Valorizzare il capitale umano: scuola, università e ricerca - Programma per l'Italia

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VALORIZZARE IL CAPITALE UMANO: SCUOLA, UNIVERSITÀ, RICERCA.


Programma per l’Italia propone un ampio progetto declinato in oltre 20 interventi allo scopo di: migliorare l’efficienza gestionale del sistema scolastico inserendo logiche di incentivazione e merito, incrementare la pluralità dell’offerta e una concorrenza virtuosa, aumentare lo status ed il prestigio degli operatori della scuola, supportare le famiglie in un’ottica di affrancamento dalle disparità di origine e di genere, rafforzare l’interazione tra mondo della scuola e mondo del lavoro, riconoscere il capitale umano come motore centrale dei nostri piani di sviluppo a lungo termine, rilanciare la ricerca con investimenti allineati ai migliori standard.


Introduzione Il nostro sistema formativo ha sempre goduto di ottima reputazione sotto il profilo della qualità dell’insegnamento, dell’attenzione alla formazione della persona in senso lato, dell’abnegazione del corpo docente. Purtroppo nel recente passato abbiamo consumato questa reputazione a causa di mancanza di adeguati finanziamenti del settore e di una gestione miope, cosa drammaticamente evidenziata dai responsi quantitativi che ci vedono arretrare in quasi tutti gli indicatori di efficienza ed efficacia. Oltre alla mancanza di risorse, i principali problemi alla base di tale deterioramento sono: • una logica di funzionamento lontana dai concetti basilari di stimolo, merito ed incentivazione e uno status della professione dell’insegnante di basso profilo, mal riconosciuta, nella parte bassa della scala sociale a dispetto di un ruolo determinante per il progresso della società; • una proposta formativa troppo standardizzata, piatta, non reattiva agli stimoli del mercato e dell’innovazione che sfocia in alto tasso di abbandono scolastico e soffre di divari territoriali; • un’oggettiva divergenza tra le professionalità formate a scuola e nell’istruzione superiore e le richieste reali del mondo del lavoro; • una conseguente bassa disponibilità di competenze che rendono il sistema economico poco competitivo e il potenziale di innovazione sempre piú povero.

Il nostro programma mira ad intervenire su ciascuna di tali problematiche con un approccio fattuale, anteponendo la sostanza agli slogan. Vogliamo dedicare più risorse alla scuola, all’università e alla ricerca, incrementare le pluralità dell’offerta e la concorrenza, aumentare lo status e il prestigio degli operatori della scuola, rafforzare l’interazione tra mondo della scuola e mondo del lavoro e riconoscere il capitale umano come uno degli asset decisivi del nostro sistema economico e sociale, rilanciando al contempo gli sforzi innovativi del paese. Lo facciamo attraverso oltre 20 interventi specifici e ben definiti.

La spesa è consistente, ma giustificata: 5,25 miliardi una tantum, e 13 miliardi per l’istruzione e 9 miliardi per la ricerca e l’innovazione di spese annue correnti di gestione.


1. Potenziare significativamente il sistema degli asili nido I. Aumentare progressivamente la copertura dei bisogni fino al 50% della popolazione di riferimento: si tratta di aumentare di circa 14mila unità le strutture per circa 330mila nuovi posti, attraverso un progetto di compartecipazione pubblico/privato Vantaggi: aiuto alle famiglie, riduzione delle disparità di genere, spinta e incentivo alla natalità Costi: 2,2 miliardi per investimenti (compresi incentivi a componente privata) e 890 milioni di costi correnti di gestione

2. Ottimizzare il programma formativo e l’organizzazione scolastica I. Portare la scuola dell’obbligo a 18 anni: la proposta implica a regime un aumento degli studenti di circa 150mila unità e degli insegnanti di 17mila unità Vantaggi: effetti positivi sul livello di dispersione, aumento medio delle competenze dei ragazzi in formazione, riduzione del numero dei NEET Costi: 680 milioni a regime per incremento insegnanti considerando un costo di 40mila euro ad insegnante.

II. A parità di giorni di frequenza, considerare di ridurre il ciclo scolastico da 13 a 12 anni e considerare di allungare la secondaria di primo grado per lasciare più tempo alle scelte degli studenti in merito al ciclo superiore Vantaggi: inserimento anticipato nel mondo del lavoro, meno ripetizioni di materie già coperte nei cicli precedenti, approccio allineato agli standard internazionali Costi: risparmio di 1,4 miliardi annuali, ma necessità di ricollocamento di parte del nucleo insegnanti

III. Estendere l’opzione tempo pieno: verrebbe esteso a tutte le scuole primarie (40 ore settimanali) con la costituzione di laboratori per attività extra-curriculari, la stipula di accordi con Associazioni di supporto Vantaggi: maggior coinvolgimento ragazzi, aiuto alle famiglie disagiate


Costi: 2 miliardi per adeguamenti organici e premialità annuali

IV, Introdurre il diritto alla mensa: misura collegata all’adozione del tempo pieno. Prevista sotto forma di servizio sussidiato per il 50% per tutte le famiglie, con copertura pubblica progressivamente più elevata per i redditi bassi Vantaggi: aiuto alle famiglie, minor dispersione di tempi dedicati alle attività didattiche, maggior coesione tra ragazzi e insegnanti Costi: 3,6 miliardi annuali

V. Sostituire le bocciature nelle scuole secondarie di primo grado con corsi di recupero e/o affiancamento Vantaggi: un deficit in quella fascia di età è sempre recuperabile anche senza la perdita di un intero anno Costi: sostanzialmente in pari, costi per il recupero bilanciati da minor numero di studenti nei corsi regolari

3. Riformare le carriere degli insegnanti di scuola primaria e secondaria I. Riformare il percorso di formazione: adottare il modello “concurrent”. Un percorso di laurea 3+2 triennale di tipo disciplinare e laurea magistrale specificamente dedicata agli aspetti della didattica, della pedagogia; di carattere fortemente professionalizzante, con tirocinio obbligatorio da svolgersi in scuole attrezzate a tale funzione, in particolare dotate di insegnanti esperti cui sia istituzionalmente attribuito un ruolo di tutor. Si può prevedere una fase transitoria in cui questo nuovo modello di formazione degli insegnanti coesista con quello ora vigente.

II. Rifondare il percorso di abilitazione all’insegnamento: prevedere che il percorso di laurea sia un percorso che si concluda con un anno di assunzione a tempo determinato (di prova) e a seguito di esito positivo il percorso sia abilitante. Vantaggi: eliminare il precariato, favorire una maggiore propensione alla scelta dell’insegnamento dando certezza dei tempi dei, svecchiare il corpo docenti. Si presuppone


un rafforzamento dei percorsi legati all’autonomia scolastica. Costi: si abbattono i costi dei concorsi ma si devono considerare i costi per “ispettori” terzi in grado di valutare in modo indipendente l’anno di prova.

III. Rivedere le logiche retributive del parco insegnanti: si prevede l’introduzione di criteri di merito legati a obiettivi di performance e aggiornamento professionale, a cui collegare un ammontare aggiuntivo intorno al 10% dell’attuale monte stipendio. La differenziazione degli scatti salariali sará valutata da operatori esterni Vantaggi: incentivi a intraprendere la carriera dell’insegnamento, a contribuire all’insegnamento al massimo delle proprie capacità Costi: 3,5 miliardi

4. Ridurre il disallineamento tra domanda e offerta di competenze di scuola, universitá e mondo del lavoro I. Sviluppare nuove materie per i cittadini del domani: introdurre/rafforzare lo sviluppo di: competenze digitali, temi di natura applicativa richiesti dal mercato del lavoro (economia, educazione finanziaria, educazione civica…), e competenze relazionali e di lavoro di gruppo già a partire dalla scuola primaria. Il programma prevede la revisione del ruolo dell’Animatore Digitale, prove nazionali in materia di digitale, una formazione specifica preventiva del corpo docente, e riqualificazione e adattamento aule Vantaggi: rispondere meglio alle esigenze del mondo di domani, ridurre il tasso di dispersione agendo sull’interesse dei contenuti Costi: 2 miliardi infrastrutture e riqualificazioni parco insegnanti

II. Rafforzare e qualificare maggiormente i programmi di Alternanza Scuola/Lavoro: definire più puntualmente gli obiettivi da raggiungere in funzione del tipo di azienda (ad es. due competenze professionali/tecniche e due trasversali o soft skills), allargare l’offerta alle piccole-medie imprese tramite sistema di incentivi, incidenza più rilevante sul voto del diploma Vantaggi: maggiore adiacenza e collaborazione tra i mondi del lavoro e della scuola, riduzione del rischio che l’esperienza possa risultare inutile


Costi: 100 miloni per incentivazione platea aziendale da coinvolgere

III. Creare un canale unico Istruzione e Formazione Professionale, (IeFP) trasformando i corsi di istruzione professionale statale in corsi formazione professionale regionale: a paritá di posti disponibili, adottare un unico percorso di studi privilegiando il canale IeFP ancorato alla logica territoriale regionale, assicurando supporti opportuni (laboratori, attrezzature…). Si prevede anche permeabilità tra canali IeFP e liceali con meccanismi di debito e credito biunivoci. anche per questi percorsi l’obbligo scolastico viene portato a 18 anni Vantaggi: maggior rispondenza alle esigenze territoriali, più flessibilità nel variare i percorsi Costi: 100 milioni per adeguamento attrezzature

IV. Potenziare il sistema di Istituti Tecnici Superiori Aumentare con fattore 6 il numero di dimplomati negli ITS a 21mila, e formare gli operatori necessari; potenziare il Fondo per ITS virtuosi, offrendo ulteriori incentivi agli ITS in base anche al numero di studenti laureati con un lavoro; migliorare le dotazioni logistiche degli ITS; e offrire incentivi per istituzione sportelli fuori sede per evitare surplus di domanda concentrati in aree specifiche. Vantaggi: capitalizzare su questi esempi di successo di formazione e inserimento nel mercato del lavoro ed estenderne i benefici a piú studenti possibile Costi: 1 miliardo a regime (raggiungibile nel 2025) e 0,2 miliardi investimenti una tantum

5. Aumentare l’Attrattività del Percorso Universitario Le proposte successive, declinate secondo le logiche dell’equità nell’accesso, del merito e della solidarietà, mirando a colmare il nostro divario di partecipazione agli studi universitari rispetto ai paesi comparabili

I. Supportare gli studenti fuori sede: attraverso, tra gli altri, il sostegno alla residenzialità per i fuori-sede iscritti a universitá o ITS per un massimo di 4 anni Vantaggi: aperture a nuove fasce di utenti, equità, ascensore sociale Costi: 1,6 miliardi annui


II. Innovare la didattica con una particolare attenzione all’ambito scientifico/tecnologico: intervenire sulle infrastrutture (aule, laboratori materie STEM, biblioteche…), sulla formazione dei docenti, sulla revisione dei calendari didattici, sulla riduzione/regolamentazione della possibilità di rifiuto del voto, sulla semplificazione dell’attuale sistema dei settori disciplinari (oggi 370), sull’introduzione di stage curriculari anche durante il triennio Vantaggi: instaurare una didattica più agile e flessibile, coerente con le esigenze degli studenti, aumentare la soddisfazione del parco docente Costi: forfettariamente 600 milioni di investimenti

III. Ripensare la carriera dei docenti universitari: attraverso incentivi che premino merito, come per esempio stipendi differenziati, e considerando separazione delle carriere di insegnamento da quelle di ricerca Vantaggi: premiare professionalitá e qualitá di insegnamento e ricerca, e rendere carriera universitaria piú attraente Costi: 1 miliardo

IV. Aumentare l’attrattività a livello internazionale: incremento dei corsi in lingua straniera, internazionalizzazione dei curricula, incentivazione docenti stranieri tramite chiamata diretta, anticipazione del calendario didattico per concedere agli studenti stranieri i tempi necessari per la domanda di insegnamento, valorizzazione e promozione dei ranking delle nostre università Vantaggi: allargamento della platea universitaria, incremento dei nostri ranking, cross-fertilization con gli studenti locali Costi: 80 milioni all’anno

6. La rivoluzione delle competenze: valorizzare e sviluppare il capitale umano in logica di Long Life Learning I. Promuovere un Codice di Autodisciplina per la valorizzazione del capitale umano da includere nel bilancio sociale con riferimento a rating ESG: sviluppare una metodologia per l’inserimento volontario a bilancio delle aziende di capitale di una posta che dia un preciso valore economico al capitale umano di un’azienda ed al suo relativo sviluppo.


Il valore specifico viene determinato in funzione delle competenze, dei percorsi, dei programmi di formazione lungo tutto l’arco della vita lavorativa, il lavoratore ha la titolarità e la portabilità dei suoi dati. Il progetto si sviluppa su vari passaggi: a) Mappatura dei livelli di scolarità e formazione permanente, sulla base di un meccanismo di crediti certificato b) Certificazione periodica del livello di competenze, in base ad una tassonomia definita dagli organi istituzionali competenti c) Processo annuale di Asset Quality Review del capitale umano, affidato ad auditors indipendenti e relazione pubblica di valutazione

d) In fase successiva, creazione di una piattaforma di scambio di “Certificati di

Credito delle Competenze”, analoga a quelle sviluppate in campo energetico acquistabili sul mercato dalle aziende non in grado di sviluppare autonomamente i propri target di sviluppo del capitale umano, in una logica di tassa implicita Vantaggi: forte incentivo allo sviluppo del capitale umano, misurazione oggettiva delle iniziative, aumento della produttività del lavoro Costi: 150 milioni., finanziabile mediante progetti pubblico/privato

II. Introdurre corsi monografici in universitá per formazione continua lavoratori: introdurre quadro normativo per corsi facoltativi tenuti dall’università con certificazione formale delle competenze acquisite (microcrediti e certificazione EQF 5,6 o 7) che permettono aggiornamento costante del lavoratore Vantaggi: allargamento dell’offerta formativa in termini sia di proposte che di popolazione, mantenimento di livelli di aggiornamento elevati in base agli interessi e predisposizioni individuali Costi: a carico dei lavoratori che vi partecipano

7. Una rete organica per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico Forte aumento degli investimenti in ricerca di base e applicata fino a raggiungere l’1% del PIL come suggerito dal Piano Amaldi, da ripartirsi su:


I. Finanziamento a progetti e ricerca di singoli ricercatori su modello European Research Council tramite bandi competitivi, assicurando criteri meritocratici

II. Finanziamento a strutture di ricerca mediante bandi Programma di ricerca di significativo interesse nazionale e Programmi ricerca nazionale, in grado di assicurare rapidamente ampi ritorni sugli investimenti con assunzione di nuovo personale ricercatore e adeguamento degli stipendi agli standard UE

III. Promozione dei dottorati di ricerca, attraverso schema di incentivi, rilascio di borse di dottorato, forte interazione tra dottori di ricerca e piccole-media aziende per individuare innovazioni da industrializzare Vantaggi: impulso alla chiusura del gap in termini di spesa per la ricerca rispetto al PIL, attrattività per i ricercatori emigrati verso una logica di rientro

IV. Razionalizzazione dell’offerta di innovazione, attraverso valutazione, selezione revisione funzionamento dei 600+ centri di innovazione per ottenere un modello sostenibile. Arrivare a due modelli: centri di innovazione e trasferimento tecnologico su modello Fraunhofer e Competence Centre operanti come servizi di piattaforma su modello CallT2. In entrambi la partecipazione statale non deve superare il 30% Vantaggi: evitare dispersione fondi potenziando i centri che giá dimostrano capacitá di tenuta economica, sviluppo autonomo e capacitá di fare ricerca applicata e trasferimento tecnologico. V. Potenziamento della domanda di innovazione: Industria 4.0 deve diventare misura strutturale, con credito d’imposta applicabile ad ampia base di progetti come nell’originale del 2016, cumulabile con altri fondi di finanziamento quali progetti europei. Incentivare anche assunzione di laureati con diplomi tecnici (per esempio ITS) e non solo lauree specialistiche. Vantaggi: certezza per le imprese, applicabilitá di incentivi trasversali, innovazione diffusa Costi totali: 9 miliardi annui a regime (pari circa a 0.5% PIL)



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