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Cisterna, una storia nobile davvero
Veniamo noi da voi Il piano nobile di Palazzo Cisterna, una storia nobile davvero
Salito lo scalone d’onore, non senza fiatone, si tratta infatti di un’ascesa impegnativa, si arriva al piano nobile di Palazzo dal Pozzo della Cisterna. Cercando la definizione precisa di piano nobile su testi di architettura, ci si trova davanti ad una descrizione che recita: “si tratta di un elemento tradizionale e tipico dei palazzi nobiliari urbani dal primo rinascimento fino al XIX secolo circa”. La definizione prosegue: “all'interno di strutture che si dispiegavano in genere su tre piani (più raramente su quattro), nei palazzi il piano nobile coincideva con il primo piano. Era così chiamato perché costituiva la residenza vera e propria della famiglia e contava generalmente le migliori decorazioni interne di tutto l'edificio. Al piano nobile si collocavano alcune stanze di rappresentanza come i saloni.” La definizione generale sopra riportata racchiude tutti gli elementi presenti a Palazzo Cisterna. La prima stanza che si trova appena terminata l’ascesa dello scalone d’onore è proprio una sala di rappresentanza: un grande ambiente quadrangolare chiamato, a seconda dei testi, con nomi diversi. A volte viene descritta come sala rossa, con un chiaro riferimento alle sete originali alle parati, un broccatello di cotone a ramage, di colore rosso, in altre occasione si fa riferimento alla Sala delle Feste, riconoscendo in questo ambiente, forse anche grazie alla presenza di un grande camino, il luogo deputato ad accogliere e ricevere gli ospiti. In pubblicazioni più recenti invece la stanza viene chiamata Sala Giunta: si tratta infatti del luogo in cui si è sempre riunita la giunta provinciale. La sala è illuminata da due finestre con vetrate a cattedrale decorate con grottesche che si aprono sulla facciata principale di via Maria Vittoria. Sulla parete lun-
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ga troneggia un grosso camino con architrave e modiglioni in pietra serena. Lungo la parete corre un alto zoccolo in stucco, in finta pietra serena, con colori e decori analoghi alla soffittatura. Il soffitto è a cassettoni in legno con forme quadrate decorate con elementi circolari e gigli francesi di colore oro su fondo verde/azzurro. La presenza dei gigli di Francia è un elemento che suscita sempre molta curiosità nei visitatori, ma che permette di raccontare una storia familiare e intima, che spesso non trova spazio nei libri di storia. Emanuele Filiberto, primogenito di Maria Vittoria, ultima discendete della famiglia Dal Pozzo della Cisterna, e di Amedeo di Savoia, il 25 giugno 1895 sposa Elena d’Orlèans e Palazzo Cisterna diventa la loro casa. Il Duca d’Aosta per far sentire a casa la giovane sposa commissiona la decorazione con i gigli di Francia. La sala è illuminata da un importante lampadario in cristallo di Boemia. Sul camino, quale elemento di arredo stabile, vi è un candeliere in ferro battuto con sedici candele; il pavimento invece non è coevo ed è formato da grandi quadrelloni in marmo rosa divisi da listelli di marmo bianco. Sulla parete lunga, speculare al grande camino, c’è un grande pannello che elenca, in ordine cronologico, i nomi dei presidenti della deputazione provinciale, della Provincia di Torino e
del Consiglio provinciale. Questa sala, affiancata allo Studio del Duca, di pari importanza, faceva certamente parte di un sistema abitativo che poneva gli ambienti di rappresentanza al centro della casa in corrispondenza dello Scalone d’onore. Lasciata Sala Giunta si passa nella stanza attigua: lo Studio del Duca. E' la camera meglio conservata del palazzo, ed è collegata allo scalone d’onore tramite un accesso autonomo che si apre sull'Anticamera gialla o Sala delle Donne: ciò evidenzia come nel progetto di ristrutturazione questa stanza fosse già stata pensata in funzione di rappresentanza, quale sala da pranzo o da ricevimento. La stanza presenta uno zoccolo decorato con le imprese e i motti di casa Savoia: questo
decoro, unico in tutto il palazzo, dimostra la particolarità dell'ambiente ed il richiamo personale al capo della casata, il duca Emanuele Filiberto, che assumeva in sé il carisma della famiglia Aosta. Il salone ha due grandi finestre con vetri cattedrale, i contorni delle stesse sono realizzati con formelle in stucco che ci ripropongono i motivi degli zoccoli. Quattro porte di rovere lavorato con cornici in pietra serena permettono l'accesso superando i disimpegni. Alle pareti una bellissima stoffa di seta operata a broccato di colore giallo. Il soffitto a cassettoni è certamente il più bello del palazzo e si articola su una serie di ottagoni che penetrano all'interno, con un effetto ad alveare, che la decorazione pittorica in rosso blu, oro e legno naturale, evidenzia maggiormente. Il pavimento, in legno a quadrelle, non è originario dell'epoca. Al centro della stanza c'è un lampadario in cristallo di Boemia. Ancora uno sguardo per ammirare la regalità dell’ambiente e si passa, in un’altra puntata di Veniamo noi da voi, nell’Anticamera gialla. Anna Randone