le pelagie lampedusa e linosa
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vademecum
del turista
vademecum
del turista
Sommario L'Assessorato al Turismo della Provincia Regionale di Agrigento ha prodotto 4 vademecum che intendono presentare al turista che arriva in terra Agrigentina, il vasto patrimonio archeologico, monumentale, artistico e ambientale presente in tutto il nostro territorio. Sono delle guide formato tascabile suddivise in aree tematiche che riescono a dare tutte le informazioni necessarie per approfondire una conoscenza dell'inestimabile valore dei beni che possiede questo pezzo di terra di Sicilia. E’ la prima volta che si lavora ad un sistema informativo per il turista pensando, esclusivamente, alle esigenze del viaggiatore. Agrigento e la Valle dei Templi Sciacca e il Turismo termale Le zone interne e i Castelli Le Pelagie Questo opuscolo, dedicato alle Pelagie contiene i suggerimenti per raggiungere i luoghi da visitare indicando il percorso stradale e le località da non perdere durante la tappa di trasferimento. Il vademecum è corredato anche dall'elenco delle strutture ricettive presenti con le categorie di appartenenza e arricchito da notizie utili che certamente potranno servire al viaggiatore durante la permanenza nelle Isole Pelagie. L’Assessore al Turismo Carmelo Pace
Il Presidente della Provincia Regionale Prof. Eugenio D’Orsi
LE PELAGIE LINOSA I N G I R O P E R L’ I S O L A L A FAU N A D E L L E P E L A G I E LAMPEDUSA NUMERI UTILI STRUTTURE RICETTIVE
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LE PELAGIE
ITALIA
ISOLE EOLIE ISOLE EGADI
MESSINA
PALERMO
TRAPANI
SICILIA
ENNA CALTANISSETTA
CATANIA
AGRIGENTO TUNISI
SIRACUSA
LINOSA
TUNISIA SOUSSE
U
RAGUSA
ISOLE PELAGIE LAMPEDUSA
na delle caratteristiche della provincia di Agrigento è quella di avere un territorio a nord circoscritto dai monti Sicani e a sud proiettato nel centro del Mare Mediterraneo in pieno Canale di Sicilia con le Isole Pelagie, punta più meridionale del territorio dello stato Italiano. Composte da Lampedusa, Linosa e l’isolotto disabitato di Lampione, se da un punto strettamente amministrativo le Pelagie appartengono alla provincia di Agrigento, osservando una carta geografica ci si può accorgere come queste isole siano più vicine alla costa nordafricana che alla stessa Sicilia. In effetti Lampedusa dista da Porto Empedocle 120 miglia, mentre dalla costa Tunisina solamente 60 miglia.
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Secondo studi geopaleontologico, geograficamente e geologicamente le Pelagie si trovano sulla placca continentale africana, sollevatasi due milioni di anni fa e il loro affioramento è avvenuto a seguito di violenti movimenti della crosta terrestre coincisi proprio con l'emersione della vicina costa africana sul finire del Pliocene, ultimo periodo dell’era terziaria. Tuttavia bisogna fare un necessario distinguo in quanto Lampedusa e Lampione sono prolungamenti di un pezzo d’Africa andato alla deriva e poi arrestatosi, mentre Linosa è la parte emersa di una serie di millenarie eruzioni vulcaniche formatesi nei fondali marini a oltre 1500 mt. di profondità e che emerge con una forma quasi quadrangolare da una più ampia piattaforma sommersa localizzata nel versante sudovest . Questa tesi è ancor più avvalorata dalla tipologia di flora, fauna, clima, natura del terreno delle Pelagie simile a quella africana, nonché, dalle modeste profondità marine (da 50 a 80 metri) esistenti fra le Pelagie e le coste della Tunisia e della Libia. Oggi Lampedusa e Linosa sono un punto di riferimento irrinunciabile per gli amanti del mare. L’acqua cristallina delle Pelagie dai colori cangianti in tonalità che passano dal verde, al turchese, all’ azzurro, al blu intenso, è l’ambiente preferito da tutti gli appassionati di pesca subacquea. Gli incontri con la variopinta fauna marina nel policromo habitat incontaminato dei fondali del Mediterraneo, le spiagge con la sabbia dorata, le cale create nella roccia nel corso dei secoli dall’infrangersi delle onde del mare, il fascino selvaggio della terra, hanno reso celebri questi siti facendoli diventare luoghi irrinunciabili per una vacanza indimenticabile.
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er raggiungere le Pelagie e scegliere di soggiornare a Linosa o Lampedusa è possibile arrivare alla propria destinazione per via mare o attraverso i frequenti collegamenti aerei. Se si viaggia con un mezzo proprio, è necessario arrivare a Porto Empedocle, l’antico molo di Agrigento che dista appena sette chilometri dal capoluogo. Da qui è possibile imbarcarsi sul traghetto che collega giornalmente, salvo maltempo o giornata di riposo, la costa agrigentina con le Pelagie. Si parte alle ore 24,00 per raggiungere il porto di Linosa intorno alle 6,00 del mattino. Dopo una sosta di circa 40 minuti necessaria per effettuare le operazioni di scarico, si riprende la navigazione, con arrivo a Lampedusa intorno alle ore 8,30.
Per il ritorno invece la partenza è programmata da Lampedusa ogni mattina alle ore 10:30 con arrivo a Porto Empedocle intorno alle ore 18:00. Da luglio a settembre il collegamento tra le Pelagie e la Sicilia è assicurato anche da veloci aliscafi che, sempre con partenza da Porto Empedocle, coprono il percorso di 120 miglia in meno di 4 ore. Durante il periodo estivo la tratta tra Lampedusa e Linosa è garantita con aliscafi anche due volte al giorno. I collegamenti aerei con Lampedusa sono assicurati tutto l’anno con voli da e per gli aeroporti di Palermo e Catania. Da luglio a settembre, inoltre, vengono istituiti voli diretti da Trapani, Roma, Milano, Bergamo, Verona e Bologna.L’arcipelago delle Pelagie deve il suo nome al greco “ Pelaghiè “, che significa isole dell’alto mare. Benché vicine, Linosa, Lampedusa e Lampione hanno caratteristiche morfologiche diverse che sono facilmente individuabili dando solo uno sguardo alla composizione e al naturale colore del terreno delle due isole. Nera lavica con molte aree di verde Linosa, bianco calcareo Lampedusa, ancora più bianco di Lampedusa l’isolotto di Lampione.
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LINOSA
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i palese origine vulcanica, l'isola di Linosa , con una superficie di poco più di 5 kmq, lunga 3,4 km e larga 2,7 km, era già nota ai tempi di Plinio il Vecchio, grande naturalista e appassionato di vulcanologia perito nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. . Nei suoi scritti egli citava "Aethusa" per indicare la presenza di un’isola di origine vulcanica nello stretto di Sicilia. Tuttavia anche se fino al 1839 si hanno notizie frammentarie della storia di Linosa è certo che trovandosi al centro del Mediterraneo era rifugio e punto di riferimento per le navi dei Fenici, dei Saraceni, dei Romani e dei Greci che navigavano nel “Mare Nostrum” . Il ritrovamento di numerose cisterne scavate nella superficie lavica di tipica derivazione romana, così come numerose monete ritrovate durante recenti scavi, fanno ritenere che i Romani avessero creato un insediamento stabile e che durante le guerre puniche l'isola fosse punto di approdo e rifornimento per l’esercito di Roma. Ovviamente nei secoli seguenti divenne punto di riferimento anche per le scorribande degli arabi e dei
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feroci saraceni. Attorno a Linosa vi furono anche numerosi scontri navali e tanti sono i relitti che giacciono sui fondali. Benché saccheggiati per anni da subacquei, capita ancora oggi che nelle reti dei pescatori, vengano recuperate ancora intatte anfore, scodelle, ancore, o quant’altro materiale fosse stivato a bordo delle navi. Cronache più recenti risalenti al XVI sec. indicherebbero Linosa come punto di riferimento per le scorribande di pirati provenienti oltre che dal Nordafrica, anche dalla Turchia. Benché nella metà del XIV sec. in tutta la costa della Sicilia per contrastare le continue scorribande dei pirati vennero erette a difesa dell’isola numerose torri di avvistamento, autorevoli fonti dell’epoca registrano continui saccheggi e razzie avvenuti per mano barbaresche. La loro flotta composta dagli sciabecchi, navi di ottima manovrabilità e particolarmente adatte al combattimento, consentiva di arrivare velocemente nel luogo prescelto per l’assalto. Lo scopo era quello di raccogliere quanto più oro possibile e deportare uomini, donne, bambini , da vendere come schiavi nei mercati del Nordafrica. In quegli anni Linosa diventa un vero punto strategico nelle rotte dei pirati in quanto diviene non solo deposito dei tesori e dei bottini razziati, ma punto di smistamento dei prigionieri deportati. Successivamente alla sconfitta dei turchi, l’isola rimase disabitata per quasi due secoli, anche se nel 1630 Giulio Tomasi avo di Giuseppe Tomasi autore del “Gattopardo”, venne insignito da Carlo II di Spagna del titolo di principe di Lampedusa. Nel 1845 il governo borbonico decise di colonizzare l'isola di Linosa divenuta ormai un bosco selvaggio e disabitato. Fu emanato, così, un bando tra i sudditi del Regno delle due Sicilie col quale si cercavano volontari disposti a trasferirsi nell'isola, promettendo loro l'utilizzo di tutto il terreno coltivabile e una rendita per cinquant'anni di 3 tarì al giorno. Vi aderì un primo nucleo composto da alcune famiglie di artigiani e operai provenienti da Ustica, Agrigento e Pantelleria, che accompagnati dal capitano di fregata B. M. Sanvisente il 25 maggio 1845 sbarcarono sull’isola. L'ambiente che li circondava si rivelò più ostile del previsto. Alla mancanza di abitazioni si supplì con dei ripari scavati nelle rocce in tufo, pur essendo costantemente minacciati dalla presenza di innumerevoli topi. L’esistenza delle antiche cisterne romane che vennero immediatamente ripristinate togliendo tutta la terra accumulatasi, favorì la raccolta e la riserva di acqua piovana. Inoltre, le forti e abbondanti piogge di quell’anno provocarono diversi smottamenti del terreno che fortunatamente riuscirono a debellare anche l’infausta presenza dei tanti roditori presenti nell’isola. I primi lavori effettuati dai nuovi coloni furono la costruzione di una Chiesa, eretta subito dopo lo sbarco e l’inizio delle nuove abitazioni. Con l'Unità d'Italia del 1861 anche i Savoia purtroppo non mantennero le promesse di aiuti fatte dai Borbone. Ma i linosani lasciati ancora più soli a fronteggiare una situazione prossima alla tragedia, reagirono con una forma di eroismo primitivo. Dal primo nucleo di poche decine di persone, grazie ai matrimoni tra gli stessi membri e con individui provenienti dalla terraferma la popolazione pian piano si ingrandì, fino a raggiungere l'attuale numero che si aggira intorno ai 500 abitanti. Nei primi del ‘900 i Linosani vennero ricordati solo in occasione delle due grandi guerre con la chiamata alle armi.
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egli anni sessanta Linosa comincia a cambiare volto. Arrivano le prime innovazioni tecniche accompagnate da uno sviluppo turistico. La SIP (oggi Telecom) istalla nel 1963 la prima centrale telefonica, nel '67 entra in funzione una centrale elettrica, nel '68 viene realizzato l'asilo Infantile, con le scuole elementari e medie. Nel '73 viene costruito il primo dissalatore e nel ’76 approda sull'isola la RAI che istalla un ripetitore e quattro anni dopo anche Mediaset. Nel 1984, dopo tanti anni di trasbordi effettuati con non poco disagio mediante l’uso di barche in un mare non sempre calmo, la nave traghetto Paolo Veronese effettua il primo attracco in banchina allo Scalo Vecchio. Vengono realizzati altri due moli di attracco: Mannarazza e Pozzolana di Ponente che consentono lo scalo dei passeggeri e lo scarico delle merci quando il vento investe l’approdo principale. Nel 1986 iniziano i lavori per il nuovo dissalatore che fornirà acqua potabile e nel 2002 entra in servizio l’aliscafo sulla tratta Porto Empedocle, Linosa , Lampedusa.
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inosa, bella, nera di roccia lavica, staglia il profilo dei suoi tre monti contro il cielo azzurrissimo. L'unico centro abitato si raccoglie intorno al porticciolo dello Scalo Vecchio, ed è caratterizzato da graziose costruzioni disposte in fila una accanto all’altra, pitturate lungo gli spigoli, le porte e le finestre, in colori molto vivaci come giallo, rosso, azzurro, blu, verde. Spostando lo sguardo un po’ oltre ci si accorge come tutto, dal colore delle case al verde delle coltivazioni, all’azzurro del mare, contrasti con il nero della roccia vulcanica. E’ una cartolina che emoziona e fa capire la dimensione, il contesto, l’atmosfera del luogo. Se vi capiterà appena arrivati di dovere chiedere informazioni su dove alloggiare o altre indicazioni in genere, allora vi accorgerete dell’immediata disponibilità e sollecitudine dei linosani a risolvere ogni vostra esigenza. Se per i siciliani l’ospitalità è un elemento sacro e imprescindibile per i linosani lo è ancora di più Qui il turista è trattato non come ospite ma come uno di famiglia, un parente arrivato da lontano a cui si offre tutta l’ospitalità possibile. Chi sceglie di passare una vacanza a Linosa sprofonda in una realtà completamente diversa dai caotici luoghi di villeggiatura dove, a volte, forse è più facile stressarsi che rilassarsi. Dove le spiagge sono dei veri carnai e i lungomare simili a rumorose esposizioni di auto e moto. Qui non esiste nulla di tutto questo. A Linosa, da giugno a settembre, ai non residenti, non è permesso sbarcare auto e gli unici mezzi che i turisti possono portare sull’isola sono le bici e le moto. Pertanto prima dell’imbarco consigliamo di lasciare l’auto a Porto Empedocle in uno dei tanti posteggi custoditi
Tipiche costruzioni linosane
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nei pressi del porto. Ai motociclisti è bene ricordare che a Linosa non esistono stazioni di servizio quindi prima di partire è indispensabile fare il pieno di carburante. Se però scegliete di arrivare senza mezzo al seguito, per i vostri spostamenti sull’isola non avrete problemi. Per raggiungere le vostre mete potrete noleggiare sul posto uno scooter, o farvi accompagnare a bordo di qualche trattorino con annesso rimorchio, o con una più comoda motoape. Il diversivo è assicurato, e il guidatore vi farà da cicerone. Il cuore pulsante di tutta l’isola è costituito dalla zona di attracco del traghetto. Le due vie principali dove sono ubicati anche i pochi negozi dell’isola e l’ufficio postale, sono la via Re Umberto e la via Alfieri. La prima si snoda dallo scalo vecchio sino ad arrivare alla casa della rappresentanza municipale. Da qui la seconda si allunga verso l’area interna dell’isola in direzione di Monte Vulcano. Una voce fondamentale per l’economia dell’isola è il turismo che oggi è per lo più sostenuta proprio dalle entrate che provengono attraverso i flussi turistici, anche se
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sono presenti altre fonti di reddito provenienti dall’agricoltura e dalla pesca. Quest’ultima, contrariamente a quanto si possa pensare, è praticata da una piccola flotta di imbarcazioni di dimensioni contenute. La mancanza di un porto ben riparato non consente infatti l’approdo e il ricovero dei grossi pescherecci che di norma vengono impegnati nelle battute di pesca nel Canale di Sicilia, i quali invece, per ovvie ragioni legate ad una maggiore sicurezza trovano ospitalità a Lampedusa. Tuttavia Linosa è spesso utilizzata come base d’appoggio per trasferire il pescato sui furgoni frigorifero che a bordo della nave traghetto, raggiungono più rapidamente i mercati siciliani.
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e risorse agricole: grazie al particolare humus, il terreno spesso lavorato in modo biologico, consente di avere ottimi risultati in termini di raccolto e in particolar modo con alcune specifiche coltivazioni dell’isola. Le lenticchie, dalla tipica forma rotonda e ricchissime di ferro, grazie alla naturale composizione del terreno vulcanico, crescono riparate dai venti da filari di fichi d’india in un habitat ottimale, offrendo valori nutritivi altissimi e un sapore unico. I buonissimi capperi che a Linosa crescono spontanei irrigati solo dall’acqua piovana , conservati sott’olio o sotto sale profumano ogni pietanza, dalla semplice insalata ai piatti più elaborati. Non mancano altri tipi di coltivazioni come l’uva, da cui si ricava anche un ottimo vino e ancora fichi, orzo, carrube, gelsi e verdure in genere. Linosa è una terra magica tutta da scoprire. Le escursioni nell’interno vi riveleranno i segreti di questo territorio, la circumnavigazione dell’isola in barca vi regalerà la visione dal mare delle numerose cale che impreziosiscono una costa di selvaggia bellezza.
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I N G I R O P E R L’ I S O L A Vista panoramica del paese
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er fare il giro dell’isola a piedi s’impiegano un paio di ore ed è utile ricordare di portare una bottiglia d’acqua fresca in quanto fuori dal paese non ci sono punti di ristoro e in estate mettere una crema protettiva perché il sole può diventare particolarmente cocente. Indossate un cappello, le scarpe più comode che avete, (meglio da trekking e comunque con la suola in gomma) e via alla conquista dell’isola. Si può cominciare l’escursione percorrendo i sentieri che conducono fino alla cima dei tre principali rilievi vulcanici dell'isola. La più classica delle passeggiate è quella verso Monte Vulcano (195 m) punta estrema di un vulcano ormai spento dalla cui sommità si gode il magnifico panorama di gran parte dell’isola e nelle giornate di Libeccio, si arriva addirittura a scorgere Lampedusa. C’è anche il Monte Rosso (186 mt.), sulla cui cima si trova una postazione di vedetta e l'interno del suo cratere è ricoperto da coltivazioni. Il Monte Nero (107 mt), è il meno alto dei tre. Esso è raggiungibile attraverso un percorso un po’ impervio. Poco distante si scorge anche il Craterino o Vulcanello alto 50 mt. e con un diametro di 70 mt. è il più giovane cratere di Linosa. Spostandosi verso la parte più interna e centrale dell'isola, una zona particolarmente ben riparata dai venti, si raggiunge la cosiddetta Fossa del Cappellano, che altro non è che il cratere più antico dell’isola. Proseguendo nuovamente verso il mare si raggiunge la località detta dei Faraglioni, luogo questo particolarmente suggestivo. Lungo la strada è possibile vedere le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana costruite dai romani. Proseguendo e superando il faro, si
raggiunge Cala Mannarazza e la zona Grotte. Queste sono delle ampie cavità naturali che furono le dimore dei primi coloni quando sbarcarono sull’isola e che funsero da ricovero durante la seconda guerra mondiale. A cinque minuti dalle Grotte si può raggiungere “U Gibbiuni” (termine che in dialetto siciliano significa grande cisterna). Costruito nel 1931 era una sorta di grande vasca dove veniva raccolta l’acqua piovana e avrebbe dovuto risolvere il problema idrico del tempo. Poco più in basso sono visibili le vasche di prelevamento dell’acqua. Ritornando indietro è possibile raggiungere Cala Pozzolana di Ponente, con la particolarissima spiaggia nera e dove le tartarughe “Caretta caretta” vengono a depositare le loro uova. Il nome deriva dal materiale vulcanico ora non più utilizzato che una volta miscelato alla calce veniva usato dai linosani nell’edilizia. Una semplice immersione in questo luogo da la sensazione di fare il bagno come in un immenso acquario dall’acqua trasparentissima e piena di ogni specie di una fauna marina. Andando un po’ più giù in immersione, a 12 mt. è possibile vedere anche una statua della Madonna col Bambino posta a protezione dei sub. Da Cala Pozzolana il rientro in centro è abbastanza breve.
Tramonto alla Punta Beppe Tuccio
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Per fare il giro dell’isola in barca, basta chiedere al porto e sicuramente si troverà qualcuno disposto ad accompagnarvi. Lasciato lo scalo vecchio con alle spalle il Monte Nero ed il Monte Vulcano, e superata la spiaggia di Pozzolana di Levante, dopo poche centinaia di metri si giunge ai Fili. Gli scogli alti e frastagliati con una deliziosa caletta invitano a fare il primo tuffo dalla barca. La vista del mare cangiante, la roccia nera con qualche ciuffo di piante di cappero completano il paesaggio. Poco oltre troviamo i Faraglioni che delimitano la Piscina Naturale, raggiungibile anche via terra. Si tratta di un’ampia vasca naturale chiusa dal lato di terra da pareti rocciose, ma alimentata naturalmente da un condotto in mare aperto che si trova a 3,5 mt. di profondità e lungo 10 mt.. Proseguendo si avvista il faro con la punta “Beppe Tuccio”. La costa in questo tratto è particolarmente frastagliata e la presenza di alcuni isolotti crea, ancor più se osservati da una barca, l’effetto di una laguna in miniatura. Si prosegue verso “Cala Mannarazza” dove è stato realizzato il piccolo molo utilizzato per l’attracco del traghetto quando il mare agitato ne impedisce l’ormeggio allo scalo vecchio. Superata Cala Mannarazza è possibile godere la vista delle decine di calette, grotte, anfratti e vasche naturali create dallo scorrere della lava e che formano la scogliera di ponente. Verso la fine del giro si giunge in vista di Cala Pozzolana di Ponente, unica spiaggia dell'isola coronata da una parete dai colori incredibili, dal giallo zolfo al rosso ferro, e che vista dalla barca crea con l’azzurro del mare un effetto cromatico ancora più splendido.
i Fili
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La Piscina naturale Cala Pozzolana di Ponente
E’ facile intuire che in un’isola al centro del Mediterraneo le principali specialità gastronomiche sono a base di pesce. In umido, in agrodolce o alla griglia, chi ama degustare pesce e frutti di mare non avrà che l’imbarazzo della scelta in quanto è superfluo dire che ne troverà di ogni specie e sempre freschissimo. Non mancano le zuppe di lenticchie, che condite con olio extravergine di oliva e pepe sono uniche. La pasta condita con il sugo a base di pesce o crostacei. L’insalata di pomodorino insaporita con i buonissimi capperi, olio, origano, sale, basilico e un po’ di pepe, che fa piatto a sé. Non mancano i tradizionali dolci siciliani alla ricotta oltre alle crostate fatte con marmellata di uva locale e i buccellati, biscotti ripieni con conserva di fichi. E d’estate i gelati e le immancabili granite che oltre a quella classica al limone potrete gustare anche ai gelsi o ai fichi d’india magari accompagnate da una calda e saporita brioscina.
Cala dei Fili
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Durante il periodo estivo l’intrattenimento serale a Linosa assume note, connotazioni e ritmi diversi da quelli presenti a Lampedusa. Più movimentato e animato nella più grande delle Pelagie, dai toni molto più tranquilli a Linosa. Qui non esistono discoteche tuttavia spesso la sera nei bar e nei pub si aumenta il volume della musica e si comincia a ballare sino a notte inoltrata. Tra le ricorrenze annuali, l’ultima domenica di luglio si celebra la Festa della Madonna del Mare. E’ la rievocazione della deposizione ad una profondità di 12 mt. sul fondale della Pozzolana di Ponente, avvenuta l’ultima domenica di luglio del 1995, della statua della Madonna del Mare a protezione dei linosani, dei pescatori, dei sub e di tutti gli uomini del mare. Da allora ogni anno, la ricorrenza viene celebrata con una processione molto partecipata. Accompagnato da canti e melodie il simulacro della Madonna, collocato su una barca a cui vengono agganciate delle ruote, attraversa le vie del paese in festa. Se i venti lo consentono la processione prende la via del mare percorrendo il tragitto che va dallo Scalo Vecchio alla Pozzolana di Ponente con le barche dei linosani al seguito in pittoresco corteo. Altro importante appuntamento che coincide con il ferragosto è la Sagra delle Lenticchie con il Palio delle Contrade. Il paese viene idealmente suddiviso in quattro contrade e le rappresentanze composte da abitanti e turisti si sfidano nei classici giochi di abilità e destrezza, oltre a tornei di calcetto, gara di nuoto e corsa. La festa dura due settimane e durante il palio ogni contrada addobba le proprie vie con festoni e bandiere organizzando musica e balli, offrendo dolci, vino e cibarie varie a tutti.
SOCCORSO IN MARE - 1530 GUARDIA COSTIERA AUSILIARIA - tel. 333.6846636 GUARDIA MEDICA - Via Alfieri, 13 - tel. 0922.972115 CARABINIERI - Via Re Umberto - tel. 0922.972083 FARMACIA - Via Alfieri, 15 - tel. 0922.972203 DELEGAZIONE COMUNALE - Piazza Salvo D’Acquisto - tel. 0922.972086 AREA MARINA PROTETTA - Piazza Salvo D’Acquisto - tel. 0922.972504 CENTRO RECUPERO TARTARUGHE - Via Pozzolana - tel. 0922.972076 AGENZIA MARITTIMA - Via Re Umberto - tel 0922.972062 PELAGOS Ass. Soc. Promozione Turismo e Ambiente - Via Re Umberto, 5 - tel. 333.6846636 NOLEGGIO MOTO E BICI Mascari Noleggio - Via Re Umberto tel. 347.1438815 – 0922.972051 Il Tedeschello - via Re Umberto, 71 tel. 339.8892727 – 0922.972110 Errera - Via Scalo Vecchio tel. 0922.972041 - 0922.972082 Solemar - Via Locanda 9 tel. 0922.972012 NOLEGGIO BARCHE ed ESCURSIONI Errera Stefano e Nino - tel. 0922.972063 Tuccio Angelo - tel. 0922.972020 Bonadonna Piero - tel. 0922.972077 Giovannino - tel. 338.6801754 Franceschino - tel. 349.6627369
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a fauna terrestre delle Pelagie presenta alcune specie di animali particolarmente caratteristici e stanziati prevalentemente in quell’area. Anche se non manca la presenza di uccelli migratori come il Falco della Regina, il Gabbiano Reale, la Passera Mattugia, a Linosa ultimamente si è avuta anche la presenza di stormi di cicogne, aironi e trombettieri. Tuttavia, una delle peculiarità delle Pelagie è quella di essere il punto di riferimento delle tartarughe “Caretta Caretta” e della Berta Maggiore, un uccello molto simile al gabbiano. Di questo pennuto a Linosa è presente la colonia più vasta della Sicilia ed è stato calcolato che nel periodo della riproduzione arrivano sull’isola oltre 20.000 esemplari. Alcune delle abitudini di questo uccello, la cui apertura alare supera il metro è quella di formare coppia stabile, che quasi sempre nidifica nello stesso posto utilizzando i costoni rocciosi e più impervi del versante settentrionale dell’isola e che la femmina depone un solo uovo. La Berta passa tutto il giorno in mare a catturare piccoli pesci e al tramonto comincia l’avvicinamento alla terra intercalando brevi soste sino all’arrivo al nido, quasi sempre a tramonto inoltrato. Suggestivo è il canto di questi uccelli, simile al pianto di un neonato, che si esibiscono tutte le notti tranne quando c’è la luna piena. Certe notti a Linosa ventimila “canterini” si esibiscono in un insolito e irripetibile emozionante concerto. Un’altra presenza costante sia a Linosa che a Lampedusa è la tartaruga Caretta Caretta. Questo rettile trascorre la sua vita in mare aperto e soltanto tra i mesi di maggio e settembre le femmine tornano a terra per deporre le uova. Lo fanno di notte, scavando delle buche profonde da 30 a 50 cm. e vi depositano da 70 a 120 piccole uova che poi ricoprono di sabbia avendo cura di cancellare le proprie impronte.
L A FA U N A D E L L E P E L A G I E
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Murena
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Dopo circa 60 giorni avviene la schiusa quasi sempre di notte e i piccoli con non poca fatica escono dalla sabbia per dirigersi verso il mare. A Linosa le tartarughe depongono le uova nella nera spiaggia della Pozzolana di Ponente, mentre a Lampedusa sulla spiaggia dei Conigli. In entrambe le isole sono stati creati dei centri di recupero dove vengono portati gli esemplari di tartaruga feriti per essere curati. Successivamente, dopo una accurata e amorevole degenza, questi vengono rimessi in libertà. L’incontaminato mare delle Pelagie ospita una fauna marina ricchissima offrendo a chi si immerge l’occasione di assistere ad uno spettacolo strabiliante composto da coloratissimi pesci che nuotano senza timore accanto ai sub. Cernie dalle grandi dimensioni, Ricciole, Saraghi, Aragoste, Scorfani, Dentici, Triglie, il pesce pappagallo (arrivato a Lampedusa dopo l’apertura del canale di Suez) e più a largo, il pesce spada e il tonno. Sono tutti presenti nei fondali dove secche, grotte e anfratti, creano, insieme ad una coloratissima flora marina che tappezza le profondità, un Mediterraneo unico e irripetibile. Le vicende e gli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia di Lampedusa vanno di pari passo con gran parte dei fatti avvenuti a Linosa e appena descritti. Tuttavia le maggiori dimensioni di Lampedusa e un terreno sicuramente più coltivabile hanno fatto sì che il numero di abitanti fosse maggiore rispetto a Linosa. Con una popolazione di 5.500 abitanti e una superficie è di 20,2 km², di forma triangolare sviluppata in lunghezza, (circa 9,5 km, contro i soli 1,5 di larghezza), con 26 km di costa Lampedusa è la più estesa dell'arcipelago delle Pelagie e, tra le isole siciliane, è la sesta per estensione. Anche qui si è avuta la presenza di Fenici, Greci, Romani, Arabi, che hanno lasciato tracce indelebili del loro passaggio. Tra questi i Romani, che diedero inizio ad una delle attività ancora oggi in uso sull’isola: la lavorazione del pesce. Essi vi impiantarono anche uno stabilimento per la produzione del “garum”, una salsa a base di acciughe molto in uso tra i cuochi romani per la preparazione di esotiche pietanze nelle aristocratiche mense patrizie.
Pesce pappagallo a Balata piatta Tartaruga marina
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he Romani e Arabi avessero creato un insediamento stabile nell’isola, è confermato anche dal ritrovamento di monete dell'epoca e i molti reperti greci provenienti da relitti affondati nel mare lampedusano, testimoniano anche un consistente traffico navale intorno all'isola fin dal 700 a.C. Anche qui gli Arabi approfittarono della sua estrema collocazione geografica e utilizzarono Lampedusa allo stesso modo di Linosa come approdo per le loro scorribande. Si narra, tra racconti fantastici e crude verità sulla ferocia dei pirati, che nascosto in qualche grotta, o sepolto sotto terra, nelle Pelagie vi sia ancora il prezioso tesoro del pirata Dragùt o del più temibile Kaireddin. Questo perché ritenevano le due isole più sicure delle loro città e avrebbero preferito tenerlo nascosto piuttosto che rischiare di essere uccisi dai nemici che volevano impadronirsi dell’immenso tesoro accumulato in anni di razzie. Il fatto che l’isola sia stata rifugio di cristiani, arabi, eremiti e personaggi singolari diede lo spunto a Ludovico Ariosto per ambientarvi il cruento duello tra cristiani e saraceni descritto nei canti 41° e 42° dell’Orlando Furioso. Lo scontro dei tre contro tre a Lampedusa, fra i cristiani Orlando, Brandimarte e Oliviero e i mori Agramente, Sobrino e Gradasso. Tuttavia al di là di notizie provenienti da fonti archeologiche o romanzate dall’Ariosto, informazioni più certe sulla storia di Lampedusa si hanno a partire dal 1430, quando Alfonso V d’Aragona, Re di Napoli, soprannominato “ Il Magnanimo” concesse i diritti e la potestà del mero e misto imperio sull’Isola al suo cameriere personale, Giovanni De Caro dei Borboni di Montechiaro detto “Giovannello” . Nel 1551, una flotta ai comandi dell’ammiraglio Andrea Doria, su ordine di Carlo V, distrusse la roccaforte di Mekdia,in Tunisia, covo del pirata turco Dragut. Durante il viaggio di ritorno, sorpreso da una forte tempesta e dopo avere perso buona parte del suo equipaggio, la flotta si riparò a Lampedusa, probabilmente a Cala Pisana. Gli uomini dell’equipaggio, affascinati dalla naturale bellezza dell’isola vi si stabilirono incrementando così il numero degli abitanti. Ma la vendetta del turco Draget non si fece attendere e due anni dopo durante una scorreria furono deportati dall’isola in schiavitù più di mille abitanti. Tuttavia, il 7 ottobre del 1571 la flotta cristiana comandata da Don Giovanni d’Austria riuscì a sconfiggere la flotta turca e a liberare complessivamente circa quindicimila cristiani prigionieri, catturati dai musulmani durante gli anni delle loro scorribande nel Mediterraneo . Successivamente, per un lungo periodo, l'isola rimase disabitata. Nel 1630 Giulio Tomasi, avo dell'autore del Gattopardo, fu insignito da Carlo II di Spagna del titolo di principe di Lampedusa e Linosa. Nel 1760 l’isola venne colonizzata da sei francesi, seguiti, dopo sedici anni, da un nucleo familiare maltese. Successivamente, fu un susseguirsi di arrivi di piccoli gruppi di agricoltori capeggiati ora da maltesi ora da inglesi. Anche i Russi, con il principe
LAMPEDUSA
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Grigori Alexandrovich Potemkin tentarono l’acquisto dell’Isola per poter insediarvi una colonia di sudditi della zarina. Nel 1780 una terribile pestilenza colpì l’isola ed una lapide in marmo datata 1784 rinvenuta in una grotta, conferma appunto la sepoltura di un morto per peste. Le notevoli risorse economiche necessarie al recupero delle due isole, costrinsero i Tomasi a chiedere un congruo finanziamento ai Borbone minacciando in caso contrario di vendere l’isola agli Inglesi interessati all’acquisto per ovvie ragioni strategiche finalizzate a farne una base militare. La richiesta di vendita venne ufficializzata a Ferdinando II - re delle due Sicilie, che negò fermamente l’autorizzazione, ma anzi per un prezzo di 12.000 ducati, nel 1839 la riacquistò intenzionato a trasformarla in colonia agricola. Il sovrano inizialmente criticato da alcuni suoi consiglieri non fece un acquisto avventato ma anzi riuscì a rendere attivo e produttivo il piccolo arcipelago agrigentino. Nel 1843, il re inviò il capitano Bernardo Sanvisente alla guida di un gruppo di 120 coloni (novanta uomini e trenta donne) reclutati con editto reale, a prendere possesso in suo nome delle Pelagie con il titolo di governatore, con l’incarico di stabilirvi una colonia agricola e di bonificare tutto il terreno disponibile. Nel rapporto inviato al re Sanvisente descrive il suo arrivo confermando di avere trovato sull’isola pochi ruderi, alcune sepolture e un territorio rimasto dominio di una natura totalmente incontaminata. Colubro dal cappuccio
Falco pescatore
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Beccafico
Ghiandaia marina
Coniglio selvatico
Poiana
Vi si estendeva un folto manto vegetale costituito da una fitta macchia mediterranea nella sua forma più evoluta e diversificata. Una vegetazione rigogliosa che confermava la presenza di acqua dolce e che avrebbe facilitato l’opera di colonizzazione. Un ambiente che ospitava una ricchissima fauna composta da conigli, volpi, cinghiali, tartarughe, capre selvatiche e alcuni esemplari di cervi di piccole dimensioni. L’impatto dell’arrivo di Sanvisente e dei suoi coloni fu disastroso. A cinque anni dallo sbarco erano già diventati settecento e su questo paradiso terrestre si generò un sistematico e inevitabile sconvolgimento del territorio. Vennero realizzate le prime grandi opere di Lampedusa, alcune delle quali ancora esistenti. Furono costruiti proprio di fronte al porto sette edifici dove furono alloggiati i nuovi abitanti: “i setti palazzi” (tuttora esistenti). In merito alla colonizzazione di Lampedusa, le cronache dell’epoca riportano due versioni sul comportamento del Capitano Sanvisente. La prima narra che a seguito delle crescente domanda di energia da destinare alla grande rivoluzione industriale in corso in Europa nel corso del diciannovesimo secolo, arrivavano sempre più numerose le richieste di carbone vegetale, ovvero di alberi da tagliare e bruciare. Re Ferdinando, più interessato al denaro che alla salvaguardia dell'ambiente dell'isola, concesse senza problemi le autorizzazioni per la produzione di carbone vegetale acconsentendo, tra le forti proteste del governatore Sanvisente. Al disboscamento indiscriminato di Lampedusa. In pochi anni, l’Isola perdette la propria vegetazione, di conseguenza, le coltivazioni, sempre più esposte ai forti venti, diventarono più difficili e meno redditizie. Il Governatore Sanvisente non approvando tale decisione, si dimise dalla sua carica e lasciò l’isola. Con le foreste disboscate e il terreno via via sempre più arido, l'economia di Lampedusa si spostò definitivamente verso la pesca, e l'aspetto morfologico cominciò a diventare quello odierno: roccioso, brullo e arido. Un’altra tesi invece sosterrebbe che il Capitano Sanvisente per assegnare gli appezzamenti di terreno ai coloni abbia estirpato la vegetazione naturale, abbia disboscato indiscriminatamente il terreno per essere messo a coltura. Le piante delle zone non coltivabili furono tagliate per ricavarne legna da ardere o per altri scopi. Contro gli animali vi fu un accanimento senza eguali. Sanvisente concesse ai coloni libera caccia e pesca e in pochi anni scomparvero cinghiali, cervi e foche
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La tabaccara
Isola dei conigli
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monache. Contro le capre selvatiche lo stesso Sanvisente ideò un radicale programma di sterminio che faceva ricorso a tutti i metodi che gli fu possibile escogitare: armi da fuoco, trappole, laccioli, distruzione di tane e dei piccoli nati. Il terreno privato della naturale copertura vegetale cominciò a disseccarsi per gli effetti di un sole cocente presente sull’isola per almeno sei mesi l’anno e ai fortissimi venti che spazzavano il suolo senza più ostacoli ora che non c’erano più radici a trattenerlo e dilavato dai violenti temporali autunnali. La ritenzione idrica dei terreni diminuì in modo impressionante. L’humus scomparve completamente lasciando affiorare la nuda roccia e in pochi decenni si compì in tutta l’isola quel processo di desertificazione che oggi caratterizza Lampedusa. Il Capitano Sanvisente non rimase abbastanza a lungo sull’isola da assistere al completo fallimento del suo progetto di colonizzazione agricola e nella sua relazione finale al re conclude facendo intravedere l’alternativa di fare dell’isola un luogo di detenzione. Con l’avvicendarsi degli eventi della storia di Lampedusa, nel 1860 nasce il regno d'Italia e con la conseguente annessione del Regno delle Due Sicilie, anche le Pelagie diventano italiane. Lampedusa è italiana e si avvera quanto previsto anni addietro dal Capitano Sanvisente. Nel 1872 il governo italiano interviene su Lampedusa, e decide di convertirla in colonia penale. Questa notizia e la nomina di un Commissario Governativo che interviene sulla revoca di tutte le concessioni di terre ai coloni, accresce ulteriormente il malcontento della popolazione provocando la conseguente e ulteriore riduzione delle già scarse coltivazioni presenti sull'isola. Tuttavia, il futuro di Lampedusa relegata l’agricoltura ad un ruolo sempre più marginale e residuale, sarebbe venuto dalla scoperta e dallo sfruttamento di ricchi banchi di spugne e dall’organizzazione dell’industria della pesca. Il 2 giugno del 1878 Lampedusa diventa comune autonomo con la frazione di Linosa e nel 1911 viene attivato il servizio telegrafico. Durante la prima guerra
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mondiale le Pelagie non furono particolarmente coinvolte nell’evento bellico salvo che per il richiamo alle armi degli isolani. Negli anni venti con l’avvento del fascismo, Lampedusa torna ad essere punto di riferimento come luogo di confino e di “villeggiatura” per gli antifascisti. Al contrario, nella seconda guerra mondiale, proprio per lo sviluppo verso sud del conflitto, Lampedusa, collocata in mezzo al Mediterraneo tra Sicilia, Malta, Libia e Tunisia, riveste un ruolo altamente strategico. Sull'Isola, per la sua posizione geografica vengono di conseguenza erette fortificazioni, scavati camminamenti, costruite caserme e un aeroporto, trasformandola in una roccaforte avanzata. Questo purtroppo causerà notevoli e pesanti bombardamenti specialmente poco prima dello sbarco e l’avanzata degli alleati in Sicilia. Con la fine della guerra anche per Lampedusa comincia il periodo della ricostruzione, resa però più difficoltosa dalla marginalità dell’isola. Nel 1951 viene inaugurata la centrale elettrica. Nel 1953 viene realizzata una fabbrica di ghiaccio, necessaria per la conservazione del pesce. Nel 1963 è attivato il servizio telefonico. Nel 1967 arriva la televisione, il dissalatore e nel ’68 anche l’aeroporto. Dai primi anni ’70 in poi, per la naturale bellezza dei siti, per il mare cristallino e incontaminato le Pelagie hanno avuto un costante aumento del flusso e delle presenze di turisti al punto che oggi il turismo è considerato l’elemento trainante dell’economia locale. Tuttavia da qualche anno Lampedusa è tornata all’attenzione delle cronache nazionali e internazionali per essere diventata il punto di primo approdo per migliaia di migranti clandestini in maggioranza nord-africani diretti verso l'Europa in cerca di una vita migliore.
Faro di Capo grecale
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hi ha scelto di raggiungere Lampedusa col traghetto, durante la sosta a Linosa avrà probabilmente notato che pur essendo questa un isola vulcanica le aree di verde sono numerose e abbastanza ampie. A Lampedusa invece il tipo di terreno formato per lo più dalla presenza di due tipi di roccia, il calcare e la dolomite, la sua collocazione geografica molto esposta ai venti salmastri con un clima prevalentemente caldo per tutti i dodici mesi dell'anno ed una scarsa piovosità, non facilitano il rimboschimento e la creazione di ampie zone di verde. Queste cause determinano uno degli elementi distintivi dell’isola che ad una prima sommaria osservazione, già dall’avvicinarsi del traghetto all’isola, si presenta decisamente arida e priva di vegetazione, seppure selvaggiamente attraente grazie al suo mare limpidissimo. Tuttavia oggi dopo oltre un secolo dallo sconvolgimento causato dal Capitano Sanvisente e dai suoi coloni, Lampedusa, grazie anche ad una serie di interventi mirati di rimboschimento, comincia a presentare nuove zone di verde. Nonostante ciò a Lampedusa è possibile individuare tre tipologie di aree di vegetazione spontanea: la prateria, presente nei valloni e nelle aree più distanti dall’abitato; la gariga, che si forma in modo sparso più facilmente nelle zone rocciose ed è una tipica bassa vegetazione arbustiva d’altezza massima di 1,5 m, presente in alcuni valloni e cale del versante nord. La macchia tipica mediterranea, che raggiunge infine lo stadio di steppa, coprendo gran parte della dell’area pianeggiante dell’isola la cui vegetazione erbacea (prevalentemente di graminacee) è dedicata al pascolo. L’avvicinarsi della nave all’isola per le operazioni di attracco dopo otto ore di navigazione rende l’idea della distanza dalla costa siciliana e di come sia importante il collegamento marittimo per l’approvvigionamento di tutto ciò che serve per la vita a
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Lampedusa. Dal ponte della nave ci si accorge della frenesia che regna nel porto mercantile dove autocarri, furgoni frigorifero, auto e moto di turisti, attendono l’arrivo del traghetto. Chi riparte per il rientro è consapevole di lasciare un pezzo di paradiso e ritornando al caos e al frastuono della città rimpiangerà senza dubbio le giornate trascorse a Lampedusa. Chi invece arriva è ansioso di cominciare a godersi la propria vacanza immerso nello splendido mare africano. Per conoscere l’isola e visitarne tutte le cale e le spiagge raggiungibili via terra, è indispensabile avere un mezzo di trasporto, pertanto se non siete arrivati in auto o in moto, consigliamo di noleggiare sul posto un mezzo che vi consenta autonomia di movimento. Per approfondire la conoscenza di Lampedusa si può iniziare dal paesino, baricentro di tutta l’isola. Lasciata la zona portuale, a poche centinaia di metri si trova il salotto cittadino costituito dalla centralissima via Roma. In questa strada abbastanza ampia e lunga sono ubicati i bar, i pub, e i vari negozi dove è possibile fare shopping di ogni genere. Punto di riferimento fondamentale tra i turisti poco distante dalla zona centrale il Comune con la torre dell’orologio e la chiesa madre. Nella centrale Piazza della Libertà si può ammirare l’obelisco realizzato dall’artista Arnaldo Pomodoro e dedicato ai caduti di tutte le lotte per le cause giuste. Lasciato il centro abitato e l’area portuale dove sono ubicati alcuni stabilimenti per la lavorazione del pesce, inoltrandosi verso l’interno e seguendo la strada costeggiata da case basse, ci si accorge di una costruzione in blocchi di tufo composta da grandi stanzoni in parte diroccati. Questi sono l’ultima testimonianza della colonia penale
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istituita dal governo italiano nel 1872. Percorrendo la Strada di Ponente lunga circa 12 km e che attraversa tutta Lampedusa, si raggiunge la punta estrema dell’isola, Capo Ponente, dove a poca distanza è possibile fare un escursione sul Monte Albero del Sole che con un’altezza di 133 mt. sul livello del mare è il punto più alto di Lampedusa. A Cala Salina, ai piedi del Castello, sono visibili i reperti delle vasche realizzati dai romani per la lavorazione del “garum”. Poco oltre a circa due km. dal centro abitato, immerso in un’oasi di verde troviamo il Santuario della Madonna di Porto Salvo, protettrice di Lampedusa, da dove attraverso una stradina è possibile raggiungere una piccola spiaggia. Durante il percorso è possibile scorgere alcuni “dammusi”, le tipiche costruzioni di origine araba, molto in uso a Pantelleria e importate a Lampedusa dai primi coloni panteschi. Seguendo una deviazione è possibile arrivare ad una spianata dove si coglie una splendida vista sull’Isola dei Conigli. Se uno dei punti di forza di Lampedusa è certamente l’incantevole mare limpido e cristallino, la possibilità di fare un tuffo dalle tante cale della costa o sdraiarsi sul bagnasciuga delle calde spiagge dell’isola, accresce ancor di più la voglia di raggiungere questa perla del Mediterraneo. Tra le cale facilmente raggiungibili per fare un bagno tra gli scogli si può scegliere fra Punta Sottile, Cala Calandra, chiamata anche Mare Morto o Cala Creta. Se preferite distendervi su un caldo arenile dorato potete andare a Cala Croce, alla spiaggia della Guitgia, nota per la sabbia dal colore biancastro, o alla più famosa spiaggia dell’Isola dei Conigli. Conosciuta per essere il luogo scelto dalla tartaruga marina Caretta caretta per depositare le uova, la spiaggia e l’isolotto sono riserva marina a protezione di questa specie animale in forte diminuzione di esemplari. Questo è il punto più suggestivo dell’isola e visto dall’alto si è colpiti dalla limpidezza del mare colore smeraldo e dalla trasparenza dell’acqua. Il nome deriva dal fatto che un tempo l’isola era popolatissima di conigli.
Cala Pulcino
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IL GIRO IN BARCA
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hi arriva a Lampedusa per una vacanza, breve o lunga che sia, non dovrà in nessun caso perdersi l’esperienza di fare il giro dell’isola in barca. Con il mare calmo, si può effettuare la circumnavigazione in circa quattro ore non mancando di fare anche più di un tuffo nelle cale che sono raggiungibili solo dal mare. Se si è pratici di navigazione si può noleggiare un motoscafo o un gommone o altrimenti ci si può rivolgere ai tanti residenti che certamente saranno lieti di accompagnarvi e farvi anche da guida. Le escursioni iniziano dal porticciolo in direzione ovest, dove s’incontra la cala della spiaggia della Guitgia. Superata Punta Guitgia, il tratto di costa successivo è tutto un susseguirsi di incantevoli cale: Cala Croce e Cala Madonna, particolarmente profonde, Cala Greca e Cala Galera, con la sua grotta. Proseguendo dopo avere superato il tratto dove la costa risulta più alta e che sormonta la Baia della Tabaccara, si giunge in vista dell'Isola dei Conigli con la bellissima spiaggia omonima. Poco oltre si raggiungono Cala Pulcino e il Vallone dell'Acqua. Superato Capo Ponente, si ritorna costeggiando la parte settentrionale dell'isola dove le coste seppure difficilmente accessibili in quanto alte e frastagliate, offrono una visione eccezionale garantendo immagini fotografiche suggestive. Se siete dei discreti nuotatori consigliamo, prima di oltrepassare Punta Parise, di varcare a nuoto l’entrata della grotta, chiamata anche “Grotta degli Innamorati”, che consente di accedere nella parte interna ad una piccola e deliziosa spiaggia di sabbia. Da qui inizia un tratto di costa dove tra gli accecanti raggi del cocente sole siculo e le fresche ombre delle cale, si creano nel mare magici riflessi e suggestivi effetti di luce. Andando oltre si incontrano gli scogli Pignolta, Sacramento e Faraglione, chiamato
Isola dei Conigli
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Mare Morto
anche scoglio La Vela per la sua tipica forma. Quindi seguono Punta Muro, Punta Cappellone a strapiombo sul mare, Cala Ruperta, Punta Taccio Vecchio e Punta Alaimo Oltrepassato il faro di Capo Grecale, si costeggia una grande baia con diverse cale e spiagge. Cala Calandra, dove il mare è quasi sempre calmo tanto da farle meritare l'appellativo di Mare Morto, Cala Creta, Cala Pisana e Cala Uccello, Punta Parrino, chiude il golfo, e con Punta Sottile iniziano le cale del versante meridionale: Cala Francese, con una bella spiaggia e subito dopo Grottacce così chiamata per la presenza di numerose grotte, e l'ampia Cala Maluk detta anche Cala Spugna. Aggirata Punta Maccaferri si ritorna nell’insenatura dove insiste il porto e che comprende a sua volta una serie di estremità e calette, come il promontorio di Cavallo Bianco che prende il nome dal leggendario luogo dove morì il cavallo bianco di Orlando durante la battaglia dei tre contro tre narrata dall’Ariosto, Cala Palma, Punta della Sanità e Punta Favaloro. Le Grottacce
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GASTRONOMIA LOCALE
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a cucina lampedusana sia degli alberghi che dei vari ristoranti e trattorie sparsi nell’isola è sempre ottima e genuina. Si mangia bene ovunque e com’è facile intuire il piatto forte della gastronomia locale è ovviamente il pesce che qui come a Linosa soddisfa a pieno i palati più esigenti. Le profumate salse per spaghetti, rigatoni, pennette, le semplici zuppe, le grigliate, il buonissimo cous-cous di verdure e pesce, hanno un comune denominatore: la freschezza di ogni pietanza proposta. Qui l’unico slogan potrebbe essere: il pesce ? Pescato, cotto e mangiato. Come ogni luogo di vacanza, per gli irriducibili delle pizze non mancano i locali dove si possono gustare quelle più tradizionali o anche le più fantasiose. Ottimi gelati e granite, o l’immancabile cannolo, completano poi dolcemente ogni pasto.
Nei mesi estivi a Lampedusa capita spesso che i vacanzieri la notte dormano poco o niente. Spesso si fa l’alba passando dopo cena dalla discoteca ai pub magari aspettando l’alba romanticamente in due in riva al mare.
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EVENTI
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a giugno a settembre, inoltre, viene organizzata l’Estate Lampedusana con spettacoli, concerti, teatro cabaret e momenti d’intrattenimento vari, mentre il 22 settembre si celebrano i festeggiamenti per la Madonna Maria S.S. di Porto Salvo, patrona dell’isola e particolarmente venerata dagli isolani. Dal 2003 Lampedusa è sede della manifestazione di richiamo nazionale “O' Scià”. Si tratta di un concerto-evento organizzato da Claudio Baglioni che nel mese di settembre, raduna sull'isola numerosi cantanti italiani e stranieri, che con la loro esibizione intendono sensibilizzare la gente e gli uomini di governo delle nazioni sul problema dell'immigrazione clandestina. Un evento che per la massiccia partecipazione dei big della musica catalizza l’attenzione dei media nazionali e che vede la presenza di numerosi giovani appassionati provenienti da ogni parte d’Italia.
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NUMERI UTILI Polizia 113 Carabinieri 112- 0922.970001 (stazione locale) Vigili del fuoco 0922.970029 Guardia di Finanza 0922.970161 Dogana 0922.970020 Ufficio postale 0922.970038 - 0922.970081 Chiesa 0922.970576 Stazione Radio Costiera di Lampedusa 0922.970162 Capitaneria di Porto 0922.970141 - 0922.971555 Municipio 0922.970002 - 0922.970111 Area Marina Protetta “ISOLE PELAGIE” 0922.975780 Legambiente 0922.971611
NUMERI UTILI
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SERVIZI MEDICI Ambulanza 0922.970604 Guardia Medica 0922.970604 Centro di Emodialisi, Via Grecale - dott. F.sco Accardo mob. 392.0694379 Camera Iperbarica 0922.971848 - 0922.971452 Farmacia Sanfilippo Jolanda, via Roma - Lampedusa 0922.970195 TRASPORTI Siremar Agenzia di Lampedusa 0922.970003 Siremar Agenzia di Porto Empedocle 0922.636683 Aeroporto 0922.970296 - 970006 - 970299
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RISTORANTI / PIZZERIE
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RISTORANTE BELVEDERE RISTORANTE CAVALLUCCIO MARINO TRATTORIA DA BERNARDO TRATTORIA PIZZERIA DA NICOLA TRATTORIA DEL PORTO RISTORANTE DELFINO BLU RISTORANTE I GEMELLI RISTORANTE IL BALENOTTERO RISTORANTE IL SARACENO RISTORANTE PIZZERIA L’ANCORA RISTORANTE PIZZERIA L’ARAGOSTA RISTORANTE LA BUSSOLA PIZZERIA LA CAMBUSA RISTORANTE LA PERLA LA TAVERNA DI CORRADO RISTORANTE LIPADUSA RISTORANTE MILLE E UNA NOTTE RISTORANTE MIR MAR RISTORANTE NAUTIC RISTORANTE NUOVA AZZURRA TRATTORIA PUGLIESE RISTORANTE POLPO ESCONDIDO RISTORANTE SAPORE DI MARE RISTORANTE SIRIO RISTORANTE TERRA DEL SOLE RISTORANTE TOMMASINO TRATTORIA LA LAMPARA RISTORANTE L’ANGOLO DEL MARE TRATTORIA AL GALLO D’ORO PIZZERIA SUD EUROPA PIZZERIA LA ROTONDA GASTRONOMIA MARTORANA RISTORANTE MARINA DI CALA CRETA OSTERIA TIPICA IL GAMBERO RISTORANTE BAIA TURCHESE RISTORANTE BORGO CALA CRETA RISTORANTE GUITGIA BEACH TRATTORIA LA RISACCA PIZZERIA CICCIO’S IL RITROVO RISTORANTE ALBA D’AMORE
Piazza Marconi, 4 C.da Guitgia Via Terranova Via Terranova Via Madonna, 20 C.da Guitgia C.da Cala Pisana Via Madonna, 8 Via Sbarcatoio, 40 Via Anfossi, 42 Via Vitt. Emanuele, 1 Via Lung. Rizzo, 133 Via Ponente Via Vitt. Emanuele, 23 Via Cala Creta, 29 Via Giulio Bonfiglio Via Lung. Rizzo, 133 Via Lido Azzurro, 9 Via delle Grotte Via Roma, 24 Via Cala Francese, 3 Via Stazzone, 2 Via Lungomare Rizzo Via Belvedere, 7 Via Anton. da Messina Via delle Grotte Via Madonna, 4 Via A. Volta, 26 Via L. Ariosto, 2 Via Roma, 39/41 Via delle Grotte, 6 Via Roma, 92 Cala Creta Via V. Pollini, 33 Via Lido Azzurro Cala Creta Via Lido Azzurro Via E. La Loggia Via Vitt. Emanuele, 63 Via Roma, 58 Via P. Favaloro, 16
0922.970188 0922.970053 0922.971189 0922.971189 0922.970516 0922.970879 0922.970699 0922.973083 0922.970830 0922.970635 0922.970286 0922.973091 0922.971239 0922.970072 0922.971532 0922.971555 0922.971555 0922.970093 0922.971531 0922.975422 0922.971293 0922.973029 0922.971641 0922.970401 0922.971531
ALBERGHI
Alba d’Amore Baia Turchese Belvedere Borgo Cala Creta Cavalluccio Marino Grand Hotel Sole Guitgia Tommasino Hotel Cupola Bianca Hotel Mareblù Hotel Martello Hotel Medusa Hotel Mir Mar Il Gattopardo
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0922.970272 0922.970547 0922.970188 0922.970883 0922.970053 0922.971910 0922.970455 0922.971274 0922.970200 0922.970025 0922.970126 0922.970093 0922.970051
Il Faro della Guitgia La Perla Le Pelagie Lido Azzurro Medusa Hotel Oasis Resort Paladini di Francia Relais Isole del Sud Royal Scogliera Smeralda Sirio U’ Piddu Hotel Vega Hotel
0922.970962 0922.971932 0922.970211 0922.970225 0922.970222 0922.970025 0922.970550 0922.975781 0922.970123 0922.970105 0922.970401 0922.971050 0922.970099
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RESIDENCES
Archimede Baia Grecale Bolino Maria El Mosaico del Sol Gran Residence Marisa I Dammusi dell’Imbriacola Il Faro Il Veliero Blu Il Delfino Bianco Karilia Aparthotel La Bussola La Corte La Gariga Le Anfore Vacanze Licciardi Group Lo Verde L’Agave Luna di Ponente Macondo Mar d’Africa Meli Maria Gigliola Moresco Resort Moschella Benedetta Residence N’dusa Paradise Punta Sottile Residence al Paradiso Residence Cala Croce Residence Le Cupolette Residence Le Palme Tartaruga Rossa Villa Ambra Villa Alba Villa Giulia Villette Calacreta
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NOLEGGIO AUTO, MOTO E BICI Alenoleggio Via Vitt. Emanuele 106 Noleggio Lampedusa Via Dogana 1/3 Autonoleggio Lampedusa Via Bonfiglio 115 Autonoleggio Rally Vicolo Pucillo 6 La Freccia Azzurra Via Lido Azzurro Aruta Salvatore Via Cala Pisana Noleggio Almanzo Giuseppe Via Grecale 29 Billeci Giovanni C.da San Fratello 4 Lampedusa Noleggio Via Anfossi 84 Il Delfino Via Oberdan 57 La Conchiglia Via Grecale Noleggio Licciardi Via Siracusa 18 Autonoleggio Lombardo Vincenza Via Terranova 27 Autonoleggio Safari Via Ariosto 30 Noleggio Maggiore C.da Madonna 40 Autonoleggio Mannino Via Depositi Autonoleggio Natoli Via San Giuliano 3 Noleggio Margherita Via Duse 33 Due Ruote per Lampedusa Via Sbarcatoio 5 Rizzo Francesca C.da Cala Pisana 143 Sabbia Pietro Via Leopardi 8 Autonoleggio Fedemich Via Tacceri 38 Autonoleggio Prometeomare Via Pellico 14 NOLEGGIO ATTREZZATURE SUBACQUEE E BARCHE Centro Immersioni Lo Verde Via Sbarcatolo Mediterraneo Immersion Club Via Volta Centro Vela Lampedusa Via Lungomare Rizzo Centro Blue Adventure Via Lungomare Rizzo Pelagos Diving Club Via Guitgia La Tartaruga Via Madonna Licciardi Via Siracusa ESCURSIONI A CAVALLO Club gli Amici del Cavallo Cala Pisana AGENZIE DI SERVIZI TURISTICI Takitravel Via G. Bonfiglio, 41 Servizi Turistici Pavia Via delle Eolie 6 Servizi Turistici Licciardi Via Siracusa 18
0922.971175 0922.973052 0922.971781 0922.971496 0922.973595 0922.971665 0922.970529 339.8444145 339.1545487 0922.970854 0922.970911 0922.970678 0922.971118 0922.971351 0922.971089 0922.971474 0922.971143 0922.971279 0922.973065 0922.970456 0922.971109 339.3651989 0922.971480 0922.971986 0922.971526 0922.971075 0922.973034 338.3908834 0922.971606 0922.970678 338.2198533 0922.970323 0922.970183 0922.970678
LINOSA
NUMERI UTILI
SOCCORSO IN MARE - 1530 GUARDIA COSTIERA AUSILIARIA - tel. 333.6846636 GUARDIA MEDICA - Via Alfieri, 13 - tel. 0922.972115 CARABINIERI - Via Re Umberto - tel. 0922.972083 FARMACIA - Via Alfieri, 15 - tel. 0922.972203 DELEGAZIONE COMUNALE - Piazza Salvo D’Acquisto - tel. 0922.972086 AREA MARINA PROTETTA - Piazza Salvo D’Acquisto - tel. 0922.972504 CENTRO RECUPERO TARTARUGHE - Via Pozzolana - tel. 0922.972076 AGENZIA MARITTIMA - Via Re Umberto - tel. 0922.972062 PELAGOS Ass. Soc. Promoz. Turismo e Ambiente - Via Re Umberto, 5 - tel. 333.6846636
NOLEGGIO MOTO E BICI Mascari Noleggio - Via Re Umberto tel. 347.1438815 – 0922.972051 Il Tedeschello - via Re Umberto, 71 tel. 339.8892727 – 0922.972110 Errera - Via Scalo Vecchio tel. 0922.972041 - 0922.972082 Solemar - Via Locanda 9 tel. 0922.972012 NOLEGGIO BARCHE ed ESCURSIONI Errera Stefano e Nino - tel. 0922.972063 Tuccio Angelo - tel. 0922.972020 Bonadonna Piero - tel. 0922.972077 Giovannino - tel. 338.6801754 Franceschino - tel. 349.6627369 CENTRI DIVING - Immersioni guidate, corsi sub, nolo attrezzature. Mare Nostrum, via Re Umberto, 84 - tel. 0922 972042 - 328 1698697 (www.marenostrumdiving.it) Linosa Diving Center, via Scalo vecchio, 3 - tel. 0922.972054 (www.linosadivingcenter.it) RISTORANTI, TRATTORIE, PIZZERIE, BAR Trattoria Pizzeria da ANNA - Via Vittorio Veneto - tel. 0922.972048 Ristorante ERRERA - Scalo Vecchio - tel. 0922.972041 Trattoria Pizzeria SERENA - Via Vittorio Veneto,15 - tel. 0922.972003 DAMMUSO Wine Bar - Via Re Umberto - tel. 0922.972195 BLACK PLANET Lounge Bar - Cala Pozzolana di Ponente - tel. 338.9198769 Bar del PORTO - Via Scalo Vecchio, 20 - tel. 338.9964831 Bar del CENTRO - Via Regina Elena, 3 - tel. 339.3816661 Bar LA CONCHIGLIA - Via Scalo Vecchio, 8 - tel. 0922.972095 ALBERGHI, RESIDENCE, CAMPING LINOIKOS Casa per ferie - Via V. Alfieri - tel. 0922.401810 B&B Residence LA POSTA - - Via Alfieri - tel. 0922.972507 - 328.1584987 - 339.7410705 AETHUSA Residence - C.da Casotto - tel. 095.494165 LA GROTTA DEL MULINO Camping - Via Mulino - tel. 0922.972221
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a cura della
PROVINCIA REGIONALE AGRIGENTO ASSESSORATO AL TURISMO
Marketing e Coordinamento Achille Contino Relazioni esterne Carmelo Milioto, Jorge Cimino, Calogero Ingrao Testi Enzo Abate Foto Angelo Pitrone, Roberto Palermo, Fabio Tuccio (subacquee), Fotolia Progetto grafico e impaginazione Stand Up srl, Agrigento Finito di stampare nel mese di Gennaio 2009
Prodotto dalla Provincia Regionale di Agrigento, Assessorato al Turismo - Vietata la vendita - Copia in omaggio
PROVINCIA REGIONALE AGRIGENTO ASSESSORATO AL TURISMO