le “tazzine”, per questo quando ho pensato a “Caffecito”, ho immaginato una tazzina dal grande spessore, per far sì che il calore possa essere preservato più a lungo, e con la superficie smussata e spessa della tazzina, per amplificarne il piacere. Una particolarità che contraddistingue da subito “Caffecito”, è il manico inglobato nella tazzina disegnato in modo che possa facilitare la presa. Il pittogramma del brand richiama le fessure ai lati della tazzina che prendono le sembianze di un cuore allungato, mentre il simbolo grafico delle labbra all’interno del cuore raffigura un chicco di caffè.
CAFFECITO
Designer: Domenico Cunsolo
Materiali: Ceramica
Tipologia: Tazzina
Milano - MI
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Libero Rutilo nasce a Montreal. Da ragazzo vive a Roma, Napoli e per alcuni anni in Canada, dove poi torna nel 1999 per completare gli studi in industrial design. Nel 2005 si trasferisce a Milano per lavorare con Alessandro Mendini, quindi inizia la sua collaborazione a Creainternational. Ekaterina Shchetina nasce a Krasnodar, sud della Russia. Già da giovanissima mostra uno spiccato talento artistico che l’accompagneràfinoalleBelleArti.QuindisitrasferisceaMilano,dovecompletaglistudieiniziaalavorare nel campo dell’interior design. Nel 2012 Libero & Ekaterina fondano Designlibero, studio di progettazione di prodotti e di interni. I loro lavori si impongono per originalità e creatività. Il loro obiettivo è far sì che le persone rimangano piacevolmente sorprese, che vivino delle emozioni, e le ricordino. Nei loro progetti si percepisce la loro predisposizione a combinare elementi provenienti da culture e visioni diverse.
FLUIDITY
Designer: Libero Rutilo, Ekaterina Shchetina
Materiali: Biopolimeri
Tipologia: Scolapiatti Concept
“Fluidity” svolge una duplice funzione: permette ai piatti di asciugarsi e utilizza l’eccesso d’acqua per irrigare delle piantine per capillarità. L’elemento inferiore dell’oggetto convoglia l’acqua alla base dei vasetti, riempiti di palline di argilla o di fibra di cocco. “Fluidity” è un oggetto semplice, funzionale ed esteticamente interessante che permette di avere un “microgarden” e coltivare delle erbe aromatiche anche nella più piccola delle cucine.
Passione per il design - Libero crede che la sua sia una passione innata. Dopo il liceo andò in Canada per gli studi universitari e si iscrisse alla facoltà di urbanistica e dopo il primo trimestre cambiò orientamento, passando alla facoltà di disegno industriale. Durante l’adolescenza Ekaterina, trasforma il suo interesse per le arti figurative in passione per il design. Sin da piccola, in Russia, frequenta scuole d’arte che le permettono di sviluppare il suo talento per la scultura, la pittura e la ceramica. Dopo il corso di Belle Arti, coltiva la passione per l’arte trasferendosi in Italia. Filosofia progettuale - I tre cardini della filosofia progettuale alla base dei loro progetti sono: forma, funzione e emozione. Tentano sempre di trovare il bilanciamento perfetto di queste variabili, transitando tra vari filoni e rimescolando tendenze, dalle più sperimentali e futuristiche alle più concrete e tradizionali. Ciò che principalmente interessa loro in un progetto è che le persone rimangano piacevolmente sorprese ed emozionate. L’ispirazione invece è qualcosa quasi casuale e fa parte del quotidiano. Circondati da input di ogni tipo, sono aperti, curiosi e viaggiano molto, osservano e vivono delle esperienze che poi, come un déjà vu, quando si presenta il progetto si rivelano già essere una buona parte dell’impostazione. Ingegneria o arte - Libero crede esista un giusto equilibrio tra tecnica e eleganza, dipende da progetto a progetto, alcuni richiedono delle ricerche e magari dei consulenti più tecnici e altri meno. Ekaterina predilige invece un approccio più artistico, basato sull’estetica delle forme e dei volumi, non dimenticando mai che l’aspetto e la percezione di un oggetto bello non significano sempre che funzioni bene. Sogno - Libero sogna di progettare qualcosa di inedito, insolito, originale, che si sposi bene con le nuove esigenze degli utilizzatori e i cambiamenti abitudinari. Ekaterina vorrebbe progettare una microarchitettura polifunzionale, ridotta in termini di volumi, per anticipare i tempi e trovare una soluzione al sovraffollamento urbano. “Le abitazioni stanno diventando sempre più piccole, non per questo queste devono rinunciare alla loro identità, ai loro spazi ma devono permettere comunque un’ottima qualità di vita a chi le abita”. Modello/confronto - Più che confrontarsi, Libero vorrebbe andare a cena con Starck, sicuro che si divertirebbe molto con una persona imprevedibile e simpatica, oltre che un bravissimo designer, come lui. Ekaterina nel futuro vorrebbe lavorare a quattro mani su un progetto con Zaha Hadid perché apprezza molto le sue qualità artistiche e perché ritiene che ogni suo progetto sia unico, come un’opera d’arte.
Concept
Nel 1970 un gruppo di studenti del MIT cominciò a progettare un sistema di giardino rotazionale per la NASA. Erano convinti che l’assenza di gravità avrebbe permesso il perfetto funzionamento nello spazio, ma in seguito è stato messo in evidenza che la gravità può incrementare lo sviluppo della struttura delle piante, dotate di una specie di sistema vertebrale, che quando sono capovolte, le fa allungare e irrobustire. La “Wheel” permette di ridurre l’utilizzo della luce ad una sola sorgente. In secondo luogo, permette di coltivare tre volte più piante con un metodo di cultura orizzontale in un terzo dello spazio e con un terzo della luce, in un modo originale. “Green Wheel” è dedicata agli amanti degli orti urbani che non hanno spazi adatti. Le piante sono disposte all’interno della ruota in vasetti riempiti di fibra di cocco. La base della ruota contiene il motore che la fa girare e un serbatoio d’acqua.
GREEN WHEEL
Designer: Libero Rutilo, Ekaterina Shchetina
Materiali: ABS, fibra di cocco
Tipologia: Accessori piante
Milano - MI
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DANILO GUERRICCHIO
Nato a Matera, si laurea presso il Politecnico di Milano in Disegno Industriale con specializzazione in Architettura degli Interni nel 2006. Allarga le sue conoscenze in ambito informatico seguendo corsi per creazione di siti web e informandosi costantemente sui software per la modellazione 3D e per la renderizzazione. Quest’ultima passione lo porta a collaborare con importanti studi milanesi, prima come modellatore 3D, poi come interior designer. Nel 2007 approda allo Studio Metrogramma con il quale lavora per più di un anno. Collabora con lo studio Bamdesign di Milano come interior designer oltre che occupandosi di nuovi concept per importanti marchi di moda. Lavora con studio Tintori e conta collaborazioni con Boeri Studio, Barreca Lavarra, Keller, GruppoA12, Carmi e Ubertis, General Planning. Sviluppa nel frattempo i progetti personali Dgsigns (vetrina dei propri lavori) e 3D4U (sito di grafica 3D).
Concept
Un divano, una seduta, una chaise longue, un letto… è tutto racchiuso nella “SB01”: un oggetto sospeso, come sospesa resta la sua funzione in attesa della fantasia e del bisogno di chi la utilizzerà. Una struttura in noce americano o acciaio lucido collegata ad una base che la sorregge staccandola da terra. Doghe in faggio multistrato e rivestimento in pelle ne fanno una seduta comoda, moderna ma formalmente classica. L’idea alla base era quella di creare una seduta polifunzionale e al contempo leggera visivamente. “SB01” diventa così un oggetto galleggiante in cui anche le possibilità di utilizzo sono sospese su un unico punto di appoggio. Seduti da soli, in due o comodamente distesi sembra quasi di essere staccati da terra e materiali come il legno o l’acciaio della struttura acquistano una leggerezza del tutto particolare. Non ho insistito su particolari “colpi di testa” per esasperare le forme perché pensandola la immaginavo in ambienti diversi e che potesse piacere al ragazzo di 20 anni come alla generazione di mia madre. La definirei di un “design stabile”, fuori dalle logiche delle mode del momento (forse). Potrebbe inserirsi in ambienti classici, moderni o modernamente vintage.
SB01
Designer: Danilo Guerricchio
Materiali: Legno, acciaio, pelle
Tipologia: Chaise longue
Passione per il design - Credo che la mia passione per il design sia innata. Da piccolo passavo ore a disegnare e nello stesso modo ero affascinato dai giochi che mi circondavano. Ciò che più mi piaceva era capire cosa si celasse dietro la loro forma, capire come erano fatti e il motivo per cui fossero stati fatti così. Mi ricordo di una Ferrari radiocomandata… continuavo a smontarla, ogni volta per capire un dettaglio diverso. Credo che il design sia e debba essere anche e soprattutto questo: capire il perché, porsi un problema e dargli una forma. Ingegneria o arte - Se agli oggetti togliessimo la fantasia probabilmente gireremmo tutti con auto quadrate (oddio qualcuna mi viene anche in mente... ), se gli togliessimo il lato tecnico vivremmo solo con l’idea di un oggetto perché questo non potrebbe essere realizzato o molto probabilmente sarebbe poco funzionale. A me piace pensare ai dettagli, a come costruire e “tenere su” gli oggetti che disegno, ma credo che in ogni progetto debba esserci un bilanciamento tra approccio ingegneristico e artistico. Sogno - Vorrei disegnare un oggetto talmente bello da lasciare affascinati, ma talmente utile da essere quasi “invisibile” ovvero non creare nell’utente quella soggezione tipica di alcuni oggetti che incutono timore nell’utilizzo e che alla fine diventano solo qualcosa da esporre ma non da vivere. Ogni oggetto deve essere creato dall’uomo e per l’uomo. Modello/confronto - “Un buon progetto non nasce dall’ambizione di lasciare un segno, il segno del designer, ma dalla volontà di instaurare uno scambio anche piccolo con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da noi progettato” (A. Castiglioni). Credo che la frase dica tutto. Castiglioni non si autocelebra ma celebra l’importanza dell’individuo che utilizzerà il suo progetto. Avrei pagato io per lavorare con lui; è un peccato che non ci sia più la possibilità per farlo. Design For - Credo che spesso le aziende si rapportino con grandi nomi oltre che per la professionalità, anche per la pubblicità che il nome porta con sé. Distaccandomi da qualsiasi tipo di polemica, e con la massima umiltà nei confronti di chi potrebbe insegnarmi molto, penso che ci siano in giro comunque tante persone che non riescono ad avere alcun tipo di spazio per esprimersi. Credo che questo libro sia uno spazio importante e una vetrina degna di lode.
Concept
Una colata lavica, materia che cade, che si buca, che si sottrae nella discesa, che si dirama creando un nido dove sedersi. “Blob” è una seduta in cui l’aspetto ludico è privilegiato. Non si prende troppo sul serio scherzando con le sue forme, eppure fa la voce da grande con dimensioni generose e ampi spessori dei materiali. In policarbonato colorato in massa, è pensata in vari colori oltre al nero e al bianco, che risultano più statuari, così da adattarsi tra i vari ambienti della casa, dalla stanza dei bambini ad un soggiorno moderno.
“Blob” passa da gioco ad oggetto scultoreo e stranamente moderno.
Credo che a mia madre non possa piacere… le forme sono abbastanza esasperate, gli spessori del materiale si fanno importanti e l’aspetto ludico diventa la base del progetto stesso.
Credo che possa piacere a chi ama sorridere, giocare con gli oggetti e che non prenda sul serio gli oggetti stessi.
BLOB
Designer: Danilo Guerricchio
Materiali: PC
Tipologia: Poltroncina
Novate
338
Milanese
info@innovatedesign.it www.innovatedesign.it
INNOVATEDESIGN
Concept
“Battista” è un vassoio per degustazioni enogastronomiche che si inserisce nel solco di una tradizione consolidata qual è l’aperitivo. La consuetudine di ritrovarsi prima di cena per consumare cibi e bevande era già diffusa in diverse città italiane sul finire del XIX secolo e si è sviluppata come momento di socializzazione e svago, sorseggiando long drink, alla fine della giornata lavorativa. Nel tempo ha preso piede l’offerta di buoni vini al calice, al posto dei cocktail, e la degustazione di cibi anche ricercati. Da qui nasce l’idea di “Battista”, un vassoio studiato in particolar modo per le degustazioni, grazie alla sua capacità di servire contemporaneamente bevande e cibi; i wine bar sono gli ambienti ideali nei quali può trovare impiego. Ha una forma ricercata e compatta, e risulta maneggevole anche a chi non è avvezzo al trasporto dei vassoi, grazie all’impugnatura pratica e sicura. È progettato per ospitare quattro vaschette di degustazione, una bottiglia e 4/6 bicchieri, a seconda della tipologia degli stessi.
Designer:
Eleonora Raiteri
Samantha Oliva
Materiali:
Legno, alluminio, vetro
Tipologia:
Vassoio
fra Eleonora Raiteri e Samantha Oliva, entrambe laureate presso il politecnico di Milano, rispettivamente in Architettura (2004) e Scienze dell’Architettura (2005). Lo studio si occupa principalmente di progettazione di interni. Proprio dall’analisi del vivere quotidiano dei loro clienti, Eleonora e Samantha trovano gli spunti per la ricerca e la progettazione di nuovi elementi d’uso quotidiano. Con i loro progetti hanno partecipato fra gli altri a: La Gioia_ Precious and Delicious di Las Vegas e Hong Kong; Chroma Bib_ Settimana del design di Roma e Mostra di Design per l’infanzia di Firenze; Battista _Settimana del Design di Milano; Il Sonnellino portatile_ Settimana del design di Milano; KT table_ Area DeClic: Only for Woman; .Comm_ Cristalplant design contest; La Perla_Lumina Design Contest.
Passione per il design - Iniziando a progettare, ci siamo accorte che la grande scala non ci bastava e che tendevamo ad entrare sempre più nei particolari dei nostri progetti, iniziando a studiare anche i dettagli architettonici e di arredo. Durante il nostro cammino professionale questa tendenza allo studio delle finiture si è sviluppata fino a portarci a progettare oggetti, arredi e complementi d’arredo. Filosofia progettuale - Alla base della nostra progettazione c’è soprattutto la ricerca della sostenibilità ecologica e dell’accessibilità del prodotto. Siamo convinte che un buon oggetto di design debba essere quanto più economico, ecologico e usabile da tutti. Perciò riteniamo fondamentale la ricerca materica, produttiva e sociologica. Ingegneria o arte - Il primo passo verso l’idea progettuale è decisamente artistico. Iniziamo da un’ispirazione estemporanea e dall’idea di forma (mai fine a se stessa ma sempre legata ad una funzione specifica) per passare ad un approccio più tecnico nella fase di ingegnerizzazione dell’idea, al fine di poter offrire un prodotto in equilibrio tra design e funzionalità. Modello/confronto - Ci piacerebbe confrontarci con Mies van der Rohe, perchè durante gli studi è stato un esempio di ciò che vuol dire essere un progettista completo. Abbracciamo la sua idea del non considerare la forma come scopo ma come risultato di un processo complesso basato su studio ed esperienza. Questa per noi è la progettazione. Design For - Pensiamo che questo genere di iniziative possano creare un rapporto diretto ed immediato tra designer ed aziende; rapporto che, solitamente, è molto complicato da instaurare. Tra l’altro abbiamo potuto verificare personalmente l’efficacia dell’iniziativa dato che siamo state effettivamente contattate da un’azienda interessata a un nostro progetto pubblicato sulla prima edizione del Design For.
.COMM
Designer:
Eleonora Raiteri
Samantha Oliva
Materiali: Corian/Cristalplant, acciaio, legno/vetro
Tipologia: Tavolo
Concept
Il tavolo rappresenta il punto di ritrovo della famiglia, degli amici, dei rapporti umani; a tavola si mangia, si ride, ci si racconta la propria giornata. Da qui nasce l’idea di rendere questo momento di condivisione meno complicato liberando gli sguardi dei commensali. La peculiarità di questo nostro progetto è nel vano centrale, con una doppia vasca in acciaio inserita nel tavolo stesso che ha un uso bivalente: contenitore per bottiglie, candelabri, vasi di fiori, quando il tavolo è apparecchiato, centrotavola porta oggetti, quando il tavolo è sparecchiato. “Abbassando” l’altezza delle bottiglie si riesce a guardare negli occhi le persone sedute con noi e a relazionarci meglio con loro. L’altezza del piano del tavolo viene quindi enfatizzata per “occultare” il vano porta bottiglie, diventando al contempo anche un comodo alloggiamento per la prolunga del tavolo. Una volta sparecchiato la vasca centrale è progettata come un vaso con doppio fondo che permette di avere un vero e proprio vaso centrotavola seminato a erba o fiori, asportabile.
Chiasso - Svizzera 347 7824858 info@filippomambretti.com www.filippomambretti.com
Nato a Como, frequenta il Liceo Artistico B.Luini di Cantù. Consegue la laurea triennale in “Design per
l’arredo”elaLaureaMagistralein“FurnitureDesign”pressolafacoltàdiDisegnoIndustrialedelPolitecnico di Milano. Lavora un breve periodo presso lo Studio Italo Rota e in seguito collabora con il designer Francesco Murano, con lo studio MayDayDesign, e con lo studio elvetico SpheraDesign. Nel 2008 fonda con due soci lo studio MakiStyle; ne esce nel 2010. Nel 2011 entra come socio nello studio svizzero SpheraDesign;inseguitofondailMambròDesignStudio.Collaboraconaziendedeisettoriarredobagno, contract, furniture, arredo per esterni, vasi. Dal 2008 insegna presso la CSIA di Lugano nelle sezioni di Design e Arredo, tenendo i corsi di “Tecniche Professionali”, “Disegno Tecnico”, “Laboratorio di Progetto
3D”;gestisceinoltreilcorsodi“StrumentieMetodidiPresentazionedelProgetto”alPolitecnicodiMilano.
Concept
“Foppa” è una seduta completamente schiumata priva di struttura portante rigida. Il materiale per cui è stata studiata è uno schiumato portante, che le permette di fare a meno di inserti strutturali in legno, metallo o in materiale plastico. Le superfici della seduta e dello schienale sono caratterizzate da uno strato di 3 cm in comodo e soffice waterlily che garantisce una confortevole seduta. “Foppa” è una rielaborazione simpatica ed accattivante di una classica “sedia”, che nel contempo cerca di avvicinarsi alla comodità di una poltrona. Le quattro gambe sono un richiamo evocativo delle tradizionali quattro gambe di una sedia classica, che ne garantivano la sua staticità strutturale; in “Foppa” le gambe oltre a garantire la staticità della struttura, creano un lieve e gradevole ondeggiamento e una capacità di adattamento perfetta alle nostre diferenti posture. Sono previste tre tipologie differenti di rivestimento: tessuto, ecopelle, verniciatura.
FOPPA
Designer: Filippo Mambretti
Materiali: PU
Tipologia: Poltrona
Passione per il design - La mia passione è nata durante gli anni delle scuole superiori a seguito di un’incontro con Bruno Munari avvenuto presso il Clac di Cantù, dove il Maestro descrisse con una semplicità e una passione sconvolgente il proprio lavoro invogliando, alla fine del suo discorso, gli studenti presenti a pensare e a costruire il futuro. Filosofia progettuale - La filosofia progettuale cambia a seconda del cliente, delle specifiche progettuali e commerciali che deve avere il prodotto o delle differenti esigenze che devono essere rilette e presenti nel progetto; non sono in cerca di ispirazioni ma di spunti progettuali, che arrivano dalle tendenze in atto a livello materico, estetico, funzionale, commerciale e di mercato, o anche solo dall’osservazione delle persone e delle loro abitudini. Ingegneria o arte - Il mio approccio progettuale è da osservatore, da ascoltatore; non so quanto ascoltino e vedano artisti ed ingenieri e cosa catturino o rileggano quanto percepito. Io mi approccio ad un prodotto come un atleta, mi esercito in continuazione e mi tengo allenato, in modo tale che quando viene richiesto lo sviluppo progettuale possa essere pronto e recettivo. Modello/confronto - Da designer emergente che ha dovuto sgomitare e faticare per ottenere tutto, vorrei confrontarmi professionalmente con tutti quei designer moderni palesemente sopravvalutati che lavorano per conoscenze e raccomandazioni, che riempiono i magazzini di prodotti brutti e invenduti e che nel contempo svuotano le casse delle aziende e i parcheggi degli operai. Design For - Queste iniziative permettono ai designer emergenti di affacciarsi al mondo dell’editoria, e della pubblicazione, che spesso filtra per canali oscuri e corrotti; le giovani menti progettuali che il più delle volte devono rassegnarsi a rimanere nell’ombra, non arrivando mai al traguardo.
MR. CLEAN
Designer: Filippo Mambretti
Materiali: Acciaio, legno
Tipologia:
Portaombrelli/Appendiabiti
Concept
“Mr. Clean” è un portaombrelli/appendiabiti. Le quattro doghe lignee sono in frassino per cercare di ovviare a eventuali deformazioni o curvature indesiderate del legno; gli anelli invece sono in acciaio verniciato con finitura opaca, come anche le ruote. Elegante ma nel contempo minimale ed essenziale, è pensato per non urlare la sua presenza all’interno di uno spazio abitativo, ma per svolgere semplicemnte la sua funzione in maniera ottimale e semplice ma con ironia e spensieratezza. Il richiamo formale più evidente è il tondino in acciaio che funge da maniglia, e che richiama, seppur esticamente epurato, un piccolo carrettino a mano, e che in termini piu funzionali facilita un eventuale spostamento del prodotto. Un richiamo invece culturale sono le ruote e la pulizia estetica, liberamente ispirate ad Alvar Aalto ed al suo “Tea Trolley 901 | 1936”.
Figlio di un falegname mobiliere, sviluppa subito un forte interesse per la nobile materia, il legno, creando dellevereepropriescultureedoggettivarid’arredamento.Lacuriositàelapassioneversol’Artecreativa, la Scienza e le sue leggi, lo affascinano sempre più. Nel laboratorio di suo padre, Matteo comincia a sperimentareealavoraremescolandovarimateriali,nonsololegnomaanchemetalloetessuti.Affascinato datuttoquestointraprendeunpercorsodistudiall’IstitutoPietroSelvaticodiPadovaconindirizzoartistico inarchitetturaedarredamento.Successivamenteiniziaalavorarenelcampodeldesigncollaborandocon diversistudidiprogettazioned’internitenendosisempreaggiornatosullenuovetecnologieemateriali.Oggi libero professionista in qualità di interior e industrial designer, realizza ambienti residenziali e commerciali e collabora con aziende del settore per la progettazione di arredi, complementi e apparecchi luminosi.
Concept
La sua forma in perfetto equilibrio ed eleganza conferisce a chi la osserva stabilità e forza, data la sua semplice e primaria forma. Unica nel suo genere, sinuosa nel carattere, si adatta facilmente ai molteplici ambienti. Di duplice grandezza a seconda della configurazione da terra, da tavolo o a sospensione, “Totem” è realizzata in materiale termoplastico, con diffusore in policarbonato e basamento ellittico in acciaio laccato. È concepita in sei clorazioni: arancio intenso, grigio fumo di Londra, viola, verde smeraldo, blu indaco. Le lampade da terra e da tavolo possono essere orientate a proprio piacimento grazie ad un perno posto internamente; questo, oltre a permetterne la rotazione, consente il passaggio dell’alimentazione elettrica. Anche da spenta “Totem” riesce ad attirare comunque l’attenzione offrendo a chi la guarda sensazioni di interezza.
TOTEM
Designer: Matteo Masiero
Materiali: Plastica
Tipologia: Lampada
Filosofia progettuale - Che sia un ambiente commerciale, residenziale o un oggetto d’arredamento, cerco sempre di pulire la mente da pensieri vaganti e resto in ascolto sulla sensazione ed emozione che mi trasmette tale futuro spazio (oggetto o ambiente), arrivando alla sua vera e funzionale natura, aiutandomi a volte con le esigenze della committenza. Ingegneria o arte - Ambedue gli studi vanno di pari passo, ma sicuramente la parte artistica creativa è la dominante nella mia progettazione. Sogno - Per quanto riguarda l’interior design, uno dei tanti sogni ricorrenti è la progettazione e realizzazione di uno o più centri benessere Hammam per la cura del corpo, della mente e dello spirito. Per l’industrial design non ho un sogno specifico perché sono aperto a qualunque forma di creazione per qualsiasi ambito commerciale: dalla progettazione di una lampada d’arredamento ad un oggetto aerospaziale. Modello/confronto - Se posso spaziare ed immaginare qualcuno con il quale avere anche un semplice e breve confronto professionale e non, questa persona sarebbe Charlie Chaplin. Penso che questo artista universale potesse essere in qualche modo, a mio parere, anche un designer oltre che uno dei più importanti personaggi del cinema muto. Con il suo talento immutevole e la sua arte creativa riusciva a trasmettere la vera anima della vita quotidiana, le emozioni delle situazioni ed il vero profondo senso della vita sociale di quel tempo. Un personaggio che bucava lo schermo. Design For - Penso che iniziative come queste siano il tassello mancante tra il designer e l’azienda. Troppo spesso il design è circoscritto in un politica commerciale serrata. Si parla di creatività ma questa creatività deve essere ascoltata e presa in considerazione anche se ipoteticamente non in linea con l’andamento di mercato attuale.
NEXUS
Designer: Matteo Masiero
Materiali: Acciaio, vetro
Tipologia: Lampada da terra
Concept
Lampada da terra con diffusore in vetro soffiato satinato o in versione colorata all’esterno e bianca all’interno. È disponibile in quattro diverse soluzioni formali. La base ellittica e lo stelo laccato assumono varie forme dando alla lampada molteplici possibilità d’inserimento in più aree di utilizzo. L’appoggio del diffusore può essere sia a terra, ammortizzato da una guarnizione di plastica colorata in tono cromatico, o direttamente sopra il proprio basamento. Si differenzia con quattro colorazioni: arancio intenso, blu indaco, verde smeraldo, bianco perlato. “Nexus” nasce come un pensiero creativo nella mente, per poi venir canalizzato, elaborato ed infine realizzato. Dal basamento il pensiero viaggia attraverso lo stelo a tubolare per poi arrivare all’ampio diffusore, il quale verrà illuminato e così manifestato. A chi lo guarda può trasmettere una piacevole sensazione di leggerezza, come leggero può essere un fiore con il suo stelo.
Meritalia è un’idea che diventa realtà produttiva e commerciale nel 1987. La sua forza consiste in un serio impegno nel soddisfare le più alte esigenze di clienti esperti che sono in grado di riconoscere nei prodotti Meritalia la qualità, l’affidabilità, il valore, l’abilità e l’originalità di un’idea.
La filosofia di Meritalia è di assistere il cliente in ogni sua richiesta. Questa filosofia è stata applicata allo sviluppo e all’espansione di altri rami di produzione come imbottiti, lavorazione dei metalli, illuminazione, mobili in legno, marmi e la Divisione Residenziale.
45 anni di lavoro ai più alti livelli hanno consentito a Giulio Meroni di sviluppare la propria personale filosofia produttiva. Il segreto di Giulio Meroni per il successo delle proprie fabbriche è da ricercare nella sua determinazione di fondere in ogni elemento di arredo creatività e produzione insieme alla richiesta del consumatore finale.
Giulio Meroni e Meritalia sono giustamente orgogliosi di collaborare con designer prestigiosi come Tobia Scarpa, Gaetano Pesce, Mario Bellini, Marc Newson, Alessandro Mendini, Toshiyuki Kita, Italo Rota, Fabio Novembre and molti altri.
Quindi, il team dei designer di Meritalia rappresenta una via di successo nella qualità della produzione. Questo è quello che Giulio Meroni voleva che Meritalia fosse: un’azienda che non solo produce arredamento, ma che punta a mettere in pratica le idee di interior design.
Questo know-how è il risultato di un’attività intensa e coinvolgente negli anni, il risultato di un’attività
svolta giorno per giorno vissuta concretamente all’interno dell’azienda. Il suo contatto personale con gli artigiani e i macchinari, unitamente a lunghi viaggi effettuati in tutto il mondo, hanno dato a Giulio Meroni la possibilità di conoscere i mercati di tutti e cinque i continenti. Con l’esperienza che ha accumulato e la sua innata vocazione, Giulio Meroni è in grado di comprendere a pieno quali sono i problemi che necessitano di essere risolti se un prodotto vuole essere valido, e può soddisfare la richiesta di clienti internazionali.
Meritalia è a capo di un’organizzazione attiva nella produzione e nella gestione dei progetti. La sua reputazione per gli alti standard di qualità ed il rispetto per le scadenze stabilite ha attirato i clienti più prestigiosi. I clienti hanno il grosso vantaggio di avere a disposizione un interlocutore capace di organizzare lo sviluppo del progetto e soddisfarne tutte le richieste.
Queste attività sono gestite da differenti compagnie facenti parte del gruppo, ognuna con il proprio campo di produzione che, grazie a macchinari specializzati, possono produrre con i più alti standard di qualità.
La nascita dei prodotti - I nostri prodotti nascono spesso in modo molto diverso l’uno dall’altro. Non esiste un iter prestabilito che solitamente seguiamo. Può capitare di rivolgersi ad un designer con una particolare richiesta, proprio perché si ritiene di aver bisogno di un determinato prodotto all’interno del catalogo. Molte volte, invece, si viene colpiti da un’idea originale e fuori dal comune, frutto dell’estro di designerartisti con cui noi amiamo collaborare proprio perché ci aiutano a presentare al pubblico idee nuove e prodotti diversi da quelli delle altre aziende. Probabilmente sono proprio i prodotti che stabiliscono una tendenza e non il contrario.
Il rapporto con il designer - Abbiamo ottimi rapporti con i nostri designer, rapporti di assoluta stima e collaborazione. Per noi è motivo di orgoglio ognuno dei prodotti presenti all’interno del nostro catalogo.
Ci sono dei designer che sentiamo particolarmente vicini e con cui abbiamo rapporti di continuità e di costante cooperazione. In effetti crediamo che questo tipo di collaborazione sia la più efficace, e spesso anche i designer gradiscono maggiormente legarsi ad un’azienda con un determinato profilo piuttosto che proporre i loro prodotti a brand sempre differenti. Crediamo che questo sia un percorso di evoluzione per entrambi le componenti, quindi sia per i designer che
per le aziende, un percorso da intraprendere insieme per ottenere buoni risultati.
Designer italiani o stranieri - In realtà la differenza tra un designer e l’altro la fa la sua personalità e non la sua provenienza. Ogni designer ha delle caratteristiche ben precise che si rispecchiano poi nei prodotti che progetta.
I giovani designer - Abbiamo un approccio molto positivo con i giovani designer. Qualche anno fa abbiamo dedicato loro un intero Salone del Mobile, una bella vetrina davanti a tutto il mondo. Riceviamo moltissime
proposte spontanee da parte dei giovani designer, di cui parecchie sono anche molto valide. In realtà è il consumatore finale che dovrebbe avere più fiducia nei giovani e acquistare i prodotti firmati da designer emergenti e non preferire, come spesso accade, quelli disegnati da designer noti.
Consigli utili ai designer - All’inizio ci vorrebbe probabilmente maggiore umiltà per entrare in contatto con un’azienda e proporre un’idea. Parecchi giovani designer si rivolgono alle aziende con tante pretese. Bisogna considerare che quando un’azienda decide di proporre un prodotto al mercato ha da sostenere
diversi costi, come i prototipi, gli stampi, i cataloghi sul prodotto. I giovani dovrebbero avere un po’ più di pazienza e cercare di essere collaborativi. Se si tratta di progettisti validi, sicuramente i risultati arrivano.
Il segreto del successo - Siamo un’azienda relativamente giovane rispetto alle altre. Nel nostro percorso ci ha sicuramente aiutato la scelta di creare una collezione di prodotti particolari, che non fossero simili a quelli delle altre aziende, in modo da essere riconoscibili al pubblico. Altro aspetto su cui abbiamo puntato è stato sicuramente il servizio, che crediamo possa fare la differenza agli occhi del consumatore finale.
La ricetta del prodotto/icona - Per avere un successo di questo tipo, diventando un’icona, un prodotto deve probabilmente essere presentato “al momento giusto” in modo da essere recepito. La caratteristica che deve avere è sicuramente quella dell’appeal. Il prodotto deve focalizzare l’attenzione su di sé, ma soprattutto deve emozionare ed essere “cool”.
Il prodotto di punta - Il nostro prodotto di punta è “la michetta” che, oltre ad essere il più venduto, è anche il più copiato. Inizialmente non ha riscontrato molti consensi e ne siamo rimasti un po’ delusi, anche perché tutti noi ne eravamo molto entusiasti. In seguito lo
abbiamo presentato con un rivestimento più accattivante e il successo del prodotto per fortuna non si è fatto attendere!
Il prodotto preferito - In realtà è molto difficile rispondere a questo quesito. Ogni prodotto ha un suo percorso, una sua evoluzione e una sua storia personale. Tra tanti potremmo citare la sedia “Libertà” di Tobia Scarpa che si trova tuttora in esposizione perenne al museo di Arte Contemporanea del Louvre di Parigi la cui motivazione è la genialità del progetto.
Il prodotto ammirato - Avremmo voluto avere nel nostro
catalogo il tavolo “Doge” di Carlo Scarpa. Sicuramente un pezzo straordinario. Francesca MeroniTottemaggiore-FG
0882 393406
studioferrantedesign@libero.it
STUDIO FERRANTE DESIGN
Studio Ferrante Design è uno studio multidisciplinare che si occupa di architettura, design e grafica. Fondato nel 2002, spazia dalla progettazione al recupero edilizio, dagli interni al design di prodotto e alla comunicazione visiva. Compongono lo studio diverse figure professionali tutte accomunate dalla stessa “passione” per il design: l’architetto Sabino Ferrante, la dott.ssa Filena Simiele, il geologo Giuseppina Ferrante e l’ingegner Domenico Simiele. Preparazioni professionali differenti che si “incontrano” per affrontare a 360° i temi più svariati, che arrivano sul tavolo di lavoro. Lo studio ha partecipato a numerosi concorsi di design raggiungendo buoni risultati, tra i quali: seduta “Zebra” che è entrata nella short list selettiva delle migliori 25 proposte al concorso “Only for Woman 2010”; lampada “Chiglia” che entra nella short list preselettiva al concorso “Ilide Design Contest 2010”.
Concept “Boxx” si presenta come un contenitore, una vera e propria “scatola” (da cui prende il nome Box(x) in inglese), ricca di cavità contenitive per riporre oggetti, libri, magazines o altro. È svuotato lungo i fianchi laterali e dall’alto del suo top, laddove le asole presenti su quest’ultimo diventano delle vere e proprie “tasche” porta riviste. Le dimensioni contenute del parallelepipedo fanno sì che esso rientri in quelle dei tavolini da salotto di media taglia. In effetti è lungo 99 cm, largo 60 ed è alto 25 cm. L’oggetto verrebbe realizzato con tagli e piegature di fogli di lamiera in acciaio (o anche in alluminio) di spessore opportuno, successivamente assemblati e saldati tra di loro, con trattamenti protettivi anche per gli esterni. La struttura ottenuta, in effetti, verrebbe colorata, cromata o, ancora, realizzata in acciaio inox con le lavorazioni a vista, per dare un effetto singolare all’oggetto.
BOXX
Designer: Studio Ferrante Design
Materiali: Acciaio
Tipologia: Coffee table
Passione per il design - Da sempre apprezziamo gli oggetti e le cose belle, soprattutto i prodotti di arredo e d’illuminazione. Filosofia progettualeRicerchiamo la pulizia delle linee, i segni tesi e dinamici, la plasticità nelle forme. Insomma un minimalismo leggermente movimentato. L’ispirazione arriva da tutto ciò che guardiamo, dalla natura a quello che si vede in TV o si legge sui magazine o anche quando si passeggia per strada, magari guardando una bella costruzione. Ingegneria o arte - Il nostro approccio progettuale è più artistico, poichè anche se si guarda alla funzionalità e all’utilizzo che si deve fare di un oggetto, è la forma che catalizza sempre e prima le nostre attenzioni. Sogno - Vorremmo progettare una lampada da terra, una piantana di forme eleganti e di effetto scenografico per atmosfere sobrie e rilassanti. Modello/confronto - Vorremmo collaborare con Matteo Thun o anche con il più giovane Luca Nichetto. Sono designer che rispettiamo professionalmente per il loro gusto “affinato” e “moderno” del bello, per le loro ricerche sulle forme, materie e composizioni nuove. Ci piacerebbe confrontarci con loro poichè riteniamo che il nostro approccio progettuale è in linea con quello di questi “professionisti” del design.
ZEBRA
Designer: Studio Ferrante Design
Materiali: Acciaio
Tipologia: Sedia
Concept
“Zebra” è una seduta di forme semplici e lineari grazie agli elementi impiegati per realizzarla, esili profilati metallici: tubolari opportunamente dimensionati per la struttura e grigliato sagomato per schienale e piano seduta, collegati e uniti tra loro mediante procedimenti di saldatura. “Zebra” nasce inizialmente senza braccioli. Introdotti successivamente, questi elementi tridimensionali dalla esile forma, servono per darle una connotazione del disegno più completa, oltre che per allargarne la sua funzionalità. Il suo disegno pulito e la sua sagoma essenziale si sposano bene con il nostro orientamento attuale nell’arredamento contemporaneo, rientrando nella tipologia dei complementi che vanno bene sia per l’outdoor che per l’indoor, accompagnata magari anche da un morbido cuscino sul piano seduta. La sua traforatura “leggera” a maglia romboidale, e soprattutto le inclinazioni delle relative barrette, hanno suggerito il nome “Zebra”, dato al complemento. La struttura può essere colorata o semplicemente cromata.
Milano - MI
333 9216744 info@studioventotto.com www.studioventotto.com
STUDIOVENTOTTO
Ventotto anni, grande entusiasmo e voglia di mettersi in gioco: così è nato Studioventotto. La fusione di esperienze professionali maturate in ambiti affini ma distinti dà vita ad una costante e proficua contaminazione di idee. Elena Albricci si è laureata alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e coniuga l’attività dello studio con la collaborazione come ricercatrice con la Fondazione Franco Albini. ClaudioFiumicellihaconseguitolalaureamagistralein“DesigndelSistemaProdotto”pressoilPolitecnico di Milano e collabora dal 2008 come freelance con vari studi, tra cui Studiosano, Puppa-Raggi e Carlo Contin. Studioventotto ha disegnato prodotti per alcune aziende tra cui Lamidea, Gruppo Dimensione Comunità e Design Mood. I due differenti approcci alla progettazione, le diverse competenze ed una comunevolontàdicon-fondersipermettonodispaziaretraledisciplinedeldesignel’architetturadiinterni.
Concept
L’esigenza di spazi da vivere in modo flessibile e dinamico è oggi sempre più sentita. Ecco perchè abbiamo pensato ad un portariviste che, grazie ad un aggancio a cascata, potesse essere costituito da un numero variabile di elementi; sarà l’utente a decidere quanti componenti acquistare, a seconda delle sue necessità. Spinti dalla volontà di semplificare, con il fine di ridurre costi e tempi di lavorazione, montaggio e finitura, oltre che sprechi di materiale, abbiamo sottratto un po’ per volta tutti gli elementi che ci accorgevamo essere superflui. Il risultato finale è un oggetto dal carattere lineare ed essenziale che si propone di arredare senza “invadere”. “2più1” sono i pezzi che compondono questo portariviste da parete: due tondini metallici Ø 4 mm, piegati e saldati, ed una lamiera dello spessore di 1mm, tagliata al laser, piegata e saldata. Questo oggetto potrebbe essere declinato in diverse colorazioni e finiture (cromato, satinato, etc.).
2PIÙ1
Designer: Elena Albricci, Claudio Fiumicelli
Materiali: Acciaio
Tipologia: Portariviste
Filosofia progettuale - Presupposto iniziale della nostra attività progettuale è l’osservazione della realtà e delle problematiche che emergono nella vita di tutti i giorni, consapevoli che spesso la soluzione del problema è da ricercare proprio negli elementi in esso contenuti. Tra i nostri obiettivi, semplificare è tra i primi. Tanto sono semplici gli oggetti che disegniamo, quanto è stato complesso il procedimento per arrivare a quel risultato finale: è una sfida che si ripete secondo modalità simili ma sempre differenti e che ci dà l’entusiasmo e gli stimoli per affrontare questo lavoro. Ingegneria o arte - Ci riteniamo a metà strada tra queste due categorie. I nostri progetti vogliono essere funzionali per dare risposte pratiche ad esigenze concrete; al contempo, però, devono rispettare canoni formali che siano interessanti per noi e possano esserlo per i potenziali utenti. Sogno - Sono molti gli oggetti che hanno segnato la storia del design e dei quali ci piacerebbe essere gli autori: un esempio su tutti è il progetto della lampada “Parentesi” di Achille Castiglioni, che ha creato una tipologia che non esisteva prima, dando nuove risposte al problema mai banale di come illuminare un ambiente. Siamo però molto legati a quegli oggetti che sono comunemente noti come “design anonimo”, che hanno il loro punto di forza non nell’ideatore, né nel produttore, ma proprio nell’idea che rivelano. Si sono imposti sul mercato e nella vita delle persone per le loro esplicite proprietà: sono frutto di una reale necessità e sono dotati di una propria eccellenza formale. Modello/confronto - Incontrare Bruno Munari e poterlo seguire nel suo lavoro sarebbe stata un’occasione unica. Il metodo che a noi ha insegnato con i suoi libri, prevede un approccio umile, sistematico e razionale alla disciplina del design, secondo il quale tutti coloro che sentono questa forte passione, possono provare ad accostarsi alla progettazione. Design For - È oggettivamente difficile per i giovani designer far conoscere alle aziende il proprio lavoro e la propria passione. Design For è un’iniziativa inedita e, a nostro avviso, molto interessante per la sua capacità di creare relazioni tra questi due attori.
Concept
Riscontrando la difficoltà di lasciare il proprio ombrello pieghevole compatto nei comuni contenitori, abbiamo pensato di progettare un oggetto capace di dare una soluzione a questa problematica. Gli “ombrellini” spesso non sono forniti di manico ricurvo e vengono lasciati sul pavimento, a fianco del tradizionale vaso. Grazie ai 12 tondini di acciaio Ø 4mm che lo compongono, “Milady” può invece ospitare anche i modelli pieghevoli. Le aste risultano piegate con un angolo di 75° e saldate tra loro; sono poi vincolate, alle estremità, ad un tubo curvato dello stesso diametro. Nella parte inferiore, invece, si fissano ad un disco dotato di bordino. La struttura può essere saldata al piatto o svincolata da esso; in quest’ultimo caso ognuna delle dodici bacchette potrà essere dotata di un terminale in gomma antisdrucciolo, che favorisca l’aderenza e l’incastro con il vassoio. L’incrocio delle aste metalliche ad un’altezza superiore alla mezzaria conferisce all’oggetto una forma esile ed affusolata, rendendolo elegante nella sua semplicità.
MILADY
Designer: Elena Albricci, Claudio Fiumicelli
Materiali: Acciaio
Tipologia: Portaombrelli
STEFANO VIGANO
Nato a Sondrio, Stefano Viganò si laurea in Architettura nel 2002 presso il Politecnico di Milano.
dopoiniziaalavorarecomeliberoprofessionistaperalcunistudidiarchitetturaaffiancandoaquest’attività la realizzazione dei suoi primi lavori personali. Nel 2010 apre il proprio studio con sede a Sondrio che si occupa di architettura, interior design e design di prodotto per clienti privati e per ditte di arredamento contract, continuando comunque a collaborare con studi di architettura. Non avendo una formazione prettamente da designer, ama definirsi architetto con la passione per il design, passione che negli ultimi anni si concretizza nelle prime esperienze in questo campo con la partecipazione a diversi concorsi nazionali e internazionali e con la realizzazione dei primi prodotti legati per lo più
INBOX
Designer:
Stefano Viganò
Materiali:
Acciaio, legno
Coffee table Concept
Voglio un tavolino capace di contenere tutti quegli oggetti che solitamente vi sono appoggiati sopra come riviste, DVD, CD, piante, fiori, oggetti, caramelle. Voglio un tavolino versatile, giocoso, capace di seguire i miei umori. Voglio un tavolino che sia al contempo contenitore, piano di appoggio e vaso. “InBox” è il tavolino componibile che raccoglie in sé tutte queste necessità. Un unico elemento, un cubo, sei facce, sei possibilità di utilizzo. Con una semplice rotazione “InBox” cambia aspetto e funzione, mentre combinando più elementi insieme si possono avere diverse composizioni con differenti finalità d’uso. “InBox”, usato come singolo elemento o in gruppo, si adatta a qualsiasi ambiente. È cosi che lo possiamo trovare in soggiorno, in bagno, in giardino, nelle sale d’attesa.
Tipologia:
Passione per il design - Sono sempre stato incuriosito da tutto ciò che mi circonda: persone, oggetti, edifici, natura. Ho sempre provato un’attrazione verso gli oggetti di uso quotidiano che tuttora studio e analizzo per comprenderne i processi di creazione. Filosofia progettuale - Mi ritengo un osservatore scrupoloso. Mi piace osservare le persone e capirne le abitudini, le manie, i tic, il modo in cui interagiscono con gli oggetti e gli eventuali piccoli “problemi” quotidiani per i quali mi piace cercare una risposta. Sono interessato al design curioso e vicino all’utilizzatore. Ingegneria o arte - Penso che i due aspetti non possano prescindere l’uno dall’altro ma alla base di tutto ci deve essere sempre l’idea, l’intuizione. Sogno - Voglio progettare qualsiasi oggetto che mi circonda e con cui quotidianamente interagisco. Penso che il bello di questa professione risiede nella possibilità di affrontare ogni giorno temi differenti. Modello/confronto - Ho un po’ di difficoltà nel citare un solo nome, perché sono veramente tanti i designer con cui vorrei confrontarmi e ognuno per un motivo differente. Comunque, senza andare a “disturbare” i grandi maestri del design con cui ovviamente mi piacerebbe o mi sarebbe piaciuto confrontarmi, sarei molto incuriosito di conoscere i processi progettuali di quelli che considero tra i migliori designer del momento: Giulio Iacchetti, Paolo Ulian e JoeVelluto.
WALLABY
Designer: Stefano Viganò
Materiali: PE
Tipologia: Portaombrelli
Concept
Ma perché l’ombrellino finisce sempre in fondo al portaombrelli riempiendosi immancabilmente di acqua? Un progetto di questo tipo non può che nascere dall’esperienza personale e dall’osservazione dei portaombrelli nei giorni di pioggia. A tutti noi è capitato di dover ripescare l’ombrellino dal fondo del portaombrelli con il relativo inconveniente delle maniche bagnate e dell’acqua depositata al suo interno; è per ovviare a questo piccolo “problema” quotidiano che nasce “Wallaby”. Il resto, il nome e la forma, è la risposta giocosa a questo inconveniente di base. Costituito da tre parti (la base, il portaombrelli formato standard e il marsupio) “Wallaby” è l’allegro compagno per i tuoi giorni di pioggia. Ha una base bianca e un marsupio di differenti colori che gli permette di avere molteplici finiture.
CATEGORIE CONCEPT
INTRODUZIONE
A&Z
ARDES PROGETTI
MAURIZIO BALDUCCI
GABRIELE BAVASTRELLI
EMENUELA BAZZI
BESIGN
LUCA BINAGLIA
STEFANO CLAUDIO BISON
MIRIAM BONITO
AMERICO MARCO BOTTONE
BARBARA BUZI
CINZIA CALATI
MATTEO CANZIO
LUIGI CARBONE
DOMENICA CARLONE
SARA CASATI
MONICA CASTIGLIONI
MARIO BELLINI
CRISTINA RACHELE CIARNELLI
ANTONIO CIUFFREDA
GAEL KEVIN CLEMENCEAU
TINA CONFORTI
ROBERTO CORAZZA
ANGELA CORVASCE E STEFANIA SGUERA
SALVATORE COSTABILE
DOMENICO CUNSOLO
NICOLA D’ALESSANDRO
LAURA DE ROSA
DE SANTI DESIGN
DESIGN GANG
DESIGN LIBERO
VINCENZO DI LORENZO
ROSSANA DI MAURO
ALESSANDRO DI VITA E GIUSEPPE GIOMPAPA
CRISTIAN DUROFIL
FOSCARINI
SALVATORE ERAMO
PAOLA ERANI
SERENA FANARA
FABIO FEDERICI
SABINO FERRANTE
PAOLO FRIGERIO
GARISELLI ASSOCIATI
TOMMASO GECCHELIN
TOMAS GHISELLINI
ALESSIO GIANOTTI
STEFANO GIOVANNINI
ANTONIO GIUMMARRA
MARCO GOFFI
LARA GRANA
MARCO GREGORI
DANILO GUERRICCHIO
GIACOMO ANTONIO GUINDANI
ANDREA BRANZI
PAOLO IANNETTI
INNOVATEDESIGN
JES - TITANIUM DESIGN
LAB 145
LIORICH DESIGN
FILIPPO MAMBRETTI
GERARDO MARI
ELENA MARIANI
DIEGO MARINELLI
ELEONORA MARIOTTI
GIULIANO MARRAS
MATTEO MASIERO
STEFANO MAZZUCCHETTI
FRANCESCO MEURISSE
ALESSANDRO MOLINARO
MERITALIA
MARGHERITA MONTINARI
ROCCO MORRONE
MOVE&SIGN
SERGIO MURAGLIA
GIANLUCA MURANO
ANDREA NANI
CINZIA NATICCHIONI ROJAS
VITO NESTA
NOVAE ARCHITECTURE
OFFICINA 41
PECORAMELLO
LUCA PELLEGRINI
MARCO PELLICI
ADRIANO PERNAZZA
ELENA PICCOLBONI
PIQUATTROPUNTO
ALESSANDRO PORTONE
MASSIMO IOSA GHINI
FRANCESCO PROVENZANO
DANILA QUATTRONE E FRANCESCA BELLOCCO
NICCOLÓ RAFFAELLI
PLACIDO RAINERI
ENRICO REALACCI
GIULIANO RICCIARDI
DANIELE RINALDI
GIUSEPPE ROCCO
FRANCESCO RODIGHIERO
ROBERTO ROSSI
SANTA DESIGN STUDIO
ANTONIO SAPORITO
SERGIO SARGENTINI
FLAVIO SCALZO
SAMUELE SCIACOVELLI
SENZA DESIGN
MARCO SORITO
ZANOTTA
CRISTIAN SPORZON
STUDIO 06
STUDIO FERRANTE DESIGN
STUDIOVENTOTTO
ALICE TEBALDI
PIERPAOLO TODISCO
FABRIZIO TOZZOLI & ELIANA SALAZAR
STEFANO TURI
LEDA URBANUCCI
URGE DESIGN
ERNESTO VENANZI
YLENIA VENDITTI
GIANNI VERNA E MICHELA RICCIOTTI STEFANO VIGANÓ DIANA ZABARELLA