Dermocosmesi LAB

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I.P. EDITORE

Percorso formativo della responsabile del reparto in farmacia

Dermocosmesi

Lab



sommario

Editoriale

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Il mercato dei solari

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Il sole è vita ma...

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Parola d’ordine: “verificare”

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Pelle sensibile, tra orgoglio e pregiudizio

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Zoom sul canale farmacia

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Stampa: Modulimpianti S.n.c. - Capriate S.G. (Bg)

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editoriale Leonardo Celleno presidente Aideco Clinica dermatologica Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma

Una cosmetologia… basata sull’evidenza ormai tramontata l’epoca della cosmetologia di puro abbellimento ed oggi per cosmetico si intende “prodotto che mantiene il benessere della nostra pelle”, accrescendone pertanto anche la sua “bellezza”. Le azioni e le funzionalità, che il cosmetico oggi reclama e vuole sostenere, sono sicuramente impegnative perché tutte hanno come denominatore comune la capacità di interagire con i processi fisiologici cutanei per ripristinarne o migliorarne la dinamica. Ma come può essere comunicata in tal senso al consumatorelaconcretaefficaciadiunprodotto? Anche claims semplici come “ripristinare e mantenere l’idratazione” oggi non possono essere più basati soltanto sulla “impressione” che l’applicazione del prodotto determina. C’è bisogno di certezze. Così come oggi esiste (ed è l’unica possibile…) una medicina basata sull’evidenza, è bene che anche la cosmetologia si abitui a procedere tramite attività dimostrate scientificamente. Ecco quindi l’importanza dei test, prove sperimentali o anche di semplice utilizzo, ma seguite e realizzate con rigore scientifico. Questo richiede conoscenza ed esperienza, ricercatori e tecnici dedicati a queste attività, che seguono protocolli di studio validi per la comunità scientifica internazionale ed adeguate valutazioni statistiche. Per impostare un corretto progetto di valutazione, sia di sicurezza che di efficacia di un prodotto cosmetico, è necessario considerare molteplici fattori quali il tipo di prodotto da verificare (formulato, ingredienti attivi, modalità d’uso eccetera), le funzioni previ-

È

ste (primaria, secondaria, altre), il numero ed il tipo di potenziali consumatori (bambini, donne in gravidanza, anziani eccetera), la natura del/i claim(s), l’evoluzione e le tendenze dei potenziali consumatori (cosa e come si vuole comunicare attraverso i claims), il progresso tecnico-scientifico nei metodi di valutazione e l’appropriatezza dei protocolli selezionati, attraverso le necessarie ricerche bibliografiche. Non basta dunque lanciare un messaggio come “dermatologicamente o clinicamente testato”, è necessario che autorità e consumatori possano sapere “chi e come” ha realizzato il test. In sostanza è necessaria quella trasparenza che oggi solo raramente accompagna la comunicazione pubblicitaria. Solo in tal modo un test potrà essere la garanzia della validità del prodotto che spesso il consumatore cerca invano. Un punto fondamentale che non va mai dimenticato risiede nel non travalicare i confini delle attività proprie di un prodotto cosmetico, che non potrà/dovrà mai (anche e soprattutto nei claims) sconfinare in altre categorie, come il farmaco… Quando allora si sceglie un prodotto è bene fare attenzione anche al corredo di documentazione che lo accompagna. Questo permetterà scelte più sicure e soprattutto farà sì che, come la medicina oggi non accetta procedure se non basate su una condivisa evidenza, anche la cosmetologia, intraprendendo questa strada, sarà sempre più basata sulla validità scientifica e sempre meno sulle suggestioni.

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di Massimo Stragliati management & marketing consultant

Il mercato dei solari

L’

arrivo della primavera oltre che un mutamento climatico rappresenta anche un momento di cambiamento per la farmacia: scendono le vendite dei prodotti tipici della stagione fredda e inizia ad aumentare il sellout di tutta una serie di categorie di prodotti legati all’arrivo della bella stagione. Per il far-

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macista è giunto il momento di esporre in modo adeguato e visibile tutte le merceologie che rispondono alle mutate esigenze della popolazione, ora più propensa, dato l’allungarsi delle giornate, a restare all’aria aperta più a lungo. Tra questi prodotti una categoria di primaria importanza è rappresentata dai prodotti utilizzati per proteggersi dall’irradia-


zione solare, prodotti che resteranno tra i best-sellers almeno fino alla fine di agosto. È un fatto a tutti noto, e i medici dermatologi insistono da anni su questo punto, che un’esposizione alla luce solare troppo prolungata e non corretta può causare problemi anche di una certa severità alla pelle: questi problemi possono essere immediati, come la scottatura e l’eritema, oppure manifestarsi anche a distanza di tempo, come è il caso dell’invecchiamento cutaneo.

Figura 1 SCHERMI SOLARI - FORME D’USO Quote mercato a valore - Anno 2011 Spray 26,8%

Latti e lozioni 27,3%

Sticks 5,3% Compatti 3,0%

Pelle e filtri: le classificazioni

La medicina dermatologica ha messo a punto una classificazione dei tipi di pelle secondo il grado di fotosensibilità con una suddivisione che va dal tipo “albino”, che non può esporsi al sole, fino al tipo “negroide” la cui abbronzatura è costituzionalmente naturale. Per parte sua, l’industria classifica i filtri solari che produce e commercializza specificando su ogni confezione il “fattore di protezione” che viene identificato con sigle diverse ma con unico significato; FP, ovvero Fattore di Protezione, IP, ovvero Indice di Protezione e SPF, ovvero Sun Protection Factor. Queste sigle sono seguite da un numero che indica la misura multipla del tempo di eritema. In pratica, un fattore di protezione 30 permetterà all’utilizzatore un’esposizione al sole trenta volte più lunga prima dell’insorgenza dell’eritema rispetto alla stessa persona che non ha utilizzato quel protettivo solare. È facile capire come la conoscenza dei fototipi e la disponibilità ampia e profonda degli schermi solari nelle varie forme d’uso e con differenti fattori di protezione costituisca un validissimo ausilio quando il farmacista è chiamato a dare suggerimenti e a proporre prodotti. Ma l’offerta di prodotti solari non si limita ai soli schermi protettivi. Vi sono, infatti, altre categorie di prodotti correlate ed ugualmente importanti: i pre-sole e gli attivatori dell’abbronzatura che facilitano il processo di melanogenesi; gli autoabbronzanti, creme colorate spesso contenenti un filtro che conferiscono alla pelle il colore della tintarella; i dopo-sole, molto utili per reidratare la pelle; i solari specifici per bambini e per bebè e i prodotti per capelli.

Oli 0,6% Creme 35,1%

Gel 1,7%

Altre forme 0,2%

Totale valore: 97,8 milioni di euro (+7,9%)

Elaborazioni su dati IMS Health

Il giro d’affari in farmacia

L’insieme di queste categorie ha prodotto nel 2011 un giro d’affari nelle farmacie italiane di quasi 136 milioni di euro con una crescita rispetto all’anno precedente del 6,6 per cento; le vendite unitarie, stante un moderato rincaro dei prezzi medi, sono aumentate del 3,1 per cento attestandosi sopra gli 8,3 milioni di confezioni. A livello tendenziale, l’analisi a valori pone in evidenza il significativo sviluppo del segmento dei protettivi per adulti e la ancor più decisa crescita dei doposole per adulti e dei protettivi dell’area paido. Per contro, calano le vendite dei pre-sole ed è in fase decisamente riflessiva la spesa per l’acquisto degli autoabbronzanti e dei doposole per i bambini

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Figura 2 PROTETTIVI SOLARI - CONCORRENZA INTERCANALE Quote vendite a valori dei canali distributivi - Anno 2011 Farmacie 86,7% (+6,6%)

Parafarmacie 10,0% (+8,2%)

sola, nelle regioni meridionali l’esposizione di questi prodotti sarà sicuramente anticipata rispetto a quelle settentrionali ed in maniera simile si comporterà il flusso di vendite al pubblico. Il picco maggiore delle vendite si ha nel mese di giugno, mentre a dicembre si raggiunge il livello più basso. Fanno eccezione, ovviamente, le località montane nelle quali vi è una forte ripresa dei consumi nei mesi invernali.

Tre canali a confronto

Corner Gdo(*) 3,3% (+6,1%)

Totale valore: 156,7 milioni di euro (+6,7%)

Elaborazioni su dati IMS Health - (*) Fonte dei dati: IRI Infoscan

in tenerissima età. Per quanto riguarda le quantità i segni tendenziali sono più contenuti anche a causa di un rialzo, seppur moderato, dei prezzi medi come già accennato, con l’esclusione dei presole e degli autoabbronzanti che, invece, risultano meno cari che nel 2010. Gli schermi solari per adulti, bambini e bebè costituiscono la parte più rilevante del mercato ed hanno prodotto lo scorso anno un giro d’affari prossimo ai 98 milioni di euro, in crescita del 7,9% rispetto al 2010. Diverse sono le forme d’uso di questi preparati (figura 1 a pagina 5): le preferite sono le creme, che conseguono una quota di mercato pari al 35,1 per cento, seguite da latti e lozioni (27,3%) e dagli spray (26,8%), mentre le restanti forme si dividono il restante 11 per cento circa. Il mercato dei prodotti solari è notoriamente contraddistinto da una forte stagionalità in quanto i consumi maggiori si concentrano nel periodo che va da aprile fino ad agosto ma, data la configurazione geografica della nostra peni-

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Come già visto, l’andamento del mercato dei prodotti solari è stato più che soddisfacente per le farmacie italiane, specie in un anno di crisi economica e nonostante la concorrenza di altri canali distributivi. Non disponiamo dei dati relativi alle profumerie, alle erboristerie e ai supermercati, ma un confronto è possibile con i concorrenti più diretti della farmacia: le parafarmacie e i corner della grande distribuzione organizzata. Il valore complessivo delle vendite prodotte dai tre canali (figura 2) è stato di poco inferiore ai 157 milioni di euro nel 2011 e presenta un trend di crescita complessiva del 6,7 per cento: la leadership della farmacia (86,7% di quota mercato) non è in discussione e la crescita percentuale di tutto rispetto (+6,6%), inferiore a quella delle parafarmacie (+8,2%) ma sicuramente migliore di quella dei corner Gdo (+6,1%). I pericoli di una non corretta esposizione ai raggi solari consente al farmacista una vendita guidata particolarmente attenta e curata sia nella scelta dei prodotti, sia nel consiglio di come esporsi al sole (gradualmente e utilizzando negli schermi fattori di protezione a scendere), come anche nel suggerire i rimedi più adatti qualora insorgessero dei problemi, quali il ricorso alle pomate anti-istaminiche o a base di cortisone in caso di eritema, piuttosto che l’utilizzo di colliri e bagni oculari per gli occhi arrossati, fino all’uso di un antipiretico se l’eccessiva esposizione al sole dovesse causare un brusco rialzo della temperatura corporea.


di Leonardo Celleno presidente Aideco, Associazione italiana di Dermatologia e Cosmetologia

Il sole è vita ma...

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l sole è vita per tutti gli essere viventi, ma questo non significa che possiamo stare sotto i suoi raggi senza limiti di tempo, pensando che più ne prendiamo e meglio è per la nostra salute. Sebbene oggi tutti sappiano che l’eccesso di fotoesposizione è pericoloso per la nostra pelle, perché ne provoca l’invecchiamento precoce e determina la formazione di alcuni tumori cutanei, non molti poi si comportano di conseguenza e continuano, invece, a crogiolarsi al sole quanto più possono. Il sole e l’abbronzatura sono ancora dei must a cui ben pochi si sottraggono: impensabile d’estate non “diventare neri”o tornare da un viaggio ai tropici senza far vedere che splendido

colore abbiamo preso nei sei giorni di permanenza sull’isola di sogno? Il vero problema, come sempre, sta nelle cattive abitudini. Ecco perché è fondamentale rivolgersi soprattutto ai giovani, per intervenire prima che le cattive abitudini si stabiliscano. Ma, se è vero che non è mai troppo tardi, anche gli adulti farebbero bene a riflettere. Ecco alcuni motivi per farlo.

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L’evidenza che il sole danneggia la pelle è antica quanto l’uomo stesso e il suo rifugiarsi nelle caverne ben lo testimonia. Tuttavia ad una analisi superficiale può sembrare che tutto il male del sole possa risolversi con la “scottatura” (o eritema solare), che compare se, quando non siamo ancora abbronzati e quindi protetti, ci esponiamo troppo magari al primo sole estivo e che dopo due o tre giorni si limita a qualche “spellatura”.

I danni della fotoesposizione

Non sono tanto gli effetti acuti e visibili dell’esposizione solare a produrre i danni gravi per la salute della nostra pelle, quanto quelli dovuti alla cronica fotoesposizione che, anche senza darci l’allarme della scottatura, si producono nel corso del tempo. La radiazione solare, infatti, porta sulla terra, accanto alla luce che vediamo, anche altre radiazioni che il nostro occhio non riesce a visualizzare. Si tratta della radiazione ultravioletta (Uv) che comprende radiazioni di diversa lunghezza d’onda ed energia: gli Uva, gli Uvb e gli Uvc. Questi ultimi non giungono a terra perché fermati dall’atmosfera, mentre Uva e Uvb sì. Responsabili dell’eritema sono gli Uvb dotati di maggiore energia ma che penetrano meno nella pelle rispetto agli Uva che, sebbene molto meno potenti degli Uvb, ledono comunque le strutture cellulari cutanee pur senza produrre immediatamente danni da noi percettibili. Uva e Uvb insieme agiscono così, giorno dopo giorno, abbronzandoci, ma al tempo stesso alterando con la loro energia le molecole delle nostre cellule, tramite il loro diretto sovvertimento o causando la formazione di molecole reattive, i radicali liberi, che a loro volta danneggiano le sostanze di cui le cellule sono costituite. Questo processo continuo, in assenza di adeguata protezione,finisceperdeterminaremoltieffettinegativi sulla nostra pelle. La complessità dei danni causatidalsoleallapelleeragiànota aidermatologi del 1800 che descrivevano la “cutis rhomboidalis nuchae”,chesiriferisce allapelledellazonaposterioredelcollodicolorochelavoravanosottoilsole, comeicontadinieimarinai.Talezona,espostatutti igiornialsolementreeranochiniperillorolavoro, finiva per diventare giallastra e tumida, anelastica e solcata da profonde rughe.

n8

Allo stesso modo il volto e il dorso delle mani mostrano chiaramente un precoce “invecchiamento” della pelle, anche se in realtà dovremmo parlare di foto-danneggiamento più che di invecchiamento. La continua azione del sole, giorno dopo giorno, produce piccole alterazioni che aumentando diventano alla fine ben visibili e fanno sembrare “invecchiata” la cute. È davvero drammatica la differenza dell’aspetto della pelle delle regioni fotoesposte se confrontata con la cute delle regioni abitualmente protette dagli abiti. Oggi, con l’abitudine di prendere il sole il più “nudi” possibile, tali differenze sembrano affievolirsi, basta osservare la pelle di una donna un po’ più anziana, una per cui prendere il sole in topless non era un fenomeno di moda…Vedremmo subito allora una cute del seno e del décolleté ancora candida che contrasta in maniera decisa con la pelle del volto e delle altre regioni fotoesposte. Ma non è solo questione di foto-invecchiamento. Già, circa due secoli or sono, i dermatologi misero in relazione la protratta permanenza sotto il sole con la comparsa di alcuni tipi di tumori cutanei: i cosiddetti epiteliomi. Come il loro nome indica chiaramente derivano dalle cellule dell’epidermide, il tessuto epiteliale che riveste la pelle e la protegge dall’ambiente esterno. Sebbene esistano anche tumori della cute che non sono correlati con la foto esposizione, il più temibile di questo tipo di tumori epiteliali, il carcinoma o epitelioma spinocellulare, è invece legato alla esposizione cronica alla luce solare. È il tumore di Pirandello, de L’uomo dal fiore in bocca, un epitelioma maligno, insorto sul labbro inferiore del protagonista, proprio per colpa del troppo sole e che lo mette drammaticamente di fronte ai veri valori della vita umana. Un tumore particolare quello del labbro inferiore perché è più frequente nel maschio che nella femmina. La ragione è molto semplice: la donna protegge le sue labbra con il rossetto che, con i suoi pigmenti colorati fa da vero e proprio schermo antisolare.

I meccanismi del sole

Oggi sappiamo molto di più di allora sul sole e sui meccanismi attraverso i quali produce i suoi effetti, sicuramente anche positivi e necessari per la vita umana, come la sintesi della vitamina D


per il benessere delle ossa. Effetti però che possono diventare negativi e molto pericolosi se l’esposizione alle sue radiazioni diventa esagerata e priva di protezione adeguata. Se la correlazione fra epiteliomi e sole è stata già stabilita almeno dal secolo scorso, oggi nuove evidenze e nuove ricerche ci permettono di comprendere meglio attraverso quali processi e meccanismi la radiazione solare può danneggiare la nostra cute e causare anche la comparsa del più temibile dei tumori cutanei: il melanoma. Questo tumore che nel mondo colpisce ogni anno più di centomila persone è aumentato nella sua incidenza proprio per la moda dell’abbronzatura selvaggia. Inoltre, molte popolazioni, caratterizzate da una pelle chiara e con poche difese naturali, si espongono al sole di latitudini tropicali sia per vacanza sia perché residenti in aree geografiche diverse da quelle di origine. È il caso della popolazione di origine inglese che risiede in Australia dove è sottoposta ad un sole tropicale. Proprio in Australia si tentò, alcuni decenni or sono, vista l’alta incidenza di tumori cutanei, di porvi rimedio con i prodotti antisolari, distribuendoli in gran quantità. Tuttavia i primi prodotti per il sole prendevano in considerazione solo gli Uvb e da questi solo riparavano, perché si pensava che solo questi raggi facessero male e non si avevano ancora evidenze dell’azione lesiva degli Uva. Così i risultati, a distanza di anni, furono modesti perché mancava un’adeguata protezione contro gli Uva. Nel tempo si è andata sempre più delineando l’azione nociva di questa parte della radiazione, prima ritenuta solamente responsabile dell’invecchiamento precoce della pelle. Oggi sappiamo che anche gli Uva danneggiano direttamente il Dna cellulare e insieme con gli Uvb ledono bersagli cellulari la cui integrità è essenziale al corretto funzionamento della complessa macchina cellulare. Da questi danni insorgono processi patologici che possono de-

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terminare la trasformazione maligna di un neo o causare le tante alterazioni funzionali e cliniche che riuniamo sotto il nome di foto-invecchiamento. Ma anche l’abbassamento delle difese immunologiche organiche e la comparsa del fastidioso herpes del labbro sono riconducibili all’aver preso troppo sole, così come altri fenomeni. Non è quindi solo per non far invecchiare precocemente la nostra pelle che dobbiamo prendere il sole con oculatezza. Evitiamo allora di esporci ai suoi raggi per giornate intere senza fotoprotezione, soprattutto se usciamo dai mesi invernali con una pelle non gradualmente preparata al sole.

Fotoprotezione: a ognuno la sua

La fotoprotezione deve essere sempre adottata da tutti, anche se apparentemente ci si scotta poco sotto il sole. Ciascuno deve usare il prodotto adatto al proprio “fototipo”, determinato sulla base del colore della pelle, dei capelli, degli occhi e sulla base di quanto ci si scotta sotto il sole. Ma due principi sono essenziali: l’educazione per le nuove generazioni e il comprendere che il sole non deve essere il protagonista delle nostre

vacanze. I bambini fino a due anni d’età non devono essere esposti al sole se non coperti da indumenti e prodotti di fotoprotezione; tanto più sole e “scottature” si subiscono nell’infanzia, tanti più nei e danni cutanei si avranno da adulti. Spiegare i pericoli del sole ed abituare le nuove generazioni ad una fotoesposizione corretta è fondamentale per un’efficace prevenzione dai tanti danni che il troppo sole può produrre. Noi, gli adulti, dobbiamo usare il buon senso: se amiamo il sole, non esponiamoci mai senza fotoprotezione ed anche con questa evitare di credere che (visto che siamo protetti) possiamo stare tutto il giorno, anche nelle ore calde, sdraiati a crogiolarci sotto i suoi caldi raggi. Affidiamoci ad una fotoprotezione certificata che sia chiara nelle sue modalità d’uso, che permetta di scegliere fra tanti prodotti quello che più si addice al nostro tipo di pelle e alle nostre esigenze. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha recentemente riconosciuto che la fotoprotezione, da quando sistematicamente impiegata, ha ridotto l’incidenza dei tumori cutanei. Solo così il sole può essere davvero un compagno per le nostre vacanze e per il nostro benessere.

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di Alessandra Vasselli Aideco

Parola d’ordine: “verificare”

O

gni qualvolta si discute di cosmetici o di atti igienici connessi all’uso di cosmetici, è ormai usuale parlare anche di test. Ma che vuol dire? Il significato fondamentale risiede nella necessità, da parte delle aziende produttrici di un certo spessore, di garantire il più possibile la sicurezza ed eventualmente l’efficacia dei prodotti immessi sul mercato e utilizzati da una moltitudine di potenziali consumatori. La sicurezza di impiego è senza dubbio il parametro più importante. Un prodotto ben strutturato dovrebbe essere studiato per la sicurezza di impiego prima dell’immissione in commercio ed essere corredato di un dossier che presenti minimi requisiti di studio sulla tollerabilità del prodotti finito. Grazie all’esecuzione di studi di sicurezza convalidati, da un lato i soggetti che faranno uso dei prodotti andranno incontro ad un rischio di effetti indesiderati ben più limitato, dall’altro le aziende produttrici, oltre ad ottenere un gratificante riscontro di vendita (chi acquisterebbe un prodotto che determina problemi o fastidi cutanei?), potranno avvalersi di una corretta comunicazione e sostegno alla pubblicità e alla vendita sul mercato. Altra questione fondamentale è la cosiddetta efficacia. Quando nella presentazione di un prodotto cosmetico vengono esaltate, spiegate e mostrate attività non necessariamente intrinseche alla sua natura (come è il caso di uno

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shampoo antiforfora che come tale “lava”, ma non altrettanto intrisecamente agisce sulla forfora…), la loro dimostrazione è d’obbligo!

A tutela del consumatore

Il capitolo dell’area testing, date queste premesse, ci appare sotto un altro aspetto: quello della tutela del consumatore e quello della possibilità di un maggiore successo commerciale dell’azienda che propone il prodotto. Un esempio particolare, poiché sviluppato in un settore ad oggi meno studiato, è quello della valutazione di prodotti per la rasatura della barba dell’uomo. La linea di prodotti per la rasatura Gillette Series Irritation Defense è stata studiata da un laboratorio indipendente (secondo un protocollo realizzato e supervisionato da Aideco, Associazione italiana di Dermatologia e Cosmetologia) su un gruppo di soggetti appositamente selezionati con la pelle “sensibile”, ovvero che presentavano i principali segni di irritazione da rasatura (arrossamento, secchezza, prurito, bruciore, predisposizione ad abrasioni e tagli), per verificare l’accettabilità cutanea, per valutarne l’efficacia e le qualità cosmetiche nelle normali e reali condizioni di impiego. A tale scopo sono stati valutati i seguenti prodotti: Gel Series Irritation Defense, Crema Series Irritation Defense e il Rasoio Gillette Fusion Proglide Power.


Sono state condotte misurazioni1 corneometriche (CorneoMeter CM 825 Courage+Khazaka) per la valutazione dell’idratazione cutanea e colorimetriche (ChromaMeter CR-200 Minolta), per la valutazione del rossore cutaneo, ai diversi tempi sperimentali. 1 su un gruppo di 20 soggetti con pelle sensibile, in condizioni d’uso, per 28 giorni consecutivi

EFFICACIA COSMETICA Valutazione dell’idratazione cutanea con corneometria (CorneoMeter CM 825) AREA TRATTATA D1/t0 D1/t1h Media 44,79

I risultati, ottenuti al termine del test, hanno dimostrato che i prodotti esaminati possiedono un’ottima compatibilità cutanea, determinano un aumento dell’idratazione e un’apprezzabile riduzione dell’irritazione cutanea. La colorimetria ha evidenziato infatti una riduzione media del rossore cutaneo del 7,52 per cento dopo 14 giorni di utilizzo e del 14,32 per cento dopo 28 giorni.

52,61

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AREA DI CONTROLLO D28

D1/t0 D1/t1h

55,26 56,63 54,46

54,43

Dalle immagini riscontrate durante lo studio è possibile osservare, specialmente su alcuni soggetti volontari, un visibile miglioramento delle condizioni cutanee, in particolare al termine dello studio.

EFFICACIA COSMETICA Valutazione dell’irritazione cutanea con colorimetria (ChromaMeter CR-200) AREA TRATTATA D1/t0 D1/t1h Media 44,79

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AREA DI CONTROLLO D28

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55,26 56,63 54,46

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Immagine pre e post trattamento dopo 28 giorni di utilizzo Fotografie dell’area trattata con i prodotti in esame, eseguite con VisioFaceQuick (Courage+Khazaka)

D28

54,34 54,09

Valori di colorimetria “scala del rosso”

VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA COSMETICA GRAFICO RISULTATI COLORIMETRIA 16

11 1° giorno

1° giorno

14° giorno

28° giorno

area trattata con ID*

14,87

13,76

12,83

12,74

area di controllo

12,97

12,94

13,02

13,64

*= zona cutanea trattata con i prodotti della linea Gillette Irritation Defense

I risultati della corneometria hanno fatto rilevare un aumento del livello di idratazione cutanea, in particolare del 23,37 per cento dopo 14 giorni di studio e del 26,43 per cento dopo 28 giorni.

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Lo schema dello studio ed i risultati ottenuti indicano la strada da perseguire in futuro: proseguire le indagini sui prodotti usualmente utilizzati per la rasatura e sviluppare nuovi materiali e metodi utili agli studi, compatibilmente con le innovazioni di settore.

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54,34 54,09


di Daniela Cappello responsabile Relazioni esterne scientifiche Gillette

Pelle sensibile, tra orgoglio e pregiudizio La pelle del viso è un vero e proprio marker percettivo che aumenta la sicurezza di sé. È un canale di comunicazione, moderno e primitivo al tempo stesso, aperto verso l’esterno, in quanto attraverso di essa si comunicano la propria personalità e le proprie emozioni, e ricettivo dall’esterno, in quanto lo stress e l’ambiente ne influenzano il benessere, da “coccolare e preservare” specialmente oggi che la cura di bellezza appaga sempre più l’uomo e gli ricorda quanto sia fondamentale prendersi cura di sé. Nove italiani su dieci hanno la pelle sensibile, solo quattro però lo ammettono! Per il 75 per cento degli intervistati nell’ambito della ricerca “Sensitive Skin” condotta da Gillette, la pelle del viso sensibile, infatti, non è un problema e porta a prendersi più cura di se stessi (78%). Se in totale l’89 per cento degli intervistati mostra comportamenti/cura/attenzione verso la pelle, che possono essere ricondotti al tema della sensibilità, solo il 38 per

cento ne è consapevole e lo dichiara apertamente, mentre il 51 per cento non ne è cosciente o non lo vuole ammettere, nonostante la sua beauty routine sia assolutamente curata: controlla che la pelle non sia arrossata, fa il contropelo con molta attenzione, lascia riposare la pelle dopo aver fatto la barba. Consapevoli e inconsapevoli rispetto alla pelle sensibile sono accomunati dalla scelta del prodotto. Il rasoio è, in assoluto, il complice di bellezza più importante (56% consapevoli vs. 30% inconsapevoli); meglio se con la testina ricaricabile (46% consapevoli vs. 39% inconsapevoli) oppure “usa e getta” (31% consapevoli vs. 36 per cento inconsapevoli). Nel beauty di un uomo non devono mancare poi il gel da barba (37% consapevoli vs. 23 per cento inconsapevoli) e la crema idratante dopo barba (53% consapevoli vs. 44% inconsapevoli). I prodotti esfolianti pre-rasatura sono i meno utilizzati dagli uomini italiani (13% consapevoli vs. 11% inconsapevoli).

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La pelle: crocevia di comunicazioni ed emozioni Per il 51 per cento degli uomini la pelle del viso sensibile non dipende solo da fattori fisici (predisposizione genetica), o ambientali (freddo, inquinamento, aria secca) ma anche da fattori emotivi (stress, umore ). Il 47 per cento crede che la pelle del viso sensibile spesso sia una caratteristica delle persone più sensibili e che sia la vera forza di chi ce l’ha. Dunque per la metà del campione, la sensibilità della pelle va al di là del problema dermatologico e sembra evidenziare una forte relazione col carattere delle persone: una pelle sensibile diventa lo


L’esperto Gillette

Dalla ricerca “Sensitive Skin” condotta da Gillette su un campione di 1.000 uomini italiani emerge che per il 71 per cento degli intervistati la pelle è crocevia di emozioni, informazioni e comunicazioni; un “sesto senso” dell’uomo moderno che porta a percepire immediatamente le situazioni e le persone (66%).Gli italiani amano la propria pelle, e sono disposti a “coccolarla” ancora di più quando è sensibile

specchio degli stati d’animo interiori, portando alla loro espressione più sincera e spontanea. La pelle sensibile “accettata” (38%) è una strategia ulteriore per affermare se stessi, aumentare la sicurezza di sé e l’autenticità del proprio modo di vivere e agire (“non nascondo nulla”). Solo chi mostra un carattere forte, maturo e consapevole riesce ad accettare questa caratteristica e viverla positivamente (38%) come un valore aggiunto e non come un limite, attribuendole valori non negativi; chi vive la sensibilità della pelle in modo più problematico (percependolo come ostacolo all’ac-

cettazione sociale o espressione di modi di essere non accettati), tende a rimuovere la parola “sensibilità” dalla propria pelle (51%).

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NOTE METODOLOGICHE ♦

Istituto di ricerca Duepuntozero Research ♦ Ricerca quali-quantitativa ♦ Campione - fase quantitativa: 1.000 uomini di età compresa tra i 18-54 anni - fase qualitativa: 30 uomini, 25-54 anni, attenti alla cura della propria pelle che dichiarano esplicitamente di avere una pelle sensibile ♦ Metodologia - fase quantitativa CAWI (Computer Assisted Web Interviews) - fase qualitativa online Insight Room TM ♦ Periodo: Febbraio/Marzo 2011


a cura di Rossana Manzoni intervista alla dottoressa Marida Lisi responsabile Trade Marketing P&G per il marchio Boots Laboratories

Zoom sul canale farmacia Dottoressa Lisi, perché è importante sviluppare il segmento cosmetico in farmacia? Perché è in continua crescita con incrementi del 3% a valore e 4% a volume negli ultimi 12 mesi, a dimostrazione della crescente fiducia delle consumatrici nel canale farmacia. È dunque un’occasione importante per tutti gli attori coivolti: per la consumatrice che può acquistare prodotti di qualità e ricevere consigli appropriati e per la farmacia che può sviluppare ulteriormente un'area di business in ascesa. Qualisonogliaspettidacurareinfarmaciaechemaggiormenteinfluenzanolescelted'acquisto nel settore dermocosmetico? I nostri dati ci indicano come la consumatrice che acquista prodotti dermocosmetici in farmacia sia molto attenta e molto esigente. Per "conquistarla" è indispensabile curare la formazione dell'assistente alla dermocosmesi, in modo che possa fornire accurati dettagli sulla composizione del prodotto e sulla sua efficacia. Altrettanto importante è l'attenzione alla visibilità del prodotto. Un'esposizione adeguata facilita il "percorso" della consumatrice nel reparto dermocosmetico e permette all'assistente alla dermocosmesi di creare un forte contatto tra la consumatrice e il prodotto stesso, trasferendole valore. ChetipodiformazionesvolgeunaaziendacomeP&GedunmarchiocomeBootsLaboratories? Per Boots Laboratories è fondamentale fornire al farmacista e alle addette alla dermocosmesi un training dettagliato sul prodotto e sulle sue potenzialità. Lo facciamo quotidianamente attraverso una forza vendita con profilo tecnico scientifico, in grado di supportare al 100% il farmacista e periodicamente con i nostri corsi "Accademia Boots Laboratories". "Accademia" è un corso in aula suddiviso in due sezioni, dedichiamo la prima sezione ad un puro training di prodotto mentre la seconda parte è dedicata ad un corso che vada ad amplificare la professionalità dell'assistente alla dermocosmesi. Ad esempio abbiamo trattato corsi di visual merchandising, di tecniche di comunicazione o anche di dermocosmesi in generale. Qual è la potenzialità del ruolo dell'addetta alla dermocosmesi? Boots Laboratories è un marchio che pone al centro del proprio modello di business la farmacia. Come lo definiamo noi è un brand "sviluppato dai farmacisti per le farmacie". In questa ottica siamo fermamente convinti della centralità del ruolo dell'addetta alla dermocosmesi. La dermocosmesi in farmacia, al contrario di altri canali, non è una categoria self-service. La consumatrice vuole essere guidata, consigliata e rassicurata e vuole che a farlo sia una persona competente. Questo aspetto è alla base della scelta da parte delle donne di acquistare prodotti dermocosmetici in farmacia. Proprio per questo l'assistente alla dermocosmesi ha potenzialità enormi che possono e devono essere alimentate attraverso una formazione continua.

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