Primo Piano
Un tavolo tecnico in Prefettura per affrontare l’emergenza cinghiali
L
a convocazione di un tavolo tecnico per affrontare l’emergenza cinghiali convocato dalla Prefettura di Torino: è questo il primo risultato del vertice che si è tenuto lunedì 26 aprile in Prefettura a Torino, su richiesta della Federazione provinciale della Coldiretti. Oltre al Prefetto Claudio Palomba e al presidente di Coldiretti Torino Fabrizio Galliati, al vertice hanno partecipato il vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso, l’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa, il vicesindaco metropolitano Marco Marocco e la consigliera metropolitana Barbara Azzarà, delegata all’ambiente, alle aree protette e alla tutela della fauna e della flora. Il presidente Galliati ha ribadito che per l’agricoltura i cinghiali negli anni sono da tempo una vera e propria emergenza: la pressione dei selvatici sulle coltivazioni si è fatta insostenibile. A giudizio della Coldiretti, occorrono soluzioni emergen-
CARTA D’IDENTITÀ DEL CINGHIALE Il cinghiale (Sus scrofa) è un ungulato selvatico che vive e si muove in libertà sul territorio, la cui forma domestica è il maiale d’allevamento (Sus scrofa domesticus), con cui condivide la morfologia e l’aspetto. Rispetto al maiale, il cinghiale conserva alcuni caratteri più tipici delle specie selvatiche: le zanne (ossia i denti canini) più lunghe, il pelo più lungo e spesso, la taglia minore (un cinghiale maschio adulto può raggiungere i 150 kg di peso, mentre un maiale di allevamento può superare con facilità i 200), il treno posteriore meno sviluppato e la testa più grossa. LA STORIA In Piemonte già in epoca storica il cinghiale era distribuito su tutto il territorio, ma a partire dal XVII secolo, a causa dell’intenso prelievo, ne è iniziato il declino, che l’ha condotto all’estinzione. La sua ricomparsa risale agli anni ’20 del XX secolo ed è dovuta a migrazioni spontanee dalla Francia, forse agevolate da ripopolamenti non autorizzati a fini venatori. La diffusione della specie è stata favorita dallo spopolamento della montagna e delle colline e dall’assenza di predatori naturali come il lupo e la lince. Solo negli ultimi anni, con il ritorno del lupo in ampie zone del Piemonte, il cinghiale ha subìto nuovamente una pressione predatoria da parte di altre specie selvatiche. UNA SOCIETÀ MATRIARCALE Il cinghiale vive in gruppi familiari costituiti dalla madre e dai suoi figli, che possono costituirsi fra loro per dare vita ad una formazione sociale più stabile, in cui la figura dominante è la femmina più anziana o matriarca. I maschi adulti sono solitari e quelli giovani formano piccoli gruppi. Come per la maggior parte dei mammiferi selvatici, i parti avvengono nel periodo più favorevole dell’anno, in primavera, anche se può accadere che vi sia un seconda gravidanza nell’autunno, soprattutto laddove l’intensità del prelievo è maggiore e quindi l’eventuale abbattimento di una matriarca determina l’estro nelle altre femmine del gruppo. Mediamente nascono da 2 e 6 piccoli per parto e tale natalità determina un normale incremento della specie che va dal 50 al 200% annuo. LA CAPACITÀ DI ADATTARSI Il cinghiale è una specie molto adattabile, che riesce a colonizzare ambienti assai diversi fra loro, da quelli litoranei alle vallate alpine fino a 1800 metri di quota. Lo si può osservare in zone di pianura coltivate e in montagna fino al limite dei boschi. Il suo ambiente ideale è però quello collinare, in cui i boschi di latifoglie sono alternati a coltivazioni di cereali. ALIMENTAZIONE E INTERFERENZA CON LE ATTIVITÀ UMANE Il cinghiale è onnivoro, anche se il maggior apporto nutrizionale è costituito da vegetali, come ghiande, castagne, frutta, radici e tuberi, mais e ortaggi; senza però disdegnare i rifiuti organici, gli invertebrati, i piccoli mammiferi e le carcasse di altri animali. L’eCRONACHE DA PALAZZO CISTERNA
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