Attività istituzionali
La storia triste dei genitori di Piero Gobetti, dimenticati e morti in povertà
A
conclusione della nostra cavalcata sui temi della guerra di Liberazione, pubblichiamo un articolo della professoressa Claretta Coda - docente del liceo Aldo Moro di Rivarolo Canavese, autrice di studi sui campi per prigionieri alleati in provincia di Torino e affezionata frequentatrice della Biblioteca “Giuseppe Grosso” - molto ricco di notizie sconosciute ai più sull’amara vicenda dei genitori di Piero Gobetti, che si svolse tra Torino e Ivrea. c.be.
Si sa pressoché tutto di Piero Gobetti, il giovane antifascista torinese comparso come una meteora sulla scena culturale e politica italiana tra il 1918 e il 1925: nell’arco di sette anni fondò e diresse tre riviste1, collaborò con venti giornali, pubblicò libri e fondò una casa editrice, intrattenne corrispondenza epistolare con Benedetto Croce. Venne arrestato due volte e altrettante volte fu aggredito dai fascisti; la sua rivista La Rivoluzione Liberale venne sequestrata ripetutamente ma, nonostante questo e proprio per questo, il 25 gennaio 1925 dichiarò dalle sue pagine: «A costo di qualunque sacrificio usciremo ogni settimana, rimedieremo ai sequestri rifacendo l’edizione». Il 3 febbraio 1926, dopo l’ultima aggressione, andò in esilio a Parigi lasciando a Torino la moglie Ada e il figlio Paolo. Morì venticinquenne nella clinica dove venne ricoverato per una brutta bronchite il 15 successivo; le sue spoglie riposano al cimitero di Père Lachaise. Sul numero 34 de La Rivoluzione Liberale, nel novembre 1922, aveva pubblicato il suo Elogio della ghigliottina: “Bisogna sperare […] che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà il coraggio di levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni fino in fondo. […] Chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa vedere Nel 1918 durante le vacanze estive tra il liceo e l’università, all’età di diciassette anni, Piero Gobetti fondò la rivista Energie Nove. Vi collaborarono, tra gli altri, l’economista Luigi Einaudi, i critici letterari Mario Fubini e Natalino Sapegno, gli intellettuali marxisti Antonio Gramsci e Angelo Tasca, il filosofo Giovanni Gentile. Nel 1922 fondò La Rivoluzione Liberale a cui affiancò, nel 1925 il supplemento letterario Il Baretti; nello stesso anno, la casa editrice da lui fondata pubblicò gli Ossi di Seppia di Montale. La sua attività era seguita attentamente dalla polizia e il 25 novembre 1925 gli venne notificata la diffida a “cessare da qualsiasi attività editoriale […] in considerazione dell’azione nettamente antinazionale dal medesimo esplicata”. 1
CRONACHE DA PALAZZO CISTERNA
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