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C O M U N I C A Z I O N E &M E D I A Z I O N E L E G A L E CONVEGNO DI AGGIORNAMENTO E FORMAZIONE PROFESSIONALE SUI TEMI DELL’INTERNATIONAL YEAR OF GLOBAL UNDERSTANDING Interventi a cura di: Sumaya Abdel Qader - Marco Altamura - Filippo Amato - Paola Bigatto - Maria Gabriella Branca Luca Brayda - Monica Brondi - Antonio Camurri - Diego Comba - Salvatore Cosentino - Giovanni Battista Costa Paolo De Benedetti - Abdelaziz Essid - Cosimo Maria Ferri - Carlo Freccero - Giovanni Giangreco Marotta - Franco Montanari Silvia Morgana - Carlo Mosca - Vinicio Nardo - Andrea Orlando - Fabrizio Pasquale - Marzia Pontone - Cristina Rossello Serena Ruffato - Claudio Sarzotti - Luigi Scotto - Massimiliano Siccardi Auditorium Centro Culturale San Fedele|Milano|25|11|2016
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C O M U N I C A Z I O N E &M E D I A Z I O N E L E G A L E INIZIATIVA PROMOSSA DA:
ACCADEMIA DELLA CRUSCA
CONVEGNO METAKOINÈ Una iniziativa promossa da: Regional Action Center IYGU 2016 Fondazione Aequitas ADR Punto a capo comunicazione Coordinamento Scientifico: Diego Comba, Fondazione Aequitas ADR Maria Gabriella Branca, Fondazione Aequitas ADR Monica Brondi, Punto a capo comunicazione Franco Montanari, Università di Genova CON L’ACCREDITAMENTO:
Comunicazione e Organizzazione: Punto a capo comunicazione Fondazione Aequitas ADR Coordinamento e Relazioni Esterne: Irene Avino, Punto a capo comunicazione Carlotta Armellino, Punto a capo comunicazione Federica Ottolitri, Studio Legale Branca PUBBLICAZIONE METAKOINÈ Concept, contenuti, progetto grafico e realizzazione: Punto a capo comunicazione Progettazione ed elaborazione: Bruno Corvi Redazione testi: Monica Brondi Stampa Key Editore
Metakoinè® è un marchio ideato e registrato da Punto a capo S.r.l. ©Punto a capo 2016 - Tutti i diritti riservati
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Il punto del Ministro sulle prospettive delle ADR L’elaborazione di una riforma organica, di sistema, degli strumenti stragiudiziali di risoluzione delle controversie è una necessità del Paese. Nei mesi scorsi, ho istituito una Commissione, presieduta dal prof. Guido Alpa, confidando che possa contribuire al ridisegno normativo della materia. Ma ho più volte insistito sulla necessità che l’introduzione e la promozione di nuovi strumenti negoziali sia accompagnata da un cambio di mentalità, da un diverso approccio e da un atteggiamento culturale di disponibilità e apertura verso le ADR. A questo fine, il Ministero della Giustizia ha incoraggiato in questi mesi tutte le iniziative che possono favorire il più ampio confronto di esperienze e di competenze in materia. L’attivazione e la diffusione delle ADR nel nostro Paese non si possono comprendere se non si collocano, certo, in un’ottica di degiurisdizionalizzazione, in ragione degli effetti deflattivi che producono sul sistema, ma anche nella prospettiva di una diversa concezione del servizio giustizia, che è storicamente distante dall’esperienza giuridica del nostro Paese e che, tuttavia, va incoraggiata e sostenuta. È stato detto che a tali strumenti è affidata una «rivoluzione di autentica qualità etica»1. Per esserlo, però, occorre pensare ai metodi negoziali di composizione delle controversie non solo come ad una strategia per decongestionare la giustizia civile statale e il carico di lavoro dei giudici professionali, ma anche come un efficace strumento di accesso alla giustizia. Come traduzione concreta di quella sensibilità per l’effettività dei diritti sociali, che ha ispirato l’ambizioso progetto di «access to justice» di origine nordamericana, del quale andrebbe senz’altro colto il valore anche come metodo di analisi degli istituti giuridici. All’incirca vent’anni fa, è in questi termini che si esprimeva la Commissione europea. Nel Libro verde, in cui offriva una visione d’insieme sui modi alternativi di risoluzione delle controversie in materia civile e commerciale, la Commissione formulava infatti l’auspicio che lo sviluppo delle forme stragiudiziali di composizione delle controversie fosse percepito «non come un modo per rimediare alle difficoltà di funzionamento del sistema giudiziario, ma come una forma di pacificazione sociale più consensuale e, in molti casi, più appropriata del ricorso al giudice o ad un arbitro». È tempo di raccogliere seriamente questo auspicio, rendendo più coerente e omogenea la materia, ma anche smuovendo qualche radicata abitudine di pensiero, in modo da adeguare l’offerta dei servizi della giustizia alle esigenze di una società moderna e complessa qual è quella italiana. Il nostro Paese è infatti rimasto a lungo distante dalle tecniche giuridiche cosiddette “alternative”, per ragioni di carattere prevalentemente storico. In Italia, l’amministrazione della giustizia si fonda infatti su alcune disposizioni della Costituzione che rappresentano una garanzia per gli amministrati e definiscono i limiti dei poteri pubblici. La nostra Costituzione garantisce infatti il diritto di tutti (non solo dei cittadini) di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi; afferma il carattere inviolabile del diritto di difesa in ogni stato e grado del procedimento; stabilisce che nessuno possa essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge e infine dispone che i giudici, soggetti solo alla legge, svolgano la funzione giurisdizionale in qualità di magistrati ordinari, istituiti e regolati in base alle norme sull’ordinamento giudiziario. A questo set di principi fondamentali la Costituzione aggiunge anche l’assicurazione, per i non abbienti, di poter fare comunque valere i propri diritti innanzi a un giudice. 1 Prolusione di Giorgio Santacroce, Presidente della Corte di Appello di Roma, all’inaugurazione del XXI Corso Jemolo dell’Istituto Regionale di Studi Giuridici del Lazio, 21 febbraio 2012.
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Ebbene, se questo è il modello di amministrazione della giustizia entro cui va inquadrato l’esercizio della giurisdizione, e da cui proviene e su cui si fonda l’esperienza giuridica del nostro Paese, è chiaro che risulta limitato l’affidamento a soggetti diversi dai magistrati ordinari. Giudici ordinari, giudici di pace, arbitri sono ammessi, ma il cardine del sistema rimane il magistrato ordinario in quanto funzionario dello Stato. Il contenzioso finisce così per confluire quasi per intero sulla magistratura e quindi sulla macchina della giustizia di natura pubblica. L’ADR come modo generale di composizione delle controversie, “alternativo” al processo di cognizione dinanzi al giudice statale, rimane ancora ai margini del sistema. Queste precisazioni mi sembrano indispensabili per chiarire il contesto dentro il quale ci muoviamo, e che – è opportuno dirlo nell’attuale congiuntura – non è in alcun modo investito dalla riforma costituzionale, che interessa altri, non meno rilevanti aspetti dell’ordinamento della Repubblica. Ma del contesto – non istituzionale, ma ambientale e sociale – fa parte anche l’elevato contenzioso che si registra nel nostro Paese. Niccolò Tommaseo – autore del grande Dizionario della lingua italiana, che è una delle istituzioni culturali su cui si è retta la nostra storia unitaria – diceva, pensando proprio all’Italia, che «certi Paesi sono più litigiosi che certi altri; e non sempre sono i peggiori»: c’è da augurarsi che avesse ragione. Resta però il fatto che una tale litigiosità appesantisce seriamente la macchina della giustizia. Si tratta peraltro di un fenomeno riscontrabile in molti Paesi, come risulta dalle statistiche dell’OECD, fenomeno che la crisi economica ha sicuramente amplificato. È chiaro però che siamo dinanzi a un dato strutturale, se è vero che già negli anni Settanta fu coniato, negli Stati Uniti, l’espressione «litigation society», con riferimento alle società di capitalismo avanzato, nelle quali il livello di giuridicizzazione dei rapporti economici e sociali è assai intenso. Nel definire progressivamente un sistema generale di composizione delle liti, che estenda l’ambito di operatività della giustizia alternativa a una più ampia varietà di controversie, il nostro Paese sta negli ultimi anni avviando un percorso di riforma di grande portata. Esso è sorto – come si diceva – dall'esigenza di risolvere le criticità dell'amministrazione della giustizia, ed è passato attraverso altri momenti significativi: penso in particolare al completamento del progetto di digitalizzazione degli atti processuali, il c.d. processo civile telematico, e alle modifiche alle regole processuali dirette a ridurre i tempi del processo, a semplificarne le fasi e la redazione degli atti. I risultati sono assai significativi. Basta confrontare, per averne prova, i miglioramenti attestati da classifiche internazionali autorevoli come il Rapporto Doing Business della Banca Mondiale. Nell’edizione del 2016 l’Italia ha infatti guadagnato 36 posizioni. In tre anni, le posizioni guadagnate nella classifica “Enforcing contracts”, indicatore utilizzato dalla Banca Mondiale nel Rapporto, sono state 49 – dalla 160° alla 111° posizione – grazie anche al miglioramento sui tempi di trattazione del contenzioso commerciale. In questo panorama di interventi, la specificità, nell’ambito delle ADR, su cui vorrei da ultimo brevemente soffermarmi è data dalla obbligatorietà, nel sistema italiano, della mediazione in alcuni specifici settori dei rapporti tra privati. Questo requisito è stato sottoposto – com’è noto – al vaglio della Corte costituzionale. I dubbi sollevati, in particolare dalla obbligatorietà del tentativo di conciliazione come condizione per la presentazione della domanda giudiziale e
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dell'affidamento ad enti pubblici e privati per la costituzione di organismi di conciliazione, non sono stati raccolti dalla Corte, il cui intervento ha riguardato soltanto il procedimento di creazione del modello normativo. Che è stato dunque riproposto, nella convinzione che solo la costrizione a tentare la conciliazione poteva indurre le parti (e gli avvocati che le assistono) a fare ricorso alle ADR, invece di sottoporre immediatamente la loro causa dinanzi al giudice ordinario. Il modello è tuttora in fase di sperimentazione, ma i dati che ha raccolto il Ministero in proposito sono confortanti, sia per quanto riguarda i volumi complessivi, arrivati fino a 196.247 nel 2015, sia il tasso di successo quando le parti si siedono al tavolo della mediazione. Il sistema di mediazione, poi, è stato di recente integrato con la c.d. negoziazione assistita, affidata agli avvocati, che nelle materie in cui la conciliazione è obbligatoria, possono, in alternativa alle procedure previste, negoziare per conto dei rispettivi clienti. Ricordo un dato che mi sembra di qualche rilievo: l’incidenza particolare nell’utilizzo dei nuovi strumenti in materia di separazione e divorzio, oggi possibile senza recarsi in Tribunale o alla sola presenza dei propri avvocati (oppure in certi casi anche senza avvocati, in Comune, di fronte all’ufficiale di stato civile). Nel solo 2015 vi sono stati circa 43.000 ricorsi a questi strumenti, di cui più di venticinquemila per accordi di divorzio, e più di sedicimila per accordi di separazione. Molto diverso è il discorso sull’arbitrato, che ha nel nostro Paese una storia millenaria, e che dunque ha una sua propria traiettoria. La disciplina vigente è stata modificata più volte, sia per renderla adeguata alle regole e alle esigenze della comunità internazionale, sia per semplificare e rendere più agevole questo mezzo di risoluzione delle controversie. Il ricorso all’arbitrato è però sempre più frequente, non è più riservato soltanto ai rapporti d’impresa, né soltanto alle questioni economicamente più rilevanti. Il favore con cui guardiamo a questi strumenti è peraltro dimostrato in concreto dall’introduzione di incentivi al loro impiego, grazie a bonus fiscali per chi dirime la lite fuori dalle aule del tribunale, ricorrendo alla procedura di negoziazione assistita o a procedimento arbitrale. È nostra intenzione confermare queste misure anche nel prossimo futuro. Una situazione come quella che ho brevemente descritto credo confermi l’impegno del Governo in materia. Ma bisogna riconoscere che ciò che vi è di buono o di cattivo in una legge o in un istituto giuridico dipende anche dal modo in cui viene interpretata e applicata. Per questo, il Governo insiste sul confronto con le categorie dei professionisti e degli stakeholders, confidando che i cittadini e gli utenti del “servizio giustizia”, oltre che fruitori, possano farsi in certo modo anche “co-gestori” del sistema. La costruzione del consenso sociale e professionale intorno ai cambiamenti in atto è fondamentale, ed è il motivo per cui personalmente non mi stanco di rivolgere inviti al dialogo, al confronto, alla cooperazione, agli ordini professionali come alla magistratura, e in generale a tutti gli operatori del mondo della giustizia. E penso di poter dire che quest’opera – che è poi l’opera della politica, la sua specifica e propria opera di mediazione – stia dando buoni frutti, e altri ancora potrà darne di importanti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
Andrea Orlando Ministro della Giustizia
I saluti istituzionali del Comune di Milano Un sentito grazie agli organizzatori per avermi invitata e per aver pensato a questo convegno. Un convegno che ha come temi centrali la mediazione e la comunicazione, due aspetti che oggi più che mai sono importanti. Difatti, purtroppo, viviamo in un momento storico dove la mediazione e la comunicazione sono più volte disattese o al peggio diventano strumenti di propaganda e demagogia, di opposizione tra persone o popoli e di scontro. È necessario, perciò, ripensare al significato di tali concetti per calarli in un contesto sociale sempre più dinamico che spesso ci sfugge per la sua crescente complessità. In un’era di elevata interdipendenza e conflittualità, la comunicazione e la mediazione, come ben colto dalla descrizione di questo convegno “sono strumenti fondamentali e imprescindibili per la Comprensione Globale”. E quando pensiamo al “globale” non serve andare dall’altra parte del mondo. Il mondo è già qui in casa nostra. A partire da qui, in cooperazione con la ricchezza della pluralità di persone presenti nella nostra città e nel nostro paese possiamo creare i ponti necessari per andare sempre più lontano e stabilire nuovi legami, legami di conoscenza, umani, attenti al prossimo, rispondenti ai bisogni, risolutivi dei problemi e conflitti, con un nuovo approccio. Bisogna restituire senso e significato a molte parole; è necessario che la proposta di mediazione sia pienamente consapevole di chi siamo e chi sono le altre persone. Anche i linguaggi professionali, quello giuridico e quello giornalistico in particolare, non possono che andare in tal senso. Il linguaggio giuridico si pone di fronte alla sfida di incontrare, dialogare e rispondere a differenti linguaggi, culture e sistemi giuridici delle persone di diversa provenienza che a volte non convergono. Una pratica certo non nuova ma oggi ancora più articolata e bisognosa di attenzione e cura. Il linguaggio giornalistico ha il dovere di raccontare la complessità con oggettività e correttezza. Usare delle parole piuttosto che altre per rappresentare la realtà può costruire diversi immaginari. Questo non è indifferente. Le parole sono sempre il frutto di idee e pensieri. Alle parole seguono sempre azioni orientate dalle idee e dalle parole. La responsabilità in questo campo è alta e lo vediamo ogni giorno leggendo molti giornali che purtroppo fanno propaganda di idee violente a cui seguono o possono seguire reazioni altrettanto violente. Ho apprezzato molto l’approccio ai temi proposti e gli spunti offerti dal programma. L’idea ad esempio della mediazione come sistema virtuoso, ecologico ed economico è un indirizzo interessante da considerare e approfondire bene. Nel programma leggo che Metakoinè si ispira e si identifica con una filosofia e un approccio diverso alla comunicazione. Un metamodello che parte dalla “comunicazione come comune denominatore e fattore di condivisione, per migliorare le dinamiche relazionali nelle organizzazioni, nelle professioni e nel mondo dell'impresa e generare una nuova cultura del dialogo e della mediazione”. Un approccio che a mio avviso è estendibile al sociale e al quotidiano. Sperimentare nuovi percorsi e modelli è necessario per rispondere alle sfide che ci chiedono di rispondere a nuove domande. Auguro a tutti un buon e fruttuoso convegno.
Abdel Qader Sumaya Consigliera al Comune di Milano
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FILOSOFIA
La comunicazione nella mediazione dei conflitti Perché Aequitas è tra i promotori del presente convegno? Perché una comunicazione chiara e interattiva è la chiave della soluzione non contenziosa dei conflitti. Nella mediazione, infatti, e in particolare nella mediazione delle liti civili e commerciali, il mediatore non lavora applicando norme giuridiche ai fatti provati dalle parti ma sui processi di interazione tra le parti che implicano l’uso del linguaggio inteso in senso ampio come verbale, paraverbale e non verbale. Una delle ragioni per le quali una mediazione fallisce, consiste nella confusione che le parti fanno, e creano, comportandosi come se fossero di fronte al giudice. Se il mediatore non è capace di far loro comprendere “in concreto” la differenza, allora non è un buon mediatore: in una parola egli fallisce nell’estendere la comunicazione tra le parti del conflitto. La differenza essenziale consiste nella libertà di comunicazione, anche con incontri separati, che se ben orientata fa inevitabilmente emergere quel “di più” rispetto a ciò che sarà dedotto in giudizio. La soluzione che si negozia in mediazione deve essere concreta, cioè tener conto dei fatti, e di quei fatti che si possono produrre o trovare nonché misurare e definire, ben al di là delle possibili qualificazioni estratte del diritto. Essa inoltre deve essere specifica, ossia deve prevedere delle modalità di realizzazione compatibili con la situazione e condivise. Il mediatore e le parti devono definire insieme con precisione i fatti, le circostanze e le relazioni da organizzare all’interno della nuova soluzione e del nuovo contesto ma lo devono fare con la massima libertà, in un clima che favorisca al massimo la loro interazione, a prescindere da ogni canone processuale o giuridico. Riprendendo qui la metafora della foresta (del conflitto tra le parti) la sua esplorazione informale in un ambiente protetto (nel quale si è creata una coesione e si è definito un nuovo contesto) consente una mappatura più ampia del territorio circostante ed estende così le possibilità di trovare un accordo. Vengono qui alla luce esigenze e problemi che sono profondamente diversi dal modo in cui nel processo civile vengono trattate le prove. I fatti e le circostanze che qui interessano (secondo l’etimo di circostanza: ciò “che sta intorno” riguardano un’area più estesa di quella che sarebbe stata (o è già stata) utilizzata nel giudizio davanti al giudice. Coinvolge dunque elementi e definizioni di documenti, rapporti con terzi, relazioni intercorse tra le parti, di cui nessuna procedura consente la ricognizione, almeno nel campo delle liti civili. Il mediatore stesso deve aiutare le parti stesse a comunicare. Può farlo utilizzando questa attività come “leva” per distruggere il contesto del conflitto e creare un nuovo contesto non conflittuale. In questo caso siamo ancora nella fase di esplorazione e i fatti servono a “smontare” i presupposti che le parti si sono create prima di venire in mediazione. Può farlo dopo aver creato il nuovo contesto con l’intento di aiutare le parti a definire più concretamente e specificamente la nuova soluzione. Diego Comba Presidente Fondazione Aequitas ADR
EDITORIALE
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Metakoinè: un nome che è già una filosofia. Questo convegno nasce all'insegna di un nome, curioso e forse un pò ostico, ma che è già di per sé una dichiarazione di intenti e una filosofia. Ad alcuni il nome Metakoinè evocherà la “koinè dialektos” ovvero quella lingua comune, che fu fattore unificante della cultura greca e determinante per l'affermazione della Grecia come potenza egemone nel periodo ellenistico. Questo nome, dalle radici antiche, è di fatto un neologismo che vuole indicare una "riflessione su un linguaggio comune" (dal gr. antico: meta = oltre, al di là, koinè = lingua comune) che ritengo quanto mai oggi fondamentale e propedeutica ad ogni discorso sulla comunicazione, sulla comprensione e sulla mediazione: temi portanti di questo convegno. Ma com’è nata l'idea di Metakoinè? E, perché? Mi occupo da sempre di scrittura creativa, di comunicazione e divulgazione, e mi sono confrontata in questi anni con l'evoluzione della lingua e dei linguaggi (mediatici, giornalistici, scientifici, tecnici ed espressivi) riscontrando un sostanziale mutamento anche delle modalità di argomentazione nei diversi settori (l'immagine ad effetto che prende il posto della dimostrazione logica, l'informazione orizzontale e paratattica fornita dal web che prevale rispetto alla verticalità dell'approfondimento sulle fonti documentali e sui testi e così via). Aspetti che non sono solo di interesse teorico per gli studiosi dei linguaggi,ma che a mio avviso hanno un impatto concreto in tutti i settori, e in particolare nel mondo e nell'esercizio del diritto. Insomma, citando una nota battuta di Nanni Moretti nel film Palombella Rossa “Le parole sono importanti”, forse molto più di quello che pensiamo. Da queste riflessioni ed esperienze è nato un modello - Metakoinè appunto creato per la comunicazione, la formazione e il coaching, che intende mettere a sistema linguaggi e mondi differentie che vede nella mediazione uno strumento e una filosofia orientata alla congruenza comunicativa, alla comprensione e alla reciprocità. Metakoinè, oltre che un convegno, intende proporsi a voi come la prima tappa di un percorso di confronto e aggiornamento sulla comunicazione e sui linguaggi, giuridici e non solo; un osservatorio e un laboratorio sul tema della mediazione legale, come esercizio di una nuova professionalità nobile e alta, e come metafora di una nuova filosofia e deontologia professionale; una community di professionisti e di persone animate da un nuovo umanesimo del diritto e della conoscenza.
Monica Brondi Direttore creativo Punto a capo comunicazione
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FILOSOFIA
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Convegno sui temi della Mediazione e della Comunicazione in occasione dell’Anno Internazionale della Comprensione Globale (IYGU) Il Consiglio Internazionale per la Scienza (ICSU), il Consiglio Internazionale per le Scienze Sociali (ISSC) e il Consiglio Internazionale per la Filosofia e le Scienza Umane (CIPSH) hanno dichiarato per il 2016 l’Anno Internazionale per la Comprensione Globale (IYGU). Scopo dell’International Year of Global Understanding è il promuovere la comprensione di quanto il locale impatti sul globale al fine di sostenere politiche accorte per fronteggiare le sfide globali più critiche, quali ad esempio: Conoscenza (comprendere il contesto socio-culturale delle azioni locali in un approccio interdisciplinare); Globalizzazione (rivoluzione nella condizione spazio-temporale della vita quotidiana); Interazione Scienza/Politica (gap tra problemi globali e politiche nazionali; tradurre la conoscenza in strategie di azione). “Vogliamo costruire ponti tra pensiero globale e azione locale” ha detto il Prof. Benno Werlen, Executive Director of IYGU 2016. “Oggi più che mai è essenziale che noi troviamo la forza per capire e informare su posizioni, pensieri e aspettative degli altri e per cercare il dialogo invece del conflitto” ha detto il Prof. Klaus Topfer, Direttore Esecutivo dell’Istituto per gli Studi Avanzati sulla Sostenibilità. Un tema che è centrale in questo convegno, che si propone di affrontare i temi della comunicazione e della mediazione come strumenti fondamentali e imprescindibili per la Comprensione Globale. L’evento intende porre l’attenzione sul tema del linguaggio e dei linguaggi professionali, con particolare riferimento a quello giuridico, attraverso un approccio interdisciplinare, che evidenzi come la comunicazione efficace, il dialogo e la mediazione costituiscano gli strumenti più funzionali alla conoscenza, alla trattativa, alla risoluzione delle controversie, alla convergenza verso obiettivi comuni, al dialogo tra culture o linguaggi settoriali: secondo quella finalità di comprensione globale espressa dalla mission dell’IYGU 2016.
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La comprensione come obiettivo di una efficace comunicazione Nell'intento di sviluppare il tema dell’Anno Internazionale della Comprensione Globale (2016 IYGU) decretato dal Consiglio Internazionale delle Scienze Filosofiche e sostenuto da UNESCO, partiamo dall'assunto che la comprensione tra le parti (siano esse individui, categorie sociali, realtà economiche o istituzioni ) è il risultato di un processo di informazione e comunicazione coerente, condivisibile ed efficace.
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La comunicazione come sistema integrato di codici Quali sono i fattori che intervengono nella comunicazione e che ne determinano l'efficacia? La comunicazione è un sistema integrato di codici che assume come presupposto il linguaggio, inteso come lingua di riferimento: tale struttura costituisce la piattaforma su cui si innescano e interagiscono tutti gli altri fattori che concorrono alla veicolazione di un contenuto o di un messaggio. Solo la coerenza, o meglio "la congruenza" di tutti questi fattori e un integrarsi armonico tra essi, rende possibile l'efficacia comunicativa, che è una condizione fondamentale in tutti i settori.
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Il ruolo decisivo della comunicazione nei diversi settori e nell’impresa Il problema può apparire puramente teorico o non rilevante se non lo si considera nei suoi aspetti di concretezza. A. Chiunque operi all'interno di un'organizzazione o di un'azienda, sa bene che una catena organizzativa, commerciale o produttiva efficiente dipende da una catena comunicativa ovvero di protocolli informativi, chiara, univoca e "condivisibile". B. Chi lavora nel giornalismo, nel mondo politico o nel mondo della "comunicazione" per antonomasia, si specializza nell'utilizzare al meglio le potenzialità intrinseche della parola e dei suoi diversi registri espressivi, della "retorica", ma anche dell'immagine e per estensione di tutti gli escamotages percettivi e cognitivi per sviluppare un'argomentazione efficace: ovvero comprensibile, convincente, coinvolgente. E sa bene come una parola sbagliata, un tono inadeguato, o un visual incoerente con il messaggio, possono pregiudicare il successo di una campagna informativa, elettorale, o pubblicitaria. C. Chi opera nel mondo della creatività, sia che si accinga a scrivere un romanzo, a realizzare un progetto di drammaturgia per uno spettacolo o a ideare un evento artistico, se può permettersi di scegliere la tematica e il taglio che ritiene, di fatto deve fare delle scelte di coerenza, o per meglio dire conseguenti e "congruenti" sia dal punto di vista dello stile che del percorso di senso dell'opera stessa e della sua unità concettuale e stilistica. D. La scienza utilizza il linguaggio matematico e altri codici simbolici molto precisi e univoci. Tuttavia nel momento in cui un progetto di ricerca deve essere comunicato a un pubblico di non addetti ai lavori, e magari finanziato da istituzioni i cui decisori non sono specialisti, ecco che il successo o meno dell'iniziativa dipende in buona parte dalla comunicazione (in questo caso divulgazione scientifica o dissemination, il cui livello di qualità è considerato ad esempio nei progetti europei, altrettanto importante della qualità dei contenuti scientifici). E. E che cosa succede nel mondo della giurisprudenza e del diritto, dove la parola scritta assurge a codice? La comprensione tra le parti deve avvenire attraverso una procedura codificata, che di fatto limita la comunicazione all'argomentazione scritta e alla dialettica: è da questi due fattori che dipende in gran parte l'esito di un processo.
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Comunicare non solo con le parole. Comunicare in tutti i sensi: Metakoiné Il termine Koinè nella cultura greca classica aveva un senso e una valenza molto forte: significava Unione, Comunità. Nel momento in cui il popolo greco ha realizzato l'unità della lingua attraverso la koinè dialektos, questa unificazione linguistica è stata determinante nel rendere la Grecia una potenza culturale ed economica dominante. A questa storia e a questa radice etimologica si ispira Metakoinè, che identifica una filosofia e un approccio diverso alla comunicazione. Un metamodello che parte dalla comunicazione come comune denominatore e fattore di condivisione, per migliorare le dinamiche relazionali nelle organizzazioni, nelle professioni e nel mondo dell'impresa e generare una nuova cultura del dialogo e della mediazione in ambito legale. Si comunica non solo con la parola, ma con il tono di voce, con lo sguardo, con l'utilizzo di gestualità e modalità che hanno precisi significati in funzione del contesto culturale o geografico in cui ci si esprime. Solo una comunicazione "congruente" che tiene conto di tutti questi fattori può rendere possibile la comprensione, locale e globale, fattore imprescindibile del dialogo, della mediazione e della risoluzione dei conflitti.
La comunicazione nel mondo legale: criteri argomentativi e limiti procedurali Nell'ambito del diritto, le dinamiche secondo cui si svolge il contenzioso legale e il processo tradizionale riescono a garantire un contesto in cui le due parti possano effettivamente confrontarsi e dialogare per comprendere le reciproche ragioni e addivenire ad una soluzione della causa? Oppure è già implicita nella struttura processuale codificata dal diritto una inevitabile rigidità di posizioni e una conflittualità delle parti che non porta ad una soluzione conciliativa, ma soltanto all'assegnazione unilaterale da parte del giudice di un torto e di una ragione?
La mediazione legale: una rivoluzione copernicana nella trattativa legale La mediazione legale è uno strumento ADR alternativo al processo, di recente introduzione, sostenuto e promosso dal Ministero di Giustizia come preliminare all'avvio di una causa legale. La mediazione si fonda su principi giuridici e filosofici e modalità di svolgimento differenti dal processo, si svolge al di fuori dei Tribunali e parte dal presupposto che la naturale soluzione di un conflitto sia la comprensione dei punti di vista differenti attraverso la trattativa e il dialogo ai fini di una conciliazione ritenuta equa e risolutiva per entrambi le parti coinvolte. Questo strumento può offrire un nuovo approccio al diritto? Può velocizzare e ridurre i tempi e i costi sociali del contenzioso? Può perseguire un nuovo modello di equità e giustizia, meno autoritario, più democratico e paritario? Può risultare una soluzione più rapida, efficace e più conveniente per professionisti, organizzazioni, realtà pubbliche e private, rispetto alla procedura processuale?
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La mediazione: più che una professione, una filosofia del problem solving La mediazione è uno strumento giuridico che merita di essere maggiormente conosciuto, approfondito e applicato. Contrariamente a quanto avviene nel processo in tribunale, in cui è una figura esterna super partes, il Giudice, in ottemperanza a quanto sancito dal codice,ad emettere una sentenza, nella mediazione sono le parti contendenti, supportate dal ruolo di facilitatore e di "coach" svolto dal mediatore, a convergere verso un vero e proprio "problem soling" del contenzioso. Una risoluzione del contenzioso che, a partire dalle vere e originarie ragioni della lite, favorisce l'individuazione di scelte, spesso creative e non convenzionali, ma comunque sempre pragmatiche, al fine di garantire la massima soddisfazione e il minor danno per entrambi le parti.
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Conciliazione o conflitto? La mediazione come sistema virtuoso, ecologico ed economico Possiamo pensare che l'attitudine conciliativa alla mediazione e al dialogo anziché allo scontro e al conflitto possa essere una filosofia di vita? Una nuova ecologia e deontologia professionale? Esistono numerosi esempi in ogni settore del sapere e della conoscenza (dalla scienza, alla biologia, all'arte, alla filosofia, alla stessa economia) che testimoniano come un processo di mediazione e conciliazione tra due opposti risulta più produttivo, ecologico ed "economico" dello scontro.
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Mediazione e Metakoinè: modello di confronto e di aggregazione su temi professionali, culturali e deontologici Vogliamo quindi proporre Metakoinè come un modello di comunicazione sistemica, orientato alla congruenza comunicativa e all'armonizzazione delle contrapposizioni, e alla comprensione globale “tema dell’IYGU 2016”. Un modello che si propone di rappresentare e coinvolgere tutti coloro che nei loro specifici mondi professionali, sono motivati ad applicare questa filosofia nel concreto della propria esperienza e del proprio ruolo sociale. Possiamo pensare ad una "community" che, ispirandosi al principio della mediazione, riunisca giuristi, avvocati, ricercatori scientifici, comunicatori, sociologi, docenti, economisti, professionisti,funzionari pubblici, imprenditori, liberi cittadini, che sotto il nome Metakoinè possa svolgere un'opera di testimonianza e confronto costante su questi temi, attraverso un sito e una rivista dedicata? È questa la sfida che personalmente e professionalmente vogliamo raccogliere e lanciare a chi come voi ha sensibilità e interesse a mettere il dialogo e il rispetto della reciprocità come valori fondanti della propria identità culturale.
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PROGRAMMA DEL CONVEGNO
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PROGRAMMA
ore 8.30 Registrazione partecipanti
ore 9.30 Benvenuto delle Autorità: Sumaya Abdel Qader, Consigliera al Comune di Milano, Vice Presidente Commissione Cultura e Vinicio Nardo, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Milano ore 9.45 Saluti: Abdelaziz Essid, Premio Nobel per la Pace 2015, Avvocato, Membro del Consiglio Nazionale degli Avvocati della Tunisia ore 9.50 Introduzione
L’ESPERIENZA DELLA MEDIAZIONE COME MOMENTO DI ESPANSIONE DELLA COMUNICAZIONE Diego Comba, Avvocato specializzato in Diritto Comunitario e Presidente della Fondazione Aequitas ADR ORE 10.10 Intervento Apertura
L’ANNO INTERNAZIONALE DELLA COMPRENSIONE GLOBALE E L’IDEA DI MEDIAZIONE Franco Montanari, Professore Ordinario di Letteratura Greca all’Università di Genova e referente Regional Action Center (RAC) per l’Anno Internazionale della Comprensione Globale (IYGU 2016) Sessione comunicazione e linguaggi ore 10.25
METAKOINÈ, OVVERO LA CONGRUENZA COMUNICATIVA COME APPROCCIO METODOLOGICO E DI RICERCA Monica Brondi, Copywriter e direttore creativo Punto a capo Comunicazione
ore 10.40
«EPPUR SI MUOVE»: DALL’ITALIANO ALL’E-TALIANO Silvia Morgana, Docente di Linguistica Italiana presso l’Università degli Studi di Milano, Accademia della Crusca
ore 10.55
COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE E MEDIA. L’INFORMAZIONE ALL’EPOCA DI TWITTER Carlo Freccero, Autore televisivo, esperto e docente di comunicazione, membro del Consiglio di Amministrazione RAI
ore 11.10
LA GRAFICA COME NON L’AVETE MAI VISTA: TECNOLOGIE ASSISTIVE PER LA DISABILITÀ SENSORIALE Luca Brayda, Ricercatore della Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia
ore 11.25
LA RESPONSABILITÀ GIURIDICA NELLA COMUNICAZIONE DEL RISCHIO IN PROTEZIONE CIVILE Marco Altamura, Consigliere giuridico Fondazione CIMA, Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale
ore 11.45
UN DIRITTO... MESSO DI TRAVERSO Salvatore Cosentino, Magistrato, esperto di linguaggio giuridico e autore teatrale
ore 12.00 Tavola rotonda
COMUNICARE IN TUTTI I SENSI Con esponenti del mondo dell’arte, dello spettacolo, dell’innovazione: Paola Bigatto, Attrice, regista e docente teatrale, Serena Ruffato, CEO e Co-founder di Tooteko Srls, Massimiliano Siccardi, Artista, fotografo, regista di teatro danza nel gruppo Immersive Art Factory, Antonio Camurri, Professore di Ingegneria informatica, Università di Genova e responsabile Centro di Ricerca Casa Paganini ore 13.00 Intervallo
EDITORIALE
Sessione comprensione e mediazione
ore 14.30 Contributo del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, sulle attuali prospettive delle ADR ore 14.45
DALLA RIVOLUZIONE DEI GELSOMINI AL PREMIO NOBEL Abdelaziz Essid, Premio Nobel per la Pace 2015, Avvocato, Membro del Consiglio Nazionale degli Avvocati della Tunisia
ore 15.00
LE MODIFICHE PROPOSTE DALLA COMMISSIONE MINISTERIALE PER LA RIFORMA DELLE ADR Giovanni Giangreco Marotta, Avvocato e Presidente di primavera Forense, organismo di mediazione. Membro della Commissione Ministeriale sulle ADR
ore 15.15
IL RUOLO DEL MAGISTRATO NELLA MEDIAZIONE Fabrizio Pasquale, Magistrato presso il Tribunale di Vasto
ore 15.30 Confronto a due voci sul tema della mediazione
NECESSITÀ DI RIPENSARE NATURA E FINALITÀ DELLA MEDIAZIONE E SUO UTILIZZO IN CONNESSIONE CON PROCEDURE GIUDIZIARIE Diego Comba, Avvocato specializzato in Diritto Comunitario e Presidente della Fondazione Aequitas ADR e Carlo Mosca, Avvocato Internazionalista e Mediatore, Presidente di Quadra, organismo di mediazione ore 16.00 Tavola rotonda
IL SUPERAMENTO DEL CONFLITTO con Cristina Rossello, Avvocato Cassazionista con studi a Milano, Roma e Bruxelles, autrice di libri e pubblicazioni di diritto, docente presso l’Università Statale di Milano, Maria Gabriella Branca, Avvocato Civilista e Mediatore, tutor Aequitas ADR, Giovanni Battista Costa, Presidente Next Nuova Economia per Tutti, Marzia Pontone, Comunità di Sant’Egidio, Paolo De Benedetti, Filosofo, Luigi Scotto, Ambasciatore d’Italia, Ministero degli Esteri ore 17.15
L’UTILIZZO DELLA TECNOLOGIA PER LA GESTIONE DEL PROCESSO CIVILE TELEMATICO Filippo Amato, Componente dell’Osservatorio per la Giustizia Civile di Palermo e co-redattore del Protocollo per l’attuazione del processo civile telematico
ore 17.30
LA MEDIAZIONE NELLA GIUSTIZIA PENALE PER ADULTI: I LIMITI DELLA GIUSTIZIA RIPARATIVA Claudio Sarzotti, Professore di Sociologia giuridica presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino, Giudice Onorario presso il Tribunale di Sorveglianza di Torino
ore 17.45 Intervento conclusivo Cosimo Maria Ferri, Magistrato, Sottosegretario di Stato alla Giustizia ore 18.00 Aperitivo nel foyer dell’Auditorium
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I RELATORI
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Avv. Diego Comba | Avvocato specializzato in Diritto Comunitario e Presidente di Aequitas ADR
L’ESPERIENZA DELLA MEDIAZIONE COME MOMENTO DI ESPANSIONE DELLA COMUNICAZIONE L’esperienza della mediazione, comunicazione non intesa come trasmissione di una verità normativa precostituita. La comunicazione tra le parti in mediazione può andare ben al di là della qualificazione giuridica dei fatti e delle relazioni garantita dal processo civile. Una relazione tra posizioni non simmetricamente opposte ma potenzialmente complementari. Ciò al di là delle due nozioni di comunicazione oggi dominanti: da un lato la comunicazione vista come scambio di informazioni tecniche, neutre e oggettive (la tecnica, la scienza, gli specialismi), dall’altro la comunicazione come trasmissione accattivante di una verità al fine di convincere l’interlocutore (pubblicità, politica, mass-media). Ciò che è in comune hanno queste nozioni è la presunta “linearità” e “oggettività” del dato che si intende già completamente formato al momento della sua trasmissione. La comunicazione può essere invece spazio dialogico che crea spontaneamente soluzioni condivise, come nella mediazione. Socio fondatore Studio Comba e Associati. Avvocato specializzato in diritto comunitario, diritto commerciale internazionale, contrattualistica internazionale, controversie commerciali internazionali e arbitrati commerciali. Attività di accompagnamento di Pmi italiane (in particolare in Cina, India, Corea, Brasile e Turchia). Contrattualistica e normativa tecnica, doganale e fiscale nei rapporti commerciali con gli USA, con particolare riferimento al settore tessile. Implementazione delle procedure First Cost. Assistenza alle imprese straniere nel contenzioso commerciale con imprese italiane e nella strutturazione e organizzazione dei loro investimenti in Italia.
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Prof. Franco Montanari | Professore Ordinario di Letteratura Greca all’Università di Genova e referente Regional Action Center (RAC) per l’Anno Internazionale della Comprensione Globale (IYGU 2016)
L’ANNO INTERNAZIONALE DELLA COMPRENSIONE GLOBALE E L’IDEA DI MEDIAZIONE Presentazione del Regional Action Center e delle iniziative ad esso connesse nell’ambito dell’Anno Internazionale della Comprensione Globale, volte a sottolineare la centralità della comprensione, di se stessi e dell’altro, in ogni ambito della conoscenza e della produzione del sapere e, più in generale, in tutte le interazioni umane. Un ruolo chiave in tal senso spetta alla mediazione, da sempre strumento fondamentale per scongiurare o ricomporre conflitti di qualsiasi portata e natura; il mito greco offre suggestivi e “archetipici” esempi di come l’assenza di mediazione conduca inevitabilmente alla guerra, qualora ragioni opposte non trovino un punto d’incontro e, per l’appunto, di comprensione reciproca. Professore Ordinario di Letteratura Greca all’Università di Genova dall’a.a. 1986/1987. Presidente della Fédération Internationale des Associations des Études Classiques (FIEC), Direttore del Centro Italiano dell’Année Philologique (CIAPh), Coordinatore del Regional Action Center – Italy (Università di Genova) dello International Year of Global Understanding e membro di numerose organizzazioni nazionali e internazionali. È autore del “GI -Vocabolario della lingua greca”, giunto alla sua terza edizione, e di oltre 200 pubblicazioni in prestigiose sedi italiane e straniere.
Dott.ssa Monica Brondi | Copywriter e Direttore creativo Punto a capo Comunicazione
Prof.ssa Silvia Morgana | Professore di Linguistica italiana e Accademica della Crusca
METAKOINÈ, OVVERO LA CONGRUENZA COMUNICATIVA COME APPROCCIO METODOLOGICO E DI RICERCA
«EPPUR SI MUOVE»: DALL’ITALIANO ALL’E-TALIANO
Quali sono i fattori che intervengono nella comunicazione e che ne determinano l'efficacia? La comprensione è soltanto un problema di corretta decodifica di uno specifico codice linguistico o presuppone l'interazione di altri fattori, professionali, culturali, emozionali, sensoriali? Quali conseguenze concrete e quantificabili, nel mondo del mercato, nel mondo politico e giornalistico e in tutti gli ambiti professionali, comporta l'uso di un'espressione o di un messaggio ambiguo o semplicemente non chiaro, o di un'immagine o di un tono inadeguati? Come tradurre, senza tradire, i contenuti dei linguaggi tecnici, scientifici e professionali in una modalità che ne renda possibile la comprensione ai non addetti ai lavori? La congruenza comunicativa come approccio metodologico e costante ricerca verso una relazione sistemica tra i saperi, i linguaggi e i codici, che favorisca il dialogo e metta al centro l'uomo. Monica Brondi, laureata in lettere presso l’Università di Genova, storica dell'arte contemporanea e della comunicazione, master in Executive Coaching. Copywriter e creativo pubblicitario in Armando Testa, TBWA Italia e Coo'ee Italia. Nel 1998 fonda a Savona Punto a capo, agenzia specializzata in comunicazione aziendale e istituzionale, che si occupa di campagne multimediali, mostre ed eventi di divulgazione scientifica e culturale per Università, Enti di ricerca, Istituzioni. Sviluppa strategie di posizionamento e marketing per studi professionali. Come Business Coach Monica Brondi svolge corsi di formazione e motivazione creativa per singoli professionisti e organizzazioni.
La lingua italiana, per secoli usata quasi solo negli usi scritti colti, si è caratterizzata per la sua immobilità e per la poca flessibilità alla comunicazione non letteraria. L’intervento considera i rapidi cambiamenti dagli anni sessanta del XX secolo, la trasformazione in lingua della comunicazione parlata e i risvolti di questo processo. Dagli anni novanta la telematica ha innescato un nuovo cambiamento: la “rivincita” della scrittura e l’estensione di un italiano informale della comunicazione digitata.
Professore di Linguistica italiana nell’Università degli studi di Milano, è Accademica della Crusca, membro effettivo dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e lettere e socia dell’Accademia dell’Arcadia. Nel 2013 ha ricevuto il Premio “La lingua italiana nel mondo” dell’Accademia nazionale dei Lincei. Si è occupata di formazione linguistica professionale (italiano per stranieri, Progetto PROMOITALS, label europeo 2009; didattica dell’italiano scritto, progetto STRATEGIS). Ha pubblicato saggi e volumi sulla storia della lingua italiana e delle varietà regionali, sulla comunicazione e divulgazione scientifica e sull’italiano dei mass media. Ultimi volumi: Breve storia della lingua italiana (Roma, Carocci); Mosaico italiano. Studi di storia linguistica (Firenze, Cesati); Storia linguistica di Milano (Roma, Carocci); La lingua italiana e i mass media (nuova ed., con I. Bonomi et alii, Roma, Carocci).
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Prof. Carlo Freccero | Autore televisivo, esperto e docente di comunicazione, membro del Consiglio di Amministrazione RAI
COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE E MEDIA. L’INFORMAZIONE ALL’EPOCA DI TWITTER La comunicazione (dal latino cum = con, e munire = legare, costruire e dal latino communico = mettere in comune, far partecipe) nella sua prima definizione è l'insieme dei fenomeni che comportano la distribuzione di informazioni (Wikipedia). La comunicazione è quindi qualcosa di più ampio e di più astratto rispetto all'informazione pura e semplice. Ma qui mi sembra più pertinente occuparci dell'informazione nelle sue forme concrete da cartacea, televisiva ed immateriale. E di farlo tenendo conto della sua evoluzione, nella forma e nei contenuti rispetto alla comparsa di questi media.
Autore, dirigente televisivo e docente di comunicazione. Ha iniziato la carriera televisiva in Mediaset nei primi anni ‘80. È stato direttore di Canale 5 e Italia 1, curatore della programmazione del canale Rete 4 e direttore dei programmi dell'emittente francese La Cinq e poi responsabile della programmazione delle reti France 2 e France 3. Nel 1996 viene nominato direttore di Rai 2 e conia lo slogan L’innovazione e la memoria. Sotto la sua direzione (1996-2002) la rete ha acquisito una forte identità, sperimentale, alternativa e provocatoria orientata verso un pubblico giovane. Nel 2007 è Presidente di RAI SAT e nel 2008 crea una nuova rete dal palinsenso innovativo, RAI 4 di cui è direttore. Dal luglio 2015 è consigliere di amministrazione della Rai. È docente di comunicazione e tiene corsi sui linguaggi televisivi in numerose università italiane.
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Ing. Luca Brayda | Ricercatore presso Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia
LA GRAFICA COME NON L’AVETE MAI VISTA: TECNOLOGIE ASSISTIVE PER LA DISABILITÀ SENSORIALE La matematica e i codici simbolici sono generalmente veicolati tramite la vista. Le persone con disabilità visive, in particolare bambini e adolescenti, non accedono ai grafemi e alle convenzioni visive che sono il cardine dell’apprendimento a scuola (ad es. la geometria e le discipline scientifiche) e nell’età adulta (mappe, cartelli). Ciò ha inevitabili conseguenze sullo sviluppo del linguaggio e della comunicazione sociale. Cosa fa la ricerca per fare da ‘ponte’ tra l’informazione e i canali sensoriali ancora disponibili per acquisirla?
Luca Brayda si laurea in Ingegneria Informatica al Politecnico di Torino nel 2003, con tesi al Panasonic Speech Tech Lab di Santa Barbara, USA. Ottiene il dottorato in Francia, con tesi presso l'istituto Eurecom e la FBK di Trento. Dal 2008 fa ricerca presso l'Istituto Italiano di Tecnologia nel dipartimento di Robotics, Brain and Cognitive Sciences. Si interessa di percezione tattile e acustica e tecnologie di supporto alla disabilità sensoriale. Coordina il progetto europeo BLINDPAD.
Avv. Marco Altamura | Avvocato, Consigliere giuridico di Fondazione Cima
LA RESPONSABILITÀ GIURIDICA NELLA COMUNICAZIONE DEL RISCHIO IN PROTEZIONE CIVILE Da uno studio sulla responsabilità giuridica dei soggetti che operano nel campo della protezione civile – alimentato da leading case, osservazione sulle inchieste giudiziarie in corso e sentenze - emerge come sia cruciale il tema della comunicazione del rischio. Se nella sentenza “Sarno” del 2010, la Corte di Cassazione si era limitata a indicare cosa comunicare in emergenza, nella sentenza “Commissione Grandi Rischi” del 2016 la Suprema Corte si è pronunciata, attraverso alcuni principi di diritto, su come si debba comunicare e quali siano i canoni di diligenza richiesti all’operatore che svolge questa importante funzione di prevenzione del rischio. Anche in ragione di questo controllo della giurisdizione, ma soprattutto dagli approfondimenti che ne sono scaturiti e della volontà di miglioramento del sistema, il Servizio Nazionale della Protezione Civile sta adottando numerose buone pratiche nella direzione di una maggiore e più condivisa comprensione, tra tutti gli attori in campo, dei delicati temi del rischio. Marco Altamura è avvocato e docente a contratto dell’Università di Genova. È consigliere giuridico Fondazione CIMA, per la quale svolge - nell’ambito di una collaborazione con il Dipartimento Nazione della Protezione Civile - attività di ricerca nel settore della responsabilità degli operatori di protezione civile. Coordina un gruppo di lavoro interdisciplinare che promuove l’adozione di piani di emergenza di protezione civile a mezzo di procedimenti partecipativi della cittadinanza; in tale contesto vengono affrontati temi quali la comunicazione del rischio, il rischio accettato ed il conflitto tra portatori d’interesse e la pubblica amministrazione.
Dott. Salvatore Cosentino | Magistrato in servizio presso la Procura della Repubblica di Locri
UN DIRITTO... MESSO DI TRAVERSO 10 minuti sui paradossi e le bolse leziosità del linguaggio giuridico, tratti dallo spettacolo “Un diritto messo di traverso”, che Salvatore Cosentino, magistrato inquirente a Locri e docente universitario, ha scritto tre anni fa e che interpreta personalmente su palcoscenici teatrali, aule magne di atenei, scuole, carceri e comunità terapeutiche di varie parti d’Italia, convinto che la legalità non si faccia solo con i codici (o le manette) ma anche con l’educazione al gusto, all’arte, al bello. Magistrato (attualmente in servizio presso la Procura della Repubblica di Locri). Docente di Diritto Penale presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali (Università del Salento). Docente di Diritto Penale (Facoltà di Scienze della Formazione. Università del Salento). Docente di Diritto Penale dell'Ambiente (Facoltà di Economia e Commercio. Università del Salento). Componente Commissione Esami di Avvocato presso la Corte d'Appello di Lecce e presso la Corte di Appello di Reggo Calabria. Componente della Commissione Nazionale per il concorso in magistratura. Autore ed interprete di opere teatrali aventi ad oggetto il Diritto e la Comunicazione.
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Dott.ssa Paola Bigatto | Attrice, regista e docente teatrale
Arch. Serena Ruffato | CEO e Co-founder di Tooteko Srls
COMUNICARE CON IL PUBBLICO: LA COERENZA STILISTICA E COMPOSITIVA NEL TESTO TEATRALE
TOOTEKO: LA START-UP INNOVATIVA CHE RENDE L’ARTE ACCESSIBILE A TUTTI
Drammaturgia: arte della scelta e dell’intreccio, non secondo un principio estetico, ma secondo un principio di congruenza, di corretta relazione tra gli elementi da connettere. Seguire una logica compositiva consente all’autore di allontanarsi da una logica personale a favore di una attitudine esplorativa, che lo rende vero tramite tra gli elementi della drammaturgia e il fruitore dell’opera. Esempi autorevoli nel teatro e nella letteratura raccontano l’efficace adozione di questo principio.
Paola Bigatto, attrice, regista, drammaturga, laureata in Filosofia, si è diplomata presso la Scuola Paolo Grassi di Milano, dove oggi insegna recitazione. Inoltre è docente presso la Scuola del Piccolo Teatro, l’Accademia Teatrale Veneta, l’Accademia Nico Pepe, la Scuola dell’ERT. Si occupa della relazione tra filosofia e teatro presso il Centro Asteria di Milano. E’ stata allieva e collaboratrice di Luca Ronconi e di Renata Molinari, con la quale ha pubblicato L’attore civile.
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Tooteko, start-up innovativa Veneziana fondata da Serena Ruffato, Gilda Lombardi e Fabio D’Agnano, sta sperimentando una tecnologia che permette a non vedenti e ipovedenti di apprezzare l’arte attraverso il tatto e l’udito. Tooteko è un anello in grado di riconoscere speciali sensori NFC all’interno di modelli tridimensionali di opere d’arte e farne corrispondere su smartphone o tablet informazioni audio. Grazie a Tooteko l’arte diventa un patrimonio accessibile a TUTTI.
Serena Ruffato, CEO e Cofounder di Tooteko Srls, start-up innovativa culturale. Laurea Magistrale in Architettura e Master di secondo livello in Architettura Digitale con la tesi “Architettura e non vedenti: Prototipazione rapida per l’integrazione”. Esperta in modellazione, scansione e stampa 3d. Finalista del “Wired & Audi Innovation Award 2014”, categoria Under 35.
Massimiliano Siccardi | Artista, fotografo, regista di teatro danza
Prof. Antonio Camurri | Docente di Ingegneria informatica, Università di Genova
DRAMMATURGIA DELLE SUPERFICI
MODELLI COMPUTAZIONALI PER L’ANALISI AUTOMATICA DEL COMPORTAMENTO NON VERBALE ESPRESSIVO, EMOTIVO E SOCIALE
Ragionare oggi di spettacolo per immagini e farlo dal punto di vista della comunicazione e del linguaggio visivo è per certi versi anacronistico; tutto è stato visto e il cinema soprattutto ci "allena" a performance visuali che difficilmente possono essere eguagliate. Quando ci chiediamo dove ci porterà il nostro lavoro siamo certi solo di una questione: ci porterà a "disegnare" la storia che raccontiamo cucendola addosso allo spazio dato. Da questo la nostra riflessione sul concetto di "Drammaturgia delle Superfici", da questo il lavoro di visione si decentra dal puro assistere e si colloca sul piano più prossimo secondo noi all'umano sentire che è esattamente quello del "vivere la visione". Artista, fotografo, regista di teatro danza. Si forma nella Londra degli anni ’80 come danzatore e performer, collabora con fotografi, musicisti, artisti visuali. Da 20 anni esplora la videoarte nelle sue forme di spettacolo immersivo, di video performance, di strumento di comunicazione. Porta in scena a Parigi, Milano, Roma, Lipsia, Varsavia, Bari, Baux de Provence, Avignone, Valencia, Firenze, Carrara, Santiago del Cile, le sue opere in Danza, Immagine, Fotografiche e Performative.
Come le arti performative - e la musica in particolare - possono ispirare la ricerca scientifica e tecnologica? È possibile spiegare e misurare in tempo reale l’interazione sociale non verbale in gruppi di persone? È possibile «misurare» in modo automatico indizi su emozioni, coesione sociale, empatia, leadership, contagio emotivo, co-creazione? Queste e altre domande sono al centro delle attività del centro di ricerca Casa Paganini – InfoMus. Professore ordinario presso il DIBRIS, Università di Genova, insegna nel corso di laurea in ingegneria informatica. Co-fondatore e responsabile scientifico del centro di ricerca Casa Paganini – InfoMus (www.casapaganini.org), coordinatore di progetti di ricerca europei, responsabile scientifico di progetti e contratti con imprese e di progetti di ricerca con istituzioni, teatri, musei e centri della scienza nazionali e internazionali. Canale video youtube: http://www.youtube.com/InfoMusLab
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Dott. Andrea Orlando | Ministro della Giustizia
CONTRIBUTO SPECIALE DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
Avv. Abdelaziz Essid | Membro del Consiglio Nazionale degli Avvocati della Tunisia, Premio Nobel per la Pace 2015
DALLA RIVOLUZIONE DEI GELSOMINI AL PREMIO NOBEL Il 14 gennaio 2011 il dittatore Ben Alì fugge. Lo Stato non esiste più. Il disastro è totale. Pochi hanno il coraggio di fare qualche cosa: non i politici, non le forze dell’ordine, non i giudici. Gli Avvocati sì, tutti, senza divisioni. Gli Avvocati pensano che sia in gioco la libertà. Poi la prima scintilla, il popolo che scende nelle strade, e gli avvocati scendono anch’essi nelle strade con le loro toghe, per essere baluardi di libertà, per proteggere i manifestanti. Ed è poetica l’immagine degli avvocati schierati in toga che si interpongono tra il popolo e le forze dell’ordine. Perché i clienti e i cittadini vanno difesi non solo in studio o nel Tribunale ma anche nelle strade, quando sono deboli! Il prezzo pagato è alto perché muoiono anche alcuni avvocati. Ma è un dovere essere presenti perché sempre si deve tutelare il diritto. Dopo il 14 gennaio 2011, l’Avvocatura è stata la locomotiva del cambiamento ed in Tunisia gli Avvocati hanno sostituito i politici, poiché i politici pensano al potere e gli avvocati pensano al Paese. E il dialogo è un’idea. Questo è stato il momento in cui abbiamo convocato tutti per il dialogo, per dire sì al confronto e no alla divisione e al sopruso, per difendere la società e i diritti. Così gli Avvocati hanno vinto e il Paese ha vinto. È nostro dovere farlo. Così è anche per il terrorismo che oggi incombe. Basta un attentato per distruggere il nostro Paese, che vive e deve vivere sulla fiducia.
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Componente del cosiddetto “Quartetto per il dialogo nazionale tunisino”, un gruppo formato da Associazioni e Istituzioni che hanno concorso a ripristinare la democrazia in Tunisia. Nel 2015 al Quartetto è stato attribuito il Premio Nobel per la pace con la seguente motivazione: «ha aperto la strada ad un dialogo pacifico tra i cittadini, i partiti politici e le autorità e ha contribuito a trovare soluzioni basate sul consenso esteso, superando divisioni politiche e religiose. Il Quartetto è riuscito a stabilire un dialogo nazionale, contrastando la diffusione della violenza in Tunisia, e la sua funzione è quindi paragonabile a quella dei congressi di pace a cui Alfred Nobel fa riferimento nel suo testamento».
Avv. Giovanni Giangreco Marotta | Presidente dell’Associazione Primavera Forense;
LE MODIFICHE PROPOSTE DALLA COMMISSIONE MINISTERIALE PER LA RIFORMA DELLE ADR Le modifiche proposte dalla Commissione per la riforma delle ADR nominata dal Ministro della Giustizia mirano a promuovere e rendere efficace la mediazione civile e nello stesso tempo a coglierne il significato culturale e non ridurla ad una mera condizione di procedibilità. La mediazione ha provocato resistenze, soprattutto nell’ambito dell’avvocatura, che oggi però sembrano superate dalla nuova posizione assunta dalla categoria Forense tesa a valorizzare il ruolo dell’avvocato nell’ambito di una procedura di mediazione davvero utile per la risoluzione dei conflitti.
Avvocato iscritto all’Ordine degli Avvocati di Roma; Presidente dell’Associazione Primavera Forense; Responsabile dell’Organismo di mediazione Primavera Forense S.r.l.; Presidente dell’ASS.I.O.M. – Associazione Italiana degli Organismi di Mediazione; Membro della Commissione Ministeriale di studio per l’elaborazione di una riforma organica degli strumenti stragiudiziali di risoluzione delle controversie; Docente universitario presso l’UNINT – Università Internazionale di Roma nel Master in Il consulente tecnico del tribunale nel contenzioso civile e penale
Dott. Fabrizio Pasquale | Magistrato presso Tribunale di Vasto
IL RUOLO DEL MAGISTRATO NELLA MEDIAZIONE A distanza di sei anni dall’entrata in vigore del D.Lgs. n. 28/10, il modo di concepire l’approccio alla giustizia civile e le modalità di gestione del contenzioso si è radicalmente trasformato. Gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e tra questi, in primis, la mediazione costituiscono una realtà consolidata e in continua ed inarrestabile crescita. L’ineludibile processo di trasformazione in atto impone di guardare ai sistemi di ADR non solo come mezzi di deflazione del contenzioso o di smaltimento dell’arretrato giudiziario, ma soprattutto come strumenti di diffusione di una nuova attitudine mentale e di rinnovate capacità professionali, che muteranno nell’immediato futuro il tradizionale modo di esercitare le professioni di avvocato e di magistrato. In questo contesto, un ruolo decisivo è chiamato a svolgere, in particolare, il magistrato nell’utilizzo dello strumento della cd. mediazione demandata, che - se ben sfruttato - ha potenzialità enormi in termini di offerta di una più efficace e soddisfacente risposta alla crescente domanda di giustizia.
Dott. Fabrizio Pasquale, Giudice civile presso il Tribunale di Vasto, si occupa da tempo dello studio degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie ed, in particolare, della mediazione e della conciliazione giudiziale. Autore di numerosi provvedimenti in materia di mediazione civile e commerciale, pubblicati per le maggiori riviste giuridiche e case editrici, che hanno contribuito ad affermare i primi orientamenti della giurisprudenza di merito sulle questioni più dibattute del D.Lgs. n. 28/2010 e del D.M. n. 180/2010. Sul tema della mediazione ha partecipato a diversi convegni e seminari.
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Avv. Carlo Mosca | Arbitro, mediatore e docente in materia di ADR e di commercio internazionale.
Avv. Cristina Rossello | Studio dell’Avvocato Cristina Rossello già Studio Avvocato Professore Ariberto Mignoli e Associato
NECESSITÀ DI RIPENSARE NATURA E FINALITÀ DELLA MEDIAZIONE E SUO UTILIZZO IN CONNESSIONE CON PROCEDURE GIUDIZIARIE
MEDIAZIONE PER LA SOLUZIONE DI CONFLITTI FRA IMPRESE
L’intervento di un terzo mediatore è un metodo che può permettere a chi è coinvolto in una situazione conflittuale di aver modo di gestirla in maniera soddisfacente e funzionale a propri interessi, spesso con evidenti vantaggi rispetto alla tradizionale opzione giudiziaria o altre forme di reazione. Nonostante gli innegabili aspetti positivi che tale approccio presenta, il suo utilizzo è ancora lungi dall’essere generalizzato, da noi come altrove. In Italia è stata sperimentata negli ultimi anni una forma di mediazione obbligatoriamente propedeutica all’inizio di talune categorie di cause civili. Ciò ha portato ad un deciso aumento nei casi di mediazione. Ma a che costo? Carlo Mosca è avvocato, arbitro, mediatore e docente in materia di ADR e di commercio internazionale. È attivo nel settore ADR, della mediazione in particolare, dal 1994 in Italia e nel Regno Unito. Considera l’arbitrato commerciale e le altre forme ADR di tipo aggiudicativo una valida alternativa al giudizio in molti casi, soprattutto quelli di natura transnazionale, a patto offrano alle parti un contesto efficiente per giungere ad una veloce e affidabile soluzione dei loro problemi. Per quanto riguarda la mediazione, essa è un’opportunità unica che le parti hanno di aver possibilità di parola e di scelta. Operando come mediatore egli privilegia un’azione di supporto al processo decisionale delle parti senza che la loro capacità di auto-determinarsi venga intaccata.
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Il vantaggio di un terzo mediatore per la soluzione di conflitti nelle attività delle imprese è multiplo: 1. la specializzazione nella materia per regolare le controversie consente di disciplinare i rapporti da parte di chi conosce specificamente gli argomenti delle “imprese” e usa un “linguaggio comune”; 2. il mediatore dell’impresa potrebbe trovare delle soluzioni compositive “compensative” che spesso un giudice non conosce; se questo vale per interattori della stessa nazionalità, a maggior ragione è utile per soggetti stranieri che divengono detentori di pacchetti e o patrimoni di controllo di imprese italiane, timorosi delle lungaggini della giustizia italiana e della sua farraginosità e disomogeneità. Cassazionista con studio in Milano, Roma e Bruxelles. Esperta di diritto societario, bancario e dei valori mobiliari. Amministratore giudiziario dei beni confiscati e sequestrati. Riveste ruoli di Governance con esperienza venticinquennale in Società Quotate, Gruppi Bancari e Imprese Familiari e Multinazionali. Membro ed Esponente di Fondazioni e Associazioni per l’arte e per la cultura.
Avv. Maria Gabriella Branca | Avvocato Civilista e Mediatore, tutor Aequitas ADR
Ing. Giovanni Battista Costa | Presidente Ass. Naz. Next - Nuova Economia per Tutti
L’ADR COME SCELTA DI SVILUPPO SOSTENIBILE
ANCHE NELL’ECONOMIA LA LOGICA DELLA MEDIAZIONE E DELL’AGGREGAZIONE SU VALORI COMUNI È PIÙ EFFICACE E CONVENIENTE DELLO SCONTRO
Il tema UNESCO 2016 indicato nella “comprensione globale” racchiude e coinvolge tutti i valori di uno sviluppo sostenibile. La ricerca di questo sviluppo non può che partire dalle persone che porteranno avanti il progresso in maniera continuativa, positiva e costruttiva: è ormai divenuto essenziale trovare la forza per capire i pensieri e le aspettative degli altri al fine di cercare il dialogo invece del conflitto. È necessario lavorare sul conflitto con un metodo che non preveda né vincitori né perdenti, operando sull’ascolto e sulle emozioni. L’ADR è la soluzione migliore quando si tratta di salvaguardare un rapporto tra parti in lite: deve però essere ripensata non come semplice tecnica, ma come un progetto di una società nuova, una forma di legame sociale per passare dall’ordine antico pensato come sottomissione del cittadino alle istanze superiori, ad un ordine innovativo, una epoca di “apertura” basata sulla partecipazione reale ed attiva del singolo alla gestione della vita collettiva. Il nostro obiettivo è porre l’individuo al centro di una società meno conflittuale ed avversariale per evitare un enorme dispendio di denaro, di grande ansia e di pressione psicologica, con la comprensione delle ragioni dell’altro.. Corso di Laurea in Giurisprudenza presso la Facoltà degli Studi di Genova concluso il 15 luglio 1981 con la votazione di 110/110, con lode e dignità di stampa. Collaborazione con Riviste Giuridiche italiane per redazione di note a sentenza ed articoli. Collaborazione e svolgimento dell’attività professionale presso studi legali in Savona, Genova, Torino e Roma e all’estero. Dal 1987 ha il proprio studio professionale in Savona, specializzata in Diritto Societario e di Impresa. Iscrizione all’albo speciale degli Avvocati ammessi al patrocinio davanti alla Corte di Cassazione dal 25/05/2000. Mediatore civile e commerciale Aequitas ADR nominata con decreto ministeriale.
La formazione universitaria era improntata su competitività e aggressività, invece ora si va verso una sostenibilità dove parole come collaborazione, fare rete e valori comuni sono in crescita. Solo da pochi anni, nel mondo delle imprese, questo modello collaborativo è ritenuto anche economicamente conveniente. Una ricerca fatta in Inghilterra ha verificato che le imprese con i più alti livelli di soddisfazione dei lavoratori hanno un maggior valore nel tempo. Il vincolo al cambiamento nelle imprese, è l’attuale modello culturale prevalente e un vecchio approccio ideologico e quindi la sfida sarà culturale ed educativa e porterà imprese e sindacati a scoprire il vantaggio che ne potranno avere dal coinvolgimento dei lavoratori nella gestione in un clima collaborativo. Laurea in Ingegneria Meccanica presso l'Università degli Studi di Genova. Dal 1966 al 1984 svolge diverse mansioni tecnicogestionali nell’Azienda Verrina S.p.A. del Gruppo Costa - Fonderia e Costruzioni di Macchine Utensili - sino a ricoprire la carica di Amministratore Delegato. Ricopre i ruoli di: Responsabile della pianificazione e del controllo della Società Costa S.p.A. – Holding del Gruppo Costa, Direttore del Dipartimento Tecnico della Costa Crociere S.p.A, Amministratore Delegato e Direttore Generale della Costa Aquarium S.p.A (Acquario di Genova), Amministratore Delegato della Bioparco S.p.A. – Giardino Zoologico di Roma, Direttore Operativo della Parconavi S.p.A. Dal 2005 è Responsabile Strategie e sviluppo della Costa Edutainment spa. È Presidente dell'Associazione Nazionale Next, una rete di organizzazioni della società civile, di consumatori, di imprese e del Terzo Settore che promuove una Nuova Economia più sostenibile attraverso nuove forme di dialogo e di interazione tra cittadini, imprese e studenti.
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Marzia Pontone | Comunità di Sant’Egidio
Prof. Paolo De Benedetti | Teologo e biblista
STRANIERI A MILANO TRA INTEGRAZIONE E DIFFIDENZA
COMUNICAZIONE E MEDIAZIONE. PENSIERI DI UN BIBLISTA
Attraverso il racconto dell’esperienza acquisita nei lunghi anni di insegnamento dell’italiano ad adulti stranieri nelle scuole di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio a Milano, l’intervento si propone di testimoniare la tensione vissuta in prima persona da tanti stranieri, divisi tra il desiderio di integrazione nel contesto sociale italiano e la diffidenza verso le istituzioni del nostro paese, a tratti percepite come ostili. Ma da buone pratiche di mediazione culturale può scaturire la reciproca comprensione e accettazione, tappa fondamentale di ogni processo positivo di inclusione.
Fa parte della Comunità di Sant’Egidio di Milano dal 1992. Si è dedicata dapprima a progetti educativi per minori italiani e rom nel quartiere Barona, poi dal 2002 all’insegnamento della lingua italiana ad adulti stranieri. Coordina inoltre le attività di impegno culturale e sociale del movimento Genti di Pace della Comunità di Sant’Egidio a Milano, un movimento di uomini e donne italiani e stranieri che lavorano per l’uguaglianza, la solidarietà e l’inclusione, impegnandosi in particolare con gli anziani e i profughi.
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Mediazione, ossia facilitare la comunicazione tra due soggetti. La mediazione rappresenta un rapporto tra due realtà che non sempre sono l’anticipo di un percorso di unità, ma un arduo spazio, dove ricercare e trovare, sperare, attendere e credere, capire e farsi capire, per concludere un progetto condiviso. La mediazione comporta una autorità reciproca, è sempre una relazione, una modalità di rapporto tra due o più interlocutori e in qualche modo stabilisce tra loro una sorta di eguaglianza. Ciò illumina l’identità di ogni dialogo. Nato in una famiglia di origine ebraica, è stato docente di Giudaismo alla Facoltà teologica dell'Italia settentrionale di Milano e di Antico Testamento agli Istituti di scienze religiose delle università di Urbino e Trento. Per molti anni direttore editoriale in alcune delle maggiori case editrici italiane, è tra i curatori del Dizionario Bompiani delle Opere e degli Autori e ha pubblicato numerose opere. Ha realizzato dei cicli monografici per la trasmissione di Radio Tre Uomini e Profeti, curata da Gabriella Caramore. Vive ad Asti. Tra i libri pubblicati Ciò che tarda avverrà (Qiqajon 1992); Nonsense e altro (Scheiwiller, 2002); Teologia degli animali (Morcelliana 2007); Il filo d'erba (Morcelliana 2009). Ha realizzato dei cicli monografici per la trasmissione di Radio Tre Uomini e Profeti, curata da Gabriella Caramore. Per molti anni direttore editoriale in alcune delle maggiori case editrici italiane, è tra i curatori del Dizionario Bompiani delle Opere e degli Autori.
Avv. Filippo Amato | Componente dell’Osservatorio per la Giustizia Civile di Palermo e co-redattore del Protocollo per l’Attuazione del Processo Civile Telematico
L’UTILIZZO DELLA TECNOLOGIA PER LA GESTIONE DEL PROCESSO CIVILE TELEMATICO La gestione del processo civile in forma telematica, che con difficoltà si è definitivamente affermata, è un’enorme opportunità per l’avvocatura che oggi comincia ad apprezzarne gli indiscutibili vantaggi. Per sfruttarne a pieno tutte le potenzialità, è indispensabile utilizzare gli strumenti tecnologici più idonei a velocizzare ed ottimizzare la fase di digitalizzazione degli atti e dei documenti, così da rendere agevole il deposito, consentendo all’avvocato di dedicare le sue energie e il suo tempo esclusivamente al contenuto degli atti. Cassazionista dal 2004, iscritto al Consiglio dell’Ordine di Palermo, Mediatore. Ha concentrato la propria attività su processi in materia di famiglia, affari societari e diritto fallimentare. Ha partecipato attivamente alla sperimentazione del processo civile telematico ed è stato componente dell’Osservatorio per la Giustizia Civile - Distretto della Corte di Appello di Palermo contribuendo alla redazione del “Protocollo per l’Attuazione del Processo Civile Telematico”.
Dott. Luigi Scotto | Ambasciatore d’Italia, Ministero degli Esteri
ESPERIENZE DI DIALOGO NEL MONDO: “GACACA” RWANDESE, DAL CONFLITTO ALLA RICONCILIAZIONE ATTRAVERSO UN MODELLO CONCRETO DI COMUNICAZIONE COLLABORATIVA Si tratterà della particolare questione relativa ai “Gacaca” Rwandesi, ovvero un tentativo africano di approccio alla mediazione ed al superamento del conflitto etnico in Rwanda secondo le pratiche sperimentate di giustizia tradizionale. Il genocidio dei Tutsi come “esperienza sociale” e la peculiarità della “justice de proximité”. Luigi Scotto, nato a Roma il 2 luglio 1958. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Genova. È stato Segretario di Legazione e nominato alla Direzione Generale Emigrazione e A.S. È stato nominato Primo segretario alla Rappresentanza permanente presso la Conferenza del Disarmo a Ginevra, alla Direzione Generale Affari Politici Multilaterali e Diritti Umani, ed alla Direzione Generale Paesi Africa Sub-sahariana. Reggente il Consolato Generale a Filadelfia è stato confermato a Filadelfia quale Console Generale. Ambasciatore d’Italia a Dar-Es-Salaam (Tanzania), a Moroni (Isole Comore) e presso la East African Community (EAC). Attualmente svolge le proprie funzioni presso il Ministero degli Esteri.
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Prof. Claudio Sarzotti | Professore Ordinario di Sociologia del diritto, Università di Torino, Dipartimento di Giurisprudenza
LA MEDIAZIONE NELLA GIUSTIZIA PENALE PER ADULTI: I LIMITI DELLA GIUSTIZIA RIPARATIVA La relazione limita la sua analisi alle applicazioni della mediazione nell’ambito dell’amministrazione della giustizia penale per adulti attraverso le forme della cd. giustizia riparativa, intendendo con questa espressione “qualunque procedimento in cui la vittima e il reo e ogni altro soggetto o comunità lesi da un reato, partecipano attivamente insieme alla risoluzione delle questioni emerse dall’illecito”. Se, come sostiene Jacques Faget, “il carattere consensuale della mediazione non è negoziabile”, come è possibile mediare nel contesto dell’esecuzione penale, nel cui ambito l’atteggiamento del condannato è fortemente condizionato dalla esigenza primaria di sfuggire alla pena detentiva? Considerata l’attuale struttura dei percorsi formativi degli operatori del diritto, la cultura giuridica interna (L. W. Friedman) è inadeguata nel percepire in modo corretto le pratiche della mediazione e della giustizia riparativa. In particolare, nella cultura professionale della maggior parte dei giuristi sono sostanzialmente assenti quei saperi extragiuridici (antropologici, sociologici, psicologici etc.) che non possono essere sostituiti solo con l’attività di supporto di esperti e/o di professionisti della mediazione. Professore Ordinario di Sociologia del diritto presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino. Responsabile scientifico Museo della memoria carceraria di Saluzzo. Direttore della rivista Antigone. Semestrale di critica al sistema penale e penitenziario. Presidente Antigone Piemonte e responsabile scientifico dell’Osservatorio sulle condizioni detentive in Italia di Antigone. Già Giudice Onorario presso il Tribunale di Sorveglianza di Torino.
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Dott. Cosimo Maria Ferri | Sottosegretario di Stato alla Giustizia
IL TEMA DELLA MEDIAZIONE NELL’AZIONE DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA Il tema della mediazione è centrale nell’azione del Ministero della Giustizia perché è importante per un cambio culturale in ordine alla litigiosità dei cittadini e alla tutela dei diritti. La mediazione infatti è un istituto che non nasce solo per dare risposte concrete al problema dell’inefficienza e della lentezza del nostro sistema di giustizia, ma anche per avvicinare i cittadini ad un incontro, ad una composizione bonaria e ad una forma di risoluzione stragiudiziale, attraverso la c.d. degiurisdizionalizzazione. Lo scopo del legislatore è proprio quello di offrire ai cittadini una possibilità alternativa, ma non meno efficace e giusta, che garantisca la difesa dei diritti di ciascuno e degli interessi legittimi, al pari della tutela giurisdizionale. Per fare ciò occorre professionalità degli organismi di mediazione e responsabilità delle parti coinvolte. Determinante per questo cambio culturale sono i ruoli dell’avvocatura e della stessa magistratura tra un’attività conciliativa e quella di mediazione. I primi dati raccolti dal Ministero rappresentano una situazione di forte incremento dell’utilizzo di questi strumenti e quindi una maggiore conoscenza e fiducia da parte dei cittadini che stanno comprendendo i vantaggi del sistema stragiudiziale di risoluzione delle controversie. Nel primo trimestre del 2016 le iscrizioni di procedure di mediazione sono 52.763 e, se i dati saranno confermati, a fine anno si supererà ampiamente il dato registrato negli anni scorsi, che già risultava in forte incremento. È in corso una stabilizzazione di questi strumenti alternativi al rito processuale e proprio al fine di rispondere alle crescenti esigenze di chiarezza e certezza sul loro funzionamento, una commissione ministeriale, guidata dal Prof. Guido Alpa, sta ultimando una proposta di riforma organica degli istituti di
degiurisdizionalizzazione, con particolare riguardo alla mediazione, alla negoziazione e all’arbitrato. Proprio mentre stiamo tracciando un bilancio positivo delle mediazioni iscritte presso gli organismi e della buona riuscita di queste forme di tutela stragiudiziale, con un successo che sale al 40% nei casi nei quali le parti procedono effettivamente al primo incontro, i magistrati stanno iniziando a misurarsi con le prime questioni applicative per evitare che il tentativo stragiudiziale possa essere solamente una inutile formalità. Stiamo portando avanti un processo di maggiore responsabilizzazione delle parti e del giudice, anche attraverso la disposizione contenuta nel DDL che delega al Governo la nuova riforma del processo civile, attraverso la quale viene prevista la valorizzazione della proposta conciliativa ex articolo 185 c.p.c.. Viene previsto infatti che la mancata comparizione personale delle parti o il rifiuto della proposta transattiva o conciliativa del giudice, senza giustificato motivo, costituiscano comportamento valutabile dallo stesso ai fini del giudizio.
CONTRIBUTI & APPROFONDIMENTI
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L’INFORMAZIONE ALL’EPOCA DI TWITTER.
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Viviamo in una società multimediale e, quindi, l’avvento di un nuovo medium non cancella i media precedenti. Però, in genere, li modifica radicalmente perché ristruttura la loro agenda ed il loro linguaggio. L’informazione nasce con il giornale. Ed il giornale è l’espressione di una società non connessa, in cui l’attualità era al di fuori dell’ esperienza di chi viveva nella periferia del mondo. Il giornale rende accessibili le notizie con uno o più giorni di ritardo. Ma cos’è questo piccolo scarto per chi era abituato a vivere in una condizione atemporale? Non a caso il giornale diventa la bibbia della classe più dinamica della società: la borghesia. E non a caso Hegel identifica la nuova preghiera del mattino, con la lettura dei giornali e delle gazzette. Il giornale ci introduce nella contemporaneità, anche se con un piccolo scarto in differita. Ma, intorno a questo piccolo scarto si costruisce l’identità del medium. Non c’è molto tempo per elaborare la notizia, ma sempre un tempo sufficiente a predisporre un primo inquadramento e commento degli eventi e a suddividere gli eventi stessi nelle rubriche canoniche del giornale: editoriale, terza pagina, esteri, interni, economia, cronaca, spettacolo. Per le indagini più complesse ci sono settimanali e mensili intorno a cui si costruisce il giornalismo di inchiesta. E intorno a questo scarto tra la notizia e il suo pubblico si costruisce il codice etico del giornalismo: le notizie vanno verificate, le fonti protette ma anche: il giornalismo si identifica con una ricerca del vero che non fa sconti a nessuno. «È la stampa, bellezza» dice Humprey Bogart. Il giornalismo diventa una missione. E, il cinema hollywoodiano degli anni dell’impegno, fa del giornalista un eroe che combatte con i suoi scritti contro il potere. Il primo colpo a questo giornalismo duro e puro arriva dalla televisione. La televisione pedagogica delle origini è gravata da una cappa di censura che taglia via il giornalismo di inchiesta. Ma il peggio arriva con la tv
commerciale, che sostituisce al concetto di verità il concetto di maggioranza. La televisione commerciale non è animata da una missione né culturale, né sociale. Vuole semplicemente creare profitto attraverso le inserzioni pubblicitarie. E gli investitori pretendono una sola cosa: il pubblico più ampio possibile a cui presentare i loro prodotti. Per misurare il pubblico presente nasce la rilevazione dell’audience. L’audience non misura il valore del prodotto televisivo e nemmeno il gradimento presso il pubblico. Misura, semplicemente, le presenze. E per assicurare il pubblico più vasto non bisogna presentargli prodotti alti, difficili, complessi. Bisogna, al contrario, ridurre il linguaggio al livello più semplice. L’insiemistica ci insegna che ogni elemento di identificazione, riduce l’ampiezza dell’insieme. Insieme dei triangoli isoscele e più ristretto dell’insieme dei triangoli, il prodotto più elementare ha più chance di fare audience di un prodotto “alto”. Il pensiero critico è bandito. La critica tradizionalmente divide, separa, contrappone. Corrisponde a quell’”uso criminale del mezzo televisivo” denunciato da Silvio Berlusconi nel famoso “Editto Bulgaro”. Il pensiero deve farsi conformismo per catturare la maggioranza. E ancora, l’intrattenimento premia, a livello di audience, più dell’impegno. È come chiedere ad un bambino se preferisce fare i compiti o giocare. Per la maggioranza prevarrà sempre il gioco. E così, nel tempo, in ambito televisivo l’informazione si trasforma in infotainment e il gossip si
sostituisce alla notizia. Tutto questo però non è privo di una ricaduta sui giornali. C’è una sproporzione di forze: una rete generalista ha un pubblico infinitamente maggiore rispetto a quello del giornale. Non solo. La televisione non si limita a commentare gli eventi della realtà (politica interna ed estera, guerre, cronaca gialla e rosa) ma, in virtù dei numeri che può coagulare, costruisce essa stessa degli eventi. Nell’equilibrio dei media è la televisione a dettare l’agenda perché è lei a fornire notizie “vere, prese dalla realtà” rielaborate e gradite al grande pubblico o a creare notizie televisive tout court. Nel corso del tempo quello che era importante per capire il presente (la politica estera, l’economia, la cultura) viene sempre più sostituito dalle scelte del pubblico: la cronaca gialla e rosa. Il famoso cane morsicatore che occulta le notizie “scomode”. È come se la notizia, prima di raggiungere i giornali, dovesse fare i conti con la sua “televisività”. E questa tendenza si rafforza con l’avvento del marketing pubblicitario anche nella pagina scritta. Con la crescita delle spese vive e la progressiva diminuzione del pubblico dei lettori è la pubblicità a fare la differenza anche sui giornali. I giornali che non attraggono pubblicità, come Il Manifesto, vivono in una condizione di liquidazione permanente, mentre i giornali più solidi come La Repubblica o Il Corriere, partoriscono supplementi di costume o femminili, come D e Io Donna, per raccogliere pubblicità ed inserzioni. Ma il colpo di grazia al giornalismo cartaceo viene da Internet. Rispetto alle testate tradizionali, sospettate dal pubblico più critico di collusione con la casta, Internet si impone come il regno della controinformazione, in cui chiunque, anche le opposizioni, possono esporre la propria verità agli occhi del mondo. Internet diventa il centro di coordinamento e autoconvocazione di tutte le più recenti proteste e manifestazioni: dalle primavere arabe a Occupy Wall Street, dagli Indignados a Syriza. Il motivo è intuitivo. Le grandi testate di stampa e televisive richiedono grandi investimenti economici e presuppongono quindi grandi editori che
perseguono interessi personali. Internet sembrava all’inizio poter fare a meno di tutto ciò. Ma, col tempo, anche la controinformazione mostra i suoi limiti. Chiudono i blog autogestiti ed antagonista come Indimedia, si sviluppano i Big Data con il loro carico enorme di notizie da gestire. Ed ancora una volta il marketing, cioè la ricerca della quantità, prende il sopravvento. Ignoriamo quali algoritmi disciplinano le notizie che Google o Facebook ci forniscono ed in base a quali parametri venga fatta la selezione. Ma uno di questi è senz’altro la quantità. La notizia gradita al pubblico più vasto. Il meme in grado di crescere più velocemente per diventare virale. Ecco che, ancora una volta le minoranze, le opposizioni, il pensiero critico, vengono messi all’angolo. Ed ecco che, ancora una volta il pensiero più semplice, meno articolato, meno complesso prevale. Ritorniamo alla stampa. Oltre all’imperativo di ricercare i temi più banali perché necessariamente “in agenda”, si impone, anche l’imperativo di uno stile più elementare. Twitter, citato nel titolo, si esprime per brevi periodi, per aforismi. Il concetto di deduzione logica, ricerca delle cause, di sviluppo di una tesi, diventano obsoleti. Pensiamo alla forma del teorema da dimostrare CVD. Oggi si enuncia e basta. E si impoverisce ed estingue la sintassi con il suo rapporto di subordinazione e coordinazione dei periodi. Pensiamo al periodo ipotetico: se... allora. In latino c’era la consecutio temporum (v.). Ora i verbi sono all’indicativo presente. E non c’è dipendenza tra i periodi. Siamo di fronte ad un pensiero disarticolato, anzi ad una disarticolazione del pensiero, che non cerca il suo fondamento nella verità o nella logica, ma nel testimonial. La star che si rivolge ai suoi fan può dire ciò che vuole. Una volta «ipse dixit» si diceva di Aristotele. Oggi di Madonna e Fiorello, di Renzi e Jovanotti. E nessuno pensa più di essere in grado di capire qualcosa.
Carlo Freccero Autore televisivo, esperto e docente di comunicazione.
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COMUNICAZIONE E MEDIAZIONE. Pensieri di un biblista Il contributo inedito scritto dal teologo e biblista Paolo De Benedetti espressamente per questo convegno è un prezioso omaggio che ci viene tributato da una delle figure più interessanti e originali della cultura filosofica italiana. Il suo coinvolgimento nel progetto Metakoinè è motivato dal fatto che nei suoi saggi e nel suo pensiero è sempre presente e viva la consapevolezza che la vita è prima di tutto dialogo e interrelazione tra sé e l'altro da sé, tra individuo e cultura, tra uomo e dio. Paolo De Benedetti è un pensatore profondissimo, che parte dall'esegesi biblica per porsi e porre interrogativi spirituali ed esistenziali che talvolta conducono a risposte e posizioni non convenzionali e al di fuori di ogni pregiudizio. Uno dei suoi libri più famosi "Teologia degli animali" testimonia come Paolo De Benedetti abbia saputo affrontare, tra gli altri, un tema, quello del rapporto tra uomo e animali, che è per noi illuminante esempio di quella che possiamo considerare, anche se solo apparentemente, la più estrema delle mediazioni possibili: ovvero il dialogo interspecie.
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Mediazione, ossia facilitare la comunicazione tra due soggetti. La mediazione rappresenta un rapporto tra due realtà che non sempre sono l’anticipo di un percorso di unità, ma un arduo spazio, dove ricercare e trovare,
sperare, attendere e credere, capire e farsi capire, per concludere un progetto condiviso. La mediazione comporta una autorità reciproca, è sempre una relazione, una modalità di rapporto tra due o più interlocutori e in qualche modo stabilisce tra loro una sorta di eguaglianza. Ciò illumina l’identità di ogni dialogo. Talora un problema, un tema, un progetto, impegnano le parti in un dialogo diretto che cerca condivisione; talora invece un mediatore facilita la comunicazione e l’intesa tra le parti. Anche l’insegnamento è mediazione, soprattutto se è ascolto reciproco: ciò dovrebbe fondare la prassi scolastica e il rapporto tra studenti e docenti e viceversa. Su questo rapporto si incontrano la sapienza dell’oggi, la memoria di ieri e l’attesa del domani. Mediatore sarà anche il libro, perché è la voce-presenza dell’autore.
L’INTERVISTA
Per chi crede Se il rapporto è sempre tra due identità che per dialogare devono andarsi incontro, questo vale anche nel rapporto tra l’umano e il divino. Non solo tra due anime, o coscienze, o identità, ma -ripeto- anche tra il divino e l’umano. E il dialogo che lo realizza è affidato sempre al futuro. La mediazione può essere un pensiero, un rapporto reciproco e una salita a Dio, ma il modello è quello della relazione “io tu” . In realtà tutta la storia religiosa è la storia di questo rapporto, che ha inizio con il risultato divino della creazione. La storia sacra, infatti, dall’ebraismo al cristianesimo, può essere letta come la storia del rapporto tra Dio e l’uomo, dove è Dio a scegliere i suoi mediatori e li sceglie tra gli uomini. La mediazione, anche se dall’uomo è spesso vissuta in una forma inconscia o superficiale, è invece fondamentalmente radicata nella identità di Dio, con la quale Dio “medica” le irregolarità che connotano lo sviluppo – non voluto così da Dio dell’identità umana. Il libro per eccellenza, la Bibbia, è la narrazione della mediazione tra Dio e l’uomo: si pensi ai profeti e anche al silenzio di Dio che però ha affidato la sua parola, per tutta l’umanità, a grandi mediatori ebrei: Mosè, Abramo, i Patriarchi, i profeti appunto. E poi gli Angeli, Ester e… l’Asina di Balaam. Si pensi – se si è credenti - alla missione di mediatore affidata da Dio a Gesù. E dopo i mediatori biblici quali sono, oggi, i mediatori di Dio? Francesco d’ Assisi tuttora ci avvicina a Lui, facendocelo leggere e comprendere in una prospettiva di fiducia e di affetto che troppi, nei secoli, ci avevano negato. Rabbi Nachman di Brezlav, Bonhoeffer, Wiesel, Etty Hillesum, mentre circoscrivono la presenza di Dio nella concretezza dell’esistenza umana, la salvano dalla espulsione – oggi in attodal rapporto con l’uomo. Dio deve essere difeso, l’uomo ha bisogno di Dio e Dio ha bisogno dell’uomo ed
Protagonista del dialogo ebraico-cristiano, Paolo De Benedetti è stato docente di Giudaismo presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano, e di Antico Testamento negli Istituti di Scienze Religiose di Urbino e Trento. Tra i libri pubblicati: La morte di Mosè e altri esempi (Bompiani 1978, Morcelliana 2005); Ciò che tarda avverrà (Qiqajon 1992); Quale Dio? Una domanda dalla storia (Morcelliana 1996); E il loro grido salì a Dio. Commento all'Esodo (Morcelliana 2002); Nonsense e altro (Scheiwiller, 2002); Teologia degli animali (Morcelliana 2007); Il filo d'erba (Morcelliana 2009). Ha realizzato diversi cicli monografici per la trasmissione di Radio Tre Uomini e Profeti, curata da Gabriella Caramore. Per molti anni direttore editoriale in alcune delle maggiori case editrici italiane, è tra i curatori del Dizionario Bompiani delle Opere e degli Autori. Di lui hanno parlato Carlo Maria Martini, Amos Luzzatto, Agnese Cini, Umberto Eco, Salvatore Natoli, Laura Novati e altri in Il settantunesimo senso. Omaggio a Paolo de Benedetti (Humanitas, gennaio-febbraio 2006). Piergiorgio Cattani ha dedicato al suo pensiero Dio sulle labbra dell'uomo. Paolo De Benedetti e la domanda incessante (Il Margine, Trento, 2006). Nel giugno del 2011 ha ricevuto nell'ambito del Festival Internazionale della Cultura ebraica di Casale Monferrato il Premio OyOyOy!, prima di lui assegnato a Emanuele Luzzati, David Grossman, Abraham Yehoshua e Amos Oz. entrambi hanno la consapevolezza del proprio esistere nella reciprocità io-tu. Mediare, infatti, è costruire un rapporto, non “addomesticare” una relazione. Rapporto che si manifesta nella realtà e nel modello io-tu a qualsiasi livello di identità. Modello-realtà di ogni relazione umana. Paolo De Benedetti Teologo e biblista
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PREVISIONE E COMUNICAZIONE DEI RISCHI NATURALI. Contributi dal mondo della ricerca scientifica. Fondazione CIMA è un Ente di ricerca non profit; nell’interesse generale del Paese opera nei settori della protezione civile, della riduzione dei rischi e della biodiversità. Ha sede principale in Savona presso il Campus universitario. Fondata nel 2007 dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, l'Università degli Studi di Genova, la Regione Liguria e la Provincia di Savona, porta con sé il know-how del preesistente Centro Interuniversitario per la ricerca nel Monitoraggio Ambientale (CIMA). Nella sua qualità di Centro di Competenza del Servizio Nazionale della Protezione Civile ai sensi del D.P.C.M. 14.09.2012, sviluppa la conoscenza, anche in collaborazione con altri Enti di ricerca, nei settori della dinamica dell'atmosfera e del mare; dell’idrometeorologia; dell’idrologia e idraulica; della valutazione e gestione dei rischi naturali e di origine antropica ed industriale; del rischio da incendi in zona boschiva e rurale; del rischio da territori inquinati. Conduce attività per l'adeguamento, la manutenzione e il potenziamento dei sistemi di raccolta, trattamento e visualizzazione delle informazioni idropluviometriche e dei sistemi previsionali speditivi per l’attività di
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sorveglianza meteo idrologica in tempo reale. Svolge affiancamento e assistenza tecnico-scientifica, anche operativa: al sistema della Rete radar meteorologica nazionale e del Centro Funzionale Centrale; al sistema di previsione della predisposizione del territorio nazionale all'innesco degli incendi boschivi; nel settore rischio industriale per i Centri Funzionali multirischio. Svolge ricerca e fornisce assistenza tecnico-scientifica per gli aspetti giuridici connessi alle responsabilità di protezione civile. Realizza attività di alta formazione e assistenza alla formazione di personale del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e delle Regioni.
La missione di Fondazione CIMA consiste nell'applicare i risultati della propria ricerca ai fini dello sviluppo di specifici strumenti - quali piattaforme software, portali web ed applicazioni – al servizio di soggetti che, ad ogni livello, operano nel settore delle calamità naturali, della prevenzione e mitigazione dei rischi. All'interno di questo "processo di trasferimento" – capace di mettere a sistema molteplici discipline e competenze - sono impiegate diverse figure professionali quali ricercatori, sviluppatori informatici, esperti di comunicazione, psicologi, giuristi, facilitatori, traduttori e web graphic designer: ciò al fine di offrire prodotti di alta qualità che possano efficacemente rispondere ai bisogni ed alle esigenze degli utenti, siano essi soggetti che operano valutazioni e decisioni in campo pubblico o privato, siano essi cittadini.
La maggior parte degli strumenti che vengono realizzati sono open source e mirano – in una logica di sostenibilità ed impegno sociale - a sviluppare capacità per una migliore comprensione, previsione e prevenzione dei disastri naturali. Negli ultimi anni il campo di azione di Fondazione CIMA si è notevolmente ampliato, giungendo a realizzare, anche attraverso progetti internazionali di cui è capofila, un lavoro diretto e partecipativo con le comunità locali sui temi della pianificazione d’emergenza e la comunicazione del rischio. In ragione di questi impegni e dei risultati conseguiti, Fondazione CIMA ha ottenuto riconoscimenti nazionali e internazionali da parte di Enti locali e nazionali, nonché di Agenzie internazionali, quali UNISDR, GFDRR, Banca Mondiale, OCSE ed Unione Europea.
Fondazione CIMA Campus Universitario Savona Via Armando Magliotto, 2 Savona Tel.: 019.230271 Email: info@cimafoundation.org www.cimafoundation.org
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LA DEMATERIALIZZAZIONE DEGLI ATTI. Una svolta verso l’innovazione e l’efficienza dei tribunali, degli enti e degli studi professionali Nel mondo della Pubblica Amministrazione e del diritto, la cosiddetta “dematerializzazione” degli atti costituisce una importante sfida verso l'innovazione e la semplificazione dei servizi. Chiediamo a Massimiliano Grippaldi, Partner e Marketing Manager di PFU Fujitsu Italia, marchio leader nel settore delle tecnologie per la scansione documentale, come vede l'evoluzione di questo processo.
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Quali sono i settori più interessati alla digitalizzazione dei documenti, e quali sono le loro differenti esigenze? Di fatto non esiste un settore nel quale la dematerializzazione dei documenti, ossia la conversione degli stessi da carta in digitale non porti benefici evidenti, non solo in termini di riduzione degli spazi fisici di archiviazione o riduzione dei tempi di consultazione e ricerca di un documento, ma soprattutto nell’ottica dell’ottimizzazione dei processi di un’azienda o di una qualsivoglia organizzazione. Questo implica effettivamente una migliore efficienza intraorganizzativa e nei rapporti con clienti o fornitori. Detto ciò l’intervento normativo ha sicuramente costituito un momento di accelerazione. Nel mondo della Giustizia, quindi Tribunali e strutture ad esso collegate, la dematerializzazione è entrata prepotentemente, così come in tutti gli enti pubblici, attraverso la protocollazione digitale. Parliamo poi del mondo della scuola, con i progetti legati alle segreterie digitali, al mondo dei privati con la gestione delle fatture elettroniche e
del cosiddetto ciclo passivo, del mondo delle banche con la digitalizzazione degli assegni. Tutte queste modalità di operare sono naturalmente parte di un processo più ampio, che chiamiamo digital transformation, del quale noi tutti ci dobbiamo sentire protagonisti e di cui la dematerializzazione è parte essenziale e fondante. Carta, per il mondo del diritto e in particolare per i tribunali, significa imponenti spazi di archiviazione, lentezza nella consultazione e talvolta anche rischio di deperibilità dei documenti. Quali sono i vantaggi concreti che offrono le nuove tecnologie di scansione e archiviazione digitale Fujitsu? Dematerializzare in modo efficiente è il nostro motto. Ciò significa che le tecnologie di scansione oggi si sono evolute parecchio sotto diversi aspetti: uno è sicuramente la capacità di gestire, senza inceppamenti, carta di diverso formato e grammatura. Ormai possiamo creare lotti misti di documenti che vanno dalla carta velina alle carte plastiche con caratteri in rilievo, senza che questo crei allo scanner alcun problema di trascinamento carta. Allo stesso modo abbiamo fatto passi avanti enormi nei sistemi di prevenzione del danneggiamento della carta in caso di errata alimentazione dello scanner: sensori acustici ad hoc prevengono che questo avvenga, consentendo di mantenere gli originali dei documenti integri; allo stesso modo sono considerevolmente aumentate le prestazioni degli scanner compatti da tavolo, i più diffusi. Oggi questi scanner acquisiscono fino a 80 pagine al minuto. In altre parole l’utente oggi, a parità di investimento, trova apparecchi più veloci, affidabili e che aiutano maggiormente l’operatore nella sua attività di acquisizione documentale. Parliamo di tecnologia amica, che davvero facilita il
compito dell’uomo che avrà così più tempo per dedicarsi ad attività a valore aggiunto lasciando all’intelligenza artificiale che governa questi sistemi il compito di svolgere le altre mansioni. Quali sono le tipologie di scanner più adeguate alle esigenze di uno studio professionale e quali aspetti occorre valutare nella scelta? Uno dei criteri più importanti che i professionisti dovrebbero tenere in considerazione è sicuramente quello della semplicità d’uso, abbinata alla completezza di funzioni. Infatti la tecnologia deve essere al servizio del professionista e non viceversa. Perché questo avvenga, occorre che la periferica disponga di sistemi automatici di elaborazione dell’immagine tali per cui l’utente non si debba preoccupare di impostare ogni volta dei settaggi dedicati: schiacciando un pulsante lo scanner acquisirà il documento in fronte e retro, in un passaggio solo, riconoscendo automaticamente il colore, eliminando la pagina bianca, raddrizzando, scontornando e auto orientando il documento acquisito e generando infine un file in un formato, quale il PDF/A, riconosciuto dalla legge come idoneo per la conservazione sostituiva a norma. Tutte queste funzioni che si ritrovano nel nostro modello di punta, “Scansnap IX500”, abbinate alla compattezza dell’apparecchio e a una buona velocità di scansione rappresentano un vantaggio concreto anche per chi non è esperto di informatica e che senza timori, può “convertirsi al digitale”.
Tribunali, enti e strutture pubbliche, che gestiscono una mole considerevole di atti e documenti, hanno esigenze differenti: quali sono le tipologie di scanner più adatti a queste realtà? Quando le esigenze di acquisizione aumentano, come nel caso di acquisizione di fascicoli o di interi archivi giudiziari, la scelta dev’essere più attenta. Infatti la presenza in volume di documenti in grande formato oppure di documenti rilegati potrebbe far propendere per scanner che dispongano di piano di acquisizione in formato anche A3. Ugualmente diventa importante tenere in considerazione i volumi giornalieri di acquisizione e quindi la robustezza dell’apparecchio nell’ottica di uso intensivo. Tutto questo, dando per scontato alte prestazioni di scansione e tecnologie idonee a separare e classificare i documenti tramite il riconoscimento ottico di un codice a barre o un codice alfanumerico, così come previsto nell’applicativo “Paper Stream Capture” in dotazione sulla maggioranza degli scanner Fujitsu. È pertanto importante affidarsi ad un produttore leader di mercato che sia in grado di fare consulenza ad hoc su questi temi, poiché il riconoscimento delle informazioni contenute nel documento digitale dipende in buona parte dalla qualità dell’immagine generata dallo scanner. Se questa è di buon livello i motori di riconoscimento ottico potranno esprimere al meglio le loro potenzialità.
PFU (EMEA) LTD Viale Monza, 259 - 20126 Milano Tel. : +39.02.26294278 Fax : +39.02.26294201 www.fujitsu.com/emea/products ScanSnap Community: www.scansnapcommunity.it
Official Distributor: www.cometa.it
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LA COMUNICAZIONE NELLA MEDIAZIONE DEI CONFLITTI
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Diego Comba, Presidente della Fondazione Aequitas ADR, e socio fondatore dello Studio Comba e Rosano in Torino. Nel corso della sua brillante carriera di avvocato, si è specializzato in diritto commerciale e comunitario, affiancando le PMI italiane nella sfida dell’internazionalizzazione. Quanto ha contato questa sua esperienza rispetto alla sua attuale visione del diritto? La mia esperienza internazionale è stata fondamentale per farmi approdare a una visione del diritto molto diversa da quella che mi era stata trasmessa durante la mia formazione universitaria. Troppe imprese, continuano a cercare nella causa davanti al giudice la soluzione perfetta, la soluzione giusta. Gli avvocati dal canto loro non hanno spesso il coraggio di raccomandare al cliente le virtù della negoziazione e del compromesso. Si preferisce proporre contratti commerciali rigidi, sbilanciati, modellati sul rigore astratto della legge (già pensando alla futura vittoria in causa) piuttosto che sulle esigenze concrete di quella specifica relazione commerciale. Nei rapporti con le imprese straniere questo atteggiamento costringe i nostri imprenditori, soprattutto quelli piccoli e medi (che sono la maggioranza), a pagare più tardi un prezzo molto alto: il contratto non viene scritto, non si riesce a trovare un accordo sul testo, la relazione commerciale rimane vaga e finisce poi davanti a un giudice che non era stato previsto, secondo leggi sconosciute, subendo tempi e costi
FILOSOFIA
imprevedibili e gravosi. Il diritto che ho imparato a praticare consiste nelle regole contrattuali che le parti devono sapere definire insieme, negoziando. Un diritto “contrattuale”, un ponte tra lingue e tradizioni differenti, che definisce regole condivise che si adattano alla specifica relazione commerciale tutelando entrambe le parti, pur nel rispetto delle norme di ordine pubblico, fiscali e penali dei diversi paesi. Quando è maturata in lei l’idea che la mediazione potesse essere uno strumento davvero alternativo ed efficace nella risoluzione delle controversie? Ho cominciato a studiare la mediazione nei contratti internazionali, frequentando corsi e facendone esperienza nel Regno Unito e negli Stati Uniti. L’ho poi praticata in Italia fondando, insieme ad altri colleghi e magistrati, la Camera arbitrale del Piemonte, nella seconda metà degli anni ‘90. Mi è subito sembrata un completamento della mia esperienza di contrattualista. Ho esteso poi ulteriormente la mia pratica quando, nel 2010, è stata introdotta in Italia la mediazione quale passo da esperire prima della causa in molte materie del diritto civile (dale successioni alla responsabilità medica, ai contratti bancari). Perché la mediazione sia efficace occorre tuttavia avere ben chiaro che non si tratta di una causa davanti al giudice. La differenza essenziale consiste nella libertà di comunicazione, anche in incontri separati, che fa emergere inevitabilmente quel “di più” , relazioni, fatti, circostanze, che non può essere discusso nel giudizio davanti al giudice perché non rientra nelle regole astratte del diritto, nei vincoli posti dal processo. Ma tratta proprio di quel di piu’ che spesso consente alle parti di trovare un accordo, se stimolate e ben guidate dal mediatore, terzo che non giudica ma facilita la comunicazione salvaguardando la riservatezza. In che modo pensa che il mondo dell’impresa, che lei conosce ed ha seguito in tutti questi anni, possa
avvantaggiarsi nell’utilizzo della pratica della mediazione nelle controversie commerciali? Le imprese hanno bisogno di giuristi qualificati, non vi è dubbio, e di giudici esperti. Cominciano però ad essere sempre più chiari i limiti del sistema giudiziario (costi e durata dei processi) e più in generale del diritto (rigidità) nel fornire soluzioni efficaci alle controversie che sorgono quotidianamente con i partner dell’imprenditore. In altre parole le soluzioni che possono essere negoziate e raggiunte in mediazione sono specifiche e concrete (efficienti) e aiutano a conservare i rapporti di durata con fornitori e clienti, definendo vie di uscita non contemplate dalle leggi astratte. Diego Comba Presidente Fondazione Aequitas ADR
La Fondazione Aequitas ADR nasce nel 2001 dalla visione condivisa di alcuni avvocati, tra cui Diego Comba. Nel 2006 Aequitas ADR viene riconosciuta dal Ministero di Giustizia come Organismo di Conciliazione ed Ente Formatore. Organizza corsi, convegni e cura testi su temi giuridici e sulla mediazione. Conta più di sessanta sedi in tutta Italia e circa duecento mediatori. Ad oggi ha seguito più di dodicimila mediazioni. Il metodo utilizzato si basa sulla comunicazione efficace (sistemica e PNL) e sull’ascolto, ed estende il più possibile lo scambio tra le parti sui fatti e sulle circostanze della lite. Il tutto al fine di favorire un accordo soddisfacente tra le parti. Fondazione Aequitas ADR Corso Re Umberto n. 77, Torino Tel: +39 011.4546634 Fax +39 011.19621008 Email Segreteria: segreteria@aequitasadr.it
KEY EDITORE PER IL MONDO GIURIDICO Key Editore, dal 2014, si occupa principalmente di preparazione giuridica, aggiornamento e formazione. L’attività della casa editrice Key, con la direzione scientifica del Professore Paolo Cendon, si rivolge essenzialmente ai tecnici del diritto – avvocati, giudici, giuristi – proiettandosi, inoltre, verso professioni che trasversalmente toccano il settore giuridico – medici, commercialisti, assistenti sociali. Formazione: si svolge nelle principali città italiane. L’aggiornamento costante permette di organizzare incontri incentrati sia sugli aspetti più generali e fondamentali del diritto, quanto sulle innovazioni legislative di recentissima emanazione/promulgazione. Editoria: il catalogo offre volumi sempre aggiornati classificati secondo la tradizione giuridica. Le collane sono coadiuvate dalle pubblicazioni Instant - ad immediata uscita in occasione delle riforme legislative. Tutti i volumi sono pubblicati sia in formato cartaceo che in formato elettronico. E-learning: offre preparazione e acquisizione di crediti a distanza, attraverso la visione di video preparati dai docenti e dalla compilazione di alcuni test secondo le norme vigenti in materia. Key Editore ha come spirito quello di diffondere la conoscenza giuridica attraverso le nuove tecnologie permettendo facile accesso alle nozioni indispensabili e specialistiche. Il file rouge che connota tutte le attività è l’alto livello garantito dalla prestigiosa direzione scientifica.
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COMUNICARE IN TUTTI I SENSI, SEGUENDO UN PERCORSO DI SENSO Dalla bocca esce la parola, il segno e il simbolo. Se è segno, la parola non significa nulla. Se invece è simbolo, significa tutto. Carl Gustav Jung
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La "comunicazione" è nata molto prima che tale termine venisse codificato, per definire, nel nostro secolo, prevalentemente la pubblicità e l'informazione dei mass media. A partire dalle prime incisioni rupestri passando per la mitologia greca e il cristianesimo (per restare in ambito occidentale) fino ad arrivare ai miti e alle icone del nostro tempo, è attraverso la potenza dei simboli che si esprime da sempre non solo il pensiero umano, ma il senso di identità e di idealità di ogni cultura. Mentre un segno rimanda ad un alfabeto o a un codice, un simbolo è in grado di evocare un intero immaginario. Ecco perché la comunicazione non può essere identificata unicamente con il linguaggio testuale, ma è qualcosa di molto più ricco e composito: un sistema interdipendente di codici in cui sono coinvolti direttamente anche i sensi, le emozioni, i ricordi, le credenze, le esperienze, i valori aspirazionali. Non è un caso che il marketing si sia evoluto proprio studiando le dinamiche percettive e cognitive dei consumatori per poi scoprire che è la creatività il fattore che riesce a catturare la curiosità, la sorpresa e l'interesse del pubblico. E questo è sempre vero e non solo quando si parla di campagne pubblicitarie o di spot televisivi. Creatività (termine poco felice perché ormai troppo abusato) è quella scintilla (insight) che scocca ogni volta che nasce un'opera d'arte, un'invenzione tecnologica, una scoperta scientifica: ma anche più semplicemente ogni volta che si trova una soluzione semplice ad un problema complesso. Non è forse creatività anche l'invenzione di una
metafora efficace nella costruzione di un'argomentazione giuridica o nella risoluzione di una trattativa? L'efficacia comunicativa dipende dal grado di interesse e di partecipazione che si crea nel destinatario ed è il risultato della capacità di mettere in sinergia tutti i fattori e i registri disponibili. In uno studio realizzato per l'Associazione Nazionale Tecnici Pubblicitari, qualche anno fa, intitolato "Che cosa c'entra? Elogio della congruenza", avevo cercato di definire con il termine di "congruenza comunicativa" proprio quell'opera di messa a sistema rigorosa e talvolta faticosa di tanti elementi (i contenuti, i messaggi, le immagini, i valori simbolici, lo stile...) che devono risultare non solo pertinenti, ma anche congruenti rispetto all'argomentazione del messaggio. Si tratta di un approccio che utilizzo da sempre nella mia professione di creativo e operatore della comunicazione. In Punto a capo, l'agenzia che ho fondato a Savona ormai più di 15 anni fa, applichiamo questo criterio nella strategia e nella realizzazione delle diverse attività: può trattarsi dell'ideazione di uno spot, del riposizionamento strategico di uno studio professionale, di una campagna stampa per un'azienda, della divulgazione scientifica di un progetto
I.P.
Con il contributo scientifico di
BIOELETTRICITÀ: DA GALVANI A OGGI TRATTARE L’HERPES CON UN CEROTTO. OGGI SI PUÒ! COSMETICI E CELIACHIA. FOCUS SULLE DERMATITI DA GLUTINE RUOLO DEI COLLUTORI NELL’IGIENE ORALE QUOTIDIANA UNA PELLE SANA: LA MIGLIORE DIFESA DEI BAMBINI VITAMINE B: UN SUPPORTO NELLA PREVENZIONE
di ricerca o della creazione di un evento culturale. Concretamente, significa lavorare cercando di costruire un percorso di senso in cui ogni scelta (d'immagine, di contenuto, di stile, di mezzo... ) risulti motivata, coerente e argomentabile: nel rispetto dell'autenticità. Lo stesso principio applichiamo ai corsi di formazione e coaching creativo, per i professionisti e le organizzazioni, attraverso percorsi finalizzati alla focalizzazione e al conseguimento di obiettivi di ruolo e di crescita personale e professionale. Noi lo facciamo attraverso un metodo innovativo basato sui codici cromatici, che rende più ludico e stimolante il processo di potenziamento delle proprie competenze. In questa attività è fondamentale l'utilizzo di una comunicazione maieutica, dialogica, fatta di ascolto, di assenza di giudizio, e di condivisione degli obiettivi: proprio come avviene nella mediazione, che di fatto applica le stesse modalità assumendo la reciprocità e il dialogo come acceleratori di ogni processo di riallineamento e di riconciliazione. Ecco che mediazione legale e coaching risultano essere assolutamente speculari nelle modalità e nell'approccio: in entrambi i casi è la comunicazione ad essere il fattore determinante. È proprio su queste basi che si fonda la partnership di Punto a capo e di Aequitas ADR sul progetto Metakoinè. Monica Brondi Direttore creativo Punto a capo Comunicazione
Punto a capo è un'agenzia di comunicazione a servizio completo che opera in ambito nazionale e si occupa di posizionamento strategico, corporate identity e campagne multimedia per istituzioni, aziende e studi professionali. Svolge attività di comunicazione culturale attraverso la creazione di format di convegni, eventi e mostre. Realizza campagne di dissemination per Progetti Europei, Università, Istituti di ricerca e attività di divulgazione scientifica in collaborazione con Il Sole 24 Ore e con il Festival della Festival della Scienza di Genova. Organizza corsi di formazione attraverso modalità non convenzionali come il "coaching creativo", per la focalizzazione degli obiettivi e lo sviluppo delle competenze di ruolo per organizzazioni e professionisti.
Punto a capo comunicazione Via Pia, 1/6, • Savona Tel.: 019.806493 info@puntoacapocomunicazione.it www.puntoacapocomunicazione.it
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L’ADR COME SCELTA DI SVILUPPO SOSTENIBILE La “comprensione globale” è un valore così essenziale, direi basilare, della nostra vita da aver immediatamente coinvolto (ed allo stesso tempo impregnato di sé) ogni settore della ricerca, dell’istruzione e della comunicazione.
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L’idea che l’International Council for Science (ICSU) ha avviato per l’anno 2016 dedicato al Global Understanding è molto semplice: cerchiamo di non guardare solo nel nostro giardino, ma di considerare come il nostro operato si inserisca nelle dinamiche mondiali. Perché ogni nostro gesto, per quanto irrilevante, ha un impatto che influisce nel contesto generale e globale: e non si tratta solamente di una questione politica o socioeconomica, ma “umana”. “Global understanding is an essential human condition of the 21st Century” si legge nella home page del sito web dedicato all’iniziativa, ovvero “la comprensione globale è una condizione umana essenziale del ventunesimo secolo”. Abbiamo avuto un intero anno per concentrarci sui problemi che affliggono il nostro pianeta, con un approccio globale, inteso come complessità di strumenti, che non si contrappone al locale, ma anzi allarga la prospettiva del particolare, sensibilizzando ciascuno di noi sull’impatto globale delle nostre attività quotidiane legate alla cultura, alla società, all’economia, all’ambiente all’informazione.
AZIENDE
In questo senso gli strumenti ADR appaiono essenziali: l’ADR è un sistema che sviluppa la capacità individuale di affrontare il conflitto in maniera costruttiva cercando di riattivare le capacità comunicative. In mediazione non si emettono giudizi, non si accertano dei fatti, non si applicano normative, perché il fine della mediazione non è un processo. La mediazione è un progetto per riorganizzare la relazione tra le parti, attraverso un confronto ed il dialogo costruttivo, in cui si condividono le scelte, le decisioni e le modalità: si sposta l’attenzione dal passato, che può essere fonte di sofferenza e che divide le parti, al presente e quindi al progetto di un futuro cui le parti si impegnano a tendere. In ADR non c’è un terzo che decide e sanziona, ma le parti si determinano liberamente ad assumere un impegno: la mediazione coinvolge le parti, ascolta le peculiarità della persona, anche le sue emozioni, il linguaggio paraverbale, oltre che le affermazioni labiali razionali. Il mediatore, è colui che riesce a riportare le parti dinanzi al problema reale ricordando loro ciò che è importante, cioè i loro interessi e lo fa utilizzando la comunicazione, e la mediazione intesa come superamento del conflitto è quindi un metodo che ricompone gli interessi, avvicina le persone potenziando le qualità di ognuno, senza vincitori né perdenti. Aequitas ADR, Organismo di mediazione, cui collaboro da molti anni, non poteva non cogliere questo appuntamento straordinario ed ha voluto accettare la sfida per organizzare l’unico evento in Italia sul tema del 2016 del Global Understanding, ed al tempo stesso per provare ad allargare l’orizzonte e le prospettive stesse dell’ADR. L’istituto della mediazione, disciplinato con D.Lgs. n. 28/2010 relativamente alle controversie in materia civile e commerciale, presenta delle potenzialità di sviluppo, troppo spesso ignorate, basti pensare alle recenti interpretazioni della giurisprudenza sulla presenza
necessaria delle parti, sul valore della istruttoria svolta nella mediazione, ed ancora ai prossimi sviluppi che la Commissione ministeriale sugli strumenti ADR potrà prevedere in termini di allargamento al mondo delle imprese. Dati statistici e studi di settore hanno confermato come le soluzioni stragiudiziali alle liti in ambito civile rappresentino un punto di svolta, non solo per alleggerire il carico degli uffici giudiziari, ma soprattutto per rendere più agevole l’approccio alla giustizia da parte delle aziende. Da semplice strumento deflattivo, la mediazione può diventare lo stimolo per una trasformazione del nostro modo di pensare al conflitto, ma per far ciò è necessario un cambiamento di mentalità nell’approccio al contenzioso e di cultura del conflitto. È evidente che la composizione del conflitto attraverso la strada appena descritta dischiude le porte della reciproca relazione in quanto derivante dalla libera volontà delle parti; e poco importa se vi fossero possibili elementi di dubbio sull’equità di quanto stabilito dai contendenti in rapporto ad una eventuale sentenza. Attraverso la mediazione l’aspetto emotivo litigioso viene sostituito dal tentativo, facilitato dal mediatore, di consentire a ciascuna parte di ambire ad un obiettivo positivo conforme ai suoi interessi ed alle proprie aspettative valutati sul piano della convenienza e della rapidità anziché della mera applicazione della legge. La mediazione è in realtà la cultura della convivenza e della “comprensione” ed è la soluzione migliore quando si tratta di salvaguardare un rapporto tra parti in lite. Deve essere però ripensata non come semplice tecnica ma come un progetto di una società nuova: una forma di legame sociale in grado di aiutare a passare dall’ordine antico pensato come sottomissione del cittadino alle istanze superiori, ad un ordine innovativo, un’epoca di “apertura” basata sulla partecipazione attiva del singolo alla gestione della vita quotidiana collettiva e del divenire del mondo. L’individuo al centro di una società meno conflittuale ed avversariale, in cui non ci sia più bisogno di utilizzare i sistemi giudiziali che mettono le parti l’una contro l’altra per un lungo periodo
di tempo. Ma è necessario lavorare anche su campi e settori fondamentali per il benessere del pianeta, se pensiamo ad esempio alla risoluzione di conflitti ambientali. Questa materia, che pure interessa ed inerisce ad aspetti essenziali per ogni ente pubblico, oltre che per ogni persona, potrebbe consentire all’ADR di avere un ruolo centrale, trasformandosi da palcoscenico di conflitti a piattaforma di soluzioni alternative al contenzioso giudiziario ordinario. Inoltre indagare sulle prospettive di sviluppo della mediazione nel suo rapporto sincronico con l’ambiente significa riconoscerne, il valore sociale intrinseco, che riporta il contesto ADR ai principi delle Direttive della UE, ed ancor prima alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo, tenutasi a Rio nel 1992, fino al contenuto elaborato dalla Commissione internazionale per l’ambiente e lo sviluppo che per la prima volta ha espresso il concetto di sviluppo sostenibile, nel 1987, cioè “lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i loro”. Le tematiche ambientali sono quotidianamente materia di conflitto, a partire dai grandi insediamenti industriali, alla gestione dei rifiuti, all’individuazione dei siti per le discariche, per non parlare delle grandi infrastrutture e le diverse tematiche energetiche, in cui spesso siamo portati nuovamente a guardare solamente al “nostro piccolo giardino”. Una mediazione tra le scelte della PA che deve erogare dei servizi optando tra diverse opzioni sul territorio ed i cittadini direttamente interessati agli insediamenti può risolvere i conflitti anche di tipo sociale, riavvicinando posizioni che paiono incolmabili. È questa la sfida che ci consente di guardare al futuro, al di là del significato giuridico, allineandosi in ciò alle forme più evolute di prossimità, e può trovare nella mediazione, ovvero nella gestione costruttiva dei conflitti, una soluzione percorribile ed ecologicamente sostenibile. Maria Gabriella Branca Avvocato e Mediatore AEQUITAS ADR
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FORMARSI AL CONFLITTO. UNA DISCIPLINA IN FORMAZIONE.
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L’introduzione degli strumenti di risoluzione non aggiudicativa nel nostro ordinamento ha portato al centro dell’attenzione la formazione del mediatore. Le competenze utili nella gestione del conflitto iniziano a formarsi in età molto giovane, in famiglia e a scuola. In seguito si tratta di andare a rafforzare alcuni soft skills, e intervenire sulle tendenze disfunzionali (suscettibilità, nervosismo, insicurezza). L’istruzione universitaria non ha direttamente come obiettivo la formazione di mediatori, ma di cittadini e professionisti consapevoli delle dinamiche del conflitto. Le competizioni studentesche nazionali e internazionali sulla mediazione, per esempio, vedono gli studenti impegnati nel ruolo di parte
alla volta. Per prepararsi in maniera ottimale alla disputa diventa importante simulare esperienzialmente il conflitto e testare sul campo le competenze necessarie a gestirlo. La simulazione del conflitto, e la riflessione su quanto accade in esso, con l’ausilio di registrazioni audio, video, e feed-back verbali, consente al docente di fare rivivere al discente quello che è successo, i momenti decisivi, cosa poteva essere detto di diverso o meglio, cosa non avrebbe dovuto essere detto, la postura, i segni di nervosismo, la prossemica, tutto ciò che a pelle ci fa sentire più a nostro agio o a disagio. La tensione che si prova nelle competizioni studentesche si percepisce invece in maniera
e di legale in un procedimento di mediazione, mentre il ruolo del mediatore è affidato a un professionista che si presta al gioco e facilita il negoziato delle parti. Tra le tecniche del negoziatore-mediatore che è già possibile conoscere e sviluppare in un’aula universitaria vi sono le capacità di riconoscere un pregiudizio all’opera, di apprezzare le diversità sociosocioculturali, di padroneggiare le tecniche di comunicazione avanzate (orali o visive), di indagare sugli interessi altrui, di gestire la rabbia, di risolvere problemi collettivi e di interfacciarsi con più di una persona
palpabile, ed è del tutto comparabile alle esperienze reali. Le simulazioni si sono in ogni caso dimostrate empiricamente più efficaci rispetto alla formazione puramente frontale, almeno nell’incrementare l’interesse degli studenti. Anche se non arrivano necessariamente a una comprensione più approfondita della dinamica conflittuale, si memorizzano i meccanicismi necessari per gestirla. Luigi Cominelli Professore Aggregato di Sociologia e di Mediazione; Università degli Studi di Milano.
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QUANDO IL VIAGGIO DIVENTA RICERCA ANTROPOLOGICA E MEDIAZIONE TRA CULTURE Chi conosce la storia di viaggiatore ed esploratore di Willy Fassio, fondatore e Presidente de Il Tucano Viaggi, sa che in quarant'anni di attiva presenza nel mondo del turismo internazionale, questo tour operator si è distinto per una filosofia di viaggio esclusiva, di alto contenuto culturale e geo-etnografico. “Le nostre proposte sono pensate per un pubblico selezionato, che si attende il massimo del comfort ma desidera scoprire luoghi inediti e meravigliosi, mete e percorsi non convenzionali sottolinea Willy Fassio. - Visitando i luoghi più affascinanti del mondo in piccoli gruppi, spesso con la consulenza di archeologi, antropologi o esperti naturalisti, i nostri viaggiatori vivono emozionanti esperienze di incontro e di dialogo tra culture e mondi differenti ”. Oggi Il Tucano Viaggi è il tour operator di riferimento per i viaggi in Perù e nel Centro e Sud America, e si posiziona tra i migliori professionisti per i viaggi in Asia, Africa e nelle Aree Polari.
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