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Direttore responsabile: Laura Benfenati

www.puntoeffe.it

Serena Dandini Dalla parte delle donne

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Parliamone Formati per informare

Interventi Il gioco delle tre carte

AttualitĂ Ăˆ sempre pianta organica

EDITORE


Dep. AIFA in data 10/11/2009

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4 puntoeffe punto è un quindicinale edito da Punto Effe S.r.l.

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via Boscovich, 61 - 20124 Milano Tel.: 02.2022941 Fax: 02.29513121 www.puntoeffe.it info@puntoeffe.it Reg. Trib. di Milano n. 40 - 14/1/2000 ROC n. 6655 (Registro operatori comunicazione)

Editore

Ismaele Passoni

Direttore responsabile

Laura Benfenati

Redazione

Giuseppe Tandoi

Segretaria di redazione Collaboratori

Immagini

Francesca Bonaldo

Marketing e pubblicità Stampa

11 Interventi Il gioco delle tre carte

18 Incontri Serena Dandini

Gardel&Gardel Emanuela Contieri Matteo Malvicini

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8 Le vostre lettere Lo sguardo altrove

Fotolia, Archivio Punto Effe. I diritti di riproduzione delle immagini sono stati assolti in via preventiva. In caso di illustrazioni i cui autori non siano reperibili, l’Editore onorerà l’impegno a posteriori

Progetto grafico

Produzione

4 Parliamone tra noi Progetto diabete in Piemonte

16 Catene Iniezione di energia

Infophoto

Web e area informatica

P A R L I A M O N E

Silvia Cosmo, Paola Gallas, Andrea Garrone, Laura Giordani, Giuliano Guandalini, Sergio Meda, Bruno Riccardo Nicoloso, Elisa Speroni, Marcello Tarabusi, Giovanni Trombetta, Raimondo Villano, Adriana Visonà

Foto di copertina

Grafica e Immagine

3 Editoriale

P R I M O

P I A N O

22 Mercato Non perdiamo la bellezza 26 Convegni Innovare per crescere

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33 Attualità È sempre pianta organica 36 Medicina Dolore a molte facce

Giancarlo Confalonieri Ilaria Tandoi Modulimpianti S.n.c. - Capriate S.G. (Bg)

38 Farmacologia Nuovi anticoagulanti orali 42 Diritto Viribus unitis R U B R I C H E

45 Spigolature Prezzo di una copia euro 0,70. A norma dell’art. 74 lett. C del DPR 26/10/72 n° 633 e del DPR 28/12/72. Il pagamento dell’IVA è compreso nel prezzo di vendita. I dati relativi agli abbonati sono trattati elettronicamente e utilizzati dall’editore per la spedizione della presente pubblicazione e di altro materiale medico-scientifico. Ai sensi dell’articolo 7 del D.lgs del 30 giugno 2003 n.196, in qualsiasi momento è possibile consultare, modificare e cancellare i dati o opporsi al loro utilizzo scrivendo a: Punto Effe S.r.l., Responsabile dati, Via Boscovich n. 61 - 20124 Milano.

51 Iniziative 52 Dalle aziende 60 Come eravamo 62 Consigli per le vendite

Testata associata a

64 Farmacisti di carta

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E D I T O R I A L E

SI PUÒ FARE DI PIÙ

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proposito di farmacie, parliamo sempre della necessità di “avere” - garanzie di sopravvivenza per lo più - perché la categoria è innegabile che dia già tanto. In servizi, consulenza, assistenza al cittadino, turni gratuiti, sopportazione nei confronti della pubblica amministrazione, come testimonia l’articolo di Andrea Garrone a pagina 11. Tutto questo però i cittadini non lo sanno oppure lo danno per scontato, e se talvolta le vicissitudini della categoria arrivano agli onori della cronaca, non c’è mai alcun positivo ritorno in immagine, anzi. Anche a Pasqua, sui quotidiani si raccontava di medici e fornai al lavoro, nessuna traccia dei molti farmacisti che quel giorno erano di turno. I titolari di farmacia rimangono sempre, nell’immaginario della gente comune, “commercianti” o peggio, quella casta che sappiamo non avere oggi alcuna attinenza con la realtà oppure quella lobby che, se davvero fosse tale, non si troverebbe nelle difficoltà che ci sono ben note. Cambiando prospettiva, però, è innegabile che in questo momento ci siano difficoltà e difficoltà. E allora, con questa consapevolezza, ecco dunque un timido avvio, tra i titolari di farmacia, di lodevoli iniziative di responsabilità sociale. I precedenti non mancano. Lo straordinario Banco farmaceutico, per esempio, ma anche tante singole attività a livello locale. Si può però dare di più. Le farmacie devono e possono fare di più, sono un punto di riferimento sul territorio, sono capillari, hanno un ruolo sociale fondamentale. «Perché non si fanno promotrici dei valori della solidarietà e dell’etica sociale?», ci dice Maria Vittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava. «Perché non fidelizzare la clientela attraverso l’energia aggregatrice della solidarietà e rafforzare l’immagine del farmacista, potenziare l’identità aziendale, contribuire a un progetto di aiuto che il farmacista può realizzare insieme alla sua clientela?». La Fondazione, che ha già realizzato campagne di social responsability in collaborazione con alcune aziende, come Bracco e Cosmétique Active, terrà un convegno a Cosmofarma dal titolo “Farmacia etica: cambiamento possibile o necessario?”. E i farmacisti che già hanno avviato iniziative di solidarietà nelle loro farmacie - dai mercatini alle campagne di sensibilizzazione - racconteranno la loro esperienza. Che è molto di più di una raccolta fondi o di una donazione. È il porsi alla testa di un movimento coinvolgente e solidale, che sostiene ma anche aggrega e richiama le persone. Anche, perché no, in farmacia. Laura Benfenati puntoeffe 3


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Formati per informare C he il diabete sia un’epidemia globale, in graduale espansione anche nei Paesi in via di sviluppo, è risaputo tra gli addetti ai lavori. Molto meno tra la gente comune. In Italia non manca di certo

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un’informazione divulgativa sui temi della salute, eppure il cittadino appare spesso disorientato o, più semplicemente, non vuole prendere coscienza di essere a rischio diabete, perché tale ammissione comporterebbe un radica-

le cambiamento di abitudini ormai consolidate, di stili di vita poco salutari eppure piacevoli. Cosa serve allora? Fare prevenzione, fare educazione sanitaria sul territorio attraverso figure professionali adeguate.


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Parte in Piemonte il progetto “Diabete e farmacia”, che vede uniti università, farmacisti e medici specialisti. Per fare educazione sanitaria e prevenzione dietro il banco DI GIUSEPPE TANDOI

betologia, e, successivamente, individuare, sul territorio, i soggetti a rischio diabete e i diabetici non aderenti alla terapia». A facilitare questa attività di screening, alcuni questionari - da sottoporre ai cittadini che si recano in farmacia - ai quali stanno lavorando Giuseppe Costa, epidemiologo dell’Università di Torino, e Claudio Jommi, economista della Sda Bocconi. Il progetto coinvolgerà, nell’arco di due anni, 3.500 farmacisti di comunità, il totale delle 1.500 farmacie distribuite sul territorio piemontese. I primi 1.500 farmacisti saranno formati entro fine settembre.

Come accade in Piemonte con il progetto “Diabete e farmacia”. UNIRE LE FORZE La regione non è nuova a iniziative che coinvolgono, proficuamente, Federfarma regionale e gli Ordini, spesso trovando una sponda favorevole nel mondo accademico. «Su “Diabete e farmacia” lavoriamo da circa un anno», spiega Paola Brusa, del dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco dell’Università di Torino, coordinatrice del progetto, «e siamo riusciti a coinvolgere alcune facoltà sanitarie piemontesi. In particolare le ex facoltà di Medicina e chirurgia e di Farmacia di Torino e Novara. L’obiettivo è duplice: formare i farmacisti, attraverso l’insegnamento di un team di quaranta specialisti in dia-

L’IMPATTO SOCIALE Il vocabolo “deospedalizzare” sarà pure orribile a pronunciarsi ma corrisponde in pieno all’esigenza di ridurre i costi sanitari che si fa, di anno in anno, più impellente. «La gran parte delle spese sanitarie è di origine ospedaliera», sintetizza Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte, «e una delle priorità per l’immediato futuro è proprio quella di porre un freno ai ricoveri impropri. Una questione strettamente legata alla capacità di gestire la cronicità sul territorio: diabete, bronco pneumopatia ostruttiva, sindrome metabolica, osteoporosi…». La cronicità transita, eccome, dalle farmacie regionali (ogni mese quattro milioni di piemontesi si recano in farmacia), tutto sta nel saperla intercettare. «In Piemonte», ricorda Paolo Cavallo Perin, direttore Medicina interna alla Città della salute e della scienza di Torino, «la prevalenza del diabete è del 4,9 per cento e sta progressivamente aumentando. Si calcola che possa incrementare del 50 per cento nei prossimi vent’anni. Il corso costi-

Paola Brusa, coordinatrice del progetto “Diabete e farmacia”

tuisce un contributo concreto di promozione alla salute, con l’obiettivo di correggere le attuali storture nella concezione del diabete, sia tra coloro che ne sono affetti, sia a livello delle loro famiglie e dell’opinione pubblica». Quanto alle stime nazionali, il diabete è la quarta causa di morte in Italia e assorbe il 10 per cento delle spesa sanitarie: 11 miliardi di euro all’anno. NUOVI COMPITI Poco da fare, la pharmaceutical care è la strada maestra della farmacia futura: la “presa in carico del paziente” non può essere più appannaggio esclusivo del Medico di medicina generale. E, allo stesso tempo, la dispensazione di un farmaco, in farmacia, deve essere accompagnata sempre più da un consi-

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Puntare sui giovani Un ruolo primario lo ricoprono, in questo come in altri progetti, i giovani laureati che abbiano intrapreso un percorso formativo incentrato sulla farmacia di comunità. «Negli anni sta crescendo il numero di giovani farmacisti a cui parliamo di farmacia di comunità», tiene a sottolineare Paola Brusa. «Siamo alla terza edizione del Master Chiara Colombo e alla prima del Corso di perfezionamento in farmacia di comunità. Quindi il gruppetto è di circa 120 persone. Ho chiesto loro di formare in aula - cioè nelle 70 edizioni che in due anni coinvolgeranno i 3.500 farmacisti piemontesi sul diabete - i colleghi in merito sia alle procedure standard da utilizzare in autodiagnostica sia ai questionari che dovranno somministrare ai clienti/pazienti per intercettare le persone a rischio diabete e i diabetici non aderenti alle linee guida del diabete». La collaborazione tra università e farmacisti è ormai consolidata: «Il progetto interateneo Diabete e farmacia», conclude Brusa, «è il terzo progetto post lauream elaborato da Torino che viene patrocinato dalla Fofi, segnale che premia se non altro la serietà con cui si individuano i percorsi formativi e i conseguenti risultati nonché la volontà di volerli condividere con la regia della farmacia di comunità».

glio qualificato. «L’adesione al progetto da parte dei farmacisti piemontesi», commenta Mario Giaccone, presidente dell’Ordine di Torino e delegato regionale Fofi, «è stata massiccia. Una volta portati a termine i corsi del primo anno, un farmacista territoriale su due sarà

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Da sinistra: Paolo Cavallo Perin, direttore di Medicina interna alla Città della salute e della scienza di Torino; Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte; Mario Giaccone, presidente dell’Ordine di Torino

specializzato sul diabete. Alla base di tutto la collaborazione tra le diverse figure sanitarie che operano sul territorio, mettendo da parte gli interessi corporativi. Dobbiamo lavorare insieme, rendere sinergici gli sforzi di tutti per ottimizzare il risultato, che è vitale per l’assistenza sanitaria futura. Tutto ciò ovviamente nel rigoroso rispetto delle competenze professionali di ciascuno e attraverso lo scambio continuo di informazioni e conoscenze». Non è compito da poco quello di avviare uno screening ad ampio raggio finalizzato a individuare soggetti a rischio diabete, diabetici “a loro insaputa” e diabetici manifesti che però si curano male. O non si curano proprio. Compito arduo ma pienamente in linea con i dettami della Legge 69 sui servizi in farmacia, con tutto il suo corollario di decreti legislativi e attuativi. Una legge, per la verità, molto dibattuta ma

poco applicata, anche a causa dell’oggettiva difficoltà, da parte di molte farmacie, di mettere mano a servizi che, a fronte di impegni finanziari e logistici non indifferenti, rendono poco. Cosa diversa è avviare un’iniziativa su scala regionale, appoggiata da organismi istituzionali e di categoria. «Prevenzione primaria, prevenzione secondaria, attenzione alla cronicità», spiega Mana, «questi i cardini del progetto, che vorremmo si estendesse, nei suoi presupposti, anche in altre regioni italiane». Cosa asupicabile e in sintonia con le recenti linee guida centrali in materia di assistenza. È già uscito, infatti, in Gazzetta Ufficiale il “Piano sanitario sulla patologia diabetica”, che fa della farmacia territoriale un elemento imprescindibile per l’assistenza al diabetico, grazie alla capillarità dei presidi e al particolare rapporto che si instaura tra farmacista e paziente.



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Lo sguardo altrove

direttamente quasi tutte le medicine. Siamo alla fine. Quello che potrebbe capitare a noi - uso il condizionale, un pizzico di ottimismo non guasta - a breve potrebbe avverarsi per tutti i farmacisti italiani con buona pace di chi ancora si ostina a trattare per ottenere qualche centesimo in più a pezzo. Salvatore Distefano - Sintifarma

“Così, mentre la categoria tutta è concentrata su come ottenere il massimo da una nuova remunerazione, le Regioni e le Asl si impegnano nella stesura di leggi e norme che tendono ad aprire la strada alla Grande distribuzione e alle catene”

Dubbi concorsuali

DAL FORUM 2 APRILE La nuova remunerazione professionale, che impegna fortemente i sindacati dei farmacisti, ha assunto, a mio parere, la funzione dello specchietto per le allodole. Così, mentre la categoria tutta è concentrata su come ottenere il massimo da una nuova remunerazione, le Regioni e le Asl si impegnano nella stesura di leggi e norme che tendono ad aprire la strada alla Grande distribuzione e alla nascita di catene di farmacie bypassando, nel contempo, le farmacie tradizionali per la dispensazione del farmaco, puntando sulla distribuzione diretta. In Toscana stanno nascendo le case della salute: dovrebbero entrare a regime entro il 30 aprile, con un costo di 40 milioni di euro, e dovrebbero produrre un risparmio di circa ottanta milioni di euro. Questo progetto prevede l’abolizione del medico di guardia e l’accorpamento in gruppi dei medici di famiglia per bacini di utenza di 25.000 abitanti. I medici in questione stabiliranno al loro interno i turni in modo tale da garantire il servizio sette giorni su sette, dalle 9 alle 24. Per le restanti ore l’assistenza medica sarà garantita dal 118. È l’inizio del model care system, che consiste nella presa in carico da parte delle Asl dei cronici, prevedendo un passaggio mensile del medico di famiglia a domicilio del paziente per monitorare l’evoluzione della patologia. Dov’è il risparmio? Certamente non nella abolizione del medico di guardia e comunque non nella misura ipotizzata dalla Regione; nemme-

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no l’accorpamento dei medici di famiglia e il model care system ne produrranno, anzi la spesa aumenterà. Come farà, allora, la Regione a risparmiare ottanta milioni di euro? Non ci ho pensato molto, la lucetta si è accesa subito. Sicuramente, in occasione del passaggio mensile presso i cronici, le Asl faranno pervenire, direttamente a domicilio del paziente, la terapia necessaria per i successivi trenta giorni e così via, di mese in mese. È la quadratura del cerchio. I cronici non saranno costretti a recarsi in farmacia, non pagheranno il ticket o le quote aggiuntive per fascia di reddito sulla dispensazione delle medicine, riceveranno mensilmente la visita del medico; le Asl risparmieranno tantissimo sia sui rimborsi dovuti alle farmacie per la dispensazione dei farmaci, sia sulle quote pattuite per la Dpc e gli antipatici farmacisti saranno immolati, quali agnelli sacrificali, sull’altare del presunto risparmio. Niente da dire, proprio un bel trappolone. Badate, colleghi, non è un problema che riguardi solo i farmacisti toscani. Da oltre vent’anni, con la quiescenza del precedente consiglio Urtofar, il nuovo si è insediato da troppo poco tempo per dare un giudizio, la nostra Regione è una sorta di laboratorio ove, sulla nostra pelle, alla stregua di cavie, si è sperimentato di tutto per poi essere esportato nelle altre Regioni. Non a caso in Toscana abbiamo, in assoluto, la lista di farmaci Pht più vasta e la media ricetta più bassa, e ora la Regione tramite il model care system si appresta a distribuire

DAL FORUM, 26 MARZO Chiusi i bandi nella maggior parte delle Regioni italiane, attendiamo con trepidazione ogni sviluppo nell’attesa della pubblicazione delle graduatorie regionali. Sarebbe interessante sapere dai colleghi in quali Regioni abbiano partecipato, quali le aspettative, quali i dubbi. Inizio io: ho fatto domanda in Sardegna e la farò in Umbria. E qui vengono i dubbi. Sono in società con un collega, abbiamo un punteggio medio buono, non da primato e manco da ultimi della classe. Sarebbe interessante capire quante associazioni con doppia laurea (immagino poche) e quanti con dottorati e specializzazioni abbiano concorso. Dubbi, dicevo, tanti. Come valuteranno il servizio? La società sarà considerata un’entità unica e, a prescindere dal numero di soci, verranno valutati i primi dieci anni in un modo e i secondi dieci in un altro? O si farà la semplice somma aritmetica? Trovo incostituzionale l’obbligo di indicare un numero di sedi pari alla posizione in classifica. Prendiamo un candidato classificatosi centesimo per un concorso con cento sedi di cui la metà sono in frazioni con trecento abitanti. Una vergogna. dr. Gio

DAL FORUM, 28 MARZO Io penso che i tempi per sapere qualcosa di questo concorso viaggino tra un anno e tre anni circa.Se poi arriverà prima la liberalizzazione della fascia C non saprei. Se apriranno il 50 per cento delle farmacie promesse sarà una grande cosa. Quindi di 3.500 farmacie a concorso direi 1.750, circa il 10 per cento in più rispetto alle far-

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macie già esistenti sul territorio. Ma considerate le nuove sedi vacanti che si creeranno o per fallimento di altre farmacie o perché il titolare rurale ha vinto una nuova sede migliore. Penso che l’equazione possa essere la seguente: totale farmacie attuali + nuove farmacie a concorso - farmacie fallite o vacanti = totale farmacie attuali. Quindi nulla cambia pur cambiando tutto. Forse alla fine cambierà solo qualche faccia ma il risultato sarà sempre lo stesso... Io, personalmente, ho partecipato per il Friuli V.G. con mia moglie (trentenni). Titolari di parafarmacia, punteggio basso, speranze poche. Tra parentesi giusto per agevolare i giovani e per rendere il concorso celere - hanno tolto gli esami e hanno innalzato le iscrizione a 65 anni. In più, per dare il colpo di grazia, tutti si possono associare. Non smetterò mai di criticare le scelte di questo Paese, fare tutto per non cambiare nulla. Comunque,

AL PALLONE NON IMPORTA QUANTI ANNI HAI

caro dottor Giò, se posso essere sincero, i numeri per sapere se ti andrà bene sono facili da prevedere. Se hai un punteggio pari o superiore a 43 sicuramente hai vinto una sede, ma non sai se sarà valida o se sarà vacante (circa l’8 per cento del totale delle domande per Regione apparterrà a tale gruppo). Se hai un punteggio superiore a 44 potresti essere sicuro di aver vinto una sede appetibile (circa il 4 per cento del totale delle domande presentate per singola Regione). Infine i detentori di punteggi superiori a 45 possono essere molto sicuri di aver vinto una sede appetibile; ma se sei in società devi anche sperare che sia un’ottima sede (tra l’1 e il 2 per cento del totale delle domande presentate per Regione). Punteggi tra il 48 e il 50 sono pressoché impossibili o tendenti allo 0. Spero di esservi stati utili con queste statistiche. DonPyro85

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Dite la vostra Se volete esprimere le vostre opinioni inviate una lettera a Punto Effe, via Boscovich 61, 20124 Milano, trasmettete un fax allo 02.29513121, mandate una e-mail a info@puntoeffe.it o intervenite sul forum di www.puntoeffe.it. Per permetterci di ospitare più interventi, scrivete lettere brevi. Quelle non pubblicate sono sul forum di www.puntoeffe.it

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Il gioco delle tre carte A

febbraio del 2012, in risposta all’emanazione dei decreti Salva e Cresci Italia, un gruppo di farmacisti rurali del Piemonte, attraverso il sito equaliberalizzazione.it, appositamente creato, fece pubblicare sul quotidiano La Repubblica un’intera pagina dal titolo Full Monti: vi si prefigurava, in modo volutamente provocatorio e ironico, un futuribile e non auspicabile scenario di crisi economicofinanziaria della farmacia, determinata dai decreti del tecnico bocconiano. Oggi, a distanza di un anno, quello scenario sta diventando sgradita e quanto mai preoccupante realtà, almeno per centinaia di farmacie del Pie-

monte: il ventisette del mese, tradizionalmente giorno di paga, è ormai una scadenza incerta per tantissimi lavoratori e, da alcuni mesi, anche per molte farmacie piemontesi. La Regione Piemonte infatti, a causa dei consistenti e crescenti debiti finanziari contratti verso fornitori non convenzionati ha, inopinatamente e senza alcun preavviso, interrotto la regolarità dei pagamenti delle competenze anticipate dalle farmacie per il Ssn, considerando le stesse farmacie alla stregua di semplici fornitori, seppur convenzionati. Ora, premesso il profondo e dovuto rispetto verso tutti i fornitori strangolati dai ritardi nei pagamenti, se già tale semplifica-

Ogni mese contabile non rimborsato alle farmacie in Piemonte, ma da esse regolarmente anticipato ai fornitori, equivale a 60 milioni di euro. Cifra che la Regione ha dirottato su altri fornitori, provocando una sorta di guerra tra poveri

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DI ANDREA GARRONE VICEPRESIDENTE RURALE FEDERFARMA PIEMONTE

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zione mi pare a prescindere non corretta e inaccettabile, la situazione relativa ai pagamenti da parte delle Asl è degenerata: partendo dalla provincia di Alessandria, si è rapidamente estesa a gran parte della Regione. E a livello sindacale un problema ulteriore si è posto in seguito alla decisione di alcune Asl di garantire la regolarità dei pagamenti alle sole farmacie rurali sussidiate e a quelle a basso fatturato: un rischio di “suggerire” spaccature all’interno dello stesso e di divisione delle farmacie in figlie e figliastre. Benché i valori erogati a queste farmacie più disagiate siano decisamente modesti rispetto al volume mensile globale, si consideri tuttavia che ciascun mese contabile non regolarmente rimborsato alle farmacie - ma dalle farmacie regolarmente anticipato ai propri fornitori - equivale a circa 60 milioni di euro: cifra considerevole che la Regione stessa ha in gran parte “dirottato” dalle farmacie ad altri fornitori, credendo di poter così ridurre i debiti finora maturati. Una sorta di gioco delle tre carte, in cui si “gioca squallidamente alla guerra tra poveri” mettendo in contrapposizione ideologica, tra i tanti, fornitori in attesa da mesi, strutture convenzionate per l’assistenza agli anziani, cooperative sociali e farmacie. Nel frattempo: il debito regionale non accenna a diminuire - soprattutto nella parte sanitaria e socio-assistenziale - mentre, viceversa, aumenta il numero di imprese e fornitori in attesa dei rimborsi loro dovuti; l’assessore alla Salute è stato sostituito - forse l’unica buona notizia - e la Regione ha lasciato alle singole Aziende sanitarie locali il compito di risolvere il problema direttamente con le singole farmacie. Pertanto la domanda che sorge spontanea, come cittadino e Sindaco di un piccolo comune montano, prima ancora che titolare di farmacia, è: «Ma dove sono i finiti i soldi?». Dove sono finiti i soldi dei contribuenti - farmacie comprese - visto che, nonostante continui tagli lineari e presunti risparmi operati da Regione e Asl, il buco del bilancio si allarga sempre di più? Qualcosa non torna proprio... In questo contesto, tra le crescenti difficoltà di concertazione con i dirigenti delle Asl e la comprensibile gestione delle preoccupazioni dei titolari - salvo rare

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eccezioni oscillanti tra il risentito «E io pago!», l’esitante «Io speriamo che me la cavo» o il più rassegnato «E adesso?» - l’attività sindacale, immediatamente messa in atto da Federfarma Piemonte, ha contemplato numerose ed efficaci azioni e risultati abbastanza positivi. Tuttavia la sgradevole condizione di incertezza è ancora pesantemente lontana dalla sua definitiva risoluzione, complicata dal fatto incontestabile che, a causa della perdurante crisi e delle tasche sempre più vuote degli italiani, anche la parte più prettamente “commerciale” delle farmacie è in netta sofferenza, rendendo perciò ancor più insostenibili i ritardi o l’assenza di pagamenti spettanti dalla parte pubblica, non più compensati da altre entrate. E le responsabilità del comportamento della Pubblica amministrazione, lungi dall’essere un immotivato piagnisteo di “ricchi” imprenditori e liberi professionisti, trovano conferma nelle analisi super partes di esperti in materia tributaria e legislativa, quali i professori Marcello Degni e Pasquale Ferro, laddove sostengono che: «La pubblica amministrazione italiana paga con grande ritardo i suoi fornitori, nonostante direttive comunitarie e norme legislative nazionali che invocano tempi rapidi e prevedono gravi sanzioni in caso di ritardo. È una chiara patologia del sistema. Le imprese non possono essere il banchiere dello stato. Se forniscono un bene o un servizio, secondo quanto previsto dagli accordi, devono essere pagate in tempi rapidi». E le farmacie in quanto realtà sanitarie professionali e imprenditoriali sono da considerarsi a buon diritto piccole e medie imprese (Pmi). UNA QUESTIONE DI RISPETTO Ci vorrebbe allora quantomeno il rispetto minimo delle regole condivise e il rispetto del lavoro altrui, soprattutto laddove si producono fondamentali servizi alla cittadinanza, in campo strettamente sanitario, quella più fragile ed esposta. Rispetto che non sembra proprio essere la prerogativa principale degli attuali principali leader del Parlamento italiano: “lo smacchiatore di giaguari, l’insetto fantasma, il giaguaro sempre in calore e la formica che risparmia i soldi altrui” si dimo-

strano assai più interessati agli equilibri di potere che a dare con priorità assoluta uno sviluppo futuro a questo sempre più malandato Paese. Rispetto che ci si aspetterebbe vedere garantito ancor più all’interno di Federfarma nazionale e del suo organo assembleare. Viceversa, spiace sinceramente molto dover rilevare, con amarezza più che disappunto, come, nel corso dell’ultima Assemblea nazionale, svoltasi a Roma il 27 marzo per l’approvazione di bilancio consuntivo 2012 e preventivo 2013 e per l’ascolto dell’approfondita relazione del professor Spandonaro “Analisi e prospettive del mercato della distribuzione al pubblico dei farmaci”, durata quasi due ore, ancora una volta sia stato “tradito” il rispetto minimo per le posizioni dialettiche non-allineate. Non diversamente, infatti, riuscirei a giustificare i brusii allusivi, le risate e in taluni casi vere e proprie urla da curva, scatenatesi nel momento in cui il sottoscritto illustrava, senza vittimismo ma per semplice dovere di informazione, le sempre più drammatiche criticità emergenti per le farmacie di una Regione da sempre virtuosa e propositiva nel proporre soluzioni per la difesa e il rilancio della farmacia italiana (non piemontese). Perché non posso credere, anzi neanche immaginare, che si risveglino sentimenti borbonici di espressione dell’insofferenza verso Casa Savoia: si tratterebbe di un incomprensibile ed antistorico ritorno al passato, in un momento dove, al contrario, è di urgenza assoluta governare e orientare in modo responsabile e propositivo il presente per avere ancora un futuro. Alle farmacie italiane serve urgentemente una rinnovata linfa per il proprio sviluppo professionale e per una nuova duratura stabilità imprenditoriale: servono sforzi, studio e aggiornamento, condivisione di progetti. L’ostracismo a prescindere seguito, poi immediatamente, da accalorati richiami all’unità possono produrre consenso elettorale, non certo risultati concreti e positivi per la sostenibilità della farmacia all’interno di un Servizio sanitario nazionale in profonda e drammatica destrutturazione, alla faccia della più edulcorata ristrutturazione, spacciata a piene mani, per indorare l’amara pillola.


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La bolognese Cedifar, spa di farmacisti specializzata nella gestione finanziaria, punta anche sul fotovoltaico. Incontro con la presidente Federica Cantagalli DI GIUSEPPE TANDOI

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edifar viene definito il “salvadanaio” dei farmacisti, ma ritengo che sia riduttivo. A me piace definirlo, mi si passi il linguaggio nautico, la zattera di salvataggio, l’autogonfiabile pronto ad aprirsi per andare in soccorso della farmacia. Rimanendo quindi fedele alla sua origine». Federica Cantagalli, prima consigliere e poi presidente di Cedifar Spa, è entrata in società oltre dieci anni fa, quando era presidente Giulio Sgarbi: «Partecipai, in qualità di farmacista territoriale, a un progetto pilota di Certificazione di qualità della farmacia, un laboratorio che ha coinvolto per più di un anno dodici farmacisti, per “tagliare” su misura e applicare sul campo la norma Iso 9001 e creare una certificazione ad hoc per la farmacia». Un’esperienza in seguito alla quale un gruppo di colleghi cominciò a dare il suo contributo a Cedifar, soprattutto in termini di consulenza sulle principali normative cogenti che investono la farmacia. Prioritario, per tutti, il credere nel valore dell’associazionismo e nello scambio costante di idee e informazioni, anche con le altre associazioni. Eppure il momento non è dei migliori, tra liberalizzazioni e riforme discutibili. «Sicuramente la farmacia», spiega Cantagalli, «dovrà evolvere verso una maggior specializzazione e organizzazione. Il mercato si prospetta sempre più affollato di competitor molto grandi, aggressivi, determinati e dotati di risorse notevoli. Attenzione bisognerà porre anche a tutta una serie di servizi di diagnostica e di assistenza alla persona, che si

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Iniezione di potranno erogare anche attraverso l’integrazione con altre figure del mondo sanitario e con l’aiuto anche della telemedicina». UN PROGETTO INEDITO Cedifar amministra il patrimonio, soprattutto immobiliare, dei farmacisti e, in questa ottica, ha messo mano a un progetto inedito: un impianto fotovoltaico da 399 KW installato sul tetto dell’edificio di Casalecchio di Reno. «La ricerca di valorizzazione del patrimonio immobiliare e la volontà di andare verso l’innovazione hanno spinto il Cda in questa direzione», ricorda Cantagalli. « I lavori sono iniziati nel luglio del 2010 e terminati a febbraio 2011 con la posa dei 1.700 pannelli. Ad agosto 2011 finalmente il tanto sospirato allaccio alla rete elettrica e l’inizio della produzione. Non è stato facile, sia a causa della burocrazia opprimente sia per le politiche dissennate del settore che hanno portato, dopo tre mesi dall’entrata in vigore del “terzo conto energia” che regolamentava e

programmava gli investimenti, all’approvazione del “quarto conto energia” che ha stravolto completamente le regole. Abbiamo dovuto correre e scontrarci con diversi problemi sia tecnici sia amministrativi, ma ce l’abbiamo fatta». I servizi di Cedifar? Negli ultimi anni ne è stato attivato uno di consulenza, curato da farmacisti con preparazione specifica, per offrire assistenza al titolare e in grado di dare indicazioni per il rispetto delle numerose e complesse normative che tiene conto delle specificità della farmacia. Un servizio nato da una reale esigenza del farmacista, bisognoso, oggi più che mai, di avere la certezza di essere in regola con tutte le leggi, per evitare sanzioni di carattere amministrativo e penale. «L’offerta è stata particolarmente focalizzata all’adeguamento normativo completo sulle tematiche che, dal contatto costante con le farmacie, si sono rivelate le più richieste, anche perché forse le più complesse e lontane dalle cultura del farmacista titolare: le normative


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metà si sono affidate a noi per la nomina dell’Rspp esterno. I nostri ecm “tecnici” riguardanti la formazione obbligatoria delle figure chiave della sicurezza in farmacia sono stati sempre preferiti dai colleghi non solo di Bologna, la sede prevalente, ma anche di altre province». In definitiva, si può diventare azionisti Cedifar, ma la domanda è se conviene farlo. «È chiaro che il maggior interesse a diventare azionisti possono averlo farmacisti o realtà legate al mondo del farmaco. Riguardo alla convenienza, poi, se la domanda è squisitamente finanziaria, si può solo far notare che in questi ultimi, difficili anni la società è riuscita a erogare sempre un, seppur modesto, dividendo».

energia sulla privacy, sul sistema Haccp e sulla sicurezza sul lavoro. In particolare si sono volute privilegiare forme di intervento che offrano un servizio “tutto compreso”, accorpando le varie tematiche, da affrontare unitariamente, con razionalizzazione dei tempi di intervento e contenimento dei prezzi per il cliente». Particolare importanza riveste la possibilità per i consulenti Cedifar, adeguatamente formati con i corsi previsti dalla legge, di ricoprire il ruolo di Responsabile esterno del servizio di prevenzione e protezione della farmacia, nel caso in cui il titolare non avesse i requisiti o non intendesse svolgere direttamente tale compito». Da non dimenticare il nuovo servizio di aggiornamento normativo, fruibile via mail e via internet, attivo da pochi mesi, che integra le attività già in essere ed è finalizzato a informare costantemente sull’evoluzione delle varie normative, con notizie attinte dalle fonti istituzionali integrate con commenti, spiegazioni, interpretazioni, fac-simili e modelli di documenti e altro materia-

le utile. «Ritengo che il valore aggiunto di Cedifar sia costituito proprio dai suoi consulenti», sottolinea Cantagalli, «che nel corso degli anni, partendo da una profonda conoscenza della farmacia, hanno acquisito competenze trasversali e un metodo di lavoro fondamentalmente unici nella nostra realtà. Conforto a questo mio pensiero me lo danno i numeri della nostra attività: nel 2012 appena terminato, più di sessanta farmacie hanno chiesto il nostro intervento. Di queste quasi la

Federica Cantagalli, presidente di Cedifar

Quarant’anni di storia Cedifar (Centro distribuzione farmaco) nasce nel 1972 per iniziativa di 72 farmacisti, con l’intento di dare un supporto ai colleghi con una serie di servizi innovativi per le farmacie, mirati ad aiutare quotidianamente il farmacista nella sua professione. Inizialmente l’attività è, quasi esclusivamente, quella di distribuzione farmaci, ma presto viene affiancata da altri servizi: leasing per dotare le farmacie delle moderne attrezzature elettroniche che si vanno imponendo; software per la gestione delle stesse; vari servizi finanziari e di marketing. Negli anni Novanta si decide di creare un’altra società, al fine di separare le attività di Cedifar che nel corso degli anni si sono notevolmente potenziate. Nasce così Codifarma, totalmente dedicata alla distribuzione e che successivamente si fonderà con la Novarese per dare vita a Unico, mentre le proprietà immobiliari vengono conferite a Cedifar che si trasforma in spa e, oltre ad amministrare gli immobili, avvia un’attività di servizi al mondo farmaceutico. Attualmente conta 400 soci tutti titolari o ex titolari, residenti quasi tutti in Emilia Romagna.


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La Tv delle Ragazze la prima pietra Serena Dandini de Sylva, nobili discendenze romane che lei stessa definisce decadute, nasce il 22 aprile 1954 a Roma. Dopo il liceo classico studia Letteratura anglo-americana alla Sapienza di Roma, ma abbandona a tre esami dalla laurea perché non ama farsi mantenere dai suoi. Vuole un’autonomia economica e per questo lavora in alcune radio private prima di iniziare la sua collaborazione con la Rai. Da subito è autrice oltre che conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. Del 1988 è il fortunato sodalizio artistico con Valentina Amurri e Linda Brunetta che porta a Raitre la Tv delle ragazze, primo laboratorio di comicità al femminile cui seguiranno, nei dieci anni successivi, Avanzi, Tunnel e il Pippo Chennedy Show, tutti programmi di grande successo. Parallelamente alla satira, Serena Dandini coltiva il cinema, suo grande amore. Nel 1999, passata a Mediaset, lavora con Gino & Michele, con i quali realizza e scrive per Italia1 “Comici”. Nel 2000 ritorna su Raidue

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con L’ottavo nano, firmato con Corrado Guzzanti. L’anno dopo diventa direttore artistico del Teatro Ambra Jovinelli. Dal 2004 conduce su Raitre il suo primo talk-show, “Parla con me” in cui si avvale dei contributi satirici di Dario Vergassola e delle incursioni musicali della Banda, gli stessi che l’aiuteranno in The Show must go off, la sua ideazione meno fortunata il sabato in prima serata su La7. Nel 2011 esordisce come scrittrice pubblicando il libro Dai diamanti non nasce niente - Storie di vita e giardini, un giro del mondo fra fiori, piante, vivai ma anche ricordi personali e storie d’amore per il giardinaggio. Quest’anno ha pubblicato per Rizzoli Ferite a morte tratto dal lavoro teatrale che sta portando in giro per l’Italia in questi mesi, che ha per tema atti di violenza estrema sulle donne realmente avvenuti. La Dandini ha due matrimoni alle spalle, una figlia ventenne e una lunga convivenza che perdura con un musicista che cucina benissimo.


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Dalla parte delle donne Serena Dandini, dismessi i panni della presentatrice brillante e arguta, ha scritto (“non da sola”) un lavoro teatrale: “Ferite a morte”. Per sensibilizzare i connazionali sul tema del femminicidio DI SERGIO MEDA

L’

idea iniziale erano tre soli appuntamenti teatrali di Ferite a morte (a Genova, Bologna e Palermo), un lavoro che tratta la piaga delle violenze sulle donne sino all’atto estremo, il femminicidio. Tre repliche confortate dai generosi contributi di un cast variabile di donne, in base ai loro impegni: le attrici Paola Cortellesi, Sonia Bergamasco, Geppi Cucciati, Micaela Ramazzotti, Paola Minaccioni, Angela Finocchiaro, Isabella Ragonese, Lella Costa, Ambra Angiolini, Piera Degli Esposti, Sabrina Impacciatore, Donatella Finocchiaro, Sonia Bergamasco. E poi le giornaliste, Lilli Gruber, Fiorenza Sarzanini, Concita De Gregorio. E anco-

ra Emma Bonino, che ha voluto essere della partita. Dieci donne chiamate a recitare altrettante storie che Serena Dandini e Maura Misiti, ricercatrice del Cnr, hanno scritto a quattro mani come uno Spoon River al femminile. Lo spunto lo ha dato l’ennesimo assassinio del 2012, quello di Carmela Petrucci, la diciassettenne uccisa mentre cercava di salvare la sorella dalle coltellate dell’ex fidanzato. La Dandini non ha dubbi: «Non si può rimanere in silenzio. La vicenda è successa tra giovani come i nostri figli, impregnati di una cultura che giustifica una reazione atavica al possesso, che denota la mancanza di educazione ai sentimenti: la logica del “mia per sem-

pre”. E non parliamo del dopo, delle vittime date in pasto senza rispetto, chiamandole solo per nome, pubblicando le foto senza ritegno, raccontandone brandelli di vita per soddisfare la curiosità morbosa». A quel punto lei ha detto basta. Non io da sola. Con moltissime donne e invece di sederci a discuterne in uno dei soliti convegni che nulla risolvono abbiamo pensato a quanto il teatro potesse rendere coinvolgenti queste vicende. Per questo abbiamo pensato a dieci monologhi di donne uccise che si raccontano ai vivi, con ferocia, ironia, disperazione, stupore. Persino con una vena comica.

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Ora le repliche si sono moltiplicate, Firenze, Roma, e chissà quante altre di qui alla fine dell’anno. Risultato appagante, visto che gli incassi vanno a favore di associazioni che si battono contro la violenza che si abbatte sulle donne, soprattutto in famiglia. Lei gioca spesso in provocazione, di recente ha proposto che al posto di Giorgio Napolitano subentrasse la moglie Clio come presidentessa. Pentita? Neanche un po’. Ho salutato l’avvento di Laura Boldrini a Presidente della Camera come una bella novità, ho soltanto ricordato che la signora Clio in questi anni ha partecipato con i suoi buoni consigli all’andamento della Repubblica. Avremmo preso due piccioni con una fava, visto che l’avvicendamento dei ruoli non avrebbe nuociuto al Paese. Le piace questo Parlamento così giovane e così femminile? Se resiste, questo nuovo Parlamento è il più giovane d’Europa e mai abbiamo avuto una percentuale così alta di donne. Non che la gioventù e l’appartenenza al genere femminile siano di per sé un valore assoluto, ma almeno rappresentano una novità dopo anni di gattopardi, giaguari e strani animali.

Come mai si definisce un soggetto difficile, ingarbugliato, da non frequentare? Perché sono nata con autostima prossima allo zero. Quando lo racconto in pubblico le donne ridono un po’ amaro. Non è un vantaggio nascere donne, dobbiamo faticare il doppio, e su piani diversi, essere brave quanto e più degli uomini, star lì sempre a dimostrare qualcosa. Senza lamentarcene, ironizzando.

donne architetto. Spiritosa, moderna, di temperamento artistico, si è sposata tardi. Ha fatto tutto quello che per le donne della sua generazione non era lecito. Io l’ho presa a esempio.

Senza ironia si va… Da nessuna parte, nel momento in cui ti prendi in giro da sola hai anticipato quello che a breve faranno anche gli altri. Quindi sei più forte. In casa mia l’ironia era un dato caratteriale. Sin troppa, sino a sfiorare il sarcasmo. Il massimo era zia Lella, che è mancata a 92 anni. Una donna speciale, una delle prime

Che cosa le ricordano i suoi inizi? Fatica e molte incomprensioni, io per prima faticavo a capirmi. Volevo fare solo l’autrice ma mi travestivo da intellettuale per essere credibile. Sempre con gli occhiali, l’andatura un po’ china, l’aria pensosa. Devo molto ad Angelo Guglielmi, che dirigeva Rai3. Quando gli proponemmo La tv delle ragazze ci disse «Non capisco bene cosa vogliate fare, ma mi sembra che l’energia sia quella giusta». Straordinario per la fiducia, contro tutto e tutti.

Lei ha iniziato a lavorare per affrancarsi dalla famiglia. Cos’è l’autonomia economica per una donna? È tutto, non ho dubbi.

Lei è stata una femminista della prima ora. Ha scritto che gli uomini della sua generazione sono stati massacrati e non si sono più ripresi. Vero, ma prima che questo accadesse hanno massacrato noi. Inventavano l’uguaglianza fra i sessi senza mai metterla in pratica. In casa regole e ruoli erano sempre gli stessi. Il femminismo divampò nel ‘76 come reazione e la vendetta furono i famosi gruppi di autocoscienza. Le donne cominciarono a chiacchierare tra di loro, a svelare cose intime dei loro compagni in un rapporto di confidenza che diventava sorellanza… Gli uomini ne sono usciti a pezzi, il loro divide et impera minato alle basi. Hanno accumulato insicurezze ingestibili.

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Torniamo a Ferite a morte, c’è anche il libro. Gli omicidi con vittime femminili avvengono spesso in ambienti acculturati. Sono mogli che si emancipano e decidono di troncare un matrimonio, fidanzati lasciati, figlie che si ribellano al padre. La furia maschile scatta quando la “cosa” di sua proprietà esprime una libera decisione. Il fenomeno è in crescita con l’emancipazione della donna, ha a che fare con il senso di perdita di un dominio.

Ora i maschi sono migliorati, almeno un po’? Direi di sì. L’immagine dell’uomo che ‘non deve chiedere mai’ è quasi un ricordo, è bello che possano prendere i congedi di paternità per emozionarsi davanti ai propri figli. Ho fatto corsi per le pari opportunità nelle aziende e mi sono accorta che i maschi non vedono l’ora di abbracciare una vita più emotiva. Bisogna metterli nelle condizioni di farlo, senza che perdano la faccia. Ma non dimentico che siamo un Paese che tra gli ultimi ha abolito il delitto d’onore e offre poco sostegno e strutture alle madri lavoratrici. Non dimentichiamo inoltre che, fino a poco tempo fa, lo stupro era un reato contro la morale e non contro la persona.

Veniamo a lei, a fatti personali. Cosa fa per mantenersi in forma. Poco, sono pigra, non mi lascio convincere da diete e palestre che tengo lontane come le malattie. Sono cresciuta quando imperavano i tipi come Twiggy, le donne grissino. Io sono sempre stata una buona forchetta e credo che si noti.

I due sessi faticano a parlarsi. Gli uomini hanno paura delle donne.

I N T E R V I S TA

Le sue abitudini? Mi piace scrivere libri, programmi radio e tv, testi teatrali. Non mi piace andare in scena, vorrei invecchiare dietro le quinte, non davanti ai riflettori. Magari ridendo e lasciando spazio a chi lo merita. La salute come va? Mi difendo, sono ipocondriaca nella media, ho alcuni vizi che si chiamano fumo e alcol, con moderazione. Ogni tanto mi capita di svegliarmi e ritrovarmi con cinque anni in più, presi di colpo. Rapporto con i farmaci? Il più discreto possibile. Il meno possibile. Il massimo del relax? Una domenica pigra in cui non rispondo nemmeno al telefono, un bel libro da finire a tutti i costi. Quelle si chiamano priorità.

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M E R C AT O

Non perdiamo la bellezza Settore strategico per la farmacia, la dermocosmesi si contrae nel 2012 in termini non preoccupanti ma ugualmente da analizzare DI PAOLA GALLAS PHARMARETAIL

I

l mercato della dermocosmesi, per la prima volta, inizia a segnare risultati negativi. Un dato che si inquadra indubbiamente in una generale contrazione dei consumi trasversale a settori e a canali distributivi, ma che non per questo deve essere sottovalutato. La cosmesi è infatti un settore strategico per la farmacia da molti punti di vista: appeal del punto vendita, opportunità di cross selling, marginalità. Se un -2,2 per cento a valore e un -2,4 a volume

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(dati NewLine aggiornati agli ultimi dodici mesi mobili a gennaio 2013) non sono valori preoccupanti, in questo momento particolare dal punto di vista socioeconomico, è bene comunque analizzare in dettaglio cosa sta succedendo in farmacia (tabella 1). IL GIRO D’AFFARI Il comparto dermocosmesi rappresenta un giro d’affari medio per farmacia di 86.742 euro e si compone di vari seg-

menti, il più importante dei quali, con una quota a valore del 35,4 per cento, è costituito dai trattamenti viso, la cui flessione (-1 per cento a valore e -0,6 a volume) risulta inferiore alla media del totale mercato. Un dato, questo, incoraggiante, che sicuramente lascia spazio a buone opportunità di recupero. A preoccupare è invece la flessione dei trattamenti corpo, che costituiscono il 17,2 per cento del giro d’affari e perdono a valore l’8 per cento a valore e il 6,1 a volume.


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VENDITE FEBBRAIO 2012 - GENNAIO 2013

In flessione anche i prodotti per capelli (-2,2 per cento) - per i quali il consumatore è probabilmente sensibile alla leva prezzo e sceglie altri canali distributivi fra cui le catene specializzate in home e personal care, che stanno performando piuttosto bene. Per i solari, invece, i consumatori vogliono una garanzia di qualità. Anni di campagne di sensibilizzazione sull’importanza della protezione dal sole sono riusciti finalmente a far passare il con-

TOTALE DERMOCOSMESI TRATTAMENTI VISO TRATTAMENTI CORPO CAPELLI SOLARI TRUCCO PULIZIA VISO UOMO ALTRO (MANI, PIEDI, LABBRA) TABELLA 1

euro

diff.%

86.742 30.693 14.929 13.236 8.831 6.559 4.364 511 7.618

-2,2 -1,0 -8,0 -2,2 +1,1 +2,6 -0,2 -8,6 -3,5

quota % 100,0 35,4 17,2 15,3 10,2 7,6 5,0 0,6 8,8

Dati New Line Totale Italia, valori medi per punto vendita

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cetto dell’abbronzatura sicura, e sicuramente alla farmacia viene riconosciuto un valore aggiunto sul fronte della garanzia di qualità dei prodotti proposti. Il make up inizia a trovare spazio in farmacia e il segmento risulta in crescita, raggiungendo una quota di mercato del 7,6 per cento. Non più una nicchia, quindi, ma una categoria da guardare con grande attenzione che, se bene gestita, per esempio con giornate promoter o make up artist, può dare risultati interessanti. Sempre, ovviamente, con

una grande attenzione a tematiche come le problematiche della pelle o il camouflage per la correzione di piccole imperfezioni: anche nella vendita di make up la farmacia deve mantenere una connotazione distintiva. Netta flessione, infine, per i cosmetici da uomo, che non sono mai riusciti a conquistare il loro spazio sul mercato. Il ranking delle aziende vede la leadership di Vichy, seguita da Avène e Alés Groupe. Abbiamo quindi Istituto Ganassini e La Roche Posay, poi tre azien-

GRADUATORIA PRIME 10 AZIENDE (VENDITE FEBBRAIO 2012 - GENNAIO 2013)

euro 86.742 7.495 6.181 5.534 4.615 4.408 4.358 3.734 2.947 2.573 2.556

TOTALE DERMOCOSMESI 1 VICHY 2 AVENE 3 ALES GROUPE 4 IST.GANASSINI 5 LA ROCHE POSAY 6 I.C.I.M. (BIONIKE) 7 UNIFARCO 8 CHEFARO PHARMA 9 JOHNSON & JOHNSON 10 GIULIANI

diff.%

quota %

-2,2 -3,0 -2,3 -6,9 -1,2 +0,9 +11,3 +7,8 +16,7 -13,7 -3,1

100,0 8,6 7,1 6,4 5,3 5,1 5,0 4,3 3,4 3,0 2,9

Dati New Line Totale Italia, valori medi per punto vendita

TABELLA 2

de che registrano un ottimo trend di crescita: Icim Bionike (+11,3 per cento), Unifarco (+7,8) e Chefaro Pharma (+16,7). Chiudono la top ten Johnson & Johnson e Giuliani (tabella 2). I PRODOTTI Per quanto riguarda i prodotti, evidenziamo le vendite delle prime dieci referenze nel segmento Trattamenti viso, il più importante di tutto il comparto. La classifica dei prodotti più venduti pone l’accento su una dinamica particolare del comparto. Poche referenze risultano in linea con il trend medio del settore o del segmento di appartenenza. Rileviamo invece trend che si discostano nettamente dalla media, in positivo o in negativo. Ci sono quindi prodotti che, per motivi diversi, performano bene: nuovi lanci, referenze ben supportate dal punto di vista della comunicazione o delle iniziative promozionali o semplicemente articoli maggiormente graditi dalle consumatrici. Al contrario ci sono referenze le cui vendite hanno subito una brusca frenata, spesso con perdite a due cifre (tabella 3). È quindi opportuna un’attenta analisi dei dati di vendita per individuare le referenze con i migliori indici di rotazione. In base a queste considerazioni possono essere riviste le scelte assortimentali in modo più coerente dal punto di vista del business.

GRADUATORIA PRIMI 10 PRODOTTI (VENDITE FEBBRAIO 2012 - GENNAIO 2013)

euro TRATTAMENTI VISO 1 BIO-OIL OLIO DERMATOLOGICO 2 VEA LIPOGEL IDRAT PROT 50ML 3 LICHTENA CR P SENS/IRR 50ML 4 LIFTACTIV DS PNM P50ML 5 INTENSIVO GEL A IALU 40% 50ML 6 LIERAC EXCLUSIVE PREM CR A/RUG 7 LIFTACTIV SERUM FL30ML 8 COHERENCE GIORNO&NOTTE RUGHE 9 LICHTENA CR P SENS/IRR 25ML 10 CREMA IDR FORTE A IALUR 50ML TABELLA 3

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CHEFARO PHARMA HULKA GIULIANI VICHY UNIFARCO ALES GROUPE VICHY ALES GROUPE GIULIANI UNIFARCO

30.693 499 495 301 238 235 220 212 187 170 166

diff.% -1,0 >999 +0,7 -12,9 -22,6 -4,6 -15,5 +84,0 +204,9 -10,1 +7,6

quota % 35,4 0,6 0,6 0,3 0,3 0,3 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2

Dati New Line Totale Italia, valori medi per punto vendita



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Innovare

per crescere

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empre molto stimolanti gli incontri Asis, che l’Associazione studi sull’industria della salute organizza ogni anno a Tirrenia. Molti, tra i presenti, gli esponenti delle aziende farmaceutiche, ma anno dopo anno si dà sempre più spazio agli argomenti che stanno a cuore ai farmacisti: nell’edizione 2013, dal titolo “Innovare per crescere” (vedi box a pagina 27), un’intera sessione è stata dedicata alla ricetta elettronica - ve ne parleremo sul prossimo numero - e la mattinata del sabato al cambiamento del “bene farmacia”.

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Il premio “Innovare per crescere” quest’anno è andato a Mauro Marchi, presidente della Palladio Zannini, azienda cartotecnica del settore farmaceutico e a Stefano Pessina e Ornella Barra, rispettivamente Executive chairman e Chief executive Pharmaceutical Wholesale Division di Alliance Boots. Di recente il Gruppo ha annunciato una partnership con AmerisourceBergen, che segue quella dell’anno scorso con Walgreens e Stefano Pessina, nella sua lezione magistrale che ha preceduto i lavori del venerdì mattina, ha raccontato la storia di

Tre giorni di dibattiti e convegni a Tirrenia, al tradizionale incontro organizzato dall’Asis. E ampio spazio dedicato al “bene farmacia”, da proteggere DI LAURA BENFENATI

Alliance Boots: «L’allungarsi dell’aspettativa di vita delle persone in realtà “gioca a favore” dell’industria healthcare, destinata a una continua crescita futura. Certo gli attori della filiera devono lavorare insieme per il bene dei soggetti coinvolti e dei consumatori. La crisi che stiamo attraversando è molto dura ma abbiamo il dovere di vederla come una sfida, una possibilità unica di “rimescolare le carte”. Chi è capace di anticipare e adattarsi al cambiamento supera ogni crisi e ha l’opportunità unica di ripartire in posizione di vantaggio rispetto ai concorrenti».


I giovani in primo piano Pessina ha ripercorso la sua storia, che lo ha portato ai vertici dell’imprenditoria mondiale, ricordando quando concludeva accordi soltanto con il commercialista e Ornella Barra, senza banche e avvocati e «le probabilità di successo erano più o meno la stesse di quelle di oggi». Certo le cifre in questione sono un po’ diverse. «Quando ho capito che l’Italia non mi avrebbe permesso la crescita che volevo, sono andato in Francia, poi in Gran Bretagna, ora in America, dove ho realizzato il mio sogno, perché lì si possono fare cose che in Europa sono difficili», ha raccontato Pessina. «Con Boots ho fatto l’accordo con Walgreens e così è stato possibile l’accordo con AmerisourceBergen: partendo dalla distribuzione intermedia questo passo era più difficile». Con l’ultimo accordo stiamo parlando di un’azienda di 200 miliardi di dollari di fatturato, con 400.000 dipendenti, 6 miliardi di utili post imposte, la prima catena di farmacie sia in Europa sia negli Stati Uniti - quasi 12.000 complessive - il primo distributore intermedio sia in Europa sia negli Stati Uniti, 5 miliardi di pezzi movimentati, una presenza in 26 Paesi. Come è stato possibile tutto questo? «Si tratta di una storia industriale, di reale valore e di creazione di utili, stiamo parlando di una società innovativa che ha sempre curato i clienti delle sue farmacie», ha spiegato l’imprenditore che, partito dal mondo farmacia nel nostro Paese, è oggi nella lista di Forbes tra gli uomini più ricchi del mondo. «Siamo un’azienda globale: esaurite le idee, il segreto è sempre trovare

un’azienda più grande per amplificare il beneficio delle proprie idee e poi ne arrivano altre, nuove. Eravamo distributori intermedi all’avanguardia in Italia e quel modello lo abbiamo portato in Francia. Lì abbiamo capito come integrare le farmacie che Unichem aveva - e la distribuzione e siamo andati in Boots. Il know how di Boots lo abbiamo portato in Walgreens: in quella società la parte di non farmaco è meno profittevole e la renderemo profittevole. Bisogna sempre pensare al bene dell’azienda, se è necessario rinunciare al controllo di una parte lo si deve fare. Se fossi rimasto in Italia probabilmente la nostra azienda italiana sarebbe più grande e migliore ma senza nessun valore. Obama oggi si vuole prendere più cura della salute dei cittadini, ci sono 50 milioni di persone senza assistenza sanitaria, la farmacia americana avrà un peso fondamentale se saprà avvicinarsi al cliente». E i farmacisti italiani? A loro Pessina ha raccomandato di smettere di vivere nel passato, le trasformazioni sono già in atto ma richiedono tempi lunghi, la discussione sulle catene in Italia oggi è ridicola, dall’e-commerce all’uscita dei farmaci dal canale farmacia, la crisi accelererà tutti questi processi. PIÙ OTTIMISMO Non stiamo parlando di una crisi congiunturale ma di una fase di trasformazione ra- >

Asis, l’associazione studi sull’industria della salute, promuove studi e iniziative scientifiche e culturali di interesse dell’industria farmaceutica e dei prodotti per la salute e ha tra i suoi obiettivi quello di riunire mondo del lavoro, istituzioni e università per poter insieme promuovere ricerca, sviluppo e formazione nell’ambito delle scienze della vita. Ogni anno, a Tirrenia, l’associazione organizza “Gli incontri”, quest’anno dal titolo “Innovare per crescere”. «L’auspicio è che da questi incontri emerga sempre di più la voglia di lavorare insieme - università, associazioni, imprese - per trovare nuovi stimoli che favoriscano la crescita delle nuove generazioni nel settore delle scienze della vita», ci ha detto il presidente Marco Macchia. L’attenzione ai giovani, da parte dell’associazione, ha dato vita, in collaborazione con la Fondazione Carlo Erba, a due premi per dottori di ricerca, che durante il loro recente periodo di dottorato abbiano svolto ricerche innovative nel campo delle malattie oncologiche e neurodegenerative. Il bando è disponibile sul sito www.asis2013.it.

I partecipanti al convegno del sabato mattina: al centro Franco Falorni e secondo da sinistra, in alto, Marco Macchia, presidente dell’Asis

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Da sinistra Stefano Pessina, Marco Macchia ed Elio Fontana

dicale, come ha sottolineato Marco Frey, della Scuola Sant’Anna di Pisa: «Vivremo di sicuro in un mondo più parco, in cui ci sarà crescita ma qualitativa. La crisi ha provocato una perdita nel livello del Pil potenziale, i giovani sono i più colpiti, nelle università stiamo perdendo la possibilità di avere risorse per il futuro. È necessario puntare su ricerca e innovazione private, su maggiori servizi nel manifatturiero, internazionalizzazione e diversificazione dei prodotti e dei mercati, green economy, crescita dimensionale, interna e per aggregazione. E si deve investire in formazione e motivazione del proprio capitale umano». La situazione difficile nel nostro Paese è stata riassunta bene con i numeri del rapporto Censis 2013 da Ornella Barra: i costi burocratici gravano sulle imprese per 26 milioni di euro l’anno, nel 2012 i consumi pro capite degli italiani sono tornati ai livelli del 1997, il carico fiscale sulle famiglie è salito dal 42 per cento del 2007 al 45 per cento di oggi e addirittura al 52 per cento negli ultimi tre mesi del 2012: «Questa crisi è così lunga e riguarda tutti i Paesi, nessuno escluso, che niente sarà più come prima, stanno mutando i fondamentali del sistema economico e produttivo. L’onda dei mercati emergenti è inarrestabile anche nel settore farmaceutico ma l’Italia è destinata a mantenere la sua posizione al settimo posto almeno fino al 2016. E per le farmacie ci sono molte opportunità, perché il paziente esce prima dall’ospedale e ha bisogno di farmaci e quindi il sistema distributivo diventerà sempre più importante. Certo dobbiamo credere di più in

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tutte le caratteristiche positive - capacità di adattamento, innovazione, creatività - che ci contraddistinguono e vendere meglio il valore del made in Italy». L’Italia, ha concluso Barra, può tornare a crescere grazie alla sua capacità di internazionalizzarsi e restare attrattiva, superando i vincoli del sistema Paese e un contesto non favorevole, con costi spesso troppo alti per energia, trasporti, burocrazia e fisco. Un dato positivo è che la torta è comunque in crescita: la spesa complessiva mondiale per l’health care potrebbe toccare i 1.200 miliardi di dollari nel 2016. L’eccellenza italiana è stata raccontata da Stefano Rimondi di Assobiomedica: il 60 per cento dei prodotti per la dialisi arriva da Mirandola, distretto duramente colpito dal terremoto in Emilia dello scorso anno. L’associazione per le tecnologie biomediche, diagnostiche, apparecchiature medicali, dispositivi medici borderline, servizi e telemedicina ha immediatamente creato una task force e non c’è stato un solo paziente che abbia saltato una seduta di dialisi. Oggi la gran parte della ripresa delle aziende colpite dal terremoto è già avvenuta e nel 2012 è addirittura aumentato il fatturato. C’è però bisogno di innovazione per continuare a competere e la spending review è peggio del terremoto, ha detto Rimondi. Se si fanno fuori le strutture si mette a rischio la salute della gente, ha sottolineato anche Annarosa Racca, presidente di Federfarma: «Dobbiamo ridurre costi e attività in ambito ospedaliero e potenziare l’assistenza territoriale, le farmacie dovranno fornire nuovi servizi, come l’Adi, la presa in ca-

rico dei pazienti cronici, ma prima di tutto si devono rivedere il sistema di remunerazione e la convenzione nazionale, scaduta da oltre 15 anni». E ha rincarato la dose il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, che ha ricordato il grave danno per le imprese, pagate dalla pubblica amministrazione a 230-260 giorni. Se le aziende decidessero di spostare la produzione negli altri Paesi, il danno economico per l’Italia sarebbe enorme: «Serve un quadro normativo e regolatorio chiaro, si deve investire in produzione, ricerca e sviluppo, risorse umane qualificate ed export. Il Paese deve puntare sui settori più competitivi e la farmaceutica è un’eccellenza: il 9 per cento della ricerca e dello sviluppo nel nostro Paese è sostenuto dalle imprese del farmaco». IL BENE FARMACIA Uno dei principali obiettivi di Asis, ben illustrato da Marco Macchia, presidente oltre

La foto “Sic Volo”: in un momento di svolta, in cui la farmacia è sotto assedio, bersaglio di innumerevoli strali, il farmacista deve avere estremamente chiari dinanzi a sé i propri obiettivi. Solo così, dopo il martirio, potrà giungere una resurrezione. “Sic volo”: chi pronuncia la frase? I nemici della farmacia, che sognano di vedere finalmente giungere al capolinea una casta di monopolisti o il farmacista stesso, finalmente cosciente dei molti errori commessi?

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Il cuore di Carlo Al concorso “Il cuore di Carlo”, edizione 2013 hanno partecipato gli studenti del Corso in economia aziendale a.a. 2012-2013 - dipartimento di Farmacia dell’università di Pisa, tenuto da Franco Falorni. Ecco i finalisti. - Gruppo PENDOLO composto da: Francesca Ceragioli, Gemma Mimiri, Martina Calamari, Sara Ferraro. - Gruppo PUZZLE composto da: Giulia Pellegrini, Stefania Gallucci. VIDEO - “La pillola va giù” di Denisa Zarka. - “Terremoto L’Aquila” di Fabrizia Collaciani (vincitrice dell’edizione 2013). - “Maestro di sci e di vita” di Andera Manca. “Farmacia senza frontiere (cannocchiale)“ di Virginia Cacciamano. - Gruppo PISANI composto da: Cataldo Filippelli, Fabiana Frusi, Ilaria Pisani, Silvia Cerasoli, Valentina Citerà. FOTOGRAFIE - “Il pollice verde”, di Gilda Guaia. - “Mettersi in gioco, buttarsi (in piscina)” del Gruppo JORI composto da: Benedetta Bagnoli e Jacopo Jori. - “Il coraggio, in bilico su un masso”, di Francesca Desideri. Oltre agli studenti, hanno partecipato al concorso i farmacisti della commissione valutatrice del concorso. Ecco i loro lavori. - La foto con l’iconografia di “San Sebastiano” dal titolo “Sic Volo” di Enrico Caroti Ghelli e di Davide Abate. - “Il superfarmacista” di Emanuele De Libero. - “Il capitale umano” di Ilaria Lotti. - “Take care” di Francesco Martini. - “La bilancia” di Sandra Palandri. - “Avatar” di Cecilia Comparini. I video e le fotografie sono visibili sul sito del Laboratorio Farmacia www.laboratoriofarmacia.it.

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Il pendolo in quanto metafora di azienda in movimento e di farmacia inserita in un sistema in cui il singolo vive in sinergia con gli altri

che dell’associazione, anche del corso di laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche all’università di Pisa, è aprire le porte dell’università al mondo del lavoro e aggregare queste realtà con le istituzioni. “Innovare per crescere” significa anche questo: «Tutti dobbiamo fare rete per costruire il futuro dei nostri giovani e con questo spirito è nata la collaborazione tra la nostra università e il mondo del lavoro», ha spiegato Macchia. Gli studenti del Corso di economia aziendale della facoltà di Farmacia quest’anno hanno presentato una serie di progetti - video, fotografie, realizzazioni originali - nell’ambito del concorso “Il cuore di Carlo”, alla sua prima edizione (vedi box a fianco), promosso da Assinde e Laboratorio Farmacia. Il titolo della sessione del sabato mattina, dedicata alla farmacia, era “Innovare per crescere… l’inizio”: università, studenti e mondo del lavoro: sistema sinergico per gestire e affrontare positivamente il cambiamento del bene farmacia. «Se è un bene, bisogna cercare di proteggerlo», ha esordito Franco Falorni, commercialista di Pisa e docente al Corso di economia aziendale, «non ci si deve aspettare che l’università vada in farmacia, è la farmacia che deve andare in università. Sprechiamo tanti talenti, abbiamo molte persone che non sappiamo sfruttare, dobbiamo lavorare con le nostre università. È necessaria una rivoluzione culturale, bisogna cambiare atteggiamento attitudinale, investire in consapevolezza,

capitale umano, comunicazione, talento, coraggio, passione, squadra, cambiamento, professionalità, gioia, insomma in economia della conoscenza». Di tutti i lavori pervenuti ne sono stati selezionati sedici, dieci degli studenti e sei dei farmacisti della giuria, tra i quali il pubblico presente ha decretato il vincitore: Fabrizia Collaciani, originaria dell’Aquila colpita dal terremoto, che ha raccontato in un video un luogo ferito. Lo scenario rimanda in modo automatico alle sofferenze e alle difficoltà di una comunità, non filmata, che non dimenticherà e che è ancora lontana da una sperata normalità del proprio vivere quotidiano. Poi però l'immagine dell’insegna di una farmacia su una baracca provvisoria ci dice che la popolazione cerca di andare avanti e che il farmacista è là a svolgere il suo servizio, accanto alla sua gente. Clown, musica, momenti di commozione, intensa la mattinata del sabato all’insegna della gioia, del ritmo, della solidarietà come atteggiamento positivo per risolvere i problemi. «Chi è Carlo?», si chiedevano i presenti. «Un farmacista, un sindaco, una persona vivace mancata prematuramente, la cui figlia, Virginia Cacciamano, è una studentessa del Corso di laurea», ha spiegato Falorni. «Il cuore del farmacista di cosa deve essere pieno? Abbiamo chiesto ai ragazzi di raccontarci tutti i valori di Carlo». Ed ecco allora, tra i sedici lavori, il pendolo, il puzzle, il pollice verde, il cannocchiale, il coraggio di buttarsi. Servono i progetti ma serve anche velocità nel realizzarli. Amara la considerazione di Carlo Ghiani, presidente di Credifarma: «Stefano Pessina non ha detto niente di nuovo nella sua lezione magistrale, quindici anni fa allo Sheraton di Genova ci descrisse quello che sarebbe successo e che ci avrebbe portato nella situazione in cui siamo ora. Possiamo elencare una miriade di momenti perduti e oggi siamo disorientati su cosa e su come fare. C’è una certa carenza di immaginazione, speriamo che le nuove generazioni siano più agguerrite, c’è da lavorare sodo». I giovani sono avvertiti, hanno una grande responsabilità. Se la farmacia di oggi rimpiange le troppe occasioni perse, quella di domani è in mano loro, di quest’onda di entusiasmo, passione e speranza. Non smettiamo di sostenerla.


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Gli ultimi provvedimenti legislativi alla fine non sembrano mettere in discussione un istituto che ha un secolo di vita e che, ancora oggi, tutela qualità e capillarità del servizio DI SILVIA COSMO, CAVALLARO, DUCHI & LOMBARDO STUDIO LEGALE (MILANO E ROMA)

La pianta organica esiste ancora S iamo stati avvezzi a pensare che la farmacia non potesse esistere senza la pianta organica, ovvero il provvedimento amministrativo mediante il quale, in base ai criteri prescritti dalla legge, è stabilito per ciascun Comune il numero di farmacie che possono essere istituite e il territorio di pertinenza di ciascuna. Le ragioni di tale opinione risiedono nel fatto che la pianta organica ha sempre risposto alla esigenza di garantire capillarità territoriale al servizio pubblico farmaceutico finalizzato, per sua natura, alla tutela del diritto alla salute. Le recenti novità normative, nella prima interpretazione fornita dal ministero della Salute, sembravano mettere in discussione tale convinzione. Ma l’esigenza di pianificazione territoriale del servizio farmaceutico non è di ieri.

UN PASSO INDIETRO È interessante sapere che quando, sotto il governo Crispi, con la Legge 22 dicembre 1888, n. 5849 si pose mano alla prima regolamentazione unitaria dell’esercizio farmaceutico si scelse proprio la soluzione che garantisse la più ampia libertà nell’esercizio della farmacia sul presupposto che solo il principio di libera concorrenza avrebbe potuto garantire i maggiori vantaggi per la popolazione. Si legge nella giurisprudenza più datata, con riferimento al periodo di vigenza della legge Crispi del 1888, che «si aprirono nuove farmacie liberamente, come comuni esercizi commerciali, anche da parte di non farmacisti e di enti e società, col solo obbligo di un preavviso all’autorità amministrativa e di mettere alla direzione un farmacista. Ne seguì uno stato di cose al-

quanto confuso, dannoso al pubblico interesse e pieno di inconvenienti». (Cass. 9.4.1940, n. 459). Con la riforma Giolitti - introdotta con la Legge 22 maggio 1913, n. 468 - si pose rimedio a tale situazione introducendo alcuni precetti che rimasero nella legislazione successiva, tra i quali è da enumerare l’introduzione della pianta organica, che limitò il numero delle farmacie in rapporto alla popolazione. L’istituto della pianta organica trovò poi specifica disciplina nell’art. 380 del T.U. 27.7.1934, n. 1265 e nel successivo regolamento del 1938, n. 1706. Altre norme si succedettero, finché si approdò alla Legge 2 aprile 1968, n. 475 recentemente modificata, come è noto, dalla riforma Monti attraverso il Dl. 24.1.2012, n. 1, successivamente con-

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AT T U A L I T À

vertito nella Legge 27 del 24 marzo 2012. Anche il nuovo art. 2 della Legge 475/68 esprime la necessità di assicurare «una maggiore accessibilità al servizio farmaceutico» attraverso una «equa distribuzione sul territorio», garantendo «l’accessibilità del servizio farmaceutico anche a quei cittadini residenti in aree scarsamente abitate» sia pur sostituendo l’espressione “pianta organica” con quella di “zona”. Si legge, infatti, nella norma che «il Comune… identifica le zone nelle quali collocare le nuove farmacie». Sul punto è intervenuto in prima battuta, ancor prima della conversione in legge del decreto, l’Ufficio legislativo del ministero della Salute affermando che la nuova norma «è inequivocabilmente, diretta a eliminare la “pianta organica” delle farmacie e le procedure alla stessa correlate» (nota ministeriale del 21 marzo 2012). Secondo l’Ufficio dovrebbe ritenersi abbandonata la tradizionale procedura di suddivisione di tutto il territorio comunale «in tante aree quante sono le farmacie spettanti al Comune in base alla popolazione residente, con la necessità, in caso di istituzione di nuove farmacie, non solo di individuare esattamente il perimetro del territorio attribuito a ciascun nuovo esercizio, ma anche di modificare il perimetro delle sedi delle farmacie già operanti, al fine di ritagliare il territorio di pertinenza delle nuove». All’opposto, il Comune, sentiti la Asl e l’Ordine provinciale dei farmacisti competenti per territorio, dovrebbe «identificare» le zone nelle quali collocare le nuove farmacie in modo «svincolato dalla necessità di definire esattamente un territorio di astratta pertinenza di ciascun nuovo esercizio» e non incontrerebbe i limiti nella perimetrazione delle sedi già aperte. Questo consentirebbe che «l’individuazione delle “zone” avvenga anche in forma assai semplificata (per esempio indicando una determinata via e le strade adiacenti)», sia pure con il rispetto di una distanza dagli altri esercizi non inferiore a duecento metri. Accanto al suddetto orientamento amministrativo, al quale non va riconosciuta un’autorevolezza normativa né giurisprudenziale, è d’obbligo richiamare anche quello più recente dei giudici amministrativi che iniziano a occuparsi delle problematiche suscitate dalle re-

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centi modifiche normative. Il riferimento è alla pronuncia n. 173/2013 del Tar Lombardia, sez. di Brescia secondo il quale «la pianta organica, con la ripartizione del territorio in zone di competenza delle varie sedi farmaceutiche, può essere utilizzata, nell’attuale assetto normativo come strumento per ottenere un’adeguata distribuzione degli esercizi in rapporto alla popolazione. Una volta raggiunto questo scopo occorre evitare che la pianta organica possa operare come freno all’iniziativa economica o come ostacolo alla concorrenza». La statuizione deriva dalla considerazione che «l’impianto normativo costituito dagli artt. 1e 2 della legge 475/1968 e dall’art. 5 della legge 362/1991 è in effetti ancora basato sulla pianta organica, ma», prosegue la sentenza, «questo strumento deve convivere con gli obiettivi proconcorrenziali desumibili dal diritto comunitario e recentemente codificati nella legislazione nazionale». Il Tar, nella ricerca in via interpretativa di un equilibrio che tuteli la funzione regolatoria della pianta organica senza imporre eccessive restrizioni all’attività economica delle farmacie, è giunto alle seguenti conclusioni: «lo scopo dei confini tra le sedi farmaceutiche è di individuare la popolazione da servire e non di irreggimentare l’iniziativa economica»; «la popolazione da servire costituisce clientela contendibile e non clientela garantita grazie alla pianta organica»; «i farmacisti che subiscono gli effetti dell’avvicinamento e del potenziamento di altre farmacie non possono ottenere una misura di protezione che freni gli investimenti e le innovazioni aziendali dei concorrenti». Secondo il Giudice bresciano le predette conclusioni sarebbero in linea con il diritto comunitario, per il quale sono legittime le norme nazionali che limitano il numero delle farmacie, assoggettandole a una pianificazione geografica, «qualora la finalità perseguita sia quella di assicurare la copertura omogenea del territorio, comprese le zone rurali o comunque svantaggiate». In sintesi, dunque, «quando l’obiettivo della copertura omogenea non è in pericolo, non essendovi il rischio che l’offerta di medicinali e servizi accessori si concentri in

alcuni punti soltanto del territorio, viene meno la giustificazione delle misure restrittive della concorrenza e diventa quindi irragionevole interpretare in modo rigido la pianta organica delle sedi farmaceutiche». IL FATTORE DISCRIMINANTE È dunque la capillarità sul territorio del servizio farmaceutico che funge da discrimine nella valutazione della legittimità dei provvedimenti amministrativi sottoposti al vaglio della giurisprudenza e a tale concetto si è riferito anche il Consiglio di Stato con l’ordinanza n. 751/2013. Con riferimento all’art. 1del Dl. n. 1/2012, il Supremo Collegio, sia pure attraverso una pronuncia cautelare, ha statuito che «il nuovo quadro normativo non appare prescindere da un momento di pianificazione dell’organica distribuzione sul territorio delle sedi delle farmacie, stante la finalizzazione del servizio alla tutela del diritto alla salute». Il Consiglio di Stato è nuovamente intervenuto sul tema con la recente sentenza n. 1858/2013 attraverso la quale le ragioni di una corretta pianificazione territoriale del servizio farmaceutico sono state ribadite. Sebbene, infatti, non si parli più di “sedi” ma di “zone”, per il Collegio questo mutamento non è rilevante, perché «la giurisprudenza aveva già da tempo avvertito che quando la normativa previgente usava il termine “sede” si doveva intendere “zona”, perché questo era il significato che si desumeva dal contesto».«È vero», prosegue la pronuncia, «che la nuova formulazione dell’art. 2 sembra riferirsi esplicitamente solo all’assegnazione delle “zone” alle farmacie di nuova istituzione” ma “è nella logica delle cose che questo potere-dovere di pianificazione territoriale non si eserciti una tantum ma possa (e se del caso debba) essere nuovamente esercitato per apportare gli opportuni aggiornamenti, e che ciò venga fatto nel quadro di una visione complessiva del territorio comunale». In conclusione, benché la legge non preveda più, espressamente, un atto tipico denominato “pianta organica”, «resta affidata alla competenza del Comune la formazione di uno strumento pianificatorio che sostanzialmente, per finalità, contenuti, criteri ispiratori, ed effetti corrisponde alla vecchia pianta organica e che niente vieta di chiamare con lo stesso nome».


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Un nemico a molte facce

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a patologia di cui si soffre viene curata ma il dolore a essa connesso lo si considera quasi ineluttabile. E invece, soprattutto se si tratta di quello acuto o cronico, va curato anch’esso. La Legge 38 è ottima ma va applicata, con il contributo di medici di medicina generala e specialisti». Basterebbero le parole di Gabriella Voltan, presidente dell’Associazione nazionale

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malati reumatici, per riassumere, dalla parte dei pazienti, il senso di una sofferenza costante che però riceve poca attenzione a livello terapeutico. I farmaci che agiscono sull’infiammazione non sempre funzionano sul dolore, a volte perché non sono adatti, a volte per un dosaggio insufficiente. «Nonostante la qualità di vita dei pazienti con malattie reumatiche sia molto cambiata», spiega

Voltan, «il dolore è radicato con i suoi picchi e la sua cronicizzazione. E il solo modo per difendersi è mettere in atto qualche banale strategia salva-vita. Spesso quando il dolore è troppo forte il paziente è costretto a dire basta: in certe situazioni “il rimedio” è quello di chiudersi in una stanza, isolarsi dal mondo, finché non passa, finché non si allenta lo stress e si recuperano le forze».


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Più patologia che sintomo, il dolore riguarda un cittadino europeo su cinque e comporta ingenti costi sociali. La sfida della Legge 38, in Italia, e le opzioni farmacologiche DI GIUSEPPE TANDOI

UN FENOMENO DIFFUSO Dando uno sguardo oltre confine, l’ampia indagine, Pain in Europe - che ha coinvolto 46.000 persone - testimonia che nel continente un adulto su cinque soffre di dolore cronico da moderato a severo. La grande diffusione del fenomeno comporta notevoli costi sociali, in termini di giornate lavorative perse e di costi a carico degli Stati, quantificabili sui 34 miliardi di euro l’anno. Ai vertici del poco piacevole “campionato europeo del dolore” la Norvegia, con un’incidenza sulla popolazione del 30 per cento, seguita dalla Polonia e dall’Italia. «Nel nostro Paese», sintetizza Marco Martucci Cerinic, ordinario di Reumatologia all’Università di Firenze, «sono cinque milioni e mezzo le persone colpite da una forma osteoarticolare. In particolare è l’artrosi la patologia osteoarticolare più frequente, ne soffre il 10 per cento della popolazione over 60. Ma si tratta probabilmente di dati sottostimati». Non c’è dubbio che la Legge 38/2010 abbia rappresentato una svolta, facendo dell’Italia un modello da seguire in fatto di terapia del dolore e cure palliative. Alla base di tutto un principio: il cittadino affetto da dolore ha il diritto a essere curato. «Tra gli elementi di maggior rilievo contenuti nella Legge 38», spiega Cesare Bonezzi, consulente dell’Unità di terapia del dolore della Fondazione Maugeri di Pavia, «la necessità di registrare in cartella clinica entità e durata del dolore di cui soffre il paziente, oltre alle terapie antalgiche adottate e ai risultati da esse ottenuti. Va ribadito una volta di più che, al di là della distinzione tra dolore acuto e cronico, la priorità, per il terapista del dolore, è la tempestività dell’intervento». Premesso che il testo di legge è di assoluta avanguardia, il passaggio dalla Gazzetta Ufficiale alla sua reale ap-

plicazione sul territorio richiede tempo e, anche tra i medici di famiglia, una nuova consapevolezza. «L’esperienza degli ospedali senza dolore», sottolinea Ovidio Brignoli, vice presidente della Società italiana di medicina generale, «finora non ha dato risultati molto positivi. Quanto ai medici di medicina generale, dei 47.000 che operano attualmente sul territorio solo una parte ha piena conoscenza delle tematiche del dolore». Un cambiamento di mentalità non facile che negli ospedali - rimarca Matucci Cerinic - è richiesto anche al personale infermieristico, cui spetta il compito di raccogliere in un questionario le valutazioni dei pazienti sul dolore. «Vi è una crescente sensibilità negli ospedali nei confronti della Legge 38», aggiunge Paolo Cherubino, presidente della Società italiana di ortopedia e traumatologia, «ma i primi a essere educati, sulla questione, devono essere i medici». La legge sollecita, in tal senso, l’aggiornamento Ecm del personale sanitario, ma un ulteriore contributo lo darebbero corsi universitari che contemplassero il dolore come specifica materia di insegnamento. Cosa che oggi non avviene. TERAPIE CONSOLIDATE «Le tipologie di dolore che l’ortopedia si trova ad affrontare più frequentemente», spiega Cherubino, «sono rappresentate dal dolore cronico associato alle patologie degenerative osteoarticolari che colpiscono i pazienti anziani e dal dolore acuto post-traumatico (distorsioni, contusioni, fratture) che può essere più o meno intenso a seconda della gravità del trauma (la frattura è molto dolorosa così come gli strappi muscolari). In generale il dolore acuto si riscontra più frequentemente nel soggetto giovane e adulto, di solito più attivo. Il dolore postoperato-

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rio è discretamente frequente in ortopedia, ma piuttosto che al tipo di intervento è strettamente correlato alla qualità dei farmaci anestetici che vengono somministrati al paziente per l’intervento chirurgico». Se ampia è la possibilità di scelta del medico, i farmaci più utilizzati per il trattamento del dolore osteroarticolare sono i Fans. A distinguere tra i vari Fans è la selettività di inibizione per la Cox-1 e la Cox-2. Da annoverare tra i farmaci di comprovata efficacia per il trattamento del dolore osteoarticolare è etoricoxib. Si tratta della molecola, utilizzata ormai da un decennio, che presenta la massima selettività per la Cox-2, garantendo una forte attività analgesica e antinfiammatoria unita a un buon profilo di tollerabilità gastrointestinale. Grazie alla sua lunga emivita nel sangue, superiore alle 24 ore, il farmaco è in grado di agire con successo anche con una sola somministrazione giornaliera. Novità recente è l’estensione delle indicazioni terapeutiche di etoricoxib al trattamento del dolore acuto post operatorio da chirurgia dentale. Unico coxib a giovarsi di tale estensione, che consente al farmaco di misurarsi con una tipologia di dolore tra le più acute. «È la prima volta che viene condotto uno studio controllato sul dolore acuto, in questo caso quello conseguente a estrazione dentale», entra nel dettaglio Silvano Adami, ordinario di Reumatologia all’Università di Verona, «su un numero congruo di pazienti per capire l’efficacia e la sicurezza di un farmaco antinfiammatorio della famiglia dei coxib; l’efficacia di questo farmaco era già stabilita su base empirica nella pratica clinica. Adesso sappiamo che un’unica somministrazione di etoricoxib da 90 mg è in grado di controllare il dolore da estrazione dentale oltre le prime sei ore dall’assunzione della dose». Lo studio citato da Adami, condotto su 588 pazienti, ha dimostrato che l’efficacia di etoricoxib nell’alleviare il dolore a distanza di sei ore dalla somministrazione singola è superiore rispetto a paracetamolo/codeina 600/60 mg e paragonabile a ibuprofene 600 mg. Entrambi i farmaci somministrati ogni sei ore.

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Il trattamento

del tromboembolismo venoso 38 puntoeffe


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I vantaggi dei nuovi anticoagulanti orali nel ridurre gli eventi tromboembolici DI ADRIANA VISONÀ DIRETTORE UO ANGIOLOGIA AZIENDA ULSS 8, CASTELFRANCO VENETO, E PRESIDENTE SOCIETÀ ITALIANA DI ANGIOLOGIA E PATOLOGIA VASCOLARE

I

l tromboembolismo venoso, che comprende l’embolia polmonare e la trombosi venosa profonda, colpisce il 10-40 per cento dei pazienti ricoverati nei reparti medici e chirurgici e il 40-60 per cento di quelli che si sottopongono a chirurgia ortopedica maggiore. L’embolia polmonare rimane la prima causa di morte nei pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica elettiva di anca e ginocchio. La profilassi con farmaci anticoagulanti riduce gli eventi tromboembolici (trombosi venosa profonda ed embolia polmonare) sia sintomatici sia asintomatici, la recidiva degli eventi stessi e la mortalità a essi correlata. Il rischio emorragico associato al trattamento anticoagulante è il maggior limite di questa terapia, quale che essa sia (eparina, fondaparinux, antagonisti della vitamina K quali warfarina e acenocumarolo). Inoltre, la terapia anticoagulante orale necessita di frequenti esami di laboratorio per verificare il valore di Inr, ciò che testimonia che il paziente in terapia con anticoagulanti orali è in range terapeutico o meno. CARATTERISTICHE DEI NAO Recentemente nuovi anticoagulanti con assunzione per via orale (Nao), a dosi fisse, senza necessità di controlli di laboratorio, sono stati testati in trial clinici randomizzati e si sono rivelati efficaci e sicuri al pari di eparina a basso peso molecolare e warfarina nella profilassi antitrombotica in chirurgia ortopedica maggiore in elezione, nella prevenzione di eventi cardioembolici nei pazienti con fibrillazione atriale e nella prevenzione di recidiva e morte nei pazienti con tromboembolismo venoso. I Nao sono agenti che vanno a inibire importanti fattori della cascata coagulativa ovvero il Fattore Xa (rivaroxaban,

apixaban,edoxaban, betrixaban,) o la trombina (dabigatran). Di questi, gli inibitori del fattore Xa, rivaroxaban e apixaban, e l’inibitore della trombina, dabigatran, sono stati studiati in trial clinici che hanno confermato la loro efficacia al pari dell’eparina a basso peso molecolare e della warfarina nel trattamento della trombosi venosa profonda ed embolia polmonare. Questi farmaci vengono assunti solo per via orale, agiscono rapidamente, non necessitano di aggiustamenti della dose, né di monitoraggio di esami di laboratorio per somministrare la dose adeguata; la loro azione non viene influenzata da assunzione di determinati cibi; pochi farmaci eventualmente assunti contemporaneamente interferiscono con la loro azione. I Nao vengono eliminati per via renale in percentuale variabile dall’80 per cento (dabigatran) al 25 per cento (apixaban). Per quelli con prevalente escrezione renale è possibile utilizzare dosaggi inferiori in caso di insufficienza renale (per esempio dabigatran), mentre quelli con minor escrezione renale possono essere preferibili in caso di insufficienza renale più grave. La possibilità di aggiustare il dosaggio in base alle caratteristiche del paziente (per esempio, età più avanzata, insufficienza renale) fa sì che possano essere utilizzati anche in pazienti più fragili. Nei pazienti con insufficienza epatica vi è assoluta controindicazione solo in caso di malattia acuta e attiva. Questi farmaci sono meglio accettati dai pazienti, proprio perché vengono assunti per via orale e perché non sono necessari controlli di laboratorio. Tuttavia vi è il rischio che i pazienti non assumano il farmaco proprio per la maggior facilità di gestione, senza necessità di controlli di laboratorio. Alcuni di questi

>

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farmaci devono essere assunti due volte al giorno, e ciò può rappresentare uno svantaggio potenziale nei confronti della compliance in caso di trattamenti prolungati quali quelli per la fibrillazione atriale o della trombosi venosa profonda ed embolia polmonare. Nei pazienti molto anziani con varie patologie concomitanti, come anche nei soggetti molto giovani, categorie di soggetti non inclusi nei trial clinici randomizzati, l’uso dei Nao deve essere effettuato con cautela. Parimenti non abbiamo dati sufficienti per raccomandarne l’impiego in gravidanza. Inoltre, non vi sono antidoti in caso di sanguinamento o se si rende necessario una procedura chirurgica d’urgenza. In situazioni di urgenza i test di laboratorio aPTT per dabigatran e PT per rivaroxaban possono essere di aiuto nel controllare sovradosaggio o compliance, ma non abbiamo informazioni sufficienti per mettere in correlazione questi dati di laboratorio con rischio emorragico o trombotico. Altri test di laboratorio quali attività anti IIa per dabigatran e anti Xa per rivaroxaban e apixaban sono da preferire, ma non sono alla portata di tutti gli ospedali, essendo effettuati solo in laboratori specializzati. Pertanto, pur non essendo necessario il controllo di parametri di laboratorio durante il trattamento con Nao, in caso di emergenza non abbiamo a tutt’oggi test di laboratorio semplici e affidabili per valutare lo stato coagulativo. Il dosaggio di Inr, non più necessario come abbiamo già sottolineato, può comunque identificare pazienti a elevato rischio emorragico a causa terapia anticoagulante, per esempio quando si riscontra un Inr elevato. La terapia con Nao genera una minor consapevolezza sia del medico sia del paziente per quello che è il rischio emorragico e delle situazioni a maggior rischio in corso di terapia anticoagulante. COMPLICANZE I Nao somministrati per os, a dosi fisse una o due volte al giorno a seconda dei farmaci, dimostratisi efficaci e sicuri al pari di dosi adatte di warfarina nel prevenire recidive di tromboembolismo venoso, generano un effetto anticoagulante irreversibile. Pertanto la mancanza di

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antidoto, pur essendo compensata dalla breve emivita e dalla possibilità di utilizzare derivati del sangue in caso di emorragia, rimane un punto a sfavore per i Nao. Le complicanze emorragiche sono più frequenti nei soggetti anziani, con insufficienza renale o con patologie concomitanti. Nonostante il loro profilo di sicurezza sia soddisfacente, alcuni di questi farmaci hanno rivelato un aumentato rischio emorragico, per cui nel prescriverli è necessario considerare oltre al rischio tromboembolico anche quello emorragico. A questo proposito vi sono degli score per valutare il rischio emorragico e sono raccomandati nei pazienti candidati a terapia con Nao, soprattutto in categorie a rischio. La terapia con Nao appare sicuramente attraente per molti pazienti che mal accettano sia la somministrazione parenterale sottocute dell’eparina a basso peso molecolare nella profilassi del tromboembolismo venoso, sia il disagio provocato da continui controlli ematochimici necessari per gli anticoagulanti orali. Comunque la terapia anticoagulante con Nao dovrebbe essere intrapresa gradualmente. Pazienti in terapia anticoagulante orale con warfarina, che raggiungono la stabilità di Inr con valori spesso in range terapeutico, e che non sono particolarmente disturbati dai controlli di laboratorio, possono continuare con la terapia anticoagulante orale con warfarina. Non è infatti raccomandabile passare da una terapia tutto sommato ben controllata e non disagevole a un’altra, seppur efficace e sicura. I Nao sono indicati nei pazienti molto disturbati dai controlli di laboratorio, che hanno difficoltà a raggiungere i laboratori stessi, che sono limitati da interferenze alimentari perché viaggiano e perché non intendono modificare abitudini alimentari che interferiscano con la terapia anticoagulante orale con warfarin. I Nao sono altresì indicati nei pazienti che in terapia anticoagulante orale con warfarin hanno una notevole variabilità dei valori di Inr per fattori acquisiti o genetici. Osservazioni in merito a polimorfismi genetici che portano a un maggior rischio di sanguinamento con i Nao, segnalati per esempio con dabiga-

I Nao somministrati per os, a dosi fisse una o due volte al giorno a seconda dei farmaci, dimostratisi efficaci e sicuri al pari di dosi adatte di warfarina nel prevenire recidive di tromboembolismo venoso, generano un effetto anticoagulante irreversibile tran, necessitano di ulteriori conferme. Un fattore determinante nella scelta della terapia con Nao in alternativa alla warfarina è la preferenza del paziente. Un altro aspetto rilevante è la gestione e presa in carico del paziente che assume Nao il quale, per il fatto che non deve essere inviato ai controlli ambulatoriali, nondimeno necessita di sorveglianza clinica. Sia il medico di medicina generale sia lo specialista che seguono il paziente in Nao per la patologia tromboembolica devono mantenere con quest’ultimo un contatto continuo. In una fase iniziale di utilizzo dei Nao nel mondo reale, al di fuori dei trial clinici, è importante che medici di medicina generale e specialisti lavorino per ottimizzare la scelta del paziente, per educarsi all’impiego dei nuovi farmaci, per definire comportamenti comuni in caso di scarsa compliance, di problematiche inerenti sia all’efficacia sia alla sicurezza della terapia con Nao. Percorsi assistenziali aziendali, riunioni tra specialisti vari (angiologi, cardiologi, geriatri, internisti, nefrologi, neurologi) e medici di medicina generale sono auspicabili per la formazione condivisa all’utilizzo dei Nao. Registri sull’impiego dei Nao nella vita reale sono stati avviati; contatti con le istituzioni per trasmettere attività di sorveglianza da parte sia dei medici di medicina generale sia degli specialisti sono fortemente consigliati. Un altro aspetto non trascurabile riguarda la sostenibilità di farmaci che hanno un costo maggiore. Ovviamente l’appropriatezza nella scelta del paziente è essenziale per dare la terapia giusta al paziente giusto, cosa che può anche limitare i costi non solo diretti, ma anche indiretti.


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P R I M O P I A N O

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Viribus unitis

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P R I M O P I A N O

Le funzioni del sindacato nel contesto della libertà sindacale postulata dalla Costituzione A CURA DELLO STUDIO DELL’AVVOCATO BRUNO RICCARDO NICOLOSO FIRENZE - ROMA b.r.nicoloso@tin.it

L’

intervento di questo osservatorio legale sui Pacta contra lege non sunt servanda (Punto Effe n. 4/2013) ha suscitato una nota di dissenso da parte di qualche rappresentante della professione farmaceutica (in generale) e dei titolari di farmacia (in particolare) che ha enfatizzato ultra vires la portata della funzione sindacale, ma a sproposito. A tacere del fatto che i patti di cui s’è detto non erano riferibili a una tale funzione sindacale, ma erano stati il frutto dell’iniziativa di un gruppo di titolari di farmacia che s’erano convinti di poter organizzare contra legem gli orari delle proprie farmacie, appare opportuno rilevare che sulla problematica della rappresentatività dei sindacati di categoria si è recentemente pronunciato il Giudice amministrativo (Consiglio di Stato, Sezione terza, 28 febbraio 2013, n. 1221), che ha fissato un inequivocabile dictum sulla legittimazione sindacale a stare in giudizio nell’interesse degli iscritti, ma con una pronuncia che va oltre gli aspetti meramente processuali e merita in tale prospettiva una attenta lettura: «I sindacati, invero, sono associazioni private non riconosciute, cioè figure organizzative libere e non assoggettate a vigilanza, verifiche o controlli pubblici, in specie sulla democraticità dell'ordinamento interno. Hanno dunque carattere plurale e sono ad adesione eventuale, ma non sono enti esponenziali della categoria e dunque non possono essere considerati come portatori, ciascuno, di un proprio compito generale di difesa, anche in giudizio, dell'interesse dell’intera categoria unitariamente considerata». «Segue che la riunione in associazione ai fini di tutela generale di un determinato gruppo sociale o categoria non è suscettibile di conferire alle formazioni così costituite una legittimazione straor-

dinaria a ricorrere in luogo e nell’interesse dei consociati, salvo i casi in cui specifiche disposizioni di legge o di regolamento assegnino all’associazione una posizione partecipativa a un determinato procedimento, o il diritto a interloquire su scelte che coinvolgano nel complesso la categoria rappresentata». «Sotto ulteriore profilo l’interesse collettivo dell’associazione sindacale deve identificarsi con l’interesse di tutti gli appartenenti alla categoria unitariamente considerata e non con interessi di singoli associati». «Ogni diversa conclusione, volta a riconosce la piena e autonoma legittimazione ad agire dell’associazione di categoria, determinerebbe una vera e propria sostituzione processuale, in violazione dell’articolo 81 c.p.c., secondo il quale nessuno può fare valere in giudizio in nome proprio un diritto altrui se non nei casi espressamente previsti dalla legge». Nella stessa logica si pone il dictum del Giudice ordinario che ha sospeso l’esecuzione della deliberazione di espulsione di un aderente a un sindacato di categoria che non aveva aderito a uno sciopero (o a una serrata?) da questo proclamato sullo svolgimento del servizio pubblico e sociale garantito dalle farmacie, ritenendolo illegittimo, perché adottato «in violazione dei suoi diritti di libertà e in contrarietà al miglior perseguimento degli scopi sociali» (Tribunale ordinario di Trieste, ordinanza 21 gennaio 2013 nel procedimento n. 4135/2012), se pure tale decisione pone ben diverse problematiche da approfondire. IN LINEA DI PRINCIPIO Tutto questo viene detto senza nulla togliere, ma anzi per ribadire a chiare note la ben diversa portata e decisiva funzione dell’azione sindacale rispetto alla semplice e contestata legittimazione

L E G A L E

processuale nell’interesse degli iscritti e all’indiscussa prevalenza dei loro ditirtti di libertà. Ciò secondo il dettato dell’articolo 39 della Costituzione, che ha postulato il pluralismo e l’autonomia delle organizzazioni sindacali di contro alla concezione di base del precedente sistema corporativo e ha fissato una disciplina fondata sulla libertà sindacale, sul riconoscimento giuridico dei sindacati che va ben oltre l’efficacia obbligatoria dei contratti collettivi per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce, sul piano laburista, fino ad assumere la veste di un infungibile ente propulisvo delle stesse politiche di categoria. C’è peraltro da aggiungere che una tale norma (che è tra le più significative della Costituzione) ha trovato una forza espansiva nell’intreccio di prassi sindacali, elaborazioni della dottrina e della giurisprudenza, e interventi legislativi che hanno condotto a rafforzare la trasformazione delle istanze individuali in istanze collettive, sulla falsariga del ruolo costituzionale attribuito al sindacato nel pluralismo organizzatorio di cui è espressione, e ciò non solo in riferimento ai sindacati dei lavoratori, ma anche a quello delle associazioni dei datori di lavoro tra cui quelle costituite a livello locale e a livello nazionale (attraverso una federazione) dai titolari di farmacia, che sono a un tempo (come ben sanno i quindici lettori presbiti di questo osservatorio legale) concessionari di un servizio pubblico garantito nell’esercizio di un’impresa economica attraverso cui viene svolta una professione (che peraltro unifica sul piano concettuale il farmacista datore di lavoro e i farmacisti lavoratori dipendenti). Ma questo è un discorso che (nelle prospettive del sindacalismo di riflesso e del relativo ordinamento a formazione non legislativa) ci porterebbe lontano rispetto alle considerazione di fondo sui ben delineati limiti della funzione sindacale rispetto alla pregnante libertà di azione dei sindacati, che viene qui intesa nella più vasta nozione e rilevanza del fenomeno aggregativo tutelato dalla Costituzione attraverso un postulato che ricorda i tribuni (per non dire littori) della Roma repubblicana (ma fermiamoci lì).

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Contro la meningite

P. U. O. I.

fare la differenza!

24 APRILE 2013: GIORNATA MONDIALE CONTRO LA MENINGITE. Chiama il numero verde 800 58 73 79, un pediatra risponderà alle tue domande* PREVIENI ci sono vaccini efficaci e sicuri per contrastare la meningite. Informati dal tuo medico e fai una scelta libera e consapevole. UNISCITI al Comitato Nazionale Contro la Meningite e segnalaci le disfunzioni informative sul tuo territorio.

OSSERVA attentamente tuo figlio e i tuoi familiari per identificare i segni della meningite e favorire una diagnosi tempestiva. INFORMATI sui rischi e le conseguenze dei diversi tipi di meningite. L’informazione è il primo passo per sconfiggere la meningite.

Il Comitato Nazionale Contro la Meningite è il primo gruppo in Italia attivo nella lotta contro questa malattia che colpisce oltre 1.000 persone all’anno soprattutto bambini. Informazione, prevenzione e diagnosi tempestiva possono fare la differenza. Aiutaci anche tu a proteggere tutti i bambini dalla meningite: firma la petizione per chiedere alle Istituzioni il potenziamento della lotta a questa malattia, vai sul sito www.liberidallameningite.it Dona il 5x1.000 al Comitato Nazionale contro la Meningite - Codice fiscale 97602290153

Con il patrocinio di

*Il numero verde sarà attivo dal 17 al 24 aprile dalle ore 10:00 alle 18:00


S P I G O L AT U R E

A CURA DI ELISA SPERONI

Scuole di farmacia Novellino presidente

E

ttore Novellino (nella foto), già direttore del dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, e attuale presidente dell’Ordine dei farmacisti di Avelino, è stato eletto presidente della Conferenza dei direttori delle scuole di farmacia, ex Conferenza dei presidi. Presupposto fondamentale del programma da lui esposto è la necessità di riposizionare il ruolo del farmacista nel Servizio sanitario nazionale,

Arretrati, accordo a Catanzaro È stato raggiunto un accordo tra Gerardo Mancuso, direttore generale dell’Asp di Catanzaro, e Vincenzo Defilippo, presidente di Federfarma Catanzaro, sul pagamento delle mensilità arretrate secondo un calendario ritenuto accettabile da Federfarma provinciale. Dopo mesi di appelli da parte di Defilippo circa l’allarmante crisi economica, che non ha risparmiato il settore della farmacia, Mancuso ha accettato di pianificare il debito, suddividendolo in diverse tranche. Nel relativo comunicato di Federfarma si legge che «l’Asp di Catanzaro ha disposto, con la rimessa di gennaio 2013, il pagamento relativo al mese di settembre 2012; con la rimessa di febbraio 2013, il pagamento relativo al mese di ottobre 2012, e con risorse aggiuntive nel mese di marzo 2013, il pagamento di novembre 2012, assicurando da aprile 2013 pagamenti accorrentati a due mesi di ritardo».

medicalizzando sempre di più la professione. Novellino ha dichiarato che «il farmacista deve diventare il punto di riferimento cui il medico di medicina generale si rivolge per poter curare i pazienti cronici a casa. In più, il farmacista deve diventare l’attore protagonista nella valutazione dell’aderenza alla terapia, un ruolo che sarà più semplice svolgere con l’avvento della ricetta elettronica. Queste due evoluzioni professionali garantirebbero un risparmio significativo della spesa sanitaria a lungo termine». Novellino sostiene che la struttura universitaria odierna non sia ancora pronta per questa evoluzione ed è, pertanto, auspicabile una rivisitazione del curriculum degli studi insieme alle organizzazioni professionali.

Usa: cala la spesa per i medicinali l rapporto stilato da Ims riferisce che, per la prima volta in quasi sessant’anni, la spesa per i prodotti farmaceutici negli Stati Uniti ha subito un calo. Nel 2012, infatti, si è registrato una diminuzione generalizzata dell’1 per cento dei costi per i medicinali e del 1,5 per cento della spesa per i farmaci più comunemente usati, come quelli per curare l’ipertensione, l’ipercolesterolemia e il diabete. Il periodo è particolare, visto che negli ultimi anni molti medicinali hanno perso il brevetto e sono diventati, quindi, genericabili. Insieme a questo fenomeno, se ne sta sviluppando, parallelamente, un altro: il diffondersi di farmaci ad alto contenuto tecnologico, che costituiscono una nuova frontiera per la cura di tumori o di patologie ereditarie e che non sono prossimi al passaggio nel mondo dei generici. Pertanto, Ims prevede, per il 2014, un aumento della spesa per medicinali pari al 4 per cento.

I

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KESTINE-Pagina ADV RCP 210x280_Layout 1 18/02/13 09:30 Pagina 2

Disturbi psichiatrici

Molto rare: nervosismo, insonnia

Patologie del sistema nervoso centrale

Rare: sonnolenza

Patologie cardiache

Molto rare: palpitazioni, tachicardia

Patologie gastrointestinali

Rare: bocca secca Molto rare: vomito, dolore addominale, nausea, dispepsia

Riassunto delle caratteristiche di prodotto 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE KESTINE 10 mg liofilizzato orale 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Ogni dose di Kestine 10 mg liofilizzato orale contiene: • Principio attivo: Ebastina 10 mg Eccipienti con effetto conosciuto: • Aspartame 1, 0 mg Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere sezione 6. 1. 3. FORMA FARMACEUTICA Liofilizzato orale. Ogni dose di Kestine 10 mg liofilizzato orale è bianca, rotonda, liofilizzata. 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4. 1 Indicazioni terapeutiche Ebastina 10 mg liofilizzato orale è indicata nel trattamento sintomatico di Riniti allergiche (stagionali o perenni) associate o meno a congiuntiviti allergiche. Orticaria 4. 2 Posologia e modo di somministrazione L’utilizzo di Kestine 10 mg liofilizzato orale è riservato agli adulti e ai bambini di età superiore a 12 anni. • Riniti allergiche: A dosi di 10 mg una volta al giorno, ebastina è efficace nell’ alleviare i sintomi delle riniti allergiche; nei pazienti con sintomi più gravi, comprese le riniti allergiche perenni, una dose unica di 20 mg una volta al giorno, può essere di maggiore beneficio. • Orticaria: La dose per gli adulti è di 10 mg di liofilizzato orale una volta al giorno. Popolazioni particolari Nei pazienti con insufficienza epatica di grado lieve o moderato si consiglia di non superare il dosaggio giornaliero di 10 mg. Popolazione pediatrica La sicurezza e l’efficacia nei bambini di età inferiore a 12 anni non è stata studiata. Modo di somministrazione Aprire il blister, con mani asciutte, immediatamente prima dell’uso e prelevare la dose di liofilizzato orale senza romperla. La dose di ebastina deve essere ingerita subito dopo l’apertura del blister, ponendo il liofilizzato orale sulla lingua dove si disperde istantaneamente: non è necessaria acqua o altro liquido per l’assunzione. Ebastina può essere assunta durante o lontano dai pasti. 4. 3 Controindicazioni Ipersensibilità al principio attivo ebastina o a uno qualsiasi degli eccipienti. Insufficienza epatica grave. Bambini di età inferiore a 12 anni. Generalmente controindicato in gravidanza e durante l’allattamento (vedere il paragrafo 4. 6). 4. 4 Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego Usare cautela nell’utilizzo di ebastina nei pazienti in cui sia noto un rischio cardiaco, come quelli con sindrome dell’intervallo QT prolungato, ipopotassiemia, in trattamento con farmaci che inducono un incremento dell’intervallo QT. Poichè vi è una interazione farmacocinetica con medicinali che interagiscono con il sistema CYP3A4 usare cautela nel prescrivere ebastina in associazione con antimicotici azolici, tipo ketokonazolo e itraconazolo, o antibiotici macrolidi, tipo eritromicina (vedere paragrafo 4. 5). Dato che ci sono interazioni farmacocinetiche con gli agenti antitubercolotici tipo rifampicina (vedere sezione 4. 5), prestare attenzione nel prescrivere ebastina con farmaci appartenenti a questo gruppo. Ebastina deve essere utilizzata con cautela nei pazienti con insufficienza renale o con insufficienza epatica di grado lieve o moderato (vedere sezioni 4. 2 e 5. 2). Ogni dose di ebastina liofilizzato orale contiene 1, 0 mg di aspartame da cui ha origine la fenilalanina che può essere dannosa nei soggetti che presentano fenilchetonuria. 4. 5 Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione Sono state valutate le interazioni dell’ebastina in associazione con ketoconazolo o eritromicina (entrambi noti per l’effetto di prolungamento dell’intervallo QTc). Con queste associazioni, sono state osservate delle interazioni risultanti in un aumento dei livelli plasmatici di ebastina ma in un prolungamento di soli 10 msec circa dell’intervallo QTc maggiore di quello che si riscontra con ketoconazolo o eritromicina da soli. Interazioni farmacocinetiche sono state osservate quando l’ebastina è assunta in concomitanza con rifampicina; queste interazioni possono determinare concentrazioni plasmatiche più basse e riduzione degli effetti antistaminici. Non sono state riportate interazioni di ebastina con teofillina, warfarina, cimetidina, diazepam o alcool. Quando si somministra ebastina con il cibo, si osserva un aumento dei livelli plasmatici e dell’ AUC del principale metabolita acido attivo dell’ ebastina da 1, 5 a 2 volte. Questo aumento non altera il valore di Tmax. L’ assunzione di ebastina con il cibo non interferisce con il suo effetto clinico. 4. 6 Fertilità, gravidanza e allattamento • Fertilità Non sono disponibili dati sulla fertilità nell’uomo durante il trattamento con ebastina. • Gravidanza Sono disponibili solo pochi dati sull’uso di ebastina in donne in gravidanza. Studi nell’animale non indicano effetti dannosi diretti o indiretti sulla tossicità nella riproduzione. Come misura precauzionale, evitare l’uso di ebastina durante la gravidanza. • Allattamento Non è noto se ebastina viene escreta nel latte umano. L’elevato legame di ebastina e del suo principale metabolita carebastina con le proteine (> 97%) suggerisce che non ci dovrebbe essere escrezione del farmaco nel latte umano. Come misura precauzionale, evitare l’uso di ebastina durante l’allattamento. 4. 7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Nell’ uomo sono state ampiamente studiate le funzioni psicomotorie e non è stato rilevato alcun effetto. Ebastina alle dosi terapeutiche raccomandate non influenza la capacità di guida e di uso di macchinari. Tuttavia nei pazienti sensibili che reagiscono in maniera inusuale a ebastina, è meglio valutare le singole reazioni prima che il paziente si ponga alla guida o usi macchinari: possono manifestarsi sonnolenza o vertigini (vedere sezione 4. 8). 4. 8 Effetti indesiderati Dall’analisi dei dati su 5. 708 pazienti trattati con ebastina in vari studi studi clinici verso placebo, è risultato che le reazioni avverse più frequenti sono state bocca secca e sonnolenza. Le reazioni avverse riportate dai bambini (n= 460) negli studi clinici sono simili a quelle osservate negli adulti. La tabella sottostante riporta le reazioni avverse riscontrate negli studi clinici e di post- marketing secondo la convenzione: molto comuni (≥1/10), comuni (da ≥1/100 a < 1/10), non comuni (da ≥1/1, 000 a < 1/100), rare (da ≥ 1/10, 000 a < 1/1, 000) e molto rare (< 1/10, 000): 4. 9 Sovradosaggio In studi condotti con alte dosi, fino a 100 mg somministrati una volta al giorno, non sono stati osservati segni o sintomi clinicamente significativi. Non esiste un antidoto specifico per ebastina. Dovranno essere eventualmente effettuati una lavanda gastrica, un monitoraggio delle funzioni vitali, compreso un ECG, e un trattamento sintomatico.

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Molto rare: vertigini, ipoestesia, mal di testa, disestesia

Patologie epatobiliari

Molto rare: anormalità nei test di funzionalità epatica

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo

Molto rare: orticaria, rash, dermatite

Patologie dell’apparto riproduttivo e della mammella

Molto rare: disturbi mestruali

Generali patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione

Molto rare: edema, astenia

5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5. 1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: Antistaminici per uso sistemico Codice ATC:R06AX22 • Risultati preclinici Ebastina produce una inibizione rapida e di lunga durata degli effetti indotti dall’ istamina e possiede una forte affinità per i recettori H1. Dopo somministrazione orale né ebastina né i suoi metaboliti attraversano la barriera ematoencefalica. Questa caratteristica è in relazione con lo scarso effetto sedativo osservato negli studi sperimentali sull’ azione di ebastina sul sistema nervoso centrale. In vitro e in vivo è stato dimostrato che ebastina è un antagonista potente, di lunga durata e altamente selettivo dei recettori H1 per l’ istamina, privo di azioni indesiderate sul SNC e di effetti anticolinergici. • Risultati clinici Gli studi su ponfo cutaneo indotto da istamina hanno evidenziato un effetto anti-istaminico statisticamente e clinicamente significativo che compare dopo 1 ora e della durata di oltre 48 ore. Dopo sospensione della somministrazione di ebastina per un trattamento di 5 giorni, l’ attività anti-istaminica persiste per più di 72 ore. Questa attività è correlata ai livelli plasmatici del principale metabolita acido attivo, carebastina. Dopo somministrazioni ripetute, l’ inibizione dei recettori periferici rimane a livelli costanti, senza tachifilassi. Questi risultati suggeriscono che ebastina a dosi di almeno 10 mg produce una inibizione dei recettori periferici H1 per l’ istamina, rapida, intensa e di lunga durata, compatibile con una mono-somministrazione giornaliera. In uno studio con dose singola, la formulazione ebastina liofilizzato orale è risultata ben tollerata come documentato dai risultati di laboratorio, esami fisici, segni vitali ed ECG. Ebastina liofilizzato orale è risultato bioequivalente alla formulazione ebastina compresse rivestite e quindi si ritiene che le due formulazioni abbiano la stessa efficacia. La sedazione è stata studiata mediante test di farmaco-EEG, prestazioni cognitive, coordinazione visivo-motoria e stime soggettive. Non c’ è un aumento significativo di sedazione alle dosi raccomandate. Questi risultati concordano con quelli degli studi clinici in doppio cieco: l’ incidenza della sedazione è risultata comparabile nei gruppi trattati con ebastina o con placebo. Gli effetti a livello cardiaco di ebastina sono stati indagati in vari studi clinici. Alle dosi raccomandate, non è stato osservato nessun effetto cardiaco, compreso il prolungamento dell’intervallo QT. In soggetti senza fattori di rischio aggiuntivi, a dosi ripetute fino a 100 mg al giorno o a dosi singole di 500 mg, un modesto incremento della frequenza cardiaca di pochi battiti al minuto ha determinato un accorciamento dell’intervallo QT, ma nessuna modifica significativa del QTc. L’orticaria cronica idiopatica è stata studiata come modello clinico per tutte le forme di orticaria perché, in tutte, la patofisiologia è simile indipendentemente dalla eziologia e perché, in prospettiva, è più facile reclutare pazienti cronici. Dal momento che il rilascio dell’istamina è un fattore causale in tutte le forme di orticaria, in conformità a quanto riportato nelle linee guida cliniche, si ritiene che ebastina sia efficace nel migliorare i sintomi in tutti i tipi di orticaria e non solo in quella cronica idiopatica. 5. 2 Proprietà farmacocinetiche Ebastina viene rapidamente assorbita e subisce un estensivo metabolismo di primo passaggio dopo somministrazione orale. Ebastina è quasi totalmente trasformata nel suo metabolita acido farmacologicamente attivo, carebastina. Dopo dose singola di 10 mg per os, il picco plasmatico del metabolita si osserva dopo 2, 6 - 4 ore e raggiunge livelli tra 80 e 100 ng/ml. L’ emivita del metabolita acido è di 15 - 19 ore con il 66% del farmaco escreto nelle urine principalmente sotto forma di metaboliti coniugati. Dopo somministrazioni ripetute di 10 mg in unica somministrazione giornaliera, lo stato di equilibrio si raggiunge in 3 - 5 giorni con picchi plasmatici compresi tra 130 e 160 ng/ml. Si è riscontrato che la farmacocinetica di ebastina e del suo metabolita carebastina è lineare nell’intervallo delle dosi terapeutiche raccomandate, 10-20 mg. Studi in vitrosu microsomi epatici umani hanno mostrato che ebastina è metabolizzata in carebastina prevalentemente attraverso il sistema enzimatico CYP3A4. La somministrazione contemporanea di ebastina e di ketoconazolo o eritromicina (entrambi inibitori del CYP3A4) a volontari sani è stata associata a concentrazioni plasmatiche di ebastina e carebastina significativamente aumentate, specialmente con ketoconazolo (vedere sezione 4. 5). Sia ebastina che carebastina sono legate alle proteine per più del 97%. In soggetti anziani non sono state osservate variazioni farmacocinetiche statisticamente significative in confronto ai giovani adulti volontari. Nei pazienti con insufficienza renale l’ emivita di eliminazione della carebastina è aumentata a 23- 26 ore. Allo stesso modo nei pazienti con insufficienza epatica l’ emivita è aumentata a 27 ore. Le formulazioni ebastina liofilizzato orale ed ebastina compresse rivestite sono risultate bioequivalenti in uno studio crossover a dose singola. L’assunzione di acqua con ebastina liofilizzato orale non ha effetto sulla biodisponibilità di ebastina. 5. 3 Dati preclinici di sicurezza I dati preclinici non rivelano effetti tossici significativi in base agli studi convenzionali di farmacologia di sicurezza, tossicità per somministrazioni ripetute, genotossicità, potenziale cancerogeno e tossicità riproduttiva. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6. 1 Elenco degli eccipienti Gelatina, mannitolo (E421), aspartame (E951), aroma di menta. 6. 2 Incompatibilità Nessuna conosciuta. 6. 3 Periodo di validità 3 anni. Il periodo di validità indicato si riferisce al prodotto nel suo confezionamento integro, correttamente conservato. 6. 4 Precauzioni particolari per la conservazione Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione. 6. 5 Natura e contenuto del contenitore Blister PVC/Alluminio. Astuccio in cartoncino stampato. Confezioni da 10, 20, 30, 50 e 100 dosi da 10 mg 6. 6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione Nessuna in particolare. Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO ALMIRALL S. p. A. - Via Messina 38, Torre C - 20154 Milano 8. NUMERO DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO KESTINE 10 mg liofilizzato orale, 10 dosi AIC n° 034930127; KESTINE 10 mg liofilizzato orale, 20 dosi AIC n° 034930139; KESTINE 10 mg liofilizzato orale, 30 dosi AIC n° 034930141; KESTINE 10 mg liofilizzato orale, 50 dosi AIC n° 034930154; KESTINE 10 mg liofilizzato orale, 100 dosi AIC n° 034930166 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Maggio 2006 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Determinazione AIFA del giugno 2012


S P I G O L AT U R E

Chiarezza sugli integratori alimentari

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urante “Fai la cosa giusta”, fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili tenutasi a Fiera Milano City, l’Associazione italiana industrie prodotti alimentari (Aiipa) e Federfarma Milano hanno presentato il Libro bianco sugli integratori alimentari, che ha lo scopo di informare su questi prodotti e sul loro corretto utilizzo. Il Libro bianco si propone l’obiettivo di fare chiarezza sul mondo degli integratori alimentari, smentendo anche numerosi luoghi comuni, e delineando il quadro normativo venutosi a creare a seguito della Direttiva europea 2002/46/CE, re-

Sinergia tra farmacie e ospedali in Scozia Interessante il progetto avviato, in Scozia, tra la farmacia ospedaliera del Forth Valley Royal Hospital e quattordici farmacie di comunità dislocate sul territorio. Il progetto, che sarà esteso a tutta la Scozia, può portare a un miglioramento della sicurezza dei pazienti, grazie alla condivisione degli archivi elettronici tra le farmacie territoriali e ospedaliere e viceversa. Michael Cohen, consulente in un farmacia di comunità, ha commentato entusiasta: «Il progetto pilota ha fornito l’opportunità a farmacisti operanti in aree professionali diverse di lavorare insieme e scambiarsi informazioni con modalità sicure. I risultati positivi indicano una possibilità di migliorare la sicurezza dei pazienti e certamente questa esperienza merita ulteriori approfondimenti». Grazie alle informazioni acquisite, infatti, sono stati ridotti rischi di somministrazione non appropriata di farmaci nel 35 per cento dei casi e, inoltre, in un caso su dieci il farmacista ha evitato di prendere contatti con i medici ospedalieri, dal momento che era già in possesso delle informazioni necessarie.

cepita in Italia con il Decreto legislativo 169/2004. Come testimoniano le vendite, gli integratori alimentari rappresentano un mercato sempre più in crescita in Italia, costituendo, di fatto, un’abitudine alimentare. È per questo motivo che il farmacista è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale: consigliare e supportare la scelta dell’integratore che più si confà alle esigenze del cliente. Per chi desidera prenderne visione, è possibile scaricare il Libro bianco sul sito di Aiipa: www.integratoriebenessere.it oppure su quello di Federfarma Milano: www.federfarmamilano.it.

Regno Unito: prolungati i servizi al sito web della Pharmacy Contract & Services, organismo che rappresenta le farmacie britanniche nei rinnovi delle convenzioni, si apprende che sono stati prorogati per altri sei mesi i New medicine services (Nms), servizi erogati dalle farmacie del territorio in cambio di una specifica remunerazione. Questo significa che le farmacie coinvolte nel progetto possono continuare a reclutare pazienti fino al 30 settembre 2013 e che riceveranno il pagamento relativo anche laddove il servizio venisse completato a ottobre o novembre di quest’anno. È anche grazie ai Nms che le farmacie hanno goduto, in media, di incrementi di fatturato del 10 per cento circa. Tuttavia, la decisione di prorogare queste attività era tutt’altro che scontata, considerando che anche nel settore sanitario del Regno Unito la crisi rende più difficoltoso il reperimento dei fondi. I sei mesi di proroga sono necessari, tra le altre cose, a valutare, con una più ampia messe di dati, i risultati clinici della sperimentazone commissionata dal sistema sanitario britannico, da cui dipenderà il finanziamento di tali servizi.

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P U N T O E F F E

S E Z I O N E

Ricerca sulle farmacie in Friuli Venezia Giulia

Generici e malattie neurologiche

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urante il convegno milanese sull’“Uso dei farmaci generici per il trattamento delle malattie neurologiche” - promosso da Assogenerici in collaborazione con l’Istituto Neurologico Carlo Besta e Fiera Milano Media - si è approfondito il tema dell’utilizzo degli equivalenti per il trattamento delle malattie neurologiche. Un’area terapeutica particolarmente importante dal punto di vista clinico, ma anche per quanto riguarda l’impatto sociale e sulla spesa sanitaria di patologie molto diffuse e invalidanti. Annarosa Racca, presidente di Federfarma, è intervenuta offrendo qualche cifra sui consumi nel territorio: «In ambito rimborsato i generici puri rappresentano ormai, a volumi, il 28 per cento di tutti gli antidepressivi dispensati nell’ultimo anno in campo neurologico. Si tratta di una cifra superiore alla media che si registra nelle altre categorie e che sale addirittura al 36 per cento nel sottogruppo degli Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina». Aggiunge Racca che nella classe degli ansiolitici, in ambito rimborsato, l’incidenza dei generici puri si ferma a un volume pari al 17,2 per cento, ma nella fascia C sale al 26,9, con picchi addirittura del 55 per alcuni principi attivi. Dagli esperti sono arrivate considerazioni positive sul ruolo degli off patent nella cura dei disturbi neurologici. «La disponibilità degli equivalenti», spiega Renato Mantegazza, responsabile scientifico Servizio di ricerca e sviluppo clinico dell’Istituto neurologico Carlo Besta, «permette di ridurre le risorse necessarie a condurre gli studi in aree oggi svantaggiate dal punto di vista terapeutico quali la neurodegenerazione, la neuroprotezione e la neuroimmunologia».

Lo scopo della ricerca era quello di definire e analizzare il contributo economico delle farmacie nel Friuli Venezia Giulia attraverso l’analisi della loro capacità produttiva, occupazionale e il valore aggiunto generato in modo diretto, indiretto e indotto. I risultati dell’indagine sono stati esposti da Fabrizio Gianfrate - docente di Economia sanitaria e farmaceutica presso la Luiss Business School di Roma - nel corso di un convegno triestino organizzato da Federfarma regionale. La farmacia friulana ha un fatturato medio di oltre un quinto inferiore a quello medio nazionale; è più piccola della media nazionale data la presenza elevata delle farmacie rurali, attive in Comuni con meno di 5.000 abitanti, ed è quindi economicamente più esposta a crisi e contingenze negative; il suo volume di affari è più dipendente dai farmaci rimborsati dal Ssn, piuttosto che da farmaci e altri prodotti pagati direttamente dal cittadino; la prevalenza quasi assoluta della Distribuzione diretta da parte delle Aziende servizi le riduce il giro di affari senza il parziale recupero di redditività dalla Distribuzione per conto. Dal 2007 al 2012 la spesa Ssn in farmacia è calata del 16,1 per cento, le ricette sono aumentate del 17,7, l’inflazione è cresciuta del 10,4; il reddito netto medio della farmacia in Friuli Venezia Giulia è passato dal 5,5 per cento all’1,3, con un calo percentuale del 78,5 per cento. In definitiva l’impatto socioeconomico della farmacia sul territorio regionale è molto forte: il 70 per cento degli occupati sono laureati, il 77 per cento sono donne; i contratti a tempo indeterminato sono il 98,5 per cento; la farmacia occupa i 3/4 circa di tutti i laureati in Farmacia. Si tratta insomma di un’impresa che rappresenta un rilevante moltiplicatore economico sia per le attività produttive dirette e indirette generate, sia per l’effetto dei costi sanitari evitati direttamente e indirettamente, sia per l’effetto della salute sul benessere produttivo della collettività.

Fonte: elaborazione su dati Federfarma, Regione Friuli Venezia Giulia

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NIOGERMOX RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO

1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE: NIOGERMOX 80 mg/g smalto medicato per unghie. 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA: Un grammo di smalto medicato per unghie contiene: 80 mg di ciclopirox. Eccipiente: 10 mg di alcol cetostearilico/g di soluzione. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA: Smalto medicato per unghie. Soluzione trasparente, incolore tendente al giallo chiaro. 4. INFORMAZIONI CLINICHE: 4.1. Indicazioni terapeutiche: Onicomicosi lievi e moderate causate da funghi dermatofiti e/o da funghi sensibili al ciclopirox, senza coinvolgimento della matrice ungueale. 4.2. Posologia e modo di somministrazione: Per uso topico sulle unghie delle mani, dei piedi e nelle zone cutanee immediatamente adiacenti (perionichio, iponichio). Salvo diversa prescrizione medica, applicare uno strato sottile di NIOGERMOX smalto medicato per unghie una volta al giorno su tutta la superficie, pulita e asciutta, della/e unghia/e malata/e. Applicare lo smalto medicato su tutta la lamina dell’unghia, sui 5 mm circa della cute adiacente e, se possibile, sotto il margine libero dell’unghia. NIOGERMOX smalto medicato per unghie asciuga in 30 secondi circa. Non lavare le unghie trattate per almeno sei ore. Si consiglia, pertanto, l'applicazione serale del prodotto, prima di coricarsi. Al termine di questo lasso di tempo, potranno riprendere le normali pratiche igieniche. Per rimuovere NIOGERMOX smalto medicato per unghie non necessitano solventi o abrasivi (ad esempio lime per unghie), è sufficiente lavare le unghie con acqua. In caso il prodotto venga inavvertitamente eliminato con un normale lavaggio, ripetere l’applicazione di NIOGERMOX smalto medicato per unghie. Si raccomanda di tagliare regolarmente il margine libero dell’unghia e di eliminare tutto il materiale onicolitico. Il trattamento deve essere continuato senza interruzioni fino a quando l’unghia si è rigenerata e la zona colpita è completamente guarita. Normalmente, occorrono 6 mesi di trattamento per le unghie delle mani e da 9 a 12 mesi di trattamento per le unghie dei piedi. La coltura micotica di controllo deve essere effettuata dopo 4 settimane dal termine del trattamento, onde evitare eventuali interferenze sui risultati a causa di residui del principio attivo. Poiché è un trattamento topico, non è necessario l’adattamento della posologia a gruppi specifici di popolazione. In mancanza di risposta alla terapia con NIOGERMOX smalto medicato per unghie e/o in presenza di un esteso interessamento di una o diverse unghia delle mani e dei piedi, si deve valutare la possibilità di una terapia supplementare per via orale. 4.3. Controindicazioni: Ipersensibilità al ciclopirox o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Pazienti di età inferiore ai 18 anni, per insufficienza di dati clinici in questo gruppo di età. 4.4. Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso: In caso di sensibilizzazione, deve essere sospeso il trattamento e deve essere istituita una terapia adeguata. Come per tutti i trattamenti topici delle onicomicosi, nel caso di coinvolgimento di più unghie (> 5 unghie), nel caso in cui più di due terzi dell’unghia siano alterati e nel caso di fattori predisponenti, quali il diabete e i disturbi nel sistema immunitario, deve essere presa in considerazione l’ aggiunta di una terapia sistemica. In pazienti con anamnesi di diabete mellito insulino-dipendente o neuropatia diabetica, valutare attentamente il rischio insito nella procedura di rimozione della parte onicolitica e infetta sia in caso di cure da parte dell’operatore sanitario sia in caso di pulizia da parte del paziente. Evitare il contatto con gli occhi e con le mucose. NIOGERMOX 80 mg/g smalto medicato per unghie è per esclusivo uso esterno. Non applicare smalti per unghie o altri prodotti cosmetici sulle unghie trattate. NIOGERMOX smalto medicato per unghie contiene alcol cetostearilico, una sostanza che può causare reazioni cutanee locali come, ad esempio, dermatiti allergiche da contatto. 4.5. Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione: Non sono note interazioni tra ciclopirox ed altri farmaci. Non sono riportate altre forme di interazione. 4.6. Uso in gravidanza e durante l’allattamento: Gravidanza: Non vi sono dati clinici su donne in stato di gravidanza esposte al ciclopirox. Studi sull’animale hanno evidenziato l’assenza di effetti nocivi diretti o indiretti in gravidanza, sullo sviluppo dell’embrione o del feto e/o alla nascita. Comunque, poiché non esistono dati adeguati sui possibili effetti a lungo termine sullo sviluppo post-natale (vedere paragrafo 5.3), il trattamento con NIOGERMOX smalto medicato per unghie potrà aver luogo, se assolutamente necessario, solo dopo un’attenta valutazione, da parte del medico responsabile, dei possibili rischi rispetto ai benefici. Allattamento: Non è noto se ciclopirox passi nel latte materno. Il trattamento con NIOGERMOX 80 mg/g smalto medicato per unghie potrà aver luogo, se assolutamente necessario, solo dopo un’attenta valutazione, da parte del medico responsabile, dei possibili rischi rispetto ai benefici. 4.7. Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari: NIOGERMOX smalto medicato per unghie non altera la capacità di guidare e di usare macchinari. 4.8. Effetti indesiderati: Le categorie di frequenza degli effetti indesiderati vengono definite come segue: Molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non noto (non può essere valutato in base ai dati disponibili). Non si sono registrate reazioni avverse di tipo sistemico. I sintomi riferiti nella zona di applicazione sono stati transitori e di lieve entità. Disturbi generali e manifestazioni cliniche nelle zone di applicazione: Molto rari: eritema, desquamazione, bruciore e prurito nella zona di applicazione. 4.9. Sovradosaggio: Non sono stati riportati casi di sovradosaggio dovuti a questo medicinale. 5. PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE: 5.1. Proprietà farmacodinamiche: Gruppo farmacoterapeutico: Altri antimicotici per uso topico; Codice ATC: D01AE14 NIOGERMOX smalto medicato per unghie è una formulazione basata su una tecnologia brevettata (ONY-TEC®), per il rilascio di principi attivi nelle unghie. Si tratta di una soluzione idroalcolica di idrossipropil-chitosano, avente le seguenti proprietà: buona solubilità in acqua, elevata plasticità, affinità alla cheratina, attività cicatrizzante e grande compatibilità con i tessuti umani. NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha un’azione topica antimicotica. Il principio attivo è ciclopirox (derivato piridonico). In vitro, il ciclopirox si è dimostrato efficace sia come fungicida che come fungistatico ed ha mostrato attività sporicida. Il ciclopirox è efficace contro un ampio spettro di dermatofiti, lieviti, muffe ed altri funghi. Per gran parte dei dermatofiti (varie specie di Trichophyton, Microsporum e Epidermophyton) e lieviti (Candida albicans, altre specie di Candida) la MIC (Minima Concentrazione Inibente) è compresa fra 0,9 e 3,9 μg/ml. Nessun caso di resistenza fungina a ciclopirox è stato riferito in oltre vent’anni di pratica clinica. Tavola di sensibilità (ceppi legati alla malattia): Dermatofiti, Trichophyton rubrum, Trichophyton mentagrophytes, Trichophyton spp, Microsporum canis, Epidermophyton floccosum, Lieviti, Candida albicans, Candida parapsilosis, Muffe, Scopulariopsis brevicaulis, Aspergillus spp, Fusarium solani. Dopo l’applicazione sulla superficie dell’unghia NIOGERMOX smalto medicato per unghie forma una pellicola invisibile, permeabile all’umidità e all’aria, che aderisce alla struttura cheratinica dell’unghia consentendo un semplice e rapido rilascio del principio attivo nel substrato. NIOGERMOX smalto medicato per unghie è stato studiato in uno studio clinico a lungo termine in 467 pazienti affetti da onicomicosi. Lo studio era a tre gruppi, in confronto con una formulazione del commercio di ciclopirox smalto medicato per unghie all’8% e con placebo (veicolo del medicinale NIOGERMOX). Il trattamento delle unghie infette è stato effettuato quotidianamente per un periodo di 48 settimane. Successivamente i pazienti sono stati controllati per un periodo di altre 12 settimane. Come previsto in base alle diverse caratteristiche delle formulazioni, il ciclopirox smalto medicato per unghie di riferimento è stato rimosso una volta alla settimana per mezzo di solventi e di lime per unghie, mentre NIOGERMOX ed il placebo (entrambi idrosolubili) con un semplice lavaggio. I dati relativi all’efficacia si sono resi disponibili per 454 pazienti (ITT) e sono stati confermati in 433 pazienti (PP). NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha dimostrato maggior efficacia rispetto al placebo ed al ciclopirox di riferimento. L’effetto più significativo è stato evidenziato nell’endpoint primario: percentuale di “completa guarigione” (pazienti con esame micologico negativo e guarigione dell’unghia al 100%) e nell’endpoint secondario: percentuale di “pazienti responsivi” con esame micologico negativo e guarigione dell’unghia ≥ 90%). Nelle settimane 48 e 52, la percentuale di pazienti completamente guariti e di pazienti responsivi nel gruppo trattato con NIOGERMOX, era notevolmente superiore alla percentuale dei pazienti del gruppo trattato con ciclopirox di riferimento. Alla settimana 60, cioè dopo 12 settimane dal termine del trattamento, la percentuale di pazienti completamente guariti e di responsivi nel gruppo trattato con NIOGERMOX, risultava ulteriormente aumentata: la percentuale di completa guarigione nel gruppo NIOGERMOX era del 119% più elevata rispetto al gruppo che usava ciclopirox di riferimento (differenza statisticamente significativa, p<0,05) e la percentuale di pazienti responsivi del gruppo NIOGERMOX era del 66% più elevata (differenza statisticamente significativa, p< 0,05). NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha mostrato un progressivo incremento di entrambi i parametri di efficacia nelle settimane 48, 52 e 60, diversamente dal prodotto di riferimento. La tollerabilità nella zona di applicazione è stata costantemente monitorata per tutto il periodo di trattamento. Insorgenza di segni/sintomi si è manifestata in pochi pazienti e in tutti i gruppi di trattamento. Complessivamente, i sintomi erano più frequenti con il prodotto di riferimento a base di ciclopirox (8,6% segni e 16% sintomi) rispetto a NIOGERMOX (2,8% segni e 7,8% sintomi). Nel gruppo trattato con placebo la percentuale è stata di 7,2% per i segni e di 12,4% per i sintomi. Il segno più frequentemente riferito è stato l’eritema, osservato dallo Sperimentatore in 2,8% dei pazienti nel gruppo NIOGERMOX, ed in 8,6% nel gruppo di riferimento. Casi di eritema sono stati inoltre riportati da un ulteriore 2,1% di pazienti nel gruppo di riferimento. Il sintomo più frequente è stato il bruciore, riferito dal 2,8% dei pazienti nel gruppo NIOGERMOX e dal 10,7% dei pazienti del gruppo di riferimento. Non sono noti sino ad oggi casi di resistenza al trattamento antimicotico con ciclopirox. 5.2. Proprietà farmacocinetiche: Grazie alla tecnologia ONY-TEC®, NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha dimostrato buona capacità di penetrazione della cheratina. Dopo applicazione dello smalto medicato per unghie sui tessuti cornei, il principio attivo viene immediatamente rilasciato e penetra nell’unghia. Al raggiungimento della concentrazione antimicotica nel punto di infezione, il principio attivo instaura un legame irreversibile con la parete cellulare del fungo inibendo in tal modo l’assorbimento dei componenti necessari alla sintesi cellulare ed alla catena respiratoria. Solo una quantità minima di ciclopirox viene assorbita per via sistemica (<2% della dose applicata: dopo 6 e 12 mesi di trattamento i livelli ematici in uno studio a lungo termine erano pari rispettivamente a 0,904 ng/ml (n=163) e 1,144 ng/ml (n=149). Ciò dimostra che il farmaco esercita la propria azione essenzialmente a livello locale ed è irrilevante il rischio di possibili interferenze con le normali funzioni dell’organismo. 5.3. Dati preclinici di sicurezza: I dati preclinici fino ad una dose orale di 10 mg di ciclopirox/kg/die, negli studi convenzionali di tossicità a dosi ripetute, di genotossicità e di potenziale cancerogeno, non hanno evidenziato alcun rischio specifico per l’uomo. Gli studi sulla tossicità riproduttiva effettuati nel ratto e nel coniglio non hanno evidenziato effetti tossici embriofetali o effetti teratogeni. Con la somministrazione per via orale di 5 mg/kg, è stato osservato un ridotto indice di fertilità nel ratto. Non vi è evidenza di tossicità peri- o post-natale, sebbene non siano stati indagati i possibili effetti a lungo termine sulla progenie. Gli studi sulla tollerabilità locale del NIOGERMOX smalto medicato per unghie non hanno evidenziato effetti irritativi nel coniglio e nella cavia. Il derivato del chitosano contenuto nella formulazione non contiene tropomiosina e non ha mostrato potenziale allergenico in pazienti con allergia ai crostacei. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE: 6.1. Elenco degli eccipienti: Etilacetato, Etanolo (96%), Alcol cetostearilico, Idrossipropil-chitosano, Acqua depurata. 6.2. Incompatibilità: Non pertinente. 6.3. Periodo di validità: 3 anni. Dalla prima apertura del flacone: 6 mesi. 6.4. Precauzioni particolari per la conservazione: Per proteggere il prodotto dalla luce, conservare il flacone nella confezione esterna. Conservare il flacone ben chiuso, per evitare che il prodotto evapori. Non refrigerare. A temperature inferiori ai 15°C lo smalto medicato per unghie può gelificare; può anche verificarsi una lieve flocculazione o la formazione di un leggero sedimento, condizioni facilmente reversibili se si riporta il prodotto a temperatura ambiente (25°C) sfregando il flacone tra le mani fino a quando la soluzione sarà di nuovo limpida (circa un minuto). Ciò non ha alcuna ripercussione sulla qualità o sull’efficacia del prodotto. Conservare il flacone ben chiuso quando non utilizzato. Il prodotto è infiammabile. Tenere lontano da fonti di calore e da fiamme libere. 6.5. Natura e contenuto del contenitore: Flaconi di vetro trasparente con tappo a vite in polipropilene corredato di pennellino per l’applicazione. Confezioni da: 3,3 ml, 6,6 ml. E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento: Nessuna istruzione particolare. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO: Polichem SRL - Via G. Marcora, 11 - 20121 Milano - Italia. 8. NUMERO DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO: AIC n. 039390 012 Flacone da 3,3 ml - AIC n. 039390 024 Flacone da 6,6 ml. 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE / RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE: 5 agosto 2010. 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO: Determinazione AIFA del dicembre 2011.


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l 25 per cento della popolazione italiana soffre di ipertensione, patologia responsabile di oltre 240.000 mila decessi l’anno; tre milioni di persone, pari al 5 per cento della popolazione, soffrono di diabete; il 32 per cento è in sovrappeso e l’11 per cento è obeso. La Società italiana di medicina generale (Simg) ha messo a confronto i dati relativi ai livelli di attività fisica praticata dagli italiani e quelli relativi all’incidenza di patologie, quali l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito di tipo 2 e l’osteoartrosi. L’analisi ha evidenziato che le persone con uno stile di vita sedentario tendono, nell’arco di dieci anni, a sviluppare importanti patologie. In buona sostanza, il nemico numero uno della salute cardiovascolare è la sedentarietà, che aumenta all’aumentare dell’età ed è più frequente nelle donne. Su questi presupposti nasce l’iniziativa “Visitiamo la tua città”, progetto educativo sui corretti stili di vita promosso dalla Simg con il contributo incondizionato di Doc Generici. «È ormai ampiamente dimostrato che lo stile di vita ha un grande impatto sulla salute ed è quindi nostro dovere di medici ribadire quanto uno stile di vita salutare sia la miglior prevenzione possibile per alcune tra le più gravi e diffuse patologie dei nostri tempi», ha spiegato alla conferenza stampa il presidente della Simg, Claudio Cricelli. «Questa campagna rappresenta una nuova opportunità per farlo. I pazienti hanno fiducia nei medici e nei farmacisti, diamo loro testimonianza che questa fiducia è ben riposta». Cricelli ha sottolineato quanto l’impiego di farmaci equivalenti rappre-

Salute in piazza Un progetto educativo in venti tappe, promosso dalla Simg con il contributo di Doc Generici, per diffondere la cultura della prevenzione DI ELISA SPERONI

senti un comportamento responsabile da parte di medici e pazienti, perché sono efficaci e sicuri come i corrispettivi farmaci di marca ma garantiscono un miglior utilizzo delle risorse a disposizione. «Il tema della prevenzione e quello dei farmaci generici », commenta Gualtiero Pasquarelli, amministratore delegato di Doc Generici, «hanno in comune un importante e unico obiettivo: recuperare risorse da destinare all’innovazione, sempre più costosa e sempre più specialistica. Ciò che si risparmia da una cura non più necessaria e da un farmaco meno costoso diventa un notevole contributo al nostro sistema sanitario, che può quindi utilizzare tali risorse in modo più efficace e utile per tutti». Infatti, oggi più che mai prevenzione e promozione della salute concorrono alla sostenibilità del sistema sanitario nazionale, fortemente condizionata dal peso crescente delle malattie croniche.

STILI DI VITA “Visitiamo la tua città” si propone di organizzare, in numerose piazze italiane, momenti di informazione sui corretti stili di vita, attraverso l’ausilio di medici Simg e di video esplicativi sul tema della salute. Inoltre, qualora il medico lo ritenesse opportuno, il visitatore sarà invitato a recarsi sul truck, dove infermiere professioniste, messe a disposizione da Pic Solution, misureranno la pressione arteriosa e daranno informazioni sul modo più corretto di effettuare l’automisurazione. L’iniziativa non trascura neppure i bambini, dedicando loro un’area ludica in cui i piccoli possono divertirsi con un animatore. La campagna si svolgerà dal 15 aprile al 29 maggio in venti città italiane. Il calendario delle varie tappe previste è consultabile sul sito internet www.visitiamolatuacitta.it.

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IO PUNTO SU... IL BENESSERE DEL CAPELLO

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econdo i dati Pharmatrend, sell-out a valore, i prodotti topici per capelli sono il secondo segmento del mercato cosmetico, con un trend in ripresa nel breve periodo. Sicuramente rappresentano un’opportunità preziosa di business, oltre che di consiglio competente, e creano traffico in farmacia. Ne abbiamo parlato con alcuni farmacisti che hanno deciso di investire energie e risorse in questo comparto di mercato. I risultati ottenuti danno loro ragione.

PATRIZIA MACCIONI, FARMACIA MACCIONI, MILANO Perché ha deciso di investire nella cura del capello e da quanto tempo ha sviluppato questo settore? Perché la cura del capello è uno dei problemi più sentiti dalla nostra clientela e inoltre penso che sia un buon settore da poter sviluppare. Nelle nostra farmacia lo abbiamo sempre tenuto in considerazione. Quanto incide il cosmetico sul fatturato della sua farmacia e quanto la cura del capello nel comparto cosmetico? La nostra farmacia ha un buon reparto cosmetico, che incide intorno al 10 per cento sul fatturato totale e il settore “capelli” intorno all’1,6 per cento. In base a quali criteri avete scelto le marche da trattare? In base all’affidabilità e alla qualità delle aziende, seguendo anche le esigenze del mercato che vuole sempre novità, non dimenticando gli input dati dalla pubblicità. Quali vantaggi comporta trattare il marchio René Furterer in farmacia? Attirare nuova clientela, poiché il marchio è di ottima qualità e notevole impatto. Quali sono le caratteristiche della marca René Furterer che le hanno fatto reclutare nuovi consumatori? Affidabilità della marca, packaging azzeccato, campionatura importante, con conseguente ritorno del cliente.


LUCILLA GINI E ISIDORO PAPA, FARMACIA CONCORDIA, MILANO Perché avete deciso di investire nella cura del capello e da quanto tempo avete sviluppato questo settore? La scelta di investire nel settore del capello ci è sembrata fin da subito la naturale conseguenza per il completamento della cura della persona. Quanto incide il cosmetico sul fatturato della farmacia e quanto la cura del capello nel comparto cosmetico? Sull'intero fatturato il cosmetico incide circa il 15 per cento e in particolare la cura del capello rappresenta il 10 per cento del comparto cosmetico. In base a quali criteri avete scelto le marche da trattare? I criteri che ci hanno guidato nella scelta dei marchi da trattare sono stati principalmente: la qualità del prodotto, la garanzia offerta dal marchio, il rapporto qualità - prezzo, le aspettative di vendita in base al target della clientela e la possibilità di applicare sconti interessanti. Quali vantaggi comporta trattare il marchio René Furterer in farmacia? La possibilità di avere prodotti “esclusivi” e l'opportunità di avvicinare una clientela non abituata ad acquistare prodotti per capelli in farmacia. Quali sono le caratteristiche della marca René Furterer che vi hanno fatto reclutare nuovi consumatori? René Furterer comprende una gamma di prodotti di estrazione naturale a base di oli essenziali che presentano una gradevolezza cosmetica superiore e sono particolarmente indicati per una clientela esigente e attenta.


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IL TUO 5X1000 ALLA FONDAZIONE FRANCESCA RAVA - N.P.H. ITALIA ONLUS PER INTERVENTI CHIRURGICI SALVAVITA ALL’OSPEDALE PEDIATRICO SAINT DAMIEN. In Haiti 1 bambino su 3 muore prima dei 5 anni per malnutrizione e malattie curabili. L’Ospedale Pediatrico N.P.H. Saint Damien ogni anno assiste gratuitamente 80.000 bambini. La Fondazione Francesca Rava aiuta l’infanzia in condizioni di disagio in Italia e nel mondo e rappresenta N.P.H. – Nuestros Pequeños Hermanos, organizzazione umanitaria internazionale che dal 1954 salva i bambini orfani e abbandonati nelle sue Case ed Ospedali in America Latina. N.P.H. è presente in Haiti da 26 anni sotto la guida del medico in prima linea Padre Rick Frechette. Inserisci nel riquadro per il sostegno agli enti del volontariato della tua dichiarazione dei redditi il

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PARTENZA SPRINT Divisione per i generici di Sanofi, Zentiva è presente nel nostro Paese dal 2011 e ha già guadagnato una posizione di rilievo sul mercato nazionale. A colloquio con Marco Grespigna, responsabile del business in Italia

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ono consapevole di essere entrato in una realtà con grandi ambizioni di crescita e quindi sento la responsabilità di guidare Zentiva a risultati importanti e sto lavorando, insieme al mio team, con grande entusiasmo e tranquillità perché sono conscio di avere risorse e strumenti necessari per riuscire bene e in più il massimo supporto dal Gruppo Sanofi, che considera strategica la propria presenza nel mercato dei farmaci equivalenti». Marco Grespigna è responsabile del business Zentiva in Italia da fine 2012, dopo una lunga e qualificata esperienza nelle multinazionali del farmaco. L’azienda, acquisita da Sanofi nel 2009, è diventata la divisione europea per i farmaci equivalenti del gruppo francese. L’approdo in Italia è datato 2011, eppure Zentiva ha già guadagnato una posizione di riguardo, la sesta in termini di market share, nel panorama nazionale dei generici. Ora vuole dare una ulteriore accelerazione alla sua crescita, seppur molto ambiziosa, in modo pianificato e sostenibile. «Sin dal mio ingresso in azienda», spiega Grespigna, «l’obiettivo principale è stato di valorizzare e sfruttare al meglio le peculiarità del portafoglio prodotti a marchio Zentiva. Abbiamo profuso il massimo impegno, nell’ultima parte dell’anno scorso, per presentarci alla partenza di questo importantissimo 2013 con le idee chiare e soprattutto molto più orientati verso farmacisti e medici - i nostri primi referenti - e naturalmente il cittadino». Appena arrivato, Grespigna ha attivato un piano di organizzazione della struttura rafforzando lo staff trade e marketing e la rete di promotori sul territorio, affinché potessero implementare un nuovo approccio al servizio rivolto ai farmacisti e di infor-

I numeri di Zentiva Attualmente Zentiva opera in oltre cinquanta Paesi ed è il terzo produttore europeo di farmaci equivalenti per dimensioni e ritmo di crescita. Dal 2009 fa parte del Gruppo Sanofi e dal 2011 è presente sul mercato italiano. Oltre 6.000 i dipendenti di Zentiva in tutto il mondo, di cui 2.200 impiegati nella produzione. Quattro i siti produttivi in Europa in grado di produrre principi attivi e forme farmaceutiche finite. Oltre un miliardo di euro il valore delle confezioni di farmaci vendute da Zentiva in tutto il mondo nel 2012. Superano il miliardo i pazienti che Zentiva raggiunge attraverso i propri farmaci; 500 milioni le confezioni di farmaci prodotte a livello globale annualmente. Oltre cinquanta i Paesi tra Europa e resto del mondo in cui sono commercializzati i farmaci equivalenti a marchio Zentiva o Winthrop (Usa). Sono 500 i prodotti farmaceutici commercializzati nelle maggiori aree terapeutiche, in oltre 800 formulazioni farmaceutiche. Oltre 250 i prodotti lanciati nel 2012, anno in cui Zentiva ha fatto registrare un 8 per cento di crescita. Il portafoglio di Zentiva Italia comprende 79 farmaci e 147 referenze; 14 i lanci effettuati nel 2012, 17 quelli previsti nel 2013.

mazione ai cittadini. Naturalmente la strada è appena all’inizio ma il primo trimestre del 2013 sta già confermando l’efficacia del nuovo approccio anche in termini di maggiore crescita sul mercato: +54 per cento a valore e +42 a volumi (dati Ims). Il portafoglio prodotti copre le principali aree terapeutiche: cardiovascolare, respiratorio, antinfettivi e antimicotici, salute femminile, urologia, sistema nervoso centrale, dolore, gastrointestinale «Fra le referenze disponibili vi sono circa una decina di principi attivi di altissima rotazione - che noi chiamiamo “uguali” - provenienti esattamente dalla stessa catena produttiva del relativo brand Sanofi, che quindi garantisce lo stesso identico prodotto a marchio Zentiva. Su queste referenze Zentiva raggiunge quote estremamente rilevanti, risultando spesso la prima realtà nello specifico mercato. Inoltre stiamo pianificando numerose sinergie con i colleghi della sales force che visitano medici di famiglia e specialisti, per supportare e diffondere i valori del marchio Zentiva anche sulla categoria». Il primo progetto, avviato a marzo, è quello in collaborazione con la Divisione Diabetologia di Sanofi, la cui sales force fornirà informazioni sui farmaci Zentiva presso i centri di diabetologia e ai prossimi congressi della Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti (Fadoi) e della Associazione medici diabetologi (Amd). Altre iniziative sul territorio partiranno entro l’estate. In particolare, una campagna di servizio al cittadino mirata alla misurazione della glicemia e studiata per rendere le farmacie aderenti al progetto un punto di riferimento per i propri clienti e di supporto per i centri di diabetologia. «Abbiamo impostato una serie articolata di progetti rivolti a consumatori e clienti», conclude Grespigna, «ed effettuato numerosi cambiamenti. Per essere pronti ad accompagnare i farmacisti, i medici e gli altri operatori della sanità al meglio, mentre il mercato del farmaco generico sta producendo una visibile accelerazione in termini di crescita di mercato e di bisogno da parte dei cittadini di informazione, dobbiamo fare sempre meglio e siamo certi di poterci riuscire grazie anche alle risorse, l’organizzazione e al know how di un gruppo che opera nel mercato farmaceutico a 360 gradi e vanta una delle prime posizioni al mondo: Sanofi».

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RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE TRANSACT Lat 40 mg cerotti medicati 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Un cerotto medicato contiene: Principio attivo: Flurbiprofen 40,0 mg Per l’elenco completo degli eccipienti vedere sezione 6.1 3. FORMA FARMACEUTICA Cerotto medicato 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche - TRANSACT Lat è indicato per il trattamento sintomatico locale degli stati dolorosi a carico dell’apparato muscolo-scheletrico. 4.2 Posologia e modo di somministrazione - Gli effetti indesiderati possono essere minimizzati con l’uso della più bassa dose efficace per la più breve durata possibile di trattamento che occorre per controllare i sintomi (vedere paragrafo 4.4). TRANSACT Lat è da impiegarsi esclusivamente sulla cute. Dopo aver accuratamente lavato e asciugato la zona dolorante, afferrare con entrambe le mani i due lati più corti del cerotto TRANSACT Lat e tirare leggermente in direzione opposta come indicato dalle frecce. Ciò causerà il sollevamento della pellicola protettiva nella parte centrale del cerotto. Rimuovere la pellicola protettiva ed applicare il lato adesivo direttamente sulla pelle. Nel caso in cui TRANSACT Lat debba essere applicato ad articolazioni di maggiore mobilità, come ad esempio il gomito od il ginocchio, è consigliabile l’uso di un bendaggio di ritenzione da applicare all’articolazione flessa. Applicare un solo cerotto medicato per volta sulla parte interessata ogni 12 ore. Disporre il cerotto in condizioni di sicurezza per evitare l’ingestione accidentale. 4.3 Controindicazioni - Flurbiprofene è controindicato in pazienti con nota ipersensibilità (asma, orticaria o di tipo allergico) verso aspirina o altri FANS. Flurbiprofene è inoltre controindicato in pazienti con storia di emorragia gastrointestinale o perforazione correlata a precedenti trattamenti con FANS. Flurbiprofene non deve essere assunto da pazienti con colite ulcerosa attiva o anamnestica, morbo di Crohn, ulcera peptica ricorrente o emorragia gastrointestinale (definita come due o più episodi distinti di dimostrata ulcerazione o sanguinamento). Flurbiprofene è controindicato in pazienti con severa insufficienza cardiaca. La somministrazione di Flurbiprofene è controindicata durante il terzo trimestre di gravidanza. 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego Effetti Gastrointestinali - Flurbiprofene deve essere somministrato con cautela a pazienti con anamnesi di ulcera peptica e altre malattie gastrointestinali poichè tali condizioni possono essere riacutizzate. Il rischio di emorragia gastrointestinale, ulcera o perforazione è più alto all’aumentare del dosaggio di flurbiprofene in pazienti con una storia di ulcera, in particolare se complicata da emorragia e perforazione e negli anziani. Questi pazienti devono iniziare il trattamento con la più bassa dose disponibile. Emorragia gastrointestinale, ulcera o perforazione sono stati riportati con tutti i FANS in qualsiasi momento del trattamento. Questi eventi avversi possono essere fatali e pos-

ramento della funzione renale. In tali pazienti il dosaggio deve sono verificarsi con o senza sintomi di preavviso oppure in caso essere mantenuto il più basso possibile e la funzionalità renale di precedente storia di gravi eventi gastrointestinali. Pazienti con deve essere monitorata. Sono stati riportati casi di broncospaanamnesi di malattie gastrointestinali, soprattutto se anziani, smo con flurbiprofene in pazienti con anamnesi di asma brondevono riportare qualsiasi sintomo insolito di tipo addominale chiale. L’uso prolungato o ripetuto di prodotti per uso cutaneo (specialmente emorragia gastrointestinale) nelle fasi iniziali di può dare origine a fenomeni di sensibilizzazione. In presenza di trattamento. I pazienti anziani hanno una aumentata frequenza reazioni d’ipersensibilità è necessario interrompere la terapia. di reazioni avverse ai FANS, specialmente emorragia gastrointePer evitare eventuali fenomeni di ipersensibilità o di fotosensistinale e perforazione, che possono essere fatali. Gli effetti inbilizzazione evitare l’esposizione alla luce solare diretta, comdesiderati possono essere minimizzati con l’uso della più bassa preso il solarium, durante il trattamento e nelle due settimane dose efficace per la più breve durata possibile di trattamento successive. che occorre per controllare i sintomi (vedere paragrafo 4.2 e i paragrafi sottostanti sui rischi gastrointestinali e cardiovascolari). 4.5 Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione L’uso concomitante di agenti protettori (misoprostolo o inibitori Attenzione deve essere prestata in pazienti trattati con uno qualdella pompa protonica) deve essere considerato per questi pasiasi dei medicinali di seguito riportati, poichè, in alcuni pazienti, zienti e anche per pazienti che assumono basse dosi di aspirina sono state riportate interazioni. Diuretici, ACE inibitori e antao altri farmaci che possono aumentare il rischio di eventi gagonisti dell’angiotensina II: I FANS possono ridurre l’effetto dei strointestinali (vedere sotto e paragrafo 4.5). Quando si verifica diuretici e di altri farmaci antiipertensivi. In alcuni pazienti con emorragia o ulcerazione gastrointestinale in pazienti che assufunzione renale compromessa (per esempio pazienti disidratati mono Flurbiprofene il trattamento deve essere sospeso. Effetti o pazienti anziani con funzione renale compromessa) la co-somcardiovascolari e cerebrovascolari - Un adeguato monitoraggio ministrazione di un ACE inibitore o di un antagonista dell’aned opportune istruzioni sono necessarie nei pazienti con anamgiotensina II e di agenti che inibiscono il sistema della ciclonesi positiva per ipertensione e/o insufficienza cardiaca congeossigenasi può portare ad un ulteriore deterioramento della funstizia da lieve a moderata poichè, in associazione al trattamento zione renale, che comprende una possibile insufficienza renale con i FANS, sono stati riscontrati ritenzione di liquidi ed edema. acuta, generalmente reversibile. Queste interazioni devono esStudi clinici e dati epidemiologici suggeriscono che l’uso di alsere considerate in pazienti che assumono Flurbiprofene in concuni FANS specialmente ad alti dosaggi e per trattamenti di comitanza con ACE inibitori o antagonisti dell’angiotensina II. lunga durata, può essere associato ad un modesto aumento del Quindi, la combinazione deve essere somministrata con cautela, rischio di eventi trombotici arteriosi come ad esempio infarto del specialmente nei pazienti anziani. I pazienti devono essere ademiocardio o ictus. Non ci sono dati sufficienti per escludere un guatamente idratati e deve essere preso in considerazione il morischio simile per flurbiprofene. I pazienti con ipertensione non nitoraggio della funzione renale dopo l’inizio della terapia controllata, insufficienza cardiaca congestizia, cardiopatia ischeconcomitante e successivamente su base periodica. Glicosidi mica accertata, malattia arteriosa periferica e/o malattia cerecardiaci: i FANS possono esacerbare l’insufficienza cardiaca, ribrovascolare devono essere trattati con flurbiprofene soltanto durre il grado di filtrazione glomerulare e aumentare i livelli pladopo attenta valutazione. Analoghe considerazioni devono essmatici dei glicosidi cardiaci. Anticoagulanti, come la warfarina: sere effettuate prima di iniziare un trattamento di lunga durata aumento dell’effetto anticoagulante. Aspirina: come con altri in pazienti con fattori di rischio per malattia cardiovascolare medicinali contenenti FANS, la somministrazione concomitante (p.es. ipertensione, iperlipidemia, diabete mellito, fumo). Flurbidi flurbiprofene e aspirina non è generalmente raccomandata a profene, come altri FANS, può inibire l’aggregazione piastrinica causa del potenziale aumento di effetti indesiderati. Agenti antie prolungare il tempo di sanguinamento. Reazioni cutanee aggreganti: aumento del rischio di emorragia gastrointestinale. Gravi reazioni cutanee, alcune delle quali fatali, includenti derInibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRIs): aumatite esfoliativa, sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi tosmento del rischio di emorragia gastrointestinale. Sali di Litio: sica epidermica, sono state riportate molto raramente in diminuzione di eliminazione di litio. Metotrexate: si consiglia associazione con l’uso dei FANS. Nelle prime fasi della terapia i cautela in caso di somministrazione concomitante di flurbipropazienti sembrano essere a più alto rischio: l’insorgenza della fene e metotrexate poichè i FANS possono aumentare i livelli di reazione si verifica nella maggior parte dei casi entro il primo metotrexate. Ciclosporine: aumento del rischio di nefrotossicità mese di trattamento. Flurbiprofene deve essere interrotto alla con i FANS. Corticosteroidi: aumento del rischio di ulcera gaprima comparsa di rash cutaneo, lesioni della mucosa o qualstrointestinale o di emorragia con FANS. Inibitori della Cox-2 e siasi altro segno di ipersensibilità. Altre Reazioni - Cautela deve altri FANS: l’uso concomitante di altri FANS, inclusi gli inibitori essere usata quando si inizia il trattamento con FANS come ad selettivi della ciclossigenasi-2, deve essere evitata a causa di poesempio il flurbiprofene in pazienti con disidratazione considetenziali effetti additivi. Antibiotici Chinoloni: Risultati di studi revole. Particolare cautela deve essere adottata nel trattamento condotti sugli animali suggeriscono che I FANS possono audi pazienti con funzionalità renale, cardiaca o epatica fortemente mentare il rischio di convulsioni associato all’uso degli antibioridotta in quanto l’uso dei FANS può determinare il deterio-


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tici chinoloni. I pazienti che assumono FANS e Chinoloni possono avere un aumento del rischio di sviluppare convulsioni. Mifepristone: i FANS non devono essere assunti per 8-12 giorni dopo la somministrazione di mifepristone poichè i FANS possono ridurre gli effetti del mifepristone. Tacrolimus: possibile aumento del rischio di nefrotossicità in caso di cosomministrazione con FANS. Zidovudine: aumento del rischio di tossicità ematica in caso di cosomministrazione con FANS. C’è evidenza di un aumento del rischio di emartrosi e di ematoma in pazienti emofiliaci affetti da HIV in contemporaneo trattamento con Zidovudine e altri FANS. 4.6 Gravidanza e allattamento - Gravidanza - L’inibizione della sintesi di prostaglandine può influire negativamente sulla gravidanza e/o sullo sviluppo embrio/fetale. Risultati di studi epidemiologici suggeriscono un aumentato rischio di aborto e di malformazione cardiaca e di gastroschisi dopo l’uso di un inibitore della sintesi delle prostaglandine nelle prime fasi della gravidanza. Il rischio assoluto di malformazioni cardiache aumentava da meno dell’1% fino a circa l’1,5%. È stato ritenuto che il rischio aumenta con la dose e la durata della terapia. Negli animali, la somministrazione di inibitori della sintesi di prostaglandine ha mostrato di provocare un aumento della perdita pre e post-impianto e della mortalità embrio-fetale. Inoltre, un aumento di incidenza di varie malformazioni, inclusa quella cardiovascolare, è stato riportato in animali a cui erano stati somministrati inibitori di sintesi delle prostaglandine, durante il periodo organogenetico. Durante il primo e il secondo trimestre di gravidanza, Flurbiprofene non deve essere somministrato se non in casi strettamente necessari. Se Flurbiprofene è usato da una donna in attesa di concepimento o durante il primo e secondo trimestre di gravidanza, la dose e la durata del trattamento devono essere mantenute le più basse possibili. Durante il terzo trimestre di gravidanza, tutti gli inibitori della sintesi di prostaglandine possono esporre il feto a: • Tossicità cardiopolmonare (con chiusura prematura del dotto arterioso e ipertensione polmonare); • Disfunzione renale, che può progredire in insufficienza renale con oligo-idroamnios; la madre e il neonato, alla fine della gravidanza, a: • Possibile prolungamento del tempo di sanguinamento, un effetto antiaggregante che può manifestarsi anche a dosi molto basse; • Inibizione delle contrazioni uterine risultanti in ritardo o prolungamento del travaglio. Conseguentemente Flurbiprofene è controindicato durante il terzo trimestre di gravidanza. Allattamento - Flurbiprofene è escreto nel latte materno; tuttavia la quantità escreta è solo una piccola frazione della dose materna. La somministrazione di flurbiprofene non è raccomandata nelle madri che allattano. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari - TRANSACT Lat non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati Disturbi del sangue e del sistema linfatico - Trombocitopenia, anemia aplastica e agranulocitosi. Disturbi del sistema Immunitario - Anafilassi, angioedema, reazione allergica. Disturbi psichiatrici - Depressione. Disturbi del sistema nervoso - Capogiri, accidenti cerebrovascolari, disturbi visivi, neurite ottica, emicrania, parestesia, depressione, confusione, allucinazione, vertigine, malessere, affaticamento e sonnolenza. Disturbi acustici e del labirinto - Tinnito. Disturbi cardiovascolari Edema, ipertensione e insufficienza cardiaca - Studi clinici e dati

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epidemiologici suggeriscono che l’assunzione di alcuni FANS (soprattutto se a dosaggi elevati e in caso di trattamento a lungo termine) può essere associato ad un aumento del rischio di eventi trombotici arteriosi (per esempio infarto del miocardio oppure ictus). Disturbi respiratori, toracici e mediastinali - Reattività del tratto respiratorio (asma, broncospasmo e dispnea). Disturbi Gastrointestinali - Gli eventi avversi più comunemente osservati sono di natura gastrointestinale. Dopo somministrazione di flurbiprofene sono stati riportati: nausea, vomito, diarrea, flatulenza, costipazione, dispepsia, dolore addominale, melena, ematemesi, stomatite ulcerativa, emorragia gastrointestinale ed esacerbazione di colite e morbo di Crohn (vedi paragrafo Controindicazioni). Meno frequentemente sono state osservate gastrite, ulcera peptica, perforazione e emorragia da ulcera. Con le supposte si può verificare irritazione al livello locale. Molto raramente sono stati riportati casi di Pancreatite. Disturbi cutanei e ai tessuti sottocutanei - Disturbi cutanei inclusi rash, prurito, orticaria, porpora, angioedema e molto raramente dermatosi bollose (includenti Sindrome di StevensJohnson, Necrolisi Tossica Epidermica ed Eritema multiforme). Durante studi clinici effettuati con cerotti a base di flurbiprofene, le reazioni avverse più comunemente riportate sono state reazioni cutanee locali (inclusi arrossamento, rash, prurito, eruzioni, insensibilità e formicolio); tuttavia l’incidenza è stata bassa (4.6%). Disturbi renali e all’apparato urinario - Nefrotossicità in varie forme, inclusi nefrite interstiziale e sindrome nefrotica. Come con gli altri FANS, sono stati riportati rari casi di insufficienza renale. L’incidenza di effetti indesiderati è assai bassa e le reazioni sono generalmente di lieve entità; i livelli sierici ottenuti con TRANSACT Lat sono infatti decisamente più bassi di quelli registrati con la somministrazione sistemica di flurbiprofen e quindi raramente si verificano disturbi sistemici. L’eventuale comparsa di disturbi a carico dell’apparato digerente richiede la sospensione della terapia. Sovradosaggio Sintomi - I sintomi da sovradosaggio possono includere nausea, vomito e irritazione gastrointestinale. Trattamento - Il trattamento deve prevedere lavanda gastrica e, se necessario, correzione del quadro elettrolitico sierico. Non esiste uno specifico antidoto per flurbiprofene PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE Proprietà farmacodinamiche - Categoria farmacoterapeutica: Antifiammatori non steroidei per uso topico. Codice ATC: M02AA19. Flurbiprofene possiede proprietà analgesiche, antifiammatorie e antipiretiche. Si pensa che ciò sia legato alla capacità da parte del medicinale di inibire la sintesi delle prostaglandine. Proprietà farmacocinetiche - L’applicazione topica di TRANSACT Lat promuove la diffusione di flurbiprofen nei tessuti profondi attraverso la cute ed il tessuto sottocutaneo. Sebbene la biodisponibilità della formulazione sia bassa, circa il 2%, le concentrazioni di flurbiprofen nei tessuti profondi periarticolari sono simili a quelle riscontrate dopo somministrazione per via sistemica. Le concentrazioni sieriche di flurbiprofen sono comunque molto più basse, con livelli plasmatici massimi di 38,5 ng/ml osservati dopo 13,8 ore in seguito a singola applicazione. Le concentrazioni plasmatiche allo "steady-state" (circa 100-200 ng/ml), raggiunte in circa 1-2 settimane a seguito di applicazioni ripetute, rimangono molto più basse rispetto al trattamento orale. Si è pertanto postulato che la scarsa incidenza di effetti indesiderati sistemici sia da attribuire alle basse concentrazioni sieriche. Alla rimozione di TRANSACT Lat i livelli plasmatici di flurbiprofen regrediscono molto più lentamente rispetto alla somministrazione orale per la continua ridistribuzione da parte dei tessuti arrivando a quantità

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non misurabili entro 48 ore. Flurbiprofen nel sangue è fortemente legato (99%) alle proteine plasmatiche. L’eliminazione della sostanza avviene per via renale, principalmente in forma di metaboliti. Il profilo metabolico, dopo applicazione topica, è simile a quello osservato dopo somministrazione orale. L’idrossiflurbiprofen è il metabolita principale. Dati preclinici di sicurezza - Estesi studi tossicologici su diverse specie animali, per somministrazione orale, hanno dimostrato che flurbiprofen è ben tollerato. I risultati degli studi preclinici sono quelli tipicamente correlati alla somministrazione orale di FANS e, in generale, riflettono la situazione riportata nell’esteso uso clinico di flurbiprofen. Inoltre, in seguito ad applicazione locale di flurbiprofen nel coniglio e nella cavia utilizzando concentrazioni fino a 4 volte superiori a quella di TRANSACT Lat (0.33%), non vi è stata alcuna evidenza di tossicità sistemica né indicazione di irritazione o sensibilizzazione. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE Elenco degli eccipienti - Acido tartarico, acqua depurata, titanio diossido (E 171), caolino, caramellosa sodica, essenza di menta, glicerolo, isopropilmiristato, poliacrilato sodico, polisorbato 80, sorbitan sesquioleato. Supporto in poliestere con pellicola protettiva in polipropilene, da rimuovere prima dell’uso. Incompatibilità - Non pertinente. Periodo Validità - A confezionamento integro: 18 mesi A confezionamento aperto: 1 mese Precauzioni particolari per la conservazione Conservare a temperatura non superiore a 25°C. Natura e contenuto del contenitore - Astuccio contenente 1 busta laminata, contenente 5 cerotti medicati da 40 mg. La confezione contiene anche una busta nella quale è inserito un bendaggio. - Astuccio contenente 2 buste laminate, contenenti ciascuna 5 cerotti medicati da 40 mg La confezione contiene anche una busta nella quale è inserito un bendaggio. È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione - Nessuna istruzione particolare. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO Amdipharm Limited - 3 Burlington Road, Temple Chambers Dublin 4 - Irlanda Su licenza: Lead Chemical Co. Ltd. Concessionario per la vendita: Innova Pharma S.p.A., Via Civitali, 1 - 20148 Milano NUMERO DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO - 10 cerotti medicati 40 mg - A.I.C.: n. 028741015 - 5 cerotti medicati 40 mg - A.I.C.: n. 028741039 DATA DI PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE - 10 cerotti medicati 40 mg: 15.11.1994 - 5 cerotti medicati 40 mg: 13.07.1999 Rinnovo autorizzazione: 13.05.2009 DATA DI (PARZIALE) REVISIONE DEL TESTO 04.2011


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UN’IMMAGINE ESCLUSIVA Da quarant’anni Gibam si occupa di arredamento per ogni tipologia di punto vendita. Con un credo: il volto di una farmacia riflette la personalità e la professionalità del farmacista

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on è un semplice arredatore di farmacie ma un’azienda che ha fatto dell’arredamento la propria missione: soluzioni integrate, complementi, decori, illuminazione, strumenti e tecnologie, anche digitali, a servizio della vendita. Gibam è un gruppo che ha compiuto da poco i suoi primi quarant’anni. Un traguardo non da poco, se si pensa che in quattro decenni l’azienda è andata incontro a una crescita costante, percorrendo, gradualmente, il cammino che conduce dall’artigianato all’industria, dal primo laboratorio nella marchigiana Fano agli attuali 45.000 mq. FOCUS FARMACIA Il vero cardine del gruppo è Gibam Shops, con il suo staff di collaboratori, architetti e professionisti dell’arredamento, impegnati a garantire un servizio chiavi in mano, completo e di qualità. Una quarantennale esperienza, dunque, per rispondere a qualsiasi esigenza dei clienti e per intervenire in qualsiasi fase progettuale o di realizzazione della farmacia. Con assoluta dedizione al rispetto dei tempi di consegna concordati e un occhio di riguardo all’assistenza post vendita. Qualità, innovazione e rispetto per l’ambiente, le tre parole d’ordine Gibam. Certo un focus particolare, sviluppatosi negli anni, è quello rivolto alla farmacia. Ecco allora Pharmade Solution, marchio di Gibam Shops nato unicamente per la farmacia: sistemi d’arredo, complementi, banchi vendita, sistemi di stoccaggio automatizzati, oltre a un’ampia gamma di servizi. Un nuovo catalogo, unico nel suo genere, di prodotti pensati esclusivamente per i professionisti più esigenti, che non amano le soluzioni di compromesso. L’immagine di una farmacia riflette la personalità e la professionalità del farmacista. Creare un punto di incontro e di relazione tra farmacista e cliente che tra-

smetta fiducia, professionalità e gradevolezza è fondamentale per dare vita a un progetto di successo. Il team di Pharmade Solution parte dall’idea che il farmacista deve poter esprimere la propria professionalità in un luogo piacevole da vivere, che possa mettere il cliente in una situazione di fiducia e allo stesso tempo possa generare business. L’arredamento è la parte più importante, determina lo stile e ci parla della qualità di un punto vendita. Il design, i colori e i materiali sono gli elementi che partecipano alla relazione tra farmacista e farmacia, determinandone i risultati. Occorre studiare con grande attenzione e professionalità il percorso di vendita, la corretta distribuzione e posizione dei prodotti, la comunicazione e il modo di lavorare di ogni farmacia. Una farmacia si presenta e conquista i suoi clienti attraverso la sua immagine, esclusiva e complessa, che nasce dalla sinergia tra il farmacista e il suo punto vendita.


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Dall’artigianato all’industria Tutto comincia, a Fano, nel 1973, con un piccolo laboratorio artigianale che, dedicato in precedenza alla produzione di semplici scaffalature metalliche, diventa il fulcro di una nuova attività: l’arredo per negozi. E così nasce Gibam, poi Gibam Shops. Prima le scaffalature componibili dedicate al no food, poi la prima cassa e i primi mobili cassa in ambito food. Cambiano i materiali, e nel 1985, con la linea Modulo, si inizia a utilizzare il vetro. Il marchio Gibam comincia a essere conosciuto anche oltre confine e negli anni Novanta la sua diffusione tocca Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Grecia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, India, Russia, Kuwait, Mongolia. Oggi Gibam può vantare 45.000 mq di stabilimenti, che producono, per il commercio al dettaglio e all’ingrosso, arredi in metallo, legno, vetro, alluminio e plexiglas. Nel 2012 Gibam Shops risponde alla crescente richiesta di mercato per l’arredo farmacie creando un nuovo marchio, Pharmade Solution, catalogo totalmente rinnovato dedicato al mondo della farmacia.

venta un ambiente polifunzionale, studiato per soddisfare in modo professionale tutte le possibili esigenze del cliente, ospitandolo in un ambiente accogliente e piacevole. Pharmade Solution è stato concepito su questi principi e viene rivolto a chi cerca una valorizzazione e un incremento in termini di produttività, professionalità e redditività attraverso il proprio punto vendita». Tutto questo grazie a una squadra di esperti tecnici, architetti e progettisti che da più di quarant’anni si dedica alla realizzazione di farmacie pratiche, dall’immagine esclusiva e personalizzata sulle esigenze di chi le commissiona. Farmacie di successo.

UN AMBIENTE POLIFUNZIONALE La filosofia di Pharmade Solution la sintetizza Mirco Giovannelli, amministratore delegato di Gibam Shops: «La riconoscibilità di una propria identità definita e distinguibile dalla concorrenza è un elemento fondamentale, che va curato e interpretato attraverso un giusto equilibrio di valorizzazione tra esperienza e cultura. La farmacia di-

Pharmade Solution è un prodotto Gibam Shops Srl, Via L. Einaudi, sn, 61032 Bellocchi di Fano (PU). Tel. +39 0721 85991; fax. +39 0721 854015, www.gibamshops.it; farmacia@gibamshops.it.


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E R A V A M O

Nel primo Ottocento si diffondono nuovi ritrovati farmacologici, poi alla base della chimica di sintesi. Come esercitare la professione nello Stato della Chiesa DI RAIMONDO VILLANO

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el 1820 Pelletier e Caventou scoprono il principio antimalarico chinino, il primo e forse l’unico chemioterapico specifico utilizzato empiricamente prima della scoperta dell’agente eziologico di una malattia infettiva. Lo stesso anno si pubblica, negli Stati Uniti, la prima Farmacopea: United States Pharmacopoeia. Sempre nel 1820, il farmacista Bartolomeo Bizio (1791-1862), dopo molte ricerche sul fenomeno di mutazione della polenta di granturco, scopre i batteri Serratia Marcescens. Con l’istituzione del Gremio farmaceutico (associazione professionale) Trieste diventa un emporio di prim’ordine per droghe vegetali e prodotti. Con l’avvento della rivoluzione industriale in Inghilterra si verifica un’esplosione del consumo di oppio, che in breve tempo coinvolge l’intera Europa e gli Stati Uniti. L’aumento della produzione industriale di farmaci e della loro pubblicità su giornali e riviste, nonché il ricorso alle vendite per posta, favoriscono in modo formidabile la diffusione di oppiacei in forma di sciroppi, cordiali o polveri, dai nomi suadenti (sciroppo dolce della signora Winslow, elisir all’oppio di McMunn, Cordiale Godfrey, Cherry di Ayer) e dalle confezioni attraenti. Negli Stati Uniti, in particolare, l’oppio diventa una sostanza d’abuso ad appannaggio della borghesia e, soprattutto, del gentil sesso, cui era somministrata per dolori mestruali, malattie veneree, depressione e ansia. Nel 1821 dal seme della noce vomica viene isolata, a opera di Pellettier e Ca-

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Un secolo di svolta vendou, la stricnina, principio attivo atto a stimolare i nervi motori spinali. Nel 1823 nei Paesi Bassi entra in vigore la Pharmacopoea Belgica pubblicata all’Aja in lingua latina. Sempre nel 1823 viene pubblicata l’opera Sulle falsificazioni delle sostanze principalmente medicinali e sui mezzi atti ad iscoprirle. Il 9 settembre 1823 l’Ordinanza di Ferdinando I che dispone la riforma della marina da guerra stabilisce anche le dotazioni dei medicamenti da imbarcare a bordo di una goletta armata della Marina Siciliana sia in tempo di pace sia in tempo di guerra. Nonostante agli inizi dell’Ottocento nelle maggiori flotte siano praticamente scomparse le galere e le galeazze, sostituite per lo più dai vascelli e dalle fregate, le condizioni di vita degli marinai imbarcati permangono tutt’altro che facili, gli spazi restano estremamente ridotti e le malattie sono in grado di diffondersi con estrema rapidità sulll’intera nave.

IL PAPATO LEGIFERA Nel 1824 il Pontefice Leone XII emana la nuova Costituzione degli studi con la Bolla Quod Divina Sapientia, in forza della quale quello per esercitare la professione di farmacista diventa un corso universitario regolare, che si svolge in un biennio con lezioni di botanica, chimica, farmacia e materia medica. Al termine del primo anno si consegue il baccellierato, al termine del secondo anno la licenza, che non ha effetto abilitante; infine si effettua un anno di “pratica farmaceutica” presso un farmacista riconosciuto e successivamente, per ottenere la “patente di esercizio” i candidati devono sostenere un esame teorico e pratico davanti al Collegio medico e farmaceutico. Con la Bolla di Leone XII si istituiscono due diplomi: quello di “alto farmacista”, che può preparare tutto, e quello di “basso farmacista”, che dispensa sostanze di tipo erboristico e acquista dal collega “alto” tutto il resto. Le norme che regolano l’eser-


cizio di spezieria, inoltre, stabiliscono il rapporto di una bottega ogni tremila abitanti, a una distanza, per la città di Roma, non inferiore a 200 canne (circa 400 metri); un locale sufficiente; un laboratorio proprio; un seminterrato per la conservazione delle droghe; un solaio per l’essiccazione delle droghe e la loro conservazione al fresco nonché l’obbligo di custodia in apposito luogo delle sostanze che «in piccola dose agiscono molto». Ogni due anni il Supremo consiglio di sanità è incaricato di far effettuare ispezioni alle farmacie di Roma da un medico del Collegio e da un farmacista collegiale mentre delle farmacie delle altre province dello Stato si occupano un medico e un farmacista della Commissione Sanitaria Provinciale. La normativa prevede anche che alla morte del farmacista senza figli o parenti che possano succedergli nell’esercizio della professione, gli eredi fino alla terza generazione possano vendere la farmacia. SCOPERTE Nel 1825 l’Accademia di Marsiglia conferisce una medaglia al farmacista Antoine Germain Labarraque (1777-1850) per «l’applicazione dei cloruri all’igiene e alla terapeutica». Nel 1827 il farmacista di Eislemben August Ludwig Gieschk, trattando la tintura alcolica di frutti di cicuta con acido solforico ottiene un alcaloide molto velenoso che denomina coniina, principio attivo responsabile di un effetto paralizzante delle giunzioni neuromuscolari dovuto all'intervento di un’a-

zione curarosimile: una scoperta che apre la strada allo studio dei farmaci ganglioplegici, primo fra tutti la nicotina. Nel 1828 il chimico tedesco Friedrich Wöhler (1800-82), intento a riscaldare un composto detto cianato d’ammonio (sostanza già all’epoca considerata inorganica, priva di qualsiasi legame con la materia vivente), scoprì durante l’esperimento che si stavano formando cristalli simili a quelli dell’urea. Un esame approfondito confermò trattarsi di cristalli di urea, composto di indubbio carattere organico. Dopo aver ripetuto diverse volte l’esperimento, Wohler informò Jöns Jacob Berzelius, suo maestro, della scoperta: il vitalismo subì un primo duro colpo e il testardo Berzelius fu costretto a riconoscere che la linea da lui tracciata tra organico e inorganico non era, in realtà, un confine insormontabile. Più in generale, dunque, la svolta culturale dovuta a Wöhler fu la “laicizzazione” dell’approccio agli studi sulla vita. Nel 1828 l’omeopatia comincia a penetrare nel Regno delle Due Sicilie, con il favore di Francesco I di Borbone, che vuole sia praticata nell’Ospedale militare della Trinità in Palermo. Nel 1828 Buchner, docente alla facoltà di Farmacia dell’Università di Monaco, dichiara di aver effettuato l’estrazione della salicina dalla corteccia del salice. Nel 1829 il farmacista francese Henru Leroux, mediante ulteriori precipitazioni, riesce a isolare la salicina in forma cristallina pura, principio estratto dalla corteccia del salice e composto da glucosio e alcool salicilico

in forma cristallina - 30 grammi di salicina vengono estratti da 500 grammi di scorza di salice - e ne prova l’effetto antipiretico per avere un dato scientifico concreto. Nel 1830 con importanti ricerche di chimica vegetale in Botanica i farmacisti francesi Boutron e Robiquet studiano numerosi alcaloidi e glicosidi e scoprono l’amigdalina. Nel 1832, a opera di Robiquet, viene estratta la codeina dall’oppio. Sempre nel 1832 il farmacista-scienziato Giovanni Semmola (1793-1865) con la pubblicazione del Saggio chimico sulla preparazione, facoltà ed uso dei medicamenti e del Trattato di farmacologia e terapia generale sottolinea la necessità di studiare la costituzione fisica e chimica dei rimedi in rapporto ai cambiamenti chimici che essi inducono nei tessuti e negli umori. Dal 1832 inizia a impervesare in Europa il colera, la “peste dell’Ottocento”. Nel 1832-35 c’è la prima ondata in Italia con 150.000 vittime; altre ondate si verificano nel 1849, 1854-55, 1865-67, 1884-86. Il morbo falcia vite umane ovunque e infuria soprattutto nei quartieri più degradati delle città. Tra il 1833 e il 1838 il farmacista-scienziato Giacomo Andrea Giacomini (1796-1849) pubblica un Trattato filosofico sperimentale dei soccorsi terapeutici in cui si sforza di superare l’empirismo facilone dei farmacisti e dei medici contemporanei affermando l’importanza di una controprova nella valutazione dell’efficacia terapeutica di un medicamento. Gli studi di Berzelius e Wöhler (1800-1882) modificano le precedenti concezioni della chimica e contribuiscono a dare anche sviluppo alla cultura generale, portandola coerentemente al di sopra di dogmatiche e limitative interpretazioni precedentemente affermatesi nella scienza. In particolare Wöhler con la sintesi dell’urea, la prima molecola organica realizzata in laboratorio ottenuta a partire da molecole inorganiche (1828), modificò profondamente la cultura di allora, che ancora distingueva i materiali organici da quelli inorganici, accettando la concezione di una inesistente vis-vitalis, per dare ragione all’esistenza di tutto ciò che appartiene alla materia vivente.

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C O N S I G L I

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Biocosmesi artigianale

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apò è un’azienda veneta fondata nel 2002 da Franco Borin, in cui professionisti specializzati in fitocosmesi riversano tutta la loro esperienza e la passione per la natura nella creazione di prodotti legati a bellezza e benessere. Sapò nasce dall’idea di farmacisti e cosmetologi, la cui conoscenza approfondita nell’ambito della formulazione cosmetica ha dato vita a prodotti in grado di rispondere alle esigenze di un mercato che guarda sempre di più alla natura e alle sue insite qualità. LA LINEA DI PENSIERO DELL’AZIENDA La filosofia di Sapò è incentrata su una semplice verità: il rispetto è prima di tutto un concetto sano, che guida il fare verso le cose ben fatte. I prodotti Sapò rispetta-

Sapò conquista la clientela con una linea completa dedicata al benessere e al piacere di volersi bene

no un elevato standard di qualità: sono fatti a mano con materie prime derivate da vegetali, gli ingredienti utilizzati sono biodegradabili e non inquinanti e, quando possibile, vengono impiegati oli, estratti e frutta fresca provenienti da agricoltura biologica. Inoltre, i prodotti non sono testati sugli animali e le formulazioni non contengono tensioattivi chimici, potenzialmente irritanti per la pelle e dannosi per l’ambiente. L’azienda è da sempre impegnata a contrastare i fenomeni di inquinamento ambientale, pertanto, anche il packaging - essenziale, riciclato e riciclabile - merita una menzione particolare.

La linea comprende diversi prodotti: si spazia dalle creme per corpo e viso al latte idratante; dai saponi ai prodotti da massaggio, ai profumi. L’offerta si completa con una linea per bimbi e con una professionale per capelli. Si segnala, inoltre, la Linea arancino, che si compone di una gamma completa di prodotti dalla profumazione allegra e briosa che sa di spremuta d’arancia di Sicilia. I prodotti Sapò si possono trovare negli oltre settanta punti vendita sparsi per tutto il centro-nord, nonché sul portale di e-commerce www.assaporasapo.it.

PRIMO TRATTAMENTO COMPLETO CONTRO LE COUPEROSE. La rosacea, chiamata anche couperose o acne rosacea, è una malattia cronica della pelle che colpisce principalmente il volto. Non si tratta solo di un problema estetico, ma di un vero e proprio problema clinico caratterizzato da arrossamento della cute associato a sensazioni di calore e bruciore; spesso si manifesta anche prurito, pelle che tira e la presenza di papule e pustole. Dal Laboratoire Dermatologique Bioderma nasce la nuova BB Cream Bioderma, trattamento cosmetico multifunzionale particolarmente utile sia per proteggere la pelle dalle aggressioni ambientali sia per mascherare il rossore del volto. Grazie alla sua formulazione, Sensibio AR BB Cream lenisce e idrata immediatamente la pelle sensibile e, in più, protegge dai raggi solari con un fattore di protezione 30. I leggeri pigmenti di cui è composta, inoltre, uniformano e donano luminosità all’incarnato. Test di efficacia dimostrano, dopo un impiego di 28 giorni, una significativa diminuzione dei due paramenti soggettivi quali rossore e sensazione di pelle che tira, e di parametri oggettivi quali couperose, eritrosi, squame e rugosità. Sensibio AR BB Cream è disponibile in farmacia da aprile e completa l’offerta della linea Sensibio, nata per le esigenze della pelle sensibile, intollerante e soggetta a rossori.

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A CURA DELLA REDAZIONE

SPRAY REMINERALIZZANTE PER PREVENIRE LE CARIE. La patologia cariosa è in stretta correlazione con le caratteristiche della dieta, della salivazione e del biofilm batterico presente sulle superfici dentali. Ogni volta che mangiamo o beviamo qualcosa, avviene un abbassamento del pH della bocca causato dalla fermentazione dei carboidrati da parte dei batteri presenti sulle superfici dentarie, che determina una perdita di tessuto minerale del dente. Perdita che, se ripetuta e protratta nel tempo, provoca carie e assottigliamento dello smalto. L’acidificazione del pH da parte degli alimenti è seguita da una fisiologica risalita verso valori più basici grazie all’azione della saliva. Brux Srl, azienda che opera nel settore dentale da trent’anni, in collaborazione con l’Università dell’Insubria di Varese e con il supporto dell’Associazione igienisti dentali italiani, presenta al mercato Cariex ®, innovativo spray dentale a base di bicarbonato di sodio, che combatte la carie, evitando la caduta del pH. Si consiglia l’utilizzo di Cariex® dopo l’assunzione di cibo e bevande: sia quando non è possibile eseguire una corretta igiene orale sia prima dello spazzolino. Cariex® è adatto anche a coloro che portano dispositivo ortodontici e a tutti i pazienti con ridotta salivazione.

UN’AMPIA GAMMA DI TRATTAMENTI SOLARI. Il Gruppo Pierre Fabre Italia è costituito da marchi che offrono un’ampia gamma di prodotti dermocosmetici, tra cui meritano un focus particolare i trattamenti solari, dal momento che la bella stagione è, finalmente, alle porte. Il marchio Eau Termale Avéne, studiata per le pelli sensibili, a base di acqua termale, ha ottimizzato il sistema fitoprotettivo dei solari 2013, grazie alla stabilità del butilmetossidibenzoilmetano. Anche la texture delle creme e degli spray è stata migliorata: ispirandosi a una tendenza nata in Brasile, l’emulsione si fa impalpabile e trasparente all’applicazione con un incredibile tocco secco, particolarmente piacevole, che non appiccica e penetra rapidamente. Da segnalare Benvenuto Sole, il progetto di educazione e sensibilizzazione sull’importanza di una corretta fotoprotezione, promosso dai solari Eau Thermale Avène. Dal marchio Galénic arriva l’eccezionale protezione dell’Unicaria di Amazzonia, pianta medicinale antichissima e preziosa sorgente di anti-ossidante contro il fotoinvecchiamento. Oltre allo speciale Maquillage Solare per ravvivare il colorito, che si compone di terra abbronzante e fondotinta compatto con fattori protettivi, la linea si completa di latte, creme e spray che proteggono dal sole ogni tipo di pelle. Dal marchio Klorane nasce anche la linea Polysianes, a base di Monoi, olio utilizzato sin dalla notte dei tempi dai polinesiani per le sue qualità idratanti. La crema di Monoi è un vero trattamento di bellezza che avvolge il corpo con un velo di dolcezza dalle note piacevolmente zuccherine. La crema concentra la ricchezza unica dell’olio di Monoi e di Morinda per nutrire e ristrutturare la pelle, offrendole anche una protezione anti invecchiamento. La gamma si compone anche di trattamenti solari protettivi per il viso e per il corpo, di trattamenti dopo sole e sublimatori. Così come la pelle, anche i capelli hanno bisogno di essere protetti durante l’esposizione solare. In estate, molti sono i fattori che possono alterare il film idrolipidico del capello. Dall’esperienza di René Furterer nasce una linea completa dedicata alla salute dei capelli, a base di olio di sesamo, per proteggerli, e di burro di palma, per ripararli. Olio solare e fluido solare protettivo all’olio di sesamo proteggono i capelli dalle aggressioni esterne; mentre altri prodotti a base di burro di palma, quali lo shampoo, il gel doccia, la maschera, lo spray idratante, li riparano in profondità.

UN INTEGRATORE CONTRO LA STANCHEZZA. Il magnesio, minerale essenziale per il corretto funzionamento dell’organismo, è reperibile in natura sottoforma di numerosi alimenti, quali il cacao, le mandorle, le verdure fresche di colore verde, le noci, la soia, ma anche il pesce, i crostacei e i frutti di mare. Se la dieta non riesce a introdurne il corretto quantitativo oppure se si assumono alcune categorie di farmaci che ne impediscono l’assorbimento, ma anche nei casi in cui l’organismo è sottoposto a iperlavoro o intensa attività fisica, ci si può sentire stanchi, e avvertire, talvolta, anche crampi e debolezza muscolare. In queste situazioni, può essere utile assumere ogni giorno un integratore alimentare a base di magnesio come Mag Orosolubile di Sanofi che, con ogni bustina, fornisce 300 mg di questo prezioso minerale, contribuendo a ristabilire il corretto funzionamento dei sistemi fisiologici in cui la sostanza è coinvolta: dalla produzione di energia, alla sintesi delle proteine, alla trasmissione degli impulsi nervosi. Mag Orosolubile è disponibile in pratiche bustine monodose al gusto di limone che si sciolgono direttamente in bocca, senz’acqua.

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F A R M A C I S T I

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C A R T A

Il collezionista di capsule Un giallo con al centro un titolare di farmacia che, per eccesso di zelo, scopre un omicidio e si trova nei guai Rientrato in farmacia alla riapertura pomeridiana, Raimondi si rimise al lavoro dietro al banco. Ma era distratto come non gli capitava mai. Se ne accorse Luciana quando vide che il dottore infilava una ricetta nel cassetto del registratore di cassa e metteva i soldi sulla pila delle ricette ritirate. “Dottore, ma che fa? Dove la sta mettendo la ricetta?”. “Ah, già, oggi sono un po’ distratto”. “Dottore, quella è una ricetta non ripetibile, la deve ritirare, non la deve restituire alla signora”. “Ah, sì, ma che sto combinando?”. “Starà pensando a tutti i soldi che ha in banca e non sa come spendere” disse tra sé la dottoressa. Ma quando si accorse che Raimondi stava per consegnare al cliente un farmaco meno costoso al posto di un altro di prezzo più alto, capì che non era una questione di soldi: “Dottore, non si sente bene? Vada a riposarsi un po’ in ufficio, al banco ci sto io”. “No, grazie, Luciana, sto bene, sto bene, sono solo un po’ stanco”. Non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che la morte di Damiani potesse essere in qualche modo collegata al computer. Ma cosa poteva essere successo? Pensandoci su, si ricordò che, in effetti, le ultime volte che aveva visto Damiani gli era sembrato un po’ strano. Era pallido con delle brutte occhiaie. Non rispondeva volentieri alle domande sul suo stato di salute, era sfuggente. Sembrava avesse fretta di rientrare a casa. “Forse aveva qualche inghippo con internet”. “Buonasera dottore Raimondi! La vedo un pochino preoccupato. Che fa, sta pensando alla brutta fine del suo cumpari?”. La parlata siculo-romana del commissario Salvo, appena entrato in farmacia, lo riportò alla realtà. “Ah è lei, commissario. Che ci fa da queste parti?”. “Sono venuto a farle un paio di domande. In questa storia c’è qualcosa che a mia non mi convince”. “Andiamo di là, nel mio ufficio” disse Raimondi e accompagnò il commissario sul retro della farmacia dove aveva allestito un piccolo studio. Vi teneva qualche libro di farmacologia, delle riviste, gli ultimi numeri di Farma7, il settimanale della Federazione dei titolari di farmacia, al quale, nei momenti di tranquillità, dava un’occhiata per tenersi aggiornato sulle novità in campo sindacale e politico. “Cosa mi voleva chiedere, commissario?”. “Le volevo comunicare gli esiti del primo esame autoptico del medico legale: il Damiani è morto per crisi iperglicemica”. (da Il collezionista di capsule, Editoriale Giornalidea, 2002, pp. 25-26)

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L’autore Paolo Betto è nato a Roma nel 1963. Laureato in Lettere classiche con indirizzo archeologico, dopo alcune esperienze professionali nel settore dei beni culturali, si orienta verso altri ambiti di attività, quali l’editoria e la comunicazione. Giornalista, entra con la qualifica di addetto stampa, nel 1991, in Federfarma, dove, dal 1998, ricopre il ruolo di responsabile dell’ufficio rapporti istituzionali. Nel 2004 ha pubblicato, sempre per Editoriale Giornalidea, Il segreto dell’urna.

L’opera È un romanzo breve, questo giallo di Paolo Betto, ma denso di fatti. Tutto comincia, tra il serio e il faceto, con il protagonista, il dottor Raimondi, titolare di farmacia, che sta per abbassare la saracinesca come ogni sera tra le occhiatacce di una dirimpettaia che non si è ancora abituata al rumore - quando arriva il classico cliente dell’ultimo minuto, affannato, per chiedere una medicina urgente per la bambina di due anni. Forse questa grande urgenza non c’è ma in ogni caso la circostanza fa sì che la vita del tranquillo dottore abbia una svolta improvvisa, e drammatica. Giunge infatti in farmacia la telefonata di un paziente cardiopatico, che invoca aiuto: il farmacista si reca a casa sua e lo trova morto. E di lì si snoda tutto il plot narrativo.


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