Bruchure della città di Sciacca

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sciacca e il turismo termale

G vademecum

del turista



vademecum

del turista

Sommario

L'Assessorato al Turismo della Provincia Regionale di Agrigento ha prodotto 4 vademecum che intendono presentare al turista che arriva in terra Agrigentina, il vasto patrimonio archeologico, monumentale, artistico e ambientale presente in tutto il nostro territorio. Sono delle guide formato tascabile suddivise in aree tematiche che riescono a dare tutte le informazioni necessarie per approfondire una conoscenza dell'inestimabile valore dei beni che possiede questo pezzo di terra di Sicilia. E’ la prima volta che si lavora ad un sistema informativo per il turista pensando, esclusivamente, alle esigenze del viaggiatore. Agrigento e la Valle dei Templi Sciacca e il Turismo termale Le zone interne e i Castelli Le Pelagie Questo opuscolo, dedicato a Sciacca contiene i suggerimenti per raggiungere i luoghi da visitare indicando il percorso stradale e le località da non perdere durante la tappa di trasferimento. Il vademecum è corredato anche dall'elenco delle strutture ricettive presenti con le categorie di appartenenza e arricchito da notizie utili che certamente potranno servire al viaggiatore durante la permanenza a Sciacca. L’Assessore al Turismo Carmelo Pace

Il Presidente della Provincia Regionale Prof. Eugenio D’Orsi

DA AGRIGENTO VERSO SCIACCA CENNI STORICI IL CENTRO CITTADINO LE TERME E IL MONTE KRONIO LA CERAMICA DI SCIACCA IL CARNEVALE NUMERI UTILI

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Sciacca, cittadina marinara famosa per le sue antiche terme, è uno dei comuni più grandi della provincia di Agrigento. Particolarmente interessante da visitare per le sue bellezze architettoniche, lo splendore del suo mare, gli effetti benefici delle sue grotte sulfuree e per le variopinte ceramiche prodotte in piccole botteghe del centro storico, Sciacca è una tappa d’obbligo per il viaggiatore che arriva in Sicilia. Le sue moderne strutture ricettive costituiscono un importante punto di riferimento nel panorama turistico della provincia di Agrigento. Distante appena 50 km. dal capoluogo, raggiungerla da anche l’occasione di visitare quei piccoli centri, anch’essi ricchi di storia e tradizioni locali che s’incontrano durante il percorso di avvicinamento. Al fine di fornire una conoscenza quanto più dettagliata del territorio agrigentino indicheremo un agevole itinerario che, partendo dal capoluogo, permetterà di raggiungere Sciacca visitando anche gran parte dei comuni presenti nel versante occidentale della provincia di Agrigento.

Sciacca vista da Monte Kronio


Partendo da Agrigento, superata la Valle dei Templi e imboccata la SS 115 in direzione ovest, Porto Empedocle è la prima cittadina che incontriamo. E' uno degli scali più importanti della costa sud-occidentale della Sicilia, da dove fino a poco tempo fa partivano diretti in tutto il mondo i carichi di zolfo e salgemma delle miniere dell'entroterra. Da qui partono le navi per le isole di Linosa e Lampedusa e di un certo rilievo sono le attività legate alla pesca. In origine era solo un borgo marinaro chiamato "Molo di Girgenti" strettamente legato alla vita economica di Agrigento. Nel 1750 si iniziò la costruzione del primo braccio del porto. Nel 1863 diventando comune autonomo prese l'attuale denominazione di Porto Empedocle. Il principale monumento è la Torre Carlo V. Eretta nel 1554 a difesa dalle incursioni dei turchi e dei pirati, oggi è diventata un centro di iniziative e di attività artisticoculturali. A Porto Empedocle è nato lo scrittore Andrea Cammilleri. E’ qui che sono stati ambientati i romanzi che hanno come protagonista il Commissario Montalbano, l’abile poliziotto sempre intento a svolgere le sue indagini tra Vigata (Porto Emedocle) e Montelusa (Agrigento), dove fa da sfondo la particolare bellezza della costa empedoclina con le ampie spiagge di Marinella e del Lido Azzurro. Poco oltre si incontra Realmonte, fino al XIX secolo feudo dei duchi di Castrofilippo.

DA AG R I G E N TO V E R S O S C I AC C A

Realmonte, la Torre di Monterosso

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Obbligatoria una sosta per ammirare le bianche scogliere di marna della "Scala dei Turchi", scenario di incomparabile bellezza specie al tramonto quando la natura di questo luogo pieno di fascino si accende di magica luce. Meta di sub per i suoi fondali limpidi e pescosi è l'adiacente Lido Rossello. Sulla strada si incontra la deviazione per il sito archeologico della Villa Romana di "Durrueli" (I sec. d.C.), sede di recenti scavi. Proseguendo sulla statale incontriamo Siculiana. Agli inizi del XIV secolo il centro si sviluppò grazie all'impulso del nobile Gilberto Isfar e Corelles, ai piedi di un antico castello arabo (Qal'at-Sugul), che era stato ricostruito da Federico Chiaramonte. Caratteristica è la struttura urbana del paese dominata dalla cupola a strisce bianche e rosse della Chiesa Madre. In essa è venerato il Crocifisso Nero che vi fu portato nel 1611 dal castello dove era precedentemente conservato. Secondo gli studiosi il nome Siculiana avrebbe due possibili origini: una romana Siculi Janua (Porta della Sicilia), l'altra araba Suq-al-Jani (Mercato di Giovanni). Paese con un'economia prettamente agricola, vi si coltivano il mandorlo, la vite e l'olivo. A pochi chilometri di distanza Siculiana Marina offre un lungo litorale tra i più belli e incontaminati di tutto il meridione d'Italia dove una natura selvaggia si specchia in un mare di cristallo. Poco più avanti sorge il piccolo centro di Montallegro.

Scala dei turchi

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bivio che conduce al piccolo borgo di Bovo Marina dove è stata realizzata una splendida riserva naturale con aree attrezzate in cui è possibile godere di un splendido mare, di una incantevole pineta con adeguati servizi ristorativi. Penultima tappa prima di arrivare a Sciacca è Ribera. Fondata nel 1630 da Luigi Guglielmo Moncada sul sito dell'antica Allava, l'attuale nome deriva da quello di Maria Afan de Ribera moglie del fondatore. Antico feudo il cui territtorio apparteneva alla cittadina di Caltabellotta, dopo varie vicissitudini storiche alla fine dell' 800 ebbe un notevole sviluppo economico e socioculturale. Ribera diede i natali nel 1818 a Francesco Crispi, l'insigne statista che fu anche Presidente del Consiglio nel 1887. Oggi il settore trainante dell'economia riberese è l'agrumicoltura specializzata nella produzione delle arance Washington Navel. Intensa è anche la produzione delle fragoline grazie alla presenza dei fiumi Verdura, Platani e Magazzolo che assicurano l'acqua per le irrigazioni. Di solito nella stagione di produzione è possibile acquistare fragole e arance nelle tipiche confezioni in cassette di legno lungo la statale, direttamente dai produttori. Sotto l'aspetto archeologico e monumentale sono da segnalare una importante necropoli dell'età del bronzo sita alla periferia della città, e i ruderi del castello normanno di Poggio Diana eretto nel XII sec. a circa 4 km dal centro. Di notevole interesse sono anche le numerose chiese, tra cui quella del Purgatorio riccamente decorata con pregevoli stucchi. A Ribera durante l'arco dell'anno si celebrano alcune festività religiose particolarmente ricche sotto l'aspetto folklorico ed etnico. Così è per la festa di Pasqua con il caratteristico "'ncontru", l'incontro tra la Madonna Addolorata, S. Michele e Gesù Risorto, i cui simulacri sono portati a spalla tra la folla di Corso Umberto, al caratteristico grido di "largu!, largu!". Anche la festa di San Giuseppe con "la Straula", l'antico carro carico di pani e di alloro, è un'autentica espressione della cultura popolare locale. Oggi Ribera con le sue strutture ricettive e la bellissima spiaggia di Seccagrande, è un piccolo paradiso per gli amanti del mare e della pesca subacquea. Bovo Marina

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Fondato nel 1574, sotto i Gioeni si andò sviluppando ai piedi del Monte Cicaldo dopo l'abbandono del sito originario posto sul ripido colle. Nei suoi pressi troviamo il Gorgo, piccolo specchio d'acqua oggi riserva naturalistica e luogo di sosta degli uccelli migratori sulla rotta per l'Africa. Lasciata la statale e proseguendo verso l'interno, è da qui possibile raggiungere Cattolica Eraclea. Il piccolo centro fondato nel 1612 da don Biagio Isfar e Corelles, basa la sua economia sull'agricoltura e la pastorizia. Fino a qualche decennio addietro di notevole importanza per l'ecoonomia locale era l'estrazione del salgemma e dello zolfo. Fra i suoi monumenti sono da citare le chiese della Mercede (XVII sec.) e di S.Spirito. Originariamente denominata solo Cattolica, il nome attuale risale al 1874 e deriva dall'antica Eraclea Minoa i cui imponenti resti si trovano a Capo Bianco, su un altopiano che si affaccia sul mare a circa 16 km dal paese. Il posto è raggiungibile seguendo la strada che costeggia il corso del Platani. Erodoto narra nei suoi scritti che a fondare Eraclea Minoa furono i selinuntini a sinistra della foce del Platani. Fu chiamata Eraclea dai successivi coloni spartani in onore di Eracle. Sotto il dominio dei romani fu "Civitas decumana". Oggi Eraclea Minoa costituisce un sito archeologico di notevole importanza e grande fascino, dotato di un proprio Antiquarium dove sono conservati numerosi reperti. Recenti scavi hanno portato alla luce un tratto delle mura civiche, una necropoli greca e un anfiteatro (IV sec. a.C.) . Eraclea Minoa offre ai visitatori anche un magnifico arenile coronato da una splendida pineta ai piedi della bianca rupe. Ritornando sullo scorrimento veloce e percorsi pochi chilometri s’incontra il Anfiteatro greco di Eraclea Minoa

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RIBERA

Ribera, Borgo Bonsignore

Addolorata, S. Michele e GesÚ Risorto, i cui simulacri sono portati a spalla tra la folla di Corso Umberto, al caratteristico grido di "largu!, largu!". Anche la festa di San Giuseppe con "la Straula", l'antico carro carico di pani e di alloro, è un'autentica espressione della cultura popolare locale. Oggi Ribera con le sue strutture ricettive e la bellissima spiaggia di Seccagrande, è un piccolo paradiso per gli amanti del mare e della pesca subacquea. Superata Ribera e riprendendo la statale, poco oltre si incontra il bivio per Caltabellotta. Suggestivo comune di 7000 abitanti che sorge sul costone di

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un alto sperone roccioso (950 m.) alla sommità del quale sorge il castello di epoca normanna detto della "Sibilla". Punto panoramico tra i più belli della provincia, dalla rupe si può vedere la costa meridionale siciliana da Marsala ad Agrigento e dal lato opposto la valle del Verdura punteggiata da numerosi paesi. Nelle notti invernali il paese imbiancato dalla neve e illuminato dalle fotoelettriche, assume le sembianze di un grande magico presepe sospeso nella nebbia. Caltabellotta ha origini antichissime e sorge, alcuni sostengono forse erroneamente, sul luogo della antica Camycus sede del leggendario re sicano Kòkalos. E' accertato invece che qui alla fine del II sec.a.C. sorse Triokala, la città degli schiavi. Il luogo fu distrutto dai romani e in seguito occupato dagli arabi che lo chiamarono Kal'at al-ballut (Rocca delle Querce). Occupata dal conte Ruggero nel 1090, vide la riedificazione del suo castello ad opera dei normanni. Qui fu firmata la "pace di Caltabellotta" tra Federico d'Aragona e Carlo di Valois il 19 aprile 1302 alla fine della guerra del Vespro tra angioini e aragonesi, che riconosceva al primo il predominio sulla Sicilia.

Caltabellotta

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Notevole il patrimonio artistico e storico conservato nelle sue chiese e in particolare nella Matrice con opere del Gaggini (una Madonna delle Grazie del 1534) e del Ferraro. Particolarmente interessanti le chiese di San Pellegrino e della Pietà , entrambe costruite sulla nuda roccia. Caltabellotta oggi vanta una fiorente produzione agricola e assai prelibati sono i suoi fichi secchi, le mandorle tenere (mennuli muddisi) e l'olio extravergine di oliva. Non bisogna però dimenticare i fichidindia, il miele, il formaggio pecorino e la ricotta.

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CENNI STORICI

A 20 Km. da Ribera si raggiunge Sciacca che con i suoi 40.000 abitanti è oggi un affermato centro di villeggiatura conosciuto non solo per le sue bellezze naturali e l'ottimo clima durante tutto l'arco dell'anno, ma principalmente per gli effetti benefici delle sue acque termali. Studi archeologici hanno dimostrato che le grotte del vicino Monte Kronio furono abitate dal periodo neolitico sino dall’età del rame. Quattromila anni fa, alla fine di questo periodo, le grotte furono invase da soffi di vapore caldo che terrorizzarono gli abitanti sicuri della presenza di una divinità infuriata, facendoli evacuare verso la zona più a valle. Ma la fama e la notorietà della cittadina erano notevoli già in età romana. La fondazione, databile tra il VI e il V sec. a.C., fu ad opera dei Selinuntini. Centro termale fin dall'antichità molto frequentato, dai romani fu chiamata "Therme Selinuntinae" o "Aquae Larodes" o anche "Aquae Labodes". In effetti quelle di Sciacca sono le più antiche terme utilizzate a scopo terapeutico di cui si ha memoria. Pare sia stato addirittura il mitico Dedalo a scoprire il valore salutare delle acque che sgorgavano attraverso le fessure all'interno delle grotte e dei cunicoli del monte Kronos. Oggi alla sommità della montagna sorgono un grosso complesso termale e il Santuario di San Calogero, meta di pellegrinaggi.

Basilica di San Calogero

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Durante il periodo romano, proprio attorno alle Terme, non appena il discus (una sorta di corno dal suono molto intenso) diffondeva la sua voce annunciandone l’apertura giornaliera, si sviluppava gran parte della vita sociale ed economica degli antichi saccensi. Le Terme erano un luogo in cui approfittando degli effetti benefici dei vapori delle acque curative, frequentemente si portavano a compimento anche accordi economici, scambi merceologici, unioni coniugali, revisioni contrattuali. Tutto finì inspiegabilmente al tramonto dell’impero romano e le stesse terme caddero in disuso. Nel periodo del basso Medioevo tra il ‘400 e il ‘500 un matrimonio contrastato e un feudo conteso tra le nobili famiglie dei Luna e dei Perollo furono motivo di feroci dispute portando Sciacca agli onori della cronaca con una sanguinosa guerra fatta di agguati, tradimenti, vendette la cui notorietà oltrepasso i confini regionali. Malgrado tutto, in quel periodo (V sec. d.C.) appare la figura di un monaco dalla pelle nera di nome Calogero che ben presto si guadagnerà la fama di Santo. Egli riuscì a scacciare i sacerdoti pagani dal monte Kronio e con un’intensa opera apostolica guidò la popolazione al cristianesimo riproponendo l’uso terapeutico delle stufe vaporose. Nell' 840 per Sciacca ha inizio la dominazione araba la cui presenza ha lasciato tracce oltre che nel nome Ash-shaqqah (deriva dall'arabo fessura) anche nel tessuto urbano, con una struttura viaria, specie in alcuni quartieri come il Rabato, dove è visibile il tipico tracciato intricato e tortuoso delle città arabe. In quel tempo vi fu anche una non indifferente crescita economica sia del centro urbano che del territorio limitrofo, avente come baricentro l’antico porto realizzato in epoca romana. Ricostruito lo scalo ampliandone anche la zona del caricatore, si avviò un rinnovato impulso alle attività commerciali, artigianali ed alle ricche risorse agricole naturali del territorio, potenziandone lo sfruttamento anche in maniera intensiva. Ragguardevole fu anche il successivo sviluppo che la città ebbe con l'arrivo dei normanni e del conte Ruggero I, che nel 1072 ne fece centro di una contea. Egli ampliò la rocca araba trasformandola in castello e realizzò numerose opere difensive. Nel 1100 la città venne concessa da Ruggero I alla figlia Giulietta che la consacrò a Santa Maria Maddalena per redimere la colpa di essere stata la concubina del conte Zamparroni divenuto poi suo sposo. Nel 1336 Federico d'Aragona ampliò il perimetro della città assorbendo alcune piccole borgate vicine e nel 1380 Guglielmo Peralta vicario di Sicilia eresse Il Castello Nuovo, instaurando nel territorio una Signoria.

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Chiesa delle Giummarre

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Chiostro Convento di San Francesco


Il porto di Sciacca


IL CENTR O CITTADINO

Dal XV sec. sino alla metà del XVI sec. Sciacca godette di un ulteriore ampliamento e la sua espansione economica, basata principalmente sul traffico delle merci e il controllo strategico del Canale di Sicilia, fu tale da renderla una tra le più ricche e potenti città della Sicilia. La morte di Federico II l’Aragonese e la mancanza di un sovrano stabilmente radicato in Sicilia, contribuì allo sfaldamento della corona siciliana e ad un certo periodo di crisi che per Sciacca durò sino ai primi dell’ottocento. Quando nel 1870 si scoprirono alcuni banchi di corallo, la città ebbe una nuova ripresa economica. Questo evento insieme alla prevalente attività delle terme che nel corso degli anni continuavano ad accrescere l’operato delle benefiche qualità delle acque, assunse un ruolo strategico per l’economia locale. Ciò consentì di realizzare nell’800 la costruzione dei primi stabilimenti termali nella Valle dei bagni, mentre tra il 1928 ed il 1938 venne realizzato all’interno di un parco in stile liberty il nuovo complesso delle terme, definito la più bella realizzazione architettonica del novecento a Sciacca .

Terme di Sciacca

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Ricca di opere d'arte e pregevoli architetture, Sciacca offre al turista la possibilità di conoscere un patrimonio artistico e monumentale di grande interesse arricchito da suggestivi vicoli e angoli del pittoresco centro storico. L’abitato, assai caratteristico, presenta fondamentalmente tre livelli: una parte bassa, la zona marittima con il porto peschereccio, una mediana, che in pratica corrisponde al centro storico, una alta, presso e oltre la cinquecentesca cinta muraria, dove si sono espansi i nuovi quartieri. Per approfondire la conoscenza del centro storico consigliamo di lasciare l’auto all’ingresso della città nei pressi di Piazza Friscia di fronte la Villa Comunale o nel vicino Viale delle Terme e cominciare con la visita del Duomo in piazza Don Minzoni. Facilmente raggiungibile imboccando il Corso Vittorio Emanuele, (a sinistra di Piazza Friscia) qui è possibile ammirare subito i Palazzi Tagliavia San Giacomo e più avanti Arone Tagliavia, due antiche costruzione erette nel ‘400 e ristrutturate nell’’800. Da piazza Friscia, è possibile vedere la facciata laterale del Palazzo Tagliavia S. Giacomo, particolarmente ricca di decori artistici in stile neogotico, mentre quella a sud è in stile impero caratterizzato da un lungo balcone che divide il prospetto e da un terrazzo merlato. Poco distante sorge il Duomo.

Basilica di Maria SS. del Soccorso, Duomo di Sciacca

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Eretto agli inizi del XII secolo e dedicato a Santa Maria Maddalena, la costruzione della venne rifatta in classico stile barocco nel 1656 ad opera dell’architetto saccense Michele Blasco. Realizzato a tre navate, al suo interno, si possono ammirare gli affreschi della volta centrale dipinti da Tommaso Rossi rappresentanti la visione dell’Apocalisse e scene della vita della Maddalena. Sull’altare è collocata la statua della Madonna del Soccorso, patrona della città, attribuita allo scultore Laurana ed una pregevole fonte battesimale entrambi databili all’anno 1500. Il frontale esterno stranamente monco del campanile destro è abbastanza elegante ed è impreziosito con statue in marmo realizzate da Antonio e Domenico Gaggini, raffiguranti La Maddalena con gli apostoli Pietro e Paolo. Sul lato sinistro del Duomo un elegante costruzione ottocentesca ospita il Museo Scaglione. Il palazzo fu la dimora di Francesco Scaglione, esponente della più dotta borghesia agraria siciliana, cultore di lettere ed arti. Nelle sue sale che furono gli ambienti di vita quotidiana familiare, sono conservate pregevoli raccolte di dipinti, incisioni, sculture, maioliche, porcellane, reperti archeologici, monete, coralli, mobili d’artigianato siciliano, oggetti che testimoniano la passione di una vita dedicata al collezionismo votato all’esclusiva ricerca dell’eleganza e del “bello”. Riprendendo il Corso Vittorio Emanuele, sul lato destro si trova Palazzo Maurici, una costruzione del XVII sec. e poco oltre si raggiunge Piazza Scandaliato punto di riferimento del centro cittadino. Una grande terrazza da cui è possibile scorgere uno splendido panorama dove il porto, i pescherecci, la costa, i tetti delle case dei quartieri più in basso, fanno da elementi decorativi di una cartolina naturale bordata dall’azzurro mare africano. Adiacente alla piazza si trova la chiesa con l’ex Convento di San Domenico fondata nel 1532 da Tommaso Fazello e in parte ricostruita nel 1793, mentre sul lato opposto di Piazza Scandaliato si trova l’ex Collegio dei Gesuiti, un antico ed elegante complesso monumentale la cui posa della prima pietra avvenne il 13 giugno del 1613. Tra il 1640 e il 1645 la struttura venne arricchita da un vasto chiostro interno con le colonne ad archi a centro pieno e un parapetto in pietra che delimita la vasta terrazza. Oggi questa è la sede del Palazzo di Città. Proseguendo per il Corso Vittorio Emanuele e svoltando verso la via Incisa si incontrano sul lato destro la Torre del Pardo costruzione d’epoca medievale che le cronache dell’epoca descrivono come dimora di un ricco mercante catalano, e il vicino quattrocentesco Palazzo Perollo in stile tardo-gotico. Sul lato sinistro l’ex Ospedale di S.Margherita del XIV sec., l’ex chiesa di San Gerlando con il bel portale in pietra e la parte alta del frontale merlato, anch’essa databile attorno al XIV sec. e in ultimo la chiesa di S. Margherita


in stile gotico-catalano. Fatta ereggere nel 1342 da Eleonora d’Aragona, è a navata unica e all’interno si trovano un’icona di Santa Margherita con la storia del martirio, un pregevole organo del 1660 e delle grandi tele attribuite a Giovanni Portaluni, Gaspare Testone e al saccense Michele Blasco. Vicinissima alla chiesa di Santa Margherita, è possibile visitare sul lato destro tra Piazza Carmine e via Incisa, la Chiesa del Carmine la cui struttura originaria databile intorno al trecento fu riedificata nel ‘700 dall’architetto Andrea Giganti. Qui è possibile ammirare sulla facciata un rosone gotico del ‘300 appartenuto all’antica chiesa di S. Salvatore. Numerose sono le opere d’arte al suo interno, tra cui una statua di san Vito, diverse tele databili intorno alla metà del ‘500, il sarcofago del normanno Gilberto Perollo e una pregevole maiolica policroma raffigurante il Battesimo di Gesù realizzata nel 1961. Nella stessa piazza fa da sfondo la cinquecentesca Porta San Salvatore splendida fusione di architettura e scultura del Cinquecento con i due bastioni chiamati rispettivamente del San Salvatore e dell’Alfiere. La porta si trova sulla linea di cinta che Federico II d’Aragona eresse per incorporare i villaggi esterni lasciati fuori dall’antico tracciato. Venne riedificata nel ‘500 quando Carlo V fece elevare la cerchia muraria. In origine la porta era doppia a due entrate ma una purtroppo venne abbattuta nel corso dell’ultima guerra durante l’avanzata dell’esercito

Porta San Salvatore

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americano in Sicilia per consentirne il passaggio dei carri armati. Salendo per la via Gerardi poco più avanti, annesso alla chiesa del Carmine, si trova quello che fu l’ingresso del convento dei Carmelitani, oggi sede della Casa Circondariale di Sciacca. Continuando a salire si raggiunge Porta Palermo, uno degli altri accessi lungo la cinta muraria cittadina. Eretta nel 1753 durante il regno di Carlo II di Borbone, è sormontata da un grande emblema su cui domina un’aquila ad ali spiegate. Ritornando verso la fine di Corso Vittorio Emanuele si erge nobile ed elegante uno dei più belli e straordinari monumenti di Sciacca, lo Steripinto. Costruito nel ‘500, è un palazzo fortificato, che ha la caratteristica di avere una facciata ornata da una fitta serie di bugne in tufo arenario a forma di diamante che al variare della luce del giorno crea dei suggestivi effetti d’ombra. Sopra il portale d’ingresso si aprono tre eleganti bifore mentre la sommità della struttura è nobilitata da una cornice merlata. Ritornando verso piazza Scandaliato, salendo dalla via Roma e procedendo sul lato destro della via Licata, s’incontra la scalinata di Vicolo Puccio / Salita S. Michele. Percorrendo questa salita caratterizzata da numerosi vicoli e cortili, si raggiunge l’antico borgo musulmano del quartiere San Michele. Nella grande piazza dedicata al medico e naturalista saccense Gerardo Noceto, chiamata anche Piano San Michele, si trova la Chiesa di San Michele Arcangelo. Edificata su un impianto trecentesco, venne ricostruita tra il 1632 e il 1635 includendo alla costruzione un campanile che fu presumibilmente una torre risalente al periodo normanno. Sempre nella stessa piazza si possono visitare la Chiesa di Santa Maria dell’Itria, annessa al monastero chiamato “Badia Grande” e edificata nel 1371 al cui interno sono visibili tracce di un preesistente complesso trecentesco e rifabbricata tra il 1776 e il 1784, e la chiesa di Santa Maria del Giglio di origine cinquecentesca venne ricostruita nel 1634 e rinnovata nel XIX sec. Accostata alla chiesa si apre sulla linea di cinta delle mura a nord della città, Porta San Calogero. Venne eretta nel 1330 quando Federico II d’Aragona fece ampliare le mura di confine del centro abitato inglobando i quartieri esterni fuori dall’antico tracciato. Successivamente con Carlo V venne riedificata nel ‘500 quando furono fortificate tutte le mura di accesso alla città. Percorrendo la via Amato dove insiste il settecentesco Palazzo Amato si raggiunge il Castello dei Conti Luna, edificato da Guglielmo Peralta tra il 1393 e il 1398. Oggi rimangono visibili una torre e le mura perimetrali. Percorrendo la via Castello si entra nel Quartiere Terravecchia di impostazione tipicamente medievale e contrassegnato da stradine e vicoli stretti.


Percorrendo la via Perollo si raggiunge piazza Porta S. Pietro, dove sono immediatamente visibili gli esigui resti del Castello Normanno dei Perollo (Castello Vecchio). Scendendo a destra si raggiunge piazza S. Nicolò alle spalle della chiesa di San Nicolò La Latina. Edificata da Giulietta figlia del conte Ruggero tra il 1100 e il 1136 fu costruita nel Rabato (quartiere popolato dai Musulmani) ed è uno dei monumenti più espressivi del periodo arabo e normanno saccense. L’interno, a navata unica, ha un soffitto ligneo e tre dei quattro altari in pietra collocati all’interno delle absidi ricordano delle are per riti pagani. Di fronte alla chiesa di San Nicolò si erge il fronte laterale della chiesa di Santa Caterina. Edificata con il monastero nel ‘400, venne completamente ristrutturata nel 1796. Riprendendo la via S. Caterina, si raggiunge Piazza Lazzarini e quindi via Licata. Dalla via Licata che nel medioevo divideva il quartiere Cadda dal quartiere di Mezzo, imboccando il vicolo Gino si scorge il Palazzo Ventimiglia costruito nel ‘400, mentre percorrendolo tutto si raggiunge Piazza Purgatorio dove è ubicata la quattrocentesca Chiesa del Purgatorio. Da Piazza Purgatorio, percorrendo a scendere la via Roma si ritorna al Corso Vittorio Emanuele, mentre a salire si ritorna in via Licata. Spostandosi verso la zona orientale della città, è possibile raggiungere la Chiesa di Sant’Agostino recentemente restituita al suo antico splendore. Al suo interno si può ammirare una statua raffigurante la Madonna del Soccorso realizzata da Giacomo Cagini e numerose tavolette di ex voto del XVIII e XIX sec. riportanti per lo più soggetti marinari. Poco distante dalla Chiesa di Sant’Agostino, percorrendo la Via Valverde si raggiunge la chiesa e il monastero di Santa Maria delle Giummare in stile Gotico-Catalano. L’ingresso fruibile dalle due scale laterali, da accesso ad un ampio cortile in cui è stata realizzata una grotta con un altare dedicata alla Madonna di Lourdes. Anche questa chiesa come quella di San Nicolò La Latina, venne fatta edificare nel 1100 da Giulietta, figlia del conte Ruggero, e successivamente fu ampiamente ristrutturata nel ‘500. Ritornando verso sud, nei pressi della villa comunale, si trova l'ex convento di San Francesco che con gli ultimi restauri è diventato un centro per mostre, convegni e iniziative culturali. Scendendo oltre, percorrendo il Viale delle Terme, si raggiunge lo Stabilimento delle Terme di Sciacca, un’elegante struttura degli anni ‘30 del secolo scorso che si affaccia sullo splendido panorama della costa siciliana.

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Necropoli

Il porto

Rupe di Cammordino

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San Leone, Maddalusa


Sciacca, vista dalle Terme


IL CASTELLO INCANTATO A conclusione dell’itinerario storico monumentale della città, suggeriamo di non perdere la visita al Castello Incantato, un giardino con un’infinità di misteriosi volti scolpiti nella roccia e nei tronchi d'ulivo saraceni realizzati dalla insolita creatività di Filippo Bentivegna. Un personaggio che per oltre 50 anni non ha fatto altro che scavare e scolpire teste, creando più di tremila volti, alcuni forse somiglianti a illustri personaggi storici, altri con espressioni stralunate, dal sorriso inquieto e indescrivibile, altri ancora bifronte. Un individuo dalla mente forse compromessa ma che dimostrava una grande abilità nella attività manuale finalizzata alla creazione delle sue sculture dimostrando una notevole capacità ideativa ed espressiva. Sicuramente molto eccentrica e in una certa misura forse anche delirante. “Sua Eccellenza Filippu di li testi” come veniva chiamato dai suoi concittadini era un campagnolo nato a Sciacca nel 1888 ed emigrato quindicenne negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Arrivato negli USA lavora insieme ai fratelli alla costruzione di una linea ferroviaria e invaghitosi di una giovane ragazza americana, viene coinvolto in una furiosa rissa con un forzuto rivale negro che nel mezzo della colluttazione gli avrebbe sferrato un violento pugno alla testa. Le fatali conseguenze causate dal colpo ricevuto, avrebbero pregiudicato la sua integrità mentale creando anche una certa alterazione caratteriale, ma avrebbe contribuito in maniera determinante al risveglio nel suo inconscio di un istinto creativo che da lì a poco si sarebbe manifestato in questa forma d’arte dallo stile naif. Decise allora di rientrare a Sciacca e con i soldi guadagnati in America riuscì a comprare un piccolo appezzamento di terreno poco fuori il centro abitato, iniziando un frenetico lavoro di scavo per recuperare la pietra necessaria alla creazione dei suoi volti. Il giardino diventa il suo mondo, la sua vita, la sua casa. Vive rintanato nel suo podere lontano da ogni rapporto con la società, si autoproclama “Signore delle Caverne”, per vie dei numerosi cunicoli scavati, e quelle rare volte che si aggira per le vie di Sciacca lo fa con un piccolo bastone come fosse uno scettro, simbolo della sua maestà. Filippo Bentivegna muore nel 1967 all’età di 78 anni lasciando una stravagante galleria di sculture unica nel suo genere e certamente di non facile interpretazione artistica.

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Oggi, oltre al “giardino con i suoi frutti di roccia” rimane la soddisfazione di sapere che questo bizzarro personaggio della storia di Sciacca, negli anni passati è stato protagonista di numerosi articoli su giornali regionali e che persino la televisione svedese si è interessata alle sue opere realizzando un apposito servizio. Attualmente alcune delle sculture di questo estroso artista saccense sono esposte al Musée de l’Art Brut di Losanna, unico museo dedicato all’arte naifs e di quelle forme d’ arte anomale, eccentriche, anche se vicine ai margini di una creatività patologica. Il Giardino Incantato di Filippo Bentivegna si trova a destra della S.S. 115 a circa 1.5 Km. prima di arrivare a Sciacca.

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LE TERME E IL MONTE KRONIO

Tutto ebbe inizio tra il V e il II millennio a. C. quando alcune grotte della montagna che successivamente i Greci dedicarono a Krono, padre di Giove, cominciarono ad essere abitate. I numerosi reperti archeologici trovati nell’area confermano questa tesi asserendo anche che le grotte furono interamente popolate in epoca preistorica per circa tremila anni. Furono occupate per tutto il periodo neolitico e durante l’età del rame, ma vennero abbandonate intorno al 2000 a.C. quando molto probabilmente un fenomeno tellurico provocò una frattura interna creando l’uscita del flusso vaporoso che ancora oggi è presente. La tradizione narra che l’inventore delle Terme di Sciacca sia stato Dedalo, l’ingegnoso architetto, inventore e scultore, indicando il luogo dove scavare la roccia del monte Kronio. Da quella fessura si potrà raccogliere abilmente il vapore che esce caldissimo da sottoterra con soffi di vapore sino a 42 gradi e riceverne così gli effetti benefici. Il successo fu immediato rendendo le terme di Sciacca celebri per le loro qualità terapeutiche e per l’incantevole posizione naturale. Tutti i popoli che sono arrivati in Sicilia hanno goduto delle terme del monte custodendone scrupolosamente il possesso e l’uso. I Greci, i Cartaginesi, i Romani, che sul monte Kronio celebravano riti in onore di Saturno, venivano consigliati dai loro stessi medici di curarsi con le acque delle Thermae Selinuntinae riconosciute ancor più benefiche di quelle dell’Urbe.

Vista di Monte Kronio

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Tuttavia, l’avvento del cristianesimo creò un allontanamento dal monte in quanto essendo stato precedentemente luogo di celebrazione di riti pagani e a causa del forte odore di zolfo proveniente dalle grotte, si ingenerò l’idea che il luogo fosse popolato da demoni. Proprio in quegli anni per la storia delle terme si inserisce la figura provvidenziale di San Calogero, il santo nero proveniente da Cartagine. Potente esorcista, entrato dentro le grotte del monte, riuscì a mettere in fuga le schiere di demoni che albergavano al suo interno, elesse a sua dimora una grotta attigua ed iniziò la popolazione di Sciacca al cristianesimo, rilanciando l’uso curativo delle grotte vaporose. Ecco allora che il popolo con San Calogero attribuì una nuova paternità alle terme, dedicandogli un santuario, eleggendolo Patrono di Sciacca e tributandogli onori e festeggiamenti il 18 agosto di ogni anno. Oggi lo stabilimento delle stufe vaporose per il trattamento dell’antroterapia è una moderna costruzione che vista dall’esterno nulla fa immaginare del suo millenario percorso storico, ma varcate le porte che danno accesso alle grotte è possibile immergersi in quell’antro di Dedalo e sedersi su quei sedili di pietra dove nei secoli passati hanno confabulato fenici, greci, ebrei, romani, arabi, normanni, e più recentemente spagnoli, francesi, tedeschi e americani. Tutti hanno ricevuto benefici che vanno dalla cura delle affezioni articolari croniche ai postumi di reumatismo articolare acuto, dal reumatismo muscolare cronico, alle mialgie, alle malattie del ricambio ed altre ancora. Ma il termalismo di Sciacca non è solo quello delle stufe vaporose del monte Kronio. Dalle pendici sgorgano acque termali con straordinarie qualità terapeutiche e il nuovo stabilimento costruito negli anni ’30 in stile liberty è una stazione termale di primaria grandezza con strutture nuove perfettamente organizzata per chi ricerca salute e relax. Le principali acque del bacino idrotermale sono la sulfureo-ipertermale (56°) ipertonica, assai ricca di idrogeno solforato; la salso-bromo-iodica (32°) lievemente radioattiva; e l'Acqua santa, alcalino-litiosa. Esse sono particolarmente indicate nelle diverse forme reumatiche e artritiche, nelle affezioni dell'apparato respiratorio, nelle malattie cutanee, nel linfatismo e nella scrofolosi dei bambini. Le tecniche terapeutiche praticate, rappresentano quanto di meglio si è raggiunto nel campo dello sfruttamento delle acque minerali con le strategie tipiche di un’azienda moderna. L’apertura delle tre grandi vasche con vista sul mare presso lo Stabilimento Molinelli ne è una conferma. Sono tre ampie piscine per la balneazione con acqua salina ad una temperatura naturale di 34 gradi dotate di tutti gli accorgimenti che assicurano il mantenimento delle perfette condizioni igieniche delle acque. L’assistenza ai bagnanti viene sempre garantita dai medici preposti e da personale munito di brevetto rilasciato dalla Federazione Italiana Nuoto.

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LA CERAMICA

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Le produzioni dei ceramisti di Sciacca sono sempre state una vera ed autentica forma d’espressione artistica. Il pregiato artigianato saccense ha avuto in ogni tempo una produzione di altissimo livello tanto da essere sempre stato apprezzato in tutti i mercati dove è stato esposto. Nel quadro più ampio delle creazioni di maioliche Siciliane ci corre l’obbligo di ricordare come riferimento produttivo di notevole livello anche le botteghe dei ceramisti di Caltagirone, Palermo, Trapani e Santo Stefano di Camastra, mentre nella provincia di Agrigento meritano una menzione anche le ceramiche prodotte nella vicina Burgio. Tutta la produzione siciliana proveniente dalle città menzionate, pur presentando qualche analogia, si differenzia l’una dall’altra per lo stile, per i disegni, per le tonalità dei colori e non ultimo anche per i soggetti rappresentati, mettendo in evidenza una forte identità legata ai luoghi.


Tuttavia, se il famoso storico di Agira Diodoro Siculo, definì nel 40 a.C. Sciacca: “piccolo borgo di case dove stavano vasellari” è chiaro come nei secoli la passione per questo manufatto e la tecnica di lavorazione dei maiolicari saccensi si sia continuamente affinata, raggiungendo sempre più alti livelli di qualità artistica. Molti testi riportano che tra il ‘500 e il ‘600, vasellame, mattonelle, quadri, decorazioni varie prodotti a Sciacca furono richiesti in tutta la Sicilia per la loro accuratissima produzione smaltata e le pitture dai motivi fantastici e originali. Nella grotta del Monte Kronio è visibile sopra l’altare di San Calogero un icona in maiolica raffigurante il Santo realizzata da padre Francesco Lu Xuto e risalente al cinquecento . Oggi, passeggiare tra le vie del centro storico di Sciacca è un continuo soffermarsi per ammirare le raffinate ceramiche esposte nei numerosi negozi-laboratori, tutte con stupende decorazioni e dai particolari curatissimi.

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Spesso capita di entrare in un negozio per acquistare qualche oggetto e trovare l’ar tigiano intento a realizzare la sua ultima creazione. Sicuramente non mancherà di dispensarvi notizie sulle varie tecniche costruttive e il tipo di decoro applicato alla sua maiolica offrendo così al visitatore un’opportunità unica per conoscere e apprezzare la raffinata arte dei ceramisti saccensi.

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L’ISOLA FERDINANDEA Nel luglio del 1831 uno straordinario fenomeno naturale fece emergere improvvisamente dal mare, a 30 miglia da Sciacca, una striscia di terra d’origine vulcanica. Tutto ebbe inizio intorno al 20 giugno di quell’anno quando si cominciarono ad avvertire i primi segni di un fenomeno che rischiava di creare uno scontro, probabilmente non solo diplomatico, tra i governi di Londra, Parigi e Napoli. Per circa dieci giorni lungo la costa sud-occidentale della Sicilia e anche nell’entro terra si avvertirono numerose scosse sismiche di significativa intensità, mentre, nel tratto di mare interessato era un continuo agitarsi e scaldarsi di acque sconvolte da potenti soffi che sollevavano al cielo nubi di cenere, fango e lapilli. Era l’eruzione di un vulcano sottomarino che con la potenza del suo magma aveva dato vita ad un evento sbalorditivo e mai visto: la nascita di un’isola. Il 15 luglio cominciò ad emergere e il 17 era già alta 9 metri, cinque giorni più tardi raggiunse i 25 metri di altezza e una circonferenza di quasi 1,5 km. . L’importanza strategica di quel lembo di terra in mezzo al Canale di Sicilia venne subito intuito dai governi Inglese, Francese e ovviamente anche da quello Borbonico, tant’è che ne nacque subito un’accesa contesa per accaparrarsene il possesso. Notizie pubblicate su alcuni quotidiani dell’epoca informarono che il primo uomo a mettere piede sull’isola fu il capitano Sanhouse il giorno 2 agosto del 1831. Egli battezzò l’isolotto col nome “Graham” e vi piantò la bandiera inglese di sua maestà britannica. Cosa questa molto incerta vista la furia del vulcano e la natura del terreno composto da un ammasso di ceneri e scorie calde. Il governo borbonico da parte sua, avendo il sospetto che Londra inviasse sul posto le proprie navi, cercò, attraverso un decreto emesso da Ferdinando II il 17 agosto, di accelerare i tempi di annessione includendo ai propri domini la piccola isola col nome Ferdinandea. I Francesi invece decisero d’intervenire in modo più velato attraverso una spedizione di natura scientifica e inviando sul posto una nave con a bordo il Prof. Prevost dell’Accademia delle Scienze di Parigi. Giunti sul posto il 27 settembre con il brigantino Flécher, ammainate le vele a circa tre miglia dall’isola il geologo riportò sui suoi appunti che l’acqua tutto intorno era verdastra, si sentiva un forte odore acido e si distingueva il cratere da dove uscivano le colonne di

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vapore. Malgrado se ne intuisse la prossima scomparsa alcuni marinai francesi raggiunsero ugualmente l’isola issando sul punto più alto la bandiera francese dimostrando così che anche il governo francese aveva un certo interesse seppur mascherato da questioni e interessi scientifici. Un mese dopo viene infatti constatato che le dimensioni dell’isola sono ridotte ad appena mezzo miglio di perimetro e l’altezza risulta notevolmente diminuita. Il 16 novembre se ne scorgono soltanto esigue porzioni, l’8 dicembre, dopo cinque mesi di vita effimera, tra colonne d’acqua e soffi di vapore, l’isola Ferdinandea, forse stanca per tanto clamore, scompare sotto gli occhi dei molti osservatori presenti. Recenti esplorazioni subacquee hanno evidenziato che dove vi fu l’isola, oggi, ad appena otto metri di profondità si trova una secca con un cono vulcanico sottomarino pronto a riemergere quando la natura deciderà di svegliarsi dal suo torpore.

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IL CARNEVALE DI SCIACCA

Tra le numerose iniziative d’intrattenimento realizzate durante l’anno a Sciacca, la più importante è senza dubbio il Carnevale. Le antichissime origini ne fanno un fenomeno particolarissimo per entusiasmo e partecipazione che in Sicilia si contende annualmente il primato con quello di Acireale. Gli storici affermano che le origini di questa festa fanno riferimento ai famosi saturnali, i festeggiamenti romani celebrati ogni anno in onore del dio Saturno in cui venivano sciolti i vincoli dei servi e tutti gli uomini in quei giorni erano considerati uguali. Una settimana di smodato godimento in cui venivano ribaltati i ruoli sociali, dove il padrone serviva il suo schiavo e la matrona si univa al plebeo. Se di quel periodo rimane memoria solo negli scritti degli storici, Sciacca conserva invece ancora oggi la tradizione di quei festeggiamenti che un tempo venivano dedicati a Kronos-Saturno. Nato alla fine dell’ottocento, il carnevale di Sciacca ha ampiamente superato la veneranda età dei cento anni. I saccensi sono orgogliosi di esibire ogni anno alle migliaia di turisti presenti i loro monumentali carri allegorici. Mesi prima preparano le grandi strutture semoventi, i canti, le musiche, le parodie, le satire politiche e di costume che sfoceranno in un’esplosione di luci, colori e fantasie, dove su

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tutti Peppi Nappa sovrano indiscusso della festa saccense. Un’occasione di grande festa dove oggi come in passato insieme ai carri allegorici scorrevano ettolitri di vino, venivano consumati quintali di maccheroni al sugo, salsiccia in gran quantità e gustosi cannoli con ricotta. Una magnifica e sana follia popolare trasforma Sciacca in un caleidoscopio di luci e di colori in cui il medico si veste da contadino, il contadino da pescatore e così via mentre la festa impazza per i vicoli e le strade della città. Schiere di architetti, pittori, scultori, ceramisti, tecnici del suono e dei vari congegni meccanici, semplici artigiani fanno di ogni carro un autentico capolavoro di un’arte non facile e invidiata. Il carnevale di oggi si conclude come i Saturnali di allora con l’uccisione del re della festa, il rogo della maschera di Peppi Nappa re del carnevale saccense, simbolo tragico della fine di un periodo di felicità.


LA FESTA DELLA MADONNA DEL SOCCORSO Una delle feste popolari a carattere religioso particolarmente interessanti da vedere è quella in onore di Maria Santissima del Soccorso", patrona della città . La storia narra che quando tra il 1824 e il 1826 la Sicilia fu colpita da una terribile epidemia di peste, anche Sciacca con la sua popolazione inerme venne appestata dal terribile morbo, trasformando quella splendida cittadina in un luogo di desolazione e morte.

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Nessun rimedio sanitario riusciva ad arrestare il terribile male e i saccensi allora riunitisi in pubblico consiglio presso la chiesa Madre, decisero di chiedere aiuto e protezione alla Madonna del Soccorso e di elevarla a protettrice della città assumendo l’impegno di celebrare irrevocabilmente il 2 febbraio la ricorrenza in suo onore. Dopo la storica assemblea e il solenne giuramento di fedeltà all’impegno preso, tutti i fedeli raggiunsero la chiesa di Sant’Agostino, presero la statua della Madonna e tra preghiere, suppliche e pianti la portarono in processione per le vie di Sciacca. Il sacerdote Vincenzo Farina, storico saccense, racconta nei suoi scritti che la celebrazione religiosa si approssimava al termine quando improvvisamente una nube di fumo apparve inaspettatamente sorprendendo tutti i fedeli che, rivolto lo sguardo verso il simulacro della Madonna, lo videro avvolto da una nuvola di vapore vorticoso che improvvisamente sparì rarefatto verso il cielo. La grazia era stata concessa, il miracolo era stato compiuto, Sciacca era stata liberata dalla peste. Questo impegno viene mantenuto ogni anno l’1 e 2 febbraio e dallo scorso secolo anche il 15 agosto con una suggestiva processione che percorre l’antico tragitto in cui si è compiuto il miracolo e che vede la partecipazione di una moltitudine di fedeli. Durante la processione tutti i pescatori di Sciacca portano a spalla il simulacro per le vie del centro, nella loro tipica tenuta e a piedi scalzi. Febbraio / Maggio Carnevale Saccense Festa della Patrona, Madonna del Soccorso (1-2 febbraio) Pasqua, (processioni e riti della Settimana Santa, Incontro) Giugno / Luglio Estate saccense (manifestazioni e spettacoli vari) Sagra del Mare Santi Pietro e Paolo Festa di San Sebastiano alla Perriera Agosto Estate saccense (manifestazioni e spettacoli vari) Festa di mezz’agosto e della Madonna del Soccorso (15 agosto) Festa del Mare Festeggiamenti in onore di San Calogero Settembre /Novembre /Dicembre Festa dell’agricoltura Celebrazioni in onore di San Michele Arcangelo Sciacca d’inverno, iniziative culturali varie Iniziative, culturali, spettacoli e intrattenimenti durante il periodo natalizio.

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GASTRONOMIA

Nella gastronomia saccense si ritrovano in gran parte le pietanze e le tradizioni culinarie presenti in tutta la provincia di Agrigento. Vi sono ovviamente delle piccole differenze dovute alla naturale collocazione geografica dei vari comuni e alle abitudini gastronomiche locali, ma è onnipresente l’elemento denominatore comune che è la genuinità e la ricerca costante del gusto autentico per la delizia del palato. In questo, Sciacca, regala ai suoi visitatori una prelibata gastronomia in cui, neanche a dirlo, i frutti del generoso mare Mediterraneo la fanno da padrone. Il pesce è qui un importante elemento dell’economia locale. Numerose sono, infatti, le piccole aziende che a Sciacca operano nella lavorazione e conservazione del pesce azzurro. Spesso la loro sede è ubicata in magazzini all’interno del porto, cosicché il pesce (sardine, alici, tonni, sgombri, ecc.) appena pescato viene immediatamente lavorato e conservato, mantenendo intatto tutto il suo sapore originale. E’ superfluo ricordare che i ristoranti locali trovano nel pesce il loro punto di forza per una gastronomia a dir poco eccellente. A Sciacca si possono gustare alcuni piatti tipici che appartengono alla tradizione marinara siciliana. Tra questi, famosa

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è “a’ gliotta” una zuppa di pesce che i pescatori preparavano sulle loro barche tra una battuta di pesca e l’altra. Qui non manca certo il cous-cous di pesce e tutti quei pregevoli primi piatti in cui frutti di mare, gamberetti e crostacei vari vanno a braccetto con gli immancabili spaghetti, senza dimenticare la succulenta pasta con le sarde alla sciacchitana Per i secondi di pesce non c’è che l’imbarazzo della scelta, di qualunque tipo e varietà, a zuppa, arrosto, fritto, per sentire sul palato il profumo del mare agrigentino. A fine pasto non dimenticate il dessert: potete scegliere tra le numerose varietà di dolci con crema alla ricotta, o le tradizionali “ova murini “ (uova murena). Si tratta di crepes di uova con crema, cannella, cioccolato fondente mandorle tostate, spolverate con cacao amaro e croccanti mandorle tostate. In alternativa potrete scegliere un fresco gelato alla frutta in una delle tantissime pasticcerie e gelaterie della città. Se invece non gradite le creme ma preferite la pasticceria secca, allora è d’obbligo assaggiare i “cucchiteddi”, i “ nucatuli”, i “turchetti”. Sono dei dolci tipici che in origine erano preparati dalle abili mani delle suore di clausura del monastero di S. Maria dell’Itria e che oggi si possono gustare nelle varie pasticcerie di Sciacca dove abili pasticceri hanno saputo ricreare nei loro laboratori le antiche fragranze di queste monacali leccornie. I “cucchiteddi” sono ripieni di una marmellata di zucca con l’aggiunta di zucchero e un pizzico di cannella, i “ nucatuli”, a forma di cavalluccio marino sono ricoperti di glassa aromatizzata al limone, i “turchetti” sono invece croccanti biscotti alla mandorla abbrustolita.

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INFORMAZIONI UTILI

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NUMERI UTILI

CARABINIERI - 112 V. Nastasi 3 - tel.0925.21060 POLIZIA - 113 V. J.Ruffini 127 - tel.0925.965011 POLIZIA STRADALE V. J.Ruffini 127 - tel.0925.965033 VIGILI DEL FUOCO 115 V. A. Miraglia - tel.0925 21222 GUARDIA DI FINANZA 117 Via Segni - tel.0925 21782 GUARDIA COSTIERA - SOS Mare 1530 Molo di Ponente tel. 0925.22219 EMERGENZA SANITARIA 118 CORPO FORESTALE 1515 Centralino tel. 0922.595911 PRONTO SOCCORSO tel.0925 23166 - Central. 922111 POLIZIA MUNICIPALE P.zza A. Scandaliato - tel.0925.25451 U.S.L. Ospedale Via Raso - tel. 0925.29111 GUARDIA MEDICA NOTTURNA Via Pietro Gerardi - tel.0925 26840 MUNICIPIO Via Roma - Central. 0925.20111 A.C.I. Piazza Farina - tel.0925.85220

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a cura della

PROVINCIA REGIONALE AGRIGENTO ASSESSORATO AL TURISMO

Marketing e Coordinamento Achille Contino Relazioni esterne Carmelo Milioto, Jorge Cimino, Calogero Ingrao Testi Enzo Abate Foto Angelo Pitrone, Roberto Palermo, Fotolia Progetto grafico e impaginazione Stand Up srl, Agrigento Finito di stampare nel mese di Gennaio 2009

Prodotto dalla Provincia Regionale di Agrigento, Assessorato al Turismo - Vietata la vendita - Copia in omaggio


PROVINCIA REGIONALE AGRIGENTO ASSESSORATO AL TURISMO


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