2 minute read
Cambiamento climatico e fabbisogni della vite
Aumento della siccità, precipitazioni sempre più violente e frequenti ondate di calore portano le viti allo stress idrico
OOramai il cambiamento climatico in atto è un dato di fatto e, negli ultimi anni, numerosi sono stati gli eventi che lo testimoniano. Le due conseguenze di maggiore impatto sulla nostra viticoltura sono sicuramente rappresentate: I) dall’aumento dei periodi di siccità, da registrare però anche sempre più frequenti violente precipitazioni e II) dall’aumento delle temperature con sempre maggiori ondate di calore, basti pensare che nella stagione 2022 abbiamo avuto più di 50 giorni con temperature oltre i 35°C.
Advertisement
Queste condizioni favoriscono situazioni di stress idrico crescenti le quali spingono i viticoltori a ricorrere all’irrigazione che diventa quindi una pratica necessaria per preservare e migliorare la qualità delle produzioni vitivinicole.
→ IL BLOCCO DELA FOTOSINTESI
Lo stato idrico della vite è determinato dalla quantità di acqua persa per traspirazione dalla massa fogliare e dal suo reintegro con acqua del suolo. In generale la vite può sopportare un medio livello di stress idrico senza che vi sia una diminuzione delle sue funzionalità. Se invece, le condizioni di stress idrico sono prolungate, gli effetti negativi vanno ad impattare sulla sua fisiologia. Infatti, al fine di limitare le perdite di acqua e quindi la disidratazione, la vite si protegge chiudendo gli stomi impedendo la perdita di acqua dalle foglie per traspirazione. La chiusura degli stomi riduce drasticamente gli scambi gassosi tra la pianta e l’atmosfera determinando il blocco della fotosintesi clorofilliana. La conseguenza principale è la mancata sintesi degli zuccheri ma anche di tutte quelle molecole la cui biosintesi parte proprio dalla fotosintesi, come ad esempio, i polifenoli, le sostanze aromatiche o i loro precursori. Lo stress idrico è anche responsabile del calo acido che viene consumato per respirazione. La carenza idrica determina anche un rapido indebolimento ed un precoce invecchiamento del vigneto.
→ RILEVARE LO STRESS IDRICO
L’impatto dello stress idrico sulla produzione dipende dal momento in cui si manifesta lo stress, ad esempio, le infiorescenze sono tanto più suscettibili alla carenza idrica, tanto più vicino alla fioritura si manifesta lo stress. Dopo l’allegagione, le viti sotto stress generalmente mantengono la crescita del frutto e la maturazione a spese della crescita radicale e vegetativa e del rifornimento delle riserve. Se lo stress si manifesta però nelle prime due settimane dopo l’allegagione (nel corso della fase di divisione cellulare) si possono verificare significative riduzioni della produzione, in seguito alla riduzione della grandezza degli acini (Cavalletto et al, 2012). In questo contesto le principali problematiche che gli ambienti di collina devono affrontare, sono rappresentate soprattutto dall’approvvigionamento idrico e dall’uso razionale dell’acqua, per il quale è indispensabile adottare l’irrigazione a goccia stabilendo il momento di intervento e i volumi di adacquamento.
Per quanto riguarda i momenti e i volumi solitamente ci si basa sui sintomi tipici che si manifestano in seguito ad un periodo siccitoso, dei quali l’apice verticale e non curvato del germoglio è quello più preciso. Attendere quando le foglie iniziano ad ingiallirsi può essere troppo tardi specialmente con una varietà come la Glera particolarmente sensibile allo stress idrico. Infatti una vite di Glera che abbia sofferto per una carenza idrica prolungata non recupererà più l’originaria capacità fotosintetica. Diventa quindi fondamentale dare ai viticoltori degli strumenti semplici ed affidabili in grado di aiutarlo nel capire se e quando sia necessario intervenire. In questo senso il Consorzio avvierà una sperimentazione che permetterà di rilevare lo stato idrico della vite attraverso dei sensori di ultima generazione.
→ LE ULTIME SPERIMENTAZIONI
Mentre per cercare di risolvere la problematica dell’approvvigionamento dell’acqua nelle zone collinari, il Consorzio sta approntando un progetto per la realizzazione di microinvasi in grado di raccogliere l’acqua piovana da utilizzare poi per gli interventi irrigui. Questo permetterà di avere a disposizione una fonte di attingimento e allo stesso tempo una migliore regimazione delle acque superficiali andando a limitare i fenomeni di dissesto idrogeologico sulle colline. Questo non sarà certamente sufficiente per risolvere la problematica che però dovrà essere affrontata da più punti di vista iniziando proprio dalla conservazione dell’acqua piovana. Ricordiamo infine che il vitigno Glera abbisogna mediamente di 600/650 mm di acqua a stagione (aprile/settembre), quantità oggi non sempre garantita dalle piogge.