RENA. Riflessioni sulla nuova strategia associativa

Page 1

RENA – RIFLESSIONI SULLA NUOVA STRATEGIA ASSOCIATIVA Roma, 18 dicembre 2013

CONTESTO Sono anni che sentiamo ripetere che l’Italia, per uscire dalla crisi civile, politica, economica e sociale in cui si trova, ha bisogno di cambiamenti radicali e non più rimandabili. L’elenco delle riforme da fare – nella politica, nell’impresa, nella cultura, nei valori civici che ci tengono insieme – è già sul tavolo. Si potrebbe dire che l’OFFERTA di cambiamento – i contenuti, le idee, le soluzioni – sia già a disposizione. Eppure il Paese non imbocca la via del cambiamento, continua a viaggiare con l’occhio nello specchietto retrovisore. Questo avviene perché manca la DOMANDA di cambiamento, la DOMANDA di innovazione, la DOMANDA strutturata di buona politica. In democrazia, perché avvengano grandi cambiamenti non è sufficiente che persone sensate mettano a punto soluzioni sensate. Per avvenire, il cambiamento ha bisogno di consenso e di capacità di governare la complessità. Il consenso deve essere alimentato da una gran numero di persone che ritengano il cambiamento un loro interesse. Va insomma individuata, alimentata e fatta crescere una diffusa “constituency del cambiamento”, capace di praticare ed interpretare le discontinuità che il cambiamento richiede. Inoltre, per guidare il cambiamento in una democrazia di 60 milioni di persone, strettamente intrecciata con le dinamiche europee e globali, è necessario far crescere una classe di cittadini e di amministratori che non rifuggano la complessità della partecipazione e del policy making, ma sappiano affrontarla con competenza, per assicurare qualità della partecipazione e qualità delle politiche.

IL POSIZIONAMENTO DI RENA Sulla base di questi ragionamenti RENA ha deciso di impegnarsi a favorire il cambiamento nel Paese lavorando sul lato della domanda, per diventare IL MOVIMENTO CHE UNISCE E MOBILITÀ LE COMUNITÀ DEL CAMBIAMENTO IN ITALIA. Crediamo che lavorare alla creazione di una domanda di cambiamento significhi innanzi tutto iniziare a mettere in rete chi innova, mobilitando quelle comunità del cambiamento che hanno capito che il Paese è destinato a cambiare per sopravvivere e non tornerà come prima. E che allora si sono rimboccate le maniche e hanno già iniziato a cambiare, senza aspettare che il resto del Paese gli venga dietro.

-1-


È necessario addestrarsi a identificare queste comunità, che RENA chiama anche #pionieri. I progetti a cui abbiamo lavorato negli ultimi anni, e le forti partnership con alcune Associazioni civiche o di categoria, ci hanno confermato quanto di buono ci sia in chi si occupa di temi come qualità della democrazia, sviluppo delle comunità locali, formazione e talento, innovazione sociale. Ci sembra che le speranze più grandi possano essere riposte in chi sviluppa soluzioni in grado di aumentare il grado di trasparenza, accountability e partecipazione del mondo in cui viviamo. Comunità di “imprenditori civici” che rivolgono le proprie attenzioni al funzionamento della pubblica amministrazione, dei corpi intermedi e all’attivazione consapevole di gruppi di cittadini. Trasparenza, apertura, partecipazione, accountability, innovazione, attivismo civico, collaborazione, imprenditorialità, educazione, volontariato e creatività sono le parole chiave che abbiamo identificato. E quelle sulla base delle quali abbiamo iniziato a ricercare i nostri #pionieri.

COMUNITA’DEL CAMBIAMENTO Queste comunità del cambiamento hanno alcune caratteristiche comuni: 

Comunità, non singoli individui. I pionieri non sono talenti isolati, ma soggetti collettivi che interpretano il cambiamento come una sfida etica ancorata a valori. Comunità aperte e collaborative, che mettono in contatto mondi tra loro distanti.

Impatto, non testimonianza. I pionieri prediligono mettere in campo soluzioni concrete ai problemi piuttosto che manifestare indignazione per il problema stesso. Si attivano più che indignarsi, e per questo sono meno visibili. Sono allo stesso tempo visionarie e concrete, portatrici di soluzioni pratiche e scalabili.

Sperimentazione non dogma. Le comunità del cambiamento di oggi non sono ideologiche, e forse anche per questo sono meno compatte tra loro. Preferiscono sperimentare le soluzioni e i comportamenti che vorrebbero vedere applicate in tutto il Paese anziché costruire strutture teoriche da applicare successivamente.

Imprenditorialità, non istituzione. Spesso le comunità del cambiamento assomigliano di più a startup che a comitati. Hanno logiche più vicine a quelle dell’impresa e dell’innovazione che a quelle dell’associazionismo classico e dell’attivismo. Utilizzano strumenti, modalità e linguaggi nuovi e ibridi, conoscono il lato positivo del fallimento e sanno che il cambiamento passa anche per un modo nuovo di fare impresa.

L’impressione che abbiamo è che queste comunità siano spesso inconsapevoli del ruolo che potrebbero avere nel Paese, se solo si mettessero in rete e si sostenessero a vicenda. Se solo stabilissero, insieme, dei traguardi collettivi più ambiziosi, esprimendo quella diffusa domanda di cambiamento di cui il Paese ha bisogno.

-2-


COME FARE PER MOBILITARE LA DOMANDA DI CAMBIAMENTO È necessario fare in modo che queste comunità si riconoscano a vicenda come protagoniste del futuro del Paese, ed aiutarle a crescere. È necessario fare emergere i loro legittimi interessi, aiutarli ad elaborare policies e a portare avanti le loro proposte, ricucendo il rapporto tra le comunità del cambiamento e le istituzioni, diffondendo la conoscenza delle regole del gioco democratico (ed aggiornandole, quando necessario). Alimentare una domanda di cambiamento vorrà dire anche contribuire a formare dei cittadini che siano portatori sani di innovazione anche all’interno delle istituzioni, stimolando una partecipazione attiva e un coinvolgimento diretto nella vita pubblica e nelle comunità locali. Ma vorrà dire innanzi tutto contribuire a fare sì che le pratiche e le soluzioni sviluppate da questi pionieri del cambiamento siano sempre più conosciute e diffuse, perché solo da una maggiore diffusione potranno maggiori impatti e maggiore legittimità. Si tratterà quindi di sostenere questi innovatori in fase di crescita, sia facendo in modo che gli sforzi più meritevoli siano facilitati dall’azione di una Pubblica Amministrazione intelligente, sia stimolando una maggiore domanda di queste soluzioni, dando vita ad una sorta di programma di educazione civica all’innovazione. Mobiliare la domanda di cambiamento significa, dunque, mettersi nelle condizioni di dare forza e di sostenere quelle comunità che identifichiamo come #pionieri dell'Italia che verrà. Per noi fare questo significa 4 aree di azione. E per ogni aree vogliamo mettere in campo una o più attività progettuale che RENA può portare avanti.

-3-


1. Identificazione dei #pionieri. Vogliamo dotarci di strumenti sempre più precisi per identificare ciò che per noi è una comunità del cambiamento. Per farlo dobbiamo:  continuare, anzi moltiplicare le iniziative che portano RENA a contatto con i territori, come i roadshow #pionieri e il rafforzamento delle Antenne.  rendere più scientifica l’osservazione delle comunità del cambiamento, con l’aiuto delle expertise interne ed esterne a RENA  mappare i #pionieri, attraverso un sito web che permetta loro di riconoscersi come parte di una rete più vasta e offra loro risorse informative;  scrivere e pubblicare un libro/articolo esteso sulle comunità del cambiamento, in modo da “fissarne” le definizioni 2. Formazione dei #pionieri. Dobbiamo continuare a creare e diffondere i saper utili alle comunità del cambiamento. Per fare questo RENA ha già a disposizione molte risorse progettuali da valorizzare ulteriormente:  la Summer School del Buongoverno e della Cittadinanza Responsabile che si tiene ormai ogni anno a Matera;  le “pillole di Summer School”, che portano i contenuti di Matera in giro per le antenne locali di RENA  (in)formiamoci, che portando RENA nelle scuole lavoro alla radice sul tema del cambiamento, andando a stimolare la creazione di “domanda di cambiamento” tra i ragazzi delle scuole. 3. Accelerazione dei #pionieri. Dopo averli identificati, e dopo aver alimentato le “competenze del cambiamento”, vogliamo andare oltre.  Vogliamo dotare RENA di un programma di “accelerazione” per i pionieri di tutti pionieri, quelle organizzazioni e imprese in grado di aumentare il grado di trasparenza, accountability e partecipazione dei contesti in cui operano. Con particolare attenzione per quelle che hanno a che fare con il funzionamento della pubblica amministrazione, dei corpi intermedi e della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.  Vogliamo trovare organizzazioni con un impatto civico potenziale anche sulla PA, ma che non hanno ancora avuto modo di testare le innovazioni che propongono su una scala significativa (città, provincia, regione).  Vogliamo metterle in contatto con degli early adopter all’interno della PA. Vogliamo fornire loro tutti gli strumenti e le conoscenze utili a fare meglio il loro lavoro, aiutarli a trovare le risorse per crescere, imprenditorializzarsi e professionalizzarsi. E tutto questo lo vogliamo fare in un posto fisico definito, e per tutto l’anno. 4. Mobilitazione dei #pionieri. Perché queste comunità del cambiamento diventino una forte constituency di cambiamento per l’Italia è necessario mobilitarle. Per farlo è necessario metterli nelle condizioni di avere un ruolo più attivo nella vita pubblica del Paese, aiutandoli ad interloquire con le istituzioni direttamente o indirettamente, al fine di meglio tutelare o promuovere i loro interessi. Azioni concrete in questa direzione sono:  campagne di opinione che diano voce ai bisogni dei pionieri e alla visione di Paese che essi esprimono;  azioni di advocacy diretta e trasparente in favore dei bisogni dei pionieri;  facilitazione dell’interlocuzione di queste comunità con la Pubblica Amministrazione e la politica.

-4-


PERCHÉ RENA RENA è una comunità di persone ed organizzazioni interessate migliorare il Paese in cui viviamo, sulla base di valori ben precisi (Apertura, Trasparenza, Responsabilità, Equilibrio). È la volontà di incidere sulla qualità del contesto in cui viviamo che ci ha portati ad occuparci di qualità della democrazia, sviluppo dei territori, innovazione e formazione. Abbiamo scelto di farlo insieme, senza una connotazione partitica, perché quello che ci interessa è promuovere in maniera trasversale una serie di pratiche che invece sono in sé molto politiche. Tanto nel privato, quanto nel pubblico e nel mondo delle associazioni, lavoriamo per un Paese in cui le cose siano gestite in maniera più trasparente, in cui le competenze ed i talenti delle persone siano valorizzati, in cui tutti siano più responsabili delle loro azioni e promesse. Un Paese in cui ci sia spazio per sperimentare soluzioni innovative, in cui nel prendere ed attuare scelte che riguardano il futuro chi è interessato abbia la possibilità di dire la sua e farsi ascoltare. È per questo motivo che siamo finiti ad occuparci di opendata, opengov, accountability, partecipazione, innovazione sociale, formazione, politiche per lo sviluppo e policy making collaborativo. Perché sono tutte cose che hanno a che fare con la qualità del sistema economico, sociale ed istituzionale in cui viviamo. E sono tutte cose che sentiamo disperatamente il bisogno di migliorare. Perché l’Italia spesso e volentieri è un Paese che va in direzione esattamente opposta a quella che sogniamo. Nel capitolo precedente abbiamo spiegato vogliamo dare ai Pionieri. Qui cerchiamo di spiegare cosa vogliamo ottenere con i nostri progetti. 

Ci interessano progetti che ci consentano di APPRENDERE. Perché per alimentare una domanda di cambiamento dobbiamo sapere esattamente ciò di cui stiamo parlando. Dobbiamo riuscire ad intercettare le esperienze e le realtà che funzionano di più. E imparare da quello che stanno facendo. Dobbiamo individuare le migliori modalità per rendere una organizzazione trasparente, dobbiamo studiare quali sono gli strumenti migliori per consentire a tante persone di contribuire alla formulazione di scelte di rilevanza pubblica, dobbiamo conoscere i modi per valutare le conseguenze di quelle stesse scelte.

Ci interessano progetti che ci consentano di FAR CONOSCERE tutte le migliori esperienze, pratiche e realtà che pensiamo possano contribuire a rendere l’Italia un Paese migliore. Farli e farle conoscere tra loro, perché possano rafforzarsi a vicenda. E farle conoscere ad un pubblico più generale, perché alimentando una domanda di queste buone esperienze, renderemo la vita più facile a chi si è speso per innovare rischiando.

Ci interessano progetti che ci consentano di METTERE IN PRATICA le soluzioni che abbiamo individuato, progetti che ci consentano di trasformare in realtà concrete i valori e le pratiche a cui ci ispiriamo. Mettere in pratica può voler dire molte cose: dal mettere qualcuno nelle condizioni di fare di più e meglio quello che già fa ad aiutare al supportare policy makers e pubbliche amministrazioni a definire policies che promuovano determinati comportamenti ed esperienze virtuose; dal fare advocacy insieme alle comunità del cambiamento ad aiutare queste stesse comunità ad interloquire con le istituzioni stesse, sino ad entrare a farne parte, se necessario.

-5-


RADICAMENTO E SOSTENIBILITÀ Abbiamo capito che i protagonisti e il consenso necessari per mettere in atto il cambiamento sono nei territori. E che il lavoro che ci siamo prefissati di fare per mobilitarli è impegnativo e richiede metodo e struttura. Per diventare il movimento che, attraverso i suoi valori, unisce le comunità di cambiamento, RENA deve diventare RADICATA nel territorio e SOSTENIBILE nel suo funzionamento. Diventare radicata significa poter portare nei territori le attività e i contenuti innovativi sviluppati dalla rete di persone che la anima. Si tratta già di una significativa discontinuità rispetto ai primi passi di RENA. Che implica e implicherà parecchie cose: dall’imparare a confrontarsi con soggetti nuovi (per comprenderne i bisogni e costruire con loro nuove sinergie) al dare un contributo allo sviluppo territoriale, cercando di mettere al servizio dei territori (e delle comunità di cambiamento che vi risiedono), le competenze e la capacità progettuale di RENA. Occorrerà anche sviluppare una maggiore capacità comunicativa di RENA a livello locale. Sono tutte cose che se da un lato porteranno RENA a crescere (aumentando il numero dei suoi membri e il numero dei partner di RENA), dall’altro lato chiederanno ai soci di RENA di dedicarsi con impegno e continuità all’Associazione anche a livello locale e non solo in gruppi di lavoro in remoto. Diventare sostenibile significa invece due cose: da un lato dotarsi di una governance nuova, che permetta di mettere a frutto al meglio il contributo volontario dei soci ed eventualmente di una struttura operativa; dall’altro garantirsi partnership e fonti di finanziamento sufficienti per sostenere l’ambizione dei nostri progetti, mantenendo tuttavia l’indipendenza e la credibilità che sono stati un elemento distintivo dell’associazione.

-6-


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.