Progetto Repubblica Ceca (Marzo, Aprile / March, April) 2014

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Marzo – Aprile / March – April 2014

Stop gara Temelín, sullo sfondo la Crimea Halt in Temelín tender; Crimea in background

La Marina senza mare della Repubblica Ceca The sealess Navy of the Czech Republic

Un viaggio nel mondo di Hrabal A journey to Hrabal’s world


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sommario

pag. 6 Editoriale Editorial

politica politics

pag. 8

Praga ferma gara Temelín, sullo sfondo la Crimea Prague cancels Temelín tender; Crimea in the background

pag. 12

Babiš punta più in alto Babiš sets his sights higher

pag. 18

Appuntamenti futuri Future Events

pag. 20

La Marina senza mare della Repubblica Ceca The sealess Navy of the Czech Republic

pag. 24

Vietnamiti cechi, tra birra e Pho Czech Vietnamese, beer and Pho

pag. 28

pag. 16

Věra Chytilová, la mente anarchica del cinema ceco Věra Chytilová, the anarchic mind of Czech cinema

pag. 17

economia e mercato / markets and data

Il mese de La Pagina

Calendario Fiscale

pag. 34 Macroeconomia Economics

Gruppo

@ProgettoRC

Progetto Repubblica Ceca

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Editore/Publishing House: EBS consulting s.r.o. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 Tel. +420 246 030 909 www.gruppoibc.eu redakce@progetto.cz

Coordinamento redazionale Editorial Coordination Giovanni Usai Comitato di Redazione Editorial Staff Diego Bardini, Paolo Massariolo, Giovanni Piazzini Albani, Giovanni Usai

Hanno collaborato Contributors Daniela Mogavero, Gianluca Zago, Mauro Ruggiero, Edoardo Malvenuti, Giuseppe Picheca, Lawrence Formisano, Martin Holub, Sabrina Salomoni, Jan Kolb, Ernesto Massimetti, Alessio Di Giulio, Barbara Medici, Alessandro De Felice


Marzo – Aprile / March – April 2014

pag. 36

Pubblici registri: nuovo corso in Repubblica Ceca Public records: new course in the Czech Republic

pag. 38

Il presidente Pietro Grasso a Praga President Pietro Grasso in Prague

pag. 52

Brněnec, tra macerie e memoria Brněnec among rubble and memories

pag. 56

Anniversari cechi Czech Anniversaries

pag. 58

summary

Novità editoriali New Publications cultura / culture

pag. 40

Un viaggio nel mondo di Hrabal A journey to Hrabal’s world

sport / sport

pag. 60

La Vecchia Talpa e tanta nostalgia The Old Mole and a great deal of nostalgia

Gli Zlatí hoši e quella finale ricca di significati The Zlatí hoši and a final rich in significance

pag. 48

pag. 64

Inserzioni pubblicitarie Advertisements Progetto RC s.r.o. redakce@progetto.cz

Progetto grafico Graphic design Angelo Colella Associati

pag. 44

La parola incantata di Jiří Pelán The enchanted words of Jiří Pelán

Tatra, i giganti del fuoristrada Tatra, the off-road giant

DTP / DTP Osaro

Stampa / Print Vandruck s.r.o. Periodico bimestrale / Bimonthly review ©2014 EBS consulting s.r.o. Tutti i‑diritti sono riservati. MK CR 6515, ISSN: 1213-8487

Chiuso in tipografia Printing End-Line 15.04.2014 Foto di copertina / Cover Photograph Il muro di Hrabal Hrabal wall

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editoriale

Cari lettori,

i drammatici sviluppi internaziona‑ li, legati alla crisi ucraina, sono con ogni probabilità una delle ragioni principali che hanno spinto Praga a cancellare la gara per il raddoppio della centrale nucleare di Temelín. Nelle spiegazioni ufficiali sono state piuttosto evidenziate questioni di carattere economico, connesse all’in‑ certezza sul futuro del mercato della energia. In realtà la gara già da tempo si era trasformata – a detta persino di alcuni membri del governo ceco – in una “parodia della guerra fredda”: da una parte gli interessi del Cremlino, rappresentati dal consorzio Mir.1200, dall’altra quelli americani, espressi dalla Westinghouse. In apertura di questo numero evidenziamo come Praga, visto il contesto internazionale di questi ultimi tempi, non potesse più rischiare che il mega appalto nu‑ cleare finisse in mano ai russi. Sul versante della politica interna, vi proponiamo il tema della popolarità in continua ascesa di Andrej Babiš. Questa situazione comincia a riflet‑ tersi sugli equilibri della coalizione di governo e non fa dormire sonni tranquilli al premier Bohuslav Sobo‑

Dear Readers,

the dramatic international developments related to the crisis in Ukraine, are probably one of the main reasons that prompted Prague into cancelling the tender to double the Temelín nuclear power plant. The official explanations particularly highlighted economic issues, linked to the uncertainty about the future of the energy market. In fact, the tender for some time had been transforming (even according to some members of the Czech government) into a ”parody of the Cold War”: on the one hand are the interests of the Kremlin, represented by the consortium Mir.1200, on the other, the American ones expressed by Westing-

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tka, tanto più che Babiš, miliardario prestato alla politica, non sembra più accontentarsi della semplice carica di ministro delle Finanze. Sono numerosi gli altri argomenti che arricchiscono questo numero. Vi segnaliamo le pagine sul progetto di canali navigabili fra Danubio, Elba e Oder – se ne parla da secoli, ma le possibilità di realizzazione rimango‑ no ancora ben poche – e un focus sui “vietnamiti cechi”, una minoranza che sta assumendo un peso sempre più ri‑ levante in questo paese.

Da sottolineare anche la sezione de‑ dicata alla cultura, con le interviste a Sandro Ferri, fondatore delle mitiche Edizioni e/o, e a Jiří Pelán, il decano degli italianisti cechi. L’immagine di copertina è dedicata a Bohumil Hrabal, lo scrittore ceco più origina‑ le del Novecento, del quale proprio quest’anno ricorre il 100° anniversa‑ rio della nascita. Proprio su di lui vi proponiamo un viaggio immaginario, alla scoperta dei luoghi più legati alla sua vita e alle sue opere. Buona lettura

house. We open this issue highlighting how Prague, given the international context of recent times, could no longer risk the nuclear mega contract ending up in the hands of the Russians. Regarding domestic politics, we focus on the theme of the ever-rising popularity of Andrej Babiš. This situation is starting to be reflected in the relationships in the coalition government and does not enable Prime Minister Bohuslav Sobotka to sleep soundly, especially since Babiš, a billionaire-turned-politician, no longer seems to be content with the simple post of Minister of Finance. There are numerous additional topics that enrich this issue. We would like to highlight the pages on the plan of navi-

gable waterways between the Danube, Elbe and Oder, talked about for centuries, but with low chances of ever being realized, and a focus on the ”Czech Vietnamese”, a minority who is becoming increasingly relevant in this country. Also of note is the section devoted to culture, with interviews with Sandro Ferri, founder of the legendary Edizioni e/o, and Jiří Pelán, the dean of Czech Italianists. The cover image is dedicated to Bohumil Hrabal, the most original Czech writer of the twentieth century, and the 100th anniversary of his birth that this year marks. To him we dedicate an imaginary journey, discovering the places associated with his life and his works. Enjoy the read

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Services

Industrial goods

Industrial gases

Healthcare

Engineering

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SIAD Group. Industrial gases, Engineering, Healthcare, Industrial goods and Services.

www.siad.com


Praga ferma gara Temelín, sullo sfondo i fatti di Crimea La cancellazione della gara per il raddoppio della centrale sembra anche un segnale a Mosca, ma la Repubblica Ceca non può tagliare i ponti con la Russia

Sanzioni economiche alla Russia sono “inutili”, “dannose” e “lontane da ve‑ nire”, secondo le posizioni ufficiali del governo della Repubblica Ceca. Ma niente può togliere dalla testa di mol‑ ti che quella gara per l’ampliamento della centrale nucleare di Temelín – in cui i russi del consorzio Mir.1200 erano vicini al ghiotto traguardo – sia stata annullata non solo per motivi puramente economici, ma che ci sia

qualcosa di più: un non tanto velato segnale, un avvertimento, o soltanto la prova più forte che poteva dare Praga di opposizione alla decisione russa di annettersi oltre alla Crimea altri possibili territori ucraini. Le posizioni della Repubblica Ceca in questo scorcio di guerriglia diplomati‑ ca, che fa tanto vecchia Europa, infatti, sono tutt’altro che univoche e da stes‑ se persone sono giunte frasi opposte

in pochi giorni. A fare da capofila di questi stravolgimenti di fronte e ondi‑ vaghe dichiarazioni il presidente Miloš Zeman. Il capo di stato ha commentato in diverse occasioni l’annessione della Crimea alla Russia sostenendo che si tratta di un fatto compiuto e da cui non si tornerà indietro, proprio per‑ ché la decisione di “donare la penisola all’Ucraina nel 1954” da parte di Niko‑ laj Kruscev era stata “stupida”. Il pre‑

Economic sanctions on Russia are “useless”, “harmful” and “far from coming”, according to the official positions of the government of the Czech Republic, but nothing can take away the thought that the tender for the expansion of the Temelín nuclear power plant, in which the Russians of the consortium Mir.1200 were close to their greedy goal, has been set aside not only for purely economic reasons, but also forsomething more: a barely veiled signal, a warning, or just the strongest evidence that Prague could give to show opposition to the Russian decision to annex Crimea as well as other possible Ukrainian territories. The positions of the Czech Republic in this partial view of guerrilla diplomacy, which makes Europe so old,are in fact far from univocal, and the same people have made contrasting statements within just a few days. The key player regarding these upheavals and errant

statements is none other than President Miloš Zeman. On several occasions the head of state, has commented on the annexation of Crimea to Russia, claiming that it is a fait accompli and a point of no return, because the decision “to donate the peninsula to Ukraine in 1954”, by Nikolai Khrushchev had been “stupid”. The president added, however, that NATO should send its troops if Russia “were to attempt to annex other areas of eastern Ukrain”. He added, “If Moscow decides to spread its territorial expansion in Eastern Ukraine, there the games would come to an end. At that

point, I would not only support more urgent EU sanctions”, said Zeman, “but I would also alert the forces of the Atlantic Alliance“. However, the fact that the cancellation of the tender for Temelín is not only due to higher energy prices and the constant increase in the cost of the project (€ 11 billion) is obvious. Firstly, because prior to the cancellation, the Minister for Human Rights, Jiří Dienstbier, had expressed many doubts about the possibility that the Czech Republic should entrust the Russian consortium with the plan at a time when “the Rus-

di Daniela Mogavero by Daniela Mogavero

The cancellation of the tender for the double plant seems to send a signal to Moscow, but the Czech Republic can not afford to cut ties with Russia

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attualità current affairs

Prague cancels TemelÍn tender; the Crimean facts lie in the background sidente ha aggiunto però che la Nato dovrebbe comunque inviare le sue truppe se la Russia “tentasse di annet‑ tere altre zone orientali dell’Ucraina”. E ancora: “Se Mosca decidesse di allarga‑ re la sua espansione territoriale nell’Est dell’Ucraina, lì i giochi si chiuderebbe‑ ro. A quel punto caldeggerei non solo sanzioni Ue più stringenti – ha detto Zeman – ma allerterei anche le forze dell’Alleanza atlantica”. Ma che la cancellazione della gara per Temelín non sia solo dovuta al mag‑ giore prezzo dell’energia e al costante aumento del costo del progetto (11 miliardi di euro) è evidente. Prima di tutto perché, prima dell’annullamen‑

to, il ministro per i Diritti umani, Jiří Dienstbier, aveva espresso molti dub‑ bi sulla possibilità che la Repubblica Ceca potesse affidare al consorzio russo il piano in un momento in cui “il regime russo usa la forza militare e il ricatto”. E forse anche per tamponare i possibili effetti sull’interscambio rus‑ so-ceco Zeman ha subito chiesto che venga organizzata una nuova gara con l’ammissione di almeno quattro partecipanti: oltre a Westinghouse e a Mir.1200, la francese Areva e un eventuale investitore sudcoreano. Che tra Russia e Repubblica Ceca ci sia un forte legame economico, del resto, è palese a tutti. E probabilmente anche

per questo motivo il premier Bohuslav Sobotka non ha dato una posizione stringente sul tema Crimea; pur giu‑ dicando l’annessione “inaccettabile”, ha fermato sul nascere le polemiche su Temelín dopo le parole del ministro per i Diritti umani, sottolineando che Praga non può “permettersi di tagliare i suoi legami economici con la Russia per la questione Ucraina” e ha aggiun‑ to di essere contrario a sanzioni di carattere economico, “misure che alla gente senza lavoro non portano niente di buono”. Le esportazioni ceche verso la Russia sono decuplicate negli ultimi 10 anni (il 5% dell’export auto è verso questo Paese), mentre è noto che il

70% del greggio e del gas utilizzati sul territorio ceco proviene dalle riserve russe, per non parlare dei turisti russi che solo nel 2013 hanno speso in Re‑ pubblica Ceca 400 milioni di dollari. La crisi in Crimea, quindi, non ha fatto che portare alla luce questi dati e con essi i timori che un inasprimento delle relazioni tra i due Paesi possa causare ricadute sull’economia ceca, importexport, ma anche la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro legati all’indotto. Tanto che il viceministro degli Esteri Petr Drulák ha evidenziato la necessità di “aumentare la diver‑ sificazione e gli sforzi per limitare la vulnerabilità dell’economia ceca dalla

sian regime uses military force and blackmail”. Perhaps also to lessen the possible effects on the Russian-Czech interchange Zeman immediately asked for the organization of a new tender with the admission of at least four participants: in addition to Mir.1200, and Westinghouse, France’s Areva and a possible South Korean investor. Moreover, the fact that there is a strong economic link between Russia and the Czech Republic, is clear to everyone. This was most likely also the reason why Prime Minister Bohuslav Sobotka did not give a cogent position on the

Crimea topic. Despite defining the annexation as “unacceptable”, he put an end to the controversy over Temelín straight away, following the words of the Minister for Human Rights, noting that Prague cannot “afford to cut its economic ties with Russia because of the Ukraine issue”, then adding that he opposed economic sanctions, which he considered to be “measures that will bring no good to jobless people”. Czech exports to Russia have increased tenfold in the last 10 years (5% of car exports are there), while it is known that 70% of the oil and gas used on Czech territo-

ry come from the Russian reserves, not to mention that Russian tourists in the Czech Republic have spent $400 million in 2013 alone. The crisis in Crimea, has therefore done nothing but bring these facts to light, and with it fears that a weakening of relations between the two countries is likely to cause relapse in the Czech economy, import-export, as well as the loss of tens of thousands of jobs related to industries. Consequently, the Deputy Foreign Minister Petr Drulák has highlighted the need to “increase the diversification and efforts to limit the vulnerability of the

Czech economy from Russia in the long term”. Meanwhile, SSHR, the government agency that deals with stocks of fuel and raw materials needed for crisis situations, has warned us that the Czech Republic has enough oil for 94 days and has created a supervision unit. Czech Companies operating in Ukraine are also starting to suffer from the post-annexation tensions. Škoda Auto, which has an assembly plant, has already reduced the number of cars produced. The first negative signals have already been indicated also by the food company Hame.

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attualità current affairs

Le posizioni del governo ceco dalla ferma condanna alle azioni del Cremlino all’appello alla Nato, dall’opportunismo alla richiesta di sanzioni The positions of the Czech government on the strongly condemned actions of the Kremlin, on the NATO appeal, from opportunism to the request for sanctions

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Russia sul lungo termine”. Intanto l’Sshr, l’ente statale che si occupa delle scorte di carburante e di materie prime necessarie per le situazioni di crisi, ha fatto sapere che la Repubblica Ceca ha petrolio sufficiente per 94 giorni e ha creato un’unità di monitoraggio. Delle tensioni post-annessione cominciano a risentire anche le aziende ceche che operano in Ucraina. La Škoda Auto, che ha uno stabilimento di assem‑ blaggio, ha già ridotto il numero delle auto prodotte. I primi segnali negativi li ha già avvertiti anche l’azienda ali‑ mentare Hame. Chiaroscuri, tentennamenti, timori. E probabilmente lo stop a Temelín era

il passo più coraggioso che si potesse fare contro un gigante amico-nemico come Mosca. Il dialogo diplomatico tra Praga e la Russia, infatti, è tutto fatto di dico e non dico, di condanne e di blandizie. Lo stesso Zeman, dopo aver sottolineato che l’annessione della penisola ucraina alla Russia è cosa fatta, ha aggiunto che gli even‑ ti che hanno portato al referendum in Crimea saranno di sicuro meno drammatici di quelli “del precedente in Kosovo”, ed è noto come la Repub‑ blica Ceca sia stato uno dei Paesi Ue che hanno riconosciuto con qualche mese di ritardo l’indipendenza del Kosovo. In questo panorama che ai

più ricorda la Guerra fredda, è rie‑ merso anche il piano statunitense di creare un sistema antimissilistico tra Repubblica Ceca e Polonia, chiesto a gran voce dall’ex premier Mirek Topo‑ lánek. L’attuale ministro della Difesa Martin Stropnický, invece, ha lasciato il progetto nel cassetto e ha raffred‑ dato anche gli animi di chi pensava a un intervento armato delle truppe Nato in Crimea: l’Ucraina, questo il ragionamento, non è membro della Nato e l’intervento dovrebbe essere concertato con l’Onu di cui invece fa parte la Russia. “Le pressioni diplo‑ matiche possono essere aumentate”, ha aggiunto.

Fonte: vlada.cz

Il premier Sobotka firma l’Accordo di Associazione Ue-Ucraina / Prime Minister Sobotka signs EU-Ukraine Association Agreement

Conflicting feelings, hesitations, fears, and yet the Temelín cancellation was probably the most courageous step that could be made against a giant enemy and friend like Moscow. The diplomatic dialogue between Prague and Russia, in fact, is all based on done what is said and not said, condemnation and blandishments. Zeman himself, after pointing out that the annexation of the peninsula of Ukraine to Russia is a done deal, added that the events that

led to the referendum in Crimea will surely be less dramatic than “the previous ones in Kosovo”, and it is known how the Czech Republic is one of the Eu countries that have recognized the independence of the Kosovo a few months later than the others. The situation, which for many will be most reminiscent of the Cold War, has even resurfaced the U.S. plan to create an anti-missile system in the Czech Republic and Poland, clamored for by

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former Prime Minister Mirek Topolánek. The current Minister of Defence Martin Stropnický, however, has placed the project in the drawer and even frozen the hopes of those who expected a military intervention of NATO troops in Crimea. The line of reasoning is down to the fact the Ukraine is not a member of NATO, and the intervention should be agreed with the UN instead which is part of Russia. “The diplomatic pressure may be increased”, he added.



Babiš punta più in alto Babiš sets his sights higher

Coi sondaggi tutti dalla sua parte, il ministro miliardario è oggi il vero protagonista della politica ceca e le sue ambizioni crescono. Sobotka è avvertito di Giovanni Usai by Giovanni Usai

With all the polls favouring him, the billionaire Minister today is the true protagonist of Czech politics and his ambitions are growing. Sobotka has been warned

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Il miliardario e politico Andrej Babiš – dopo la sorprendente affermazione elettorale dello scorso autunno e il conseguente ingresso nel governo – comincia a sentire stretti gli abiti di ministro delle Finanze e di semplice vicepremier. I sondaggi sulla popo‑ larità dei leader politici da qualche mese gli attribuiscono il primo posto assoluto. Secondo una rilevazione di marzo della Stem, la quota di cechi che manifesta nei suoi confronti una opinione positiva è pari al 62% della popolazione. Come se non bastasse, si avvicina la scadenza del voto euro‑ peo di fine maggio e tutti i sondaggi

sono pressoché concordi nell’attribui‑ re il ruolo di primo partito ad Ano – il movimento “dei cittadini scontenti” di cui Babiš è fondatore, capo e grande finanziatore – con percentuali di con‑ senso che vanno dal 24% in su. Staccati i socialdemocratici della Čssd, il partito che guida la coali‑ zione di governo. Animato costantemen‑ te da grande attivismo, in alcune circostan‑ ze sembra che il

Following his surprising electoral success last autumn, and the subsequent entry into the government, billionaire and politician Andrej Babiš has been beginning to find his seats as Minister of Finance and Deputy Prime minister a bit low. The polls on the popularity of political leaders in the last few months have attributed him with the first place overall. According to a survey in March from Stem, the proportion of Czechs who manifested a positive opinion towards him, is no less than 62% of the population. As if that were not enough, the end of the European elections approaches in late May and all the polls were almost unanimous in attributing the role of first party to Ano, the movement of “dissatisfied citizens” of which Babiš is the founder, chief and a great contributor. The percentages of consensus range from 24% up, while they have distanced themselves from the Social Democrats of Čssd, the party that leads the ruling coalition. Constantly animated by great activism, in some situations it seems that the Andrej real head of the government is indeed Babiš

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vero capo del governo sia proprio lui, con buona pace del primo ministro in carica, il socialdemocratico Bohu‑ slav Sobotka. Indicativo il piglio con il quale Babiš è intervenuto nel negoziato riguardante gli aiuti di stato destinati ad ammortizzare i riflessi so‑ ciali destinati alla chiusura della miniera carbonifera Důl Paskov in Moravia. Scavalcando nel negoziato il ministro dell’Industria Jan Mládek (socialdemocratico), il tycoon di origine slovacca ha


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indotto i rappresentanti della compa‑ gnia estrattiva ad accettare condizioni decisamente più convenienti (per i minatori e per le casse pubbliche). Ue permettendo, si tratta di una vittoria che soprattutto i media di sua proprie‑ tà non hanno mancato di sottolineare, aumentandone la popolarità. “Io non sono un politico, ma uno che lavora. E so come si conducono certe trattative” il commento di Babiš, riaf‑ fermando l’immagine di sorvegliante della classe politica, che evidente‑ mente tanto piace ai cittadini. In una situazione di questo genere, non può che vacillare la poltrona del primo ministro, la cui posizione è in‑ debolita dalla scarsa unità del partito socialdemocratico e dalla costante inimicizia del capo dello stato Miloš Zeman nei confronti del premier. Per di più, tra il Castello e Babiš i rap‑ porti sembrano ora idilliaci. Zeman

da qualche mese non perde occasione per dirsi in sintonia con i passi com‑ piuti dal ministro delle Finanze. Evi‑ dentemente lo ha ormai individuato come la spalla ideale per indebolire il grande nemico Sobotka. Il tandem sembra peraltro funzionare, tant’è che Babiš da un pò di tempo ha inter‑ rotto le punzecchiature anti Zeman, lo scorso anno invece frequenti. Il premier Sobotka, di cui è palese lo scarso carisma, in questa situazione cerca di ostentare serenità, nei suoi consueti panni di grigio funzionario di partito. Un’unica volta, in questi due mesi e mezzo di governo, si è assistito a un vero battibecco fra Babiš e Sobotka. A dare fuoco alle polveri è stato proprio quest’ultimo, quando ha osservato: “il modo migliore per cancellare i so‑ spetti di conflitto di interesse sarebbe che il ministro Babiš smettesse di fare

l’imprenditore e si dedicasse solo alla politica”. La risposta del padrone di Agrofert non si è fatta attendere. Rispolve‑ rando la retorica vincente della cam‑ pagna elettorale, ha lanciato il suo avvertimento: “Sobotka, da buon politico di professione che non ha mai lavorato, non sa di cosa parla quando parla di attività d’impresa. Io delle mie aziende sono solo il proprietario, non le dirigo. E comunque non ho al‑ cuna intenzione di vendere le mie im‑ prese. Se proprio non gli sto bene, che provi Sobotka a revocarmi il mandato di ministro o a cambiare la coalizione di governo”. A sostegno di Babiš si è immediata‑ mente schierato il presidente Zeman, il quale dal Castello ha sentenziato: “una persona può avere una proprie‑ tà, ma non necessariamente essere un imprenditore”.

In realtà il problema del conflitto di interessi è palese, davanti agli occhi di tutti. Babiš – al quale la consueta classifica di Forbes dei Paperon de’ Paperoni planetari, ha attribuito un patrimonio di 2,4 miliardi di dollari – in qualche occasione ha mostrato persino di accorgersene e di porvi ri‑ medio davanti all’opinione pubblica. Per esempio lo scorso marzo, quando ha chiesto che i poteri di sorveglianza sulla società di stato Explosia passino dal ministero delle Finanze a quello dell’Industria e del Commercio. La Explosia infatti dipende dalle forni‑ ture di materie prime che le assicura la Synthesia, società che fa capo alla Agrofert di proprietà di Babiš. Per lo stesso motivo in almeno due casi il ministro delle Finanze – il qua‑ le è proprietario della Agrofert, la più grande holding agroalimentare della Repubblica Ceca – ha preferito aste‑

he, with all due respect to the prime minister’s office, the Social Democrat Bohuslav Sobotka. An effective example of this was the attitude with which Babiš intervened in the negotiations concerning state aid to extinguish the social repercussions for the closure of the Důl Paskov coal mine in Moravia. Having bypassed the Industry Minister Jan Mládek (Social Democrat) in the negotiation, the tycoon of Slovak origin induced the representatives of the mining company to accept far more convenient conditions (for the miners and for the public purse). EU permitting, it is a victory that especially the media of his properties have not failed to point out, increasing its popularity. “I am not a politician, but a working man, so I know how certain deals are handled,” was the comment from Babiš, reaffirming his image as the overseer of the political class, who is apparently liked so much by the people. A situation of this kind, cannot fail to shake the seat of the prime minister, whose position has been weakened by the lack of unity of the Social Democratic Party and the constant enmity

from the head of state Miloš Zeman towards the prime minister. Moreover, the relationships between the Castle and Babiš now seem idyllic. For a few months, Zeman has never missed an opportunity to claim to be in sync with the steps taken by the Minister of Finance. Evidently he has now identified him as the ideal partner to weaken his great enemy Sobotka. The tandem also appears to work, even to the point that Babiš for a while, has stopped his anti Zeman teasing, which last year was rather frequent. In this situation, Prime Minister Sobotka, whose lack of charisma is evident, is trying to display serenity in his usual dull role as a party member. On one occasion in the last two and a half months in the government, we witnessed a genuine quarrel between Babiš and Sobotka. It was the latter who lit the fuse when he commented that “the best way to clear the suspicions of conflict of interest would be for minister Babiš to stop being an entrepreneur and dedicate himself only to politics.” It did not take long for the response of the Agrofert boss. By dusting off the

winning rhetoric of his election campaign, he launched a warning, “Sobotka, as a good professional politician who has never worked, does not know what he is talking about when he talks about business activities. I only own my own business, but do not manage them. However, I have no intention of selling my businesses. If it is not good for him, Sobotka will have to try to have my mandate as Minister revoked, or change the coalition government. “ Support for Babiš was immediately provided from the Castle by president Zeman, who declared that “a person can own property, while not necessarily being an entrepreneur.” Actually, the conflict of interest problem is obvious, lying in front of the eyes of everyone. Babiš, who

according to the Forbes list of the Scrooge Mcducks in the world, has a wealth of $2.4 billion, on some occasions has even showed he is aware of it and has tried to find a solution in order not to affect the public opinion. For example, last March, when he asked for the surveillance powers of the State Company Explosia to be transferred from the Ministry of Finance to the Ministry of Industry and Trade. Explosia actually depends on the supply of raw materials insured by Synthesia, a company which belongs to Agrofert owned by Babiš. For the same reason in at least two cases, the finance minister, who is the owner of Agrofert, the largest agribusiness holding company in the Czech Republic, has preferred to

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Bohuslav Sobotka

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nersi dal voto in sede di consiglio dei ministri. È stato quando il governo ha approvato un incremento della somma da destinare ai progetti del Programma di sviluppo delle campagne, finanziati in prevalenza dall’Ue, oppure quando l’esecutivo ha proposto di mantenere le facilitazioni fiscali a favore del gasolio utilizzato per usi agricoli. Rispetto alla posizione di conflitto di interessi in cui si trova Babiš, si tratta di semplici palliativi. Gli alleati social‑ democratici però, al di là delle paro‑ le, di fronte al rischio di far saltare il governo, non sembrano disposti a portare la polemica alle estreme con‑ seguenze e ad assumersi la responsa‑

bilità di elezioni anticipate. Tanto più con la quasi certezza di essere desti‑ nati a perderle. Intanto Babiš è quasi riuscito negli ultimi mesi a disinnescare la grana della sua presunta passata apparte‑ nenza alla StB, la famigerata polizia segreta del regime pre ‘89. Su questa vicenda è in corso un processo a Bra‑ tislava, che potrebbe concludersi in un nulla di fatto. Le ultime udienze hanno fatto registrare punti a favore del ministro ceco. Davanti ai giudi‑ ci ha testimoniato un anziano, con un passato di spia comunista, che ha negato sotto giuramento di aver arruolato negli anni ‘80 Babiš come

collaboratore. Una testimonianza che confuta quanto emerso da vecchi documenti di archivio e che potrebbe risultare decisiva per salvare la repu‑ tazione del ministro miliardario. E ad ogni buon conto su questa vicenda è sembrato voler mettere una pietra sopra lo stesso primo ministro Sobo‑ tka, quando ha dichiarato: “La tenuta del nostro governo si basa sulla rea‑ lizzazione del programma di coalizio‑ ne. Del sospetto che Babiš sia un ex agente della StB i cittadini cechi sono consapevoli da tempo, eppure questo non ha impedito loro di votarlo. Nes‑ sun problema quindi per la stabilità dell’esecutivo”.

abstain from voting in the Council of Ministers. It was when the government approved an increase in the amount to be allocated to projects in the rural development program, funded mainly by the EU, and when the government proposed retaining the tax relief on diesel fuel used for agricultural purposes. Regarding the position of conflict of interest in which Babiš finds himself, it is a case of simple palliatives. However, the Social Democrat Allies, besides their words, when facing the risk of breaking up the government, they do not seem willing to take the controversy to the extreme and to take

responsibility for early elections. Even more so with the almost certainty of being bound to lose. Meanwhile, in recent months Babiš has almost succeeded in neutralizing the grain of his alleged past membership in the StB, the notorious secret police of the pre 1989 regime. There is an ongoing process on this matter in Bratislava, which could end in a stalemate. The latest hearings have recorded points in favor of the Czech Minister. In court, an elderly man, a former communist spy, gave a testimony in which he denied under oath that he had enlisted Babiš as a

collaborator in the 80s. A testimony that rejects the findings of old documents and archives that could prove crucial to saving the reputation of the billionaire minister. In any case prime minister Sobotka seemed to want to turn the page declaring “the capacity of our government is based on the implementation of the coalition’s program. Czech citizens for some time, have been aware of the suspicion that Babiš is a former StB agent, yet this has not prevented them from voting for him. There is therefore no problem regarding the stability of the executive branch”.

Andrej Babiš e Miloš Zeman

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il mese de La Pagina

Febbraio – Marzo 2014

di GIOVANNI USAI

Le principali notizie pubblicate sulla rassegna stampa quotidiana La Pagina

Politica

(4 marzo) Ai minimi popolarità Ue. Mai così basso fra i cittadini della Rep. Ceca il livello di gradimento per l’Unione Europea, nei confronti della quale manifesta fiducia solo il 34% della popolazione. È quanto emerge da sondaggio Stem. Consenso in calo soprattutto verso l’Europarlamento, nel quale crede solo il 30% dei cechi. Il tutto nonostante politiche filoeuropee del nuovo governo di centrosinistra. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (24 marzo) Praga approva Fiscal compact. Il governo della Repubblica Ceca si pronuncia per il sì e invia la relativa documentazione alla Camera dei deputati per la ratifica parlamentare. Il primo ministro Bohuslav Sobotka dichiara: “Con la decisione odierna, presa dal governo all’unanimità, il nostro paese torna a pieno titolo nel corso principale della integrazione europea”.

Cronaca

(4 marzo) Sequestro record di eroina. La polizia intercetta a Praga 182 kg di droga proveniente dalla Turchia e arrivati in Repubblica Ceca attraverso la via dei Balcani. Se immessa sul mercato l’eroina avrebbe procurato un ricavo di 750 milioni di corone. Il carico era indirizzato a una società commerciale con sede a Praga. Secondo le indagini la droga era destinata al mercato ceco. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (19 marzo) Cechi di Volinia vogliono rimpatrio. Si tratta dei membri di una minoranza di lingua ceca della Ucraina nord occidentale, che chiedono al governo di Praga di essere accolti in Repubblica Ceca, per timore di escalation della crisi. “Per adesso non ci sono i presupposti” stabilisce il consiglio dei ministri, in quanto ritiene non sussistenti motivi di pericolo tali da giustificare una operazione di questo genere. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (24 marzo) Popolazione ceca in calo. Nel 2013, per la prima volta dopo dieci anni, il numero degli abitanti della Repubblica Ceca diminuisce. Passa infatti a 10.512.400 persone, quindi 3.700 in meno rispetto all’anno prima. Non solo perché i morti sono stati più numerosi di coloro che sono venuti al mondo, ma anche perché – per la prima volta dal 2001 – il numero di quelli che sono emigrati è stato superiore rispetto a quelli che si sono stabiliti in Repubblica Ceca, come annuncia l’Ufficio statistico. Costante il trend di invecchiamento della popolazione, come evidenziano le analisi demografiche del ministero del Lavoro e degli Affari sociali. I cittadini al di sopra dei 65 anni di età costituiscono attualmente il 17% della popolazione, fra sei anni si arriverà al 20%.

Economia, affari e finanza

(14 febbraio) Boom vendite per Škoda. La casa automobilistica ceca lo scorso gennaio ha immesso nel mercato 80.900 vetture (+16,5%). Mai prima d’ora aveva venduto un numero così elevato di automobili durante il primo mese dell’anno. Lo scorso anno la Škoda ha lanciato la versione rinnovata di otto modelli, novità che ha avuto un effetto trainante. In Cina, principale mercato per la Škoda, sono

state consegnate alla clientela 27.500 vetture (+27,3%). In Europa occidentale 31.100 vetture (+13,5%). Un inizio d’anno sprint che fa ritenere possibile per il 2014 il traguardo del milione di auto vendute. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (21 febbraio) CzechInvest a gonfie vele. Lo scorso anno l’agenzia governativa ceca ha mediato investimenti da parte di aziende straniere e locali per un valore complessivo di 48 miliardi di corone, somma superiore del doppio rispetto al 2012, contribuendo così alla creazione di 10.500 nuovi posti di lavoro. I principali investimenti stranieri sono giunti dalla Germania. Positive le previsioni anche per primo semestre 2014. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (27 febbraio) In calo utile Čez. Lo scorso anno è stato il meno elevato dal 2007. Si è trattato di 35, miliardi di corone, quasi cinque miliardi in meno rispetto al 2012 e 17 in meno rispetto a record 2009. L’utile della compagnia energetica ceca scende da cinque anni in maniera consecutiva. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (7 marzo) Economia ceca in ripresa. Secondo gli ultimi dati revisionati dell’Ufficio statistico, il prodotto interno lordo ha registrato nell’ultimo trimestre 2013 un incremento di +1,9% rispetto al trimestre precedente (il più elevato di tutti i paesi europei) e di +1,3% rispetto allo stesso periodo del 2012, incrementi che non si vedevano dal 2007. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (11 marzo) Progetto di registro centrale conti bancari. Verrebbe istituito presso la Banca nazionale, come strumento per fronteggiare il fenomeno delle frodi fiscali ed economia sommersa. Del progetto parlano il ministro delle Finanze Andrej Babiš e quello dell’Interno Milan Chovanec. A regolarne la nascita e il funzionamento sarà una legge che Babiš intende presentare al governo. Perplessità da parte di Čnb e della Associazione bancaria, che temono rischio abusi dei dati dei clienti. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (12 marzo) Retribuzioni in calo. Alla fine dello scorso anno la misura dello stipendio medio è stata di 26.637 corone, quindi 484 corone in meno rispetto a un anno prima. Sul piano nominale si è verificata quindi una flessione dell’1,8%. Visto che nel frattempo il tasso di inflazione è aumentato dell’1,1%, il valore reale è sceso del 2,9%. Lo annuncia l’Ufficio di statistica. La flessione registrata nel periodo ottobre/dicembre 2013 è stata la più significativa degli ultimi dieci anni. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (13 marzo) Gripen, rinnovato il leasing. Il governo ceco decide di prolungare sino al 2027 il contratto di affitto di 14 jet da caccia svedesi, come annuncia il ministero della Difesa di Praga. L’aeronautica ceca li utilizza dal 2005. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (14 marzo) Presidente critica budget Difesa. Miloš Zeman – aprendo le celebrazioni per il 15° anniversario dell’ingresso della Repubblica Ceca nella Nato – sottolinea diminuzione spese nel settore militare. “L’obiettivo di dedicare il 2% del Pil nazionale è stato mantenuto sino al 2003, oggi invece non raggiungiamo neanche l’1%”. Critica anche gli sprechi, citando in particolare i 60 aerei da esercitazione L-159, “che marciscono negli hangar e di cui non sappiamo che farcene”.

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A mettere l’accento sulle carenze del budget destinato alla Difesa è anche il capo di stato maggiore Petr Pavel. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (18 marzo) Timori per crisi ucraina. L’applicazione di sanzioni economiche alla Russia metterebbe a rischio trenta/quarantamila posti di lavoro nel settore industriale della Repubblica Ceca, secondo gli esperti della Associazione aziende esportatrici. A risentirne potrebbe essere in primo luogo l’industria automobilistica. In Russia gli investimenti cechi rappresentano una cifra pari a circa 70 miliardi di corone. Verso la Russia è indirizzato attualmente il 5% dell’export ceco. Timori di pesanti ripercussioni anche per industria turistica. Lo scorso anno sono giunti dalla Russia in Repubblica Ceca 759 mila visitatori. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (20 marzo) Nel 2015 terza aliquota Iva. Ad annunciarlo è il ministero delle Finanze che illustra le riforme progettate nel settore fiscale. La terza aliquota deve ancora essere determinata, ma avrà certamente un carattere ribassato rispetto a quelle oggi in vigore del 15% e del 21% e sarà applicata, secondo le intenzioni, a farmaci, libri e alimenti per l’infanzia. Si parla anche della possibilità di ridurre le detrazioni forfettarie previste per gli imprenditori titolari di Živnostenský list. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (26 marzo) Nexen Tire progetta mega investimento. Il produttore sudcoreano di pneumatici, fornitore di Škoda Auto e Hyundai Motor, conferma ufficialmente che sta valutando la possibilità di realizzare uno stabilimento in Rep. Ceca. L’annuncio attraverso un comunicato alla Borsa di Seul. La decisione definitiva sarà presa nei prossimi mesi. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (26 marzo) Restituzioni ecclesiastiche. Fallito il tentativo della commissione di esperti Stato/Chiese, il premier Bohuslav Sobotka è intenzionato a istituire un team governativo per verificare la possibilità di diminuire il valore delle compensazioni finanziarie. Nel caso di ulteriore fumata nera, il capo del governo prospetta la possibilità di utilizzare lo strumento della tassazione. Quest’ultima misura non viene però accettata né dagli alleati del Kdu-Čsl, né dalla opposizione Ods e Top 09.

Varie

(3 marzo) Petr Čech miglior calciatore ceco. Il portiere della Nazionale ceca e del Chelsea si aggiudica il titolo per la settima volta (la sesta consecutiva). La proclamazione avviene nel corso di una serata allo Žofín di Praga. Nella categoria allenatori il premiato è Pavel Vrba, ex Viktoria Plzeň, ora Ct della nazionale. –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– (29 marzo) Sophia Loren madrina del Česka Miss 2014. È la star italiana a consegnare la coroncina alla reginetta di bellezza che si aggiudica il concorso. La serata si svolge al teatro di Karlín a Praga. Il titolo va a Gabriela Franková, biondissima ventenne di Brno. Nella stessa serata sono stati assegnati i titoli di Česká Miss World 2014 a Tereza Skoumalová di Ostrava e di Česká Miss Earth 2014 a Nikola Buranská di Přerov.


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Appuntamenti futuri il 5 maggio Sacro GRA

l’11 maggio Volkswagen Prague Marathon

il 15 maggio Navalis di San Giovanni

May 5 Sacro GRA

May 11 Volkswagen Prague Marathon

May 15 St. John’s Navalis

Director Gianfranco Rosi will present the film Sacro GRA in Prague, the first documentary film to win the Golden Lion as best film in the 70 year history of the Venice international Film Festival. The film shows real life scenes from the ring-road Grande Raccordo Anulare (GRA) in Rome. The presentation and première will take place on 5th May at the Světozor cinema, organized by the Italian Cultural Institute. Collaborating with the initiative are also the hotel group Alchymist and IBC Group. The film will be broadcast simultaneously in four other Czech cities and in Bratislava, on the Film Europe Channel and film portal DAFilms.cz that in the week that follows, will also show an online retrospective of the film director. www.iicpraga.esteri.it

On Sunday, May 11, the Volkswagen Prague Marathon, one of the ten best marathons in the world, will reach its twentieth edition with about 10,000 runners from 91 countries that will participate in the race, an IAAF Gold Label Road Race. The contest will start and finish in the Old Town Square; participants may run individually or as a relay race, dividing the distance into four sections. All along the route, that will cross the main areas of attraction in the medieval centre of Prague, athletes will find refreshment and sponging stations and will be backed by over thirty bands. Among the accompanying events, there will be the Sport Expo exhibition of sporting articles and equipment, as well as the Music Festival Marathon with music and dancing performances and the Family Minimarathon. www.runczech.com

Navalis is the Baroque water feast of Prague, in honour of St. John of Nepomuk, the most famous Bohemian martyr. The first Navalis under Charles Bridge dates back to 1715 and has always taken place on 15 May, on the eve of St. John’s day. During the Baroque period, it was one of the most spectacular celebrations and pilgrims gathered from every corner of the country to pay homage to the patron saint of bridges, boatmen and ferrymen. The tradition includes a mass in St. Vitus Cathedral, a procession up to Charles Bridge and a concert of Baroque music performed on the surface of the Vltava river, which will end with a fireworks display. There will be special events, such as the historical Dragon Boat races or the presence of the gondoliers, reminiscent of Venice, a model city for its magnificent feasts on water. www.prazskebenatky.cz

Il regista Gianfranco Rosi presenta a Praga il film Sacro GRA, primo documentario ad aggiudicarsi il Leone d’oro al miglior film nei 70 anni di storia della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Ve‑ nezia. La pellicola documenta scene di vita reale sul Grande Raccordo Anulare di Roma. La presentazione e la première avranno luogo il 5 maggio nel cinema Světozor, grazie all’organizzazione dell’Istituto Ita‑ liano di Cultura. All’iniziativa collaborano anche il gruppo alberghiero Alchymist e l’IBC Group. Il film sarà trasmesso contemporaneamente in altre quat‑ tro città ceche e a Bratislava, sul canale Film Europe Channel e sul portale cinematografico DAFilms.cz che, nella settimana successiva, offrirà anche una retrospettiva online del regista. www.iicpraga.esteri.it

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Sabrina Salomoni

Domenica 11 Maggio la Volkswagen Prague Mara‑ thon, una delle dieci migliori maratone al mondo, taglia il ventesimo traguardo. Circa 10.000 runners provenienti da 91 Paesi affronteranno la corsa, parte del circuito IAAF Gold Label Road Race. La gara ini‑ zia e si conclude in Piazza della Città Vecchia; si può correre singolarmente o in staffetta, suddividendo il tracciato in quattro sezioni. Lungo tutto il percorso, che tocca le principali attrazioni del centro medie‑ vale di Praga, gli atleti troveranno punti di ristoro e spugnaggio e saranno supportati da oltre trenta gruppi musicali. Tra gli eventi di accompagnamento la fiera di attrezzature e articoli sportivi Sport Expo, il Marathon Music Festival con spettacoli di musica e danza e la Minimaratona per famiglie. www.runczech.com

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Navalis è la festa sull’acqua della Praga barocca in onore di San Giovanni Nepomuceno, il più noto martire boemo. Il primo Navalis sotto il Ponte Car‑ lo risale al 1715 e si svolge sempre il 15 maggio, vigilia della festa del santo. In età barocca era una delle celebrazioni più spettacolari; i pellegrini si radunavano da ogni angolo del Paese per omag‑ giare il patrono di ponti, barcaioli e traghettatori. La tradizione prevede la messa nella cattedrale di San Vito, la processione fino al Ponte Carlo e il concerto di musica barocca eseguito sulla superficie della Vltava e concluso dai fuochi artificiali. Iniziative speciali come le regate con le storiche barche drago o la presenza dei gondolieri ricordano Venezia, città modello per le sue magnifiche feste d’acqua. www.prazskebenatky.cz


appuntamenti events

Future events

Sabrina Salomoni

dal 15 al 18 maggio Svět knihy

dal 29 maggio al 2 giugno Il Trentino a Praga

il 14 giugno Notte dei musei

from 15 to 18 May Svět knihy

from May 29 to June 2 The Trentino region in Prague

June 14 Night of the Museums

Svět knihy, the international book fair and literature festival in Prague, reaches its twentieth anniversary. From May 15 to 18 the Výstavište exhibition ground, in the neighbourhood of Holešovice, will host the exhibitors and stands of Czech and foreign publishers. The rich program offers author readings, presentations of unpublished works, scenic readings, theatrical performances, lectures but also exhibitions, concerts, film screenings, an artisan fair, as well as folklorist shows. The edition’s guest of honour is Hungary, while the main topics are: Fantasy & Sci- fi, The many faces of the book and Historical novels. The Jiří Theiner award will be given in recognition of individuals or institutions that have helped to promote Czech literature abroad. www.svetknihy.cz

Trentino is the promoter of a number of initiatives to mark its ties with Bohemia and Prague. The Italian Cultural Institute will host the presentation followed by tasting of typical products and of the book La fabbrica della Collegiata, which traces the artistic work of Giovanni Maria Filippi, the Trentino architect, who designed several buildings on Czech lands. The protagonist of the event is the Cima d’Oro Choir from the Ledro Valley, that will perform at the Clam-Gallas Palace to commemorate the centenary of the Great War, will accompany the dedication of a Czech-Italian pathway in the municipality of Chyňava and will hold two other concerts with the Band of the Castle Guards and Police of the Czech Republic and the Prague Choir Resonance. www.iicpraga.esteri.it

After the Night of Churches, scheduled for May 23, the museums and galleries of Prague will open their doors to the public for night visits. The eleventh Night of the Museums, on Saturday 14 June, will involve 40 institutions and more than 70 buildings, among which the National Gallery and the National Museum, including all their premises, the Museums of Czech literature, technology, post, transport, police, military history and much more. To attract visitors, there is no entry fee and the program foresees many surprises for both the elderly and the young. Between 6 pm and 1 in the morning, the exhibitions will be livened with lectures, concerts, film screenings and competitions. Special free buses will connect the various areas of interest for the entire duration of the event. www.prazskamuzejninoc.cz

Svět knihy, fiera internazionale del libro e festival letterario di Praga, spegne le prime venti candeline. Dal 15 al 18 maggio il polo espositivo Výstavište, nel quartiere di Holešovice, ospita espositori e stand di editori cechi e stranieri. Il ricco programma offre letture d’autore, presentazioni di inediti, letture sceniche, spettacoli teatrali, conferenze ma anche mostre, concerti, proiezioni di film, una fiera arti‑ gianale ed esibizioni folcloristiche. Ospite d’onore di quest’edizione è l’Ungheria mentre i principali argomenti sono: Fantasy & Sci-fi, Quante forme ha un libro? e Il romanzo storico. Verrà anche assegna‑ to il premio Jiří Theiner, riconoscimento per persone o istituzioni che contribuiscono a promuovere la letteratura ceca all’estero. www.svetknihy.cz

Il Trentino si fa promotore di alcune iniziative per rimarcare i legami con la Boemia e la città di Praga. L’Istituto Italiano di Cultura ospita la presentazione, seguita da degustazione, di tipici prodotti e del libro La fabbrica della Collegiata che ripercorre l’attività artistica di Giovanni Maria Filippi, architetto trenti‑ no che progettò vari edifici nelle Terre Ceche. Prota‑ gonista dell’evento è il Coro Cima d’Oro della Valle di Ledro che si esibirà al Palazzo Clam-Gallas per ricordare il centenario della grande guerra, accom‑ pagnerà l’intitolazione di un sentiero ceco-italiano nel comune di Chyňava e terrà altri due concerti con l’Orchestra della Guardia del castello di Praga e della Polizia della Repubblica Ceca e con la Corale Resonance di Praga. www.iicpraga.esteri.it

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Dopo la Notte delle Chiese, in programma il 23 maggio, i musei e le gallerie di Praga apriranno i battenti al pubblico per le visite notturne. L’undice‑ sima Notte dei musei, sabato 14 giugno, coinvolge 40 istituzioni e oltre 70 edifici tra cui la Galleria e il Museo nazionale con tutte le loro sedi, i Musei della letteratura ceca, della tecnica, della posta, dei tra‑ sporti, della polizia, di storia militare e molti altri ancora. Ad attirare i visitatori il consueto ingresso gratuito ma anche un programma che riserva molte sorprese per grandi e piccini. Fra le 18 e l’1 di not‑ te le esposizioni saranno rianimate da conferenze, concerti, proiezioni e concorsi. Speciali linee di au‑ tobus gratuite collegano le varie zone di interesse per l’intera durata della kermesse. www.prazskamuzejninoc.cz

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La Marina senza mare della Repubblica Ceca The sealess Navy of the Czech Republic L’importanza delle vie fluviali condite con un tocco di storia, di economia europea e di nuove polemiche di Giuseppe Picheca by Giuseppe Picheca

The importance of waterways seasoned with a touch of history, of European economy and new controversies

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Una vecchia barzelletta ai tempi della Normalizzazione comunista, recitava più o meno così: la Cecoslovacchia dichiara la creazione del Ministero della Marina. Brežnev protesta “Ma voi non siete nemmeno sulla costa!”. La Cecoslovacchia risponde “E qual è il problema? Voi avete un Ministero della Giustizia!”. Assurdi a confronto. Eppure, il paradosso della marina senza mare non è del tutto fuori luogo. C’è una via che le barche boeme percorrono da secoli, una strada navigabile che arriva diritto al Mar del Nord: l’Elba. Tra i fiu‑ mi più lunghi d’Europa, oltre mille chi‑ lometri nel cuore del continente, dalla catena di Krkonoše, nel nord-est della Repubblica Ceca, sino ad Amburgo. I suoi “marinai”, là dove ancora si chiama An old joke at the time of the communist normalization, was recited more or less like this: Czechoslovakia declares the creation of the Ministry of the Navy. Brezhnev protests, “But you are not even on the coast!” Czechoslovakia says, “And what is the problem? You have a Ministry of Justice!” Absurdities compared. Yet, the paradox of the Navy without sea is not entirely out of place. There is a route that the Bohemian boats have used to run through Bohemia for centuries, a navigable course that directly reaches the North Sea: the Elbe. Among the longest rivers in Europe, at over one thousand kilometres in length, in the heart of the continent, from the chain of Krkonoše, in the north-east of the Czech Republic, until Hamburg. Its “crew”, where it is still called Labe, have always remained

Un rimorchiatore sull’Elba nella città di Děčín

in the collective imagination of the country. We find them in the Nymburk of the omnipresent Bohumil Hrabal: mystical characters and strongmen, with anchors and mermaids tattooed on their skin, which begin in the stories of the “The Little Town Where Time Stood Still”. Also going up the river in time of war, Ladislav Mňačko told tales of Czech adventurers in the shady harbour of Dresden, that reminded the reader more of Genoa or Marseilles. The Elbe is fully embedded in the beautiful maze of European inland waterways: the Old Continent has an

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unmatched widespread presence of navigable channels, accessible in total for over 37 thousand kilometres. For historical reasons, the network involves mainly Central Europe, from the Seine to the Danube through the Meuse, the Rhine, the Ruhr, the Po, and, indeed the Elbe. In the nineteenth century more ships passed through here than on the Rhine (a fact: in 1888 alone the Germany of Otto von Bismarck secured 320 km of its banks). In the second half of the twentieth century the inland waterway transport sector lost ground in the race, with faster trans-


attualità current affairs

Labe, sono sempre rimasti nell’imma‑ ginario collettivo del Paese. Li trovia‑ mo nella Nymburk dell’onnipresente Bohumil Hrabal: personaggi mistici e forzuti, àncore e sirene tatuate sulla pelle, con cui cominciano le storie della “cittadina dove il tempo si è fermato”. Così come risalendo il fiume in tempo di guerra, Ladislav Mňačko raccontava degli avventurieri cecoslovacchi nel losco porto di Dresda, che al lettore

avrebbe ricordato piuttosto Genova o Marsiglia. L’Elba si inserisce pienamente nello splendido groviglio delle vie fluviali europee: il Vecchio Continente possie‑ de una capillarità di vie navigabili sen‑ za eguali, percorribili in totale per oltre 37mila chilometri. La rete coinvolge, per ragioni storiche, soprattutto l’Euro‑ pa centrale, tra la Senna e il Danubio passando per la Mosa, il Reno, la Ruhr,

A tugboat on the Elbe in the city of Děčín

port by road or rail, without losing its strategic role, and more importantly, its potential. Suffice it to say that the largest European seaport, Rotterdam, moved a third of their goods via inland waterways. The data provided from Brussels (updated September 2013) are surprising: each year 140 billion ton-kilometers are transported in this way through the 240 river ports of the European Union. The transport on the river also has less impact on the environment: about 30% of the carbon dioxide emissions of road transport. Not to mention the extremely small share

of accidents during transport. Crucial numbers for an industry commonly considered less important. Indeed for a while, it has been expected that improving efficiency could bring huge benefits to European economies, especially since the enlargement of the Union has reduced its historical borders, but often without finding the political desire necessary (translated: adequate financial resources). This is the case of the ambitious plan to connect the Danube to the Elbe and the Oder (another great European river that starts in the Czech lands, this time in the Moravian

il Po, e, appunto, l’Elba. Nel XIX secolo qui passavano più navi che sul Reno (un dato: nel solo anno 1888 la Germania di Otto von Bismarck metteva in sicurez‑ za 320 chilometri dei suoi argini). Nella seconda metà del Novecento il settore dei trasporti fluviali ha perso terreno, nella competizione con i più rapidi trasporti via strada o rotaia, senza però perdere il suo ruolo strategico – e, so‑ prattutto, le proprie potenzialità. Basti pensare che il maggior porto maritti‑ mo europeo, Rotterdam, trasferisce un terzo delle proprie merci tramite vie navigabili interne. I dati forniti da Bru‑ xelles (aggiornati a settembre 2013) sorprendono: ogni anno si trasportano in questo modo 140 miliardi di tonnel‑ late-chilometro tra i 240 porti fluviali dell’Unione Europea. Il trasporto su fiume è inoltre meno impattante verso l’ambiente: circa il 30% delle emissioni di biossido di carbonio dei trasporti su strada. Senza contare la quota estre‑ mamente ridotta di incidenti durante il trasporto. Numeri decisivi, per un settore considerato comunemente meno importante. È infatti da tempo che si pensa che migliorarne l’efficien‑ za potrebbe portare enormi vantaggi alle economie europee – soprattutto

da quando l’allargamento dell’Unione ha abbattuto le storiche frontiere – spesso però senza trovare la volontà politica necessaria (tradotto: adeguate risorse finanziarie). È il caso dell’ambi‑ zioso progetto di collegare il Danubio all’Elba e all’Oder (altro grande fiume europeo che nasce in terra ceca, questa volta nella provincia morava di Olo‑ mouc), che collegherebbe il Mar Nero al Mar del Nord – e, nell’insieme, dieci Stati europei. Il progetto è di lunga data (si dice fosse un’idea già dell’im‑ peratore Carlo IV), e fu considerato cruciale anche dai nazisti nella loro tra‑ gica avanzata verso Est. Un tratto del canale che collega tutt’oggi l’Oder alla città di Gliwice, nella Slesia polacca, fu battezzato Adolf-Hitler-Kanal sot‑ to gli occhi di un compiaciuto Rudolf Hess nel dicembre 1939. L’idea era di creare una serie di canali per arrivare a Vienna, usando la Morava (che entra nel Danubio poco dopo la capitale au‑ striaca) come “ponte”. Bisogna aspet‑ tare parecchi anni perché il progetto sia ripreso in mano, nonostante timide ma ricorrenti proposte dei governi co‑ munisti polacchi e cecoslovacchi du‑ rante gli anni ‘70 e ‘80. L’idea di essere al centro di questo incredibile incrocio

province of Olomouc), which would link the Black Sea to the North Sea, all together, in ten European countries. The project dates back to a long time ago (it is said to have already been an idea of the Emperor Charles IV), and was also seen as crucial by the Nazis in their tragic advance eastwards. A stretch of the canal that connects the Oder to the city of what today is Gliwice, Silesia in Poland, was baptized Adolf-Hitler-Kanal under the eyes of a smug Rudolf Hess in December 1939. The idea was to create a series of canals to get to Vienna, using the Vltava (entering the Danube shortly after the Austrian capital) as a “bridge”. It took several years for the project to be picked up again, despite the timid but recurring proposals of the Polish and Czechoslovak Communist gov-

ernments during the ‘70s and ‘80s. The idea of ​being at the centre of this amazing river crossing must in fact have aggravated many economists of the new Czech Republic’s market. Therefore, June 1997 marked a first step, when the then Prime Minister Václav Klaus landed in Helsinki to sign the Agreement on European internal transport (AGN), in which Elbe is listed as one of the protagonists of the future development of river courses – in perspective once again link the DanubeOder-Elbe. The agreement turned out to be more of a gentlemen’s agreement than a real turning point, and the promises vanished into thin air. Skepticism, both yesterday and today, comes from the large costs of canalization work, and in the criticism from environmentalists, who fear harmful

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fluviale deve infatti aver stuzzicato non pochi economisti della nuova Repubblica Ceca di mercato. Così nel giugno 1997 si segna un primo passo, quando l’allora Primo Ministro Václav Klaus atterra ad Helsinki per firmare l’accordo europeo sui trasporti interni (AGN), in cui l’Elba figura come uno dei corsi protagonisti del futuro sviluppo fluviale – in prospettiva ancora una volta del collegamento Danubio-Elba-

Il progetto del collegamento tra Danubio, Elba e Oder sembra destinato ad un eterno fallimento

Oder. L’accordo si rivela essere più un gentlmen’s agreement che una svolta concreta, e le promesse sfumano nel nulla. Lo scetticismo viene, ieri come oggi, sia dai grandi costi delle opere di canalizzazione, sia dalle critiche degli ambientalisti, che temono rovinose conseguenze – timori questi del tutto legittimi, anche se a fronte della mi‑ gliore efficienza ecologica del traspor‑ to fluviale rispetto a quello su strada, la logica porterebbe a criticare l’intero assetto di import/export di un paese – e non pare questo il caso. Eppure, tra critici, scettici e noncuranti, negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Quasi a sorpresa, un impulso importante è arrivato dall’altro capo del mondo: è la Cina la prima a riaprire le danze sui fiu‑ mi boemi, nel 2005, con l’acquisizione da parte di una società di Shangai (la Esempi di letteratura marittima / Examples of nautical literature

Hudong-Zhonghua Shipbuilding) di una quota dei cantieri della České Loděnice, lì dove l’Elba arriva a Děčín, e investimenti per un miliardo di corone. La nuova joint-venture raccoglie nuove commesse e riprendono i lavori, so‑ prattutto verso Germania e Paesi Bassi. Nel 2007 un nuovo studio di fattibilità viene lanciato per migliorare la viabili‑ tà, e di nuovo nel 2008 e nel 2010 ma puntualmente – è il caso di dirlo – si tratta di un buco nell’acqua. Eppure la produzione è ripresa e con questa l’im‑ pulso economico comincia ad avere i suoi effetti: nel 2012 riprendono i lavo‑ ri sull’Elba, si estende di una trentina di chilometri la sua navigabilità (in totale 260 in territorio ceco), si migliorano i collegamenti intermodali di Děčín e Pardubice. Arriva così il tempo di parlare nuovamente del fantomatico Danubio-Elba-Oder: questa volta con uno sponsor d’eccezione. Ancora in campagna elettorale, a gennaio 2013,

the Elbe arrives in Děčín, as well as an investment worth one billion crowns. The new joint venture brought new orders together and work is being started, mainly towards Germany and the Netherlands. In 2007, a new feasibility study is being launched to improve traffic flow, and again in 2008 and 2010, but regularly, it must be said, it turns out to be a failure. Yet production has resumed and with this economic stimulus it is starting to take effect. In 2012 the work picked up on the Elbe, with its navigability (a total of 260 in the Czech Republic) extending about thirty kilometres, while the intermodal connections of Děčín and Pardubice are being improved. The time has

therefore arrived, to talk again about the elusive Danube-Oder-Elbe project, this time with a fantastic sponsor. Even during the election campaign, in January 2013, President Miloš Zeman announced his commitment to revive the project with 400 billion Crowns. Also a few months later, the echo would come from the Rusnok government supported by him, with the Minister of Transport Zdeněk Žák resonantly stating “we’d be crazy not to back the need

The project to connect the Danube, Elbe and Oder seems destined to be an eternal failure consequences, fears which seem completely legitimate, even if with better eco-efficiency of inland waterway transport compared to road transport, logic would lead to criticism the whole distribution of imports/exports of a country, yet it does not seem to be the case. Yet, among the critics, skeptics and those lacking any opinion, in recent years something has changed. Almost surprisingly, an important impetus came from the other side of the world. In 2005, China was the first country to re-open the dances on the Bohemian rivers, with the acquisition by a Shanghai company (the HudongZhonghua Shipbuilding) of a portion of the České Loděnice yards, where

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attualità current affairs

il Presidente Miloš Zeman annunciava l’impegno per rilanciare il progetto da 400 miliardi di corone. Così come pochi mesi più avanti l’eco sarebbe arrivata dal governo Rusnok da lui sostenuto,

con il Ministro dei Trasporti Zdeněk Žák ad affermare stentoreo “Saremmo pazzi se non sostenessimo la necessità di realizzare il canale fra il Danubio, l’Oder e l’Elba”.

fonte: d-o-l.cz

L’incrocio di tre mari, libro che illustra il progetto D-O-E Meeting of three seas, the book which describes the project D-O-E

to build the canal between the Danube, the Oder and the Elbe”. Months passed and the project, despite the pharaonic costs, seemed almost within reach, especially with the new EU memorandum on the development of inland navigation in September 2013 (that augurs new investments under the program called Naiades II), and the news, two months later, on December 11, when the aforementioned České Loděnice of Děčín launched the largest vessel ever built in the country, at 90 metres long and 4500 tons of Dutch goods. However, through its spokesman in the sector, the new Minister of Transport Antonín Prachař of liberal (and entrepreneurial) ANO party of Andrej Babiš, the new government has placed another spoke in the wheel. Since taking office on January 29 last year, he has made it clear that the project of the two seas, is not a priority of the government. In fact, he said, it is useless, so as to block the feasibility study expected and advised concentrating on smaller projects. The twist in the project caused President

I mesi passano e il progetto, nono‑ stante i costi faraonici, sembra quasi a portata di mano, soprattutto grazie al nuovo memorandum UE sullo sviluppo della navigazione interna di settembre 2013 (che lascia presagire nuovi inve‑ stimenti sotto il programma chiamato Naiades II) e la notizia-effetto di due mesi dopo, 11 dicembre, quando la già citata České Loděnice di Děčín vara la più grande imbarcazione mai costruita nel Paese, 90 metri di lunghezza per 4500 tonnellate di commessa olan‑ dese. A mettere l’ennesimo bastone tra le ruote è però il nuovo governo, tramite il suo portavoce di settore: il nuovo Ministro dei Trasporti Antonín Prachař, della formazione liberale (e imprenditoriale) Ano di Andrej Babiš. Dal suo insediamento, il 29 gennaio scorso, ha lasciato intendere chiara‑ mente che il progetto dei due mari non è una priorità del governo. Anzi, a suo dire, è proprio inutile, tanto da

bloccare lo studio di fattibilità previsto e consigliare di concentrarsi su progetti minori. Il nuovo capovolgimento ha mandato su tutte le furie il Presidente Zeman, che sul progetto ha investito parecchio – almeno politicamente par‑ lando. L’ultimo meeting tra i due, il 25 marzo, si è concluso con un diplomati‑ co statement in cui il Ministro assicura la ricerca del sostegno regionale ed europeo per lo sviluppo dell’idea in un improbabile futuro. E intanto la doccia fredda per Zeman arriva alle spalle: la Commissione Europea, dopo aver inse‑ rito l’Elba nel progetto Ten-T di priorità assoluta nel miglioramento delle vie di comunicazione europee, ha fatto una capriola inaspettata annunciando la probabile sospensione dei finanzia‑ menti alla navigazione interna. E ora Zeman promette battaglia a Bruxelles. L’ennesima piroetta in riva al fiume di una danza che – a quanto pare – è ben lungi dall’avere una fine.

Zeman to go beserk, since he had invested a lot in the project, at least politically speaking. The last meeting between the two, on March 25, ended with a diplomatic statement in which the Minister ensured the pursuit of regional and European support for the development of the idea in an unlikely future. Meanwhile, news arrived as wet blanket for Zeman: the European Commission, after mentioning the Elbe in the Ten-T draft as a priority in the improvement of roads in Europe, made an unexpected U-turn by announcing the probable suspension of funding for internal navigation. Now Zeman promises a battle in Brussels. Yet another twist on the river bank of a dance that apparently, is far from being over. Il presidente Miloš Zeman all’inaugurazione di una mostra sul corridoio D-O-E a Strasburgo / President Miloš Zeman opening the exhibition about water corridor D-O-E in Strasbourg

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fonte: d-o-l.cz

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Vietnamiti “cechi”, tra birra e Pho

L’anno scorso il governo ceco li ha riconosciuti come minoranza etnicolinguistica, un passo importante per questo gruppo etnico che ha un peso sociale ed economico sempre più marcato

Con i suoi oltre 70.000 membri, di cui circa 40.000 con permesso di soggior‑ no permanente, quella vietnamita è la terza comunità straniera più numerosa presente nella Repubblica Ceca, dopo quella slovacca e quella ucraina. Il flus‑ so migratorio verso la Cecoslovacchia inizia negli anni ‘70, nel periodo della Guerra del Vietnam e in quello imme‑ diatamente successivo, quando le buo‑ ne relazioni diplomatiche tra il Vietnam del Nord e il governo cecoslovacco di

allora favorirono lo stabilirsi a Praga, e in altre città, di una nutrita comunità di persone provenienti dal paese asiatico, sia per motivi di studio che per lavoro. Negli anni ‘80 erano già più di 30 mila e molti di loro, dopo il crollo del comuni‑ smo negli anni ‘90, incoraggiarono l’ar‑ rivo dei famigliari permettendo così di iniziare un processo costante di crescita che continua ancora oggi. Nel 2013 il governo ceco ha ricono‑ sciuto ufficialmente quella vietnami‑

ta come minoranza etnico-linguistica. Tale riconoscimento è particolarmen‑ te importante perché tutela e favori‑ sce lo sviluppo della cultura e della lingua di questo gruppo etnico che ha acquisito sempre più peso sull’econo‑ mia della Repubblica Ceca. Sono circa 20.000 gli imprenditori vietnamiti operanti sul territorio ceco nei settori più vari e il loro potere economico è dimostrato dal sempre crescente in‑ teresse che banche e società di servizi

With more than 70,000 members, of whom about 40,000 have a permanent residence permit, the Vietnamese are the third largest foreign community in the Czech Republic, after the Slovaks and Ukrainians. The wave of migrants into Czechoslovakia began in the 1970s during the Vietnam War and in the immediate aftermath, when the good diplomatic relations between North Vietnam and the Czechoslovak government of then favored their settlement in Prague, and other cities,

where a large community of people from the Asian country arrived either for study or for work. In the 80s there were already more than 30,000, and many of them, after the collapse of communism in the 90s, encouraged the arrival of their family allowing the start of a process of continuous growth that continues today. In 2013, the Czech government officially recognized the Vietnamese as an ethnic and linguistic minority. This recognition is particularly important

because it promotes the development and protection of the culture and the language of the ethnic group that has gained more and more influence on the economy of the Czech Republic. There are about 20,000 Vietnamese entrepreneurs active on the Czech territory in various sectors, and their economic power is demonstrated by the growing interest that banks and service companies show towards this dynamic and active minority. In 2010 the flow of goods from Vietnam to the Czech Re-

di Mauro Ruggiero by Mauro Ruggiero

Last year, the Czech government recognized them as an ethnic and linguistic minority, an important step for the ethnic group that has a more and more notable social and economic influence

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“Czech” Vietnamese, beer and Pho manifestano per questa minoranza attiva e dinamica. Nel 2010 il flusso di merci dal Vietnam verso la Repubblica Ceca ha mosso un giro d’affari di circa 5 miliardi di corone, contro il miliardo e due generato dal flusso inverso. Nonostante i settori economici di inte‑ resse della comunità siano in espan‑ sione, quello principale rimane il mercato alimentare. Sono oltre 3.000 le rivendite di generi alimentari vari, principalmente frutta e verdura, in

mano ai vietnamiti che in questo set‑ tore hanno ormai un monopolio quasi esclusivo. I negozi che gestiscono sono aperti praticamente ogni giorno dell’anno, ben oltre l’orario di apertura dei concorrenti cechi e questa carat‑ teristica, aggiunta al fatto che nelle rivendite gestite dagli asiatici si trova una maggiore varietà di merce e spes‑ so una migliore qualità, ha permesso loro di vincere la concorrenza. Negli ultimi tre anni il numero di questi ne‑

gozi è cresciuto del triplo e il fenome‑ no non sembra ancora arrestarsi. Nonostante la comunità vietnamita sia numerosa e presente ormai da quasi quarant’anni in questo paese, è stata per molto tempo una mino‑ ranza particolarmente chiusa, con rapporti quasi esclusivamente com‑ merciali con la popolazione locale. Negli ultimi anni, però, anche questa situazione sta rapidamente mutando. La nuova generazione, nata e cresciu‑

ta in Repubblica Ceca, è integrata cul‑ turalmente e linguisticamente, con il vantaggio di conservare anche la lingua e la cultura dei propri genitori. Anche tra i giovani vietnamiti in età scolare, che studiano insieme ai loro coetanei cechi, spesso la lingua ceca è quella dominante e non è difficile vedere coppie di fidanzatini uno dei quali ha gli occhi a mandorla. La prova che questo scambio cultu‑ rale abbia raggiunto livelli maggiori

public generated a turnover of about 5 billion Crowns, compared to the 1,2 billion generated by the reverse flow. Despite the expanding of the economic sectors of interest of the community, the main one remains the food market. There are more than 3,000 different grocery stores, mainly of fruit and vegetables, in the hands of the Vietnamese who have an almost exclusive monopoly in the area. The shops they run are open almost every day of the year, going well beyond the closing

hours of the Czech competitors. This feature, in addition to the fact that in kiosks operated by Asians, there is a greater variety of goods and often better quality, has allowed them to beat the competition. Over the past three years, the number of these stores has trebled and the phenomenon does not seem to show signs of stopping. Despite the Vietnamese community being large and present in this country for almost forty years, it has been a particularly closed minority for some time,

with an almost exclusively commercial relationship with the local population. In recent years, however, this situation has been rapidly changing. The new generation, born and raised in the Czech Republic, is more culturally and linguistically integrated, but with the advantage of preserving the language and culture of their parents. Even among the Vietnamese youth of school age, studying alongside their Czech peers, the Czech language is often the dominant one and it is not rare to see

couples together, in which one of the lovers has almond-shaped eyes. The proof that this cultural exchange has reached higher levels than in the past can be found in a particularly significant item statistic: the huge increase in recent years of the Vietnamese restaurants in the main cities of the Czech Republic, to the point that today their restaurants and bistros are practically everywhere, especially in Prague. The dinner table has always been a meeting point of different cultures and

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rispetto al passato è riscontrabile in un dato particolarmente significativo: l’aumento vertiginoso negli ultimi anni dei ristoranti vietnamiti nelle principali città della Repubblica Ceca, a tal punto che oggi i loro ristoranti e bistrò sono praticamente ovun‑ que, soprattutto a Praga. La tavola è da sempre un luogo d’incontro tra culture diverse e il cibo un elemen‑ to importante della propria identità culturale e, al tempo stesso, veicolo di quest’ultima. L’amore dei cechi per la cultura orientale è cosa nota e i vietnamiti imprenditori nel campo della ristorazione hanno rapidamen‑

te fiutato l’affare. D’altra parte se ai cechi piace la cucina vietnamita, i vietnamiti amano particolarmente la birra ceca, tanto che la Plzeňský Prazdroj ha aperto ad Hanoi il primo ristorante Pilsner Urquell del Sud-est asiatico esportando nel 2010 ben 1500 ettolitri di birra. Un altro dato interessante è la diffusione di nego‑ zietti che vendono esclusivamente prodotti alimentari asiatici e, anche nelle rivendite di frutta e verdura vietnamite, iniziano a comparire pro‑ dotti etnici fino a poco tempo fa pra‑ ticamente sconosciuti in Repubblica Ceca, come il frutto dell’albero del

pane (artocarpus), il frutto del drago (Hylocereus undatus). I ristoranti vietnamiti presenti nella Repubblica Ceca offrono una selezione di pietanze tratte dalla ricca varietà di questa cucina. Si dice che quest’ulti‑ ma conti circa 500 piatti tradizionali che vanno da quelli più conosciuti, che è possibile mangiare in qualsiasi ristorante, a quelli particolarmente esotici, come la carne di serpente. Ma sono la frutta e la verdura le vere regi‑ ne di questa cucina rinomata in tutto il mondo per la sua freschezza e genu‑ inità e per l’uso parsimonioso dell’olio (al contrario della vicina cucina cinese

the food an important part of their cultural identity yet at the same time, a vehicle of the latter. The Czechs love for oriental culture is well known, and Vietnamese entrepreneurs in the restaurant business have quickly picked up the scent of the business potential. On the other hand, if the Czechs like Vietnamese cuisine, Vietnamese particularly love Czech beer, even to the extent that Plzeňský Prazdroj has opened its first Pilsner Urquell restaurant in Hanoi, South-East Asia, exporting in 2010 over 1,500 hectolitres of beer. Another interesting fact is the spread

of shops that sell exclusively Asian food products and even in the resale of Vietnamese fruit and vegetables, ethnic products are beginning to appear which until recently were virtually unknown in the Czech Republic, such as the breadfruit (Artocarpus), and the dragon fruit (Hylocereus undatus). The Vietnamese restaurants in the Czech Republic offer a selection of dishes chosen from the rich variety of this cuisine. It is said that they boast about 500 traditional dishes ranging from the better-known ones, which you can eat at any restaurant, to the

especially exotic ones, such as the snake meat. However, fruit and vegetables are the real queens of this cuisine, which is renowned throughout the world for its freshness and authenticity, and for the economical use of oil (as opposed to the nearby Chinese food that usually turns out to be far more greasy). The basic ingredients of Vietnamese cuisine, in addition to the fruit, vegetables and meat are: the inevitable rice; a wide variety of herbs such as coriander, mint and citronella; spices such as cinnamon, ginger, chilli etc. and sauces, like soy

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che risulta essere invece molto più unta). Gli ingredienti fondamentali della cucina vietnamita, oltre alla frutta, alla verdura e alla carne sono: l’immancabile riso; una grande varietà di erbe come il coriandolo, la citronella e la menta; spezie come la cannella, lo zenzero, il peperoncino ecc. e le salse, come quella di soia e quella di pesce “nuoc mam” ottenuta dalla colatura di pesce fermentato con il sale. Questa salsa, dal sapore intenso, è una paren‑ te lontana dell’antico “garum” romano. Grazie alla combinazione degli ingre‑ dienti che segue dettami derivati dalla filosofia buddhista, all’uso di erbe e

sauce and “nuoc mam” fish sauce, which is obtained by pouring fermented fish with salt. This sauce, with its intense flavor, is a distant relative of the ancient Roman “garum”. Thanks to the combination of ingredients that follow the dictates derived from Buddhist philosophy, the use of fresh herbs and vegetables and minimal use of oil, Vietnamese cuisine is considered one of the healthiest in the world. The dishes are the result of a perfect balance between “yin” and “yang” ingredients, (hot and cold) skillfully combined to give the body

verdure fresche e all’uso minimo di olio, quella vietnamita è considerata una delle cucine più sane al mondo. I piatti sono il frutto dell’equilibrio perfetto tra ingredienti “yin” e “yang”, “caldi” e “freddi” sapientemente abbi‑ nati per dare al corpo la giusta armo‑ nia di gusti. Anche il colore dei piatti non è casuale, in essi si cerca infatti di avere sempre cinque colori diversi, cor‑ rispondenti ai cinque sensi e ai cinque sapori: salato, dolce, piccante, acido e amaro così da creare un’esperienza ga‑ stronomica unica e completa. Nei ristoranti vietnamiti di Praga la scelta di piatti è varia: si va dal famoso

the right harmony of tastes. Even the color of the plates is not random, they are in fact trying to always have five different colours, corresponding to the five senses and the five flavors: salty, sweet, spicy, sour and bitter so as to create a unique and complete dining experience. In the Vietnamese restaurants in Prague the choice of dishes is varied, ranging from the famous “Pho” (soup prepared with vermicelli or rice noodles, pieces of beef, chicken and fish, seasoned with aromatic herbs), to “canh chua ca“ (hot and spicy fish

“Pho” (zuppa preparata con vermicelli o tagliolini di riso, pezzi di manzo, pollo e pesce, condita con erbe aromatiche), al “canh chua ca” (zuppa di pesce pic‑ cante e speziata), fino ai classici “Cha giò” (involtini di carne di maiale fritti) e ai “Goi cuon” (involtini con carne bollita e tagliolini di riso con verdure e coriandolo) e a piatti di verdure e carne accompagnati da riso bianco, il tutto servito in varie varianti e adattazioni. Ma per un’esperienza culinaria vera‑ mente autentica bisogna prendersi un po’ di tempo e visitare i ristoranti e i bistrò di “Sapa”, la “Piccola Hanoi” come viene definita dai cechi: il mer‑

soup), to the classic “Cha giò” (fried pork rolls ) and the “Goi cuon“ (stuffed with boiled meat and rice noodles with vegetables and coriander) and vegetable dishes and meat dishes withwhite rice, served using varying methods and interpretations. However, for a truly authentic culinary experience you have to take a little ‘time and visit the “Sapa” restaurants and bistros, the “Little Hanoi” as it is defined by the Czechs: the largest Vietnamese market in Czech Republic, – a true enclave of the Asian country, the nerve centre of the community, lo-

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cato vietnamita più grande della Re‑ pubblica Ceca – vera e propria enclave del paese asiatico, centro nevralgico di questa comunità – situato a Praga Libuše, nell’estrema periferia meridio‑ nale della città. Camminando per le strade di questo enorme mercato, tra bancarelle di articoli vari e rivendite di generi alimentari, si ha veramente l’impressione di trovarsi a Saigon o Hanoi, tra odori esotici e ritmi frenetici. Qui i maghi dello “street food” asiati‑ co cucinano principalmente per i loro connazionali e ciò garantisce sapori davvero autentici. Se volete veramente scoprire i segreti della cultura gastro‑ nomica vietnamita e non avete troppi pregiudizi, questo è il luogo che fa per voi. La differenza tra i bistrò di Sapa e i ristoranti del resto della città è davvero tanta. In cucine spesso improvvisate e non proprio conformi alle norme Iso o Uni, si muovono maestri dai nomi im‑ pronunciabili che non hanno bisogno di stelle Michelin o riconoscimenti di autorevoli critici gastronomici per se‑ durre i palati alla ricerca di emozioni intense. Chuc an ngon! cated in Prague-Libuše, in the extreme southern suburbs of the city. Walking the streets of this huge market, the stalls of various items and grocery stores, you really get the impression of being in Saigon or Hanoi, with the exotic smells and frenetic rhythm. Here the magicians of the Asian “street food” cook mainly for their countrymen, which ensures truly authentic flavours. If you really want to discover the secrets of Vietnamese food culture and do not have too many prejudices, this is the place for you. The difference between Sapa bistros and restaurants in the rest of the city is really very noticeable. In often improvised kitchens, not really conforming to ISO or UNI standards, masters of unpronounceable names move around, who do not need Michelin stars or awards from authoritative food critics to seduce the palates in search of intense emotions. Chuc an ngon!

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Věra Chytilová, la mente anarchica del cinema ceco

La recente scomparsa della regista, protagonista della Nová Vlna cecoslovacca, celebre per le sue coraggiose invenzioni e sperimentazioni visive di Lorenzo Formisano by Lawrence Formisano

The legendary director, who was among the leaders of the Czechoslovak Nová Vlna, with her bold visual experiments and inventions, has passed away

Fonte: Czech Centre in Warsaw

Věra Chytilová alla cinepresa / Věra Chytilová with her camera

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cinema cinema

Věra Chytilová, the anarchic mind of Czech cinema Il mondo cinematografico è in lutto per la scomparsa di Věra Chytilová, definita “la first lady del cinema ceco”, tra i pionieri del cinema d’avanguar‑ dia della Cecoslovacchia degli anni Sessanta nonché la regista di uno dei classici del movimento Nová Vlna: la commedia farsesca “Le Margheriti‑ ne” (“Sedmikrásky”) del 1966 che ha rappresentato una svolta radicale dal realismo socialista incentrato sulla classe operaia. Una persona coraggio‑ sa, senza peli sulla lingua e che si rifiu‑ tava di fare compromessi tanto che, in seguito al divieto di girare film, riesce a convincere il presidente a permet‑ terle di dirigere di nuovo continuando, nonostante tutto, a realizzare pellicole contro il regime. Grazie alla sua carrie‑ ra, che ha abbracciato cinque decenni, la Chytilová verrà ricordata non solo per aver rappresentato una presenza femminile in un movimento dominato da maschi, ma soprattutto come la re‑ gista più anarchica e apertamente po‑

litica del gruppo. Lei stessa si definiva “un bollitore surriscaldato che non può essere regolato”. Nasce il 2 febbraio 1929, ad Ostrava, il cuore d’acciaio della repubblica, dove la fede cattolica della sua famiglia la influenza profondamente. “Questi co‑ dici morali sono ancora dentro di me”, ha sempre sottolineato, ribadendo che tutti i suoi film erano commedie mora‑ li. Dopo aver inizialmente studiato Filo‑ sofia e Architettura a Brno, la giovane Chytilová lavora come disegnatrice tecnica e modella, prima di entrare in contatto con il mondo del cinema con vari lavori agli studi di Barrandov e an‑ che un piccolo ruolo nel classico Císařův pekař a pekařův císař con il grande Jan Werich nel ruolo principale. Nel 1957 viene accettata alla prestigiosa Famu di Praga, una delle scuole cinemato‑ grafiche più vecchie ed importanti del mondo, dove trova Miloš Forman, Jan Němec, Jiří Menzel e il suo insegnan‑ te, il leggendario regista cecoslovacco

The film world is mourning the death of Věra Chytilová, known as “the first lady of Czech cinema”, one of the pioneers of the Czechoslovakian avant-garde cinema of the sixties, as well as the director of one of the classics of the Nová Vlna movement, the farcical comedy “Daisies” (Sedmikrásky) in 1966, which marked a radical departure from socialist realism focussing on the working class. She was distinguished by her daring, outspoken character and refusal to make compromises, even to the extent that following a ban on making films, she managed to convince the President to allow her to direct again, but nevertheless, her subsequent films would continue to attack the regime. Thanks to a career spanning five decades, Chytilová will be remembered not only for representing a female presence in

a movement dominated by males, but also as the most anarchic and overtly political director of the group. She defined herself as “an overheated kettle that cannot be turned down“. She was born February 2, 1929, in Ostrava, the steel heart of the republic, where the Catholic faith of her family deeply influenced her. “These moral codes are still inside me”, she always stressed, reiterating that all her films were moral comedies. After initially having studied philosophy and architecture in Brno, the young Chytilová worked as a technical illustrator and model, before getting in touch with the world of film in various jobs at Barrandov studios resulting even in a small role in the classic Císařův pekař a pekařův císař with the great Jan Werich in the lead role. In 1957 she

Le locandine inglese e ceca del film Sedmikrásky / English and Czech poster of the movie Sedmikrásky

Otakar Vávra. Si laurea nel 1962. La cineasta impiega pochissimo a lasciare il segno, dirigendo il primo lungometraggio O něčem jiném (Qualcosa d’altro) nel 1963, un film che si concentra sulle vite parallele di due ragazze: un’atleta e una moglie borghese, madre distratta, infedele,

entrambe insicure e insoddisfatte. Perličky na dně (Perline sul fondo), realizzato due anni dopo, lavoro collettivo ispirato dai racconti dello scrittore Bohumil Hrabal, fu un’opera fondamentale per la generazione più importante del cinema cecoslovacco – la Nová Vlna. Il film va ricordato non

was accepted in the prestigious FAMU in Prague, one of the oldest and most important film schools in the world, where she met Miloš Forman, Jan Němec, Jiří Menzel and her teacher, the legendary Czech director Otakar Vávra. She graduated in 1962. The filmmaker took very little time to make her mark, directing her first feature film O něčem jiném (Something Different) in 1963, a film that focuses on the parallel lives of two girls: an athlete and a middle-class wife and absent-minded, unfaithful mother, both of whom are insecure and unsatisfied. Perličky na dně (Pearls at the deep), made two years later, a collective work inspired by the stories of writer Bohumil Hrabal, was a key work for the most important generation of Czechoslovak cinema; the Nová

Vlna. The film should be remembered not so much for the final product, but particularly because the five directors, Věra, Jiří Menzel, Evald Schorm, Jaromil Jireš and Jan Němec, went on to form the backbone of the movement. The episode directed by Chytilová entitled Automat Svět, where we see a bride unexpectedly wandering around alone in the night after her wedding party, is often considered to be the most memorable. The film is also notable for the collaboration of Jiří Menzel, who was the assistant to the Ostrava born filmmaker during the filming of Something Different, a director who in addition to Chytilová, was perhaps the only one of the Nová Vlna able to adapt to the changes and restrictions after the period of normalization and continued to direct top drawer films.

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Nota per il suo carattere brusco, fu tra i pionieri del cinema d’avanguardia. Per anni bandita dal governo, non emigrò neppure dopo l’invasione sovietica del 1968 Famous for her brusque character, she was a pioneer of avant-garde cinema. For years banned from making films by government, she didn’t emigrate even after the 1968 Soviet invasion

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tanto per il prodotto finale, ma par‑ ticolarmente perché i cinque registi, Věra, Jiří Menzel, Evald Schorm, Ja‑ romil Jireš e Jan Němec, diventavano la colonna portante del movimento. L’episodio diretto dalla Chytilová in‑ titolato Automat Svět, in cui vediamo l’inaspettato vagare solitario nella notte di una sposa dopo la festa di nozze, viene spesso considerato quel‑ lo più memorabile. Il film è anche notevole per la collaborazione di Jiří Menzel, il quale era l’assistente della cineasta di Ostrava durante le ripre‑ se di Qualcosa d’altro, un regista che oltre alla Chytilová, era forse l’unico della Nová Vlna capace di adattarsi ai cambi e restrizioni dopo il periodo della normalizzazione e continuava a dirigere film di un ottimo livello. Se il nome di Věra Chytilová è diven‑ tato noto nella sua patria e fra giovani appassionati del cinema, è grazie al suo film più famoso, il capolavoro sperimentale Sedmikrásky del 1966, opera grottesca, volutamente slega‑ If the name of Věra Chytilová has practically become a household name in her homeland and among young film fans, it is thanks to her most famous film, the experimental masterpiece Sedmikrásky from 1966, a grotesque, deliberately loosely plotted work, which seems to anticipate the flower power revolution, but also containing traces of nihilism that will bloom in the punk movement of the 70s. To summarize the plot (if you can define it as one), two young, attractive girls named Marie, both unfulfilled with their lives and the situation in the world, embark on a series of pranks and cause trouble, alternating between baths in the Vltava, nightclubs, bedrooms of fashion houses, as well as falsely enticing middle-aged men. A film on the banality of existence, but over the years it has been interpreted differently. For the director it represented a philosophical documentary in the form of a farce, while for others it was a cinematic translation of the poetry of the absurd by Samuel Beckett,

ta, che sembra anticipare la rivolu‑ zione dei fiori ma che contiene anche tracce del nichilismo che fiorirà nel movimento punk degli anni 70. Per riassumere la trama (se si può definir‑ la cosi), due giovani, attraenti ragazze di nome Maria, entrambe insoddisfat‑ te delle loro vita e della situazione del mondo, si mettono a fare birichinate e creare guai, ed alternano i bagni nella Moldava, ai locali notturni, la camera da letto agli atelier di moda, e finti adescamenti ai danni di uomini di mezza età. Un film sull’insensatezza dell’esistenza che però, è stato inter‑ pretato diversamente nel corso degli anni. Per la regista rappresentava un documentario filosofico nella forma di una farsa, mentre per altri è una traduzione cinematografica della po‑ esia dell’assurdo di Samuel Beckett,

Harold Pinter e anche Václav Havel. Nonostante sia considerata un’opera femminista, la Chytilová ha sempre affermato che la sua intenzione era solo di fare un film sull’individualismo come un gran numero dei capolavori della Nová Vlna. “Se c’è qualcosa che non ti piace, non osservare le regole, infrangi le regole. Sono nemica della stupidità negli uomini e nelle don‑ ne”, disse in un’intervista con il gior‑ nale inglese The Guardian nel 2000. Sorprenderà pochi, allora, che il film sulla libertà fu bandito dello stesso governo che l’aveva finanziato, pur vincendo il Gran Premio del Festival del cinema di Bergamo nel 1966. Curiosamente, quando l’invasione sovietica del 1968 mise fine alla Pri‑ mavera di Praga, la Chytilová decise di non seguire Forman, Němec e Ivan

Harold Pinter and even Václav Havel. Although it was considered a feminist work, Chytilová has always stated that her intention was only to make a film on individualism like a large number of the masterpieces of Nová Vlna. “If there’s something you do not like, do not follow the rules, break them. I am simply an enemy of stupidity in men and women”, she said in an interview with the British newspaper The Guardian in the year 2000. Few will be surprised, thus, that her film on freedom was banned by the same government that had financed the film, despite it winning the Grand Prix at the Bergamo film Festival in 1966.

Curiously, when the 1968 Soviet invasion put an end to the Prague Spring, Chytilová decided not to follow Forman, Ivan Passer and Němec, who had decided to emigrate to avoid the censorship. Of course, in later years she would had to accept the consequences of her choice. Her next film Ovoce stromů rajských jíme (The Fruit of Paradise: 1970), written by Ester Krumbachová, one of the most important writers in the industry of the time, is a stylized, modern reinterpretation of the story of Adam and Eve, in which the protagonists are Eva, her husband Josef, and Robert, a serpentine character who might be a serial killer. With its rapid

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cinema cinema

Passer, i quali avevano deciso di emi‑ grare per evitare la censura. Natural‑ mente, negli anni successivi dovette accettare le conseguenze del proprio gesto. Il successivo Ovoce stromů ra‑ jských jíme (1970, Mangiamo i frutti degli alberi del Paradiso), sceneggiato con Ester Krumbachová, una delle più importanti nell’industria dell’epoca, è una reinterpretazione moderna e sti‑ lizzata della storia di Adamo ed Eva. in cui i protagonisti sono Eva, suo marito Josef e Robert, un personaggio ser‑ pentino che potrebbe essere un serial killer. Con i suoi tagli repentini e le de‑ formazioni delle immagini, il film ave‑ va un approccio troppo formalistico per i gusti delle autorità, e la cineasta fu bandita dalla regia per 8 anni. Il 1976 rappresenta un punto di svolta importante nella vita della Chytilová:

cuts and visual distortion, the film had an approach which was too formalistic for the tastes of the authorities, and the filmmaker found herself being banned from directing for 8 years. 1976 represented a major turning point in the life of Chytilová. She received an invitation to present Sedmikrásky at a film festival dedicated to women in the United States. Věra responded by explaining that her government would not allow her to participate, and neither to make films. The International pressure on the Czechoslovakian government, in addition to a letter written by the director to the President at the time, Gustáv Husák,

riceve un invito per presentare Sed‑ mikrásky in un festival del cinema sulle donne negli Stati Uniti. Věra ri‑ sponde spiegando che il suo governo non le permette né di partecipare né di realizzare film. La pressione inter‑ nazionale sul governo cecoslovacco, oltre a una lettera scritta dalla regista al Presidente di allora, Gustáv Husák le dà il via libera per la realizzazione di Hra o jablko (1976, Il gioco della mela, premiato al Festival di Chicago nel 1977) in cui il protagonista è in‑ terpretato da Jiří Menzel, che come la cineasta di Ostrava era stato bandito dalla regia per molti anni. Da quel momento riuscirà a lavorare, nonostante la censura e le polemiche generate. Incredibilmente, la regi‑ sta continua a mordere, soprattutto con Panelstory (1981, Storie di case

enabled her to receive the go-ahead for the production of Hra o jablko (1976, The Apple Game), which was awarded at the Chicago Film Festival in 1977, in which the main character is played by Jiří Menzel, who like the Ostrava-born filmmaker, was banned from directing for many years. From this time on, she was able to work, despite the censorship and controversy generated from her work. Incredibly however, the director had lost none of her bite, especially with Panelstory (1981, Prefab Story), a sharp parody of the modern life of the new popular suburbs ot the socialist metropolises, in which one of the symbols of the com-

prefabbricate), una tagliente parodia della moderna vita della neo-periferia popolare delle metropoli socialiste, in cui vengono attaccati uno dei simboli dell’epoca comunista, il panelák, e le condizioni invivibili degli edifici. Negli anni ‘80, oltre al cortometraggio Pra‑ ha, neklidné srdce Evropy (1987, Pra‑ ga cuore inquieto d’Europa), spiccano Kalamita (1982, Calamità), censurata a causa delle sua frecciate contro il regime, e Vlčí bouda (1987, il Covo dei lupi). Quest’ultimo è apparentemente un semplice film di genere (fanta‑ scienza/orrore), ma viene interpretato in seguito come un’allegoria sull’atmo‑ sfera degli anni della normalizzazione. Probabilmente l’opera più riuscita della seconda metà della carriera resta Dědictví aneb Kurvahošigutntag (1992, L’eredità ovvero Kurvahošigutntag),

munist era is attacked, the panelák, and conditions of these uninhabitable buildings. In the 80s, in addition to the short film Praha, neklidné srdce Evropy (1987, Prague the restless heart of Europe), among stand out films were Kalamita (1982), which again was censured because of her digs at the regime, and Vlčí Bouda (1987, Wolf’s Hole). The latter, on the surface seems like a simple genre film (sci-fi/horror), but has since been interpreted as an allegory on the atmosphere resulting from the years of normalization. The most successful film of the second half of her career however, remains Dědictví aneb Kurvahošigutntag (1992, The in-

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uno dei migliori film mai realizzati sulla libertà del periodo successivo al 1989, dove la regista prende di mira la sete di denaro e di arricchimento veloce, che secondo lei caratterizzava il periodo nella sua patria. Se ai suoi film dopo l’89 manca la mor‑ sa pungente di quelli precedenti, tutti fino all’ultimo Hezké chvilky bez záru‑ ky (2006, Momenti piacevoli), conten‑ gono comunque scene memorabili ed idee intelligenti, e la sua morte, il 12 marzo di quest’anno, lascerà un vuoto incolmabile nel cinema ceco. La giova‑ ne regista Alice Nellis, un nome noto nell’industria cinematografica ceca di oggi, diceva “è matta, questo è chiaro, ma apprezzo la sua capacità di capire cosa sta succedendo intorno a noi, e trovare metafore per problemi sociali”. È evidente che l’esponente più cono‑ sciuto internazionalmente della Nová Vlna sarà sempre Miloš Forman, ma le opere di Věra Chytilová risaltano perché erano le più radicali, sperimentali, ico‑ noclastiche e soprattutto coraggiose. heritance or Fuckoffguysgoodday), one of the best films ever made about the freedom of the period after 1989, where the director takes aim at the thirst for money and getting rich quickly, which she believes characterized the period in her homeland. If her post ‘89 films lack the sharp bite of the previous ones, all of them until the very last one Hezké chvilky bez záruky (2006, Pleasant Memories), however, contain memorable scenes and clever ideas, and her death, on 12 March, will leave a huge void in Czech cinema. The young director Alice Nellis, a well-known name in today’s Czech film industry, once said, “she is crazy, this is clear, but I appreciate her ability to understand what is happening around us, and find metaphors for social problems”. It is evident that the best known exponent internationally of the Nová Vlna will always be Miloš Forman, but the works of Věra Chytilová stand out because they were the most radical, experimental, iconoclastic and particularly courageous.

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MACROECONOMIA

di Gianluca Zago

Disoccupazione Produzione industriale Unemployment Industrial Output

Il livello di disoccupazione ufficiale in Repubblica Ceca si mantiene da diver‑ si mesi stabile. In febbraio, si è registrato un tasso del 6.8% della popolazione attiva, o 8.3% generale. Il sistema di calcolo implementato ultimamente indi‑ ca livelli inferiori al recente passato, ma si tratta solamente di una illusione. La solidissima performance dell’output industriale non si traduce in nuovi posti di lavoro. Il fatto è che si sta semplicemente recuperando produttività, e con essa competitività. Tutto bene, per l’export. Ma si tratta di una situazione molto de‑ ludente e preoccupante, a livello di mercato del lavoro. La realtà purtroppo è che neppure con un Pil in crescita superiore all’1%, la disoccupazione scende in modo stabile e strutturale. Molte aree del paese non hanno praticamente alcuna prospettiva occupazionale strutturale per il futuro prossimo. Ad eccezione della regione di Praga, quasi a piena occupazione per molteplici motivi, gran parte del resto del paese non riesce ad uscire da una realtà di endemica disoccupazione. Si tratta però anche di una realtà di welfare molto generoso che consente una sopravvivenza dignitosa, ma pigra, nelle aree meno sviluppate del paese. L’outlook per i mesi futuri è piuttosto negativo, considerando che ormai è asso‑ dato che la ripresa economica, a livello europeo, sarà certamente jobless cioè senza creazione significativa di nuovi posti di lavoro. The unemployment level in the Czech Republic is steady since several months. For February, data show a 6.8% rate for the active population, or 8.3% general. The recently implemented new estimation system shows levels lower than the recent past, but it is just an illusion. The solid industrial performance unfortunately didn’t translate into new jobs. Of course, productivity is improving, and therefore Czech goods are more competitive. All great, for exporting. But quite dismal for the job market. The sad truth is that even with a GDP growth higher than 1%, unemployment levels do not structurally improve. Several regions have basically no hope for job creation in the near or medium future. Besides the Prague region, that as usual and for several reasons lives a full-employment situation, large areas of the country seem not to be able to avoid an endemic lack of jobs. A welfare all too generous is not helping, since it grants an acceptable life, albeit lazy, in the less prosperous regions of the Czech Republic. The outlook for the coming months is quite negative, considering the almost certainty that the economic recovery in Europe will be jobless.

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Produzione industriale in fortissima crescita anche in febbraio, del 6.7% a prezzi costanti, su base annua. Si tratta ancora una volta di una performance poderosa. Purtroppo, come d’abitudine, non ci sono segnali di creazione signi‑ ficativa di nuovi posti di lavoro. Bensì di un seppur necessario miglioramento della produttività. Inoltre, gran parte della produzione industriale è destinata all’esportazione. Perlopiù di automezzi. Se da un lato ciò è molto positivo, poi‑ ché solidifica sia la moneta che la presenza del paese sui mercati internazionali, dall’altro tende a mascherare la pochezza della domanda interna, che in ultima analisi è ciò che nel lungo periodo garantisce entrate fiscali allo stato, diffusio‑ ne del benessere economico per le famiglie ed equilibrio del cambio. Cambio che infatti tende costantemente a rafforzarsi, costringendo la Banca Centrale ad intervenire. In ogni caso, le prospettive per il settore industriale sono anche per i prossimi mesi piuttosto rosee. Anche gli ordinativi sono in forte crescita, addirittura del 19% in febbraio. Rimane da verificare per quanto la Corona ri‑ marrà ad un livello tale da consentire competitività, anche considerando che l’intervento di svalutazione è già stato effettuato dalla Banca Centrale. Non è realistico aspettarsene un altro. Very strong industrial performance in February. The output grew by 6.7% at constant prices, y-on-y. Again, the industrial sector proves to be in good shape. But again, as usual, there are no signs of significative new jobs creation. Instead, productivity is improving at a good pace. Most of the industrial production is anyway exported, mainly automotive. That, on the one hand, is of course a positive trait of the Czech industrial sector: it helps solidify the currency and establish strong roots on the international markets. On the other hand, it tends to hide the reality of a very lackluster domestic demand. Which is what eventually generates fiscal revenues to the state, income to local population, and balance in the currency rate. In fact, the Crown tends always to appreciate, pushing the Central bank to find ways to keep it at bay. In any case, the outlook for the coming months is very nice, for the industrial sector. Industrial orders too are in strong growth, by 19% in February. It remains to be seen, how long the Crown can be kept at a competitive level. Considering the massive intervention of the Central Bank at the end of 2013, it is not realistic to hope for another one soon.

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economia e mercato markets and data

Economics

by Gianluca Zago

Inflazione Commercio estero Inflation Foreign Trade

Pessime notizie sul versante dell’inflazione. Anche se mascherate da buone. L’intervento della Banca Centrale a svalutazione della Corona, che da dottri‑ na accademica avrebbe dovuto importare inflazione, si è rivelato inefficace. Il continuo calo dell’inflazione dipinge una realtà diversa da quella auspicata. In febbraio si è registrato un CPI di 1.1%. All’atto pratico, inflazione sotto 1% è in realtà stagflazione. Il peggiore dei mali per la crescita economica, anche peggio dell’iperinflazione. Conseguenza questa delle scelte degli ultimi 15 anni di po‑ litica monetaria in Europa. Rimane al momento un solo strumento per evitare un pesantissimo scenario stagflativo, e quindi recessivo: creare inflazione con un massiccio QE. Si tratta di una scelta prima politica che tecnica, e l’attuale governo sembra orientarsi all’allineamento pedissequo alla linea della BCE, che consiste in sostanza in un “no all’inflazione”, costi quel che costi. Si spera che la Banca Centrale, essendo ancora indipendente, riesca comunque a implemen‑ tare alcune misure minimali a difesa del sistema economico e soprattutto dei consumatori e delle famiglie. Really very bad news on the inflation front. Although they are disguised as good ones. The intervention from the Central Bank devaluating the Crown, was supposed to import inflation in the country. At least according to the mainstream economic theories. Unfortunately, that wasn’t the case. The constant decrease in CPI describes a reality much different that the one hoped for. In February, CPI was at 1.1%. From the practical point of view, when under 1%, it means stagflation. Which is the worst cancer to the economic growth, even worse that hyperinflation. Stagflation is the consequence generated by the economic policies of the last 15 years in Europe. At the moment, the only tool available to avoid a dramatic stagflating environment, and therefore more recession, is to create inflation through massive QE. That is first and foremost a political choice, before being an economic one. The actual government seems to adhere inconditionally to BCE policy, that is a “no-inflation” mission, no matter what the consequences. We can only hope that the Czech Central Bank, being still an independent institution, will be able to implement at least some minimalistic measures to protect the local economy, familes, consumers.

Bilancia commerciale solidamente in attivo, come sempre, anche in febbraio. In leggero calo su base annua, ma il dato risente molto delle fluttuazioni del cambio, e del tradizionale massiccio influsso di merci asiatiche prima della lunga chiusura degli impianti in occasione del capodanno cinese. Il surplus commerciale complessivo è stato in febbraio di 13.6 miliardi di Corone. For‑ tissimo avanzo come d’abitudine nei confronti dell’area EU, a 50 miliardi di Corone, con una crescita del 20% su base annua. E come sempre, disavanzo pesante con i paesi asiatici e la Russia. Crescita marcata sia per export che import, del 16.1% e 17.4% in Corone, o 7.8% e 9.0% in Euro. Anche alla luce di questi dati, risulta davvero stupefacente come ci sia una grossa fetta di esperti e di cittadini poco informati, che auspica l’adozione dell’Euro. Senza rendersi conto che l’attivo commerciale per un paese piccolo come la Rep. Ceca è dovuto quasi esclusivamente alla gestione indipendente della moneta e del debito statale in valuta locale. Again in February, strong positive trade balance. Slightly lower y-on-y, but data are quite influenced by the exchange rate, and by the massive influx of Asian imports prior to the traditional factory freeze for the long Chinese New Year festivities. The surplus recorded in February was by 13.6bn Crowns. Very large surplus against the EU area, by 50bn Crowns, growing by 20% y-on-y. And as usual, a very heavy deficit against Asian countries, and Russia. Both import and export grew strongly, by 16.1% and 17.4% in Crowns, or by 7.8% and 9.0% in EUR. It keeps baffling us, all the more after looking at the latest data, how there still is quite a large chunk of experts and badly informed citizens who look forward to the adoption of the Euro currency. They clearly do not realize that the positive trade balance, especially for a small country such is the Czech Rep., is due almost solely to independent money, and to the managing of the national debt through a local currency.

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Con l’inizio del nuovo anno, oltre alla ricodificazione del diritto civile, vi è stata un’altra importante novità nell’ordinamento giuridico ceco, cioè l’introduzione della legge 304/2013 sui pubblici registri delle persone giuridiche e fisiche (di seguito solo “legge sui pubblici registri”), entra‑ ta anch’essa in vigore il 1 gennaio del 2014. Lo scopo di tale legge è quello di semplificare la vita soprattutto ai soggetti attivi nella sfera impren‑ ditoriale, ma anche di migliorare l’orientamento dei consumatori che valutano di intraprendere i rap‑ porti giuridici con questi soggetti e cercano informazioni su di loro. Il sistema fin ora frammentato di re‑ gistri, tra i quali il più importante, ossia quello delle imprese, è stato regolato dall’ormai abolito Codi‑ ce di Commercio del 1991, è stato At the beginning of the year, as well as the re-codification of the civil law, yet another important innovation was introduced into the Czech legal system: Law 304/2013 on public registers of legal entities and natural persons (thereafter referred to as “Public records law”), that also entered into force on 1st January, 2014. The purpose of this law is to simplify peoples’ lives, especially for those who are involved in business, but is intended also to guide consumers who may wish to undertake legal relations with these individuals and seek information about them. The hitherto fragmented system of registers, especially the most important one regarding enterprises, regulated by the now abolished Commercial Code of 1991, has thus now been unified and reorganized.

quindi attualmente unificato e rior‑ ganizzato. Concretamente, la legge regola: il re‑ gistro delle associazioni, che riunisce tutte le associazioni (in passato le c.d. associazioni civili), il registro delle fondazioni, il registro degli istituti, il registro dei condomini negli edifici, il registro delle imprese (dove trovia‑ mo le corporazioni commerciali – le società a responsabilità limitata, le

società per azioni, le cooperative etc.) ed il registro delle società di pubblica utilità. La regolazione di questa leg‑ ge è complessa, poiché si occupa sia della regolamentazione normativa che della parte processuale della re‑ gistrazione, dei cambiamenti e delle cancellazioni dai registri. Una delle novità più importanti per l’ordinamento ceco, anche se nell’am‑ biente legale italiano si tratta di un

In concrete terms, the law regulates: the register of association, which brings together all the associations (in the past the so-called civil associations), the register of foundations, institutes, Owners Association buildings, the public register of companies (where we may find commercial corporations limited liability companies, joint stock companies, cooperatives, and so on)

and the register of public utility companies. The regulation of this law is rather complex, since it deals with both normative regulations as well as the procedural part of the registration, as well as changes and removals from the registers. One of the most important innovations to the Czech Republic legal system, even if in the Italian legal in-

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panorama legislativo laws and rules

Public records: new course in the Czech Republic istituto legale ormai ben conosciuto, è la possibilità della registrazione nel pubblico registro tramite il notaio che permette al richiedente di evitare una prolungata attesa per lo smalti‑ mento dei procedimenti burocraticiaa intraprendere. Il notaio esegue tale iscrizione sulla scorta di un atto no‑ tarile che comprova che l’atto legale in questione è conforme alle norme, e corredato di tutti i documenti richiesti

stitutions it is a well-known practice, is the possibility for a notary to take on this task and do the registration in place of the applicant, thus avoiding loss of time to carry out the necessary bureaucratic processes. The notary performs this registration on the basis of a notarized document, certifying that the legal act in question complies with the rules, and that it

dalla legge. Gli atti notarili devono essere redatti dallo stesso notaio, nel caso contrario quindi non sarà possi‑ bile procedere “direttamente” avva‑ lendosi della registrazione tramite il notaio, ad ogni modo niente ostacola al richiedente di intraprendere la via “classica” dell’azione legale. Una simile modifica comporta però anche alcune complicazioni e attual‑ mente non è possibile approfittare di questo procedimento semplifica‑ to, poiché il Ministero della Giustizia della Repubblica Ceca sta tuttora lavorando all’analisi e alle modifiche del sistema informatico. Il tempo ne‑ cessario stimato da parte della Came‑ ra notarile della Repubblica Ceca per adeguare tutto il sistema ai requisiti, è all‘incirca di 7-9 mesi, e l’introdu‑ zione della versione finale è stata programmata per agosto 2014. Fino a tale data si dovrà quindi utilizzare

il vecchio sistema dell’iscrizione nei pubblici registri. L’iscrizione diretta tramite il notaio non rappresenta però l’unica novità introdotta dalla legge sui pubblici re‑ gistri. Un’altra modifica importante consiste ad esempio nella possibilità di presentare la proposta all’iscrizione anche nella forma elettronica, non solo per iscritto come nel passato. Tale pro‑ posta deve o essere sottoscritta dalla firma elettronica riconosciuta, oppu‑ re inviata tramite la casella di posta elettronica (databox) appartenente a chi voglia presentare la proposta. Sia l’introduzione del sistema elettronico tramite il quale è possibile presentare le proposte all’iscrizione, che l’iscrizio‑ ne tramite il notaio (la quale, come detto, è ancora in fase di elaborazione) dovrebbero portare soprattutto ad uno snellimento dei tempi d’iscrizione e dei procedimenti burocratici.

Cambiano inoltre i dati iscritti obbli‑ gatoriamente, quando ad esempio non sarà più necessario inserire il contratto di cessione della quota nella società a responsabilità limi‑ tata oppure il contratto di cessione dell’impresa. Dall’altra parte ci sono anche delle novità, come ad esem‑ pio quella di poter far iscrivere dei dati facoltativi, fermo restando che tali dati debbano comunque avere un determinato interesse legale e non soltanto informazioni a scopo pubblicitario. Un’ultima interessan‑ te novità è che i dati iscritti possono essere resi inaccessibili al pubblico. Questa disposizione è stata intro‑ dotta per tutelare specialmente la salute delle persone che sono attive soprattutto in quella parte del set‑ tore non redditizio che reagisce alle diverse manifestazioni di violenza e intolleranza.

is accompanied by all the documents required by law. Notarial acts have to be drafted by the same notary, otherwise it will not be possible to proceed “directly” by notary registration. However, nothing hinders the applicant from following the foreseen “normal” legal procedure. Such a change, however, also involves complications and currently it is not possible to take advantage of this simplified procedure, because the Ministry of Justice of the Czech Republic is still working on the analysis and modification of the data processing system. The estimated time required by the Notarial Chamber of the Czech Republic to update and conform system is approximately 7-9 months, and the introduction of the final version has been scheduled for August 2014. Until that date, we will have to use the old

system of registration by means of public registers. However, direct registration by means of a notary is not the only novelty that has been introduced by the Law on public records. Another important change is for example the possibility to do the registration in digital form, not only in writing as was done in the past. Such a proposal must either be signed with a recognized electronic signature, or sent via electronic mail (databox) which belongs to those who want to submit the proposal. Both the introduction of the electronic system, through which it is possible to present proposals for the admission, as well as the admission by means of a notary (which, as we previously mentioned is still under development), should lead above all to a reduction of periods in registration of bureaucratic procedures.

There are also changes to the obligatory data to has to be registered, when, for example, it will be no longer necessary to enter the sales agreement of the share of the limited liability company or the contract of sale of the company. On the other hand there are also some new features, such as the possibility of registering optional data, provided that such data are of particular interest, that they contain legal information and are not used solely for advertising purposes. One last interesting feature is the fact that such registered data may be made ​​inaccessible to the public. This provision was introduced particularly to protect the safeness of the people who are active especially in the non-profitable part of the sector which is engaged in the various manifestations of violence and intolerance.

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Pietro Grasso a Praga Pietro Grasso in Prague La partecipazione a un importante convegno internazionale sulla lotta alla corruzione, le celebrazioni riguar‑ danti i dieci anni in Ue della Repubblica Ceca e un appuntamento di prestigio in Ambasciata nel nome dell’arte e della cultura. Queste le tappe che hanno

scandito i quattro giorni trascorsi nella capita ceca, a metà aprile, del Presidente del Senato italiano Pietro Grasso. “Senza dimenticare – ha sot‑ tolineato egli stesso – il desiderio di visitare questa meravigliosa città, dove sono già stato altre volte in passato, ma

La visita a metà aprile del Presidente del Senato Italiano, fra incontri istituzionali ai massimi livelli e un po’ di relax alla scoperta della Città d’Oro The mid-April visit by the President of the Italian Senate, amid top-level institutional meetings and a bit of relaxation to discover the Golden City

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sempre per motivi di lavoro, di fretta, senza mai avere il tempo di conoscer‑ la meglio”. Un auspicio a quanto pare realizzato. Il Presidente, e la moglie Maria sono infatti riusciti a concedersi qualche ora di relax alla scoperta della Città d’Oro e dei suoi dintorni.

Fonte: Hrad.cz

Fonte: riparteilfuturo.it

Fonte: Senat.cz

Pietro Grasso alla conferenza internazionale “World Forum on Governance”, con il presidente Miloš Zeman al Castello di Praga e con il suo omologo ceco Milan Štěch / Pietro Grasso at the international conference “World Forum on governance”, with president Miloš Zeman at Prague Castle and with his Czech counterpart Milan Štěch

His participation at a major international conference on the fight against corruption and to celebrate the tenth anniversary of the Czech Republic in the EU, including a prestigious appointment at the Embassy in the name of art and culture. These were the important stages of the four-day visit to the Czech capital in mid-April by the President of the Italian Senate, Pietro Grasso. “Not to mention – as he himself pointed out – the desire to see this wonderful city, that I have visited before, but always for work reasons

and in a hurry, without enough time to see it properly”. A desire that he has been able to achieve this time. The President and his wife Maria, in fact, spent a few relaxing hours visiting the Golden City and its surroundings. The institutional program started, from the very first day, with a visit to the Castle, the presidential seat, where Mr. Grasso went to see the head of state Miloš Zeman. A very cordial meeting, which was followed by another meeting at the Valdštejnský palác with

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Milan Štěch, President of the Czech Republic senate. Mr. Grasso then went to the Augustine Hotel, where he spoke at the international conference “World Forum on governance”, organized by the Brookings Institution on the subject of corruption and effective governance practices to combat it. On this occasion, the former magistrate – who held the position of national anti-Mafia prosecutor from 2005 to 2012– highlighted the fact that the criminal phenomenon is now becoming increasingly tran-


attualità current affairs

Il programma istituzionale è iniziato sin dal primo giorno con la visita al Castello, la sede presidenziale, dove Grasso si è recato per un saluto al capo dello stato Miloš Zeman. Un incontro all’insegna di grande cor‑ dialità, al quale è seguito il colloquio presso il Valdštejnský palác con Milan Štěch, il Presidente del Senato della Repubblica Ceca. Grasso è poi inter‑ venuto, presso l’Hotel Augustine, alla conferenza internazionale del “World Forum on Governance” organizzata dalla Brookings Institution e dedicata

Fonte: Archivio Senato d’Italia

al tema della corruzione e alle buone pratiche di governo per combatterla. In questa occasione l’ex magistrato – che dal 2005 al 2012 ha ricoperto la carica di Procuratore nazionale antimafia – ha sottolineato come i fenomeni criminali sono sempre più transnazionali e per sconfiggerli oc‑ corre un approccio nuovo e strategico, meno ancorato al principio di sovra‑ nità degli Stati e più incentrato sul principio della cooperazione a livello europeo ed internazionale. Nella giornata successiva, il venerdì 11 aprile, tappa nuovamente al Ca‑ stello di Praga per partecipare alla Sessione inaugurale della Conferenza celebrativa del decimo anniversario di adesione della Repubblica Ceca alla Ue. In questa sede l’incontro con Mar‑ tin Schulz, Presidente dell’Europarla‑ mento, per uno scambio di opinioni in vista delle Elezioni europee di fine maggio. In serata l’elegante ricevimento orga‑ nizzato in suo onore dall’Ambasciata

d’Italia e al quale hanno partecipato personalità di altissimo rango, fra cui il cardinale di Praga Dominik Duka e l’ex presidente ceco Václav Klaus. C’era anche l’ex premier italiano Mario Monti, anch’egli a Praga per celebrare i dieci anni in Ue della Re‑ pubblica Ceca. A fare gli onori di casa l’ambasciatore Pasquale D’Avino, che ha ricordato ai presenti come Grasso sia “non solo la seconda carica dello Stato italiano, ma anche un simbolo di speranza per la sua lotta alla cor‑ ruzione e alla mafia”. In occasione di questa serata sono stati esposti alcuni dipinti di Tiziano, prestigiosa ante‑ prima della mostra “Tiziano Vanitas, sfumature di bellezza rinascimentale” che sarà ospitata nelle Scuderie Im‑ periali del Castello di Praga nel 2015. Opere di proprietà della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore. Infine un sabato di riposo, durante il quale il presidente Grasso si è conces‑ so una visita della Città. Complice an‑ che la moglie Maria, fedelissima del

Fonte: Archivio Senato d’Italia

Fonte: Rugantino II

Pietro Grasso e signora, con Giusy e Antonia al Rugantino II per il derby Trapani-Palermo / Pietro Grasso and his wife with Giusy and Antonia at Rugantino II for the derby Trapani-Palermo

Palermo, immancabile il pomeriggio calcistico davanti alla tv, per l’attesis‑ simo derby fra il Trapani e i Rosanero. Il Presidente e la signora hanno segui‑ to la partita come normalissimi tifosi alla Pizzeria Rugantino II nel centro di Praga, senza mancare di esultare per la vittoria del Palermo.

Fonte: Svetozár Plesník

Pietro Grasso con l’ambasciatore Pasquale D’Avino; con il cardinale Dominik Duka; con D’Avino e le rispettive consorti / Pietro Grasso with Ambassador Pasquale D’Avino, with Cardinal Dominik Duka, with D’Avino and their spouses.

Un dipinto di Tiziano / A painting by Tiziano

snational, and defeating it requires a new strategic approach that is less tied to the principle of sovereignty of States and more focused on co-operation at European and international level. On the following day, Friday 11th April, another visit to the Prague Castle to attend the Inaugural Session of the commemorative Conference for the tenth anniversary of the Czech Republic’s accession to the EU and the occasion for a meeting with Martin Schulz, President of the European Parliament, for an ex-

Finally, a moment of rest on Saturday, during which President Grasso allowed himself a tour of the City. Inspired also by his wife Maria – a keen supporter of the Palermo football team – they spent the afternoon watching the match for the highly anticipated derby between Trapani and Rosanero. Just like other supporters, the President and his wife followed the match at the Pizzeria Rugantino II in the centre of Prague, rejoicing at the end over Palermo’s victory.

change of opinions in view of the European elections at the end of May. An elegant reception in his honour was organized in the evening by the Italian Embassy, which was attended by highranking personalities, including Cardinal Dominik Duka from Prague and the former Czech president Václav Klaus. Among the guests also the former Italian Prime Minister Mario Monti, who was also in Prague to celebrate the tenth anniversary of the Czech Republic as a member of the EU. The host was

Ambassador Pasquale D’Avino, who reminded guests that Mr. Grasso is “not only the President of the Italian Senate, but also a symbol of hope because of his commitment against corruption and the mafia”. The occasion was an opportunity to exhibit a few paintings by Tiziano, a prestigious preview of the “Tiziano Vanitas, shades of renaissance beauty” exhibition that will take place in the Imperial Stables of the Prague Castle in 2015. Works of art owned by the Centro Studi Tiziano & Cadore Foundation.

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Un viaggio nel mondo di Hrabal A journey to Hrabal’s world

Da Nymburk a Libeň, da Kersko alle birrerie praghesi: i luoghi significativi per l’autore ceco più originale del Novecento di Sabrina Salomoni by Sabrina Salomoni

From Nymburk to Libeň, from Kersko to the Prague beer houses: the significant places of the most original twentieth century Czech author

Per celebrare il centenario di Bohumil Hrabal intraprendiamo un viaggio in Boemia e Moravia, alla scoperta di città e paesi legati alla sua vita. La prima tappa del nostro itinerario è Brno Židenice. Nell’ultima casa di via Balbínova ulice il 28 marzo 1914 vie‑ ne alla luce il piccolo Bohumil, figlio della giovane Marie Kiliánová e di un ufficiale austriaco che non lo ricono‑ sce. Due anni più tardi Marie sposa František Hrabal, contabile del bir‑ rificio di Polná, dove si trasferiscono

ma Bohumil torna spesso a Brno per trascorrere le estati dai nonni. A Polná ama seguire la banda nei cortei fune‑ bri e poi in birreria dove, a soli quattro anni, si ubriaca per la prima volta. Nel 1919 la famiglia si stabilisce a Nymburk. Hrabal cresce nel locale birrificio in cui lavora il padre. Per nulla attratto dalla scuola, dove ac‑ cumula bocciature, passa il tempo al fiume e giocando a calcio ma so‑ prattutto è affascinato dalla fabbrica e da tutte le fasi di produzione, di cui

parla ne La Tonsura (Postřižiny). Il Birrificio Nymburk gli dedica la birra Postřižinské pivo, riprendendo il titolo del libro. Nel 1935 si sposta a Praga per gli studi in legge ma non dimen‑ tica la vecchia Nymburk della Prima Repubblica, luogo di un’infanzia felice dove ha formato il suo rapporto con la vita e la letteratura. Un posto a lui così caro che in un primo periodo ci torna spesso, anche solo per passeggiare la sera lungo l’Elba. “Per lui Nymburk era semplicemente la città delle città e il

To celebrate the centenary of Bohumil Hrabal, we embarked on a journey through Bohemia and Moravia, to discover the cities and towns linked to his life. The first stop in our journey was Brno Židenice. Bohumil was born in the last house in Balbínova ulice street, on 28th March, 1914. He was the son of a

young woman named Marie Kiliánová and an Austrian officer, who did not recognize him as his son. Two years later, Marie married František Hrabal, the Polná brewery accountant and went to live there. But Bohumil often returned to Brno to spend his summers with his grandparents. In Polná he particularly

loved to follow the band during the funeral processions, and then to the beer house where, at the age of four, he had got drunk for the first time. In 1919 the family moved to Nymburk. Hrabal grew up in the local brewery where his father worked. Not at all keen on going to school, where he accumu-

La casa natale a Brno Židenice / Native home in Brno Židenice

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Il birrificio di Nymburk / The brewery in Nymburk

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cultura culture

birrificio il suo castello” scrive Tomáš Mazal, suo amico e biografo. L’occupa‑ zione tedesca del 1939 porta con sé la chiusura dell’università e Hrabal deve interrompere gli studi. Dopo un breve impiego in uno studio notarile e come agente assicurativo, finisce a lavorare alle ferrovie. Per due anni dirige i Treni strettamente sorvegliati alla stazione di Kostomlaty, lavoro che lo appas‑ siona: “Se dovessi scegliere una delle professioni che ho fatto nel tempo, vorrei essere di nuovo capostazione” scrive nel 1968, ventitré anni dopo aver lasciato le ferrovie. Lavora qualche anno alle acciaierie di Kladno ma nel 1954, dopo un serio incidente, si trova a imballare vecchi libri destinati al macero nel quartie‑ re praghese di Libeň. La periferia di Libeň fra il 1950 e il 1973 diventa la sua casa, un luogo di grande ispirazio‑ ne creativa e sinonimo di autonomia. “All’epoca avevo la sensazione che tutte quelle strade e stradine, tutte quelle birrerie, tutto fosse prepara‑

to per me e solo per me, che quella periferia aspettasse me, che fosse de‑ stinata solo e soltanto ai miei occhi”. Le vie, il torrente Rokytka, le colline Bulovka e Hájek, “tutto questo mi in‑ duceva meraviglia – scrive. – passeg‑ giavo di notte e non potevo saziarmi della poesia di quella periferia in cui il gassometro a forma di sfera si ergeva su Palmovka”. Il suo appartamento in via Na Hrázi 24 (Sull’argine), poeti‑ camente chiamata Na Hrázi věčnosti (Sull’argine dell’eternità), è divenuto leggendario poiché Hrabal vi acco‑ glieva il mondo creativo praghese dell’epoca, fra cui il filosofo e poeta underground Egon Bondy e l’artista figurativo Vladimír Boudník. Su que‑ sta via sono ambientati Le nozze in casa e Un tenero barbaro; sempre qui ha conosciuto Pipsi e si sono svolti due decenni del loro felice matrimonio. Dal 1959 al 1961 è macchinista e comparsa al teatro Divadlo pod Pal‑ movkou, all’epoca chiamato Divadlo S.K. Neumanna. Frequenta così anche

Bohumil Hrabal, 1988

lated many failures, he spent much of his time near the river or playing football, but was particularly fascinated by the brewery and the various phases of production, which he reported in Cutting it short (Postřižiny). The Nymburk Brewery dedicated its Postřižinské pivo beer to him by using the title name of

his book. In 1935 he then moved to Prague to study law, but was never able to forget the old Nymburk of the First Republic, the place of his happy childhood and where he built his relationship with life and literature. A place so dear to him, which in the first period he often returned to, even if only to

have an evening stroll along the Elbe. “For him, Nymburk was simply the city of cities and the brewery was his castle”, wrote Tomáš Mazal, his friend and biographer. The German occupation of 1939 brought about the closure of the university, and Hrabal had to interrupt his studies. After a short period work-

Bohumil Hrabal da bambino (ultimo a destra) / Bohumil Hrabal as a child (the last on the right)

Il palazzo Svět / Palace Svět

fonte: Hana Hamplová

Fonte: hrabal-nymburk.cz

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ing in a notary studio and as an insurance agent, he ended up working for the railways. For two years he directed the closely watched trains at Kostomlaty station, a job that fascinated him: “If I were to choose a jobs I did in the past, I would certainly choose to be a station master again”, he wrote in 1968, twenty-three years after leaving the railways. He then worked a few years for the Kladno steelworks, but in 1954, after a serious accident, he ended up packaging old books that were sent to be destroyed in the Prague district of Libeň. Between 1950 and 1973 the suburb of Libeň became his home, a place of great creative inspiration and synonym of autonomy. “At the time I had the feeling that all those roads and narrow streets and beer houses and everything was meant for me and for me only, and that the suburb was waiting for me, was intended for my eyes only”. The streets, the Rokytka stream, the Bulovka hills and Hájek, “all this filled me

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La casa di campagna a Kersko / The country house in Kersko

la sinagoga di Libeň che funge da de‑ posito dei loro oggetti scenici mentre nell’atmosfera più libera degli anni sessanta ospita i dibattiti letterari e filosofici di Hrabal e dei suoi amici.

Conclusa l’esperienza a teatro, si dedi‑ ca solo all’attività di scrittore anche se amava lavorare per mantenere il con‑ tatto con la gente, quegli “stramparlo‑ ni” che con la loro chiacchiera vivace

e popolare sono fonte d’inesauribile ispirazione per le sue opere. Inizia a pubblicare ormai cinquantenne e il successo arriva immediato sia in Ceco‑ slovacchia che all’estero. Conduce una vita di scrittura frenetica e giornate in birreria, altro luogo in cui attinge ma‑ teriale e affina lo stile. Ogni giorno fre‑ quentava U Kotvy, di fronte al macero, uno dei pochi locali hrabaliani ancora aperti. Molti nomi che hanno ospitato lo scrittore negli anni non ci sono più, altri hanno cambiato totalmente at‑ mosfera come U Pinkasů, dove Hrabal e la moglie sorseggiavano la birra arti‑ gianale ma che col tempo ha perso la sua fama. Un locale a metà fra birreria e tavola calda è invece l’Automat Svět,

with wonder – he wrote. – I used to go out for a walk at night and never got enough of the poetry of that suburb, with the ball shaped gasometer towering over Palmovka”. His apartment at 24 Na Hrázi (On the dike), poetically called Na Hrázi věčnosti (On the dike of eternity), has become legendary, because it is there that Hrabal used to welcome the creative Prague world of the time, including the underground philosopher and poet Egon Bondy and the figurative artist Vladimír Boudník. This street was the setting of the In-

house wedding and A tender barbarian; and it was here that he met Pipsi and where they spent two decades of their happy marriage. From 1959 to 1961 he worked as a stagehand and walk-on at the Divadlo pod Palmovkou theatre, then called Divadlo S.K. Neumanna. He then attended the Libeň synagogue that served as a repository for their stage objects, whilst in the freer atmosphere of the nineteen-sixties, it hosted the literary and philosophical debates of Hrabal and his friends.

On completing his theatrical experience, he dedicated himself solely to the activity of writer, even if he loved working, so as to remain in contact with people, those “palaverers”, that with their lively and popular chatter proved to be an endless inspirational source for his works. He started publishing when he was already in his fifties and was immediately successful both in Czechoslovakia as well as abroad. He spent a frenetic life writing and much time at the beer house, the other place from which he drew

Fonte: hrabal-nymburk.cz

fonte: Hana Hamplová

Bohumil Hrabal, 1985

Alla tigre d’oro / At the golden tiger

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cultura culture

celebrato dallo scrittore nell’omonimo libro di racconti. L’Automat era parte del Palác Svět, centro polifunzionale che ospitava alloggi, un centro com‑ merciale e il cinema Svět. La ditta dell’italiano Antonio Crispino, attuale proprietaria dell’immobile, promette da oltre un decennio una ristruttura‑ zione del palazzo in rovina ma, sebbe‑ ne dichiarato monumento culturale, questo scorcio del mondo hrabaliano pare destinato a scomparire. Con i guadagni del primo romanzo Hrabal compra una casetta a Kersko, località in mezzo alla natura sull’El‑ ba. Negli anni ‘70, epoca in cui non può pubblicare, si rifugia sempre più spesso fra questi boschi e proprio qui

compone le opere più celebri. Si occu‑ pa inoltre degli amati gatti, tanto da prendere ogni giorno un autobus da Praga per portar loro da mangiare. Nel 1974 l’ennesimo trasferimento, stavolta i Hrabal traslocano a Kobyli‑ sy. Sul finire degli anni ‘80 la loro casa di Libeň e metà via Na Hrázi vengono demolite e sostituite dall’autostazio‑ ne. Il sito, che ospita anche un par‑ cheggio privato, prende oggi il nome di Piazza Hrabal. Sul luogo della sua residenza, proprio all’uscita della metro Palmovka, nel 1990 è stato eretto in suo onore il cosiddetto Muro di Hrabal. Opera dell’artista Tatiana Svatošová, è decorato con un ritratto di Hrabal alto oltre cinque metri, la

sua macchina da scrivere portatile con tastiera tedesca di marca Perkeo, con cui compose gran parte delle sue opere, passaggi dei suoi libri, i gat‑ ti che gli hanno tenuto compagnia e le frecce verso le vicine birrerie U Hausmanů, U Horkých e il famoso Automat Svět. Negli anni ‘70-‘80 sono le birrerie di Letná a far da sfondo ai “mercoledì hrabaliani” ma la più nota e quella per cui aveva una predilezione si trova nel centro storico di Praga, U zlatého tygra (Alla tigre d’oro). Ne è cliente già dagli anni cinquanta ma nell’ul‑ timo decennio della sua vita diventa luogo fisso degli incontri con amici e artisti vari, nonché un ufficio in cui la‑

vorare ai suoi testi. Hrabal ne parla in diverse opere tanto che molte perso‑ ne, perfino dall’estero, vi fanno tappa per conoscere lo scrittore, chiedere un autografo o vedere la targa del “tavo‑ lo di Hrabal” nella piccola stanzetta posteriore. Nel 1994 si svolge qui l’in‑ contro con i presidenti Václav Havel e Bill Clinton. Ultima tappa della sua vita e del nostro viaggio è l’ospedale Na Bulovce. Nel 1997 Hrabal cade dalla finestra della sua stanza al quinto piano. Fu archi‑ viato come incidente mentre dava da mangiare ai colombi ma i suoi amici, incluso Mazal, parlano di suicidio, capi‑ tolo che Hrabal aveva più volte annun‑ ciato attraverso i suoi personaggi.

inspiration and that allowed him to refine his writing style. Every day he frequented U Kotvy, in front of the rettery, one of the few Hrabalian places that are still open. Many of the places that hosted the writer for years, no longer exist today, whilst others have totally changed their original atmosphere, such as the U Pinkasů, where Hrabal and his wife used to sit and sip artisan beer, but which over the years has lost its fame. A place, however, that is half way between a pub and a snack bar, is Automat Svět,

celebrated by the writer in the homonymous book of short stories. The Automat was part of the Palác Svět, a multi-purpose centre that housed apartments, a shopping mall and the cinema Svět. The company of the Italian Antonio Crispino, the current owner of the property, has promised for more than a decade to renovate the ruined building but, although it has been declared a cultural monument, this glimpse of the Hrabalian world seems destined to disappear. With the earnings from his first novel,

Hrabal bought a small house in Kersko, a location along the Elbe in the middle of nature. In the 1970s, a period in which he could not publish, he increasingly sought refuge in these woods, and it was here that he composed his most famous literary works. He also took care of his beloved cats, so much that he used to take a daily bus from Prague to bring them something to eat. In 1974 there was yet another transfer and this time the Hrabal family moved to Kobylisy. At the end of the 1980s their home at Libeň and half of Na Hrázi were demolished and replaced by a bus station. The site, which also has a private car park, is now called Hrabal Square. On the place where he lived, just at the exit of the Palmovka underground, the so-called Hrabal wall was erected in 1990, in his honour. This work of art by the artist Tatiana Svatošová is decorated with a portrait of Hrabal – that is over five meters high – and includes his portable typewriter Perkeo with the German keyboard with which he composed most of his works, passages from his books, the cats that kept him company, the indications pointing to

the famous nearby U Hausmanů and U Horkých beer houses and the famous Automat Svět. In the 1970s and 1980s, it is the Letná beer houses that form the setting for the “Hrabalian Wednesdays”, but the best known, for which he had a predilection, is located in the historical centre of Prague, U zlatého tygra (At the Golden Tiger). He had been a client there since the fifties but in the last decade of his life it had become a regular place for meetings with friends and other artists, as well as an office in which to work at his texts. Hrabal speaks about it in several of his works, to such an extent, that many people even come from abroad to stop here to learn about the writer, to ask for an autograph or to see the plate which bears the words “Hrabal’s table”, that is placed in the small back room. A meeting with the presidents Václav Havel and Bill Clinton was held here in 1994. The last stage of his life and of our journey is Na Bulovce hospital. In 1997, Hrabal fell from the window of his room on the fifth floor. The fact was then dismissed as an accident while he was feeding some pigeons, but his friends, including Mazal, spoke of a suicide attempt, a chapter of life that Hrabal had repeatedly announced through his characters.

Fonte: hrabal-nymburk.cz

Hrabal sulla soglia della birreria U Pinkasů / Hrabal at the beer house U Pinkasů

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la Vecchia Talpa e tanta Nostalgia

Non c’erano i contatti di oggi. Non c’erano low cost, librerie on line, monete uniche, traduttori solerti e devastante turismo di massa. C’erano solo, per chi voleva davvero passare il “limes sovieticus“, unica consolazio‑ ne, giganteschi boccali di birra ceca, da bere magari nelle fumose birrerie

“Alla Tigre d’oro” o “Allo Struzzo”. La Praga dei primi anni Ottanta era una cadente, scettica ma pur sempre atti‑ va frontiera del sonnolento comuni‑ smo brežneviano. Una città di spettri e di urla silenziose che poteva, a tratti, evocare ancora i fantasmi del Golem e le descrizioni

Intervista al fondatore Sandro Ferri. Le edizioni e/o celebrano i cento anni di Bohumil Hrabal con una riedizione di tutte le sue opere di Ernesto Massimetti by Ernesto Massimetti

Interview with the founder Sandro Ferri. Edizioni e/o celebrates the centenary of Bohumil Hrabal with a new edition of all his works Il fondatore delle E/O Sandro Ferri / Sandro Ferri, founder of E/O

At the time, we did not have the contacts we have today. There were no low costs, online booksellers, single currencies, painstaking translators and devastating mass tourism. For

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those who really wanted to pass the “limes Sovieticus”, the only consolation was the huge mugs of Czech beer, maybe in the famous smoky pubs, “At the Golden Tiger” or “At the Ostrich”.

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di Leo Perutz, cuore pulsante della Mitteleuropa a cui il valium sommini‑ strato dal presidente Gustáv Husák (e dalla minaccia dei carri armati russi) aveva davvero tolto l’anima. Pochi i coraggiosi, gli appassionati che decidevano di arrivare fin qui. Per immergersi nella cultura ceca dal di dentro, capire meglio la città “magica” e i nomi ancora un po’ misteriosi: Egon Bondy, Jaroslav Seifert, Jiří Kolář, per‑ sino Karel Teige, Egon Erwin Kisch... Uno di questi arditi pionieri fu il ro‑ mano Sandro Ferri, fondatore nel ‘79, insieme alla moglie Sandra Ozzola, delle celebrate Edizioni e/o. Oggi, le E/o (l’acronimo sta proprio per “Europa Orientale”) sono diventa‑ te marchio editoriale di successo, che pubblica fra gli altri Jean Claude Izzo, Massimo Carlotto, la best seller Mu‑ riel Barbery. Insomma, spazia un po’ in tutto il mondo dei grandi scrittori. Ma allora, 40 anni fa, era solo una During the early nineteen-eighties, Prague was a rather run down and sceptical city, though it was still an active frontier of the sleepy Brezhnev communist period. A spectral city and one of silent cries that could, at times, still evoke the Golem ghosts and the descriptions of Leo Perutz, the pulsating heart of Central Europe – to which the “valium”, administered by president Gustáv Husák (and by the threat imposed by the Russian tanks), had really torn apart the heart and soul of the people. Only few were the brave and enthusiasts who had decided to reach this place and delve into Czech culture so as to better understand the “magical” city with the still rather mysterious names: Egon Bondy, Jaroslav Seifert, Jiří Kolář, and even Karel Teige, Egon Erwin Kisch and so on. One of these hardy pioneers was Sandro Ferri, from Rome, the founder in


intervista interview

the Old Mole and a great deal of nostalgia casa editrice pioneristica, mirata alla scoperta degli autori dell’Est, cechi in particolare: “Nacque tutto un po’ per caso – spiega adesso Ferri. – Aveva‑ mo una libreria nel cuore di Roma, si chiamava “la Vecchia Talpa”, punto di riferimento di molti intellettuali di sinistra. C’era una certa aria di aper‑ tura, voglia di capire quello che si respirava al di là del muro. Si sapeva poco della dissidenza, poco anche della vita sociale e culturale di questi paesi. Ma noi avevamo molta fame di sapere, pur lavorando in un terreno inesplorato. I testi di riferimento era‑ no pochi, come pochi erano allora gli studiosi, quelli che oggi si chiamano boemisti e slavisti. Volevamo forte‑

mente riempire questo buco nero culturale – continua Ferri. – Unico nome che brillasse di luce propria, nel campo della boemistica, era Angelo Maria Ripellino, aiutato da sua mo‑ glie. Ripellino aveva aperto la strada, noi proseguimmo su quella strada, che era ancora un viottolo, per restare nella metafora. Proprio Ripellino ci segnalò un espatriato ceco che viveva a Parigi, si chiamava Milan Kundera: forse, era l’uomo giusto per il nostro progetto. Proprio nel ‘79, Kundera aveva pub‑ blicato in alcune riviste francesi una serie di articoli sul valore della cultura mitteleuropea nell’Europa dei popoli, articoli che fecero molto parlare. Incu‑

Le opere della Collana praghese / Books from the Prague series

1979 – together with his wife Sandra Ozzola – of the famous publishing house Edizioni e/o. E/o stands for “Eastern Europe” and has become a successful editorial name with publications by authors, such as Jean-Claude Izzo, Massimo Carlotto and bestseller Muriel Barbery, including great writers from all over the world. But 40 years ago, it was just a pioneer publishing house, whose aim was to discover writers from the East, particularly Czechs: “It all started a bit by chance – explains Ferri. We had a bookshop in the heart of Rome which was called “The Old Mole”, a reference

point for many left-wing intellectuals. There was a certain air of openness and the desire to understand what went on beyond the wall. Little was known about dissidence and probably even less about the social and cultural life of these countries. But we were keen to discover things, even if it meant walking on unexplored territory. The reference books available were very few, because there were few scholars then – now called Bohemists and Slavicists. We strongly wanted to fill up this enormous cultural black hole – Ferri went on to say. However, the only distinguished name in the

Alla tigre d’oro / At the golden tiger

riositi, lo rintracciammo e decidemmo di aprire le pubblicazioni della nuova casa editrice con una “Collana Pra‑ ghese”, che avrebbe diretto proprio lui, Milan Kundera”.

- Pionieri due volte, allora: nella scelta della collana e del curatore. “Direi anche nella grafica. Spinti da Mi‑ lan, recuperammo dei vecchi quaderni in voga a Praga negli anni ‘30. Da qui,

bohemistic field was Angelo Maria Ripellino, helped by his wife. Ripellino had opened the way and we continued along that road, that was metaphorically speaking, still a trail. It was also Ripellino that informed us of a Czech expatriate living in Paris, called Milan Kundera: so we thought that he might be the right man for our project. It was in fact in 1979, that Kundera published a series of articles, in a few French magazines, on the value of Central European culture in the Europe of peoples, that provoked much discussion. Intrigued by this fact, we got in touch with him and decided to start the new publications with a “Prague series”, that was directed by Milan Kundera himself”. - Twice pioneers, then, in your choice of the series and its curator. “I would also add the graphics. Encouraged by Milan, we were able to recover a few old notebooks that were

in fashion in Prague in the 1930s. This led to the “e/o style” that made us immediately recognizable by our book covers and the style of our texts. And, also largely thanks to our creative graphic designer, Sergio Vezzali: he took the notebooks that we had found in Prague and enhanced the pictures. For the book covers of the “Closely watched trains”, for example, he used small “pasta wheels”, that were then photographed and made smaller. It was also important to give our readers a sort of retro taste of Prague at the time: that was a little bit Czech, Jewish and also German...” - What advice did you get from Kundera? “He had clear ideas and bet on Hrabal, to whom he added Nezval and Brod, that is: the protagonists of the “Prague circle”. Kundera had understood that you could work on “dissent

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Via Na příkopě nel 1982 / Na příkopě street in 1982

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venne fuori quello “stile e/o” che ci rese subito riconoscibili, nelle copertine e nella foggia dei nostri testi. Merito in gran parte del grafico, che era Sergio Vezzali. Vezzali era un vero creativo: prese i quaderni che avevamo trovato a Praga e ne valorizzò i disegni. Per le copertine di “Treni strettamente sor‑ vegliati”, per dire, usò delle rotelline di pasta, fotografate e poi rimpicciolite. Dovevamo dare ai nostri lettori anche il gusto retro di quella Praga un po’ ceca, un po’ ebraica, un po’ tedesca... - Che consigli vi diede, Kundera? “Aveva le idee chiare. Puntò subito

su Hrabal, cui aggiunse Nezval, Brod, insomma i protagonisti del “circolo di Praga”. Kundera aveva capito che si poteva lavorare sulla letteratura del dissenso, senza dimenticare i grandi della repubblica cecoslovacca di Beneš, i grandi scrittori degli anni Trenta... Un forziere mai aperto, ricco di tante opere preziose”. - Fu lui che vi mise in contatto con Hrabal? “Sì, fu proprio Kundera. Sarà stato il 1980, o l’81. Arrivammo in una Praga spettrale. L’appuntamento era stato fissato in una birreria, dove Hrabal

teneva la sua corte di seguaci e com‑ pagni di bevuta. Forse era “Alla Tigre d’oro” o forse a “U Hynků”. In un silen‑ zio imbarazzante, ci fece stare in piedi una decina di minuti, squadrandoci dall’alto in basso. Poi, forse rassicu‑ rato e convinto chissà da cosa, ci per‑ mise di sedere. Un approccio un po’ brusco, ma devo dire fortunato. Arrivò l’oste, che era un gigante moravo, ci servirono delle birre ghiacciate men‑ tre i commensali tiravano fuori dalle borse salumi e formaggi. L’ideale per conoscerci, sdrammatizzare”. - Un approccio... come dire, un po’ bohemien... “Ma Hrabal mantenne sempre un margine di imprevedibilità. Anche da scrittore affermato e conosciuto all’Ovest. Ricordo che nel suo primo tour italiano lo accompagnò una delle sue traduttrici, Susanna Roth”. Conobbe Federico Fellini, Giorgio Pressburger, Giovanni Giudici, mol‑ ti intellettuali nostrani. Sembrava soddisfatto ma non era mai del tut‑ to “gestibile”... Al Salone del Libro di Torino, poi, si rifiutò di scendere fra il

literature”, without forgetting the great figures of the Beneš Czechoslovak Republic, the great writers of the nineteen-thirties... A treasure chest that had never been opened, full of precious works”. - Was he responsible for putting you in touch with Hrabal? “Yes, it was Kundera, himself. It must have been 1980 or 1981. We arrived in the city of Prague, that looked spectral. The appointment was in a pub, where Hrabal often met up with his group of followers and pub mates. Maybe it was “At the Golden Tiger” or perhaps at the “U Hynků”. He left us standing in awkward silence for about ten minutes, looking us up and down. Then, perhaps feeling reassured – only God knows by what – he allowed us to sit down. A rather rough approach, but a lucky one, I have to say. The innkeeper, a huge Moravian man, arrived and served us ice-cold

beers while the diners pulled out some meat and cheese from their bags. An ideal way to get to know each other and to ease the situation”. - A sort of Bohemien approach, you might say... “But Hrabal maintained a degree of unpredictability, even though he was a famous writer and was wellknown in the West. I remember that during his first Italian tour he was accompanied by one of his translators, Susanna Roth”. He met Federico Fellini, Giorgio Pressburger, Giovanni Giudici and many local intellectuals. He seemed quite satisfied but he was never quite “manageable”... Then at the Book Exhibition in Turin, he refused join the audience and remained in the car for almost two hours...” - His Czech publisher was the Odeon. How did you start relations? “Hrabal, like many other writers of that period, had two types of publi-

cations. Those accepted by the regime that you could find in bookshops – even if the regime “punished” him at times for his independence by interrupting his publication – and those that circulated with the samizdat. They were different texts and we worked mainly with the “semi-clandestine” editions. - Hrabal’s works are full of irony against the established authority. So, what position did he maintain in relation to the communist government? “He still considered himself a left-wing person, like many Czech intellectuals of the nineteen-seventies and eighties. But you should not confuse his position with that of other people, such as Havel, Pelikán or Kundera. Hrabal had already paid the consequences, but he was not an expat. Now, he preferred to maintain a rather more niche position, which was not so open to dispute but,

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intervista interview

pubblico e rimase per due ore chiuso in macchina... - Il suo editore ceco era la Odeon. Come avviaste i contatti? “Hrabal, come molti altri scrittori del periodo, aveva due tipi di pubblica‑ zioni. Quelle accettate dal regime, che trovavi in libreria – anche se che ogni tanto il regime lo “puniva” lo stesso per la sua indipendenza, in‑ terrompendone la pubblicazione – e quelle che circolavano con i samizdat. Erano testi differenti, e noi lavoram‑ mo soprattutto con quelle edizioni “semiclandestine”. - Tutte le opere di Hrabal traboccano di ironia contro il potere costituito. Che posizione aveva verso il governo comunista?

“Si considerava ancora un uomo di sinistra, come del resto molti intellet‑ tuali cechi del periodo dei Settanta e Ottanta. Ma non si deve confondere la sua posizione con quella di gente come Havel, Pelikán o dello stesso Kundera. Hrabal aveva già pagato di persona, ma non era un expat. Ora preferiva una posizione più di nicchia, non aperta contestazione, ma critica fra le righe”. - Quando vi accorgeste del successo della “Collana Praghese”? “Le vendite all’inizio furono lente, però abbiamo avuto il merito di cre‑ derci, di essere costanti. Dopo “Ho servito il re d’Inghilterra” vennero “Treni strettamente sorvegliati”, “La tonsura”, “Un tenero barbaro”. Quan‑ do poi “Treni” divenne anche un film,

ci accorgemmo che avevamo visto giusto, che il messaggio era passato anche fra il pubblico italiano”. - Per gli autori dell’Europa orientale si è passati da una letteratura per così dire “di nicchia” al quasi affollamento di titoli che avviene oggi. Da cosa dipende? “Forse questo vuol dire che avevamo visto giusto (ride...). Nel senso che la letteratura di quei paesi (non solo Repubblica Ceca, ma anche Polonia o Ungheria ecc.), aveva in sé gli alimen‑ ti per nutrire il pubblico italiano, per affezionarlo. Naturalmente non si può dimenticare il lavoro fatto dalla Adel‑ phi, da Roberto Calasso e Bobi Bazlen, ma anche noi abbiamo dato il nostro direi non piccolo contributo”.

- Oggi e/o è un editore mediogrande, affermato, grandi autori e grande distribuzione. Fra tanti successi, nel 2005 è nata anche la vostra emanazione americana, la “New York editions”. Eppure, gli autori cechi che pubblicate sono sempre i “soliti” classici. Sfiducia nei giovani? “Non direi. Posso dire tranquilla‑ mente che fra Hrabal, Brod, lo stesso Kundera e magari Viewegh, Petra Hulová e altri scrittori recenti c’è una certa, sostanziale differenza. Penso che dovremo affrontare un periodo di transizione, altri temi, altri personag‑ gi, altra Storia, per ritrovare i grandi nomi di trent’anni fa. Nessun passati‑ smo, cerco di essere realista”.

Hrabal, la traduttrice Susanna Roth e i coniugi Ferri in visita a Capri / Hrabal, translator Susanna Roth, Ferri and his wife visiting Capri

Susanna Roth, Hrabal e Sandro Ferri, Capri / Susanna Roth, Hrabal and Sandro Ferri, Capri

which was at the same time, critical between the lines”. - When did you realize about the success of “the Prague series”? “Sales were slow at the beginning, but we deserve the merit for believing in what we were doing and for being consistent. Following the publication of “I served the King of England”, there were “Closely watched trains”, “Cutting it short” and “A tender barbarian”. When “Trains” became a film, we realized that we had guessed right and

to an Italian public. Of course, we cannot leave out the work done by Adelphi, Roberto Calasso and Bobi Bazlen, but I would say that even we contributed significantly”. - Today, e/o is a well-established medium-large size publishing hou­se with great writers and a large distribution. Among its many successes, there is also the American “New York editions”, started in 2005. However, the Czech writers that you publish are always the “usual” classic ones.

that our message had reached the Italian public”. - For the Eastern Europe authors you passed from a so-called “niche” literature to an almost crowded number of titles of today. What is the reason for this? “Perhaps this means that we were right, (he laughs...). In the sense that the literature of those countries (and not only the Czech Republic, but also Poland and Hungary, etc.) already had the right elements to attract or appeal

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Is that due to a lack of confidence in young writers? “I would not say so. I can safely state that between Hrabal, Brod, and Kundera, himself, and maybe Viewegh, Petra Hůlová and other recent writers, there is quite a substantial difference. I think we have to face up to a period of transition, with other themes, other characters and History in order to find the great names of thirty years ago. It is not traditionalism, but simply an attempt to be realistic”.

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La parola incantata di Jiří Pelán Incontrare Jiří Pelán nel suo studio presso il dipartimento di lingue ro‑ manze dell’università Carlo IV di Pra‑ ga, o in una delle tante osterie dove la memoria degli Hašek, dei Hrabal, dei Seifert e dei Neruda trae nuova linfa dal connubio con anonimi avventori, significa mettersi in cammino verso

inedite prospettive di senso, affronta‑ re un viaggio dell’intelletto senza l’ur‑ genza di una meta. Lo studioso pra‑ ghese, originario di Český Krumlov, è infatti un conversatore caleidoscopico affascinato dalle dinamiche associati‑ ve. E anche in questa occasione non si smentisce.

Subito dopo i saluti, una battuta sull’intraducibilità del grande poeta Andrea Zanzotto orienta il discorso verso temi inattesi. Tuttavia le digres‑ sioni sul solipsismo colto, sullo speri‑ mentalismo manieristico del Gruppo ‘63 (con un’apertura verso il Sangui‑ neti più autentico, quello capace di

Una passeggiata praghese con il decano degli italianisti cechi di Alessio Di Giulio by Alessio Di Giulio

A stroll through Prague with the dean of Czech Italian scholars Il professore Jiří Pelán nel suo studio all’Università Carlo / Professor Jiří Pelán in his office at Charles University

Meeting Jiří Pelan in his office at the Department of Romance Languages​​ at Charles University in Prague, or in one of the many taverns where the memory of Hašek, Hrabal, Seifert and Neruda draw new life from the bond with anonymous customers, means to go on a journey to new perspectives of meaning, facing a journey of

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the intellect without the urgency of a destination. The Prague-based scholar, originally from Český Krumlov, is in fact a kaleidoscopic conversationalist, fascinated by the dynamics of association. On this occasion he stayed true to himself. Immediately after the greetings, a joke follows regarding the untranslatabil-

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ity of the great poet Andrea Zanzotto, directs the conversation towards unexpected topics. However, the digressions risk to divert the point of the meeting elsewhere. Among the topics discussed: refined solipsism, the Mannerist experimentalism of the Group 63 (with an opening to the most authentic Sanguineti, the one able to move you


intervista interview

The enchanted words of Jiří Pelán commuovere cantando i propri affet‑ ti, la vecchiaia, la morte), sugli auto‑ matismi verbali della scuola surreali‑ sta, sull’amicizia con Yves Bonnefoy, sull’umile grandiosità di Hrabal, sulla freddezza verso i professionisti della polemica in cerca di cattedre, sulle rivoluzionarie cliniche psichiatriche

singing of loved ones, old age, death), reports on the surrealist school’s verbal automatism, on friendship with Yves Bonnefoy, on the humble grandeur of Hrabal, the coldness towards the professionals of the controversy looking for teaching posts, the revolutionary psychiatric clinics of Steinhof in Vienna and Bohnice in Prague, cisterns in Podolí and barrels of Tuscan wine. Here we are Professor, so Tuscany, your first trip in Italy. “A unique memory”. It was 1971, in the early years of normalization, when thirteen Czechoslovakian students, all awaiting for their academic address to be defined, headed

dello Steinhof a Vienna e di Bohnice a Praga, sulle cisterne di Podolí e sul‑ le botti di vino toscano, rischiano di sviare la trama dell’incontro. Ecco professore, la Toscana, il suo pri‑ mo viaggio in Italia. “Un ricordo ineguagliabile”. Era il 1971, primi anni della normalizza‑ zione, quando tredici studenti della Cecoslovacchia, tutti in attesa di

definire il loro indirizzo accademico, raggiungono Siena con i pochi soldi di una borsa di studio. L’Italia che si rive‑ la al giovane Pelán e ai suoi compagni ha i connotati del sogno, di una terra mitica simile all’America on the road

Alcune opere di letteratura italiana tradotte da Pelán / Some works of Italian literature translated by Pelán

to Siena with the little money provided from the scholarship. The Italy revealed to the young Pelán and his companions, displayed the traits of a dream-like mythical land like America of On the road depicted by Jack Kerouac. So thanks to the kindness of Italian drivers, the Via Aurelia turned into a Route 66 to go through hitchhiking, and Rome, Pisa, Lucca, Florence, became many stages of a common life initiation. When back in occupied Czechoslovakia all thirteen fellows opted for Italian stud-

ies. A surprising choice, considering that at the start none of them knew Italian. Since then twenty years passed before Jiří Pelán could return to Italy. In the meantime, he lived through the Soviet invasion without any particular traumas. While the Russians guarded the woods around Prague, the national political class submitted to the rules of Moscow, intellectuals and artists took refuge abroad or in the self-censorship

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cantata da Jack Kerouac. Così grazie alla gentilezza degli automobilisti italiani, la via Aurelia si trasforma in una Route 66 da percorrere in au‑ tostop e Roma, Pisa, Lucca, Firenze, diventano tante tappe di una comune iniziazione alla vita. Al rientro nella Cecoslovacchia occupata tutti e tredi‑

and Hrabalian ”total Fears” undermined all levels of social relations, Pelán opted for a humble profile. Having excelled in his freshly completed studies, he started the academic career that would lead him to the summit of the Department of Italian Studies, entering the Odeon publishing house as an editor of history, aesthetics and literary theory. It was here that during a meeting with Sandro Ferri, the director of the publishers Edizioni e/o, Pelán met Bohumil Hrabal, with whom he would later be bound by a long and intense friendship. Meanwhile, his translations follow. The anthology of the works of crepuscular poets and the works of Savinio for the first time in the Czech version; then Tarchetti, Dossi, the uneven chain of Lombard litera-

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ci i borsisti opteranno per gli studi di italianistica. Una scelta sorprendente, considerato che alla partenza nessu‑ no di loro conosceva l’italiano. Da allora passeranno venti anni pri‑ ma che Jiří Pelán possa ritornare in Italia. Nel frattempo vive l’invasione sovietica senza particolari traumi. Mentre i russi presidiano i boschi intorno a Praga, la classe politica na‑ zionale si piega alle regole di Mosca, gli intellettuali e gli artisti si rifugiano all’estero o nell’autocensura e le hra‑ baliane “paure totali” minano tutti i li‑ velli delle relazioni sociali, Pelán opta per un profilo dimesso. Ultimati bril‑ lantemente gli studi e avviata quella carriera accademica che lo porterà al vertice del dipartimento di italiani‑ stica, entra nella casa editrice Odeon come redattore di storia, estetica e teoria letteraria. Ed è qui che durante una riunione con Sandro Ferri, diret‑ tore delle Edizioni e/o, Pelán incontra Bohumil Hrabal, al quale resterà le‑ gato da una lunga e intensa amicizia. Intanto si susseguono le traduzioni.

Pelán davanti al Dipartimento di studi romanzi / Pelán in front of the Department of Romance studies

ture, Ungaretti, Magris and finally The Prague Cemetery by Umberto Eco. ”Eco is a great narrator who, in his novels, has managed to amalgamate his dual nature of cultural semiotic and historian. In the last work the historical reconstruction is accurate, even in giving voice to the characters of now forgotten anti-Semitism, while the encyclopedic component is perfectly harmonized within a well-constructed story”. Prague remains in the background, relegated to a dream-like spatiality, to feed the narrative with its symbolic power. Something different to the capital of European culture celebrated by Angelo Maria Ripellino, in the wake of Liliencron, Seifert and Breton. An enchanted city wounded by the apocalyptic loss of a world; dark, sad, mournful, sorrowful (according to the lessons of Kafka, Orten, Meyrink, Perutz), although living in its age-old contradictions. “The Prague of Ripellino alternates between a nocturnal ball of great po-

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etic power but conceptually questionable, and the discovery of a bizarre, grotesque, surreal dimension, partly unknown to the Czechs. Also thanks to Praga Magica (Magical Prague) typical figures of the local cultural tradition, such as the Golem, the robot and the wayfarer, are elevated to the topoi of world literature”. According to Jiří Pelán, the teachings of Ripellino cannot be separated from the contribution to knowledge and dissemination of Czech culture in Italy. “The long and beautiful history of Italian Bohemian studies owes a lot to Angelo Maria Ripellino. Also to his students. Remarkable figures for preparation and sensitivity, among which Sergio Corduas, known many years ago when he was a young language assistant here in Prague at Charles University. Not to mention the latest generation of Bohemists represented by outstanding scholars like Alessandro Catalano, Annalisa Cosentino and

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Dario Massimi”. The link with Italy has remained unchanged over the years. Among his many memories the teacher focuses on a study trip in the summer of 2011. “I was in Rome with a research grant and for the first time in my life, I felt at home in a foreign city. Everything was friendly, with a family atmosphere. From the guesthouse, where I was greeted like a long lost friend, to the National Library, where I spent many days for study purposes, to taverns, everything was working perfectly, humanly, professionally. It is hard to define sensations. Rome is a complex, layered city, its genius can not be identified, yet during that summer, I felt that a part of me had been completely assimilated into the city”. Being immersed in the conversation there we hardly noticed our movements. As sleepwalkers we left the university to meet again several hours later in a winery to discuss the oppor-


intervista interview

L’antologia dei poeti crepuscolari e le opere di Savinio per la prima volta in versione ceca; poi Tarchetti, Dossi, la linea irregolare della letteratura lombarda, Ungaretti, Magris e infine Il cimitero di Praga di Umberto Eco. “Eco è un ottimo narratore che nei romanzi è riuscito ad amalgamare la sua duplice natura di semiotico e di storico culturale. Nell’ultima opera la ricostruzione storica è puntuale, anche nel dare voce a personaggi dell’antisemitismo oggi dimenticati; mentre la componente enciclopedica è perfettamente armonizzata all’in‑ terno di una storia ben costruita”. Praga resta sullo sfondo, relegata in una spazialità onirica, ad alimentare la trama narrativa con la sua forza simbolica. Altra cosa rispetto alla capitale della cultura europea celebrata da Angelo Maria Ripellino, sulla scia di Liliencron, Seifert e Breton. Una città incantata ferita dalla perdita apocalittica di un mondo; buia, triste, lugubre, ango‑ sciosa (secondo la lezione dei Kafka,

Orten, Meyrink, Perutz), anche se viva nelle sue secolari contraddizioni. “La Praga di Ripellino si muove tra una sfera notturna di grande forza poetica ma concettualmente criticabile e la riscoperta di una dimensione bizzar‑ ra, grottesca, surreale, in parte ignota agli stessi cechi. Anche grazie a Praga magica figure tipiche della tradizio‑ ne culturale locale, quali il Golem, il robot e il viandante, sono assurte a topoi della letteratura mondiale”. Per Jiří Pelán il magistero di Ripellino non può essere scisso dal contributo fornito alla conoscenza e alla diffusio‑ ne della cultura ceca in Italia. “La lunga e bella storia della boemi‑ stica italiana deve tanto ad Angelo Maria Ripellino. E anche ai suoi allie‑ vi. Figure notevoli per preparazione e sensibilità, tra le quali spicca Ser‑ gio Corduas, conosciuto tanti anni fa quando era un giovane lettore qui a Praga, presso l’università Carlo. Sen‑ za dimenticare l’ultima generazione di boemisti rappresentata da stu‑ diosi straordinari come Alessandro

Catalano, Annalisa Cosentino e Dario Massimi”. Il legame con l’Italia è rimasto immu‑ tato negli anni. Tra i numerosi ricordi il professore si sofferma su un viaggio di studio dell’estate 2011. “Ero a Roma con un assegno di ri‑ cerca e per la prima volta nella vita mi sono sentito a casa in una città straniera. Tutto era amichevole, fa‑ miliare. Dalla pensione, dove sono stato accolto come un amico di lunga data, alla Biblioteca nazionale, dove ho trascorso molti giorni per attivi‑ tà di studio, alle trattorie, tutto era perfettamente funzionante, umano, professionale. Si tratta di sensazioni difficili da definire. Roma è una città complessa, stratificata; il suo genius loci non è identificabile eppure, du‑ rante quell’estate, ho sentito che una parte di me era stata definitivamente assimilata nella città”. Immersi nella conversazione non ci siamo quasi accorti dei nostri sposta‑ menti. Come sonnambuli abbiamo la‑ sciato l’università per ritrovarci molte

La facoltà filosofica dell’Università Carlo / Faculty of Arts at Charles University

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ore più tardi in una vineria a discutere sull’opportunità di stappare una terza bottiglia. Professore, abbiamo altre domande. Il centenario hrabaliano, l’evoluzione delle proposte formative, i rapporti con le istituzioni... Tentativi vani. È davvero molto tardi e alla fine pre‑ feriamo andare via. Attraversando il ponte Carlo veniamo rapiti da un’im‑ provvisa reminiscenza sfuggita da una pagina di incerta attribuzione. Salutiamo il soldato Švejk alle nostre spalle, convinti di incrociare sul ponte il signor K. in marcia verso la propria esecuzione. Entrambi ci ripromettia‑ mo di liberarlo dai suoi aguzzini, ma un coro di turisti ubriachi ci distoglie dalle nostre fantasie. Un ultimo sguar‑ do verso le luci di Malá Strana prima di salutarci sullo Smetanovo nábřeží. “Professore, che ne pensa, da qualche parte, là in alto, il dottor Flugbeil ci osserva con il suo cannocchiale?” “Chissà, dovremmo chiederlo a Mey­ rink, alla notte di Valpurga mancano poche settimane”. tuntity to uncork a third bottle. Professor, we have other questions. The hrabalian centenary, the evolution of the educational proposals, relations with the institutions... Attempts made in vain. It is very late and in the end we prefer to go away. When crossing Charles Bridge we are struck by a sudden recollection which escaped from a page of uncertain attribution. We greet the soldier Švejk behind us, we are convinced to cross Mr K. on the bridge, on his way to his own execution. Both of us intend to release him from his captors, but a chorus of drunken tourists distracts us from our fantasies. A last look at the lights of Malá Strana before saying goodbye on Smetanovo nábřeží. “Professor, what do you think, somewhere up there, is Dr. Halberd watching us through his telescope?” “Who knows, we should ask Meyrink, just a few weeks are left before the Walpurgis Night”.

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Brněnec, tra macerie e memoria Brněnec among rubble and memories Nel cuore della Repubblica Ceca, in un luogo oggi abbandonato a se stesso, l’ultimo atto della memorabile vicenda di Oscar Schindler e dei 1200 ebrei che egli riuscì a salvare dallo sterminio

A Brněnec, piccolo villaggio della re‑ gione di Pardubice, vi è una fabbrica abbandonata che rischia di essere abbattuta e trasformata in un cumulo di macerie. In pochi, soprattutto fra gli stranieri, sono al corrente della storia drammatica nascosta dentro

queste mura. Un cartello troneggia davanti all’entrata, “Vietato l’ingres‑ so”: nessuno ormai si avventura più tra ciò che rimane degli edifici di un tempo. Passeggiando per le stradi‑ ne che si snodano intorno al luogo, non è raro incontrare passanti che si

lamentano apertamente della situa‑ zione con chiunque mostri interesse per la storia; “Non doveva finire così”, dicono alcuni, “Hanno demolito l’edi‑ ficio, rubato le travi e venduto tutto quello che era possibile vendere”, si lamentano altri. In un luogo lasciato

di Barbara Medici by Barbara Medici

In the heart of the Czech Republic, in a place that is now abandoned, the last act of the memorable event of Oscar Schindler and the 1,200 Jews that he was able to save from extermination Fonte: Jiří Kalina, jza.smerem.cz

Particolare della fabbrica di Brněnec / Detail of the factory in Brněnec

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attualità current affairs

a se stesso da ormai troppi anni, si incrociano le storie di lavoratori ebrei perseguitati al tempo della Seconda Guerra Mondiale e del proprietario della fabbrica, Oscar Schindler, un eroe burbero conosciuto nel mondo grazie al libro di Thomas Keneally e all’omonimo film di Steven Spielberg, Schindler’s List. Nato a Svitavy nel 1908 da genitori tedeschi e cattolici, Schindler conosce sin da piccolo un ambiente multicul‑

turale poiché la cittadina, allora parte dell’Impero Austro-Ungarico, era abi‑ tata da cechi, tedeschi ed ebrei. Terminati gli studi, il giovane Schindler si arruola nell’esercito ceco per poi pas‑ sare alle dipendenze dei tedeschi nel 1936, anno in cui entra nell’Abwehr, il servizio d’intelligence militare tedesco, che allora era comandato dall’ammira‑ glio Wilhelm Canaris. Accusato di spionaggio nel 1938 e ar‑ restato dai cechi, viene poi rilasciato

come prigioniero politico grazie al Patto di Monaco. Descritto dai libri come uomo d’affa‑ ri e grande opportunista, nel 1939 a seguito dell’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche egli si arruola nel Partito Nazista e si trasfe‑ risce a Cracovia. È qui, nella cornice di un progetto na‑ zista di “Germanizzazione” e “Arianiz‑ zazione”, che Schindler dà il via al suo progetto tramite l’acquisizione di una

fabbrica ebrea, la Rekord Ltd, da lui rinominata successivamente Emalia. In essa Schindler assunse lavoratori ebrei del vicino ghetto di Cracovia, ma se all’inizio fu probabilmente una mossa atta a mantenere ai minimi li‑ velli i costi di produzione, man mano che la guerra entrava nel vivo Schin‑ dler iniziò a curarsi meno dei profitti e sempre più delle vite che avrebbe potuto salvare. In recenti biografie, più volte tornano frasi relative a ciò che avrebbe potuto fare per tene‑ re lontano un numero maggiore di ebrei dai campi di concentramento. Nel 1944, con la guerra giunta ormai alla fine e con l’Armata Rossa alle porte della Polonia, Schindler riuscì a ottenere un visto per trasportare la

In Brněnec, a small village in the Pardubice region, there is an abandoned factory that is likely to be demolished and turned into a pile of rubble. Only few people, mainly foreigners, are aware of the dramatic story that lies hidden inside these walls. A sign hangs over the entrance, “No entry“, but nowadays nobody ever ventures into what remains of these buildings from the past. Walking through the narrow streets that wind around the place, it is not uncommon to encounter passersby who openly complain about the situation to those who show an interest in the story; “It should not have ended like this“, some of them say, “They have demolished the building and stolen the beams and sold everything they

could sell“, others complain. In a place that has been left to itself for too many years, the story of persecuted Jewish workers during the Second World War crosses that of the factory owner, Oscar Schindler, the brusque hero known all over the world thanks to a book by Thomas Keneally and the homonymous film, Schindler’s List, made by Steven Spielberg. Born in Svitavy in 1908 from German and Catholics parents, Schindler experienced, ever since he was a child, a multicultural environment, because the small town of the Austro-Hungarian Empire was inhabited by Czechs, Germans and Jews. After completing his studies, the young Schindler joined the army and then

started to work under the Germans in 1936, when he joined the Abwehr, the German military intelligence service, which was at the time led by Admiral Wilhelm Canaris. Accused of espionage in 1938 and arrested by the Czechs, he was then released as a political prisoner thanks to the Munich Agreement. Described by the books as a businessman and a great opportunist, following the invasion of Poland by German troops in 1939, he enlisted in the Nazi Party and moved to Krakow. It is here, in the frame of a Nazi “Germanization“ and “Aryanization“ project that Schindler starts his plans with the acquisition of a Jewish factory, the Rekord Ltd, which he later

renamed Emalia. To work in the factory, Schindler took on Jewish workers from the nearby Krakow ghetto, but if at the beginning it was probably a move aimed at keeping down production costs to a minimum, as the war proceeded, Schindler began to care less about profits and more about the lives of the people that he could save. In recent biographies, there are many recurring criticisms as to what he could have done to get out a greater number of Jews from the concentration camps. In 1944, with the war that was now coming to an end and with the Red Army at the gates of Poland, Schindler managed to get a visa to transport his munitions factory to Brněnec, a vil-

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Oscar Schindler

Nonostante l’eroismo di quell’impresa, da queste parti pesa ancora oggi su Schindler il suo passato di collaboratore dello spionaggio tedesco e di iscritto al partito nazista Despite the heroism of that venture, Schindler’s past collaboration with the German espionage and his membership of the Nazi Party still carries its weight around here

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sua fabbrica di munizioni a Brněnec, un villaggio al confine fra la Boemia e la Moravia. Fu così che riuscì nuo‑ vamente a salvare i 1200 operai ebrei alle sue dipendenze. Brněnec venne liberata il 9 maggio del 1945 e la sera dell’otto Schindler

salutò i propri lavoratori: agli atti uffi‑ ciali, infatti, Oscar Schindler risultava sempre come un collaborazionista nazista, iscritto al Partito e con pre‑ cedenti di spionaggio. Il suo ordine di cattura fu modificato grazie alla fondamentale testimonianza degli

ebrei, i quali raccontarono come l’uo‑ mo avesse agito e rischiato in prima persona per salvarli dai campi di con‑ centramento e quindi da morte certa. Quello che avvenne in seguito allo stabilimento di Brněnec fu l’inizio di un lento degrado che deve ancora trovare una fine. Nel 1948 l’industria ceca venne nazio‑ nalizzata dal partito comunista, solo per essere poi privatizzata nel 1989 e riconvertita a industria tessile. Nel 2004 l’azienda proprietaria dello sta‑ bilimento fallisce e gli edifici vengono nel tempo lasciati in disuso e in parte abbattuti, nonostante il divieto in vi‑ gore. Oggi la fabbrica appare a mezza via tra un ammasso di macerie e un casolare abbandonato, ricordo sbiadi‑ to dell’importante complesso che era stata un tempo. A dieci anni dalla bancarotta, la que‑ stione sembra prendere una svolta: a novembre 2013 il tribunale responsa‑ bile del processo apre ad una possi‑ bile vendita dell’immobile, tanto che il sindaco Blahoslav Kašpar inizia a muoversi per riproporre la sua visione

lage on the border between Bohemia and Moravia. This is how he was able again to save 1,200 Jewish workers under his employment. Brněnec was liberated on 9th May, 1945 and on the evening of the 8th, Schindler said goodbye to his workers: officially, Oscar Schindler was still considered a Nazi collaborator and member of the Party with a history of espionage. His arrest warrant was modified thanks to the crucial testimonies of the Jews, who narrated how he had acted and risked his life to save them from the concentration camps and from sure death. The Brněnec factory then started a slow decline that still going on today. In 1948 the Czech industry was nationalized by the communist party, only to be privatized in 1989 and converted into a textile industry. In 2004,

the company owner of the plant, went bankrupt and the buildings, over time, were left in disuse and partly pulled down, despite the ban that was then in force. Today the factory is halfway between a pile of rubble and an abandoned homestead, a faded memory of what used to be an important complex. Ten years since the bankruptcy, the question now seems to be reaching a turning point: in November 2013, the tribunal responsible for the trial has opened up to a possible sale of the property, so much so that the mayor Blahoslav Kašpar has started taking action to propose once more his vision of the situation, because he is convinced that the factory has “great potential as a place of memory“. The easiest proposals that are being considered are two: to sell for a

symbolic sum of money to be paid by someone who is in a position to restore it to its former glory, thus creating new jobs for the local community. The second one, on the contrary, would consider using the building as a national monument and through funds, convert it into a monument in memory of the Holocaust, just as was done with the premises in Krakow. Both Monika Bednarek, curator of the Schindler Factory Museum in Krakow, and Tomáš Kraus, director of the Czech Federation of Jewish Communities, state they are pleased and agree with the proposals of mayor Kašpar: “It’s an excellent idea“, commented Kraus, “the museum should have been set up just after the film‘s release“. The real problem is, however, that if this project had actually been carried out, it would have encountered a lack of funds to

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della situazione, perché convinto che la fabbrica abbia “un grande poten‑ ziale come luogo della memoria”. Le proposte che vengono prese in con‑ siderazione come quelle di più facile realizzazione sono due: una vendita tramite una cifra simbolica a qual‑ cuno che possa sistemare l’edificio e riportarlo al suo antico splendore, creando allo stesso tempo nuovi posti di lavoro per la comunità che abita nei pressi della zona. Una seconda idea, al contrario, porterebbe la fabbrica ad essere dichiarata monumento nazio‑

nale e, tramite fondi, essere conver‑ tita in un monumento alla memoria dell’olocausto, similmente a ciò che venne fatto con la sede di Cracovia. Sia Monika Bednarek, curatrice dello Schindler Factory Museum di Cracovia, che Tomáš Kraus, direttore della Fede‑ razione Ceca delle Comunità Ebraiche, si dicono contenti e in accordo con la proposta del sindaco Kašpar: “È un’ot‑ tima idea”, ha commentato Kraus, “il museo sarebbe dovuto nascere subito dopo l’uscita del film”. Il problema re‑ ale, tuttavia, se questo progetto fosse

support it: according to an estimate made by Kaspar, it would require 40 million Czech crowns ($ 2 million) to reconstruct the factory and finalize the project. Curiously, however, if the construction of the museum went ahead, the Brněnec community would be absolutely contrary to the idea of dedicating the building to Schindler. Although the memory of the man is important in both the Jewish community and the world at large, the Czechs have not forgotten his collaboration phase. On the same wavelength is the mayor Blahoslav Kašpar, who announced that “if we managed to build the museum, it would definitely not be dedicated to Schindler, because that “brigand” does not deserve it“. An ambiguous and conflicting past that clashes with the world’s literature: on the one hand, a man who saved the

Jews from the concentration camps, and on the other, a man who joined the Nazi Party and spied for the Germans. The museum should not simply be a copy of the Spielberg film, but rather, it should be a meeting place for historians, open to debates and the fulcrum of a new intellectual life, cantered on memories. The utopian and idealized vision of Schindler does not seem to be appreciated at all by the inhabitants of Brněnec. There is not really a tense climate, but there surely is a heated debate on the matter. The final verdict is due for spring 2014 and expectations concerning this topic are high: it would be a great step for the communities of both Brněnec and Svitavy, let alone, as Kašpar stated consequently, “the last opportunity before everything falls to pieces”.

effettivamente portato avanti, sareb‑ be legato alla mancanza di fondi per sostenere una simile opera: secondo la stima di Kašpar, servirebbero infatti 40 milioni di corone ceche (2 milioni di dollari) per sistemare la fabbrica e portare a termine il progetto. Curio‑ samente, tuttavia, nel caso in cui la realizzazione del museo andasse in porto, la comunità di Brněnec è as‑ solutamente contraria alla ipotesi di intitolare l’edificio a Schindler. Nono‑ stante la memoria dell’uomo sia im‑ portante nella comunità ebraica e nel mondo, i cittadini cechi non hanno di‑ menticato l’aspetto collaborazionista della vicenda. Riemerge così, anche dalle parole del sindaco Blahoslav Kašpar, il quale ha annunciato che “se si riuscisse a costruire il museo, sicuramente non sarà dedicato a Schindler perché quel brigante non se lo merita”. Un passato ambiguo e con‑

trastante con la letteratura mondiale: da una parte l’uomo che ha salvato gli ebrei dai campi di concentramento e dall’altra l’uomo che ha aderito al Par‑ tito Nazista e spiato per i tedeschi. Il museo non dovrebbe essere una mera copia del film di Spielberg, quanto piuttosto un luogo d’incontro per gli storici, aperto ai dibattiti e fulcro di una nuova vita intellettuale incentra‑ ta sulla memoria. La visione utopica e idealizzata di Schindler non sembra essere per niente gradita dagli abi‑ tanti di Brněnec. La sentenza sul destino di questo vec‑ chio stabilimento industriale ormai in rovina è attesa prima dell’estate. Le aspettative che circondano la vicenda sono alte: sarebbe un passo impor‑ tante per le comunità di Brněnec e Svitavy, nonché, come ha successi‑ vamente spiegato Kašpar, “l’ultima opportunità prima che tutto si sfaldi”.

La tomba di Schindler in Israele, sul Monte Sion, nella parte vecchia di Gerusalemme / Schindler’s grave in Israel, on Mount Zion, in the old part of Jerusalem

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Anniversari cechi Czech Anniversaries

di Mauro Ruggiero

Moriva il boia Jan Mydlář The executioner Jan Mydlář died 350 anni fa 350 years ago

Jan Mydlář, nato a Chrudim nel 1572 e morto a Praga nel 1664, è il più famoso boia della storia ceca. Fu infatti colui che eseguì la condanna a morte inferta ai 27 nobili ribelli promotori della rivolta ceca del 1621 contro gli Asburgo, termina‑ ta per il paese con la tragica e famosa Battaglia della Montagna Bianca. La mattina del 21 giugno 1621, giorno, non a caso, del solstizio d’estate, tra le cinque e le nove del mattino vennero eseguite le esecuzioni capitali sulla Piazza della Città Vec‑ chia. Dodici per decapitazione e quindici per im‑ piccagione. Le teste dei decapitati furono esposte per giorni presso la Torre del Ponte Carlo, come monito per altri eventuali rivoltosi contro il potere imperiale. A contribuire a rendere celebre la figu‑ ra del boia Mydlář è stato il libro di Josef Svátek “Memorie di un boia praghese” secondo il quale Mydlář, studente di medicina, sarebbe diventato un boia in seguito ad una delusione amorosa poco prima di concludere i suoi studi. Alla sua morte, il figlio Jan Václav ereditò il suo mestiere.

Jan Mydlář, who was born in Chrudim in 1572 and died in Prague in 1664, is the most famous executioner in Czech history. It was he, in fact, who carried out the death sentence on 27 rebellious nobles, promoters of the Czech uprising of 1621 against the Habsburgs, which ended with the tragic and famous Battle of White Mountain. On the morning of June 21st 1621 – and not by chance the summer solstice day – the executions took place in Old Town Square between five and nine in the morning. Twelve by decapitation and fifteen by hanging. The heads of the beheaded were exposed for a number of days at the Tower of Charles Bridge, as a warning to other potential rebels against the imperial power. However, helping to make the executioner Mydlář famous was also the book by Josef Svátek “Memoirs of a Prague Executioner”, according to whom, Mydlář, a medical student, had become an executioner after his disappointing love affair shortly before finishing his studies. At his death, his son Jan Václav inherited this role.

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Nasceva Živnostenská banka The Živnostenská banka was founded 145 anni fa 145 years ago

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Nata il 4 novembre del 1868, la Živnostenská ban‑ ka pro Čechy a Moravu è stata la prima società per azioni dell’Impero austro-ungarico ad essere creata interamente con capitale ceco. Iniziò ad operare ef‑ fettivamente nel 1869 con il compito di supportare finanziariamente le nuove piccole e grandi impre‑ se ceche. Funzionò dall’inizio anche come cassa di risparmio e già prima dello scoppio della guerra contava 1068 dipendenti e 11 filiali sui territori della Boemia e della Moravia, oltre a uffici a Vien‑ na, Cracovia e Trieste. L’istituto crebbe molto nel periodo della Prima Repubblica divenendo la banca principale del neonato stato cecoslovacco. Nel 1922 aprì un ufficio a Londra e iniziò una significativa campagna di investimenti in tutta l’Europa Centrale e dell’Est. Nel 1992, in seguito alla Rivoluzione di Velluto, la banca fu la prima ad essere privatizzata e il 40% delle azioni fu acquistato dalla tedesca BHF Bank. Dal 2002 la Živnostenská banka è entrata a far parte del gruppo italiano UniCredit e dal 2007, insieme alla HVB Bank con la quale si è fusa, ha pre‑ so il nome di UniCredit Bank.

Founded on 4th November, 1868, the Živnostenská banka pro Čechy a Moravu, was the first joint-stock company of the Austro-Hungarian Empire to be created entirely with Czech capital. It actually started operating in 1869 with the task of financially supporting the new large and small Czech companies of the period. From the very beginning, it also functioned as a savings bank, and by the outbreak of the war, it already had 1068 employees and 11 branches in the territories of Bohemia and Moravia, as well as offices in Vienna, Krakow and Trieste. The institute expanded a great deal during the period of the First Republic, becoming the main bank of the newborn Czechoslovak state. In 1922 it opened an office in London and began a significant campaign of investments around Central and Eastern Europe. In 1992, following the Velvet Revolution, the bank was the first to be privatized and 40% of the shares were bought by Germany’s BHF Bank. Since 2002, the Živnostenská banka has become part of the Italian UniCredit group and since 2007, together with HVB Bank with which it merged, it has taken on the name of UniCredit Bank.

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storia history

Scoppiava l’affaire Šviha The Šviha affair broke out 100 anni fa 100 years ago

Karel Šviha è stato un politico e avvocato ceco, nato a Nový Bydžov nel 1877 e morto a Praga nel 1937. Si ritirò dalla scena politica in seguito allo scoppio di uno scandalo che lo vide accusato di essere un informatore della polizia austriaca, noto storicamente con il nome di “Affaire Šviha”. Il caso culminò nel 1914 quando il giornale “Národní listy” riportò la notizia che la sua col‑ laborazione con gli austriaci era stata suffragata da prove certe. Secondo lo storico Otto Urban l’affaire era stato un tentativo dell’opposizione politica del tempo per screditare un influente nemico politico. Due anni dopo l’affaire, Tomáš Garrigue Masaryk disse che l’accusa era stata un errore perché Šviha forniva soltanto informa‑ zioni a politici austriaci, ma veniva pagato con fondi della direzione della polizia. L’affaire Šviha ha lasciato tracce nella lingua ceca. La parola “průšvih” (fiasco) e il verbo “prošvihnout” (farsi sfuggire qualcosa) sono due espressioni che de‑ rivano dal suo nome.

Apriva il Bílá labuť di Praga The Bílá labuť opened in Prague

75 anni fa 75 years ago

Karel Šviha was a Czech lawyer and politician who was born in Nový Bydžov in 1877 and died in Prague in 1937. He retired from the political scene following the outbreak of a scandal, which saw him accused of being an informant of the Austrian police and known historically as the “Šviha affair”. The case culminated in 1914 when the “Národní listy” newspaper reported the news that his collaboration with the Austrians had been supported by evidence. According to the historian Otto Urban the affair had been an attempt by the political opposition of that period to discredit an influential political enemy. Two years after the affair, Tomáš Garrigue Masaryk stated that the accusation had been a mistake, because Šviha had only provided information to Austrian politicians, but was paid with funds from police headquarters. The Šviha affair has also left traces in the Czech language. The word “průšvih” (fiasco) and the verb “prošvihnout” (to miss something) are two expressions which derive from his name.

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Situato in via Na Poříčí n. 23, nel distretto municipa‑ le di Praga 1, il centro commerciale Bílá labuť (Cigno bianco) venne aperto il 19 marzo del 1939, appena tre giorni dopo l’entrata delle truppe tedesche in Bo‑ emia e Moravia e la proclamazione da parte di Hitler del Protettorato. Al tempo il centro commerciale era il più moderno e il più grande dell’Europa Centra‑ le, come scrissero i giornali dell’epoca. La struttura era dotata di scale mobili, tra le prime nel paese, e nei primi anni di apertura richiamava una media di circa 30.000 visitatori al giorno. All’inizio oltre 500 persone lavoravano al suo interno e il centro adottò modernissimi registratori di cassa e altre tecnologie innovative. Dal giorno dell’inaugurazione al 1990, si calcola che il centro commerciale abbia servito circa 400 milioni di clienti. Il nome dell’edificio de‑ riva da quello delle due costruzioni che sorgevano in quel luogo fin dal 1653 e che erano chiamate “U bílé labutě”. Dal 1939, anche durante il comunismo, i negozi al suo interno sono rimasti sempre aperti. Oggi però è evidente che necessiterebbe di una pro‑ fonda opera di restauro.

Located at 23 Na Poříčí street, in the municipal district of Prague 1, the Bílá labuť mall (The white Swan), opened its doors on March 19th 1939, just three days after the German troops entered into Bohemia and Moravia and Hitler’s proclamation of a Protectorate. According to the newspapers of the time, the mall was the largest and most modern in Central Europe. The facility was equipped with escalators, among the first in the Country, and during its early years, it had an average of 30,000 visitors per day. At the beginning, more than 500 people worked there and the centre adopted modern cash registers and other innovative technologies. From its opening day to 1990, it is estimated that the shopping centre served around 400 million customers. The building’s name derives from the two buildings that had stood there since 1653 and which were called “U bílé labutě”. Since 1939 and even during the Communist period, the shops inside always remained open. However, today the structure is degraded and requires a great deal of restoration work.

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novità editoriali new publications

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di Mauro Ruggiero

Vladislav Vančura è stato uno scrittore, regista, sceneggia‑ tore e poeta ceco nato in Slesia il 23 giugno del 1891 e mor‑ to a Praga nel giugno del 1942, ucciso dai nazisti a causa della sua avversione a Hitler e della sua appartenenza ad un gruppo segreto di resistenza comunista. Vančura, speri‑ mentatore di stili e di linguaggi letterari diversi, è da molti considerato il massimo rappresentante dell’espressioni‑ smo ceco, ed è autore di vari romanzi tra i quali “Rozmarné léto”, terza opera dello scrittore, del 1926, che divenne pre‑ sto un bestseller e dal quale nel 1967 fu tratto l’omonimo film diretto dal regista e attore ceco Jiří Menzel. Tradotto in lingua italiana dal boemista Dario Massimi, bibliotecario dell’Istituto Gramsci di Roma, “Rozmarné léto” (Un’estate capricciosa. Romanzo umoristico) è stato presentato nella Sala Conferenze dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga il 20 marzo scorso. Il libro è arricchito da bellissime illustra‑ zioni di Jiří Grus ed è stato pubblicato dall’Università Carlo IV di Praga, Karolinum editore.

Vladislav Vančura, the Czech writer, director, dramatist and poet, was born in Silesia on June 23, 1891, and died in Prague in June 1942, killed by the Nazis because of his aversion to Hitler and for being a member of a secret Communist resistance group. Vančura, the experimenter of different literary styles and forms, is widely regarded as the highest representative of Czech expressionism and is the author of several novels, including “Rozmarné léto” his third literary work, written in 1926, which soon became a bestseller and inspired in 1967 the eponymous film, directed by the Czech director and actor Jiří Menzel. Translated into Italian by the Bohemist Dario Massimi, librarian of the Gramsci Institute in Rome, “Rozmarné léto” (Un’estate capricciosa. Romanzo umoristico), was presented in the Conference Hall of the Italian Cultural Institute in Prague on 20th March. The book is enriched with beautiful illustrations by Jiří Grus and published by the Charles IV University in Prague, Karolinum publisher.

Vladislav Vančura, Un’estate Capricciosa. Romanzo umoristico, Karolinum editore: Praga 2013, pp. 198

Vladislav Vančura Un’estate Capricciosa. Romanzo umoristico, Karolinum publisher: Prague 2013 198 pp.

È uscito in lingua ceca, tradotto dalla giovane ricercatrice universitaria Zdenka Sokolíčková, “L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani”, opera del 2007 del famoso saggi‑ sta e filosofo italiano Umberto Galimberti, tra i pensatori viventi più conosciuti e influenti in Italia. Galimberti, che è venuto nella Repubblica Ceca per la presentazione del libro, ha tenuto una conferenza prima presso l’Università di Hradec Králové e poi presso l’Istituto Italiano di Cultura di Praga dove, davanti a una nutrita folla di suoi lettori e curiosi, ha parlato del nichilismo come causa principale dei problemi che coinvolgono le nuove generazioni. Il libro, che è la prima traduzione in ceco di un’opera di Galimber‑ ti, esamina la natura, le cause e l’impatto del nichilismo sulle giovani generazioni della società occidentale, come aspetto essenziale della profonda crisi culturale che, se‑ condo l’autore, è in corso in Europa e nell’intero Occidente, caratterizzato da una crisi di valori, a suo modo di vedere, irreversibile.

Issued in Czech and translated by the young university researcher Zdenka Sokolíčková, “L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani”, a literary work published in 2007 by the famous Italian writer and philosopher Umberto Galimberti, among the best known and most influential living thinker in Italy. Galimberti, who came to the Czech Republic for the presentation of the book, gave a lecture at Hradec Králové University and then at the Italian Cultural Institute in Prague where, before a large crowd of enthusiasts, he spoke on nihilism as one of the main issues involving young generations. The book, which is the first literary work by Galimberti to be translated into Czech, examines the nature, causes and impact of nihilism on the younger generations of Western society as a significant cause for the deep cultural crisis that, according to the author, is taking place throughout Europe and the Western world, characterized by an irreversible crisis of values.

Umberto Galimberti, Znepokojivý host: Nihilismus a mládež, Moravapress: Hradec Králové 2013, pp. 144

Umberto Galimberti, Znepokojivý host: Nihilismus a mládež, Moravapress: Hradec Králové 2013, 144 pp.

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cultura culture

Nato a Ostrava il 7 gennaio del 1911 e morto a Praga il 12 aprile del 2003, Zdeněk Jirotka è stato uno scrittore e giornalista ceco famoso per le sue novelle umoristiche e storie brevi. Nel 1933 iniziò la carriera militare e rimase nell’esercito fino al 1940. In seguito all’annessione della Ce‑ coslovacchia al Reich, Jirotka svolse incarichi nella pubblica amministrazione e nel 1942 scrisse quella che sarebbe di‑ ventata la sua opera più conosciuta: la novella “Saturnin” che riscosse un grande successo e gli permise di dedicarsi completamente alla scrittura. “Saturnin” narra la storia umoristica e satirica del servitore omonimo che porta a ter‑ mine, di volta in volta, i compiti eccentrici assegnatigli dal suo giovane padrone. La novella è stata tradotta in varie lingue e la traduzione italiana si deve al lavoro della tra‑ duttrice Letizia Kostner, con illustrazioni di Adolf Born. Lo stile, le atmosfere, i personaggi e gli eventi che costituisco‑ no il racconto, sono il riflesso della nostalgia dell’autore per l’epoca che aveva preceduto la Seconda Guerra Mondiale.

Born in Ostrava on 7th January, 1911, and died in Prague on 12th April, 2003, Zdeněk Jirotka became a famous Czech writer and journalist for his humorous tales and short stories. In 1933 he began his military career and remained in the army until 1940. Following the annexation of Czechoslovakia to the Reich, Jirotka served in the public administration, and in 1942 he wrote what was to become his most famous work: the “Saturnin” tale, which turned out to be a great success and allowed him to devote himself entirely to writing. “Saturnin” tells the humorous and satirical story of the homonymous servant who, time by time, has to carry out the eccentric tasks assigned to him by his young master. The novel has been translated into several languages and its Italian translation was done by translator Letizia Kostner, with illustrations by Adolf Born. The style, the atmosphere, its characters and the events that make up the story, reflect the author’s longing for the period before the Second World War.

Zdeněk Jirotka, Saturnin, Karolinum: Prague 2011 pp. 233

Zdeněk Jirotka, Saturnin, Karolinum: Prague 2011 233 pp.

Praga è una città magica, ricca di ponti, cattedrali, torri e cupole dorate, ma anche una moderna metropoli europea, che si specchia da più di dieci secoli nelle acque del fiu‑ me Moldava. Centro politico della Boemia, fin dalla sua fondazione nel IX secolo fu fulcro della cultura europea. È qui che Mozart mise in scena il suo “Don Giovanni” ed è qui che si muoveva Franz Kafka. Il centro storico di Pra‑ ga, incluso nel 1992 nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco, rappresenta una delle più variegate “collezio‑ ni di architettura” al mondo: dal barocco all’art nouveau, dal gotico al cubismo, dal neoclassico all’ultramoderno. Andrew Beattie ci accompagna in una lunga passeggiata per le suggestive vie di Hradčany, Malá Strana, Staré Město e Nové Město e per il quartiere ebraico di Josefov. Ma Be‑ attie riflette anche sulla città moderna, dove nuovi, arditi edifici come la “Casa danzante” di Frank Gehry convivono con il ponte Carlo, l’Università Carolina e la cattedrale di San Vito. (cit.ibs.it)

Prague is a magical city, full of bridges, cathedrals, towers and golden domes, but also a modern European metropolis that for over ten centuries has reflected in the waters of the Moldau River. As the political centre of Bohemia ever since its foundation in the ninth century, it was the fulcrum of European culture. It was here that Mozart staged his “Don Giovanni” and where Franz Kafka lived. The historic centre of Prague, that was added to the Unesco World Heritage Sites list in 1992, is one of the most varied “collections of architecture” in the world: from Baroque to Art Nouveau, from Gothic to cubism, from neo-classicism up to the ultra-modern. Andrew Beattie takes us on a long walk to the charming streets of Hradčany, Malá Strana, Staré Město and Nové Město and to the Jewish Josefov neighbourhood. But Beattie also reflects on the modern city, where new and daring buildings, such as the “Dancing House” by Frank Gehry, coexist with the Charles Bridge, the Charles University and the St. Vitus Cathedral. (cit.ibs.it)

Andrew Beattie, Prague. Portrait of a city, Odoya: Bologna 2013 pp. 319

Andrew Beattie, Prague. Portrait of a city, Odoya: Bologna 2013 319 pp.

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Gli Zlatí hoŠi e quella finale ricca di significati The Zlatí hoši and a final rich in significance ll racconto di ItaliaCecoslovacchia, Coppa Rimet 1934, fra battaglia sportiva e un forte sentimento di orgoglio nazionale

Da una parte, la Prima Repubblica di Tomáš Garrigue Masaryk. Dall’altra, il Fascismo di Benito Mussolini. Due mondi completamente diversi, messi a confronto in una partita che vale mol‑ to più di una “semplice” Coppa Rimet, l’attuale Coppa del Mondo. 10 Giugno 1934. Roma, Stadio Nazionale del Par‑ tito Nazionale Fascista. Italia e Cecoslo‑ vacchia si affrontano in quella che tanti definirebbero “una partita di calcio va‑

levole per la conquista della Seconda Coppa del Mondo della storia” ma che in realtà va oltre la disputa sportiva, nascondendo affascinanti temi legati al momento politico dei due paesi. Il sentimento che accomuna le due formazioni è proprio la voglia di pri‑ meggiare in campo internazionale, per poter dimostrare a tutti la propria superiorità. Questo tema rappresenta una vera e propria ragione di vita per i

cecoslovacchi. Dalla nascita della Prima Repubblica, nel 1918, la cultura ceca e quella slovacca sentono la necessità di fondersi in un’unica anima e mostrare al mondo intero il proprio vigore. Nel contempo, Mussolini, con il Secondo Plebiscito del 25 marzo, si assicura l’ap‑ provazione del popolo, con il 96,25% di voti favorevoli. Il leader del Partito Fascista inizia, nei primi mesi del 34, la propaganda imperialista, che ha come

On one side, the First Republic of Tomáš Garrigue Masaryk. On the other, the Fascism of Benito Mussolini. Two completely different worlds, facing each in a game that was worth much more than a “simple” Jules Rimet Trophy, what is now known as the FIFA World Cup. On the 10th of June, 1934, Rome, in the National Stadium of the National Fascist Party, Czechoslovakia and Italy faced off in what to many was “a football match to earn the prize of the Second World

Cup in history”. In reality however, it was more than just a sporting clash, and it concealed fascinating topics related to the political situation of the two countries in the period. The feeling that united the two formations was precisely the desire to shine in the international arena, in order to prove their superiority to all the others. For the Czechs, this was a genuine raison d’être. From the birth of the First Republic in 1918, the Czech and Slovak cultures felt

the need to merge into a single soul and show the world their own force. At the same time, Mussolini, with the Second Plebiscite on March 25, was guaranteed the approval of the people, with 96.25% of votes in favour. The leader of the Fascist Party began, in early 1934, with the imperialist propaganda, which aimed to create a national identity in Italians, which would later blossom with the conquest of Ethiopia the following year. In addition to this, since its incep-

di Alessandro De Felice by Alessandro De Felice

The story of ItalyCzechoslovakia, the Rimet Cup of 1934, the sporting battle and strong sense of national pride

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obiettivo quello di creare negli italiani un’identità nazionale e che poi sarebbe sbocciata nella conquista dell’Etiopia nell’anno seguente. Inoltre, fin dal‑ le sue origini il Fascismo opera per perseguire il suo progetto totalitario attraverso organizzazioni giovanili, alla base delle quali c’è l’attività spor‑ tiva, e in particolare, il gioco del calcio. Dunque, per i cinquantamila spettatori presenti, la finale della Coppa Rimet rappresenta il compiersi di un grande progetto “Italia” proclamato a gran voce nei mesi precedenti dal Duce. E proprio sotto gli occhi di Benito Mus‑ solini e di Jules Rimet, presidente della FIFA, l’Italia di Vittorio Pozzo, dopo aver superato in semifinale l’Austria affron‑ ta la temibile Cecoslovacchia dei grandi campioni: su tutti, il portiere Plánička, “il gatto di Praga”, considerato uno dei migliori portieri della prima metà del XX secolo al pari dello spagnolo Zamora e dell’italiano Combi, e Oldřich Nejedlý,

tion, Fascism was working to achieve its totalitarian project through youth organizations, the base of which was sport, and particularly football. Therefore, for the fifty thousand spectators present, the Rimet Cup final represented the completion of a major project “Italy“ as loudly proclaimed in the prior months by Il Duce. Right under the eyes of Benito Mussolini and Jules Rimet, the president of FIFA, Vittorio Pozzo’s Italy, after overcoming Austria in the semifinals was

interno sinistro con uno spiccato senso del gol che con i suoi 5 gol in 4 partite si laurea capocannoniere della compe‑ tizione, ma anche il centravanti dello Slavia Praga Antonín Puč, il miglior marcatore della storia della nazionale cecoslovacca con 35 reti in 61 presen‑ ze. La formazione di Petrů si presenta alla finale contro tutti i pronostici dopo aver superato Romania, Svizzera e so‑ prattutto Germania, considerata alla vigilia la favorita per la conquista del Mondiale. Il tecnico degli Azzurri conferma la formazione della semifinale, pun‑ tando sulle ali Orsi e Guaita, mentre Karel Petrů si affida all’estro del suo quintetto offensivo: František Junek e Antonín Puč sulle fasce, con František Svoboda e Oldřich Nejedlý a supporto di Jiří Sobotka. Dopo i consueti preliminari, composti da inno nazionale e portabandiera in testa alle due formazioni, l’arbitro sve‑

facing the formidable Czechoslovakia of great champions. Particularly, the goalkeeper Plánička, “the Prague cat“, considered one of the best goalkeepers in the first half of the twentieth century alongside the Spaniard Zamora, and the Italian Combi. They also boasted Oldřich Nejedlý, an attacker playing on the inside left with a stand out goal scoring instinct, who with his 5 goals in 4 games was crowned as the competition’s top scorer, but also the Slavia Prague striker

sce a concludere verso la porta a causa dell’intervento provvidenziale di Luigi Allemandi. L’occasione fallita dà fidu‑ cia agli ospiti che, prima dell’interval‑ lo, colpiscono prima con Puč e poi con Sobotka i “legni” della porta difesa dal portiere Combi. L’Italia riesce a reggere la pressione dell’attacco cecoslovacco fino al 71’, quando Antonín Puč supe‑ ra Monzeglio e Ferraris IV e realizza con un gran tiro il gol del vantaggio. Potrebbe sembrare l’inizio della fine per gli uomini di Pozzo, ma non è così. Dopo il terzo palo colpito dagli ospiti con Sobotka, al minuto 80 Raimundo dese Ivan Eklind dà il via all’incontro. Sin dalle prime battute, il copione sembra essere molto chiaro: la Cecoslovacchia, grazie alle grandi qualità tecniche dei propri atleti, tiene in mano il pallino del gioco, mentre gli Azzurri attaccano con improvvise accelerazioni offensive. Nella prima frazione di gioco, l’undici di Pozzo va due volte vicino al gol con Giuseppe Meazza che all’11’ colpisce il palo, mentre due minuti più tardi si fa parare la conclusione da Plánička. La Cecoslovacchia si fa vedere al 17’ con Puč che, sull’assist di Svoboda, non rie‑ Antonín Puč, the leading scorer in the history of the Czechoslovak national team with 35 goals in 61 appearances. The formation of Petrů arrived in the final against all odds after getting the better of Romania, Switzerland and most importantly Germany, who beforehand were considered the favorites to win the World Cup. The coach of the Azzurri confirmed the formation of the semi-final, relying particularly on the wingers Guaita and Orsi, while Karel Petrů put his faith in an offensive quintet involving František Junek and Antonín Puč on the wings, with František Svoboda and Oldřich Nejedlý supporting Jiří Sobotka. After the usual pre-match events, including the national anthems and flag bearer leading the two teams on the pitch, the Swedish referee Ivan Ek-

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lind blew the whistle for kick off. Right from the start, the script seems to be very clear. Czechoslovakia, thanks to the great technical qualities of their athletes, were taking control of the possession, while the Azzurri attacked with sudden offensive breaks. In the first part of the game, Pozzo’s eleven came close to scoring twice, with Giuseppe Meazza hitting the post after 11 minutes, while two minutes later he had his effort saved by Plánička. Czechoslovakia got themselves noticed in the 17 th minute with Puč, who after receiving Svoboda’s assist, was unable to finish in front of goal due to a providential tackle by Luigi Allemandi. The miss gave confidence to the visitors, who before the break, hit the woodwork of the goal defended by the goalkeeper Combi, first with Puč and then

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Orsi supera il portiere e timbra il gol del pareggio. Il giocatore di origine argentina torna a far sperare i cinquan‑ tamila presenti. Negli ultimi 10 minuti domina la paura di sbagliare e si arriva ai tempi supplementari. Alla ripresa del gioco, la formazione azzurra sembra prendere in mano le redini del gioco e dopo appena 5 mi‑ nuti il coraggio degli uomini di Pozzo viene premiato. Ferraris IV serve sulla

destra Enrique Guaita. L’ala italo-ar‑ gentina taglia l’intera difesa avversaria con un passaggio filtrante per Schia‑ vio, che supera Čtyřoký e calcia verso la porta. Il suo tiro non è irresistibile, ma molto preciso: la palla sbatte sulla faccia interna del palo e batte l’incol‑ pevole Plánička. Italia-Cecoslovacchia 2 a 1. Gli uomini in casacca rossa non ci stanno, e reagiscono. Puč tenta una delle sue conclusioni molto potenti, ma Combi respinge in qualche modo. Poco dopo ci prova Oldřich Nejedlý con una staffilata da fuori area, ma il portiere azzurro è di nuovo decisivo e intercetta la conclusione. La squadra di Petrů deve arrendersi alla tenacia della formazione azzurra, che con caparbietà riesce a difendere il risul‑ tato fino al fischio finale di Eklind. Nel post-partita, proprio l’arbitro svedese sarà accusato dall’intera stampa in‑ ternazionale di aver favorito la forma‑ zione azzurra, di essere stato troppo permissivo davanti all’agonismo dei ragazzi di Vittorio Pozzo. L’Italia si laurea per la prima volta

Campione del Mondo. Mussolini, vi‑ sibilmente entusiasta per la vittoria, consegna personalmente la coppa nelle mani di Combi e successivamen‑ te la targa dei secondi classificati a Plánička. La Cecoslovacchia esce a testa alta dal confronto, consapevole di es‑ sersi arresa solamente nei tempi supplementari, al cospetto della gran voglia di vincere dell’Italia, ma anche di un arbitraggio tutt’altro che imparziale. Plánička e compa‑ gni tornano in patria accolti come eroi e ancora oggi sono ricordati come gli Zlatí hoši, i Golden Boys del calcio nazionale. Grazie alle grandi prove offerte nel corso del torneo, nonostante la sconfitta in finale, la formazione di Petrů è riuscita a rag‑ giungere il proprio obiettivo: raffor‑ zare la propria identità nazionale e far conoscere in tutto il mondo quel paese del centro Europa, tra Germa‑ nia, Polonia ed Ungheria, chiamato Cecoslovacchia.

with Sobotka. Italy were able to withstand the pressure of the Czechoslovak attack until the 71st minute, when Antonín Puč beat both Monzeglio and Ferraris IV and scored the opening goal with a wonderful shot. It may have seemed like the beginning of the end for the men of Pozzo, but it was not the case. After the post was struck for the third time by the visitors with Sobotka, in the 80th minute Raimundo Orsi went round the Czechoslovakian keeper and sealed the equalizing goal. The player of Argentinean origin, brought hope back to the fifty thousand presents. The last 10 minutes were dominated by the fear of making a mistake and the match reached extra time. After picking up play, the Azzurri seemed to take control of the play and after just five minutes, the determination of the men of Pozzo was rewarded. Ferraris IV served Enrique Guaita on the right. The Italo-Argentine winger cut thorough the entire defense of

the opponents with a through ball for Schiavio, who outpaced Čtyřoký kicked towards the goal. His shot was not unstoppable, but was very precise with the ball hitting the inner side of the post, beating Plánička, who could not be faulted. Italy 2, Czechoslovakia 1. The men in red refused to throw in the towel, and reacted quickly. Puč attempted one of his very powerful shots, but Combi somehow kept it out. Shortly afterwards, Oldřich Nejedlý also tried blasting the ball from outside the box, but the goalkeeper was again decisive, getting a hand on the shot to deflect it away. The team of Petrů had to surrender to the tenacity of the lineup in blue, which stubbornly managed to defend the result until the final whistle from Eklind. In the post-game, the Swedish referee was accused by the whole international press of having favoured the blue team, and having been too lenient towards the competiveness of Vittorio Pozzo’s men.

Italy, for the first time were crowned World Champions. Mussolini, visibly enthusiastic about the win, personally awarded the cup to the hands of Combi, and then the plate for the second placed team to Plánička. Czechoslovakia would come out of the clash with their heads held high, aware that they surrendered only in extra time, to Italy’s strong desire to win, but also to refereeing which could but considered anything but impartial. Plánička and his teammates returned home to be hailed as heroes, and are still remembered as the Zlatí hoši, the Golden Boys of national football. Thanks to the great performances displayed over the course of the tournament, despite losing in the final, Petrů’s formation managed to achieve its objective: to strengthen their national identity and raise awareness around the world of the country in Central Europe, between Germany, Poland and Hungary, called Czechoslovakia.

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Alitalia Compagnia Aerea Ita‑ liana (www.alitalia.com) è una Ure euis nimprivata zzrit adiatet compagnia che havolor ini‑ adiat, ex exer ziato adquam operare il 13sumsand gennaio ionsent velesequat wisis nulla 2009. Alitalia è la compagnia aci blamet laitaliana facidunteenit ad di bandiera serve dolore feum dignitdurante augiamet 103 destinazioni la acincil illache feumsandre stagionedolut estiva includono min lum ezzril eugait, 26 voliutpat sull’Italia 77 nel resto quisl do consectet autpati del mondo. Alitalia opera 186 ncilisis dolore rotte perad un minis totale dialis 2361 voli. molortie ting La flotta diverate Alitaliaeriliqui è una delle ex accum in velit laortinci tie piùergiovani Europa, i suoi velit alis nitun’età wisi blamedia feugait, aereinithanno di sisi. ulputatuero dunt setteDel anni. Nel 2012 od Alitalia dolore deliquisl24,3 milioni di ha trasportato Ure euis nim zzrit adiatet volor passeggeri. adiat, ex exer sumsand Alitalia quam Compagnia Aerea Italiana ionsent velesequat wisis nulla (www.alitalia.com) is a private aci blametthat la began facidunt enit ad company operations dolore feum13,dignit on January 2009.augiamet Alitalia is acincil dolut illa feumsandre Italy’s flagship carrier and sermin utpatdestinations lum zzril eugait, quisl ves 103 during do ad theconsectet summer autpati season, ncilisis including minis alis dolore verate 26 in Italy and to molortie 77 destinations eriliqui tingAlitalia ex er accum velit worldwide. will operate laortinci tie for velitanit alisofnit2361 wisi 186 routes total bla feugait, sisi. Del ulputatuero flights. Alitalia’s fleet is among od doloreindeliquisl ullandi thedunt youngest Europe, with an gnisim averagequisim aircraftdio ageetofnum sevennim yeesequam dolor ars. In 2012,zzriliscipis Alitalia transported iustio odip eapassengers. acilit lutat. Ugait 24.3 million illumsa ndio. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 222 541 900 alitalia.cz@alitalia.it www.alitalia.com/CzechRepublic Kontakt

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Italia Arte Fest è un festival che dal 2011 porta in Repubblica Ure nim zzrit adiatet volor Cecaeuis e Slovacchia la musica adiat, quam ex exer sumsand italiana. L’iniziativa - ideata ionsent nulla e direttavelesequat dal celebrewisis maestro aci blamet la facidunt enit ad Walter Attanasi - ha l’obiettivo dolore dignitinternazio‑ augiamet di crearefeum un network acincil illa dalla feumsandre nale che,dolut a partire Musica, min utpatl’Alum zzril eugait, promuova rte italiana. Il festi‑ quisl do consectet autpati val si avvale della collaborazione ncilisis ad minis doloree di prestigiose realtàalis artistiche molortie verate eriliqui si è ormai imposto come unting im‑ ex er accum velit laortinci tie portante strumento di scambio velit nit alis wisi bla feugait, culturale franit i Paesi. È realizzato sisi. Del ulputatuero od dunt in collaborazione con Umbria‑ dolore deliquisl MusicFest e con IBC Group. Ure euisArt nim zzrit Italian Fest is aadiatet festivalvolor that adiat, quambrings ex exer sumsand since 2011 Italian music ionsent velesequat wisis to the Czech Republic andnulla Sloaci blamet la facidunt enit ad vakia. The initiative - conceived dolore feum by dignit augiamet and directed the famous diacincil dolutAttanasi illa feumsandre rector Walter - aims to min utpat lum zzril eugait, quisl create an international network do ncilisiswill ad thatconsectet startingautpati from music, minis alis dolore promote Italianmolortie Art. Theverate festieriliqui ex ercollaboration accum velit val reliesting on the laortinci tie velitartistic nit alisrealities nit wisi of prestigious bla sisi. Del ulputatuero andfeugait, has established itself as an od dunt dolore deliquislofullandi important instrument cultugnisim quisimbetween dio et num nim ral exchange various esequam countries. Itzzriliscipis is produced indolor collaiustio odip ea UmbriaMusicFest acilit lutat. Ugait boration with illumsa and the ndio. IBC Group. Čelakovského sady 4 110 00 Praha 1 tel. +420 224 941 041 umfest@ymail.com Kontakt www.umbriamusicfest.it

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Tatra, i giganti del fuoristrada

La grande tradizione di una azienda, oggi produttore di camion ma che in passato ha lanciato la prima auto aerodinamica al mondo di Edoardo Malvenuti

Dalle carrozze dell’impero austroungarico alle commesse milionarie in India e in Medio Oriente, quella di Tatra è una storia su tre secoli. Comin‑ cia nel 1850 quando Ignác Šustala inaugura una produzione artigianale di carri e carrozze a Kopřivnice, una cittadina della Moravia orientale. Otto anni dopo, l’azienda che nel 1919 diventerà Tatra, viene fondata come Schustala&Company. Nel 1891 il nome cambia ancora, nasce la Nesselsdorfer–Wagenbau– Fabriks Gesellschaft, i cui stabilimenti produrranno, nel 1897, la prima mac‑ china a motore d’Europa centrale: la Präsident. Presentata a Vienna, questo gioiellino per tutti gli appas‑ sionati conquista presto la capitale dell’impero. Passa ancora un venten‑

Präsident, la prima macchina a motore in Europa centrale / Präsident, the first motor car in central Europe

by Edoardo Malvenuti

The great tradition of a company, which now produces trucks, but which in the past launched the first aerodynamic car in the world Hans Ledwinka mostra ad Adolf Hitler una Tatra T77 / Hans Ledwinka showing the Tatra T77 to Adolf Hitler

From the carriages of the AustroHungarian Empire to the multi-million deal with India and the Middle East, the Tatra story spreads over three centuries. It began in 1850 when Ignác Šustala inaugurated a craft production of coaches and carriages at Kopřivnice, a small town in Eastern Moravia. Eight years later, the company that was to

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become Tatra in 1919, was founded as Schustala&Company. In 1891, the name changed again and the Nesselsdorfer-Wagenbau-Fabriks Gesellschaft was founded, whose factories in 1897 started producing the first motor car in central Europe, called the Präsident. Presented in Vienna, this little gem of a car soon caught the

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interest of enthusiasts in the capital of the empire. Twenty years later, at the end of the First World War, the manufacturing company adopted the name that is reproduced on its car logo even today, inspired by the Tatra mountains on today’s border between Slovakia and Poland. The company, under the supervision of the Austrian engineer Hans Ledwinka, which began to specialize in luxury models and state of the art technology, launched the Tatra T77 in 1934, the first aerodynamic car model in the world. During those years, one of the most well-known enthusiasts of Tatra vehicles was Adolf Hitler. Being a car enthusiast, the German Führer travelled in different models made by the Czechoslovakian firm during his transfers around the country. And this passion will not be without consequences. From 1933 onwards, in fact, Hans Ledwinka met Ferdinand Porsche several times, founder of the homonymous car company and a member of the Nazi party, who admit-


marchio brand

Tatra, the off-road giant nio e all’indomani della prima guerra mondiale la casa di produzione pren‑ de il nome che ancora oggi porta sui suoi stemmi, ricalcato su quello dei monti Tatra, al confine tra le attuali Slovacchia e Polonia. L’azienda, sotto la supervisione dell’ingegnere au‑ striaco Hans Ledwinka, si specializza in modelli di lusso e tecnologicamen‑ te all’avanguardia e nel 1934 lancia la Tatra T77, il primo modello di auto ae‑ rodinamica al mondo. In questi anni uno dei più conosciuti estimatori dei veicoli Tatra è Adolf Hitler: appassio‑ nato di automobili, il führer tedesco viaggia su diversi modelli della ditta cecoslovacca durante i suoi trasferi‑ menti nel Paese. E questa passione non sarà senza conseguenze. Dal 1933 in poi Hans Ledwinka incontra

più volte Ferdinand Porsche, fondato‑ re dell’omonima azienda automobi‑ listica e membro del partito nazista, che ha ammesso di avere trovato nei disegni di Ledwinka un’importante fonte d’ispirazione. A guardare la Tatra T97 del 1936 non può non saltare agli occhi la somi‑ glianza con il Maggiolino Volkswagen – azienda fondata sempre da Porsche – il cui primo modello è del 1938. Tatra decide così di lanciare un’azione legale contro Volkswagen, che non si concretizza solo a causa dell’invasione tedesca della Cecoslovacchia. Inoltre, l’azienda di Kopřivnice è costretta a interrompere la produzione del mo‑ dello T97. La questione del “plagio” da parte di Volkswagen è risollevata diversi anni dopo la fine del secondo

conflitto mondiale, quando nel 1961 la casa di produzione tedesca è co‑ stretta a pagare un risarcimento di 3 milioni di marchi all’ormai azienda statale cecoslovacca. Durante la ditta‑ tura comunista del Paese, cominciata all’indomani della guerra, l’azienda è nazionalizzata. Alla produzione dei modelli storici se ne aggiunge un ulti‑ mo, il cui nome è pensato per celebra‑ re la nuova economia comunista pia‑ nificata: la T600 Tatraplan. Modello mitico della casa cecoslovacca, entra in produzione nel ‘48 e viene offerto in versione cabriolet a Iosif Stalin per celebrare il suo 70esimo anniversario. Passano tre anni e lo Stato cecoslo‑ vacco concede a Tatra il permesso di costruire nuovi modelli di lusso: così nasce la T603. Assemblato quasi com‑

pletamente a mano, questo modello è molto costoso e accessibile solo a po‑ chi: dai leader del partito comunista ai presidenti delle aziende di stato. Oppure viene esportato in altri Paesi nell’orbita di Mosca: persino il comu‑ nistissimo Fidel Castro ne possedeva una equipaggiata con aria condizio‑ nata. Ma oltre ai modelli di lusso, che l’azienda continua a riproporre e rin‑ novare fino agli anni novanta, il gros‑ so della produzione è oggi costituito dai camion, ad uso civile o militare. Di questi i modelli più importanti sono il T813 del 1967, il T148 del 1970 ed il T815 del 1983. Quest’ultimo ha una storia tutta particolare legata a filo doppio con quella di Karel Loprais, pilota ceco di Ostrava, conosciuto anche come Monsieur Dakar. Vinci‑

Una Tatra T97 e un Maggiolino Volkswagen / A Tatra T97 model and the Volkswagen Beetle

ted finding in Ledwinka’s drawings an important source of inspiration. A glance at the 1936 Tatra T97 will undoubtedly show a close similarity with the Volkswagen Beetle – a company that was also founded by Porsche – whose first model was built in 1938. As a consequence, Tatra decided to file a lawsuit against Volkswagen, which never developed only because of the

German invasion of Czechoslovakia. In addition, the Kopřivnice company was forced to stop production of the T97 model. The plagiarism by Volkswagen was brought up again several years after the end of World War II, when in 1961 the German production company was forced to pay a compensation of 3 million marks to the then state-owned Czechoslovakian company. During the

communist dictatorship of the Country, which began in the aftermath of the war, the company was nationalized. As well as the production of historical models another final model was added, whose name was created to celebrate the new Communist planned economy: the T600 Tatraplan. The Mythical model of the Czechoslovakian company started production in 1948 and was sold in

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its cabriolet version to Joseph Stalin, to celebrate his 70th birthday. Three years passed and the Czechoslovakian State granted Tatra permission to build new luxury models: this led to the production of the T603. Assembled almost entirely by hand, this model was very expensive and affordable only by few people: leaders of the Communist Party and presidents of state compa-

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marchio brand

Il pilota Karel Loprais / Rally driver Karel Loprais

Tatra T815

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tore di sei edizioni della mitica corsa Parigi-Dakar (categoria camion) al volante di un Tatra T815 4x4, Loprais ha iniziato la sua carriera alla catena di montaggio della ditta di Kopřivnice nel 1967. Diventato collaudatore, si sposta al volante di questi mezzi fino al suo debutto nel mondo del rally nel 1986. Da allora ha continuato a corre‑ re “la Dakar” fino al 2002. Oggi la Tatra partecipa con successo a varie competizioni sportive in tutto il mondo, in particolare con camion da rally, appoggiando e sponsoriz‑ zando diversi team. Meno limpide sono invece le questioni societarie di casa propria. L’azienda in questi ultimi anni ha pagato a caro prezzo la crisi economica internazionale: un importante ridimensionamento dell’organico non è bastato, e nono‑

stante più di mille dipendenti siano stati licenziati, anni di bilanci in rosso hanno costretto l’azienda alla vendita all’asta. Rilevata nel marzo del 2013 dalla Truck Development, nel secondo semestre dell’anno ha registrato un primo utile di 83,8 milioni di corone, il primo da qual‑ che anno a questa parte. Importanti commesse per veicoli militari sono arrivate dal Medio Oriente e dall’In‑ dia. In particolare quest’ultimo Paese è uno dei nuovi mercati dove l’azienda di Kopřivnice ha intenzione di sviluppare il proprio business. Ora, con una produzione che sembra rimettersi in moto, qualitativamen‑ te eccellente ed economicamente sostenibile, resta da risolvere un ul‑ timo nodo: il caso politico-azienda‑ le-diplomatico che vede opporsi in

tribunale l’ex ministro della difesa ed ex vicepremier Martin Barták contro l’ex ambasciatore americano a Praga William Cabaniss, successivamente capo del consiglio di sorveglianza di Tatra sotto la proprietà del manager americano Rolan Adams. In ballo c’è una tangente di alcuni milioni di dollari che Barták avrebbe chiesto a Cabaniss, per assicurare alla Tatra un’importante commessa di camion per l’esercito ceco. La richiesta sa‑ rebbe stata fatta durante un viaggio diplomatico del 2008 quando l’ex ministro e l’allora premier Topolánek si trovavano a Washington. La con‑ clusione del processo in corso a Pra‑ ga dovrebbe permettere di risolvere questo “giallo” che fa parlare tanto di Tatra ma sempre meno delle sue miti‑ che quattro (o più) ruote.

nies, or it was exported to other countries that were under Moscow’s influence: even the strongly communist Fidel Castro had one that was fitted with air conditioning. But in addition to luxury models, which the company continued to propose and renovate until the nineties, the bulk of production consisted of trucks for civilian or military use. Of these, the most important are the 1967 T813 model, the 1970 T148 model and the 1983 T815 one. The latter has a particular history that is very closely connected to that of Karel Loprais, the Czech rally driver from Ostrava, also

known as Monsieur Dakar. Winner of six editions at the legendary ParisDakar race (in the truck category) at the wheel of a Tatra T815 4x4, Loprais began his career on the assembly line of the Kopřivnice firm in 1967. Having become a test driver, he spent most of his time testing these trucks until his debut in the rally world in1986. Since then he continued to run the Dakar race until 2002. Today, Tatra has participated successfully in various sports competitions around the world, particularly with rally trucks, supporting and sponsoring various teams. Not so clear, however, are the internal issues involving the company. In recent years the company has paid dearly because of the international economic crisis: a significant staff reduction proved to be insufficient to solve the difficulties of the company, and despite the fact that more than a thousand employees were laid off, the years of negative budgets forced the company to be auctioned. Taken over in March 2013 by Truck Development, in the second semester of the year it recorded its first profit that amounted to 83.8 million crowns – the first after several years. Important orders for mili-

tary vehicles arrived from the Middle East and India. The latter country, in particular, is one of the new markets in which the Kopřivnice company intends to develop its business. Today, with a production that seems to be back on its track and that is excellent in terms of quality and economically sustainable, there is still an issue to be solved: the diplomatic-corporate-political case and legal battle, involving the former defence minister and ex deputy premier Martin Barták against the former U.S. ambassador in Prague, William Cabaniss, who was then head of the supervisory board of Tatra under the ownership of the American manager Rolan Adams. At stake there is a bribe of several million dollars that Barták is alleged to have asked Cabaniss, so as to ensure Tatra an important order of trucks for the Czech army. The request is alleged to have taken place ​​during a diplomatic trip in 2008, when the former minister and then Prime Minister Topolánek were in Washington. The ongoing trial in Prague should bring about a solution to this “mystery” that causes people to talk a lot about the Tatra scam, but increasingly less of its legendary four (or more) wheeled vehicles.

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