Sudafrica 2010 il
Piccolo
Speciale
11 Giugno - 11 Luglio
Supplemento al numero 14 de: “Il Piccolo Giornale� del 2 aprile 2010
A cura di Fabio Varesi
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Girone A
FRANCIA Brucia ancora la sconfitta ai rigori di Berlino. La Francia, come è nel suo stile, non si sente seconda all’Italia, ma ad alzare la coppa sono stati gli azzurri e questo è stato mal digerito soprattutto dal contestato ct Raymond Domenech. Da allora, però, i transalpini hanno collezionato delusioni e sono arrivati al mondiale sudafricano non senza polemiche. Malgrado tutto, Domenech è ancora al suo posto e c’è in patria chi spera in un grande piazzamento. La Francia, dicevamo, ha faticato a rinnovare la propria nazionale ed agli europei di due anni fa è stata eliminata nettamente al primo turno: battuta nettamente da Olanda e Italia, ha pareggiato solo con la Romania ed è tornata mestamente a casa. Stesso copione nelle qualificazioni mondiali: inserita nel gruppo 7, è stata sempre sovrastata dalla Serbia, che ha vinto il girone senza affanno, anche se la Francia è arrivata a un solo pun-
Thierry Henry, classe 1977, attaccante del Barcellona e della nazionale francese
to dagli slavi. Per giocare in Sudafrica, ha poi dovuto battagliare con l’Irlanda di Trapattoni, seconda dietro l’Italia nel proprio girone. Le cose si sono subito messe bene: malgrado una prestazione opaca, i francesi hanno vinto a Dublino con un gol di Anelka, sfruttando al meglio gli errori sotto porta degli irlandesi. Ma nel ritorno a Parigi, i transalpini hanno palesato tutti i loro limiti e i “verdi” del Trap sono passati in vantaggio grazie Keane. Poi hanno sbagliato il colpo del ko e quando tutti pensavano alla roulette dei rigori, un’enorme svista arbitrale ha deciso lo spareggio. Durante i supplementari, al minuto 106 la palla finisce in area irlandese, Henry sbaglia lo stop e si aggiusta la palla con la mano sinistra, poi crossa al centro dove Gallas mette in rete. La terza arbitrale convalida il gol, tra la rabbia dell’Irlanda. Una qualificazione arrivata tra le polemiche e guarda caso, l’unico a starsene in disparte è stato Domenech, che invece a Ber-
Il ct francese Raymond Domenech
lino si era scatenato contro Materazzi. Come cambiano gli atteggiamenti quando gli errori arbitrali sono a favore… La Francia, comunque, resta una nazionale temibile, perché annovera attaccanti di ottimo livello come Henry, Anelka, Benzema e Gignac. Anche a centrocampo è ben fornita grazie a Ribery, Gourcuff e Maluda, mentre in difesa pare avere il suo tallone d’Achille e per questo crediamo non possa essere annoverata tra le favorite. Ma il passaggio almeno agli ottavi non dovrebbe essere in discussione.
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URUGUAY Il portiere Fernando Muslera. A lato l’allenatore Oscar Tabarez
La Celeste (così è chiamata la nazionale uruguaiana) è stata l’ultima squadra a qualificarsi a Sudafrica 2010. Dopo un lungo ed estenuante girone di qualificazione sudamericano, gli uomini di Oscar Tabarez (ex tecnico di Milan e Cagliari) hanno piegato l’indomita resistenza del Costa Rica. Nello spareggio, l’Uruguay ha vinto in trasferta grazie alla rete di Lugano e nel ritorno ha pareggiato 1-1 (in gol l’esperto Abreu), rischiando qualcosa di troppo nel finale. Spareggio che poteva essere evitato se l’Uruguay avesse almeno pareggiato l’ultima gara del girone contro l’Argentina di Maradona, che invece si è imposta a Montevideo grazie anche agli errori dei giocatori di casa. In ogni caso la qualificazione è arrivata, dopo l’amarezza di quattro anni fa, quando l’Australia di Hiddink fece suo lo spareggio a spese dei sudamericani. Una nazionale che da anni vive di ricordi, grazie ai due successi iridati del 1930 e del 1950, quando fece piangere l’intero Brasile. Ma l’ultimo risultato di rilievo ottenuto ai mondiali risale addirittura al 1970 in Messico, quando le Celeste arrivò quarta. Da allora sono state poche le partecipazioni (solo quattro) e al massimo sono stati raggiunti gli ottavi di finale.
Nessuno in patria si fa tante illusioni, ma la speranza di tutti è quella di superare almeno il primo turno. I buoni giocatori non mancano, ma giocano quasi tutti all’estero e per Tabarez non è facile assemblarli e presentare così una squadra competitiva. Nutrita la rappresentanza di “italiani”: il portiere Muslera (Lazio), il terzino Caceres (Juventus), il mediano Gargano (Napoli) e l’attaccante Cavani (Palermo). Il ct punta molto anche sulle doti realizzative di Forlan e di Abreu, che con cinque reti è stato il miglior realizzatore nelle qualificazioni. Ma è sulla tenuta difensiva che Tabarez punta per passare il primo turno, tutt’altro che facile visto che non esiste sulla carta una nazionale debole. Già nel 2002, Francia e Uruguay finirono nello stesso girone, ma a sorpresa vennero eliminate da Danimarca e Senegal. Precedente che la Celeste vuole assolutamente cancellare.
L’esultanza dell’Uruguay subito dopo la qualificazione ottenuta contro il Costa Rica
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Girone A Per i messicani si tratta della quinta partecipazione consecutiva alla fase finale dei mondiali e questo rappresenta già un successo. Malgrado risultati non eccelsi, il Messico è sempre stato un osso duro per tutti e in alcuni casi avrebbe meritato miglior fortuna. Come nel 1998 quando perse negli ottavi con la Germania, dopo aver dominato la gara e sprecato un numero incredibile di occasioni da rete. Il commissario tecnico Javier Aguirre ha cercato di rinnovare la squadra e non ha corso rischi durante le qualificazioni. Dopo aver ottenuto il pass dietro l’Honduras, il Messico ha colto il secondo posto nel girone finale dietro gli Stati Uniti e quindi il biglietto per il Sudafrica. I giocatori più rappresentativi sono Carlos Vela, che milita nell’Arsenal e Cauthemoc Blanco, miglior cannoniere delle qualificazioni con tre reti.
MESSICO L’attaccante messicano Carlos Vela
Il Messico, pur non essendo una nazione calcistica di primo piano, ha organizzato per ben due volte i mondiali
e in entrambe le occasioni ha colto il miglior piazzamento: i quarti di finale. Nel 1970 perse 4-1 con l’Italia e nel
1986 venne piegata solo ai rigori dalla Germania Ovest. Sarà difficile in Sudafrica ripetere quelle imprese.
SUDAFRICA Il quarto posto ottenuto nelle Confederations Cup nello scorso anno ha dato coraggio al Sudafrica, che come Paese organizzatore non vuole fare brutta figura. Oltretutto, le imprese della Corea del Sud nel 2002 hanno mostrato che nel calcio nulla è impossibile, ma alla nazionale del ct brasiliano Joel Santana occorrerà anche molta fortuna. I sudafricani partecipano per la terza volta alla fase finale di un mondiale: nel 1998 e nel 2002 arrivò una rapida eliminazione, ma da allora c’è molta
più esperienza, anche se con poca qualità. Per ottenere buoni risultati, Santana deve
accantonare il bel gioco è puntare su forza fisica e velocità, armi che hanno per-
Steven Pienaar, uno dei migliori giocatori sudafricani
messo al Sudafrica di fare una buona figura nella Confederations Cup.
La nazionale di casa ha comunque alcune buone individualità come Dikgacoi del Fulham, Mokoena (Portsmouth), Moriri e soprattutto Steven Pienaar dell’Everton. In più ci sarà il pubblico a spingere il Sudafrica verso gli ottavi. Per una volta il rugby (sport nazionale) cederà la vetrina al calcio, come accade nel 1996 quando i “Bafana Bafana” vinsero la Coppa d’Africa giocata proprio in Sudafrica. Stavolta gli obiettivi sono diversi, ma la voglia di far bene è la stessa.
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Girone B
ARGENTINA Riuscirà Maradona a eguagliare Zagalo e Beckenbauer? Gli ultimi due sono fino ad ora gli unici ad aver vinto il titolo mondiale sia in campo che da selezionatori. L’ex Pibe de oro dispone di ottimi giocatori, ma raramente è riuscito a dare un gioco alla squadra, che ha faticato tantissimo nelle qualificazioni (quarta con 28 punti in 18 partite). C’è di buono che difficilmente l’Argentina farà peggio e che nel momento decisivo il gruppo si è ritrovato ed è andato a vincere in Uruguay la partita decisiva per la qualificazione. Ma per ambire a vincere il mondiale, servirà molto di più che sporadiche giocate di classe dei tanti solisti argentini. Soprattutto contro l’odiato Brasile, la nazionale biancoceleste dovrà ritrovare l’arma del contropiede, alla base dei successi raccolti negli ultimi trent’anni. Per la verità, l’Argentina non arriva tra le prime quattro in un mondiale da vent’anni, cioè da Italia ’90, quando un discusso rigore regalò alla Germania il titolo al termine di una delle più brutte finali iridate della storia. Poi solo delusioni e rimpianti, a partire dal 1994 quando Maradona venne trovato positivo al testo del doping e la squadra, tra le favorite, si smarrì e perse negli ottavi. Addirittura nel 2002 arrivò una clamorosa eliminazione al primo turno, malgrado la presenza di grandi stelle a partire da Batistuta. Quattro anni fa l’ultima beffa: ai quarti l’Argentina mise sotto i padroni di casa tedeschi, ma un errore difensivo costrinse l’Argentina alla roulette dei rigori, che premiarono la Germania. Maradona non è più in campo e non potrà trascinare al titolo una nazionale non eccezionale, come accadde nel 1986 in Messico, ma confida molto nelle qualità del suo vero erede: Lionel Messi. Il giocatore del Barcellona, dopo l’apprendistato di quattro anni fa, è pronto a trascinare l’Argentina almeno in semifinale, anche perché potrà contare sull’aiuto
di altri grandi elementi del calibro di Aguero (punta dell’Atletico Madrid e genero di Maradona), Tevez (attaccante di Mancini al Manchester City), Lavezzi del Napoli e Mascherano, prezioso centrocampista del Liverpool. Poi c’è un certo Diego Milito che, dopo i tanti gol segnati all’Inter, potrebbe tornare utile per il mondiale. Forse il reparto difensivo non appare di grande qualità, ma visto l’attacco, l’Argentina può segnare sempre un gol più degli avversari. Il Brasile è avvisato…
Lionel Messi, fuoriclasse argentino. Sopra il ct Diego Armando Maradona
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GRECIA
Nel 2004 la Grecia ha realizzato una delle più grandi imprese calcistiche della storia: vincere l’Europeo portoghese contro tutti i pronostici. Solo la Danimarca, ripescata nel 1992, era riuscita a tanto. Pochissimi i giocatori di livello internazionale di quella squadra, modellata ad arte dal santone del calcio tedesco Otto Rehhagel, il condottiero del Werder Brema degli anni ’80 e ’90, che mise paura al Milan di Sacchi
nei quarti di finale della Coppa Campioni 1988-89. Dopo quell’exploit, la Grecia si è un po’ smarrita e ha mancato la qualificazione ai mondiali del 2006 e due anni fa agli Europei è uscita malamente al primo turno. Ma quando la favola ellenica sembrava definitivamente finita, Rehhagel ha riproposto una nazionale tosta, che è riuscita a cogliere il secondo posto nel girone 2 (molto equilibrato e vinto dalla Svizzera) e a giocarsi tutte le chance nello spareggio con l’Ucraina. Una sfida che vedeva la squadra di Schevchenko favorita, anche perché è riuscita a strappare lo 0-0 in Grecia. Nel ritorno a Kiev il risultato appariva scontato, ma non per gli ellenici, che si sono imposti con
un gol di Salpigidis realizzato al 31’ del primo tempo. Ad Atene si è tornati a far festa come nel luglio del 2004 dopo il successo, sempre per 1-0, nella finale europea con il Portogallo. Ma l’appetito vien mangiando e la Grecia vuole almeno raggiungere gli ottavi, obiettivo fallito nel 1994, alla prima qualificazione al mondiale del calcio ellenico. Il calcio greco è cresciuto anche a livello di club, grazie soprattutto al Panathinaikos, capace di battere l’Inter e la Roma in tempi recenti. La nazionale, però, non ha grandi stelle e deve necessariamente puntare sul collettivo. I giocatori migliori giocano all’estero e sono: Charisteas (Norimberga), Samaras (Celtic), Papastathopoulos (Genoa), Moras (Bologna) e Gekas (Bayer Leverkusen), autore di 10 gol nelle qualificazioni. Quattro anni fa la Grecia è arrivata seconda ai mondiali di basket (davanti ai professionisti americani): nessuno in patria chiede ai calciatori di ottenere tanto, ma di fare una bella figura se lo augurano in molti.
Il ct Otto Rehhagel. Sopra il bomber Angelos Charisteas
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Girone B
NIGERIA Dopo aver visto i mondiali tedeschi in televisione, la Nigeria torna protagonista. Insieme al Camerun, la nazionale “verde” ha portato il calcio africano ad alti livelli e solo per sfortuna si è fermata agli ottavi. In particolare, tutti ricordano la rocambolesca vittoria dell’Italia di Roberto Baggio nel 1994 negli Stati Uniti, con i nigeriani in vantaggio a pochi minuti dalla fine e raggiunti e poi superati dalle prodezze del fantasi-
sta azzurro. A dire il vero, la Nigeria avrebbe meritato la qualificazione, ma ha gestito male gli ultimi minuti del match con un avversario rassegnato. Quella generazione di giocatori ha anche vinto la Coppa d’Africa nel 1994 e l’oro olimpico nel 1996. Rispetto ad allora la Nigeria è sicuramente meno competitiva, ma arrivare al mondiale è già un successo e tutto quello che arriva è di guadagnato. Per ottenere il pass per il Sudafrica, la nazionale diretta da Shuaibu Amodu ha vinto la resistenza di un avversario ostico come la Tunisia. Anche nella Nigeria, i migliori giocatori militano all’estero e sono: Obodo (Udinese) Mikel (Chelsea) e i tre attaccanti ex “italiani” Kanu (Portsmouth), Martins (Wolfsburg) e Obinna (Malaga).
L’attaccante Obafemi Martins, a lato il tecnico Shuaibu Amodu
COREA DEL SUD La settima partecipazione consecutiva alla fase finale di un mondiale (l’ottava della sua storia) merita un premio, che simbolicamente può essere rappresentato dal quarto
posto colto “fortunosamente” (diciamo così) nell’edizione nippo-coreana del 2002. Cresciuta notevolmente negli ultimi vent’anni grazie alla conduzione tecnica di
Park Ji Sung esulta dopo un goal con i compagni di squadra
allenatori europei, la Corea del Sud rappresenta sempre un avversario ostico, anche se le sue chance di accedere agli ottavi appaiono assai scarse. Affidata a Huh Jung
Moo, la nazionale asiatica si è dovuta scontrare con la Corea del Nord e l’Arabia Saudita in un girone di qualificazione molto equilibrato, riuscendo però a vincerlo. Miglior realizzatore è stato Park Ji Sung (5 reti), elementi do valore internazionale che milita nel Manchester United. Gli altri giocatori di buon livello sono Park Chu Young (Monaco) e Oh Beom Seok che gioca in patria nell’Ulsan Hyundai Horang-i. L’Italia ha incontrato due volte la Corea del Sud: nel 1986, vincendo 3-2 nel primo turno e soprattutto nel 2002, perdendo 2-1 negli ottavi (la famosa partita diretta dall’arbitro Moreno…).
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Girone C
INGHILTERRA Riuscirà sir Fabio Capello a riportare la coppa del mondo alla regina dopo 44 anni? Il tecnico italiano è partito con il piede giusto, vincendo a mani basse (9 vittorie e una solo sconfitta) il proprio girone di qualificazione davanti a Ucraina e Croazia, riscattando l’eliminazione agli Europei 2008.
Per i tifosi inglesi Capello rappresenta un’icona del calcio da quel lontano 1973, quando con un suo gol premise all’Italia di espugnare Wembley per la prima volta. Dopo quello sgarro, l’Inghilterra intera chiede al tecnico italiano di “riscattarsi” portando i bianchi almeno in semifinale, traguardo raggiunto per l’ultima volta a Italia ’90. Nella sua carriera di allenatore, iniziata nel 1987, Capello è sempre andato a segno alla guida di Milan, Juventus, Roma e Real Madrid ed ora vuole fare pokerissimo anche con l’Inghilterra. Oltretutto dispone di un gruppo di ottimi giocatori, quindi è logico inserire l’Inghilterra tra le favorite del mondiale sudafricano.
La stella dei “leoni” è sicuramente Wayne Rooney, che con 9 gol è stato il capocannoniere nelle qualificazioni e capace di grandi giocate sia in nazionale che con il Manchester. Ma il reparto più forte degli inglesi è il centrocampo, che dispone di due autentici assi come Frank Lampard del Chelsea e Steven Gerrard del Liverpool, che oltre a proporre gioco, sono ottimi stoccatori in zona gol. Niente male anche la coppia difensiva composta da John Terry e Rio Ferdinand, che garantisce una buona copertura alla squadra. Ma per andare fino in fondo al mondiale servirà all’Inghilterra un po’ di fortuna, avuta raramente nelle precedenti edizioni. Come nel 1986, quarto di finale con l’Argentina, deciso dal famoso gol di mano di Maradona che premiò immeritatamente i sudamericani. Oppure nel 1990, semifinale con la Germania, passata in vantaggio grazie a una clamorosa e sfortunata autorete, poi raggiunta e dominata dagli inglesi, ma più precisa ai rigori. Roulette dei rigori fatali agli inglesi anche nel 1998 (ottavo con l’Argentina) e 2006 (ottavo con il Portogallo), mentre nel 2002, nei quarti con il Brasile, un cross sbagliato di Ronaldinho decise una contesa ben giocata dall’Inghilterra. Con un po’ di meritata buona sorte i “bianchi” potrebbero essere pericolosi per tutti.
Fabio Capello e sopra, Wayne Rooney
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STATI UNITI Sono sei le partecipazioni consecutive degli Stati Uniti alla fase finale dei mondiali. Niente male per una nazione che ha scoperto il soccer solo negli anni ’70 e che ha un campionato non molto competitivo. L’apice del rendimento della nazionale “stelle e strisce” è stato raggiunto nel 2002, con il raggiungimento dei quarti di finale, persi con molti rimpianti con la Germania. Ai punti avrebbero vinto gli Usa, ai quali fu negato un netto calcio di rigore. Quattro anni fa, malgrado il pareggio con l’Italia, la squadra è stata malamente eliminata al primo turno e molti in patria hanno pensato alla fine della bella favola calcistica, ma l’impresa alla Confederations Cup del 2009 ha riacceso gli entusiasmi. In Sudafrica, nella competizione premondiale, gli Usa sono partiti male (ko con l’Italia), ma poi sono arrivati in semifinale dove hanno battuto addirittura la Spagna per 2-0. E in finale con il favorito Brasile si sono trovati in vantaggio di due gol, prima di cedere alla veemente rimonta della selecao, vittoriosa per 3-2. Nelle qualificazioni gli Usa di Bob Bradley hanno avuto un cammino spedito e hanno vinto entrambi i gironi nei quali sono stati inseriti: prima davanti a Trinidad e Tobago (5 vittorie e 1 sconfitta), poi nel girone finale davanti a Messico e Honduras (6 vittorie, 2 pareggi e 2 ko). Il capocannoniere delle qualificazioni è stato Jozy Altidore del Villareal con 4 reti. Il gruppo a disposizione di Bradley è formato da giocatori non eccelsi tecnicamente, ma veloci e ostici da contrastare fisicamente. Il miglior elemento è sicuramente Landon Donovan (dei Los Angeles Galaxy), centrocampista offensivo già presente ai mondiali del 2002. Poi ci sono l’eterna promessa Freddy Adu (del Benfica), il già citato Altidore e il milanista Oguchi Onyewu, grande protagonista alla Confederations Cup, ma vittima di un grave infortunio ad inizio stagione. Non è detta che il difensore possa recuperare per il mondiale. Obiettivo minimo degli Usa è il passaggio agli ottavi, impresa alla portata della squadra di Bradley, a patto che giochi al meglio delle proprie possibilità.
Bob Bradley tecnico degli Usa
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Girone C
Per la Slovenia l’accesso al mondiale rappresenta un’autentica impresa. Aver eliminato la Russia di Hiddink, semifinalista agli Europei del 2008, è un traguardo di grande prestigio per una nazionale sempre ai margini del grande calcio e che anche quando faceva parte della Jugoslavia, non ha mai sfornato grandi giocatori. Quella in Sudafrica è la seconda partecipazione ai mondiali, dopo quella del 2002, alle quali aggiungiamo la qualificazione all’Europeo del 2000. Nelle qualificazioni ha colto il secondo posto nel girone 3 dietro alla Slovacchia, ma davanti a
slovenia Samir Handanovic difenderà la porta della Slovenia
alGeRia
L’Algeria torna al mondiale dopo 24 anni. Allora la nazionale africana annoverava un certo Madjer, soprannominato “il tacco di Allah” dopo aver deciso con una prodezza, proprio di tacco, la finale di Coppa Campioni del 1987 tra il Porto e il Bayern Monaco (vinta 2-1 dai lusitani). Ma l’Algeria fece parlare di sé quattro anni prima, nel 1982 in Spagna, quando battè la Germania Ovest con le rete di Madjer e Belloumi e venne eliminata con tante polemiche per differenza reti per colpa di una sfida definita troppo “amichevole” tra Austria e la stessa Germania Ovest. L’Algeria del ct Rabah Saadane ha staccato il pass per il Sudafrica al termine di una battaglia con l’Egitto (poi trionfatore della Coppa D’Africa). Le due nazionali hanno terminato il girone a pari punti (13 in sei gare) e con la medesima differenza reti (9 gol fatti e quattro su-
bìti). Si è quindi reso necessario uno spareggio, anche questo molto equilibrato e vinto dagli algerini per 1-0 grazie alla rete realizzata da Antar Yahia al 40’ del primo tempo. I giocatori di spicco della nazionale, oltre ad Yahia (capocannoniere del girone con 4 reti), sono gli “italiani” Ghezzal (Siena) e Meghni (Lazio).
L’attaccante algerino Abdel Kader Ghezzal
Repubblica Ceca, Irlanda del Nord e Polonia (con 6 vittorie, 2 pareggi e 2 ko). Poi nello spareggio con la Russia ha perso 2-1 a Mosca (prezioso il gol di Pecnik all’88’) e vinto a Lubiana grazie alla rete di Dedic e alle parate di Samir Handanovic dell’Udinese. La punta del Bochum e il portiere sono tra gli elementi di spicco della nazionale di Matjaz Kek, insieme a Milivoje Novakovic del Colonia, miglior realizzatore sloveno delle qualificazioni con 5 gol. Obiettivo della Slovenia? Fare bella figura, soprattutto con le più accreditate Inghilterra e Stati Uniti.
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Girone D
GERMANIA Che dire di una nazionale che per undici volte si è piazzata tra le prime quattro in un mondiale? Che per forza deve essere inserita tra le grandi favorite di Sudafrica 2010. Stiamo parlando della Germania, capace di ottenere grandi risultati anche quando schiera nazionali modeste, grazie a una determinazione che poche nazionali possono vantare. Malgrado una generazione non eccelsa, la Germania è arrivata seconda nel 2002, terza nel 2006 e seconda agli Europei del 2008. In bacheca a Berlino ci sono tre coppe del mondo (1954, 1974 e 1990) e tre coppe d’Europa (1972, 1980 e 1996), ma anche alcuni rimpianti per le troppe finali perse, soprattutto ai mondiali: 1966, 1982, 1986, 2002. Nel girone di qualificazione la squadra di Joachim Loew ha avuto una marcia spedita e soprattutto ha vinto due volte con la più pericolosa rivale: la Russia. Due soli i pareggio, entrambi con la Finlandia, il secondo a qualificazione ottenuta. Come al solito, il miglior realizzatore tedesco delle qualificazioni è stato Miroslav Klose con 7 reti, cecchino infallibile del Bayern di Monaco e sempre decisivo nelle grandi competizioni (capocannoniere a Germania 2006). La nazionale tedesca, pur senza avere i fuoriclasse degli anni ’70, può schierare un buon numero di ottimi giocatori, che in nazionale danno il massimo. Tra questi i
Miroslav Klose, attaccante del Bayern. Nella foto sotto Michael Ballack
più celebri sono il centrocampista Michael Ballack del Chelsea, la punta esterna Lukas Podolski del Colonia, il terzino d’attacco Philipp Lahm e centrocampista Bastian Schweinsteiger, entrambi del Bayern Monaco. Difficile pensare a una Germania fuori prima dei quarti. Poi può succedere di tutto, ma quanto è accaduto nelle utile due edizioni del mondiale, deve servire come avvertimento per gli avversari dei tedeschi, che sono riusciti a sovvertire il pronostico e l’andamento della gara. Nel 2002 il
quarto con gli Usa fu dominato dalla più fresca nazionale americana, ma la Germania fece due tiri in porta, uno a segno e l’altro finito sul palo, a conferma del proverbiale cinismo dei tedeschi. Nel 2006, sospinta dal tifo si casa, la Germania ha affrontato con coraggio la favorita Argentina e quando sembrava ormai condannata, ha trovato il pareggio e ha strappato la qualificazione in semifinale ai rigori. Poi con l’Italia è andata male, ma se Podolski non avesse fallito il gol da due passi, la sfida avrebbe avuto un esito differente. Insomma, anche in Sudafrica tutte le favorite dovranno fare i conto con i tedeschi.
17 E’ la prima volta che la Serbia partecipa da sola al mondiale. Quattro anni fa era insieme al Montenegro e nelle precedenti sette partecipazioni rappresentava la Jugoslavia. Una terra ricca di grandi giocatori, raramente però capaci di formare una squadra vincente. Al mondiale vanta solo due quarti posti (1930 e 1960) e agli Europei ha raggiunto la finale nel 1968, sprecando una grande occasione nel primo confronto con l’Italia. Poi nel replay, con gli slavi scarichi, gli azzurri vinsero 2-0 e si aggiudicarono il titolo. L’unico alloro slavo è il titolo olimpico conquistato a Roma nel 1960, anche se si deve ricordare che allora le nazionali dell’Est schieravano i migliori giocatori (perché dilettanti), mente quelle occidentali partecipavano con le selezioni Under 21.
Dejan Stankovic, trascinatore della Serbia
Nemanja Vidic esulta dopo un gol
SERBIA
La Serbia attuale, diretta dal ct Radomir Antic, si annuncia avversario ostico per tutti, come ha scoperto
la Francia nel girone 7 di qualificazione. I serbi non hanno mai messo in discussione la loro leadership e
hanno vinto meritatamente il raggruppamento, collezionando due sconfitte a risultato acquisito. Obiettivo minimo dei serbi è l’accesso agli ottavi di finale, anche se non sarà una passeggiata accedervi visto il valore delle avversarie del girone D in Sudafrica. Antic punta molto sul gruppo, formato da giocatori di grande temperamento, ma anche su alcune individualità che hanno affinato le loro qualità giocando nei campionati stranieri. I leader del gruppo sono sicuramente il centrocampista interista Dejan Stankovic, il difensore del Manchester United Nemaja Vidic, Branislav Ivanovic del Chelsea, Aleksandar Kolarov della Lazio e la punta Milan Jovanovic (Standard Liegi), miglior realizzatore serbo delle qualificazioni con 7 reti. Nel primo turno del mondiale i serbi affrontano la Germania, che nel passato ha quasi sempre sbarrato la strada all’allora Jugoslavia (come nel 1974 e nel 1990). I serbi vorranno sicuramente vendicare quelle sconfitte, ma è probabile che dovranno avere la meglio su Australia e Ghana per agguantare il secondo posto del girone.
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Girone D
AUSTRALIA
I canguri ci hanno preso gusto. Tornati al mondiale in Germania dopo 32 anni, l’Australia ha bissato la qualificazione anche in Sudafrica, confermando evidenti progressi in uno sport relegato sempre in disparte da rugby e tennis. Come quattro anni, fa la conduzione tecnica è affidata a un olandese, Pim Verbeek, che spera di ripetere le imprese del connazionale Hiddink, capace di portare l’Australia agli ottavi di finale e di perdere con l’Italia non senza rimpianti e polemiche. Sì, perché il rigore assegnato agli azzurri a tempo scaduto suscitò molte perplessità e condannò una squadra che sul campo non aveva affatto demeritato. Passare il turno non sarà però facile per gli australiani, che per riuscirci dovranno
Michael Essien, capitano della nazionale ghanese
La nazionale australiana esultante dopo la qualificazione ottenuta
giocare al massimo delle possibilità, confidando nell’estro dei migliori giocatori, militanti tutti in Europa. Tra questi ricordiamo Bresciano
del Palermo, Cahill (Everton), Kewell (Galatasaray) e Schwarzer (Fulham). L’Australia si è qualificata a Sudafrica 2010 dominan-
do il proprio girone asiatico, precedendo Giappone e Bahrain. I migliori realizzatori sono stati Cahill e Emerton con quattro reti a testa.
GHANA Tornare al mondiale quattro anni dopo l’esordio in Germania, è già un grande successo per il Ghana. Oltretutto nell’edizione tedesca la nazionale africana arrivò gli ottavi, deve venne eliminata dal favorito Brasile. Per il ct serbo Milovan Rajevac non sarà facile ripetere quell’exploit: molto dipenderà dallo stato di forma dei migliori giocatori ghanesi, impegnati nei campionati europei. Il reparto di maggior qualità è sicuramente il centrocampo, che può schierare Essien del Chelsea e l’interista Muntari, cresciuto molto sotto la guida di
Mourinho. Poi ci sono Agogo (che gioca in Egitto con l’Al-Zamalek) e Amoah (del Nac Breda), migliori realizzatori delle qualificazioni con 4 gol a testa e l’udinese Asamoah. Il Ghana, che ha esordito ai mondiali proprio contro l’Italia (ko 2-0 con le reti di Pirlo e Iaquinta), si è qualificato a Sudafrica 2010 vincendo nettamente il girone D con 13 punti, frutto di 4 vittorie, 1 pareggio e una sola sconfitta. Il Benin e il Mali non hanno, infatti, mai dato la sensazione di poter impensierire la leadership della nazionale di Rajevac.
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Girone E
OLANDA E’ la mancanza di continuità il tallone d’Achille dell’Olanda. Nazionale in grado di battere chiunque, ma anche di cadere sempre sul più bello. Come è accaduto due anni fa durante gli Europei: dopo aver maltrattato Francia e Italia al primo turno, gli orange hanno perso inaspettatamente con la Russia del connazionale Hiddink nei quarti di finale. Difficile dire quanta strada farà l’Olanda in Sudafrica, certamente sarebbe una clamorosa sorpresa non vederla almeno agli ottavi di finale. Il ct Bert Van Marwijk (che ha preso il posto di Marco Van Basten) può contare su un gruppo di buoni giocatori, ma non di un fuoriclasse in grado di risolvere le partite. Gli olandesi punteranno tutto sul collettivo, sperando di trovare un uomo-gol durante la competizione. Le qualificazioni non rappresentano un banco di prova attendibile, visto che gli orange hanno sì vinto tutte le partite, ma contro avversari di scarso valore internazionale come Norvegia, Scozia, Macedonia e Islanda.
Sono lontanissimi i tempi dell’Arancia meccanica di Rinus Michels, che schierava Cruijff, Rep, Krol e Neskeens (solo per citarne alcuni), ma l’Olanda attuale è lontana parente anche di quella che puntava sul trio milanista Van Basten, Gullit e Rajkaard che, a differenza di quella di Cruijff, ha vinto l’unico trofeo internazionale in bacheca ad Amsterdam (l’Europeo del 1988). In ogni caso l’Olanda può diventare indigesta a molte squadra, grazie a un centrocampo dinamico e di qualità. L’interista Sneijder e Robben del Bayern Monaco sono tornati a buoni livelli e promettono di fare grandi cose al mondiale. Anche in attacco Marwijk ha varie opzioni con Van Persie (Arsenal), Kuyt (Liverpool) e il milanista Klaas Huntelaar, ma perso Ruud Van Nistelrooy, manca lo spietato cecchino dell’area di rigore. Il reparto più debole dell’Olanda sembra dunque la difesa, carenza che in un mondiale potrebbe esse-
re pagata a caro prezzo. In ogni caso, visto il grande equilibrio, anche gli olandesi possono ragionevolmente puntare almeno ai quarti di finale, sempre che non ripetano le amnesie di due anni fa. L’ultimo risultato di rilievo dell’Olanda ai mondiali è datato 1998 in Francia, quando gli orange persero immeritatamente ai rigori in semifinale con il Brasile e poi finirono quarti.
A lato Wesley Sneijder, centrocampista dell’Inter e della nazionale olandese. Sopra Klaas Jan Huntelar
21 Dopo otto anni la Danimarca torna al mondiale, il quarto della sua storia. E lo fa dopo aver fatto fuori la Svezia di Zlatan Ibrahomovic, sulla carta più accreditata di arrivare a Sudafrica 2010. Ma la nazionale di Morten Olsen (colonna della squadra ammirata negli anni ’80), ha anche superato il Portogallo di Cristiano Ronaldo, costringendolo a giocare gli spareggi per qualificarsi al Mondiale. Insomma, risultati di tutto rispetto per una nazionale che spesso è stata la mina vangante nei grandi appuntamenti calcistici. Come dimenticare quanto accadde agli Europei del 1992 in Svezia? La Danimarca, eliminata nelle qualificazioni, è stata ripescata dopo l’esclusione della Jugoslavia e senza un’adeguata preparazione, inanellò vittorie a raffica, fino alla finale: il 2-0 alla Germania fruttò uno dei successi più incredibili della storia del calcio internazionale. Ma anche nel 2002 i
DANIMARCA
danesi spedirono a casa già al primo turno i campioni in carica della Francia e ancora più indietro nel tempo, strapparono applausi agli Europei del 1984 in Francia (con Morten Olsen in campo), quando
Daniel Agger (in scivolata) e Martin Laursen. Sopra il ct Morten Olsen
raggiunsero le semifinali. Ora la Danimarca può schierare poche stelle, ma un gruppo di giocatori determinati, che sono cresciuti parecchio militando nei vari campionati europei. Su tutti Niklas Bendt-
ner dell’Arsenal, Daniel Agger (Liverpool), il “palermitano” Simon Kjaer e il veterano Christian Poulsen, mediano della Juventus. Inserita in un girone non troppo complicato, la nazionale danese può autorevolmente puntare all’accesso agli ottavi e perché no pensare di andare ancora avanti, grazie anche al calore di un pubblico non propriamente nordico e che segue la propria nazionale ovunque. Quando la Danimarca non si qualifica, mancano parecchio nelle foto coreografiche i danesi con il volto dipinto di bianco e rosso e soprattutto con indosso gli elmetti dei vichinghi, che li rendono simpatici anche ai tifosi avversari. Il sostegno dei supporters è un’arma in più per la temibile “banda” di Morten Olsen.
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Girone E
E’ stata la prima nazionale africana a raggiungere i quarti di finale di un mondiale (persi, tra l’altro, con molta sfortuna e qualche decisione arbitrale discutibile). E’ accaduto a Italia ’90, quando il Camerun di Roger Milla mise paura all’Inghilterra, dopo che nel 1982 aveva spaventato l’Italia, poi diventata campione del mondo. Dopo un periodo di appannamento, il Camerun è tornato competitivo e sotto la guida del francese Le Guen punta a passare il primo turno, anche se l’impresa non appare agevole. Nel girone di qualificazione, i “leoni” hanno confermato di essere in salute dominando Gabon, Togo e il deludente Marocco. Miglior realizzatore è stato l’interista Samuel Eto’o con 9 reti, a conferma del suo ruolo di leader nella propria nazionale. A dargli manforte un manipolo di buoni giocatori, che militano tutti in Eu-
CAMERUN Samuel Eto’o, punta e capitano della nazionale del Camerun
ropa: Eric Djemba Djemba (Odense), Geremi (Newcastle), Rigobert Song (Trabzonspor) e Pierre Wome
(Colonia), che vuole riscattare l’errore dal dischetto che costò al Camerun la qualificazione a Germania
GIAPPONE
Shunsuke Nakamura, centrocampista dell’Espanyol e della nazionale giapponese
2006. Per Olanda e Danimarca, un avversario che si annuncia tutt’altro che malleabile.
Il Giappone cala il poker. Sono quattro, infatti, le partecipazioni dei nipponici (tutte consecutive) alla fase finale di un mondiale, anche se una sola volta hanno passato il primo turno. E’ successo, guarda caso, nel nell’edizione nippo-coreano del 2002, quando i giapponesi si fermarono agli ottavi. Impresa che difficilmente ripeterà in Sudafrica, visto che il Giappone è stato inserito in un girone non certo abbordabile. La nazionale del ct Takeshi Okada si è qualificata giungendo alle spalle dell’Australia, ma davanti a Bahrein, Qatar e Uzbekistan. Pochissime le individualità di spicco, in un team che punta soprattutto sul collettivo. Il più conosciuto è Shunsuke Nakamura, che gioca nell’Espanyol, ma il ct punta anche su Endo, Nakazawa e Tanaka, che giocano tutti e tre nel campionato giapponese. E’ inutile negarlo, l’approdo del Giappone agli ottavi di finale sarebbe una grande sorpresa, ma nella storia dei mondiali le squadre asiatiche non sono nuove a certi exploit. Per maggiori informazioni, chiedere all’Italia…
24 Quattro anni sono passati troppo in fretta. L’Italia si è piacevolmente abituata a sentirsi campione del mondo di calcio, ma è arrivato il momento di mettere il palio il titolo, con la consapevolezza che sarà dura ripetere il trionfo a Germania 2006. Molti protagonisti di quell’impresa saranno presenti anche in Sudafrica e il timore degli appassionati è che si ripeta quanto accaduto nel 1986 ai campioni di Spagna: una partecipazione sottotono. Ma è difficile per il ct Marcello Lippi, tornato al timone dopo la breve parentesi Donadoni, privarsi di quei giocatori che hanno fatto saltare il banco quattro anni fa; oltretutto il nostro calcio non sembra sfornare nuovi talenti e quei pochi (vedi Cassano) sono di difficile collocazione nella nazionale. Perciò, non resta che sperare nella voglia di riscatto dei senatori, dopo le pesanti critiche ricevute sia agli Europei del 2008 che durante la deludente Confederations Cup, giocata lo scorso anno proprio in Sudafrica. In verità, gli azzurri hanno brillato poco anche nel girone di qualificazione, pareggiando con l’unico vero av-
Girone F Marcello lippi con gli azzurria Coverciano, sotto l’esultanza dopo la vittoria nel 2006
ITALIA
versario per il primato, l’Irlanda, che oltrettutto occupa una posizione di rincalzo nel ranking della Fifa. Ma Lippi non è un tecnico che si fa influenzare dalle critiche e sicuramente porterà avanti le sue idee, che prevedono pochi e mirati inserimenti
nella rosa che andrà al mondiale. A meno di colpi di scena, francamente poco ipotizzabili, molti campioni del mondo hanno il posto assicurato: Buffon, Cannavaro, Grosso, Zambrotta, Camoranesi, Gattuso, Pirlo e De Rossi. Poi ci sono alcuni dubbi legati alla presenza di Iaquinta (reduce da un lungo infortunio), Perrotta,
Toni e soprattutto Totti, che non ha ancora detto se tornerà in nazionale. E Del Piero? Crediamo che la sua presenza sia legata all’eventuale forfait di Totti: difficile vederli tutti e due in Sudafrica. Il nuovo, rispetto a quattro anni fa, è rappresentato da Chiellini, Legrottaglie, Marchisio, Quagliarella e forse Borriello, punta tuttofare del Milan. L’Italia ha sempre fatto grandi cose quando è partita tra lo scetticismo generale, quindi è vietato porsi dei limiti, ma un piazzamento tra le prime quattro sarebbe annoverato alla voce impresa.
25 Una squadra tosta e difficile da affrontare. In poche parole, il Paraguay, che non ha mai messo in pericolo la propria qualificazione, a differenza delle più blasonate Argentina e Uruguay ed è giunto secondo dietro il Brasile. Per la squadra del ct argentino Gerardo Martino si tratta della quarta partecipazione consecutiva a un mondiale, l’ottava complessiva della sua storia. Miglior piazzamento gli ottavi di finale, raggiunti tre volte: in particolare nel 2002 il Paraguay di Cesare Maldini mise alla frusta la Germania (poi finalista), che fece sua una partita equilibratissima a pochi secondi dalla fine grazie a un gol di Neuville. Sempre di misura fu la sconfitta agli ottavi con la Francia nel 1998, che dovette sudare le proverbiali sette camicie per avere la ragione della resistenza dei sudamericani. I paraguaiani vantano anche due Coppe America, conquistate nel 1953 e nel 1979, ma solo negli ultimi vent’anni sono diventati una delle nazionali più forti del Sudamerica. Tifosi e staff tecnico sono però allarmati per le condizioni di salute del miglior giocatore del Paraguay, Salvador Cabanas, vittima di una sparatoria in Messico. Il giocatore, che milita nella squadra messicana dell’America, è stato operato e se la caverà, ma è difficile (a meno di una ripresa miracolosa) che par-
PARAGUAY Roque Luis Santa Cruz, attaccante del Manchester City e della nazionale paraguaiana
tecipi al mondiale sudafricano. Per Martino sarebbe una perdita pesante. Gli altri giocatori su cui punta il ct sono Barreto dell’Atalanta, Caceres (Libertad), Riveros (Cruz Azul in Messico), Santa Cruz (Manchester City) e Valdez (Borussia Dortmund). Proprio quest’ultimo, insieme a Cabanas, è stato il miglior realizzatore delle
qualificazione con 5 reti. Il Paraguay ha affrontato l’Italia solo nel mondiale del 1950, venendo sconfitto in un match che comunque condannò le due squadre all’eliminazione al primo turno. Rispetto ad allora i sudamericani sono più forte e per gli azzurri si prospetta un match non facile, contro avversari che puntano a raggiungere almeno gli ottavi.
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Girone F
La matricola vuole stupire. La Slovacchia partecipa per la prima volta a un mondiale e vanta lo scalpo dei cugini della Repubblica Ceca, sulla carta più quotati, ma arrivati solo terzi nel girone 3 delle qualificazioni. Quando facevano parte della stessa nazione, cechi e slovacchi hanno conquistato un titolo europeo (nel 1976 in Jugoslavia) e due finali mondiali (nel 1934 in Italia e nel 1962 in Cile), ma ora ognuno va per la sua strada e dopo anni di dominio ceco, al momento è la Slovacchia ad avere la supremazia. La squadra di Vladimir Weiss ha, infatti, vinto con autorità il girone mostrando anche un gioco moder-
SLOVACCHIA Marek Hamsik, centrocampista slovacco del Napoli no ed efficace. Vedremo se gli slovacchi giocheranno con la stessa baldanza anche in Sudafrica: in questo caso non sarà
facile batterli e le favorite Italia e Paraguay dovranno fare attenzione a questa matricola del calcio mondiale.
Il miglior giocatore della Slovacchia è sicuramente Marek Hamsik, cresciuto nel Brescia in serie B ed esploso nel Napoli.
Ora è diventato uno degli uomini mercato non solo in Italia. Occhi puntati anche su Martin Skrtel, che milita nel Liverpool.
NUOVA ZELANDA A volte ritornano. Il mondiale “riabbraccia” la simpatica Nuova Zelanda 28 anni dopo l’esordio avvenuto in
Ricki Herbert, ct della Nuova Zelanda esulta dopo la qualificazione
Spagna nel 1982. Allora gli All Whites pagarono lo scotto del noviziato (tre sconfitte in altrettante partite con Brasile,
Unione Sovietica e Scozia) e stavolta sperano almeno di non terminare il primo turno con lo zero in classifica.
Nessuno però, in primis il ct Ricki Herbert (in campo nell’82), spera in una qualificazione che avrebbe del clamoroso. Del resto, in Nuova Zelanda il calcio è relegato al ruolo di comprimario dal rugby che vede gli All Blacks tra i migliori del mondo. La partecipazione alla fase finale di un mondiale di calcio è già un grande successo e tutto quello che viene in più è di guadagnato. La Nuova Zelanda (campione continentale in carica), dopo aver vinto il proprio girone dell’Oceania, ha staccato il biglietto per il Sudafrica piegando in nello spareggio il Bahrain grazie al gol di Rory Fallon segnato al 45’ (all’andata finì 0-0). Il capocannoniere neozelandese delle qualificazioni è stato Shane Smeltz, che ha realizzato 8 gol.
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Girone G
BRASILE In un tabellone di tennis sarebbe certamente la testa di serie numero 1. Il Brasile è il calcio ed anche in Sudafrica parte con i favori del pronostico, anche se le avversarie di buon livello non mancano. Ma nelle ultime quattro edizione del mondiale, solo una volta non ha raggiunto la finale (in Germania nel 2006) ed è difficile pronosticare un’uscita anticipata dei verdeoro. La Confederations Cup dello scorso anno ha dimostrato che il Brasile può vincere tutte le partite, anche quelle che sembrano perdute, come la finale con gli Usa, vinta 3-2 dopo lo 0-2 iniziale. Non per niente la seleção è la nazionale che ha vinto più mondiali (5), è l’unica ad aver preso parte a tutte le fasi finali e può schierare un numero incredibile di ottimi giocatori. Inoltre, ha vinto il girone di qualificazione senza mai andare in affanno. Il ct Carlos Dunga, carioca dal pragmatismo europeo, ha solo l’imbarazzo della scelta e in ogni caso proporrà in Sudafrica un undici di grande forza e talento. A partire dal portiere, ruolo che spesso in passato ha creato problemi ai brasiliani. Al momento Julio Cesar è il miglior portiere del mondo e con lui la seleção è diventata ancor più forte. Anche nel reparto difensivo vi sono giocatori di talento e affidabilità, come gli interisti Lucio e Maicon, il romanista Juan, ai quali si è ag-
Il verdeoro Ricardo Kakà. Sopra Carlos Dunga, alla sua prima esperienza ai mondiali come allenatore
giunto il giovane rossonero Thiago Silva, che dovrebbe essere convocato nei 23 per il mondiale. In mezzo al campo Dunga predilige elementi muscolari e tra le pedine inamovibili c’è quel Felipe Melo che è reduce da una stagione negativa con la Juve, ma che con il Brasile non stecca mai una partita. Merito dei compagni di reparto e di un attacco atomico facile di rifornire. Con Kakà e Robinho in squadra, tutto diventa più semplice: basta servirli con precisione, poi loro inventano sem-
pre qualcosa di pericoloso per gli avversari. Poi c’è l’opportunista Luis Fabiano, che con la maglia verdeoro “la mette sempre dentro”. Ma ai box scalpitano vere e proprie icone del calcio mondiale come Ronaldinho e Ronaldo, rinati dalla proprie ceneri. Il primo ha permesso al Milan di tornare competitivo, mentre il secondo segna a raffica in Brasile con la maglia del Corinthians. Dunga non ha ancora sciolto le riserve sulla loro convocazione, ma non sarà facile tenerli fuori dalla rosa per il mondiale. Più a rischio, invece, è la presenza in Sudafrica di Pato, che pare non avere ancora trovato il giusto feeling con il ct. Ma una nazionale che può rinunciare a Pato può essere battibile? Nel calcio nulla è impossibile, ma difficile lo è certamente…
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PORTOGALLO Dopo anni di anonimato, il Portogallo è tornato a far parte stabilmente del calcio che conta. A 40 anni dalle imprese di Eusebio (capocannoniere del mondiale del 1966 e lusitani giunti terzi), il Portogallo ha raggiunto di nuovo le semifinali di un mondiale e con un po’ più di fortuna in Germania avrebbe potuto anche giocarsi la finale con l’Italia. Merito del ct brasiliano Scolari, che nel 2004 ha sfiorato la vittoria nell’Europeo di casa. Solo un’incredibile Grecia ha negato al Portogallo il primo successo internazionale della propria storia. Merito anche di un
sentire sul morale dei lusitani, sottotono per lunghi tratti delle qualificazione. Ad un certo punto sembrava che il Portogallo fosse spacciato, ma grazie anche al tracollo della Svezia di Ibrahimovic, è riuscito a strappare il secondo posto del girone 1 dietro la Danimarca, ma davanti agli svedesi (di un solo punto) e all’Ungheria. Per arrivare in Sudafrica, la formazione del ct Carlos Queiroz ha dovuto giocare lo spareggio con la Bosnia. Un avversario non impossibile ed infatti il Portogallo, pur senza entusiasmare, ha raggiunto la qualificazione grazie
Cristiano Ronaldo, stella dei lusitani
gruppo di ottimi giocatori, trascinati da Cristiano Ronaldo, la stella del Real Madrid, che per la verità non ha mai dato il meglio di sé in nazionale. Stavolta, però, promette grandi cose, insieme a compagni di squadra del calibro di Pepe (Real Madrid), Nani (Manchester United), Simao (Atletico Madrid), Ricardo Carvalho e Deco (Chelsea). Un gruppo collaudato, che si è fatto ammirare due anni fa nell’Europeo austrosvizzero, ma che si è smarrito proprio sul più bello, al cospetto della cinica Germania. Una delusione che si è fatta
a due successi per 1-0 con le reti di Alves (all’andata) e Meireles (in trasferta). Per il Portogallo si tratta della quinta partecipazione alla fase finale di un mondiale (terza consecutiva). Obiettivi? Molto dipenderà dal rendimento di Cristiano Ronaldo, anche se l’approdo agli ottavi non dovrebbe essere un’impresa titanica. Ma per puntare in alto al Portogallo manca un grande attaccante, problema storico del calcio lusitano, che sforna tanti centrocampisti e trequartisti di qualità, ma poche prime punte. Servirebbe un certo Eusebio…
Carlos Queiroz, allenatore del Portogallo
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Girone G
COSTA D’AVORIO Per la Costa d’Avorio tornare al mondiale dopo l’esordio di quattro anni fa in Germania, è già motivo di soddisfazione. Stavolta però la nazionale africana (che ha esonerato il ct bosniaco Valid Halilhodzic) vorrebbe arrivare almeno agli ottavi, anche se vincere la concorrenza del Portogallo non sarà facile. La Costa d’Avorio (affidata allo svedese Sven Goran Eriksson, vecchia conoscenza del calcio italiano) punterà quasi tutte le sue fiches su Didier Drogba, la stella del Chelsea che ha realizzato sei gol nelle qualificazioni e trascinato la sua nazionale a dominare il proprio girone africano. Al suo fianco giocano altri ottimi elementi come Yaya Toure (Barcellona), Kolo Toure (Manchester City), Salomon Kalou (Chelsea) ed Emmanuel Eboue (Arsenal), che rendono la Costa d’Avorio una formazione pericolosa, anche se un
Didier Drogba, fuoriclasse ivoriano
po’ fragile in difesa. Per sperare in una clamorosa qualificazione (al fianco del favorito Brasile), gli africani dovranno giocare la gara della vita con
il Portogallo e vincere la partita. Non sarà facile, ma la squadra di Eriksson ci proverà, perché nel calcio nulla è impossibile. Del resto, nessu-
no avrebbe pronosticato la vittoria della Costa D’Avorio nella Coppa d’Africa del 1992. Cristiano Ronaldo e compagni sono avvertiti…
COREA DEL NORD Una nazionale che fa venire i brividi agli italiani. La famigerata Corea del Nord torna al mondiale 44 anni dopo la clamorosa vittoria ai danni degli azzurri, che valse agli asiatici l’incredibile accesso ai quarti di finale del mondiale inglese a spese proprio dell’Italia. Quello che accadde in Inghilterra nel 1966 è ricordato come la pagina più nera del nostro calcio. Alla nazionale di Rivera, Mazzola, Facchetti e Bulgarelli (solo per citarne alcuni) sarebbe bastato anche un pareggio per andare avanti nel mondiale, ma si fece infilare
La Corea del Nord festeggia la qualificazione mondiale dall’ormai celebre Pak Doo Ik, che con un diagonale piegò le mani ad Albertosi.
Poi la Corea fu eliminata dal Portogallo, ma si tolse la soddisfazione di passare in
vantaggio per 3-0 e di mettere paura ai lusitani, prima di crollare e perdere 5-3. Stavolta, però, sarà molto difficile sfoderare l’effetto sorpresa contro avversari di caratura tecnica nettamente superiore ai coreani del nord, allenati da Kim Jong Hun. Praticamente sconosciuti i giocatori nord coreani, che si affidano a Hong Yong Jo (che gioca nel Rostov in Russia) e a Jong Chol Min, capocannonieri delle qualificazioni con 4 reti. Obiettivo? Fare bella figura, soprattutto con le grandi del girone.
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Girone H
SPAGNA Adesso o mai più. In dodici partecipazioni (le ultime otto consecutive), la Spagna ha raccolto solo un quarto posto nel 1950 in Brasile. Sembra incredibile, ma le “furie rosse” non sono mai riuscite ad essere efficaci ai mondiali, mentre agli europei vantano due successi (1964 e 2008) e una finale (1984). Mai come stavolta, però, la Spagna si presenta con i favori del pronostico, con il titolo di campione d’Europa in carica e con il biglietto da visita di dieci successi in altrettante partite nel girone 5 di qualificazione. Per la verità il tonfo nel torneo premondiale (Confederations Cup 2009) ha suscitato qualche perplessità sulla tenuta emotiva degli spagnoli, ma la clamorosa e netta sconfitta con gli americani in semifinale potrebbe
essere solo un caso fortuito. Stavolta la nazionale allenata da Vicente Del Bosque, tecnico di buon senso, come ha dimostrato alla guida del Real Madrid, vanta ottimi giocatori in ogni reparto e ha tutte le carte in regola per arrivare almeno in semifinale. Certo, non dovrà ripetere gli errori commessi quattro anni fa contro la Francia negli ottavi di finale, quando si consegnò inspiegabilmente al contropiede dei transalpini. Dicevamo delle colonne della Spagna, a partire del portiere Casillas (Real Madrid) e dal difensore e capitano del Barcellona, Puyol. Ma il reparto più invidiato degli iberici è il centrocampo che può schierare elementi del calibro di Fabregas (Arsenal), Iniesta e Xavi (Barcellona), Xabi Alonso (Real Madrid). Di grande valore anche il tandem d’at-
“El Niño” Fernando Torres, campione d’Europa nel 2008
Iker Casillas, portiere del Real Madrid e della nazionale spagnola
tacco formato da Fernando Torres (Liverpool) e David Villa (Valencia): il primo ha deciso la finale dell’Europeo 2008 con la Germania, mentre il secondo è stato il miglior realizzatore della Spagna nelle qualificazioni con 7 gol. Insomma, una squadra ben attrezzata, alla quale serve anche quel pizzico di fortuna, che le è spesso mancata ai mondiali. Come nel 2002 quando nei quarti
venne eliminata dalla Corea del Sud per colpa soprattutto di un arbitraggio a dir poco “casalingo”. Oppure nel 1994, sempre quarti di finale con l’Italia: sull’1-1 gli spagnoli stavano dominando la partita e sul più bello vennero castigati da un incredibile contropiede di Roberto Baggio. Il mondiale di calcio si vince anche con un po’ di buona sorte: vedi l’Italia nel 2006…
33 Brucia ancora l’eliminazione di quattro anni fa. La sorprendente Svizzera lasciò il mondiale 2006 imbattuta, agli ottavi a causa dell’eliminazione patita per mano dell’Ucraina solo ai calci di rigore. Ma quel che fece più male è che la nazionale rossocrociata non subì neppure un gol nelle quattro partite giocate. Roba da matti. Oltretutto, alla Svizzera sarebbe piaciuto tantissimo giocare con l’Italia i quarti di finale, traguardo che avrebbe sicuramente meritato. Una delusione che ha avuto ripercussioni nell’Europeo giocato in casa nel 2008: la Svizzera, infatti, si fece eliminare al primo turno, giocando sicuramente al di sotto delle proprie possibilità. Inoltre, le qualificazioni al mondiale sudafricano sono partite male, con la squadra del ct Ottmar Hitzfeld che si è fatta battere in casa dal debole Lussemburgo (unica sconfitta del girone!). Poi però l’esperto e pluridecorato selezionatore tedesco ha rimesso le cose a posto e la Svizzera ha vinto un gi-
SVIZZERA Omar Hitzfeld, allenatore della Svizzera con Senderos
rone 2 molto equilibrato, precedendo di un punto la Grecia, di 4 la Lettonia e di 5 Israele. Sicuramente un ottimo risultato, visto che la
nazionale rossocrociata e sì un buon collettivo, ma privo di grandi individualità. I giocatori migliori sono i difensori Lichtsteiner (Lazio) e
Il bomber Alexander Frei
Senderos (Arsenal ed ex Milan), i centrocampisti Behrami (West Ham), Voltanthen (Zurigo) e la punta Frei del Basilea, miglior realizzatore svizzero nelle qualificazioni insieme a N’Kufo con 5 gol. Per gli elvetici si tratta della nona partecipazione a una fase finale di un mondiale, ma solo la terza negli ultimi trent’anni. Per tre volte ha raggiunto i quarti di finale, l’ultima nell’edizione casalinga del 1954. Poi il calcio svizzero ha vissuto un lungo periodo di declino e per 28 anni è rimasto fuori di grandi appuntamenti. Da Usa 1994 c’è stata però una rinascita ed ora la nazionale elvetica può diventare un avversario ostico per tutti. In Sudafrica sfiderà (Spagna a parte) avversari non irresistibili e in Svizzera si nutre più di una speranza di arrivare almeno agli ottavi di finale, sperando di avere maggiore fortuna rispetto a quattro anni fa.
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Girone H
CILE
Humberto Suazo attaccante del Real Saragozza e della nazionale cilena
Dopo dodici anni di assenza, il Cile torna al mondiale. Da quando è stato istituito il girone unico di qualificazione in Sudamerica, staccare il biglietto per la fase finale del torneo iridato diventa un’impresa e il Cile stavolta si è fatto valere. Il ct argentino Marcelo Bielsa ha allestito una nazionale pericolosa, che in Sudafrica vorrà regalare un sorriso a un popolo provato dal tragico terremoto che ha seminato distruzione e morte nel Paese sudamericano. Le migliori individualità del Cile sono a centrocampo, con il romanista Pizarro e Jimenez del Parma e in attacco grazie alla presenza di Alexis Sanchez (Udinese), Humberto Suazo (punta dei messicani del Monterrey e capocannoniere cileno delle qualificazioni con 9 gol) e l’ultima scoperta Pinilla del Grosseto, in gol a raffica nel campionato italiano di serie B. Per il Cile si tratta dell’ottava partecipazione all’atto finale del mondiale, ma solo una volta ha ottenuto un ottimo
Il mondiale sudafricano saluta il ritorno dell’Honduras, che esordì nel 1982 in Spagna. Come allora la nazionale del ct colombiano Reinaldo Rueda non nutre grandi speranze di qualificazione agli ottavi e punta almeno a fare bella figura contro avversari sulla carta più forti. Del resto, per il calcio honduregno essere presente alla kermesse iridata è già un successo. Perché qualificarsi per le nazionali del Concacaf è davvero dura. L’Honduras, infatti, ha dovuto giocare ben 16 partite: nel primo turno si è qualificato precedendo il più blasonato Messico (4 vittorie e due sconfitte), mentre nel girone finale è giunto terzo (6 vittorie, un pari e 3 ko) dietro a Usa e Messico, conquistando così l’ultimo posto disponibile per il Sudafrica a spese del Costa Rica solo grazie alla miglior differenza reti.
risultato (terzo posto) nell’edizione casalinga del 1962, macchiato però dall’arbitraggio disastroso dell’inglese Aston nel match contro l’Italia. Un consistente aiuto che spianò la strada ai
cileni e che condannò per l’ennesima volta gli azzurri a lasciare anzitempo il mondiale. In Sudafrica, probabilmente dovrà vedersela con la Svizzera per l’accesso agli ottavi.
HONDURAS Il giocatore più forte a disposizione di Rueda è sicuramente l’attaccante David Suazo, ceduto a gennaio dall’Inter al Genoa e torna-
to protagonista nella squadra di Gasperini. Per la veloce punta genoana il mondiale è una grande opportunità per
David Suazo calciatore honduregno, attaccante del Genoa, esulta con un compagno di squadra
mettere in mostra le proprie qualità. L’Honduras punta anche se Carlos Pavon, miglior cannoniere nelle qualificazioni con 7 reti.