ABC degli Impianti Termici 2014

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ABC DEGLI IMPIANTI TERMICI Marzo 2014 Questo manuale nasce dalle numerose richieste dei nostri lettori di avere un testo che tratti in modo semplice le principali norme più frequentemente utilizzate. Vogliamo ricordare che l’installatore/manutentore che, scientemente, non informi il cittadino della pericolosità dell’impianto installato nella sua abitazione, sarà civilmente responsabile nei suoi confronti dei danni provocati dall’impianto. Infatti in tale caso trova applicazione l’art. 2050 del codice civile che afferma: “chiunque

cagiona un danno ad altri nello svolgimento di un’attività pericolosa, per sua natura o per la natura dei mezzi adoperati, è tenuto la risarcimento, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno”. Inoltre, ai sensi dell’art. 1 della legge 06/12/1971 n. 1083 “tutti i materiali, gli apparec-

chi, le installazioni e gli impianti alimentati a gas combustibile per uso domestico ed usi similari devono essere realizzati secondo le regole specifiche della buona tecnica, per la salvaguardia della sicurezza”), e questo comporta l’esercizio di un’attività pericolosa ai sensi dell’art. 2050 c.c. Per questo raccomandiamo a tutti gli operatori del settore di seguire le norme e lavorare sopratutto con coscienza per evitare problemi irreparabili. E se poi volete una mano......ci siamo noi di Progetto Gas!!!

Editore: E.D.M. Editoriali Srl - Via Bellarmino, 23 - 20141 Milano Tel. 02.36522641 Fax 02.36522812 http://www.progettogas.it - email: info@progettogas.it

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SOMMARIO SOMMARIO SOMMARIO Pag. 6

Specifica Tecnica UNI/TS 11343/2009. I sistemi di tubazioni multistrato metallo/plastici. Progettazione, installazione e manutenzione

Pag. 20

Caldaie a condensazione per lo scarico fumi a parete: i pareri del MSE

Pag. 26

La verifica degli impianti esistenti con la norma UNI 10738 del 2012

Pag. 42

Il giunto dielettrico negli impianti inferiori 35 kW

Pag. 50

La norma UNI 7131 “Impianti a GPL per uso domestico non alimentati da rete di distribuzione”

Pag. 68

La Specifica Tecnica UNI – TS 11278 Camini, canali da fumo, condotti, canne fumarie metallici. Scelta e corretto utilizzo in funzione del tipo di applicazione e relativa designazione del prodotto.

Pag. 86

La norma UNI 10389/2009 Analisi dei prodotti della combustione e misurazione in opera del rendimento di combustione

Pag.100

La norma UNI 10683/2012 Generatori di calore alimentati a legna o altri biocombustibili solidi - Verifica, installazione, controllo e manutenzione

Pag.112

La Ventilazione e Aerazione secondo la norma UNI 7129/2008 parte 2 Installazione degli apparecchi di utilizzazione, ventilazione e aerazione dei locali

Pag.124

Le 7 roperazioni per il trattamento e manutenzione degli impianti termici




La UNI 11343/2009 - Il tubo multistrato

Specifica Tecnica UNI/TS 11343/2009. I sistemi di tubazioni multistrato metallo/plastici. Progettazione, installazione e manutenzione

A

dicembre del 2009 è stata pubblicata la Specifica Tecnica (di seguito S.T.) UNI/TS 11343, che tratta gli “Impianti di adduzione gas, per usi domestici, alimentati da rete di distribuzione, da bidoni e serbatoi fissi di GPL, realizzati con sistemi di tubazioni multistrato metallo – plastici – Progettazione, installazione e manutenzione”. In questo articolo, tenteremo di esplicitare nel modo più chiaro possibile i contenuti della S.T., al fine di renderne fruibile la comprensione in tutte le sue sfaccettature. Iniziamo col precisare, e tutti i professionisti del settore ne devono tenere conto, che la UNI/TS 11343 deve essere applicata in accordo con la norma UNI 7129, per quanto riguarda: • • • •

la progettazione, la costruzione, il collaudo ed i rifacimenti di impianti o parte di essi,

realizzati con sistemi di tubazioni multistrato metallo-plastiche. Questa S.T. fornisce i criteri per la progettazione e l’installazione delle tubazioni multistrato metallo – plastiche negli impianti domestici e similari, realizzati con sistemi di raccordi idonei alla distribuzione dei gas combustibili. Viene applicata agli impianti di adduzione gas di 6a e 7a specie, della 1a, 2a e 3a famiglia, per usi domestici e similari alimentati da rete di distribuzione, da bidoni e serbatoi fissi di GPL. Ricordiamo che la classificazione delle condotte, in questo caso, è definita dal Decreto Ministeriale del 16 aprile 2008 (Regola tecnica per la progettazione, costruzione, collaudo, esercizio e sorveglianza delle opere e dei sistemi di distribuzione e di linee dirette del gas naturale con densità non superiore a 0,8), quindi di seguito riportiamo la classe delle condotte considerate da questa S.T.: 6a Specie • condotte con pressione massima di esercizio maggiore di 0,04 bar, ma non maggiore di 0,5 bar, per gas appartenenti alla prima e alla seconda famiglia; • condotte con pressione massima di esercizio maggiore di 0,07 bar e nomaggiore di 0,5 bar, per gas appartenenti alla terza famiglia; 6 ABC degli Impianti Termici


La UNI 11343/2009 - Il tubo multistrato

7a Specie • condotte con pressione massima di esercizio non maggiore di 0,04 bar, per gas appartenenti alla prima e alla seconda famiglia; • condotte con pressione massima di esercizio non maggiore di 0,07 bar, per gas appartenenti alla terza famiglia. Chiaramente per la ventilazione dei locali, l’installazione di apparecchi, l’evacuazione dei prodotti della combustione, la messa in esercizio e la manutenzione occorre vedere cosa prescrivono a riguardo le norme UNI 7129 e UNI 7131. Altra prescrizione molto importante è che questa S.T. NON si applica gli impianti soggetti al Decreto Ministeriale del 12 aprile 1996. Passiamo ora alla citazione di qualche definizione riguardante il “sistema tubazioni multistrato”, precisando che le immagini a corredo, rappresentano una tipologia delle attrezzature presenti sul mercato. Iniziamo col dire che il “sistema per tubazioni multistrato” è definito come l’insieme dei prodotti elencati dal produttore del sistema stesso, che comprende: • attrezzi, • utensili e • tutto quanto necessario per provvedere all’assemblaggio ed all’installazione degli stessi. Ganascia è definita come un attrezzo meccanico, fisso, o mobile, da applicare sulla pressatrice, necessario al fine di realizzare la corretta pressatura dei raccordi. N.B.: Tale attrezzo deve essere quello costituente il sistema di tubazione multistrato previsto ed indicato dal produttore del sistema stesso. 7


La UNI 11343/2009 - Il tubo multistrato

Pressatrice, pinza o attrezzo di pressatura è definita come un attrezzo a cui si applica la ganascia o le ganasce, che sviluppa la forza necessaria alla corretta pressatura dei raccordi. Va da sè che anche questo attrezzo deve essere quello costituente il sistema di tubazione multistrato previsto ed indicato dal produttore del sistema stesso. Tubo multistrato è il tubo la cui parete é costituita da almeno due strati di materiale plastico unitamente legati ad uno strato di alluminio o leghe di alluminio, tra loro interposto. Giunto per sistemi multistrato è l’elemento costitutivo utilizzato in un sistema di tubi multistrato metallo-plastici per il loro collegamento inscindibile o per l’unione con altri componenti del sistema. Attenzione perché la S.T. da la definizione sia del “giunto meccanico” che del “giunto filettato”, ma afferma anche che queste tipologie di giunti non sono utilizzabili per la giunzione sul tubo multistrato metallo-plastico. Prima di esplicitare l’argomento “impianto interno”, è opportuno riportare i contenuti salienti della S.T. di prodotto. Le tubazioni devono avere le caratteristiche prescritte dalla Specifica Tecnica di prodotto UNI/TS 11344; in particolare la superficie esterna ed interna del tubo deve apparire: • liscia, • pulita, • priva di cricche, • priva di cavità o difetti di superficie che possano compromettere le prestazioni del sistema. Le parti terminali del tubo devono essere tagliate perpendicolarmente all’asse del tubo stesso ed essere esenti da bave. Lo strato intermedio dei tubi, è realizzato in alluminio o sue leghe; la linea di giunzione dello strato metallico deve essere saldata in modo continuo. Di seguito si riportiamo la tabella delle dimensioni delle tubazioni.

8 ABC degli Impianti Termici


La UNI 11343/2009 - Il tubo multistrato Diametro nominale dn

Diametro esterno minimo de min

Diametro esterno massimo de max

Spessore minimo strato alluminio eAl

14 16 17 18 20 21 25 26 32 40 50 63 75 90 110

14,3 16,3 17,3 18,3 20,3 21,3 25,3 26,3 32,3 40,4 50,5 63,6 75,6 90,7 110,7

0,2 0,2 0,2 0,25 0,25 0,25 0,3 0,3 0,35 0,35 0,5 0,6 0,7 0,8 1,0

14 16 17 18 20 21 25 26 32 40 50 63 75 90 110

Spessore minimo di parete emin 2,0 2,0 2,0 2,0 2,0 2,0 2,0 2,0 2,0 3,0 3,0 3,0 4,0 4,5 5,0

Di seguito la tabella contenente le prove meccaniche a cui deve resistere il tubo multistrato. Temperatura (°C)

Durata (h)

Pressione (bar)

95

≥165

20,2

95

≥1000

19,7

La marcatura del tubo deve essere effettuata direttamente sul tubo stesso ,ad intervalli non maggiori di 1 m e il colore della scritta deve differenziarsi dal colore base del prodotto. La qualità e la grandezza della marcatura deve permettere la sua leggibilità. Di seguito la tabella contenente la marcatura minima dei tubi. Aspetto

Marcatura o simbologia

esempio

Numero specifica tecnica UNI

11344

UNI/TS 11344

Nome del produttore o marchio commerciale

xyz

Diametro nominale e spessore nominale di parete

ø 20 x 2,5

Tipo

MOP 0,5 GAS

MOP 0,5 GAS

Identificazione materiale strati (interno - intermedio - esterno)

Materiale / alluminio / materiale

PEXb - Al - PEX

Informazioni del fabbricante a) a)

03.23

Indicare chiaramente un codice che permetta la rintracciabilità del tubo: del periodo di produzione, nel

contesto annuale e mensile, ed il luogo, se il produttore produce in luoghi diversi dalla sua sede nazionale o internazionale.

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La UNI 11343/2009 - Il tubo multistrato

Esempio di marcatura: UNI/TS 11344/xyz/ ø 20 × 2,5/MOP 0,5 GAS/ PEXb – Al – PEXb/03.23

Passiamo ora ad esplicitare cosa dice la S.T. di prodotto in merito ai raccordi. I raccordi devono essere conformi alla norma di prodotto ed è ammesso l’utilizzo di raccordi metallici i cui materiali per la fabbricazione devono essere conformi ai requisiti specificati nella norma UNI EN ISO 21003 - 3. La • • • • •

superficie esterna ed interna del raccordo deve apparire: liscia, pulita, priva di cricche, priva di cavità o difetti di superficie che possano compromettere le prestazioni del sistema.

Le filettature utilizzate per le giunzioni devono essere conformi alla UNI EN 10226 - 1 “Filettature di tubazioni per accoppiamento con tenuta sul filetto” o alla UNI EN ISO 228 – 1, “Filettature di tubazioni per accoppiamento non a tenuta sul filetto” quindi sono ammesse anche filettature non a tenuta sul filetto. Le guarnizioni utilizzate non devono esercitare un’azione dannosa sulle proprietà del tubo o del raccordo e devono essere conformi alla UNI EN 682 (UNI/TS 11344/2009). La marcatura del raccordo, deve essere eseguita direttamente sul raccordo stesso e: • non deve comportare cricche o altro tipo di rottura; • la sua leggibilità deve essere mantenuta permanentemente; • la qualità e la grandezza della marcatura deve permettere la sua leggibilità. Tutti i raccordi devono essere marcati con il simbolo di identificazione del fabbricante e, qualora sia possibile, anche con IL DIAMETRO NOMINALE. Occorre rendere anche evidente l’impiego per gas mediante un simbolo come ad esempio un bollino giallo o una scritta (per esempio GAS) che deve sempre rimanere visibile dopo l’installazione. Concludiamo questa parentesi riguardante la S.T. di prodotto dicendo che ove richiesto il fabbricante DEVE fornire il certificato di conformità del sistema alla norma di prodotto UNI – TS 11344 e DEVE rendere disponibili le istruzioni per la corretta posa e manutenzione del proprio sistema. Passiamo ora ad esplicitare quello che riguarda l’impianto interno, iniziando dal punto d’inizio, che è definito come il primo elemento dell’impianto soggetto all’applicazione della norma di installazione.

10 ABC degli Impianti Termici


La UNI 11343/2009 - Il tubo multistrato

IMPIANTO ITERNO In funzione dell’impianto, il punto d’inizio può essere il rubinetto/valvola posto/a immediatamente a valle del gruppo di misura: 1.Dispositivo di intercettazione ingresso contatore/misuratore (in genere di competenza del distributore) 2.Codolo di ingresso 3.Contatore/Misuratore 4.eventuale presa pressione del contatore/misuratore; potrebbe essere prevista anche nel dispositivo di intercettazione (1), oppure direttamente nella mensola di fissaggio o sul codolo di uscita 5.Punto d’inizio e dispositivo di intercettazione (di competenza del cliente) 6.Presa di pressione completa di tappo. Potrebbe essere prevista anche direttamente nel dispositivo di intercettazione (5) (di competenza del cliente) 7.Codolo di uscita

o il rubinetto/valvola posto/a immediatamente a valle di una derivazione che alimenta un impianto, quando la tubazione principale del gas a valle del gruppo di misura, alimenta impianti di tipologia diversa da quelli ricadenti nella presente norma, come per esempio cicli produttivi, centrali termiche, ecc: 1.Gruppo di misura 2.Linea principale di alimentazione gas alle utenze 3.Punto d’inizio e rubinetto di intercettazione generale 4.Presa di pressione 5.Utenze diverse 6.Utenza domestica 7.Giunto dielettrico in caso di tubazioni metalliche

o il rubinetto posto immediatamente a valle del gruppo di riduzione, quando l’impianto è alimentato con pressione maggiore di quella prevista dal campo di applicazione della presente norma: 11


La UNI 11343/2009 - Il tubo multistrato

7

2 1

3 4 5 6

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1.Gruppo di misura 2.Linea principale di alimentazione gas alle utenze 3.Dispositivo di intercettazione 4.Riduttore di pressione 5.Punto d’inizio e rubinetto di intercettazione generale 6.Presa di pressione 7.Utenze diverse 8.Utenza domestica 9.Giunto dielettrico in caso di tubazioni metalliche

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La possibilità di manovra del dispositivo d’intercettazione che costituisce il punto di inizio, come sopra definito, deve essere limitata esclusivamente all’utente interessato. Questa condizione viene soddisfatta quando, ove necessario, si installano idonei rubinetti con chiavi, nicchie con sportelli ed arma-dietti con chiave ad uso esclusivo, o altri dispositivi similari. Come prescritto dalla norma UNI 7129/08, anche per questa S.T. vale la regola che per evitare sollecitazioni meccaniche tali da danneggiare il gruppo di misura, il collegamento tra impianto interno e gruppo di misura stesso deve essere realizzato come riportato nella UNI 9036, che al capitolo 4 Comma 2 Giunto (Elementi accessori) recita: elastico sono considerati elementi accessori e come tali utilizzabili in relazione alle esigenze derivanti dal tipo di installazione: • il giunto elastico, che può essere costituito da un tubo flessibile di acciaio inox o da altro elemento idoneo, corredato di raccordi adatti al collegamento tra il gruppo di misura e l’impianto interno e comunque deve atto ad assorbire le eventuali sollecitazioni trasmesse dall’impianto interno al contatore. I terminali o raccordi utilizzati nei sistemi di tubazioni multistrato per la giunzione delle tubazioni devono essere: • metallici e/o di materiale plastico. Il passaggio dal sistema di tubazioni multistrato ad altri materiali, conformi alle normative vigenti, deve essere realizzato mediante opportuni giunti di transizione. 12 ABC degli Impianti Termici


La UNI 11343/2009 - Il tubo multistrato

Di seguito riportiamo la sezione (“spaccato”) di una giunzione

Di seguito invece alcuni esempi di giunzione.

L’assieme di • giunzioni, • materiali, • attrezzature e • utensili impiegati è il sistema per tubazioni multistrato e quindi devono essere quelli definiti dal produttore del sistema stesso, con le indicazioni e le modalità previste sul libretto di istruzioni ed avvertenze, fornito specificatamente a corredo dello stesso dal produttore. 13


La UNI 11343/2009 - Il tubo multistrato

I raccordi possono essere • interrati (inseriti in idoneo pozzetto ispezionabile) • posti sottotraccia (inseriti in apposita scatola ispezionabile con coperchio non a tenuta). I punti di giunzione in corrispondenza dei raccordi posizionati nei pozzetti devono essere protetti in conformità con la norma UNI EN 12954 “Protezione catodica di strutture metalliche interrate o immerse”. Attenzione: prima di introdurre la tubazione nel raccordo deve essere accertata l’integrità del raccordo stesso. I rubinetti devono essere conformi alla UNI EN 331. Prima di procedere ricordiamo che la UNI/TS 11343 riporta nell’appendice “B” precauzioni e prescrizioni in merito all’utilizzo, in generale, del sistema tubo multistrato, al fine di realizzare un impianto conforme alla normativa vigente e quindi “SICURO”. Quindi per garantire la corretta installazione del sistema, è vietato: utilizzare raccordi visibilmente danneggiati o comunque non ben conservati; utilizzare attrezzi e/o ganasce/dime diverse da quelle indicate nel libretto di istruzioni ed avvertenze; utilizzare tubi diversi da quelli indicati nel libretto di istruzioni ed avvertenze; manomettere o sostituire l’eventuale guarnizione di tenuta. N.B.: ricordiamo che il produttore del sistema è garante dello stesso nel suo complesso. Un accorgimento da adottare per i tubi multistrato è durante il trasporto dei tubi in cantiere, durante il quale è necessario appoggiarli su superfici lisce. Una volta consegnati in cantiere, sia essi in rotoli o in verghe, devono essere stoccati in luoghi al riparo dalla luce solare e dal calore, al fine di non causare alcun danno alla superficie del tubo. È buona pratica mantenere i tubi nell’imballaggio originale al fine di proteggere il materiale dai raggi UV, ed evitare il contatto con corpi taglienti od abrasivi. Attenzione particolare bisogna avere per la pulizia delle ganasce e dime di pressatura. Infatti, la zona di contatto con il raccordo a pressare, deve essere mantenuta: • pulita • priva di scorie metalliche e • lubrificata. Tale pulizia deve essere eseguita periodicamente dall’installatore con attrezzi idonei indicati dal produttore. Come tutte le attrezzature sia l’attrezzo di pressatura che le ganasce, sono soggetti a usura. Quindi l’installatore allo scopo di garantirne l’efficienza nel tempo, deve far eseguire la manutenzione e la revisione periodica, secondo le modalità previste dal produttore. Infine per ultimo, ma non per importanza, l’installatore al fine di eseguire una corretta giunzione con i raccordi, deve controllare che l’estremità del tubo non 14 ABC degli Impianti Termici


La UNI 11343/2009 - Il tubo multistrato

presenti: • residui, • bave taglienti e • tagli non perpendicolari, tutto ciò in difesa dell’integrità della guarnizione di tenuta ove esistente. La UNI/TS 11343 prescrive che il produttore del sistema DEVE rendere disponibili le istruzioni per la corretta posa e manutenzione del proprio sistema, quindi di seguito riportiamo un esempio di “manuale d’uso e manutenzione”.  ●

Manuale d’uso e manutenzione

Tagliare la tubazione con una taglia tubi a lama lunga in modo da ottenere una recisione rapida e perfetta.Il taglio del tubo deve essere ortogonale all’asse della tubazione.

Eliminare la bava sul bordo per mezzo del corretto sbavatore. Si consiglia di applicare un leggero strato di lubrificante, come la pasta PTFE.

Inserire nell’ordine, ghiera e anello con la parte conica rivolta verso la ghiera. Una non corretta posizione dei singoli elementi non consente la chiusura del raccordo con la specifica attrezzatura.

Utilizzare il calibro previsto per restituire alla sezione del tubo una forma circolare per facilitare l’inserimento del raccordo. Il taglio tende a ovalizzare la tubazione.

Inserire il raccordo assicurandosi che sia provvisto di guarnizione PTFE per impedire la reazione elettrica tra l’alluminio del tubo e il raccordo in ottone (pila galvanica).

Inserire nella pressa le ganasce di chiusura. Controllare che le ganasce siano quelle riguardanti il raccordo da pressare, verificando il numero stampigliato sul retro.

Utilizzare il calibro previsto per restituire alla sezione del tubo una forma circolare per facilitare l’inserimento del raccordo. Il taglio tende a ovalizzare la tubazione.

Eliminare la bava sul bordo per mezzo del corretto sbavatore. Si consiglia di applicare un leggero strato di lubrificante, come la pasta PTFE.

Inserire nell’ordine, ghiera e anello con la parte conica rivolta verso la ghiera. Una non corretta posizione dei singoli elementi non consente la chiusura del raccordo con la specifica attrezzatura.

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Aziende - Aziende - Aziende

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Aziende - Aziende - Aziende

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La UNI 11071 - La caldaia a condensazione

Caldaie a condensazione per lo scarico fumi a parete: le precisazioni del Mise

E

’ d’obbligo ricordare che il Decreto Legge “Crescita-bis”, convertito nella Legge n. 221 del 17 dicembre 2012, in vigore dal 19 dicembre 2012 è andato ad abrogare quanto sinora veniva stabilito dall’art. 5, comma 9 del D.P.R. n. 412/1993 - in particolare: (Art.34, comma 53) “Gli impianti termici siti negli edifici costituiti da più unità immobiliari devono essere collegati ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti di combustione, con sbocco sopra il tetto dell’edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione vigente, fatto salvo quanto previsto dal perido seguente. Qualora si installino generatoti di calore a gas a condensazione che, per valori di prestazione energetica e di emissioni nei prodotti della combustione, appartengano alla classe ad alta efficienza energetica, più efficiente e meno inquinante, prevista dalla pertinente norma tecnica di prodotto UNI EN 297 e/0 UNI EN 483 o UNI EN 15502, il posizionamento dei terminali di tiraggio avviene in conformità alla vigente norma tecnica UNI 7129 e successive integrazioni”. In questo modo, l’obbligo di scaricare a tetto è diventato generale e l’unica eccezione veniva ammessa solo nel caso di installazione di generatori di calore a gas a condensazione, purché si rispettino le prescrizioni indicate dalla norma UNI 7129-3:2008 (es. corretto posizionamento dei terminali di scarico nella parete, distanze da balconi e finestre; aperture di aerazione/ ventilazione). Sparisce, inoltre, il riferimento alle diverse disposizioni legislative locali più restrittive e quindi le nuove disposizioni varranno incondizionatamente su tutto il territorio nazionale senza deroghe. Questa modificazione ha però suscitato non poche polemiche tra gli operatori del settore che in molti casi non hanno visto di buon occhio l’introduzione di questo articolo. 20 ABC degli Impianti Termici


La UNI 11071 - La caldaia a condensazione

Per esempio il decreto non esplicita cosa potrebbe accadere nel caso in cui il vicino di casa, disturbato dallo scarico dei fumi degli apparecchi di combustione, dovesse segnalare all’ ASL territoriale il fastidio arrecato dai pennacchi di fumo che si dirigono verso l’altrui porta, finestra, presa d’aria, ventilazione, abbaino, etc... Successivamente con il DDL n. 783 di conversione in legge del DL 63/2013 sono state in parte riscritte le norme sull’istallazione degli impianti termici negli edifici. I punti inediti riguardano lo scarico al tetto che non è più limitato ai condomini e nuovi requisiti per gli scarichi a parete. Tutti gli impianti termici installati dopo il 31/08/2013 dovranno avere sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione, con sbocco sopra il tetto della struttura, alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica vigente; l’obbligo di scarico al tetto riguarda tutti gli edifici di qualsiasi dimensione e non più solo ed esclusivamente edifici costituiti da più unità immobiliari. Per l’occasione è stato inserito, un nuovo articolo, esattamente il 17-bis, sostituendo il comma 9 dell’art. 5 del D.P.R. 26/08/1993, n. 412 in materia di scarichi degli impianti termici negli edifici, già modificata di recente dal D.L. 179/2012. Nello specifico l’art. 17 bis cita che: Requisiti degli impianti termici. Art. 17 bis Con decorrenza 31 agosto 2013, il comma 9 dell’articolo 5 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, e successive modificazioni, è sostituito dai seguenti: ∗∗ comma 9 “Gli impianti termici installati successivamente al 31 agosto 2013 devono essere collegati ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione, con sbocco sopra il tetto dell’edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica vigente” ∗∗ comma 9-bis È possibile derogare a quanto stabilito dal comma 9 nei casi in cui: I. si procede, anche nell’ambito di una riqualificazione energetica dell’impianto termico, alla sostituzione di generatori di calore individuali che risultano installati in data antecedente a quella di cui al comma 9, con scarico a parete o in canna collettiva ramificata; II. l’adempimento dell’obbligo di cui al comma 9 risulta incompatibile con norme di tutela degli edifici oggetto dell’intervento, adottate a livello nazionale, regionale o comunale III. il progettista attesta e assevera l’impossibilità tecnica a realizzare lo sbocco sopra il colmo del tetto. ∗∗ comma 9-ter Nei casi di cui al comma 9-bis è obbligatorio installare generatori di calore a gas che, per valori di prestazione energetica e di emissioni, appartengono alle 21


La UNI 11071 - La caldaia a condensazione

classi 4 e 5 previste dalle norme UNI EN 297, UNI EN 483 e UNI EN 15502, e posizionare i terminali di tiraggio in conformità alla vigente norma tecnica UNI 7129, e successive integrazioni. ∗∗ comma 9-quater I comuni adeguano i propri regolamenti alle disposizioni di cui ai commi 9, 9-bis e 9-ter. Il comma 9 bis, lascia quindi spazio di deroga agli scarichi a parete con l’installazione quindi non solo di caldaie a condensazione, ma anche alle caldaie per.es. di tipo C, a patto che appartengano esplicitamente alle classi 4 e 5, previste dalle norme UNI EN 297, UNI EN 483 e UNI EN 15502. Questo concetto è poi stato ribadito dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) con apposita circolare del 18 dicembre 2013 il quale ha stabilito chiaramente quali caldaie possono essere installate in deroga all’obbligo di evacuazione dei prodotti della combustione con sbocco sopra il tetto. Inoltre, ha precisato che (in base all’art. 5, comma 9-ter del D.P.R. 412/1993) i generatori di calore che sono stati installati successivamente al 31 agosto 2013 devono possedere le seguenti caratteristiche: un rendimento termico utile maggiore o uguale a 90+2log (Pn), in corrispondenza di un carico termico pari al 100% della potenza termica utile nominale. È importante sottolineare che la combustione di qualsiasi combustibile (gas, gasolio, carbone, legna, ecc.) produce necessariamente fumi di scarico e controllarne la qualità è fondamentale per rispettare le normative ambientali e quelle sugli impianti di riscaldamento. Le caldaie e i bruciatori a gas offrono vantaggi in termini di minori emissioni nei fumi delle sostanze più inquinanti quali gli ossidi di azoto (NOx), gli ossidi di zolfo (SOx), ecc… In virtù di controlli più severi sulle emissioni inquinanti, gli organismi normativi internazionali hanno introdotto una classificazione degli apparecchi a gas in 5 classi di emissione (per gli apparecchi a gasolio esistono classi analoghe, ma con limiti più blandi). I livelli di emissione (concentrazione per kWh di potenza installata) per le caldaie a gas sono i seguenti: Classe NOx

Livelli di emissione

1 2 3 4 5

fino fino fino fino fino

a a a a a

260 mg/kWh 200 mg/kWh 150 mg/kWh 100 mg/kWh 70 mg/kWh

Sulla base di questa classificazione, dunque, contenuti negli standard europei rispondenti alle norme UNI EN 297 e UNI EN 483, sono le ultime due classi di emissione che consentono l’eventuale scarico a parete per le caldaie a condensazione. Ricordiamo che solitamente i libretti di istruzione dei generatori riportano il dato di emissione di NOx; occorrerà dunque confrontarlo con la classificazione di cui sopra per accertare la classe di appartenenza. ● 22 ABC degli Impianti Termici


La MalaIdraulica

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LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

La verifica degli impianti esistenti con la norma UNI 10738 del 2012

L

a norma UNI 10738/2012 prevede che alla fine dei controlli effettuati, l’operatore che li ha eseguiti deve compilare la sezione 3, riportando tutti i dati richiesti nelle parti da 3.1 a 3.5 del RTV, tra cui: • i dati di riepilogo relativi ai controlli eseguiti; • l’esito (con giudizio positivo o negativo) di ciascun controllo; • il giudizio conclusivo sullo stato di sicurezza e sull’idoneità al funzionamento dell’impianto oppure • l’idoneità all’uso temporaneo ovvero • la non idoneità al funzionamento dell’impianto. Quindi ci sono tre possibili, diversi giudizi, che devono essere espressi con cognizione tecnica precisa ed oggettiva. La sezione 3 del RTV deve essere compilata in ogni sua parte e deve essere consegnata in copia all’utilizzatore dell’impianto o a un suo delegato. Deve essere firmata negli appositi spazi dall’operatore e controfirmata dall’utilizzatore. Lo scopo della notifica della sezione 3 del RTV all’utilizzatore è quello di: 1. fornire informazioni dettagliate sui controlli eseguiti; 2. rendere esplicito all’utilizzatore il giudizio sullo stato di sicurezza dell’impianto; assicurarsi che l’utilizzatore sia consapevole dello stato in cui si trova l’impianto; 3. assicurarsi che l’utilizzatore abbia compreso la scadenza temporale per l’eventuale ripristino in sicurezza dell’impianto COSA DICEVA LA UNI 10738 PRECEDENTE

La norma conteneva • le linee guida per la verifica delle caratteristiche funzionali degli impianti a gas, connesse agli obiettivi della legge 1083/1971. Riguardava gli impianti • costruiti prima del 13 marzo 1990, data di entrata in vigore della legge 46/1990; COSA DICE INVECE LA NUOVA UNI 10738 DEL 2012

La norma stabilisce i criteri per verificare la sussistenza dei requisiti di sicurezza degli impianti domestici e similari per l’utilizzazione dei gas combustibili, INDIPENDENTEMENTE DALLA DATA DI REALIZZAZIONE al fine di stabilire se l’impianto gas verificato: PUO CONTINUARE AD ESSERE UTILIZZATO NELLA CONDIZIONE IN CUI SI TROVA, senza pregiudicare la sicurezza, ai sensi della leggi vigenti. 26 ABC degli Impianti Termici


LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

CAMPO DI APPLICAZIONE

La norma tratta esclusivamente gli aspetti di verifica degli impianti, quindi NON DEVE essere utilizzata per: • la progettazione, • l’installazione, • per l’adeguamento degli impianti. La presente norma agli impianti o a parti di essi soggetti all’applicazione del Decreto Ministeriale 12 aprile 1996. Le attività di • di verifica, • ispezione e • controllo degli impianti, DEVONO ESSERE seguite esclusivamente da operatori aventi specifica competenza tecnica. Le verifiche inotre DEVONO ESSERE eseguite in presenza dell’utilizzatore. Le verifiche sono finalizzate ad accertare: • l’assenza di anomalie (tali da pregiudicare la sicurezza e la pubblica incolumità) • e la sussistenza dei requisiti essenziali di sicurezza, (per poter formulare un giudizio sull’idoneità al funzionamento o la non idoneità al funzionamento dell’impia ESITO DELLE VERIFICHE

I risultati di ogni • controllo, • spezione effettuata, DEVONO ESSERE RIPORTATI sul Rapporto Tecnico di Verifica (denominato RTV ) L’operatore inoltre • completate le verifiche in conformità alla presente norma, • considerando l’esito di ciascun controllo, sulla idoneità al funzionamento dell’impianto. FORMULA UN GIUDIZIO sull’idoneità al funzionamento dell’impianto: 1) impianto idoneo al funzionamento; a) tale giudizio si esprime quando sono assenti anomalie b) è permesso l’utilizzo dell’impianto senza la necessità di alcun intervento; 2) impianto idoneo al funzionamento temporaneo: a) tale giudizio si esprime quando sono presenti anomalie che non costituiscono pericolo immediato e consente l’utilizzo dell’impianto 27


LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

28 ABC degli Impianti Termici


LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

per un periodo di tempo stabilito dall’operatore entro il quale l’impianto deve essere adeguato; b) gli interventi necessari per l’adeguamento devono essere eseguiti in conformità alle leggi vigenti; c) in ogni caso l’operatore è tenuto a diffidare formalmente l’utilizzatore dall’utilizzare l’impianto oltre i termini stabiliti; 3) impianto non idoneo al funzionamento: a) tale giudizio è determinato dalla presenza di anomalie che, in caso di utilizzo dell’impianto, possono costituire pericolo immediato; b) in tal caso l’operatore deve immediatamente mettere fuori servizio l’impianto e diffidare formalmente l’utilizzatore dall’utilizzare l’impianto fino ad avvenuto adeguamento. Nel caso si riscontrino durante la verifica • condizioni impiantistiche • e/o anomalie non considerate dalla presente norma, • e ritenute pregiudizievoli per la sicurezza, DEVONO ESSERE IMMEDIATAMENTE valutate e motivate dall’operatore e segnalate sul Rapporto Tecnico di Verifica, ai fini della formulazione del giudizio finale. RAPPORTO DI VERIFICA (RTV)

CONTROLLO

DI

È composto da tre Sezioni: SEZIONE 1 • devono essere riportati i dati identificativi e le informazioni disponibili sull’impianto; SEZIONE 2 • devono esser riportati i controlli eseguiti sull’impianto ed i risultati conseguiti;

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LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

SEZIONE 3 • deve essere riportata la sintesi dei risultati e il giudizio complessivo sullo stato di sicurezza dell’impianto. La compilazione del RTV DEVE ESSERE ESEGUITA a cura dell’operatore incaricato di effettuare le verifiche previste dalla presente norma. SEZIONE 1 È composta da QUATTRO PARTI, ognuna delle quali identificata da un codice numerico: 1.1. Devono essere riportati i dati identificativi e le informazioni disponibili sull’impianto; 1.2. Deve essere redatto l’elenco della documentazione tecnica disponibile; 1.3. DEVE essere riportato l’elenco degli apparecchi di utilizzazione installati, inoltre, PER CIASCUNO APPARECCHIO, se disponibili, si devono riportare i dati di seguito elencati: • marca, modello e matricola; • tipo (per esempio caldaia, scaldabagno, piano di cottura); • portata termica nominale (in kW). Eventuali altri apparecchi, alimentati con combustibili differenti dal gas per esempio • combustibili solidi • o liquidi devono essere anch’essi identificati e annotati. Se è disponibile lo schema dell’impianto, ma l’operatore lo ritiene incompresibile o poco chiaro, è opportuno realizzarne uno exnovo evidenziando la tipologia degli ambienti/locali interessati dalla posa dell’impianto interno e degli eventuali apparecchi di utilizzazione installati. SEZIONE 2 Riporta nello specifico l’elenco dettagliato dei controlli da eseguire al fine di determinare a) l’idoneità al funzionamento b) l’idoneità al funzionamento temporaneo c) la non idoneità al funzionamento dell’impianto. L’operatore deve riportare: • il giudizio sull’esito del controllo nella colonna relativa all’idoneità; • le eventuali anomalie riscontrate in caso di giudizio non positivo nella colonna relativa alle anomalie/note; • le eventuali indicazioni/commenti del caso nello specifico spazio dedicato in calce. Qualora NON FOSSE POSSIBILE effettuare uno o più controlli, 30 ABC degli Impianti Termici


LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

l’operatore riporta, nella specifica parte, la motivazione dell’impedimento nella colonna relativa alle anomalie/note. CONTROLLI (dal punto 2.1.1 al 2.1.4) Controllo dell’impianto interno; dal punto 2.2.1 al 2.2.7

• controllo dei locali, dei sistemi di aerazione e ventilazione, degli apparecchi installati e delle bombole; dal punto 2.3.1 al 2.3.7

• controllo del sistema di evacuazione dei prodotti della combustione. SEZIONE 3 È composta da, CINQUE PARTI che riguardano: • punto 3.1: i dati anagrafici dell’operatore; • punto 3.2: i dati informativi e riepilogativi relativi all’impianto sottoposto a verifica; • punto 3.3: i dati anagrafici relativi all’utilizzatore dell’impianto; • punto 3.4: i dati sintetici e riepilogativi relativi all’esito (positivo o negativo) di ciascun controllo eseguito; • punto 3.5: il giudizio conclusivo sullo stato di sicurezza e di idoneità al funzionamento dell’impianto.

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LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

Preliminari 32 ABC degli Impianti Termici


LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

L’impianto interno viene verificato mediante • controlli visivi • e controlli strumentali. I controlli visivi interessano le parti di impianto posate • a vista e/o • ispezionabili come ad esempio tubazioni posate in canaletta. I controlli hanno lo scopo di • individuare il percorso delle tubazioni, la sua idoneità in relazione alle caratteristiche - degli ambienti - o dei locali interessati dalla posa dell’impianto interno ed alla tipologia di posa adottata; • accertare l’idoneità dei materiali utilizzati per le tubazioni, • i relativi accessori (curve, gomiti, raccordi, rubinetti, pezzi speciali, ecc. ) • ed i relativi sistemi di giunzione (per esempio filettatura, saldatura, brasatura, ecc.;) • accertare lo stato di conservazione dei materiali. Percorso L’operatore durante il controllo del percorso DEVE TENERE conto delle PRESCRIZIONI e degli specifici DIVIETI riportati nelle diverse parti delle norme: • UNI 7129, • UN1 7131, 33


LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

• UNI – TS 11147, • UNI – TS 11340 e • UNI – TS 11343. Ciò vuol dire che le norme sopracitate devono essere conosciute (si spera) molto APPROFONDITAMENTE !!! L’operatore a conclusione dei controlli DEVE compilare la SEZIONE 3 dell’RTV, riportando tutti i dati richiesti, tra cui:

• i dati sintetici e riepilogativi relativi ai controlli eseguiti; • l’esito ( POSITIVO o NEGATIVO ) di ciascun controllo; • il giudizio conclusivo sullo stato di sicurezza e sull’idoneità al funzionamento oppure l’idoneità all’uso temporaneo ovvero la non idoneità al funzionamento dell’impianto. La SEZIONE 3 dell’RTV DEVE ESSERE debitamente compilata in ogni sua parte e, a titolo di notifica, DEVE ESSERE consegnata in copia all’utilizzatore dell’impianto o suo delegato. La SEZIONE 3 dell’RTV DEVE ESSERE firmata dall’operatore negli appositi spazi e controfirmata dall’utilizzatore. SCOPO della notifica della Sezione 3 dell’RTV all’UTILIZZATORE è quello di: • fornire informazioni dettagliate sui controlli eseguiti; • rendere ESPLICITO all’utilizzatore il giudizio sullo stato di sicurezza dell’impianto E’ necessario inoltre 34 ABC degli Impianti Termici


LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

∗∗ ASSICURARSI che l’utilizzatore sia consapevole dello stato di sicurezza ovvero di non sicurezza dell’impianto; ∗∗ ASSICURARSI che l’utilizzatore abbia compreso la scadenza temporale per il ripristino in completa sicurezza dell’impianto. Il giudizio conclusivo sullo stato di sicurezza dell’impianto DEVE CHIARAMENTE tenere in considerazione gli esiti delle singole prove; in particolare: • se tutti i controlli hanno avuto esito positivo, l’impianto - DEVE ESSERE RITENUTO IDONEO AL FUNZIONAMENTO • in caso di singolo controllo con esito negativo l’impianto può essere ritenuto, a seconda del caso, - IDONEO AL FUNZIONAMENTO oppure - NON IDONEO AL FUNZIONAMENTO

• nel caso di più controlli con ESITO NEGATIVO l’impianto deve essere ritenuto - NON IDONEO AL FUNZIONAMENTO (salvo diversa valutazione dell’operatore); • nel caso in cui NON si siano potute effettuare alcune prove, l’operatore DEVE CONSIDERARE la rilevanza specifica di ognuna di esse. Se le prove NON effettuate sono del tipo strumentale previste nella presente 35


LA UNI 10738/2012 - La verifica degli impianti

norma, l’esito finale POSITIVO

NON

PUO’

ESSERE

Se al termine dei controlli si evidenzia un giudizio di idoneità al funzionamento temporaneo, • il tempo per provvedere all’eliminazione delle anomalie DEVE ESSERE il più breve possibile e comunque NON PUO’ ECCEDERE I 30 GIORNI SOLARI dalla data della verifica. Se al termine dei controlli si evidenzia un giudizio di NON idoneità al funzionamento, • l’impianto • o la parte d’impianto • o l’apparecchio ritenuto NON IDONEO al funzionamento DEVE ESSERE MESSO immediatamente fuori esercizio. L’operazione di messa fuori esercizio DEVE essere attuata operando ESCLUSIVAMENTE sui dispositivi d’intercettazione presenti sull’impianto, senza apportare modifiche all’impianto. Per tutti gli operatori e/o tecnici, sussiste, inoltre, l’OBBLIGO di diffidare verbalmente e per iscritto l’utilizzatore dall’utilizzare l’impianto. ●

36 ABC degli Impianti Termici

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La collocazione del giunto dielettrico negli impianti inferiori 35 kW

Il giunto dielettrico negli impianti inferiori 35 kW

L

a pubblicazione della quarta edizione della norma UNI 7129 avvenuta nel 2008, ha introdotto importanti novità nel settore impiantistico, tra cui l’opportunità di omettere l’utilizzo, solo in alcuni e specifici casi, del “giunto isolante monoblocco” o “giunto dielettrico”. In generale l’argomento “giunto dielettrico” è stato ed è tutt’ora causa di confusione per gli operatori del settore. In questo capitolo tenteremo di chiarire i dubbi in merito all’utilizzo di questo importante componente. Diamo ora una semplice e schematica descrizione del “giunto dielettrico”, senza addentrarci in argomenti “troppo scientifici”, quali la corrosione elettrolitica, la pila galvanica ecc. Il giunto dielettrico come da esempio sotto riportato, è il componente destinato ad interrompere la continuità elettrica di una tubazione ed è formato sostanzialmente da: a. due tronchetti, b. un mantello e c. un anello isolante, posto all’interno del mantello. Le estremità dei tronchetti possono essere filettate, come nel caso della foto o a saldare. L’argomento “giunto dielettrico” è trattato molto chiaramente dalla norma UNI 7129 – 2008 nella parte 1 (Impianto interno), ove si evince che l’opportunità di omettere l’utilizzo di questo componente, è in funzione di alcune tipologie di impianto (materiale e sviluppo) previste dalla norma stessa, mentre per altre è obbligatoria l’installazione. La • • • •

prima prescrizione la troviamo al capitolo 4 – Impianto interno, comma 4 – Disposizioni generali per la posa in opera, punto 1, numero 16, 42 ABC degli Impianti Termici


La collocazione del giunto dielettrico negli impianti inferiori 35 kW Utenze diverse es.: centrale termica

Punto d’inizio e valvola dintercettazione generale: è il primo elemento soggetto alla norma UNI 7129

Linea principale di adduzione gas alle utenze

Giunto dielettrico

Utenza domestica

Tubazione metallica

Contatore

Nello schema non è stata inserita la presa di pressione, che comunque deve essere posta a valle del dispositivo d'intercettazione che costituisce il punto d'inizio oppure, può essere compresa nel dispositivo di intercettazione stesso.

Punto d'inizio e valvola di intercettazione generale: è il primo elemento soggetto alla norma UNI 7129

Utenze diverse es.: centrale termica

Linea principale di adduzione gas alle utenze Utenza domestica Giunto dielettrico

Contatore

Tubazione metallica

Riduttore di pressione

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La collocazione del giunto dielettrico negli impianti inferiori 35 kW

ove si cita che: “è obbligatorio (deve essere) installare un “giunto dielettrico” immediatamente a valle del punto di inizio sulla linea di adduzione gas costituita da tubazioni metalliche, derivata da altre tipologie di impianto”. Prima di procedere nel tentativo di chiarire questo argomento spigoloso, nella pagina precedente abbiamo riportiamo uno schema esemplificativo, della prescrizione normativa, al fine di rendere più chiara la spiegazione. Dallo schema si evince che dal misuratore si dirama una linea di adduzione gas principale che alimenta due tipologie di impianto distinte: • uno “domestico”, la cui progettazione e installazione è soggetta alla norma UNI 7129/08 e • l’altro “diverso” dall’impianto “domestico”, come ad esempio l’impianto servente una centrale termica la cui progettazione e installazione è soggetta al D.M. del 12 aprile del 1996. Infatti un contatore non sempre alimenta una sola tipologia di impianto, centrale termica o utenza domestica o viceversa, quindi in questo caso, quando l’impianto “domestico” soggetto alla norma UNI 7129/08 non dirama direttamente dal contatore, ma da una linea di adduzione gas che serve un’utenza “diversa”, (esempio schematizzato) è costruito in materiale metallico (acciaio o rame), è obbligatorio installare immediatamente a valle del punto d’inizio, che è il primo elemento soggetto alla norma di installazione 7129/08, il “giunto dielettrico”. Quanto sopra esposto vale anche quando l’impianto “diverso” dall’impianto “domestico”, è alimentato ad una pressione non uguale rispetto a quella con cui è alimentato l’impianto “domestico” e quindi si devono applicare le prescrizioni in merito all’installazione del “giunto dielettrico”. Come abbiamo riportato, la quarta edizione della norma UNI 7129/08, oltre ad aver introdotto importanti novità, ha anche suddiviso gli impianti di adduzione gas in impianti serventi: • edificio unifamiliare, che per definizione è l’edificio, singolo o a schiera, corrispondente a un unico alloggio e • edificio residenziale/multifamiliare, che per definizione è l’edificio in cui si trovano uno o più appartamenti ad uso abitativo, escluse le aree destinate principalmente ad attività professionali e locali aperti al pubblico. Un’installazione che accomuna le due tipologie di edifici, è l’installazione “interrata” delle tubazioni e sono le prescrizioni in merito a questa tipologia di installazione, che andiamo ad analizzare. Prima di procedere all’analisi ricordiamo che le tubazioni metalliche (acciaio o rame) “interrate”, devono essere sempre rivestite, come prescritto dalla norma.

44 ABC degli Impianti Termici


La collocazione del giunto dielettrico negli impianti inferiori 35 kW

Rame le tubazioni devono essere dotate di un rivestimento contro la corrosione conforme alla norma di prodotto: • UNI 10823, rame e leghe di rame - tubi di rame rivestiti per applicazione gas in zone di interramento - rivestimento esterno di materiali plastici, applicato per estrusione. Così come pezzi speciali, curve ecc., devono sempre essere adeguatamente protetti contro la corrosione con prodotti dichiarati idonei allo scopo dal produttore del prodotto stesso; Acciaio Le tubazioni di acciaio, devono essere dotate di un adeguato rivestimento protettivo contro la corrosione, realizzato in conformità alle norme: • UNI ISO 5256, tubi e accessori di acciaio impiegati per tubazioni interrate o immerse – rivestimento esterno e interno a base di bitume o catrame, o • UNI 9099, tubi in acciaio impiegati per tubazioni interrate o sommerse – rivestimento esterno in polietilene (PE) applicato per estrusione, o • UNI 10191, prodotti tubolari di acciaio impiegati per tubazioni interrate o sommerse – rivestimento esterno di polietilene (PE) applicato per fusione. Così come pezzi speciali, curve ecc., devono sempre essere adeguatamente protetti contro la corrosione con prodotti dichiarati idonei allo scopo dal produttore del prodotto stesso, come da esempio riportato nelle foto nella pagina a fianco. Purtroppo non sempre le prescrizioni normative sopra citate sono rispettate! Analizziamo ora la seconda prescrizione riguardante l’installazione del “giunto dielettrico”, che troviamo al • capitolo 4 – Impianto interno, • comma 5 – Criteri di posa negli edifici unifamiliari, • punto 1 – Modalità di posa delle tubazioni gas all’esterno della singola unità immobiliare, • numero 3 – Installazione tubazioni interrate, • sottonumero 7. Viene espressamente prescritto che un impianto di adduzione gas interrato, realizzato con tubazioni metalliche (acciaio o rame) e con lunghezza maggiore di 3 metri (3000 mm.), deve essere provvisto di un “giunto dielettrico”, conforme alla norma di prodotto pertinente. Ma non basta! Dove e come deve essere installato il “giunto dielettrico”? • il “giunto dielettrico” deve essere posato in prossimità della fuoriuscita dal terreno sul lato delle utenze; 45


La collocazione del giunto dielettrico negli impianti inferiori 35 kW

Lunghezza maggiore di 3 metri E! obbligatorio installare il Giunto Dielettrico

• il “giunto dielettrico” deve essere posato ad un’altezza dal piano di calpestio – campagna, compresa tra 30 e 50 cm. Prima di procedere oltre occorre fare una considerazione su quanto esposto.

Da 30 a 50 cm

La norma prescrive obbligatoriamente la posa del “giunto dielettrico” su un impianto di adduzione gas interrato, realizzato con tubazioni metalliche (acciaio o rame) e con lunghezza maggiore di 3 metri (3000 mm.), quindi si presume che per un impianto di adduzione gas interrato, realizzato con tubazioni metalliche (acciaio o rame) e con lunghezza inferiore a 3 metri (3000 mm.), si potrebbe omettere l’installazione del “giunto dielettrico”, fermo restando l’osservanza di tutte le prescrizioni in merito al rivestimento delle tubazioni metalliche (acciaio o rame). Vediamo ora quando invece l’installazione del “giunto dielettrico”, può essere omessa. Anche in questo caso la norma UNI 7129/08 è molto chiara e non lascia adito a dubbi o ad interpretazioni.

46 ABC degli Impianti Termici


La collocazione del giunto dielettrico negli impianti inferiori 35 kW

Lunghezza minore di 3 metri Si potrebbe OMETTERE l!installazione del Giunto Dielettrico

Infatti la norma prescrive che l’installazione del “giunto dielettrico” può essere omessa, quando il tratto interrato di tubazione metallica, riguardi solo ed esclusivamente il collegamento alla tubazione in polietilene, quindi il riferimento è il giunto di transizione metallo – plastico. Ma non basta Se si omette l’installazione del “giunto dielettrico”, come nel caso sopraesposto, occorre rispettare le seguente prescrizione normativa: la resistenza elettrica della tubazione metallica verso terra deve essere maggiore di 1000 Ohm. Ciò vuol dire che la tubazione metallica in acciaio deve essere protetta con rivestimento conforme alle norme: • UNI ISO 5256, tubi e accessori di acciaio impiegati per tubazioni interrate o immerse – rivestimento esterno e interno a base di bitume o catrame, o • UNI 9099, tubi in acciaio impiegati per tubazioni interrate o sommerse – rivestimento esterno in polietilene (PE) applicato per estrusione, o • UNI 10191, prodotti tubolari di acciaio impiegati per tubazioni interrate o sommerse – rivestimento esterno di polietilene (PE) applicato per fusione, mentre la tubazione in rame deve essere protetta con rivestimento conforme alla norma: 47


La collocazione del giunto dielettrico negli impianti inferiori 35 kW

Giunto di transizione metallo / plastico Tubazione in PE

• UNI 10823, rame e leghe di rame – tubi di rame rivestiti per applicazione gas in zone di interramento – rivestimento esterno di materiali plastici, applicato per estrusione, Oppure la tubazione metallica deve essere inserita in guaina polimerica, a tenuta, di spessore non minore di 1 mm, sigillata alle estremità per evitare l’entrata di • acqua, • sporcizia o • corpi estranei. Attenzione Solo applicando rigidamente quanto sopra esposto, si ritiene soddisfatta la prescrizione normativa: “la resistenza elettrica della tubazione metallica verso terra deve essere maggiore di 1000 Ohm”. Infine ricordiamo agli operatori del settore che in ogni caso eventi atmosferici ed eventi di altro tipo non devono rendere inefficaci le protezioni di cui sopra rispetto alla resistenza elettrica tra tubazione e terreno. Per quanto riguarda l’installazione interrata all’esterno degli edifici multifamiliari degli impianti di adduzione gas, il riferimento normativo è • capitolo 4 – Impianto interno, • comma 6 – criteri di posa nelle parti comuni degli edifici multifamiliari, • punto 2 – modalità di posa delle tubazioni gas all’esterno nelle parti comuni dell’edificio, • numero 3 – installazione di tubazioni interrate all’esterno nelle parti comuni, in cui si cita che le tubazioni possono essere interrate come descritto nel • capitolo 4 - Impianto interno, 48 ABC degli Impianti Termici


La collocazione del giunto dielettrico negli impianti inferiori 35 kW

• comma 5 – Criteri di posa negli edifici unifamiliari, • punto 1 – Modalità di posa delle tubazioni gas all’esterno della singola unità immobiliare, • numero 3 – Installazione tubazioni interrate, • e relativi sottonumeri, quindi nella posa degli impianti di adduzione gas negli edifici multifamiliari, gli operatori del settore devono rispettare le stesse gli edifici unifamiliari. Nello specifico le prescrizioni per l’installazione del “giunto dielettrico”, sono le medesime. ●

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La norma UNI 7131: Impianti alimenta da gas GPL ad uso domestico

La norma UNI 7131 “Impianti a GPL per uso domestico non alimentati da rete di distribuzione”

I

n questo articolo tenteremo di esplicitare e chiarire i concetti fondamentali della norma UNI 7131 del gennaio del 1999 che tratta “Impianti a GPL per uso domestico non alimentati da rete di distribuzione - Progettazione, installazione, esercizio e manutenzione”. Lo scopo di questa norma è quello di prescrivere i criteri per: • la progettazione, • l’installazione, • l’esercizio • la manutenzione degli impianti a GPL per uso domestico e similare non alimentati da rete di distribuzione; è chiaramente compresa l’installazione e la sostituzione di bidoni di GPL impiegati presso le utenze alimentate. Questa tipologia di impianti possono essere alimentati: 1. da un bidone di GPL singolo; (a tale proposito ricordiamo che il “bidone” è definito come un recipiente mobile a pressione, di capacità geometrica non maggiore di 150 litri) 2. da più bidoni di GPL fra loro collegati 3. da un deposito di GPL per uso domestico. La norma deve essere applicata: A. all’installazione o al rifacimento di impianti interni o di parte di essi; a tale proposito ricordiamo che la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione della parte di impianto compresa tra la valvola di intercettazione generale posta in uscita da un deposito per uso domestico ed il punto di inizio dell’impianto interno, è trattata dalle norme: • UNI 9860; “Impianti di derivazione di utenza del gas Progettazione, costruzione, collaudo, conduzione, manutenzione e risanamento”; • UNI 8827; “Impianti di riduzione finale della pressione del gas funzionanti con pressione a monte compresa fra 0,04 e 5 bar - Progettazione, costruzione e collaudo”; • UNI 9036; “Gruppi di misura con contatori volumetrici a pareti deformabili con pressione di esercizio 40 mbar - Prescrizioni di installazione”. 50 ABC degli Impianti Termici


La norma UNI 7131: Impianti alimenta da gas GPL ad uso domestico

B. all’installazione di apparecchi utilizzatori di portata termica nominale minore o uguale a 35 KW; C. alla ventilazione dei locali di installazione degli apparecchi utilizzatori; D. all’evacuazione dei prodotti della combustione dagli apparecchi utilizzatori; E. alla prima installazione e alla sostituzione di bidoni di GPL singoli; F. alla prima installazione e alla sostituzione di bidoni di GPL fra loro collegati aventi capacità complessiva non maggiore di 70 kg; G. ai gruppi di regolazione per bidoni fra loro collegati. Prima di entrare nel merito della norma, è bene riportare anche qualche definizione, perché rinfrescare la memoria non fa mai male. Armadio per bidoni: è definito come un alloggiamento fuori terra posto all’esterno dei locali e provvisto di aperture di aerazione; è destinato a contenere uno o più bidoni; Nicchia per bidoni: è definita come un alloggiamento fuori terra ricavato nel muro perimetrale prospiciente esterno e provvisto di aperture di aerazione e destinato a contenere uno o più bidoni; Manichetta: è definita come una tubazione flessibile ad alta pressione, avente la funzione di mettere in comunicazione la fase gassosa di un bidone, con il gruppo di regolazione per bidoni fra loro collegati; si ricorda che una manichetta installata è parte integrante dell’impianto interno; Collettore: è definito come un tratto di tubazione di acciaio in pressione provvisto di apparati accessori, facente parte del gruppo di regolazione, a cui sono collegati bidoni mediante manichette; Inversore: è definito come un dispositivo che ha la funzione di prelevare GPL gassoso in modo alternativo da due bidoni o da due gruppi di bidoni e di ridurre la pressione del gas prelevato dai bidoni; funziona sul principio della reciproca chiusura di due riduttori posti in parallelo fra loro e tarati per pressioni a valle diverse; si ricorda che le tarature devono essere invertite manualmente; Regolatore di pressione per bidone: è un regolatore di pressione, da collegarsi da un lato in modo stabile ad un tubo flessibile e dall’altro lato alla valvola di un bidone, che ha la funzione di regolare la pressione del gas dal valore esistente (pressione) nel bidone, al valore (pressione) di utilizzazione; si ricorda che un regolatore per bidone, quando installato, è parte integrante dell’impianto interno; 51


La norma UNI 7131: Impianti alimenta da gas GPL ad uso domestico

Tubo flessibile: è definito come un tubo flessibile a bassa pressione destinato a collegare un regolatore di pressione per bidone, direttamente ad un apparecchio utilizzatore o ad un impianto fisso, o a collegare un impianto fisso ad un apparecchio utilizzatore; si ricorda che un tubo flessibile, quando installato, è parte integrante dell’impianto interno. Impianto interno Veniamo ora all’impianto interno iniziando da quanto prescrive la norma per il dimensionamento dello stesso, perché purtroppo ad oggi c’è ancora qualche professionista del settore che non ne valuta correttamente lo sviluppo (lunghezza dell’impianto), le perdite di carico localizzate (quante curve, valvole ecc. devono essere installate), in funzione della portata totale degli apparecchi utilizzatori allacciati, dimensionandolo esclusivamente sul “ho fatto sempre così!!!”, oppure “il mio collega mi ha detto....”. È quindi chiaro che per non incorrere in spiacevoli contrattempi, il professionista, in quanto tale, deve dimensionare correttamente l’impianto. La norma prescrive che la perdita di carico tra il punto di inizio della parte di impianto interno in bassa pressione e l’attacco di ogni apparecchio utilizzatore, NON DEVE ESSERE MAGGIORE di 2 mbar. Quindi risulta chiaro e palese che le sezioni delle tubazioni costituenti l’impianto interno, devono essere dimensionate al fine da garantire una pressione regolare a monte di ogni apparecchio utilizzatore, anche quando i vari apparecchi funzionano alla loro portata massima e contemporaneamente. Ciò vuol dire che il professionista oltre a valutare quanto sopra citato, deve tenere conto per il dimensionamento dell’impianto, anche della contemporaneità di funzionamento di tutti gli apparecchi utilizzatori asserviti dall’impianto stesso. Solitamente la determinazione dei diametri delle tubazioni dell’impianto interno è eseguita sulla base delle portate in massa. A volte capita che il manuale d’uso e manutenzione di un apparecchio riporti solo la portata termica nominale e non la portata in massa. In questo caso la norma riporta i seguenti metodi per ottenere: • la portata in massa (kg/h) dalla portata termica (KW); • la portata in massa (kg/h) dalla portata in volume (m3/h). Portata in massa /1 la portata in massa (kg/h) può essere ottenuta con buona approssimazione, dividendo la portata termica (KW) per il coefficiente 13; esempio: (29 KW / 13) = 2,23 Portata in massa /2 se il gas è propano la portata in massa (kg/h) può essere ricavata con buona approssimazione dalla portata in volume m3/h, moltiplicando quest’ultima per il coefficiente 2; esempio: (3,63 m3/h x 2) = 7,26 mentre se il gas è butano per coefficiente 2,7; 52 ABC degli Impianti Termici


La norma UNI 7131: Impianti alimenta da gas GPL ad uso domestico

esempio: (3,63 m3/h x 2,7) = 9,80 N.B.: se il gas è una miscela di propano e butano, la portata in massa (kg/h) può essere ricavata con buona approssimazione dalla portata in volume m3/h, moltiplicando quest’ultima per coefficienti intermedi. In merito ai materiali, quest’ultimi così come le manichette e i gruppi di regolazione per bidoni fra loro collegati, devono essere conformi alla norma UNI 7129. N.B.: sono esclusi da quanto sopra citato soltanto i regolatori di pressione e i tubi flessibili per bidoni singoli. Inoltre devono essere conformi alla norma UNI 7129: • la posa in opera, • le prove, • i controlli periodici, • gli ampliamenti, • le modifiche, • la ventilazione dei locali di installazione degli apparecchi utilizzatori, • l’evacuazione dei prodotti della combustione, • l’ubicazione e l’idoneità dei locali di installazione degli apparecchi utilizzatori. Installazione di bidoni La presente norma differenzia ai fini della sicurezza, l’installazione del bidone singolo dall’installazione di più bidoni tra loro collegati e del relativo regolatore. Il singolo bidone di GPL, con il regolatore di pressione e il tubo flessibile, possono essere installati: 1. all’aperto, 2. in apposito alloggiamento, 3. all’interno di un locale, con particolari precauzioni, qualora non si possa installare “ALL’APERTO O IN APPOSITO ALLOGGIAMENTO”; questa è l’eccezione che conferma la regola, e che NON DEVE DIVENTARE LA REGOLA STESSA! Il singolo bidone di GPL, con il regolatore di pressione e il tubo flessibile devono essere installati in posizione verticale con valvola in alto; la loro temperatura non deve innalzarsi oltre 40° C per effetto di irraggiamento solare o per esistenza di vicine sorgenti di calore; infine il bidone non deve essere installato: • a livello più basso del suolo; • in prossimità di materiali combustibili, impianti elettrici, prese d’aria, condotti e aperture comunicanti con locali o vani posti a livello inferiore. N.B.: Bidoni non allacciati, siano essi pieni, parzialmente pieni, vuoti o presunti vuoti NON DEVONO in NESSUN CASO essere tenuti in deposito presso l’utente; questa prescrizione è molto importante ai fini della sicurezza e purtroppo a volte non viene rispettata, infatti spesso e volentieri il retro delle case diventa deposito di bidoni. 53


La norma UNI 7131: Impianti alimenta da gas GPL ad uso domestico

Quando si installa il singolo bidone di GPL, con il regolatore di pressione e il tubo FLESSIBILE ALL’APERTO, gli stessi devono essere installati: A. in un luogo protetto dalle intemperie; B. al riparo dall’azione diretta dei raggi solari e di qualsivoglia fonte di calore; C. in modo da evitare possibili urti accidentali e da manomissioni; D. lontano da cunicoli, fosse, cavedi e cantine. Per esempio il bidone può essere installato nell’ambito della proprietà dell’utente, nelle seguenti posizioni: • in adiacenza a parete pertinente i locali serviti; • su balconi o terrazzi prospicienti, sovrastanti o sottostanti i locali serviti. Si ricorda che il piano di appoggio del bidone DEVE ESSERE di materiale compatto e incombustibile. L’alloggiamento del singolo bidone di GPL deve consentire l’agevole installazione e sostituzione dello stesso e degli annessi regolatore di pressione e tubo flessibile, nonché la facile manovra di apertura e chiusura della valvola del bidone. L’alloggiamento I. Deve avere dimensioni maggiorate del 50%, rispetto le dimensioni di ingombro del bidone e non deve essere adibito al ricovero di apparati o materiali estranei; II. essere dotato di aperture di aerazione permanenti aventi superficie complessiva libera non minore del 20% della superficie in pianta dell’alloggiamento stesso; III. le aperture devono essere direttamente comunicanti con l’esterno, distribuite in alto e in basso (vedi foto); queste ultime devono essere a quota prossima a quella del pavimento per evitare formazioni di sacche di gas e le griglie di protezionenon devono ridurre la sezione utile sopraindicata; IV. essere di materiale incombustibile, così come lo sportello di accesso che deve essere chiudibile con chiave; V. alloggiare nel suo interno la parte iniziale dell’impianto fisso con relativo raccordo porta gomma conforme alla UNI 7141. Ciò detto vediamo che cos’è l’alloggiamento del bidone. L’alloggiamento può essere costituito da: • un armadio, fissato in adiacenza a parete esterna; • una nicchia accessibile dall’esterno; • una nicchia accessibile dall’interno di un locale, aerata come sopra riportato (lettere • II e III). Inoltre per la nicchia accessibile dall’interno, devono essere rispettate le seguenti prescrizioni: 54 ABC degli Impianti Termici


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• le pareti devono essere a tenuta • lo sportello che costituisce l’accesso, deve essere provvisto di guarnizione di tenuta. Analizziamo ora le indicazioni contenute nella norma in merito all’installazione all’interno di un locale. INNANZITUTTO È ESCLUSA L’INSTALLAZIONE DI BIDONI: • in locali di cubatura fino a 10 m3; MENTRE IN LOCALI DI CUBATURA • oltre 10 m3 e fino a 20 m3 si può installare un solo bidone singolo di capacità non maggiore di 15 kg, salvo le limitazioni previste dalle norme specifiche riguardanti apparecchi utilizzatori provvisti di vano bidone; • oltre 20 m3 e fino a 50 m3 si possono installare fino a due bidoni singoli, per una capacità complessiva non maggiore di 20 kg; • oltre 50 m3 si possono installare fino a due bidoni singoli, per una capacità complessiva non maggiore di 30 kg;

N.B.: nell’attraversamento dall’alloggiamento (del bidone) ad un locale adiacente, la tubazione del gas deve essere posta entro tubo guaina passante di acciaio, con intercapedine sigillata incorrispondenza dell’estremità posta all’interno del locale.

N.B.: comunque la capacità complessiva dei bidoni singoli installati all’interno di un’abitazione NON DEVE essere maggiore di 40 kg. La norma prescrive che i bidoni NON DEVONO essere installati: • in camere da letto; cubatura fino a 10 m3 NESSUNA installazione di bidoni • in locali per uso bagno e/o doccia a/o servizi igienici; (a tale proposito si ricorda che la norma UNI 7129/08 definisce il locale uso bagno come “il locale nel quale sono presenti uno o più dei seguenti sanitari: vaso, bidè, doccia, vasca da bagno, sauna. Non rientrano nella definizione di locale uso bagno i locali contenenti esclusivamente lavabo, vasca oltre 10 m3 e fino a 20 m3 si può installare un solo bidone singolo lavatoio o pilozzo (per esempio di capacità non maggiore di 15 kg, locale lavanderia)”; • in locali classificati con pericolo di incendio come autorimesse, garage, box, ecc.. (tutti i casi previsti dal Decreto Ministeriale 16 febbraio 1982 sostituito dall’ l’allegato I al D.P.R. 1 agosto 2011, n. 151,). 55


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stanza da 20 m3 e fino a 50 m3 si possono installare fino a due bidoni singoli, per una capacità complessiva non maggiore di 20 kg;

oltre 50 m3 si possono installare fino a due bidoni singoli, per una capacità complessiva non maggiore di 30 kg;

I locali di installazione dei bidoni devono essere ventilati naturalmente e avere preferibilmente una porta prospiciente l’esterno. Inoltre devono essere dotati di una o più aperture fisse di ventilazione situate ad una quota prossima a quella del pavimento, aventi superficie libera complessiva di almeno 100 cm2 per ogni bidone installato. Le aperture di ventilazione devono essere realizzate in conformità a quanto prescritto dalla norma UNI 7129. Se nello stesso locale sono presenti sia bidoni che apparecchi utilizzatori, la superficie totale minima delle aperture di ventilazione deve essere la superficie maggiore delle due.

Ora vediamo come si collega il bidone all’apparecchio utilizzatore. La norma prevede due tipologie di collegamenti: 1. direttamente 2. tramite impianto fisso. 1. Direttamente: il regolatore di pressione è installato sul rubinetto del bidone e il tubo flessibile collega il regolatore di pressione stesso, all’attacco porta gomma dell’apparecchio utilizzatore (come nello schema riportato) 2. Tramite impianto fisso: il regolatore di pressione è installato sul rubinetto del bidone e il tubo flessibile collega il regolatore di pressione stesso, all’attacco porta gomma posto all’inizio dell’impianto fisso. L’impianto fisso, a sua volta, collega l’apparecchio utilizzatore o gli apparecchi utilizzatori, in conformità a quanto prescritto dalla norma UNI 7129. Il flessibile non metallico ed i due porta gomma lato bidone e lato impianto fisso devono essere ispezionabili e accessibili. La norma indica anche a quali norme devono rispondere gli accessori del bidone, in particolare, in merito al tubo flessibile, alle modalità di installazione. 56 ABC degli Impianti Termici


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Regolatore di pressione per bidone Questo componente deve essere conforme alla norma UNI EN 12864/2010 (che ha sostituito la norma UNI EN 12864 del 2005) che tratta di “regolatori di pressione a taratura fissa con pressione massima regolata non maggiore di 200 mbar, con portata non maggiore di 4 Kg/h e loro dispositivi di sicurezza associati per butano, propano e loro miscele”; quando il collegamento fra valvola del bidone e regolatore è di tipo ad innesto rapido, gli attacchi di valvola e regolatore da connettere e la/e relativa/e guarnizione/i devono essere conformi alla norma UNI 9892 che tratta di “connessioni ad innesto rapido per accoppiamento con valvole di GPL – prescrizioni di sicurezza”. N.B.: Il regolatore di pressione deve essere controllato periodicamente secondo le prescrizioni fornite dal costruttore del regolatore stesso. Tubo flessibile Questo deve essere conforme alla norma UNI 7140 (aggiornata al 2013), avere lunghezza non maggiore di 1,5 m ed essere collegato a porta gomma conformi alla norma UNI 7141 che tratta di “apparecchi a gas per uso domestico – porta gomma e fascette”, con impiego di fascette conformi alla norma stessa”. Inoltre: • la connessione fra tubo flessibile e bidone deve essere effettuabile senza che si inducano movimenti torcenti nel tubo flessibile stesso; • il tubo flessibile non deve avere giunzioni intermedie; • il tubo flessibile deve essere disposto in modo da non essere soggetto ad urti, strappi, tensioni, torsioni, piegature o schiacciamenti; • il tubo flessibile non deve venire in contatto con corpi taglienti, spigoli vivi • e simili; • il tubo flessibile non deve riscaldarsi oltre 50 C; • il tubo flessibile non deve interessare due locali diversi. Ai fini della sicurezza la norma detta alcune precauzioni da seguire in merito alla prima installazione e sostituzione del bidone singolo. NON SONO BANALITÀ! E prima di proseguire nell’esplicitazione della norma, di seguito riportiamo alcune immagini molto significative di che cosa è capace di fare una fuga, accidentale di GPL. L’IMPREVISTO È SEMPRE DIETRO L’ANGOLO!

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Ora entriamo un pò più nel dettaglio della norma UNI 7131. Ove il bidone sia installato all’interno di un locale o in nicchia comunicante con l’interno del locale stesso, prima di ogni operazione di installazione o sostituzione di bidoni devono essere spalancate le aperture del locale prospicienti l’esterno al fine di mantenere ventilato l’ambiente. Viceversa ove il bidone sia installato all’aperto o in alloggiamento accessibile dall’esterno, prima di ogni operazione devono essere chiuse le eventuale aperture adiacenti, come porte e finestre, dei locali. Ogni operazione deve avvenire in totale assenza di possibili fonti di accensione/ innesco (apparecchi elettrici funzionanti, relais elettrici funzionanti, frigoriferi, motori in funzione, macchine in movimento, fuochi, fiamme libere ecc.). Durante tutte le operazioni non devono essere azionati interruttori e/o commutatori elettrici. In presenza di una perdita da un bidone, deve essere evitata ogni fonte di accensione; 1. se non è possibile contenere la perdita devono essere avvertite le autorità competenti e le persone abitanti nelle vicinanze per i provvedimenti del caso; 2. se il bidone che perde si trova all’interno di un locale devono essere aperte le finestre e/o porte - finestre del locale stesso, e il bi- done deve essere portato con precauzione all’aperto, se ciò può es- sere fatto in condizioni di sicurezza. Per la prima installazione e messa in servizio di un bidone dopo che l’impianto fisso, chiaramente ove esistente, sia stato sottoposto a prova di tenuta secondo la norma UNI 7129, devono essere eseguite nell’ordine le operazioni seguenti: • accertamento dell’esistenza della “Dichiarazione di Conformità” per l’impianto; ricordiamo che la dichiarazione di conformità è la carta d’identità dell’impianto e la sua compilazione/esistenza presuppone che l’impianto rispetti i minimi di sicurezza e che quindi sia conforme alla norma di installazione; • verifica dello stato di chiusura dei rubinetti di intercettazione posti sull’impianto fisso e dei rubinetti posti a monte degli apparecchi utilizzatori; • collegamento di una estremità del tubo flessibile al regolatore; • collegamento dell’altra estremità del tubo flessibile all’impianto fisso o, se nel caso, all’apparecchio utilizzatore; • verifica del regolare stato del bidone, della relativa valvola e della sua completa chiusura, prima dell’installazione del bidone stesso; • corretto posizionamento del bidone, al fine di consentire l’agevole manovrabilità della valvola a volantino, oppure della leva del regolatore di pressione ad innesto rapido; • rimozione graduale del tappo applicato sulla valvola del bidone, con contemporaneo accertamento della tenuta della valvola stessa, con mezzi e procedure idonee; • verifica della/e guarnizione/i di tenuta tra valvola e regolatore; • collegamento del regolatore alla valvola del bidone; • apertura graduale della valvola del bidone, con contemporaneo 58 ABC degli Impianti Termici


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controllo con soluzione tensioattiva o mezzi equivalenti della tenuta del collegamentoeseguito, del regolatore di pressione e del tubo flessibile. N.B.: È vietato il controllo con fiamma, come fiammiferi e accendino. Ulteriori controlli particolari riguardanti i bidoni e le relative valvole, possono essere richiesti dall’azienda distributrice. Infine la successiva messa in servizio degli apparecchi utilizzatori deve essere eseguita in conformità alla UNI 7129. Per il controllo dell’assenza di fughe vale quanto sopra esposto. Per la sostituzione di un bidone singolo deve essere rispettata la seguente procedura: • verificare che i rubinetti di intercettazione posti sull’impianto fisso e sugli apparecchi utilizzatori, siano chiusi; • verificare che la valvola del bidone da rimuovere sia chiusa; • rimuovere gradualmente il regolatore dal bidone da sostituire; • rimuovere il bidone stesso; • verificare il regolare stato del regolatore e del tubo flessibile e ove necessario (danneggiamenti, avvenuta scadenza, ecc.) sostituire gli stessi; • verificare il regolare stato del nuovo bidone, della relativa valvola e della sua completa chiusura; • rimuovere gradualmente il tappo applicato sulla valvola del nuovo bidone; con contemporaneo controllo con soluzione tensioattiva, acqua saponata, esplosimetro, ecc. della tenuta della valvola stessa; N.B.: È vietato il controllo con fiamma, come fiammiferi e accendino; • verificare lo stato della/e guarnizione/i di tenuta tra valvola del nuovo bidone e regolatore, e ove necessario procedere alla loro sostituzione; • collegare il regolatore alla valvola del nuovo bidone; • apertura graduale della valvola del nuovo bidone, con contemporaneo controllo con soluzione tensioattiva o mezzi equivalenti della tenuta del collegamento eseguito, del regolatore di pressione e del tubo flessibile. N.B.: È vietato il controllo con fiamma, come fiammiferi e accendino; Eseguita la sostituzione del bidone, deve essere verificato il buon funzionamento di ciascun apparecchio utilizzatore ad esso collegato. Come sopra citato la presente norma differenzia ai fini della sicurezza, l’installazione del bidone singolo dall’installazione di più bidoni tra loro collegati e del relativo regolatore. Passiamo ora ad analizzare l’installazione di più bidoni tra essi collegati. L’installazione di bidoni di GPL fra loro collegati, il gruppo di regolazione, le manichette serventi per il collegamento dei bidoni al gruppo di regolazione stesso, deve essere effettuata solo ed esclusivamente all’esterno dei locali in una delle due tipologie di seguito riportate: • all’aperto, in posizione protetta; • in apposito alloggiamento esterno. Vediamo le prescrizioni dettate dalla norma, ai fini della sicurezza, in merito alle modalità di installazione. • I bidoni devono essere installati in posizione verticale con valvola in alto. 59


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• I bidoni, le manichette e il gruppo di regolazione devono essere installati in modo che la loro temperatura non possa superare 40 °C per effetto dell’irraggiamento solare o per l’esistenza di vicine sorgenti di calore. • È vietato installare bidoni a livello più basso del suolo; • È vietato installare bidoni ad una DISTANZA MINORE di 1 m da materiali combustibili, impianti elettrici, prese d’aria, aperture comunicanti con locali o vani posti a livello inferiore del piano di campagna, prese d’aria, porte e porte finestre a livello del piano di appoggio dei bidoni. • È vietato installare bidoni ad una DISTANZA MINORE di 2 m da caditoie non sifonate. • La capacità dei bidoni installati deve essere commisurata ai consumi dell’utenza, onde consentire una regolare erogazione del gas dai bidoni stessi. • Possono essere installati fino a quattro bidoni, per una capacità complessiva non maggiore di 70 kg ivi compresi gli eventuali bidoni singoli installati in altra posizione presso l’utenza servita. • Bidoni non allacciati, siano essi pieni, parzialmente pieni, vuoti o presunti vuoti NON DEVONO in NESSUN CASO essere tenuti in deposito presso l’utente; questa prescrizione è molto importante ai fini della sicurezza e purtroppo a volte non viene rispettata; infatti spesso e volentieri il retro delle case diventano depositi di bidoni. INSTALLAZIONE ALL’APERTO In merito all’installazione all’aperto, bidoni, le manichette e il gruppo di regolazione devono essere installati: • in un luogo protetto dalle intemperie, • dall’azione diretta dei raggi solari, • da possibili urti accidentali, • da manomissioni. Nell’ambito della proprietà dell’utente i bidoni, le manichette e il gruppo di regolazione possono essere installati in una delle posizioni dei seguito riportate in adiacenza a parete esterna delimitante i locali serviti: • su balconi o terrazzi prospicienti, sovrastanti o sottostanti i locali serviti; • in altra posizione esterna (fermo restando le prescrizioni di cui sopra). Il piano di appoggio dei bidoni deve essere di materiale compatto e incombustibile. L’altra tipologia di installazione ammessa dalla norma per bidoni di GPL fra loro collegati, è l’installazione in apposito alloggiamento esterno. Innanzitutto la struttura/dimensione dell’alloggiamento deve essere tale da consentire agevole installazione e sostituzione di ogni bidone senza necessità di sollevamento o trascinamento laterale del bidone stesso, delle manichette e del gruppo di regolazione e chiaramente deve consentire la facile manovra di apertura e chiusura delle valvole dei bidoni e del gruppo di regolazione. L’alloggiamento deve essere costruito/ realizzato, in funzione delle seguenti prescrizioni: • non deve avere dimensioni più ampie del necessario, 60 ABC degli Impianti Termici


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• non deve essere adibito al ricovero di apparati o materiali estranei; • deve essere dotato di aperture di aerazione permanenti di superficie • complessiva libera non minore del 20% della superficie in pianta, direttamente comunicanti con esterno, distribuite in alto e in basso e queste ultime alla quota prossima a quella del pavimento; • deve essere realizzato con materiale incombustibile così come la/e portella/e o elementi mobili di accesso, inoltre questi devono essere chiudibile/i con chiave. Ciò detto vediamo che cosa è l’alloggiamento del bidone. Armadio, da fissare in

L’alloggiamento può essere costituito da: adiacenza a parete esterna • un armadio, fissato in adiacenza a parete esterna • una nicchia accessibile dall’esterno; N.B.: Nel caso di nicchia, le pareti, salvo quella prospiciente l’esterno, devono essere a tenuta e nell’attraversamento dall’alloggiamento (dei bidoni) al locale adiacente, la tubazione del gas deve essere posta entro tubo guaina passante, con intercapedine sigillata in corrispondenza dell’estremità posta all’interno del locale. Ciò detto, prima di esplicitare i contenuti della norma in merito ai componenti, di seguito si riportano alcuni esempi di installazione di bidoni tra essi collegati.

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62 ABC degli Impianti Termici


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Vediamo ora di analizzare i componenti principali iniziando dal gruppo di regolazione. (vedi tabella 1 a fianco) La norma da la possibilità di ridurre la pressione nelle seguenti modalità: • riduzione della pressione in un solo stadio mediante un regolatore di pressione; • riduzione della pressione in due stadi mediante un regolatore di primo stadio o un inversore ed un regolatore finale della pressione. Nel caso il gruppo di regolazione comprenda un rubinetto a tre vie avente la funzione di prelevare alternativamente il gas da due bidoni o da due coppie di bidoni, la leva del rubinetto deve essere provvista di scritta INDELEBILE indicante quale bidone o quali bidoni sia/siano al momento in servizio. Oltre alle prescrizioni sopra esposte, la norma ne detta altre per il professionista ed in particolare: 1. i vari componenti del gruppo di regolazione devono essere installati e supportati in modo da impedire sforzi per effetto termico, nonché per trazioni o torsione durante la sostituzione dei bidoni; 2. una valvola di intercettazione ed una valvola di non ritorno eventualmente incorporata in altro apparato, devono essere installate nell’immediata vicinanza di ogni punto di attacco delle manichette al gruppo di regolazione; 3. le valvole di non ritorno devono essere in classe PN 40 conformi alle specifiche norme applicabili; 4. i collettori devono essere di tubo di acciaio con pressione di progetto almeno corrispondente a PN 40; 5. gli inversori ed i regolatori di pressione devono essere conformi alle specifiche norme applicabili; 6. I raccordi ed i pezzi speciali devono essere di acciaio oppure di ottone e devono essere conformi alle specifiche norme applicabili; N.B.: in particolare per i punti 3, 4, 5, 6, ricordarsi di chiedere il certificato di conformità del prodotto alla norma di riferimento, se non è già presente nella confezione. 7. componenti, parti di componenti, raccordi e pezzi speciali di ottone NON DEVONO ESSERE ricavati da barra; 8. la valvola posta a valle del regolatore finale della pressione deve avere sezione libera di passaggio non minore del 75% di quella del tubo al quale la valvola è collegata; 9. il senso di apertura e chiusura della valvola deve essere chiaramente indicato e facilmente comprensibile. Si precisa anche che la parte del gruppo di regolazione sottoposta a pressione di vapore deve essere costruita, collaudata in fabbrica e garantita dal costruttore per l’uso di GPL ad una pressione di 18 bar e alla temperatura di 50 °C. Nel caso che il professionista acquisti il/i riduttore/i e gli inversori separatamente dalla/e rampa/e di collegamento alle manichette, i loro collegamenti alla rampa stessa devono essere filettati in conformità alla norma UNI EN 10226 – 1 -2 (ha sostituito la norma UNI ISO 7-1) o in conformità alla norma UNI ISO 228-1. Sul filetto per i collegamenti devono essere impiegati materiali di tenuta, 63


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specifici per GPL, conformi alla norma UNI EN 751. Per le giunzioni con filettatura secondo la UNI ISO 228 - 1 le guarnizioni devono essere resistenti al GPL liquido e alle sostanze odorizzanti e denaturanti contenute nel prodotto. I vari componenti del gruppo di regolazione devono essere collaudati in fabbrica per le condizioni di esercizio richieste. Dopo l’assemblaggio il gruppo di regolazione deve essere collaudato in fabbrica con pressione pari a 1,5 volte a pressione massima di esercizio. Se il professionista per qualsiasi motivo dovesse assemblare anche solo parzialmente il gruppo di riduzione in loco, il gruppo stesso deve essere ricollaudato in loco anche dopo l’installazione, con pressione di entrata di 18 bar e adottando le prescrizioni per la sicurezza. Il professionista deve fissare saldamente il gruppo di regolazione alla parete in muratura, oppure può montarlo su un supporto metallico fissato stabilmente al suolo. Veniamo ora alle manichette. La norma prescrive che le manichette devono essere collegate stabilmente al gruppo di regolazione ad una delle loro estremità, mentre l’altra estremità deve essere provvista di raccordo adatto ad essere collegato alla valvola del bidone. Chiaramente la connessione fra manichetta e bidone deve essere effettuabile senza che si inducano movimenti torcenti nella manichetta stessa. Le manichette, complete di raccordi, devono essere collaudate in fabbrica secondo la norma UNI EN ISO 1402 ad una pressione di 40 bar a temperatura ambiente. Le manichette, il gruppo di regolazione e i vari componenti che lo costituiscono, devono essere controllate periodicamente secondo le indicazioni contenute nel manuale d’uso fornite dai costruttori. Comunque il professionista deve anche verificare che: 1. non devono apparire screpolature, tagli od altri segni di deterioramento lungo la manichetta, né danni ai raccordi di estremità; 2. la manichetta deve avere mantenuto l’originale flessibilità e il materiale non risulti né indurito né plastico; 3. non sia stato superato il termine di scadenza per la sostituzione della manichetta; 4. le manichette devono in ogni caso essere sostituite con altre nuove ad intervalli di non oltre 5 anni. Come esplicitato per il bidone singolo, così anche per i bidoni tra essi collegati, ai fini della sicurezza, la norma detta alcune precauzioni da seguire in merito alla prima installazione e sostituzione. NON SONO BANALITÀ. Prima di installare o sostituire dei bidoni, è necessario verificare che siano chiuse, e nell’eventualità che siano aperte chiuderle, eventuali aperture prossime ai bidoni stessi, come porte e finestre di locali, aperture di vani, ecc.. E’ necessario eseguire ogni operazione (installazione e sostituzione di bidoni) in 64 ABC degli Impianti Termici


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totale assenza di possibili fonti di accensione (apparecchi elettrici funzionanti, relais elettrici funzionanti, motori di automezzi in finzione, macchine in movimento, fuochi, fiamme libere ecc.). L’alimentazione dell’energia elettrica in loco deve essere interrotta durante le operazioni. In presenza di una perdita da un bidone, deve essere evitata ogni fonte di accensione; se non è possibile contenere la perdita devono essere avvertite le autoritàcompetenti e le persone abitanti nelle vicinanze per i provvedimenti del caso.

La norma prescrive anche che se il gruppo di regolazione comprende un inversore, al fine di consentire automaticamente il prelievo alternativo del gas da due bidoni o da due coppie di bidoni, l’inversore stesso deve essere provvisto di dispositivo indicante quale/i bidone/i è/sono al momento in servizio.

Per la prima installazione e messa in servizio di bidoni tra essi collegati dopo che l’impianto fisso sia stato sottoposto a prova di tenuta secondo la norma UNI 7129, devono essere eseguite nell’ordine le operazioni seguenti: • accertamento dell’esistenza della “Dichiarazione di Conformità” per l’impianto; (ricordiamo che la dichiarazione di conformità è la carta d’identità La lunghezza delle manichette dell’impianto e la sua compilazione/esistenza deve essere tale da consentire presuppone che l’impianto rispetti i minimi di la loro agevole connessione sicurezza e che quindi sia conforme alla norma ai bidoni e non deve essere maggiore di 1 m. di installazione) Le manichette devono essere • verifica dello stato di chiusura dei rubinetti di garantite e collaudate dal intercettazione posti sull’impianto fisso e sugli fabbricante per l’uso di GPL, apparecchi utilizzatori; ad una pressione di esercizio • verifica del regolare stato dei bidoni da installare, di 20 bar e ad una temperatura delle relative valvole e della loro completa chiusura; di esercizio nel campo da -30 °C • verifica del corretto posizionamento dei bidoni; a +60 °C. • rimozione graduale del tappo applicato Non devono avere giunzioni sulle valvole dei bidoni, con contemporaneo intermedie. accertamento della tenuta delle valvole stesse; • verifica delle guarnizioni di tenuta tra valvole dei bidoni e raccordi di estremità delle manichette e collegamento delle manichette ai bidoni; • apertura graduale della valvola del bidone, CON CONTEMPORANEO CONTROLLO CON SOLUZIONE TENSIOATTIVA O MEZZI EQUIVALENTI DELLA TENUTA DEL COLLEGAMENTO EFFETTUATO; • apertura graduale della valvola posta sull’impianto fisso corrispondente al bidone aperto; • controllo della tenuta dei vari elementi costituenti il gruppo di regolazione; • apertura graduale dei rubinetti posti a valle del gruppo di regolazione, con relativo controllo di tenuta, con mezzi e procedure idonee; • apertura graduale della valvola degli altri bidoni con controlli relativi. 65


La norma UNI 7131: Impianti alimenta da gas GPL ad uso domestico

Ulteriori controlli particolari riguardanti i bidoni e le relative valvole, possono essere richiesti dall’azienda distributrice. Infine la successiva messa in servizio degli apparecchi utilizzatori deve essere eseguita in conformità alla UNI 7129. Per il controllo dell’assenza di fughe vale quanto sopra esposto. Il professionista per eseguire la sostituzione di ogni bidone deve rispettare la seguente procedura: • verifica dello stato di chiusura della valvola posta a valle della manichetta corrispondente al bidone da sostituire; • verifica dello stato di chiusura della valvola del bidone da sostituire; • distacco graduale della manichetta dal bidone da sostituire; • verifica del regolare stato della manichetta ed eventuale sostituzione della stessa; • verifica del regolare stato del nuovo bidone e della relativa valvola; • rimozione graduale del tappo applicato sulla valvola del nuovo bidone, con contemporaneo accertamento della tenuta della valvola stessa; • verifica ed eventuale sostituzione della guarnizione di tenuta tra valvola del bidone e raccordo di estremità della manichetta; • collegamento della manichetta alla valvola del nuovo bidone; • apertura graduale della valvola del nuovo bidone; • controllo della tenuta del collegamento effettuato con soluzione tensioattiva omezzi equivalenti, mai con fiamma; • apertura graduale della valvola posta a valle della manichetta corrispondente al bidone sostituito. N.B.: NEL CASO DI BIDONI CHE FUNZIONANO IN PARALLELO L’APERTURA DELLA PREDETTA VALVOLA, DEVE AVVENIRE SOLO DOPO CHE ENTRAMBI I BIDONI SONO STATI SOSTITUITI. Una volta ultimata la sostituzione del/dei bidoni, il professionista deve verificare il buon funzionamento dei vari apparecchi utilizzatori installati. Concludendo, speriamo di avere fugato dubbi, ma soprattutto di aver fatto capire ancora una volta che gli impianti di adduzione gas devono essere eseguiti in conformità alle norme di installazione. ●

66 ABC degli Impianti Termici


La MalaIdraulica

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UNI TS 11278/2008 - Camini, canali da fumo, condotti, canne fumarie metalliche

La Specifica Tecnica UNI – TS 11278 Camini, canali da fumo, condotti, canne fumarie metallici. Scelta e corretto utilizzo in funzione del tipo di applicazione e relativa designazione del prodotto.

N

el maggio del 2008 è stata pubblicata la specifica tecnica UNI – TS 11278 che stabilisce i criteri di scelta delle canne fumarie, dei camini, dei condotti e dei canali da fumo metallici rigidi e dei condotti flessibili per intubamento, in funzione del corretto abbinamento apparecchio utilizzatore/tipologia di installazione, in conformità alla norma UNI EN 1443 e alle specifiche norme europee di prodotto applicabili. Si precisa che la presente specifica tecnica (di seguito TS) integra funzionalmente per le prescrizioni di specie la UNI EN 1856-1 e la UNI EN 1856-2. Ad oggi questa norma è tutt’ora in vigore e in questo capitolo cercheremo di chiarire i concetti fondamentali espressi nella TS iniziando dallo scopo e dal campo di applicazione della stessa, e che cosa comporta la sua pubblicazione per i manutentori/installatori. Quindi iniziamo col precisare che l’aggettivo “metallici” nella presente TS, si riferisce alla parete a contatto con i prodotti della combustione. La TS prevede che: l’utilizzo di condotti metallici flessibili è previsto esclusivamente per l’intubamento di camini/ canne fumarie/vani tecnici già esistenti e per lo scarico dei vapori di cottura. La presente TS si applica a: 1. camini; 2. canali da fumo; 3. condotti per apparecchi di tipo C6; 4. canne fumarie; 68 ABC degli Impianti Termici


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5. condotti per intubamento, utilizzati per l’evacuazione dei prodotti della combustione, compresi i vapori di cottura, asserviti ad apparecchi in funzione del tipo di combustibile (gassoso, liquido, solido). Ciò vuol dire che la UNI – TS 11278 prescrive quali siano i requisiti minimi della canna fumaria/camino/condotto/canale da fumo metallici utilizzati per l’evacuazione dei prodotti della combustione di apparecchi alimentati con a) combustibili gassosi (per questa tipologia di combustibile è prevista anche l’evacuazione dei vapori di cottura); b) combustibili liquidi; c) combustibili solidi. La presente TS non si applica a: 1. camini strutturalmente indipendenti (libera installazione o auto portante); 2. condotti di evacuazione parte integrante di apparecchi a gas di tipo C (escluso il tipo C6), cioè forniti dal produttore dell’apparecchio stesso; condotti di evacuazione parte integrante di apparecchi a gas di tipo B muniti di ventilatore nel circuito di combustione, qualora siano installati a vista e smontabili, o ispezionabili se installati non a vista per un tratto compreso tra l’apparecchio e il camino/canna fumaria/ condotto intubato/terminale di evacuazione; 3. canne o condotti di aspirazione aria; 4. canali per la distribuzione dell’aria utilizzata per la ventilazione e il raffrescamento. Esplicitato quale sia il campo di applicazione della TS 11278, proseguiamo riportando alcune definizioni, che anche se ai più sono familiari e di uso comune, è bene ogni tanto rinfrescare. a) Apparecchio di cottura: è l’apparecchio destinato alla cottura dei cibi; possono essere fornelli, forni a gas e piani di cottura siano essi ad incasso, separati fra loro oppure incorporati in un unico apparecchio denominato usualmente “cucina a gas”. b) Camino intubato: è l’insieme del condotto intubato e del camino, della canna fumaria o del vano tecnico esistente che lo contiene ed è comprensivo dell’eventuale intercapedine di ventilazione. c) Camino per vapori di cottura: è l’elemento o l’insieme di elementi ad andamento prevalentemente verticale costituito/ costituiti da una o più pareti atto/atti a convogliare ed espellere i vapori di cottura a tetto in atmosfera. d) Collettore: è il condotto atto a raccogliere e convogliare i prodotti della combustione provenienti da due o più apparecchi similari verso un camino o camino intubato. e) Condotto di esalazione: è il condotto che collega una cappa o un ventilatore asservito ad un apparecchio di cottura, ad un camino per vapori di cottura o direttamente verso l’atmosfera esterna. Esso può funzionare a pressione negativa o positiva rispetto all’ambiente. f) Terminale di evacuazione: è il dispositivo installato al termine di un condotto di evacuazione fumi o condotto di esalazione funzionante con pressione positiva, atto a disperdere in atmosfera i prodotti della combustione o i vapori di cottura. Esso può essere di tipo orizzontale o verticale. 69


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g) Tubo flessibile estensibile: è il condotto flessibile previsto per essere allungato per trazione o accorciato per compressione. h) Vapori di cottura: è l’insieme dei prodotti della combustione e dei vapori/ esalazioni risultanti dalla cottura dei cibi. Ricordiamo che la presente Specifica Tecnica al capitolo 4 vieta esplicitamente l’utilizzo di tubi flessibili estensibili. In merito alla costruzione della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo, l’installatore deve attenersi alle prescrizioni normative vigenti, alle istruzioni fornite dal fabbricante e DEVE UTILIZZARE PRODOTTI conformi alle seguenti norme: 1. UNI EN 1856-1; 2. UNI EN 1856-2; si precisa che le norme sopra citate SONO NORME ARMONIZZATE nell’ambito della Direttiva Prodotti da Costruzione e sono di riferimento per la marcatura CE. Prima di procedere oltre si ricorda che il concetto “di istruzioni fornite dal fabbricante” e più precisamente il “libretto d’uso e manutenzione del costruttore”, è stato introdotto dal D.M. n.° 37 del 22 gennaio 2008, all’articolo 2 (Definizioni relative agli impianti), lettera d) “ordinaria manutenzione”, che cita: “ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado normale d’uso, nonché a far fronte ad eventi accidentali che comportano la necessità di primi interventi, che comunque non modificano la struttura dell’impianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le prescrizioni previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto d’uso e manutenzione del costruttore”. Viene ribadito così che l’installazione e la manutenzione di qualsiasi apparecchio utilizzatore, deve essere eseguita in conformità a quanto prescritto dal costruttore/produttore, così come l’utilizzo e l’installazione di sistemi di distribuzione. Ciò detto proseguiamo dicendo che l’installatore di prodotti designati e marcati secondo la UNI EN 1856-2, deve definire la distanza dai materiali combustibili, secondo una delle seguenti modalità: 1. calcolo della distanza dei materiali combustibili secondo la UNI EN 15287-1, ad eccezione dei canali da fumo per i quali la distanza dai materiali combustibili deve essere fornita dal fabbricante; 2. rispetto delle distanze minime di sicurezza indicate nelle norme di installazione, come ad esempio UNI 7129, UNI 10845 ecc.. Inoltre nel caso di prodotti isolati in opera, l’installatore deve definire la resistenza termica, come ad esempio secondo il metodo di calcolo della UNI EN 15287-1. Comunque in ogni caso l’installatore non deve superare durante la fase di inserimento del tubo flessibile, il valore massimo di sforzo e l’angolo di inclinazione massimo dichiarati dal fabbricante. Una volta terminata l’installazione ed effettuati i relativi controlli e verifiche, l’installatore deve fissare in modo visibile, nelle immediate vicinanze del camino/canna fumaria, la placca del camino, fornita dal fabbricante a corredo del prodotto, che deve essere completata con le seguenti informazioni: 70 ABC degli Impianti Termici


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1. designazione secondo la UNI EN 1443; 2. diametro nominale; 3. distanza dai materiali combustibili, indicata in millimetri, seguita dal simbolo della freccia e dalla fiamma; 4. dati dell’installatore; 5. data di installazione. L’installatore deve riportare in modo indelebile sulla placca le sopra citate informazioni con riferimento a quanto realizzato e sulla base delle indicazioni fornite dal fabbricante nel libretto di istruzioni. A titolo esemplificativo nello schema n. 1 si riporta un esempio di placca da applicare al camino con la sezione compilata da parte dell’installatore.

Passiamo ora ad esplicitare quali siano i requisiti minimi della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo metallici utilizzati per l’evacuazione dei prodotti della combustione di apparecchi alimentati con combustibili gassosi e dei vapori di cottura, previsti dalla presente TS. In generale in questo capitolo sono specificati i requisiti minimi di una canna fumaria, un camino, un condotto, un canale da fumo per l’evacuazione dei prodotti della combustione collegabili ad apparecchi alimentati con combustibili gassosi. Inoltre pur non essendo l’evacuazione dei fumi e dei vapori di cottura esplicitamente compresa nello scopo e campo di applicazione delle norme UNI EN 1443, UNI EN 1856-1 e 1856-2, vengono ritenuti idonei all’uso specifico i componenti realizzati nel rispetto delle suddette norme di prodotto ed aventi i requisiti minimi riportati di seguito. 71


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Iniziamo con l’esplicitare che la classe o livello di temperatura, dichiarata dal fabbricante, è indicata con la lettera T seguita da un numero di tre cifre (xxx) che rappresenta la massima temperatura di funzionamento della canna fumaria, camino, condotto e canale da fumo. Nello schema n. 2 si riportano le classi o livelli di temperatura secondo la norma UNI EN 1443. La classe di temperatura del camino (vedi Schema 2) deve essere non minore della temperatura massima di uscita fumi dichiarata dal costruttore dell’apparecchio; anche in questo capoverso, come in altri successivi, si ribadisce la primaria importanza di quanto contenuto nel libretto d’uso e manutenzione fornito dal costruttore a corredo del prodotto. Non sono comunque ammesse classi di temperatura inferiori a T140, tranne nel caso di installazione di apparecchi di cottura e di caldaie a condensazione o affini. La classe di temperatura della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo al servizio di apparecchi di cottura ad uso domestico/professionale deve essere almeno T080. Per evitare il pericolo d’incendio, l’installatore deve montare, quindi eseguire l’installazione della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo ad una distanza dai materiali combustibili non minore di quella dichiarata dal fabbricante per tutti i prodotti designati secondo la norma UNI EN 1856-1 e, limitatamente per il canale da fumo/condotto di scarico, secondo la norma UNI EN 1856-2. In questo caso il produttore indica, di seguito alla lettera O (canna fumaria/ camino/condotto/canale da fumo non resistente al fuoco di fuliggine) e/o G (canna fumaria/camino/condotto/canale da fumo resistente al fuoco di fuliggine), la distanza minima (xx), espressa in millimetri, tra la parete esterna della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo e i materiali combustibili adiacenti. Inoltre si precisa che la canna fumaria, il camino, il condotto, il canale da fumo non è idonea a soddisfare i requisiti richiesti per la resistenza al fuoco a sviluppo dall’esterno, tranne se dichiarata espressamente dal produttore. Inoltre l’installatore deve verificare che la temperatura della parete esterna di 72 ABC degli Impianti Termici


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contatto non superi i valori riportati nella norma UNI EN 1856-1.2), laddove ci sia il rischio di contatto umano accidentale per garantire la sicurezza di impiego della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo. Qualora le suddette temperature della parete esterna siano superate, L’INSTALLATORE DEVE PROTEGGERE OPPORTUNAMENTE la superficie esterna di contatto rispettando le indicazione riportate nel libretto del fabbricante e comunque mediante idonei schermi di protezione o segregazione delle parti pericolose.

Esempio di marcatura:

T200 P1 W V2 L50040 O 30 Ciò detto nello schema n. 3 si riporta una schematizzazione delle classi di pressione del sistema di evacuazione fumi richieste, in funzione del tipo di apparecchio da installare, della tipologia di funzionamento e dell’ubicazione e il prospetto delle classi di pressione, in funzione delle pressioni di prova e delle perdite massime ammesse. La canna fumaria, il camino, il condotto, il canale da fumo possono resistere o no alla condensa. Le classi di resistenza alla condensa si distinguono in: 1. W per la canna fumaria/camino/condotto/canale da fumo idonei al funzionamento ad umido (resistenza alla condensa e alla diffusione del vapore); 2. D per la canna fumaria/camino/condotto/canale da fumo non idonei al funzionamento ad umido (solo funzionamento a secco). Il camino, la canna fumaria collettiva ramificata al servizio di apparecchi di tipo B, può essere di classe W, resistente all’umidità, oppure di classe D, non resistente all’umidità. Nel caso di camino, canna fumaria collettiva al servizio di apparecchi di tipo C è richiesta la classe W. Il canale da fumo per apparecchi di tipo B può essere di classe W o D. Nel caso di condotto, canale da fumo previsto per funzionare a secco (D - non resistente all’umidità), si deve evitare la formazione di condensa mediante opportuno isolamento qualora necessario; nell’eventualità che si rilevi la necessità di isolamento, questo dovrà avere resistenza termica (R) idonea alle condizioni climatiche ambientali di installazione e comunque non minore di 0,12 m2 K/W. Nel caso di condotto di scarico fumi per apparecchi di tipo C6 è richiesta la classe W (resistente all’umidità). La canna fumaria, il camino, il condotto, il canale da fumo al servizio di APPARECCHI DI COTTURA AD USO DOMESTICO/PROFESSIONALE ed apparecchi a condensazione o affini DEVE ESSERE DI CLASSE W (resistente all’umidità). Oltre a quanto sopra esposto il camino, la canna fumaria, il condotto, il canale da fumo dichiarato dal fabbricante idoneo a resistere alla corrosione in conformità alle norme UNI EN 1856-1 e UNI EN 1856-2 che ha superato una delle tre differenti tipologie di prova di resistenza alla corrosione, è designato con la sigla V1 o V2 o V3. 73


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Le classi di resistenza alla corrosione, in funzione ai tipi di combustibili che alimentano gli apparecchi, sono definite in conformità alla norma UNI EN 1443 e di seguito si riporta il prospetto esplicativo nello schema n. 4.

I prodotti metallici, utilizzati per realizzare la canna fumaria, il camino, il condotto, il canale da fumo, sono designati dal fabbricante, sulla base delle UNI EN 1856-1 e UNI EN 1856-2, secondo le seguenti 4 distinte classi di resistenza alla corrosione: 1. V1, V2 o V3 nel caso in cui il prodotto superi la rispettiva prova di corrosione descritta nella norma UNI EN 1856-1; 2. Vm nel caso in cui non sia eseguita alcuna delle prove sopra menzionate per la resistenza alla corrosione, ma il fabbricante dichiari esclusivamente il tipo e lo spessore del metallo costituente la parete interna a contatto con i fumi. La correlazione tra la classe di resistenza alla corrosione i conformità alla norma UNI EN 1443 e la classe di resistenza alla corrosione in conformità alle norme UNI EN 1856-1 e UNI EN 1856-2, in funzione della tipologia di apparecchio e della condizione di funzionamento è di seguito riportata nello schema n. 5.

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Nel caso di prodotti che non hanno effettuato e superato la prova di corrosione e di conseguenza designati Vm, il prospetto n. 6, esplicita la relazione in funzione della tipologia di apparecchio e della modalità di funzionamento (D o W), il materiale (tipo e spessore) minimo ammesso e la classe di resistenza alla corrosione in conformità alla norma UNI EN 1443.

1. V1 risulta idoneo al funzionamento ad umido ed a secco nel caso di utilizzo di gas naturale, GPL o gas manifatturato con contenuto massimo di zolfo ≤50 mg/ m3 (classe di resistenza alla corrosione 1 in conformità alla norma UNI EN 1443); 2. V2 risulta idoneo al funzionamento ad umido ed a secco nel caso di utilizzo di gas naturale, GPL o gas manifatturato con contenuto di zolfo >50 mg/m3 (classe di resistenza alla corrosione 1 e 2 in conformità alla norma UNI EN 1443); 3. V3 risulta idoneo al funzionamento a secco nel caso di utilizzo di gas naturale, GPL o gas manifatturato con contenuto di zolfo >50 mg/m3 (classe di resistenza alla corrosione 1 e 2 in conformità alla norma UNI EN 1443).

In caso di impiego a secco (D) è necessario una resistenza termica idonea alle condizioni climatiche ambientali di installazione e comunque non minore di 0,12 m2 K/W. In caso di presenza di condensa, si deve verificare la compatibilità dei diversi materiali che costituiscono il sistema di evacuazione fumi. A titolo esemplificativo, e non esaustivo, si deve evitare la formazione di fenomeni di corrosione elettrochimica. In merito alla classe o livello di resistenza al fuoco della fuliggine e distanza dai materiali combustibili, occorre precisare che per camino/canale da fumo/condotto/canna fumaria asservito ad apparecchi alimentati con combustibili gassosi, non è richiesta la resistenza al fuoco della fuliggine. In questo caso la designazione è indicata con la lettera O seguita dalla distanza dai materiali combustibili, espressa in millimetri (xx). Combustibile liquido I requisiti minimi della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo metallici utilizzati per l’evacuazione dei prodotti della combustione di apparecchi alimentati con combustibili liquidi, previsti dalla presente TS sono: ∗∗ la classe di temperatura del camino deve essere non

minore della temperatura massima di uscita fumi dichiarata 76 ABC degli Impianti Termici


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dal costruttore dell’apparecchio; anche in questo capoverso, come in altri successivi, si ribadisce la primaria importanza di quanto contenuto nel libretto d’uso e manutenzione fornito dal costruttore a corredo del prodotto. ∗∗ la classe o livello di temperatura, dichiarata dal fabbricante, è indicata con la lettera T seguita da un numero di tre cifre (xxx) che rappresenta la massima temperatura di funzionamento della canna fumaria, camino, condotto e canale da fumo. Non sono comunque ammesse classi di temperatura inferiori a T200, tranne nel caso di installazione di apparecchi a condensazione o affini. Per evitare il pericolo d’incendio, l’installatore deve montare, quindi eseguire l’installazione della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo ad una distanza dai materiali combustibili o infiammabili non minore di quella dichiarata dal fabbricante per tutti i prodotti designati secondo la norma UNI EN 1856-1 e, limitatamente per il canale da fumo/condotto di scarico, secondo la norma UNI EN 1856-2. In questo caso il produttore indica, di seguito alla lettera G (canna fumaria/ camino/condotto/canale da fumo resistente al fuoco di fuliggine), la distanza minima (xx), espressa in millimetri, tra la parete esterna della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo e i materiali combustibili adiacenti. Inoltre è necessario verificare che la temperatura della parete esterna di contatto non superi i valori riportati nella norma UNI EN 1856-1.3), laddove ci sia il rischio di contatto umano accidentale per garantire la sicurezza di impiego della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo. Qualora le suddette temperature della parete esterna siano superate, bisogna PROTEGGERE OPPORTUNAMENTE la superficie esterna di contatto rispettando le indicazione riportate nel libretto del fabbricante e comunque mediante idonei schermi di protezione o segregazione delle parti pericolose. Ciò detto di seguito si riporta nel prospetto n. 7 una schematizzazione delle classi di pressione del sistema fumario, in funzione del tipo di apparecchio da installare, della tipologia di funzionamento e dell’ubicazione e il prospetto delle classi di pressione, in funzione delle pressioni di prova e delle perdite massime ammesse. La canna fumaria, il camino, il condotto, il canale da fumo possono resistere o no alla condensa. Le classi di resistenza alla condensa si distinguono in: 1. W per la canna fumaria/camino/condotto/canale da fumo idonei al funzionamento ad umido (resistenza alla condensa e alla diffusione del vapore); 2. D per la canna fumaria/camino/condotto/canale da fumo non idonei al funzionamento ad umido (solo funzionamento a secco). La canna fumaria, il camino, il condotto, il canale da fumo al servizio di apparecchi di tipo aspirato può essere di classe D (non resistente all’umidità) oppure di classe W (resistente all’umidità). Nel caso di condotto, canale da fumo previsto per funzionare a secco (D - non resistente all’umidità), si deve evitare la formazione di condensa mediante 77


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opportuno isolamento qualora necessario; nell’eventualità che si rilevi la necessità di isolamento, questo dovrà avere resistenza termica (R) idonea alle condizioni climatiche ambientali di installazione e comunque non minore di 0,12 m2 K/W. Il camino, il condotto, il canale da fumo al servizio di apparecchi a condensazione o affini deve essere di classe W (resistente all’umidità). Oltre a quanto sopra esposto il camino, la canna fumaria, il

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condotto, il canale da fumo dichiarato dal fabbricante idoneo a resistere alla corrosione in conformità alle norme UNI EN 1856-1 e UNI EN 1856-2 che ha superato una delle tre differenti tipologie di prova di resistenza alla corrosione, è designato con la sigla V1 o V2 o V3. Le classi di resistenza alla corrosione, in funzione ai tipi di combustibili che alimentano gli apparecchi, sono definite in conformità alla norma UNI EN 1443 e di seguito si riporta il prospetto esplicativo nello schema n. 8. La correlazione tra la classe di resistenza alla corrosione in conformità alla

norma UNI EN 1443 (sopra riportata) e la classe di resistenza alla corrosione in conformità alle norme UNI EN 1856-1 e UNI EN 1856-2, in funzione della tipologia di apparecchio e della condizione di funzionamento è riportata nello schema n. 9. Quindi anche in questo caso fronte di quanto sopra esposto, si traggono le seguenti conclusioni: 1. V1 risulta idoneo al funzionamento ad umido ed a secco nel caso combustibili liquidi tipo cherosene con contenuto di zolfo ≤50 mg/m3 (classe di resistenza alla corrosione 1 in conformità alla norma UNI EN 1443); 2. V2 risulta idoneo al funzionamento ad umido ed a secco nel caso combustibili liquidi tipo cherosene con contenuto di zolfo >50 mg/m3 e gasolio con contenuto di zolfo ≤0,2% in massa (classe di resistenza alla corrosione 1 e 2 in conformità alla norma UNI EN 1443); 3. V3 risulta idoneo al funzionamento a secco nel caso combustibili liquidi tipo cherosene con contenuto di zolfo >50 mg/m3 e gasolio con contenuto di solfuri >0,2% in massa (classe di resistenza alla corrosione 1, 2 e 3 in conformità alla norma UNI EN 1443). Nel caso di prodotti che non hanno effettuato e superato la prova di corrosione e di conseguenza designati Vm, il prospetto n. 10 di seguito riportato, esplicita la relazione in funzione della tipologia di apparecchio e della modalità di funzionamento (D o W), il materiale (tipo e spessore) minimo ammesso e la classe di resistenza alla corrosione in conformità alla norma UNI EN 1443. Si ricorda che in caso di impiego a secco (D), è necessario un isolamento di almeno 25 mm. 79


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Per il camino, il canale da fumo, il condotto, la canna fumaria asservito ad apparecchi alimentati con combustibili liquidi è richiesta la resistenza al fuoco della fuliggine, quindi la designazione sarà indicata con la lettera G seguita dalla distanza dai materiali combustibili espressa in millimetri (xx). Combustibile solido I requisiti minimi della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo metallici utilizzati per l’evacuazione dei prodotti della combustione di apparecchi alimentati con combustibili solidi, previsti dalla presente TS. Si precisa che per tali applicazioni non è consentito l’utilizzo di prodotti flessibili, limitatamente al canale da fumo o raccordo. Iniziamo con l’esplicitare che la classe o livello di temperatura , dichiarata dal fabbricante, è indicata con la lettera T seguita da un numero di tre cifre (xxx) che rappresenta la massima temperatura di funzionamento della canna fumaria, camino, condotto e canale da fumo. La classe di temperatura del camino, comunque non inferiore a T400, deve essere non minore della temperatura massima di uscita fumi dichiarata dal costruttore dell’apparecchio. Nel caso di apparecchio alimentato a pellet non sono ammesse classi di temperatura inferiori a T200. Per evitare il pericolo d’incendio, l’installatore deve montare, quindi eseguire l’installazione della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo ad una distanza dai materiali combustibili o infiammabili non minore di quella dichiarata dal fabbricante per tutti i prodotti designati secondo la norma UNI EN 1856-1 e, limitatamente per il canale da fumo/condotto di scarico, secondo la norma UNI EN 1856-2. In questo caso il produttore indica, di seguito alla lettera G (canna fumaria/camino/ condotto/canale da fumo resistente al fuoco di fuliggine), la distanza minima (xx), espressa in millimetri, tra la parete esterna della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo e i materiali combustibili adiacenti. 80 ABC degli Impianti Termici


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Nel caso di canna fumaria, camino, condotto, canale da fumo asservito ad apparecchio alimentato esclusivamente a pellet prodotto in conformità alla norma UNI/TS 11263 è ammessa la lettera O con la distanza minima (xx) espressa in millimetri. Inoltre l’installatore deve verificare che la temperatura della parete esterna di contatto non superi i valori riportati nella norma UNI EN 1856-1.4), laddove ci sia il rischio di contatto umano accidentale per garantire la sicurezza di impiego della canna fumaria, del camino, del condotto, del canale da fumo. Qualora le suddette temperature della parete esterna siano superate, E’ NECESSARIO PROTEGGERE OPPORTUNAMENTE la superficie esterna di contatto rispettando le indicazione riportate nel libretto del fabbricante e

comunque mediante idonei schermi di protezione o segregazione delle parti pericolose. Ciò detto di seguito si riporta nel prospetto n. 11 una schematizzazione delle classi di pressione del sistema fumario, in funzione del tipo di apparecchio da installare, della tipologia di funzionamento e dell’ubicazione e il prospetto delle classi di pressione, in funzione delle pressioni di prova e delle perdite massime ammesse. 81


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La canna fumaria, il camino, il condotto, il canale da fumo possono resistere o no alla condensa. Le classi di resistenza alla condensa si distinguono in: 1. W per la canna fumaria/camino/condotto/canale da fumo idonei al funzionamento ad umido (resistenza alla condensa e alla diffusione del vapore); 2. D per la canna fumaria/camino/condotto/canale da fumo non idonei al funzionamento ad umido (solo funzionamento a secco). La canna fumaria, il camino, il condotto, il canale da fumo al servizio di apparecchi di tipo aspirato può essere di classe D (non resistente all’umidità) oppure di classe W (resistente all’umidità). Nel caso di condotto, canale da fumo previsto per funzionare a secco (D - non resistente all’umidità), si deve evitare la formazione di condensa mediante opportuno isolamento qualora necessario; nell’eventualità che si rilevi la necessità di isolamento, questo dovrà avere resistenza termica (R) idonea alle condizioni climatiche ambientali di installazione e comunque non minore di 0,12 m2 K/W.

Oltre a quanto sopra esposto il camino, la canna fumaria, il condotto, il canale da fumo dichiarato dal fabbricante idoneo a resistere alla corrosione in conformità alle norme UNI EN 1856-1 e UNI EN 1856-2 che ha superato una delle tre differenti tipologie di prova di resistenza alla corrosione, è designato con la sigla V2 o V3. Le classi di resistenza alla corrosione, in funzione ai tipi di combustibili che alimentano gli apparecchi, sono definite in conformità alla norma UNI EN 1443 e di seguito si riporta il prospetto n. 12. La correlazione tra la classe di resistenza alla corrosione in conformità alla norma UNI EN 1443 (sopra riportata) e la classe di resistenza alla corrosione in conformità alle norme UNI EN 1856-1 e UNI EN 1856-2, in funzione della tipologia di apparecchio e della condizione di funzionamento è di seguito riportata nello schema n. 13. Quindi a fronte di quanto sopra esposto, si traggono le seguenti conclusioni: 82 ABC degli Impianti Termici


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1. V2 risulta idoneo al funzionamento a secco e ad umido nel caso di combustibili solidi tipo legna per caminetti aperti; 2. V2 e V3 risulta idoneo al funzionamento a secco per tutti i combustibili solidi. Nel caso di prodotti che non hanno effettuato e superato la prova di corrosione e di conseguenza designati Vm, il prospetto n. 14 di seguito riportato, esplicita la relazione in funzione della tipologia di apparecchio e della modalità di funzionamento (D o W), il materiale (tipo e spessore) minimo ammesso e la classe di resistenza alla corrosione in conformità alla norma UNI EN 1443. Per il camino, il canale da fumo, il condotto, la canna fumaria asservito ad apparecchi alimentati con combustibili solidi, è richiesta la resistenza al fuoco della fuliggine, quindi la designazione sarà 83


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Fig. 1

indicata con la lettera G seguita dalla distanza dai materiali combustibili espressa in millimetri (xx). Nel caso di canna fumaria, camino, condotto, canale da fumo asservito ad apparecchio alimentato esclusivamente a pellet prodotto in conformità alla norma UNI/TS 11263 è ammessa la lettera O con la distanza minima (xx) espressa in millimetri. Dopo aver inserito nell’esplicitazione della norma UNI TS 11278 i dati dell’appendice A della norma stessa al fine di renderne più fruibile la lettura, proseguiamo ora col riportare quanto indicato nelle Appendici B e C, iniziando riportando di seguito nello schema n. 15 un esempio di designazione di canna fumaria, camino, condotto, canale da fumo, dichiarata dal fabbricante secondo la norma UNI EN 1856-1, riportata sul prodotto e sull’imballaggio. Quindi quanto sopra riportato è quello che si deve trovare sul prodotto e sull’imballaggio e come si può notare riporta tutti i parametri esplicitati e approfonditi nel presente capitolo. Infine concludiamo riportando a titolo informativo, alcuni termini e definizioni tratti dalle principali norme del settore iniziando col riportare la figura del camino nel suo insieme.

1. Camino (n.° 1 della figura sopra riportata): struttura consistente di una o più pareti contenente una o più vie di efflusso; Definizione tratta dalla UNI EN 1443:2005, punto 3.6. 2. Canale da fumo (n.° 10 della figura sopra riportata): componente o insieme di componenti che permettono di raccordare l’uscita del generatore di calore al camino/canna fumaria; Definizione tratta dalla UNI EN 1443:2005, punto 3.31. 3. Canna fumaria collettiva ramificata (CCR): condotto asservito a più apparecchi installati su più piani dell’edificio, realizzata solitamente 84 ABC degli Impianti Termici


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con elementi prefabbricati che, per giusta sovrapposizione e giunzione, determinano una serie di canne singole (secondari), ciascuna dell’altezza di un piano, e un co lettore (primario) nel quale defluiscono i prodotti della combustione provenienti dai secondari a mezzo di un elemento speciale che svolge la funzione di deviatore; Definizione tratta dalla UNI 10640:1997, punto 3.5. 4. Canna fumaria collettiva: condotto fumi unico atto a raccogliere ed espellere i prodotti della combustione di più apparecchi collocati su diversi piani; Definizione tratta dalla UNI 10641:1997, punto 3.11. 5. Condotto di evacuazione dei prodotti della combustione: condotto di raccordo, fornito direttamente dal fabbri cante dell’apparecchio e parte integrante dello stesso, posto tra l’uscita dei prodotti della combustione dell’apparecchio ed un camino, canna fumaria, condotto intubato o terminale di scarico; può essere a vista all’interno del condotto per l’adduzione dell’aria comburente anch’esso a vista; Definizione tratta dalla UNI 11071:2003, punto 3.9. 6. Condotto per intubamento: condotto composto da uno o più elementi a sviluppo prevalentemente verticale, specificatamente adatto a raccogliere ed espellere i prodotti della combustione, nonché a resistere nel tempo ai componenti degli stessi ed alle loro eventuali condense, idoneo per essere inserito in un camino, canna fumaria o vano tecnico esistente; Definizione tratta dalla UNI 11071:2003, punto 3.14. 7. Tubo flessibile: condotto metallico o canale da fumo metallico con una costruzione a strato singolo o doppio progettato per piegarsi in qualsiasi direzione senza deformazione permanente. Definizione tratta dalla UNI EN 1856-1:20. ●

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UNI 10389/2009 - Analisi dei prodotti della combustione

La norma UNI 10389/2009 Analisi dei prodotti della combustione e misurazione in opera del rendimento di combustione

I

n questi ultimi anni le parole d’ordine per la produzione di calore sono state “Efficienza Energetica” e “Basso Impatto Ambientale” in termini di emissione di sostanze inquinanti. Quindi la ricerca e l’evoluzione tecnologica nell’ambito del “Sistema Produzione di Calore”, ha portato le aziende produttrici di generatori di calore a dover investire rispetto al passato, maggiori risorse economiche in progettazione e sviluppo di nuovi prodotti sempre meno inquinanti e più performanti, che soddisfino i requisiti richiesti dal Protocollo di Kyoto e la clientela nel rapporto qualità prezzo. In quest’ottica e in funzione dei sempre maggiori controlli eseguiti su tutto il territorio italiano, a settembre del 2009 è stata pubblicata la revisione della norma UNI 10389, che ha mandato in pensione la precedente norma datata ormai 1994. In questo capitolo tenteremo di esplicitare le novità più salienti e di chiarire dubbi e domande che a volte attanagliano installatori e manutentori in merito alla verifica e alla misurazione in opera del rendimento di combustione dei generatori di calore degli impianti termici degli edifici. Iniziamo col dire che la norma stabilisce e prescrive le procedure occorrenti per eseguire in opera l’analisi dei prodotti della combustione e la misurazione del rendimento di combustione e si applicano a tutti i generatori di calore alimentati a combustibile gassoso e/o liquido che sono destinati al riscaldamento degli ambienti e/o alla produzione di acqua calda sanitaria. La norma definisce e prescrive le procedure per la: • misurazione della portata termica del generatore di calore; • misurazione in opera della temperatura dei prodotti della combustione e dell’aria comburente; • misurazione in opera delle concentrazioni di ossigeno (O2) o anidride carbonica (CO2) e di monossido di carbonio (CO); • misurazione in opera dell’indice di fumosità (per i soli generatori alimentati con combustibili liquidi) e per il campionamento e analisi dei prodotti della combustione; • calcolo del rendimento di combustione. La presente norma non si applica agli: • impianti inseriti in cicli di processo; 86 ABC degli Impianti Termici


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• generatori di calore alimentati a combustibile solido e in questo contesto precisiamo che il titolo completo della norma è “UNI 10389 – 1 - Generatori di calore - Analisi dei prodotti della combustione e misurazion in opera del rendimento di combustione - Parte 1: Generatori di calore a combustibile liquido e/o gassoso” e ciò fa presupporre che in futura (ma non sappiamo quando) sarà pubblicata anche la parte 2 che presumibilmente tratterà dei generatori di calore alimentati da combustibile solido.

Proseguendo nell’esplicitazione facciamo notare che la revisione della norma, rispetto alla precedente versione, riporta la definizione di cos’è il “Libretto di Centrale” e il “Libretto d’Impianto”. Il primo è definito come il “Documento a corredo di ogni impianto termico avente potenza termica del focolare MAGGIORE di 35 KW, sul quale sono riportati i dati relativi all’impianto termico e ai suoi componenti, al suo esercizio e alla sua manutenzione”, mentre il secondo è definito come il “Documento a corredo di ogni impianto termico avente potenza termica del focolare NON MAGGIORE di 35 KW, sul quale sono riportati i dati relativi all’impianto termico e ai suoi componenti, al suo esercizio e alla sua manutenzione”. Visto che le parole hanno un peso, nello specifico le definizioni sopra ripor- tate, ricordiamo che il libretto sia esso di centrale che d’impianto, DEVONO ESSERE COMPILATI in ogni loro parte in conformità alla legislazione e normativa vigente. Purtroppo a volte si trovano impianti mancanti della documentazione specifica ed in particolare del “LIBRETTO DI IMPIANTO”. 87

Esempio di strumento portatile multifunzione


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Altra novità presente è la definizione dello “strumento portatile multifunzione”, che è: “un apparecchio in grado di misurare contemporaneamente almeno la temperatura dei prodotti della combustione, le concentrazioni di ossigeno (in alternativa quelle dell’ anidride carbonica) e il monossido di carbonio”. Quindi dato che abbiamo riportato la definizione, vediamo quali devono essere i requisiti minimi dello strumento portatile multifunzione. A completamento di quanto riportato in merito alla strumentazione, ricordiamo che la norma prescrive che gli strumenti DEVONO ESSERE gestiti, verificati e tarati periodicamente, in conformità alle istruzioni fornite dal costruttore a corredo dello strumento stesso, in modo da garantire la riferibilità della misura ai campioni nazionali del Sistema Nazionale di Taratura (SNT). Se tali istruzioni non fossero presenti, comunque lo strumento deve essere verificato e tarato almeno una volta ogni 12 mesi. Ciò detto risulta chiaro e palese che l’operatore deve effettuare le misurazioni attenendosi scrupolosamente alle istruzioni e le avvertenze riportate dal fabbricante sul libretto d’uso, salvo diverse indicazioni contenute nella norma UNI 10389 - 1. Inoltre la norma prescrive che la misurazione dei tempi deve essere effettuata mediante cronometro. In merito allo strumento di prelievo dei prodotti della combustione per la misura dell’indice di fumosità (solo per combustibili liquidi), lo stesso può essere uno strumento meccanico o elettronico a sé stante, oppure può essere integrato nello strumento multifunzione. In ogni caso deve essere dichiarato idoneo ai sensi della presente norma dal fabbricante. A tale proposito ricordiamo agli operatori che al momento di un eventuale acquisto, si deve verificare sempre la presenza di tale dichiarazione di idoneità. Proseguiamo esplicitando le procedure prescritte dalla norma, precisando che all’operatore che si appresta ad eseguire l’analisi dei prodotti della combustione e la misurazione in opera del rendimento di combustione, DEVE ESSERE RESA DISPONIBILE, per la consultazione a fini operativi e di sicurezza, la pertinente documentazione prevista dalla vigente legislazione, e i libretti d’uso e manutenzione del generatore di calore. La norma prevede che tali operazioni, l’analisi dei prodotti della combustione e la misurazione in opera del rendimento di combustione, possano essere eseguite da due soggetti ben distinti che sono: • l’operatore incaricato dal responsabile dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto e • l’operatore incaricato dall’autorità competente. Quindi in funzione di chi “opera” cambiano anche le procedure da seguire e prescritte dalla norma. L’ operatore incaricato dal responsabile per l’esercizio e la manutenzione deve: a. effettuare le misurazioni sul generatore regolato alla potenza termica del focolare effettiva; b. deve riportare sul libretto di centrale o di impianto le misure ottenute e le 88 ABC degli Impianti Termici


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operazioni effettuate (ma non è tenuto a redigere il rapporto di prova) c. deve assicurarsi che al termine delle operazioni il generatore e l’impianto funzionino in modo corretto. L’ operatore incaricato dall’autorità competente deve: a. effettuare la misurazione alla potenza termica del focolare effettiva e se non dovesse coincidere con quella nominale, l’operatore deve effettuare b. comunque la misurazione, riporatndo sul rapporto di prova della differenza; nel caso in cui non si potesse eseguire la misurazione della portata del combustibile si procede facendo riferimento alle precedenti misurazioni eseguite dall’installatore/manutentore oppure al dato di targa del generatore; c. effettuare la misurazione solo in presenza del responsabile dell’esercizio e della manutenzione o di persona da lui incaricata senza alterare in alcun modo il funzionamento dell’apparecchio se non compiere solo le operazioni previste dal fabbricante dell’apparecchio e indicate sul libretto d’uso e manutenzione; d. nel caso in cui sia impossibilitato ad effettuare le misurazioni deve segnalarlo sul rapporto di prova, specificandone il motivo; e. nel caso in cui di effettuare le misurazioni, ma con una procedura diversa da quella indicata nella presente norma, deve portare a termine il controllo, segnalando sul rapporto di prova i motivi di difformità; f. deve impiegare un apparecchio di misura in grado di stampare data e ora della misurazione, i parametri rilevati e un codice identificativo dello apparecchio; g. redigere il rapporto di prova in base a quanto indicato nella norma. Il rapporto dovrà essere redatto in 3 copie: ∗∗ una copia per l’operatore, ∗∗ una per il responsabile dell’esercizio e della manutenzione ∗∗ una per l’Ente che ha disposto la verifica; Entriamo ora nel vivo della norma esplicitando le prescrizioni in merito a dove devono essere eseguite le varie misurazioni. Il campionamento dei prodotti della combustione e la misurazione della temperatura degli stessi devono essere eseguiti, salvo diverse indicazioni da parte del produttore dell’apparecchio, in corrispondenza di un’apposita presa

Ove il condotto di evacuazione dei prodotti della combustione è parte integrante del generatore di calore, il foro può essere praticato solo su autorizzazione del fabbricante del generatore in conformità alle istruzioni rilasciate dal fabbricante stesso.

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di campionamento passante nel condotto di evacuazione dei prodotti della combustione che deve: • essere dotata di chiusura a tenuta, • avere diametro non minore di 10 mm, • potere essere richiusa in modo stabile • mantenere la tenuta dopo l’effettuazione delle misurazioni. Ove non fosse già presente e quindi eseguita dal produttore dell’apparecchio, la presa di campionamento deve essere praticata a cura del responsabile per l’esercizio e la manutenzione e deve consentire l’esecuzione delle misurazioni conformemente a quanto indicato dalla norma UNI 10398 - 1. A tale proposito ricordiamo agli operatori che il manuale d’uso e manutenzione di un generatore di calore è parte integrante del generatore stesso e che quindi tutte le operazioni sul generatore di calore devono essere eseguite in conformità al suddetto manuale! La presa di campionamento, ove non già predisposta dal fabbricante del generatore di calore, deve essere situata come riportato nella tabella 1.

La norma prescrive che se a valle del generatore sono disposti sistemi di recupero del calore, il foro deve essere situato sul tratto di condotto di evacuazione dei prodotti della combustione in uscita da questi sistemi; inoltre se il calore recuperato serve a preriscaldare l’aria comburente, la misurazione della temperatura dell’aria comburente deve essere effettuata prima del suo preriscaldamento. Fermo restando quanto sopra esposto, la norma prevede anche un caso ove non è possibile eseguire il controllo della combustione ed in particolare nel caso di “scarico a parete”, con le seguenti prescrizioni: • quando il collegamento fra il generatore di calore e il terminale di tiraggio o di scarico non consente di praticare la presa di campionamento e il fabbricante del generatore non ha predisposto o indicato un apposito punto di prelievo nel circuito fumi. 90 ABC degli Impianti Termici


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Sempre nel variegato mercato dei generatori di calore, ve ne sono alcuni che richiedono la presenza di due fori, generalmente predisposti dal fabbricante dell’apparecchio: • il primo foro consente la misurazione della temperatura dell’aria comburente, • mentre il secondo foro consente il prelievo dei prodotti della combustione per l’analisi di combustione. In questi casi occorre utilizzare strumenti multifunzione dotati di doppia sonda di temperatura o, in alternativa, si rileva e memorizza la temperatura dell’aria comburente con la caldaia a regime. In merito alla misurazione dell’aria comburente, la norma prescrive tre diverse posizioni di misura in funzione dei generatori di calore e precisamente: • generatori di calore con bruciatore ad aria soffiata; • generatori di calore a gas con bruciatore ad aria aspirata, camera di combustione aperta e tiraggio naturale o con ventilatore sulla linea di scarico dei prodotti della combustione; • generatori di calore a gas con camera di combustione stagna, a tiraggio naturale o con ventilatore sulla linea di scarico dei prodotti della combustione. Sino a qui abbiamo visto dove devono essere eseguite le misurazioni, ora vediamo come devono essere eseguite. La norma prescrive in generale, che ogni misurazione deve essere eseguita quando il generatore di calore si trova nello stato di regime, alla potenza termica per la quale la misurazione è prevista. Ma cos’è lo stato di regime! Anche in questo caso la norma è molto precisa e non lascia adito a qualsivoglia interpretazione. Infatti la norma ritiene raggiunto lo stato di regime, quando si sia stabilizzata la temperatura dei prodotti della combustione, vale a dire quando la temperatura stessa non varia più di ±2 °C. Invece per gli apparecchi a gas collegati a canne collettive, lo stato di regime si ritiene raggiunto dopo almeno 10 min dall’accensione dell’apparecchio. Una volta raggiunto lo stato di regime, l’operatore deve verificare che non vi sia alcun riflusso, anche parziale, dei prodotti della combustione in ambiente. In questo caso l’avvertenza/prescrizione importatante è che: ∗∗ se nell’ambiente vi è un riflusso anche parziale dei prodotti della combustione, le operazioni di misurazione dei parametri di combustione e conseguentemente il successivo calcolo del rendimento di combustione, non possono avere luogo. Quindi l’operatore rileva la temperatura del fluido in mandata dal generatore di calore, utilizzando la strumentazione disponibile sull’impianto o sull’apparecchio. Questo valore deve essere indicato sul rapporto di prova o sulla documentazione eventualmente prevista dalla legislazione/ normativa vigenti. Oltre a quanto sopra riportato, la norma prescrive che l’analisi dei prodotti della combustione e la misurazione in opera del rendimento di combustione devono essere effettuati alla massima potenza termica effettiva del focolare nelle condizioni di normale funzionamento del generatore di calore. 91


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Se ciò non fosse possibile, anche escludendo il termostato ambiente, la norma prevede che: a. se il generatore è di tipo combinato (riscaldamento e sanitario), lo si fa funzionare in produzione di acqua calda sanitaria; chiaramente il rendimento così ottenuto è riferito alla potenza termica del focolare effettiva durante la produzione di acqua calda sanitaria; b. se il generatore ha solo la funzione riscaldamento, il controllo della combustione deve essere effettuato alla potenza termica del focolare massima ottenibile, costante per il tempo necessario alla effettuazione delle misurazioni; anche in questo caso è chiaro e palese che il rendimento ottenuto deve essere riferito a tale potenza. Una delle precauzioni che l’operatore deve avere è quella di evitare l’ingresso di aria dal foro durante la prova, perché la misurazione della temperatura e delle concentrazioni potrebbero venire alterate rispettivamente dall’ingresso di un fluido più freddo e dalla conseguente diluizione dei prodotti della combustione. L’operatore per determinare il rendimento della combustione, deve rilevare almeno i seguenti parametri: a. temperatura dei prodotti della combustione; b. temperatura dell’aria comburente; c. concentrazione di ossigeno o, in alternativa, di anidride carbonica, nei prodotti della combustione; 92 ABC degli Impianti Termici


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d. concentrazione di ossido di carbonio nei prodotti della combustione; e. indice di fumosità (per i soli generatori alimentati con combustibili liquidi) che deve essere il risultato di tre singole misure; la prova è superata se ALMENO DUE delle TRE MISURE forniscono risultati non superiori a quello limite; • la misurazione dell’indice di fumosità si effettua con un apposito strumento in grado di fornire un risultato esprimibile nella scala di Bacharach; • se il filtro risultasse anche parzialmente bruciata o umida per effetto della condensa, la misurazione deve essere ripetuta; N.B.: per eventuali altri sistemi di prelievo l’operatore deve seguire le istruzioni del fabbricante dell’apparecchio. L’operatore deve effettuare la misurazione di ogni singolo parametro ALMENO TRE VOLTE, a intervalli di tempo uguali nel periodo di prova ritenuto necessario dall’operatore, e ogni volta almeno 120 s DOPO L’INIZIO del CAMPIONAMENTO. A giudizio dell’operatore: • la durata della prova e • il numero di misurazioni effettuate per ogni parametro possono essere aumentati, qualora l’operatore stesso riscontri misurazioni anomale o valori non significativi. Il valore di ogni singolo parametro, escluso l’indice di fumosità, è ottenuto dalla media aritmetica delle prime tre misure significative. L’operatore non deve prendere in considerazione eventuali misure anomale per la determinazione del valore misurato, ma se a giudizio dell’operatore stesso tali misurazioni anomale sono riconducibili alle condizioni di esercizio dell’impianto, ne deve fare menzione nel rapporto di controllo.

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Una delle verifiche che l’operatore deve fare è quella della potenza termica del focolare e dato che la norma si applica per combustibili gassosi e liquidi, inizieremo ad illustrare il calcolo per impianti termici alimentati da combustibile gassoso. Se l’impianto è dotato di contatore volumetrico, si rileva la portata in volume q, in m ³/h (metri cubi/ora) e la si moltiplica per i seguenti poteri calorifici inferiori convenzionali riferiti alle condizioni 15 °C e 1,013 bar: a. gas naturale • 9,45 kWh/m3, per ottenere la potenza termica del focolare in kilowatt; b. gas di petrolio liquefatti (GPL) • 32,25 kWh/m3, per ottenere la potenza termica del focolare in kilowatt quando il gas alimentato è butano; • 26,78 kWh/m3, per ottenere la potenza termica del focolare in kilowatt quando il gas alimentato è una miscela composta da butano (30%) e propano (70%); • 24,44 kWh/m3, per ottenere la potenza termica del focolare in kilowatt quando il gas alimentato è propano. N.B.: quando l’impianto è alimentato con combustibile gassoso diverso da quelli previsti dalla norma UNI 10389 - 1, i parametri necessari alla verifica devono essere forniti dall’azienda distributrice. La portata in volume q si ricava quando il generatore di calore è a regime, rilevando dal contatore il volume di gas erogato in almeno 120 s. Ove l’impianto non fosse dotato di contatore volumetrico o di altro sistema di misura della portata, si assume come potenza termica del focolare misurata quella nominale dichiarata dal fabbricante. In alternativa l’operatore può risalire alla potenza termica del focolare tramite la misura della pressione del gas alle apposite prese, avendo l’accortezza di controllare che l’apparecchio sia alimentato almeno alla minima pressione, indicata dal fabbricante, per avere la potenza termica nominale del focolare. N.B.: quanto sopra riportato si applica se la procedura è stata prevista dal fabbricante dell’apparecchio e le opportune indicazioni sono state riportate sul libretto di uso e manutenzione. A completamento di quanto sopra riportato di seguito è esplicitato il calcolo per ottenere la potenza termica del focolare degli impianti termici alimentati da combustibile liquido, iniziando con il citare la prescrizione normativa: a. gasolio • 86 kWh/kg, per ottenere la potenza termica del focolare in kilowatt; b. olio combustibile • 11,47 kWh/kg, per ottenere la potenza termica del focolare in kilowatt; N.B.: anche in questo caso, come per gli impianti a combustibile gassoso, quando l’impianto è alimentato con combustibile liquido diverso da quelli previsti dalla norma UNI 10389 - 1, i parametri necessari alla verifica devono essere forniti dall’azienda distributrice. 94 ABC degli Impianti Termici


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Nel caso la misurazione sia dall’operatore incaricato dalla competente autorità, è compito del responsabile dell’impianto di provvedere a: • fare trovare installato un opportuno manometro che consenta la lettura della pressione di polverizzazione del combustibile; • fornire le informazioni sulla portata nominale dell’ugello installato all’interno della testa di combustione. Infine la norma UNI 10389 – 1 prevede che sia per i combustibili gassosi sia per i combustibili liquidi è considerata accettabile una differenza tra la potenza termica del focolare misurata e la potenza termica del focolare nominale non maggiore del 10% della potenza termica del focolare nominale. Se la potenza termica del focolare misurata fosse maggiore del 10% della potenza termica del focolare nominale, il responsabile dell’impianto deve provvedere ad una corretta regolazione prima di procedere con la misurazione. Se la potenza termica del focolare è stata volutamente ridotta, tale nuova regolazione deve essere annotata nel libretto di impianto o di centrale. Ricordiamo agli operatori che sia il “libretto di centrale” che quello “d’impianto” devono essere compila in tutte le loro parti. Una delle novità più salienti introdotte dalla nuova norma UNI 10389 – 1, è la parcellizzazione delle misurazione in funzione delle tipologie dei generatori di calore e di seguito si riportano le definizioni dei moduli termici, generatori di calore modulari e generatori di calore in batteria: a. Un modulo termico è definito come un generatore di calore costituito da due o più elementi termici da esso inscindibili. b. Un elemento termico è costituito da uno scambiatore di calore e da un bruciatore (o porzione). c. Un generatore di calore modulare è costituito da uno o più moduli termici predisposti dal fabbricante per funzionare singolarmente o contemporaneamente in un unico circuito idraulico. d. L’impianto con generatori in batteria è costituito da più generatori non predisposti dal fabbricante per funzionare contemporaneamente in un unico circuito idraulico. La norma, come sopra citato, prescrive le misurazioni in funzione delle tipologie dei generatori di calore e precisamente: a. batterie di generatori di calore non a condensazione; in questo caso il campionamento dei prodotti della combustione e la misurazione in opera del rendimento di combustione devono essere eseguiti su ogni singolo generatore costituente la batteria. Il rendimento di combustione per ogni singolo generatore di calore deve essere calcolato: • sulla base dei valori misurati con gli altri generatori non in funzione, se ogni generatore è collegato a un proprio camino • in funzione se i prodotti della combustione dei generatori di calore in batteria confluiscono in un collettore. b. BATTERIE DI GENERATORI A CONDENSAZIONE; questo caso è la novità introdotta dalla norma UNI 10389 – 1 e sarà ampiamente trattato di seguito nel capicolo. c. moduli termici e generatori modulari; 95


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in questo caso il campionamento dei prodotti della combustione e la misurazione in opera del rendimento di combustione, devono essere eseguiti secondo in conformità alle modalità indicate dal fabbricante degli stessi. In assenza di tali indicazioni e nell’impossibilità di reperirle, le operazioni di cui sopra devono essere condotte: • considerando il generatore modulare come un unico generatore nel caso sia presente un’unica targa ed un unico condotto fumi, • altrimenti deve essere trattato, ai fini della misura, come una batteria. Prima di procedere all’esplicitazione del calcolo del rendimento della combustione, di seguito si riportano la “tabella 2”, contenente tutti i simboli con le rispettive unità di misura presenti nella norma e la “tabella 3”, contenente i coefficienti da utilizzare per il calcolo del rendimento di combustione stesso. Fermo restando quanto sopra riportato, entriamo nella parte “calda” della norma iniziando ad esplicitare il calcolo del rendimento della combustione per le CALDAIE NON CONDENSANTI, ribadendo che la norma UNI 10389 – 1 differenzia tale calcolo in funzione delle tipologie di generatori di calore. L’operatore prima di eseguire il calcolo del rendimento della combustione (ηcomb), deve calcolare la potenza termica persa al camino (Qs) che per le caldaie non condensanti, si ottiene applicando due formule, una in alternativa all’altra e che sono: a. misurazione della concentrazione dell’ossigeno nei prodotti della combustione; b. misurazione della concentrazione dell’anidride carbonica nei prodotti della combustione.

96 ABC degli Impianti Termici


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Caso a)

Qs = [A1 / (21 - O2) + B] × (tf - ta)

dove: Qs è la potenza termica persa al camino; A1 è il coefficiente per il calcolo del ηcomb; O2 è la concentrazione d’ossigeno; B è il coefficiente per il calcolo del ηcomb; tf è la temperatura dei fumi; ta è la temperatura dell’aria comburente. Riportiamo un esempio di misurazione della concentrazione dell’ossigeno nei prodotti della combustione utilizzando i coefficienti del gas naturale, ricordando che essendo un esempio di calcolo, i valori inseriti nella formula, tranne i coefficienti, sono inventati.Dato che il valore di Qs deve essere arrotondato Qs = [0,66 / (21 – 3,1) + 0,010] x (105 – 20) Qs = [0,036 + 0,010] x (105 – 20) Qs = 0,046 x 85 = 3,98

alla prima cifra decimale, il risultato sarà 3,9 e conseguentemente il ηcomb sarà calcolato come segue:

ηcomb = 100 – Qs ηcomb = 100 – 3,9 ηcomb = 96,1 ± 2

98 ABC degli Impianti Termici


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Caso b)

Qs = (A2/CO2 + B) x (tf – ta)

dove: Qs è la potenza termica persa al camino; A2 è il coefficiente per il calcolo del ηcomb ; CO2 è la concentrazione dell’anidride carbonica; B è il coefficiente per il calcolo del ηcomb ; tf è la temperatura dei fumi; ta è la temperatura dell’aria comburente Riportiamo un esempio di misurazione della concentrazione dell’anidride carbonica nei prodotti della combustione utilizzando i coefficienti del gas naturale, ricordando che essendo un esempio di calcolo, i valori inseriti nella formula, tranne i coefficienti, sono inventati.

Qs = [0,38/11 + 0,010] x (105 – 20) Qs = [0,034 + 0,010] x (105 – 20) Qs = 0,044 x 85 = 3,78

Dato che il valore di Qs deve essere arrotondato alla prima cifra decimale, il risultato sarà 3,8 e conseguentemente il ηcomb sarà calcolato come segue:

ηcomb = 100 – Qs ηcomb = 100 – 3,8 ηcomb = 96,1 ± 2 Vediamo ora di esplicitare il calcolo del rendimento della combustione per le CALDAIE CONDENSANTI, precisando che la norma UNI 10389 – 1 prevede, per tale calcolo due procedure. a. procedura uno: • è quella sopra riportata (caldaie non condensanti) che si applica quando la temperatura media dei prodotti della combustione all’uscita dalla caldaia NON È MINORE della temperatura di rugiada del vapore d’acqua negli stessi; b. procedura due: • è quella di seguito descritta che si applica quando la temperatura media dei prodotti della combustione all’uscita dalla caldaia È MINORE della temperatura di rugiada del vapore d’acqua negli stessi. ● 99


UNI 10683/2012 - Generatori a combustibili solidi

La norma UNI 10683/2012

Generatori di calore alimentati a legna o altri biocombustibili solidi Verifica, installazione, controllo e manutenzione

L

a norma definisce i requisiti di

verifica, installazione, controllo e manutenzione di impianti destinati al • riscaldamento ambiente • e/o alla produzione di acqua calda sanitaria • e/o alla cottura dei cibi, con apparecchi sia a tiraggio naturale lato fumi che a tiraggio forzato, di potenza termica nominale alimentati con biocombustibili solidi di cui alle norme della serie (Biocombustibili solidi – Specifiche e classificazione del combustibile). La norma si applica sia agli impianti con • apparecchi alimentati manualmente sia a quelli con • apparecchi a caricamento automatico, installati in locali e relative pertinenze. Nel prospetto nella pagina a fianco sono riportate le diverse categorie di apparecchi degli impianti oggetto della presente norma e la relativa norma di prodotto. • • • •

Inoltre la norma si applica anche agli: • apparecchi costruiti e/o assemblati in opera o su misura, inclusi quelli non rientranti nella UNI EN 15544 (Stufe tradizionali piene in maiolica/ intonacate costruite in opera – Dimensionamento) • ad impianti con apparecchi installati in spazi coperti adiacenti alle abitazioni, per esempio portici, verande ecc., ad eccezione delle prescrizioni pertinenti quali per esempio: 100 ABC degli Impianti Termici


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∗∗ ∗∗ ∗∗

prese d’aria; coesistenza con altri apparecchi; volumi minimi.

Sostanzialmente le operazioni previste dalla presente norma sono quattro e più precisamente: a. attività preliminari, durante le quali si deve: • verifica dell’ idoneità del locale di installazione, • verifica dell’ idoneità del sistema di evacuazione fumi, • verifica dell’ idoneità delle prese d’aria esterna. b. installazione, che comprende: • la realizzazione della ventilazione e il collegamento alle prese d’aria esterne, • la realizzazione e collegamento al sistema di evacuazione fumi, • il montaggio e posa in opera, • l’eventuali collegamenti elettrici ed idraulici, • la posa di coibentazione, • la prova di accensione e di funzionalità, • la posa di finiture e rivestimenti; c. compilazione e rilascio della documentazione, d. controllo e manutenzione periodica, Durante qualsiasi operazione di montaggio o di posa, è necessario verificare la compatibilià dell’impianto con particolare attenzione all’idoneità: • dei locali d’installazione; • del sistema di evacuazione fumi; • delle prese d’aria esterne. 101


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Si considerano idonei all’installazione gli apparecchi per i quali il fabbricante dichiari esplicitamente tale possibilità sulla documentazione tecnica e sui libretti d’uso e manutenzione. Gli apparecchi possono essere installati in appositi vani tecnici oppure integrati in qualsiasi punto dell’edificio e relative pertinenze, purché siano rispettate le prescrizioni della presente norma. Prima di effettuare l’installazione, è necessario controllare: a. l’ubicazione dell’ apparecchio nel locale d’installazione, • tenendo conto delle esigenze di accesso per la manutenzione, • afflusso dell’aria comburente ed evacuazione dei prodotti della combustione; b. la destinazione d’uso del locale di installazione; c. la presenza nei locali di installazione ed in quelli adiacenti e comunicanti di apparecchi già installati, anche alimentati con combustibili diversi, con particolare riferimento alle installazioni non ammesse di cui alla presente norma. Per gli apparecchi a focolare aperto si deve tener conto della disposizione delle porte e delle finestre e relativa possibilità di insorgenza di correnti d’aria: la collocazione dell’apparecchio deve consentire che la carica del combustibile e la pulizia delle ceneri di combustione avvengano in sicurezza. Sistema evacuazione fumi L’installazione deve essere preceduta da una verifica di compatibilità tra l’apparecchio e il sistema di evacuazione fumi attraverso la verifica di: ∗∗ esistenza della documentazione relativa all’impianto; ∗∗ esistenza e contenuto della placca camino; ∗∗ adeguatezza della sezione interna del camino; ∗∗ assenza di ostruzioni lungo tutto il camino; ∗∗ altezza e sviluppo prevalentemente verticale del camino; ∗∗ esistenza e idoneità del comignolo; ∗∗ distanza della parete esterna del camino e del canale da fumo dai materiali combustibili; ∗∗ tipo e materiale del camino; ∗∗ assenza di altri allacciamenti al camino. Idoneità delle prese d’aria esterna L’installazione deve essere preceduta da ∗∗ una verifica circa l’esistenza e l’idoneità di prese d’aria, ∗∗ della possibilità di adeguare quelle esistenti ∗∗ o di realizzarle secondo quanto previsto dalla presente norma. INSTALLAZIONE In generale l’installazione NON deve DANNEGGIARE l’edificio o altri impianti. Installazioni AMMESSE Nel locale possono preesistere o essere installati apparecchi funzionanti in modo stagno rispetto al locale, senza limitazioni (apparecchi a gas di tipo C, come definiti dalla UNI 7129) o che non mettano in depressione il locale rispetto all’ambiente esterno. 102 ABC degli Impianti Termici


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Esempio placca camino

Installazioni VIETATE • Non possono essere presenti e funzionanti apparecchi di tipo A e di tipo B (per la classificazione vedere UNI 10642 e UNI 7129). • Condotti di ventilazione di tipo collettivo e/o elettroventilatori/aspiratori collegati con l’esterno e/o apparecchiature che possano mettere in depressione il locale, o in ogni caso in presenza di una depressione del locale maggiore di 4 Pa. • Installazioni in locali con pericolo incendio. ATTENZIONE!!! • In bagni, • camere da letto • e monolocali è consentita ESCLUSIVAMENTE l’installazione stagna o di apparecchi a focolare chiuso con prelievo canalizzato dell’aria comburente dall’esterno. I piani di appoggio e/o punti di sostegno DEVONO avere una capacità portante idonea a sopportare il peso complessivo dell’apparecchio, degli accessori e dei rivestimenti del medesimo. Le pareti adiacenti laterali e posteriori e il piano di appoggio a pavimento devono essere realizzate in materiale non combustibile salvo quanto definito di seguito. È ammessa l’installazione in adiacenza • a materiali combustibili • o sensibili al calore purché sia interposta a distanza di sicurezza una protezione isolante e non combustibile in accordo con le istruzioni fornite dal fabbricante. In assenza di istruzioni del fabbricante dell’apparecchio la temperatura di materiali combustibili adiacenti raggiungere una temperatura uguale o maggiore della temperatura ambiente aumentata di 65 °C. 103


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VENTILAZIONE ED AERAZIONE DEI LOCALO DI INSTALLAZIONE Le prese d’aria devono soddisfare i requisiti seguenti: 1. essere protette mediante griglie, reti metalliche, ecc., senza ridurne, peraltro, la sezione utile netta; 2. essere realizzate in modo da rendere possibili le operazioni di manutenzione; 3. avere una sezione libera totale conforme alle prescrizioni del fabbricante o, in mancanza di queste, non minore di quanto di indicato nella tabella sotto; 4. essere comunicanti direttamente con l’ambiente di installazione o con l’apparecchio in conformità alle prescrizioni del fabbricante; 5. in presenza di collegamento della camera di combustione al condotto di ventilazione o presa d’aria esterna, tale collegamento deve essere fatto secondo le disposizioni del fabbricante. L’afflusso dell’aria può essere ottenuto anche per areazione/ventilazione indiretta, purché tale flusso avvenga liberamente attraverso aperture permanenti comunicanti con l’esterno. Nel locale adiacente le aperture permanenti devono: 1. essere protette mediante griglie, reti metalliche, ecc., senza ridurne la sezione utile netta; 2. essere realizzate in modo da rendere possibili le operazioni di manutenzione; 3. avere una sezione libera totale conforme alle prescrizioni del fabbricante o, in mancanza di queste, non minore di quanto di seguito indicato; Inoltre il locale adiacente non può essere: • un’autorimessa, • un magazzino di materiale combustibile,

104 ABC degli Impianti Termici


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• • • •

né comunque ad attività con pericolo incendio, un bagno, una camera da letto o un locale comune dell’ immobile.

SISTEMA DI EVACUAZIONI FUMI ∗∗ Ogni apparecchio deve essere collegato ad un sistema di evacuazione fumi ∗∗ Lo scarico dei fumi deve avvenire a tetto ∗∗ E’ vietato lo scarico a parete o in spazi chiusi anche a cielo libero ∗∗ I materiali devono essere idonei e marcati CE attraverso la conformità alle relative norme di prodotto ∗∗ I materiali devono essere di classe A1 (incombustibili – UNI 13501-1) ∗∗ Il cavedio deve essere di classe A1 (incombustibili – UNI 13501-1) ∗∗ Deve essere sempre in DEPRESSIONE (anche se intubato) ∗∗ Sono VIETATE le canne fumarie collettive ∗∗ E’ VIETATO convogliare cappe cucina, o in generale altri apparecchi nel canale da fumo o nel camino ∗∗ Evitare di scaricare il peso del camino direttamente sopra l’apparecchio ∗∗ Il camino deve essere adibito ad uso esclusivo dello scarico dei fumi, è vietato far transitare all’interno del camino stesso altri canali o tubazioni o impianti (es: canaline, cavi tubazioni del solare, altri condotti di scarico fumi ecc..) Nel caso di camini con materiali DIVERSI dal metallo dobbiamo prendere in considerazione le seguenti norme: I. UNI EN 13063-1 e UNI EN 13063-2 – Refrattari sistema camino II. UNI EN 1457 – Refrattari condotti interni III. UNI EN 1806 – Laterizio condotto e camino completo Al termine del montaggio l’installatore deve compilare e fissare in modo visibile la placca camino, ad esempio applicata all’interno dello sportello dell’ispezione. Tutte le volte che si devono attraversare materiali combustibili come per esempio pareti, divisori, tetti, solai, coperture ecc. NON classificati A1 secondo la UNI EN 13501 - 1 , si devono utilizzare in alternativa: ∗∗ componenti di un sistema camino doppia parete UNI EN 1856-1, UNI EN 13063-1, UNI EN 16063-2, UNI EN 1806 con rispetto della distanza di sicurezza in aria libera indicata nella designazione di prodotto e nelle istruzioni del fabbricante. Laddove ci sia il rischio di contatto umano accidentale, al di fuori del locale d’installazione, per garantire la sicurezza di impiego del camino/condotto/ canale da fumo, l’installatore deve verificare che la temperatura della parete esterna di contatto NON superi i valori riportati nella UNI EN 1856 - 1. Qualora le temperature della parete esterna SIANO SUPERATE, sarà necessario proteggere opportunamente la superficie esterna di contatto rispettando le indicazioni riportate nel libretto del fabbricante e comunque mediante idonei schermi di protezione delle parti pericolose. 105


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CANALI DA FUMO I cana da fumo devono: • essere COIBENTATI se passano all’interno di locali freddi o se sono esterni all’edificio; • NON devono attraversare locali compartimentati, con pericolo incendio, locali o spazi non ispezionabili; • permettere la normale dilatazione; • NON avere tratti in contro-pendenza; • salvo diversa indicazione del costruttore, devono avere sempre e per tutta la lunghezza un diametro pari o maggiore di quello dell’uscita fumi dell’apparecchio • eventuali cambi di sezione/diametro sia in aumento che in riduzione sono ammessi solo all’imbocco del camino e le riduzioni di diametro devono essere di tipo conico • limitare la formazione di condensa ed evitare la eventuale fuoriuscita dalle giunzioni • permettere il recupero della fuliggine, essere scovolabile e ispezionabile anche con accesso dall’apparecchio stesso Canali da fumo per apparecchi a TIRAGGIO NATURALE Salvo diverse indicazioni del costruttore o di calcolo secondo UNI EN 13384-1: ∗∗ per CAMINETTI con scarichi a soffitto o a parete non coassiali rispetto all’uscita dei fumi, realizzare i cambi di direzione con curve massimo a 45°; 106 ABC degli Impianti Termici


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Temperature massime di superficie della parete esterna secondo la UNI EN 1856-1

∗∗ per le STUFE sono ammessi al massimo 3 cambi di direzione al max. di 90° (compreso l’allacciamento) con lunghezza massima in proiezione in pianta di 2 mt. Canali da fumo per pparecchi a TIRAGGIO FORZATO Salvo diverse indicazioni del costruttore o di calcolo secondo UNI EN 13384-1: ∗∗ sono ammessi al massimo 3 cambi di direzione al max. di 90° (compreso l’allacciamento) con lunghezza massima in proiezione in pianta di 4 mt; ∗∗ nel caso di apparecchio con uscita posteriore, il cambio di direzione derivato dal collegamento posteriore (T o curva) NON deve essere conteggiato. CAMINI I camini devono rispettare le seguenti prescrizioni: 1. Solo funzionamento in depressione a TIRAGGIO NATURALE 2. Forma preferibilmente circolare, se quadrata o rettangolare con angoli avente raggio minimo di 20 mm. e rapporto tra lato lungo e corto al massimo di 1,5 3. Adibiti ad uso esclusivo dello smaltimento dei fumi 4. Andamento prevalentemente VERTICALE 5. Assenza di strozzature su tutta la lunghezza 6. Massimo 2 cambi di direzione di max. 45° 7. Il tiraggio come richiesto dall’apparecchio, in assenza di indicazioni deve essere mantenuto a 12 Pa 8. Sono ammessi i regolatori di tiraggio per stabilizzare lo stesso 9. Se manca il comignolo (cappello conico) essere di classe W e avere alla base un dispositivo per lo smaltimento dei liquidi 10. I materiali solidi, fuliggine o eventuali condense devono ricadere direttamente nell’apparecchio o nella camera di raccolta alla base del camino, la camera di raccolta deve essere facilmente apribile (portello o altro sistema). 107


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11.

12. 108 ABC degli Impianti Termici


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SISTEMI INTUBATI I sistemi intubati devono rispettare le seguenti prescrizioni: 1. Solo funzionamento in depressione a TIRAGGIO NATURALE 2. Il sistema intubato deve essere adibito ad uso esclusivo dello scarico dei fumi, 3. è vietato far transitare all’interno del sistema e dell’intercapedine tra il condotto intubato ed il cavedio altri canali o tubazioni o impianti (es: canaline, cavi tubazioni del solare ecc..) 4. Se manca il comignolo (cappello conico) essere di classe W e avere alla base un dispositivo per lo smaltimento dei liquidi 5. Il sistema deve evitare l’ingresso di acqua piovana o neve nell’apparecchio 6. Nel caso di prelievo dell’aria di combustione direttamente dall’intercapedine, la stessa deve essere aperta alla sommità e correttamente dimensionata (è consigliato l’utilizzo di sistemi che comprendono anche il cavedio di adduzione, parte del sistema stesso) 7. I giunti dei condotti, i centratori e i distanziatori non devono ridurre la sezione dell’intercapedine oltre il 10% 8. Si deve evitare la disgiunzione degli elementi, se il sistema prevede l’utilizzo della fascetta stringitubo, la stessa deve essere utilizzata SISTEMI INTUBATI MULTIPLI I sistemi intubati devono rispettare le seguenti prescrizioni: 1. Nei sistemi intubati multipli, sono ammessi funzionamenti a tiraggio naturale (N1) a fianco di condotti in pressione (P1) solo se si garantisce che non interferiscano tra di loro 2. Sono ammessi condotti resistenti al fuoco di fuliggine (G) a fianco di condotti non resistenti (O) solo se si rispetta la distanza di sicurezza del prodotto classificato G 3. Sono ammessi sistemi intubati multipli solo con classificazione A1 (Incombustibile secondo EN 13501-1) 4. La distanza minima tra le pareti dei condotti (compreso isolante) è di minimo 2 cm. 5. Alla sommità del sistema multiplo devono essere applicate targhette identificative dell’apparecchio allacciato o che indicano se il condotto espelle fumi o eventualmente aspira aria 6. Dove necessario ogni condotto del sistema deve essere dotato di sistema di smaltimento delle condense COMIGNOLI I comignoli devono rispettare le seguenti prescrizioni: 1. Sezione utile minimo il doppio del camino 2. Impedire la penetrazione nel camino di pioggia, neve e di corpi estranei 3. Avere la funzione di antivento 4. Deve essere fuori dalle zone di reflusso 5. Privo di mezzi meccanici di aspirazione 6. Nel caso di assenza di comignolo o di utilizzo del tipo conico, il camino/ condotto deve essere del tipo W e dotato alla base di smaltimento dei liquidi 109


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QUOTE DI SBOCCO

110 ABC degli Impianti Termici


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RAPPORTO DI CONTROLLO E MANUTEZIONE Al termine delle operazioni di controllo e/o manutenzione deve essere redatto un rapporto da rilasciare al proprietario, o chi per esso, che ne deve confermare per iscritto il ricevimento. Nel rapporto devono essere indicate le situazioni riscontrate, gli interventi effettuati, gli eventuali componenti sostituiti o installati e le eventuali osservazioni, raccomandazioni e prescrizioni. Il rapporto deve essere conservato congiuntamente alla documentazione pertinente. Nel rapporto di controllo e manutenzione si deve fare menzione di: • anomalie accertate e non eliminabili, che comportino rischi per l’incolumità dell’utilizzatore o di danno grave al fabbricato; • componenti manomessi. Nel caso fossero individuate anomalie il proprietario, o chi per esso, deve essere diffidato in forma scritta, nel rapporto di manutenzione, dall’utilizzare l’impianto fino al completo ripristino delle condizioni di sicurezza. Nel rapporto di controllo e manutenzione devono essere indicati i dati significativi del tecnico o dell’impresa che Trovi il Rapporto ha eseguito le operazioni di controllo e/o manutenzione di Controllo sul con i relativi recapiti, la data dell’intervento e la firma CD ROM dell’operatore. ●

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La Ventilazione/Aerazione secondo la norma UNI 7129/08 parte 2

La Ventilazione e Aerazione

secondo la norma UNI 7129/2008 parte 2 Installazione degli apparecchi di utilizzazione, ventilazione e aerazione dei locali di installazione

I

n questo capitolo affronteremo lo spinoso argomento della vetilazione e aerazione dei locali secondo le prescrizioni dettate dalla norma UNI 7129 del 2008 parte 2. VENTILAZIONE La ventilazione è un afflusso di aria necessaria alla combustione per apparecchi a fiamma libera. AERAZIONE Per aerazione si intende un ricambio dell’aria necessaria sia per lo smaltimento dei prodotti della combustione, sia per evitare pericolose miscele di gas non combusti. COMBUSTIONE Per la combustione è necessaria un’adeguata quantità di ossigeno contenuto nell’aria. Se la combustione avviene con una quantità d’aria insufficiente, cioè in difetto d’ossigeno, si può formare il monossido di carbonio che è un gas inodore, incolore e molto velenoso. Quindi è necessario che nel locale dove sono installati apparecchi a fiamma libera che prelevano l’aria di combustione dall’ambiente affluisca una giusta quantità di aria. PORTATA D’ARIA La portata d’aria è la quantità di aria che transita attraverso un’apertura o un foro nell’unità di tempo, e si esprime in m3/h. La portata dipende: • dalla sezione di passaggio (cm2) S • dalla velocità dell’aria (m/s) V Secondo la formula: QV = 0.36 x V x S = (m3/h) Esempio: griglia (S) cm2 100 velocità dell’aria (V) m/s 1 (Portata volumetrica) QV = 0.36 x 1 (V) x 100 (S) = 36 m3/h 112 ABC degli Impianti Termici


La Ventilazione/Aerazione secondo la norma UNI 7129/08 parte 2

Installazione degli apparecchi di utilizzazione Innazitutto è obbligatorio utilizzare componenti, materiali e apparecchi idonei all’impiego, e conformi alle norme per ogni tipologia di istallazione. Non è consentito l’utilizzo e l’istallazione negli impianti a gas di nuova realizzazione, progettazione e in quelli ristrutturati privi del dispositivo di sorveglianza di fiamma. Non possono inoltre essere istallati sulla proiezione verticale del piano cottura, gli apparecchi di utilizzazione a gas. Istallazione di apparecchi all’esterno: Sono donei all’istallazione all’esterno solo quegli apparecchi gas dove il fabbricante dichiari sulla documentazione tecnica e sui libretti di manutenzione e d’uso, la loro effettiva idoneità. Istallazione di apparecchi in vano tecnico: Devono essere istallati in appositi vani tecnici all’interno o all’esterno, gli apparecchi di utilizzazione a gas. I vani tecnici nelle strutture edili devono essere areati e realizzati, in modo tale che, eventuali fughe di gas siano impedite all’interno delle stesse. Devono essere provvisti di una apertura permanente, posta verso l’esterno, di una superficie complessiva non minore di 100 cm². I vani possono essere areati tramite dei condotti predisposti (in alternativa all’apertura di areazione) di 150 cm2. Armadi tecnici e telai non sono considerati vani tecnici. Istallazione di apparecchi all’interno dei locali di abitazione LOCALI DI ISTALLAZIONE – IDONEITA’ Non devono presentare crepe, fori ma soprattutto le pareti devono essere intonacate, per evitare infiltrazioni di gas nelle strutture edili. DIVIETI E PRESCRIZIONI Nelle parti comuni dello stabile, come cantine, scale, solaio, androni, sottotetto e via di fuga, sono vietate l’istallazioni di apparecchi di utilizzazione, a meno che non vengano collocati all’interno vani tecnici, di 113


La Ventilazione/Aerazione secondo la norma UNI 7129/08 parte 2

pertinenza di ogni singola unità immobiliare e accessibili solo all’utilizzatore e realizzati sempre nel rispetto delle norme antincendio vigenti. L’istallazione degli apparecchi è vietata all’interno con pericolo incendio come autorimesse, box ecc… Deve essere applicata questa limitazione anche ai condotti di aspirazione, canali di fumo e ai condotti di scarico fumi. Possono però comunicare con le autorimesse fino a 9 posti auto compreso i singoli box, i locali di istallazione degli impianti termici non maggiori di 35 kW, tramite porte con caratteristiche di resistenza al fuoco E 120.

Tipo B

Nei locali dove è presente un generatore di calore a legna è vietata l’istallazione di apparecchi di tipo B.

Questa disposizione se gli apparecchi alimentati con combustibile solido sono caratterizzati da un focolare di tipo stagno, non si applica rispetto all’ambiente in cui sono istallati. L’istallazione di apparecchi di cottura di tipo A e B è vietata nei locali adibiti a stanze da letto.

Nei locali uso bagno è vietata l’istallazione degli apparecchi B. Non è possibile istallare apparecchi di tipo A: • nei locali uso bagno, camere da letto e monolocali; • nei locali con volumetria minore di 1,5 m3/kW di portata termica installata e minore di 12 m3; • in un unico locale, se la portata termica nominale complessiva dei medesimi é maggiore di 15 kW. AREAZIONE E VENTILAZIONE DEI LOCALI DI ISTALLAZIONE Andiamo ora ad illustrare il calcolo della sezione netta delle aperture di areazione e ventilazione e il relativo posizionamento. LOCALE D’ ISTALLAZIONE DI APPARECCHI COTTURA Il locale nel quale è istallato un apparecchio di cottura deve essere sempre ventilato e areato.Nei monolocali sono ammessi gli apparecchi di cottura solo se dotati di sistema di sorveglianza di fiamma. 114 ABC degli Impianti Termici


La Ventilazione/Aerazione secondo la norma UNI 7129/08 parte 2

L’ “AERAZIONE”, per gli apperecchi di cottura individua soluzioni e specifiche diverse rispetto ad altri tipi di apparecchi

Gli apparecchi a gas devono essere sempre installati in locali aerati o aerabili Gli apparecchi di Cottura, di Tipo A e di Tipo B devono essere installati sempre in locali ventilati. LOCALE AERATO LOCALE APPARECCHIO O AERABILE VENTILATO COTTURA SI SI/NO SI (ammessa solo TIPO A SI l’aerazione) TIPO B SI SI TIPO C SI NO

L’aerazione del locale può essere ottenuta tramite l’istallazione di uno o più, dei sistemi che andiamo ad elencare: 1. Cappa a tiraggio naturale collegata tramite un canale di esalazione ad un condotto o canna fumaria per vapori di cottura o direttamente all’esterno; 2. Cappa aspirante elettrica (con ventilatore) collegata tramite un canale di esalazione ad un condotto per vapori di cottura o direttamente all’esterno, da mettere in funzione per tutto il tempo di funzionamento dell’apparecchio. Attenzione: l’installazione della cappa deve essere realizzata in base alle istruzioni del costruttore; 3. Tramite un’ elettroventilatore collocato sulla parte alta di una parete del locale di installazione (su serramenti e/o infissi rivolti verso l’esterno), oppure collegato ad un condotto di esalazione, a suo uso esclusivo. Attenzione: l’elettroventilatore è da mettere in funzione per tutto il tempo di funzionamento degli apparecchi di cottura;

Aerazione locale con piano cottura Con canale di esalazione direttamente all’esterno

Aerazione locale con piano cottura Tramite un’ elettroventilatore collocato sulla parte alta di una parete o su serramenti e/o infissi rivolti verso l’esterno

L’aerazione diretta è possibile effettuarla anche dietro i termosifoni

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La Ventilazione/Aerazione secondo la norma UNI 7129/08 parte 2

4. Aerazione di tipo diretto da realizzare nelle seguenti modalità: I. La ventilazione e l’aerazione diretta possono essere realizzate tramite aperture permanenti, rivolte verso l’esterno, nel locale d’installazione degli apparecchi. In alternativa: a. l’aerazione diretta può anche essere realizzata con condotti singoli o sistemi di ricambio d’aria controllato; b. la ventilazione diretta può anche essere realizzata con condotti singoli collettivi o attraverso sistemi di ventilazione meccanica controllata (VMC) a semplice o doppio flusso. Attenzione: la ventilazione meccanica controllata (VMC) non è ammessa in presenza di apparecchidi tipo A e B. II. Se nel locale siano installati apparecchi di cottura con sorveglianza di fiamma e la aerazione e la ventilazione è assicurata tramite aperture permanenti, le stesse devono essere realizzate come segue: a. una prima, destinata all’aerazione del locale di installazione. Tale apertura deve essere posizionata in prossimità del soffitto, ad un’altezza comunque non minore di 1,80 m dal livello del pavimento e deve avere una sezione netta almeno pari a 100 cm2; l’apertura deve essere realizzata necessariamente nel locale stesso di installazione dell’apparecchio di cottura; b. una seconda, destinata alla ventilazione del locale di installazione. Tale apertura deve avere il filo inferiore in prossimità del pavimento, ad un’altezza comunque non maggiore di 300 mm dal pavimento stesso e deve avere sezione netta almeno pari a 100 cm2; l’apertura può essere realizzata nel locale stesso di installazione dell’apparecchio di cottura o nel locale per l’aria comburente. Nel caso in cui il combustibile utilizzato abbia una densità relativa maggiore di 0,8, l’apertura posta in prossimità del pavimento può assolvere anche alla funzione di smaltimento di eventuali fughe di gas.

116 ABC degli Impianti Termici


La Ventilazione/Aerazione secondo la norma UNI 7129/08 parte 2

Nei casi in cui l’aerazione è invece realizzata con le modalità dietro elencate (cappa a tiraggio naturale, cappa aspirante elettrica, tramite un’ elettroventilatore) l’apertura di ventilazione potrà essere posizionata a qualsiasi quota rispetto al livello del pavimento con un minimo di 100 cm2. Le aperture di ventilazione per gli apparecchi di cottura alimentati da gas combustibile avente densità relativa maggiore 0,8, devono avere il filo inferiore ad un’altezza non maggiore di 300 mm dal pavimento. Ventilazione realizzata a qualsiasi quota in presenza di cappa a tiraggio naturale, cappa aspirante elettrica, elettroventilatorecon una sezione netta almeno pari a 100 cm2

Ventilazione col filo inferiore dal pavimentoad un’altezza non maggiore di 300 mmse l’apparecchio è alimentato a GPL

Posizionamento e dimensionamento delle aperture di aerazione e ventilazione di tipo diretto per aparecchi di cottura valvolaticon portata termica nominale fino a 11,7 kw La portata oraria di ricambio di aria della cappa aspirante elettrica o dell’elettroventilatore deve essere almeno pari a 1,72 m3/h per ogni kW riferito alla portata termica nominale massima complessiva degli apparecchi di cottura. Nella ventilazione indiretta, nel locale di installazione, NON SONO AMMESSI apparecchi di tipo A. Locali di istallazione di apparecchi di tipo A Gli apparecchi di tipo A devono essere installati in locali sempre ventilati e areati e sempre con metodo diretto verso l’esterno. a. Una prima apertura, (aerazione) deve essere posizionata in prossimità del soffitto, con filo inferiore ad un’altezza non minore di 1,80 m dal pavimento e deve avere una sezione netta almeno pari a 100 cm2; b. una seconda apertura, (ventilazione) deve essere posizionata in prossimità del pavimento, con filo inferiore ad una altezza non maggiore di 300 mm dal pavimento stesso e empre con sezione netta almeno pari a 100 cm2. 117

L’apparecchio di Tipo A non è predisposto per il collegamento a un camino/canna fumaria o a un altro dispositivo di evacuazione dei prodotti della combustione all’esterno del locale in cui è installato. Quindi il prelievo dell’aria comburente e l’evacuazione dei prodotti della combustione avvengono direttamente nel locale di installazione.


La Ventilazione/Aerazione secondo la norma UNI 7129/08 parte 2

Locale bagno E’ il locale nel quale sono presenti uno o più dei seguenti sanitari: vaso, bidè, doccia, vasca da bagno, sauna. Non è definito bagno il locale contenenti solo lavabo, vasca lavatoio o pilozzo (per esempio locale lavanderia).

La ventilazione indiretta è possibille praticarla anche tramite maggiora-zione della fessura tra porta e pavimento

Attenzione: se il combustibile utilizzato abbia una densità relativa maggiore di 0,8, l’apertura posta in prossimità del pavimento può assolvere anche alla funzione di smaltimento di eventuali fughe di gas. Gli apparecchi di tipo A non devono essere installati: ∗∗ in locali uso bagno, camere da letto e monolocali; ∗∗ in locali con volumetria minore di 1,5 m3/kW di portata termica installata e minore di 12 m3; ∗∗ in un unico locale, se la portata termica nominale complessiva dei medesimi è maggiore di 15 kW.

Locale di istallazione di apparecchi di tipo B Il locale in cui sono installati apparecchi di tipo B, devono essere sempre areabili o areati e sempre ventilati in modo diretto o indiretto. Gli apparecchi di tipo B non possono essere installati nei locali: • camera da letto e • ad uso bagno VentIlazione realizzata a qualsiasi Gli apparecchi di tipo B quota con una sezione netta almeno pari a 100 cm2 per metano con o senza produzione di acqua calda sanitaria, non Tipo B possono coesistere in locali nei quali siano presenti generatori di calore a legna (o combustibili solidi in genere) e in locali ad essi adiacenti e comunicanti. Ventilazione col filo inferiore dal pavimento Gli apparecchi alimentati ad un’altezza non maggiore di 300 mm con combustibile solido se l’apparecchio è alimentato a GPL con focolare di tipo stagno non influenzano il funzionamento degli apparecchi di tipo B, quindi possono essere installati nello stessolocale. L’apertura di ventilazione può essere posizionata a qualsiasi quota rispetto al livello del pavimento purché correttamente dimensionata e con un minimo di 100 cm2. La ventilazione può avvenire anche tramite un condotto il quale deve avere le seguenti caratteristiche: • sia impermeabile ai fumi e ai gas; • sia priva di cambi di direzione a spigoli vivi; • deve avere una sezione netta almeno pari a 1,5 la sezione netta prevista nel caso di apertura di ventilazione non canalizzata e comunque non minore di 150 cm2; • sia collegata a parete rivolta verso l’esterno di un locale adiacente al locale di installazione. 118 ABC degli Impianti Termici


La Ventilazione/Aerazione secondo la norma UNI 7129/08 parte 2

Locale istallazione di apparecchi di tipo C L’apparecchio di tipo C non richiede aperture di ventilazione, ma il locale, deve essere comunque aerabile (con generiche aperture apribili e comunicanti direttamente con l’esterno quali porte, finestre, portafinestre, lucernari, ecc) o aerato (con apertura permanente/condotto di aerazione). l’apertura di aerazione deve essere realizzata nel locale di installazione, rispettando le disposizioni inerenti il posizionamento con una superficie utile netta non minore di 100 cm2. Ciò significa che se installiamo una caldaia di tipo C in un locale cieco (tipo ripostiglio) il locale dovrà essere aerabile o aerato, in considerazione anche di quanto viene riportato nella parte 1 della stessa norma UNI 7129 al punto 4.4.2.9 “non è consentito collocare giunzioni filettate e meccaniche all’interno di locali non aerati o non aerabili”. CARATTERISTICHE DELLE APERTURE DI VENTILAZIONE E DI AERAZIONE Caratteristiche delle aperture di aerazione L’aerazione del locale di installazione può essere effettuata tramite una o più aperture di aerazione e devono essere: • tutte realizzate nel locale di installazione, rispettando le disposizioni inerenti il posizionamento; • avere ognuna di esse una superficie utile netta non minore di 100 cm2. L’aerazione può essere anche assicurata da un condotto di aerazione, ad uso esclusivo, con le seguenti caratteristiche: ∗∗ deve essere impermeabile ai fumi e ai gas; ∗∗ deve essere privo di cambi di direzione a spigoli vivi; ∗∗ deve avere una sezione netta almeno pari a 1,5 la sezione netta prevista nel caso di apertura di aerazione non canalizzata e non minore di 150 cm2; ∗∗ deve essere collegato direttamente a una parete rivolta verso l’esterno di un locale adiacente al locale di installazione. Caratteristiche delle aperture di ventilazione L’aerazione del locale di installazione può essere effettuata tramite una o più aperture di aerazione e devono: ∗∗ avere ognuna una sezione utile netta non minore di 100 cm2; ∗∗ la somma delle sezioni nette di tali aperture, realizzate nel locale di installazione o, se consentito, in locale per l’aria comburente, deve essere non minore della sezione utile netta calcolata come indicato di seguito: St = K x Q ≤ 100 cm2 dove : K è il coefficiente di ventilazione pari a 6 cm2/kW; Q è la portata termica nominale massima complessiva degli apparecchi installati nel medesimo locale espressa in kilowatt. Sono esclusi dal calcolo gli apparecchi di tipo C. calcolo APERTURE AERAZIONE E VENTILAZIONE La nuova norma UNI 7129 del 2008 ha inserito il paramentro K, che in base alla modalità di evacuazione dei prodotti della combustione degli apparecchi 119


La Ventilazione/Aerazione secondo la norma UNI 7129/08 parte 2

di cottura con dispositivo di sorveglianza di fiamma installati nel locale e a seguito di alcune condizioni di installazione aggiuntive, assume valori numerici differenti, fino a darci la possibilità di evitare la realizzazione di aperture di ventilazione/aerazione. Prima però dobbiamo procedere con la spiegazione della formula seguente La sezione netta totale ST1 delle aperture destinate alla aerazione e alla ventilazione del locale di installazione deve essere almeno pari a:

ST1 = (12 x QA ) + (6 x QB ) + (12 x QC )+ (6 x K x QCS) [cm2] 6 cm2/kW

QA è la portata termica nominale massima complessiva espressa in kW, riferita agli apparecchi di tipo A installati nel locale;

QB è la portata termica nominale massima complessiva espressa in kW, riferita agli apparecchi di tipo B installati nel locale;

QC è la portata termica nominale massima complessiva espressa in kW, riferita agli apparecchi di cottura preesistenti, senza dispositivo di sorveglianza di fiamma, installati nel locale;

QCS è la portata termica nominale massima complessiva espressa in kW riferita, agli apparecchi di cottura con dispositivo di sorveglianza di fiamma, installati nel locale.

Passiamo ora al lato pratico leggendo le tabelle nella pagina a fianco. ●

120 ABC degli Impianti Termici


La Ventilazione/Aerazione secondo la norma UNI 7129/08 parte 2

K=0 se l’evacuazione dei prodotti della combustione degli apparecchi di cottura con dispositivo di sorveglianza di fiamma installati nel locale è assicurata mediante cappa a tiraggio naturale, cappa aspirante elettrica o elettroventilatore e se, contemporaneamente, risultano soddisfatti i seguenti ulteriori requisiti:

nessun apparecchio di tipo B e/o di tipo A e/o nessun apparecchio di cottura senza dispositivo di sorveglianza di fiamma installato nel locale;

portata termica nominale massima complessiva degli apparecchi di cottura con dispositivo di sorveglianza di fiamma installati non maggiore di 11,7 kW;

volumetria del locale di installazione non minore di 20 m3. (Ai fini del calcolo della volumetria del locale di installazione si considera anche il locale adiacente e comunicante senza interposizione di porte, purché detto locale non sia adibito a camera da letto, non sia sede di installazione di apparecchi a gas (di tipo A e/o B) e non sia un locale classificato con pericolo di incendio);

presenza nel locale di installazione di porte, finestre e/o portafinestra, apribili, e installate su pareti perimetrali rivolte verso l’esterno.

K=1 se l’evacuazione dei prodotti della combustione degli apparecchi di se l’evacuazione dei prodotti della combustione degli apparecchi di cottura con dispositivo di sorveglianza di fiamma installati nel locale è assicurata mediante cappa a tiraggio naturale o aspirante elettrica oppure mediante elettroventilatore.

K=2 se l’evacuazione dei prodotti della combustione degli apparecchi di cottura con dispositivo di sorveglianza di fiamma è assicurata mediante apertura permanente di aerazione e se, contemporaneamente, risultano soddisfatti i seguenti ulteriori requisiti:

portata termica nominale massima complessiva degli apparecchi di cottura con dispositivo di sorveglianza di fiamma installati nel locale non magiore di 11,7 kW;

portata termica nominale massima complessiva riferita agli apparecchi di tipo A e agli apparecchi di cottura con dispositivo di sorveglianza di fiamma installati nel locale non maggiore di 15 kW.

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La MalaIdraulica

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La MalaIdraulica

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UNI TS 11278/2008 - Camini, canali da fumo, condotti, canne fumarie metalliche

Le 7 operazioni indispensabili del T.EM.I.T. Trattamento e Manutenzione Impianti Termici In conformità con UNI CTI 8065 / 8364 / 8884 BS e DPR59/2009

La presente relazione sintetica ci è sta concessa da FACOT CHEMICALS, azienda leader nella produzione di prodotti e soluzioni finalizzate alla corretta manutenzione e piena efficienza degli impianti civili ed industriali. La presente guida NON ha la pretesa di sostituirsi alla consultazione delle Leggi e Norme in materia, né tantomeno alla professionalità degli installatori o dei termotecnici, ma vuole essere di aiuto alla risoluzione dei problemi ed alla prevenzione degli stessi. Il trattamento degli impianti termici ha assunto negli ultimi anni un’importanza fondamentale. Ciò soprattutto in relazione ai costi di uno dei più importanti investimenti delle ns. abitazioni ed all’enorme consumo di energia dispersa a causa del cattivo funzionamento degli impianti obsoleti o non correttamente manutenuti. Il fenomeno è ancora più importante se si considera che le emissioni in atmosfera sono strettamente correlate sia alla quantità dei gas di scarico emessi a causa del calo di rendimento di un impianto, dovuto all’usura ed alla scarsa pulizia, che alla qualità dei gas stessi, che nei casi peggiori di cattiva manutenzione possono essere costituiti da veri e propri veleni.

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Impianto di riscaldamento NUOVO Decapaggio e passivazione di un impianto termico nuovo

Particolare di scambiatore sporcato dall’utilizzo

1 - 4 ore

Nel caso di un impianto nuovo o di recente installazione (3 – 6 mesi), prima di caricare il circuito è necessario eseguire un buon lavaggio fino a che l’acqua non sia perfettamente pulita o meglio il decapaggio, vale a dire la rimozione degli ossidi dai metalli e dei residui di lavorazione (olii, trucioli, residui di canapa, paste di cattiva qualità, etc.). Ricordiamo infatti che nuovo non vuol dire pulito!

Scambiatore decapato con FERRONEX al 1,5% in 3 ore

Decapaggio Effettuare un decapaggio dell’impianto additivando FERRONEX in ragione del 2 % rispetto al liquido totale circolante, e lasciandolo lavorare per almeno 3 – 5 ore all’interno del circuito. Una volta terminata l’operazione scaricare l’impianto ed effettuare un abbondante controlavaggio con acqua finchè questa esca pulita; successivamente al fine di ottenere una buona protezione dalla corrosione si consiglia come nei casi precedenti di additivare alle medesime condizioni il protettivo FILMAX+Thermakil® oppure, in caso di utilizzo di un anticongelante additivare ATIGEL in concentrazioni non inferiori al 30 %. 124 ABC degli Impianti Termici


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Impianto di riscaldamento NON NUOVO Defangazione e passivazione di un impianto termico attraverso il circolatore della caldaia

2-3 settimane

In presenza di fanghiglia di vario tipo all’interno dell’impianto, il metodo migliore con cui approcciarsi prevede l’utilizzo di un sistema di defangazione abbinato ad un trattamento anticorrosivo con o senza an ticongelante. Facot suggerisce quindi l’impiego di ANTINEX+Thermakil®, uno sciogli fanghi risanante, disgregante per morchie, alghe, fanghi e calcare per impianti termici di riscaldamento. Adatto a tutti i tipi di impianto, sia multimetallici che di materiale plastico, Thermakil® è un prodotto anticorrosivo che porta in sospensione il calcare e i depositi contenuti nell’impianto. Defangazione Innanzitutto sarà necessario svuotare l’impianto dal liquido circolante, in modo da eliminare immediatamente gran parte delle incoerenze presenti, e verificare la quantità di acqua presente al fine di eseguire correttamente le successive diluizioni. A questo punto si dovrà utilizzare ANTINEX in ragione del 2 – 3 % del liquido circolante nell’impianto e far circolare a regime la caldaia per almeno 15 – 20 giorni, a seconda dello stato dell’impianto, avendo cura di proteggere la caldaia con l’apposito filtro WL-BOX-HOT dotato di spurgo. Una volta terminato il trattamento risanante si procederà a far fuoriuscire tutto il liquido e ad effettuare un controlavaggio con acqua finchè esca limpida e pulita. Protezione anticorrosiva L’impianto abbondantemente risciacquato, dovrà essere caricato nuovamente apportando la necessaria protezione anticorrosiva, utilizzando il filmante FILMAX+Thermakil® in ragione dell’ 1 – 2 % e lasciandolo circolare all’interno dell’impianto in modo permanente. Tale prodotto avrà infatti la capacità di creare una patina di rivestimento sulle parti metalliche costituenti l’impianto, andando a preservarle dalla precipitazione di fanghiglia, ruggine, calcare, alghe, etc. Al fine di assicurare nel tempo una costante e duratura protezione anticorrosiva dell’impianto, consigliamo di verificare periodicamente (almeno due volte l’anno come previsto dalla Norma UNI CTI 8065/89) il valore del pH il quale dovrà sempre essere compreso fra 8 e 9,5, mentre in presenza di radiatori o elementi in alluminio e sue leghe il pH deve essere da normativa compreso fra 7 e 8.In caso di necessità di un anticongelante consigliamo di additivare all’impianto l’antigelo ATIGEL o ALIGEL in concentrazioni non inferiori al 125


UNI TS 11278/2008 - Camini, canali da fumo, condotti, canne fumarie metalliche

30 % così da ottenere oltre ad una buona azione anticongelante anche una sufficiente protezione anticorrosiva di lunga durata 3 – 5 anni. In caso di presenza di tubazioni o radiatori in Acciaio al Carbonio (Ferro) suggeriamo inoltre come ulteriore garanzia di protezione della caldaia e di tutto l’impianto l’applicazione del filtro magnetico – defangatore MAG-NEX HP Professional, installandolo dopo l’ultimo radiatore sul ritorno in caldaia. 3

Impianto di riscaldamento NUOVO Defangazione e passivazione di un impianto termico tramite apposita pompa risanante Disiflux

2 - 6 ore

Defangazione Nel caso sia richiesta una pulizia in tempi rapidi a causa di un eccessivo intasamento dell’impianto e conseguente drastica riduzione di rendimento, oppure non sia indicato far circolare il prodotto con la pompa o il circolatore per la presenza di una caldaia nuova, o in assenza di caldaia, sarà necessario l’utilizzo dell’apposita pompa ad alta efficienza DISIFLUX, dosando ANTINEX+Thermakil® in percentuali doppie o triple rispetto alle condizioni precedenti, quindi in ragione del 4 – 6 % del liquido circolante per almeno 2 – 6 ore e comunque il tempo necessario fino a che l’acqua scorra pulita. La stessa pompa avrà funzione anche di carico e collaudo. Protezione anticorrosiva In sintesi, come nella casistica precedente, ma senza svuotare l’impianto completamente si effettuerà un controlavaggio con acqua, solo dopo si andrà a caricare nuovamente il protettivo FILMAX+Thermakil® oppure in alternativa la giusta concentrazione di anticongelante ATIGEL o ALIGEL (almeno un 30 % al fine di ottenere oltre ad una buona azione anticongelante anche una corretta azione anticorrosiva). Anche in questo caso è consigliata in presenza di radiatori in acciaio al carbonio (Ferro) l’installazione dopo l’ultimo radiatore sul ritorno in caldaia del filtro magnetico – defangatore MAG-NEX HP Professional soprattutto in presenza di fenomeni corrosivi come scaglie di ruggine oppure ossido magnetico incoerente (Magnetite).

126 ABC degli Impianti Termici


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Impianto di riscaldamento NON NUOVO L’applicazione di un filtro magnetico – defangatore

Prevenire blocchi in caldaia non solo salvaguarda uno dei nostri principali investimenti della casa, l’impianto termico, ma ci fa risparmiare da subito ed è previsto dalle Norme europee e dalla Legge italiana. Tra questi uno dei fenomeni più rilevanti è sicuramente la formazione della Magnetite; il ferro infatti, se non protetto correttamente, tende ad ossidarsi in varie forme tra cui la Magnetite (Fig. 1A, 1B, 1C), un ossido protettivo e magnetico, molto adeso alla superficie del ferro, che in condizioni di insufficiente protezione si stacca divenendo pulverulenta (o incoerente). La rimozione della Magnetite soprattutto su un impianto datato, con componenti in acciaio al carbonio (ferro), può essere risolta con l’applicazione di un filtro ad azione magnetica, sempre in abbinamento ad un opportuno trattamento chimico sia di defangazione che di prevenzione anticorrosiva. A tal proposito è necessaria un’analisi delle acque di impianto secondo quanto prescritto dalle Norme UNI CTI 8065/89, 8884/88, 8364/84 oltre che dal DPR 59 del 2009 per determinare sia il grado di protezione anticorrosiva che la presenza di ferro. MAG-NEX HP Professional vantaggi, applicazione e manutenzione del filtro magnetico e non magnetico a flusso pieno e ad alta resa (High Performance) Vantaggi: ∗∗ Semplice installazione, risparmio di tempo per manutenzione e denaro ∗∗ Risultati immediati, (casa calda) e sistema di protezione che consentono di tagliare i costi di riscaldamento fino al 20% ∗∗ Ridotte emissioni di CO2 ∗∗ Efficace filtrazione magnetica e non magnetica ∗∗ Senza costi di gestione ∗∗ Veloce e semplice dosaggio chimico ∗∗ Garanzia di due anni Applicazione: ∗∗ Essendo adatto per ogni impianto di riscaldamento, può essere posizionato ovunque sul circuito principale, posto dopo l’ultimo radiatore prima della caldaia (figura 6); ∗∗ Scaricare l’impianto di riscaldamento o scollegare il serbatoio di alimentazione e il vaso di espansione, sfiatando il sistema; ∗∗ Misureremo e taglieremo una sezione di 110 mm sulla linea del ritorno del riscaldamento ed effettueremo le connessioni (a mezzo saldatura) con 127


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i gomiti in dotazione (figura 2) oppure con il kit di raccordi con attacco gas. In caso di installazione sotto la caldaia, lasceremo uno spazio di almeno 250 mm sopra il filtro per consentire la rimozione del coperchio a ghiera durante la manutenzione ordinaria; ∗∗ Una volta fissati i raccordi a compressione, raccorderemo il Mag-Nex HP alle valvole a sfera in dotazione (figura 3) e chiuderemo la ghiera superiore con l’apposita chiave; ∗∗ Il contenitore del filtro verrà utilizzato come alimentatore di additivi es. Antinex defangatore e Filmax preventore di corrosione; ∗∗ Rimetteremo in funzione l’impianto che sarà completamente protetto. Manutenzione: ∗∗ Escludere ogni fonte di alimentazione elettrica alla caldaia ed assicurarsi che la temperatura dell’acqua non sia troppo elevata. Chiudere entrambe le valvole d’intercettazione e allentare la valvola di sfiato per togliere la pressione interna; ∗∗ Con la chiave in dotazione, svitare con cura il coperchio (figura 5) e rimuoverlo, girandolo sottosopra in modo che funga da gocciolatoio; ∗∗ Avvolgere una spugna attorno alla formazione di fango (figura 4) creatasi sulla parte in plastica protettiva (figura 7) del magnete. Estrarre il magnete e lavare con cura i depositi magnetici e fangosi trattenuti; ∗∗ Riposizionare in sede il magnete all’interno della calza e riaprire le valvole. La procedura andrà ripetuta ogni 6 o 12 mesi. Dosaggio chimico: Il serbatoio del Mag-Nex HP viene comodamente utilizzato come dosatore di additivi chimici, sfiatando il dado superiore e chiudendo le valvole di intercettazione. Una volta aperto il coperchio basta inserire la giusta dose di additivo a seconda dell’operazione da eseguire. Il filtro è costruito in materiale plastico resistente a tutti i prodotti chimici comunemente utilizzati nella manutenzione termoidraulica (figura 10 e 11). Fig. 10 L’inibitore di corrosione Filmax+Thermakil ® multimetallico, con anche funzione antialga

Fig. 11 Antinex+Thermakil ® , prodotto defangatore battericida

128 ABC degli Impianti Termici


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Impianto a Bassa Temperatura Debatterizzazione (o sanificazione) e passivazione di un impianto termico a bassa temperatura, es. pannelli radianti

2 - 3 ore

Gli impianti di riscaldamento a bassa temperatura (35 – 40 °C) in particolare quelli a pavimento moderni, sono realizzati con tubature flessibili posizionate nel massetto. A causa della loro struttura fissa e di norma non accessibile, è fondamentale che queste tubazioni vengano preservate dalle problematiche indotte dall’acqua che potrebbero limitarne la circolazione o addirittura provocare intasamenti. Le problematiche più comunemente riscontrate sono la proliferazione algale-batterica, favorita proprio dalle basse temperature a cui lavorano tali impianti, ideali per la crescita batterica, la quale porta conseguentemente alla formazione del biofilm e quindi delle alghe filiformi nel circuito. Sanificazione In questi casi è buona norma effettuare un trattamento sanificante dell’impianto tramite un potente biocida in grado di abbattere la carica batterica presente nell’acqua, in particolare si dovrà effettuare un trattamento shock additivando THERMAKIL® in ragione dell’ 1 – 1,5 % rispetto il liquido totale circolante, lasciandolo circolare per almeno un paio d’ore tramite l’apposita pompa risanante DISIFLUX o un circolatore esterno da collegarsi al circuito previa installazione di un filtro a rete metallica a maglie 200 μm. Protezione anticorrosiva Una volta terminato il trattamento si andrà a scaricare l’impianto, si effettuerà un abbondante controlavaggio con acqua finchè questa esca pulita, dopodichè proteggeremo il circuito dalla formazione di fenomeni corrosivi e dalla proliferazione algale/batterica tramite l’additivazione di FILMAX+Thermakil® prodotto a doppia funzione in ragione dell’ 1 – 2 % rispetto il liquido totale circolante e lasciandolo sempre lavorare all’interno dell’impianto. Anche in questo caso si consiglia di verificare periodicamente il valore del pH il quale dovrà sempre mantenersi in un range di valori compreso fra 8 e 9,5 al fine di garantire una corretta protezione anticorrosiva. Per quanto riguarda invece l’Impianto Sanitario, (meglio descritto al punto 5) in questo caso avremo cura di differenziare il trattamento di lavaggio in due principali categorie, ossia la disincrostazione dello scambiatore ed il risanamento dell’intero circuito sanitario. Nel primo caso, su scambiatori in rame o in acciaio, utilizzeremo il disincrostante DISINEX VIRAGGIO al fine di eliminare le incrostazioni calcaree 129


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dallo scambiatore, mentre per scambiatori in Alluminio-Silicio si consiglia ZINCONEX-AL, avendo cura di diluire il prodotto in ragione del 5 – 20 % con acqua di rete, riducendo i tempi di contatto ad 1 – 2 ore, il tempo necessario per dissolvere il calcare dalla superficie metallica dello scambiatore; una volta terminata l’effervescenza ed avvenuto il viraggio del colore da rosa-violaceo a giallo, additivare nuovamente una piccola quantità di disincrostante al fine di assicurarsi che il prodotto non sia esaurito e che la disincrostazione sia terminata con successo. Una volta eseguito il trattamento è sempre buona cosa effettuare un controlavaggio con il neutralizzante di acidità residua NEUTRAL in ragione del 3 – 5 % rispetto il liquido circolante presente e lasciandolo lavorare per almeno un paio d’ore. Nel caso in cui si renda necessario risanare l’intero circuito sanitario, in questo caso andremo ad eseguire un decapaggio additivando all’impianto ZINCONEX polvere in ragione del 3 – 5 % rispetto il liquido totale circolante e lasciandolo circolare per almeno un paio d’ore. Come nel caso precedente è sempre buona cosa effettuare un controlavaggio con il neutralizzante di acidità residua NEUTRAL in ragione del 3 – 5 % rispetto il liquido circolante e lasciandolo sempre lavorare per un paio d’ore. Il consiglio successivo è quello di proteggere l’impianto facendo circolare per almeno 12 – 24 ore creando un ricircolo del sistema il filmante FILMAX-SAN in ragione dell’ 1,5 – 2 % rispetto il liquido totale. Successivamente svuotare il circuito ed effettuare un buon controlavaggio con acqua. Inoltre, avremo cura di verificare per mezzo del KIT DUREZZA il valore della Durezza Totale dell’acqua utilizzata per il caricamento dell’impianto il quale, come previsto dalla Norma UNI CTI 8065 inerente il “Trattamento dell’acqua negli impianti termici ad uso civile”, non dovrà mai superare i 15 °f al fine di evitare problematiche relative alla precipitazione del calcare; in caso contrario la Legge impone l’installazione di un dosatore di Polifosfati (Serie WL- DOSP, il quale andrà a proteggere lo scambiatore sanitario) previsto dal DPR 59/2009, questi infatti hanno il compito di proteggere dalla corrosione i metalli, oltre che prevenire la formazione del calcare negli impianti sprovvisti di addolcitore.

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Impianto sia Termico che Sanitario Disincrostazione/risanamento e passivazione di un impianto bitermico

1 - 2 ore

Nel caso di un impianto termico piuttosto datato (anche in parte: es. caldaia nuova, tubazioni vetuste) con presenze importanti di depositi ferrosi e residui di corrosione instauratisi nel tempo ai danni dei materiali metallici costituenti l’impianto, è sempre buona norma eseguire un decapaggio, cioè la pulitura dagli ossidi e la rimozione di eventuale fanghiglia. 130 ABC degli Impianti Termici


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A tale scopo consigliamo di effettuare un decapaggio del circuito tramite l’additivazione di ZINCONEX (prodotto in polvere facilmente disperdibile in acqua) in ragione del 3 – 5 % rispetto il liquido totale circolante e lasciandolo circolare nell’impianto per un massimo di 2 – 3 ore. Una volta terminato il risanamento (decapaggio) andrà scaricato il circuito e ricaricato con il neutralizzante di acidità residua NEUTRAL andandolo ad utilizzare in ragione del 3 – 5 % rispetto il liquido circolante e fatto circolare per almeno un paio d’ore. A questo punto andremo nuovamente a scaricare l’impianto, avendo cura di eseguire successivamente un buon controlavaggio con acqua finchè questa esca pulita. In seguito ci preoccuperemo di proteggere e preservare l’impianto dall’instaurarsi di nuovi fenomeni corrosivi nel tempo tramite l’aggiunta nell’acqua di circuito del condizionante FILMAX+Thermakil® in ragione dell’ 1 – 2 %. Anche in questo caso consigliamo l’applicazione del filtro magnetico – defangatore MAG-NEX HP Professional, come ulteriore garanzia di protezione della caldaia e dell’impianto.

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Impianti di riscaldamento e sanitario NUOVI E NON NUOVI Problemi di calcare Disincrostazione/risanamento e passivazione di un impianto bitermico

ZONE CALCAREE IN ITALIA

La formazione del calcare è uno dei problemi principali non solo nel nostro paese, particolarmente ricco di carbonati di calcio e magnesio. L’acqua, sia che provenga da acquedotto, sia da falda sorgiva, contiene svariati sali minerali. In particolare i carbonati di Calcio e Magnesio, detti anche sali della durezza. La quantità di tali sali disciolti in acqua ne determinano la durezza, misurata in parti per milione (ppm) di Carbonato di Calcio, o più comunemente in gradi francesi (°f), dove 10 ppm di CaCO3 equivalgono a 1 °f. I sali di Calcio e Magnesio, con il calore si trasformano in carbonati e precipitano formando l’incrostazione comunemente chiamata calcare. Questo succede già attorno ai 35 – 40 °C. Il calcare è un pessimo conduttore 131


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di calore e quindi un ottimo isolante termico, ciò vuol dire che dove ci sono incrostazioni sarà necessaria sempre più energia elettrica o termica per riscaldare l’acqua alla temperatura desiderata. Le incrostazioni nei tubi, poi diminuiscono lo spazio utile per il passaggio dell’acqua e possono causare anche una corrosione puntiforme, la più temibile perché obbliga la sostituzione o la riparazione delle tubazioni, senza contare poi i danni dovuti all’ostruzione causati a valvole, elettropompe, miscelatori, teste delle docce, etc. La soluzione a tutti questi problemi è l’abbattimento della durezza, ossia l’addolcimento o il condizionamento dell’acqua dell’impianto come prescritto dal DPR 59/09. Da molti anni è diffusa la tecnica di additivare dei prodotti chimici specifici all’acqua potabile per la protezione degli impianti idrici dalla corrosione e dalle incrostazioni di calcare; tra questi ha preso piede l’utilizzo di dosatori proporzionali di Polifosfato. Il Polifosfato infatti si combina con la durezza dell’acqua e ne impedisce la precipitazione (in particolare quando l’acqua viene riscaldata in caldaie, boiler, lavatrici, lavastoviglie, etc), evitando così la formazione di incrostazioni, che determinano perdita di efficienza dei sistemi di riscaldamento e elevati consumi energetici. Il Polifosfato inoltre esplica una funzione protettiva delle tubazioni esercitando un’azione anticorrosiva. Il dosaggio del polifosfato, diffuso sul mercato in diverse forme, in particolare polvere, cristalli, liquido e ricariche, è generalmente realizzato con due tipologie di sistemi: proporzionali e non proporzionali. I sistemi non proporzionali dosano una quantità di fosfati nell’acqua indipendentemente dalla portata e dal consumo. I sistemi proporzionali invece dosano una quantità di fosfati nell’acqua proporzionale alla portata ed al consumo, risultando particolarmente indicati per il trattamento di acque destinate al consumo umano. In particolare i sistemi con polifosfato in polvere, come i ns. WL-DOSP 5-6-7 (Fig. 1), funzionano in maniera medesima dei dosatori proporzionali per polifosfato in cristalli (WL-DOSP HA, Fig. 2), ossia dosando l’additivo in modo proporzionale per effetto Venturi. I sistemi con polifosfato liquido sono invece dei veri e propri sistemi di pompaggio che addizionano l’additivo vincendo la pressione di rete dell’acqua. Di recente ideazione WL-POLIDOS Mini (Fig. 3) rispecchia infatti tali caratteristiche, ossia una pompa dosatrice volumetrica meccanica che non richiede alcuna alimentazione elettrica. Il dosaggio viene avviato idraulicamente da un sistema meccanico che, sfruttando il movimento dell’acqua, immette quantità controllate di polifosfato liquido uso alimentare POLIFOS FLUID; il dosaggio risulta in tal modo preciso e proporzionale in qualsiasi condizione di esercizio. POLIFOS FLUID è una soluzione combinata di polifosfati specifici per il trattamento dell’acqua potabile, che svolge un duplice effetto protettivo: ostacola la formazione di incrostazioni calcaree e previene i fenomeni corrosivi dei componenti metallici. 132 ABC degli Impianti Termici


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Le dimensioni contenute, la forma ergonomica e gli attacchi orientabili e bidirezionali rendono l’installazione di WL-POLIDOS Mini, facile e veloce anche in spazi ristretti anche collocando il serbatoio in remoto, fino a 9 metri di distamza dalla pompa.n

Fig. 2 - WL-DOSP HA, dosatore di polifosfato in cristalli

Fig. 3 WL-POLIDOS Mini, pompa dosatrice per polifosfato liquido

Fig. 1 - Esempi di dosatori di polifosfato in polvere

www.facotitalia.com

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