Punto Effe Veneto

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Supplemento a Punto Effe n. 3, 23 febbraio 2012

puntoeffe Veneto


sommario

Editoriale

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News dalla Regione

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Il punto

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Questioni spinose

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Approfondimenti

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L’intervista

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Tre domande a...

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Supplemento a Punto Effe n. 3, 23 febbraio 2012 Editore: Ismaele Passoni Direttore responsabile: Laura Benfenati Stampa: Modulimpianti S.n.c. - Capriate S.G. (BG) Registrazione Tribunale di Milano n. 40 - 14/1/2000 ROC n. 6655 (Registro operatori comunicazione)

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editoriale Mi definisco presidente in tempore belli, perché questa è la realtà della situazione: alle instabilità interne e ai diversi accadimenti della vita sanitaria della nostra Regione, si aggiungono gli strali che arrivano dal Decreto Monti. Ritengo quindi che si debba agire in maniera molto pragmatica e affrontare subito gli ostacoli che ci impediscono di progredire. Il mio impegno e auspicio è di non rimanere in carica per più di un paio di mesi, perché Federfarma Veneto ha bisogno di un consiglio e di un presidente stabili che possano traghettare la nostra Unione verso lidi più sicuri di quelli attuali. Mi sono imposto, perciò, una tabella di marcia che intendo rispettare per il bene della farmacia veneta e di tutti i farmacisti. In prima istanza, chiudere l’accordo con la Regione Veneto sulla Dpc, che, ragionevolmente, non dovrebbe impegnarci per più di un mese, visto il capillare lavoro effettuato fino a ora da chi mi ha preceduto, che ha posto le basi per una soluzione positiva di questo capitolo tanto importante per la farmacia veneta e per i pazienti affetti da gravi patologie. Subito dopo affronteremo la questione del rinnovo dello Statuto, ovvero il futuro di Federfarma Veneto, che raccoglie la “voce” di 1.200 farmacie, che dovrà dialogare con gli enti istituzionali regionali e avere il giusto peso a livello nazionale. Questo il mio programma serrato: convocazione frequente, anche settimanale all’occorrenza, dell’Assemblea che affronterà, uno a uno, gli articoli dello Statuto. Il confronto più acceso verterà su tre o quattro articoli, ma anche per questi dovremo prendere una decisione in modo da arrivare alle votazioni nel giro di alcune settimane. È inutile tergiversare, anche perché la chiarezza delle regole interne risulta necessaria per affrontare le sfide esterne, che sono davvero tante e molto insidiose. Non posso pensare che si debba arrivare, come qualcuno suggerisce, allo scioglimento di Federfarma Veneto: una estrema ratio secondo me non logica, che non porterebbe a nulla di buono. Ma sarà la maggioranza a decidere, spero in coscienza e con lungimiranza. E intanto i problemi avanzano a livello nazionale, ma anche regionale, come la discussione sulle Aft, Aggregazioni funzionali territoriali, che, prevedendo l’aggregazione dei medici di base in poliambulatori che funzionano tutto il giorno, potrebbero assestare un altro grave colpo alle farmacie, soprattutto quelle dei centri più piccoli. In conclusione, il mio obiettivo è agire per progredire, mi auguro, compatti, grazie al superamento delle divisioni interne, tenendo conto che in qualsiasi realtà composta da esseri umani esistono divergenze. L’intelligenza sta nel riconoscere quale sia il bene comune e perseguirlo. Guido Bonetto Presidente Federfarma Veneto

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news dalla Regione Riorganizzazione delle Usll su scala provinciale?

IL RESTILING DELL’AGENZIA SOCIO SANITARIA ambia volto l’Agenzia regionale sociosanitaria del Veneto. A dieci anni dalla sua istituzione, la commissione sanità del Consiglio veneto ha approvato il progetto di legge presentato dal presidente della commissione stessa Leonardo Padrin che modifica la legge istitutiva dell’Agenzia, ridefinendone attività e compiti. «Da agenzia a servizio delle Ulss per bilanci, controlli di gestione, controllo prezzi, monitoraggio della qualità dei servizi e sviluppo dei processi di aziendalizzazione, diventa braccio tecnico della segreteria regionale alla Sanità, strumento di supporto alla programmazione regionale e di verifica delle attività delle Ulss, dell’Istituto oncologico veneto e dell’Arpav», ha spiegato Padrin, che sarà relatore della legge in aula. Le aziende Ulss potranno ancora avvalersi dei servizi e delle analisi dell’Agenzia, ma dovranno pagarli. Gli introiti di tale attività di consulenza, insieme a quelli derivanti dalle procedure di accreditamento di enti sanitari e sociosanitari e da eventuali sponsorizzazioni, andranno a integrare il budget annuale assegnato all’agenzia nell’ambito delle risorse del fondo regionale della sanità. Quanto ai nuovi compiti, all’agenzia spetterà l’elaborazione di proposte su modelli gestionali, costi standard, finanziamento delle aziende sanitarie e investimenti in relazione agli obiettivi del piano sociosanitario, oltre al controllo sull’appropriatezza delle prestazioni, il monitoraggio del rischio clinico, la verifica dei requisiti per l’accreditamento e l’analisi sui bilanci di Ulss, Iov e Arpav. L’ agenzia potrà avvalersi del personale e delle competenze del Servizio ispettivo e di vigilanza per il sistema sociosanitario attivato dal Consiglio veneto.

C

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Levata di scudi nella commissione Sanità, impegnata a discutere il nuovo Piano socio sanitario, contro le dichiarazioni del presidente della Regione Luca Zaia. A non aver gradito le “esternazioni a mezzo stampa” del governatore del Veneto sulla riorganizzazione delle Ulss in scala provinciale non sono solo i consiglieri di opposizione, ma anche quelli di maggioranza, primo tra tutti il capogruppo del Pdl Dario Bond. «Sin dalla prima presentazione del piano è stato detto che la nuova programmazione non cambia il numero delle Ulss né la loro configurazione», ha ribadito Bond, «e il partito che rappresento non intende introdurre questa variabile». Una posizione, questa, coerente con il percorso intrapreso dalla commissione sul documento programmatorio della sanità veneta che già nelle precedenti sedute dedicate all’esame del piano (e in particolare alla governance delle Ulss) aveva chiarito che il piano presentato dalla Giunta e il lavoro della commissione Sanità non toccavano il numero e i confini delle Ulss. «Non vorrei che il nuovo piano socio sanitario si bloccasse perché qualcuno, sull’altra sponda del canale, ha lanciato in solitaria l’idea delle sette Ulss provinciali, una per provincia», ha detto Raffaele Grazia dell’Udc, innescando un acceso dibattito sul rispetto delle competenze e dei ruoli tra Giunta e Consiglio.


di

Andrea Fantoli

NUOVE REGOLE PER LE NOMINE DEI PRIMARI e regole sulle nomine dei primari vanno cambiate in modo radicale, per premiare i meriti professionali e non, come spesso è accaduto, le appartenenze politiche». Ad affermarlo i consiglieri regionali del Pd, che mettono sul tavolo della discussione sul nuovo Piano socio sanitario la loro proposta di modifica delle regole che normano le nomine dei primari. «Il criterio principe», affermano, «deve essere quello del merito. Chiediamo innanzitutto che queste nomine avvengano affidando l’incarico al primo della graduatoria predisposta da una commissione esaminatrice di concorso, autonoma e terza rispetto ai direttori delle Ulss e alla Giunta regionale. L’obiettivo è quello di cambiare le modalità attuali che lasciano al direttore generale di ogni Azienda o Ulss la possibilità di scegliere i primari all’interno di rose di nomi selezionata dalla commissione di concorso».

L

I NUMERI DEL BANCO FARMACEUTICO 2012 anco Farmaceutico. Quest’anno le farmacie venete che aderiscono alla XII Giornata di raccolta sono 357 (+5 per cento sul 2011), 126 gli enti socio assistenziali veneti, oltre 1.000 i volontari della Compagnia delle Opere che saranno presenti nelle farmacie per fornire informazioni ai cittadini intenzionati a partecipare alla raccolta. Nel 2011 i farmaci donati in Veneto furono 29.500 per un valore medio di 185.850 euro.

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Farmacie ed enti veneti della XII Giornata del Banco Farmaceutico: sabato 11 febbraio 2012

Verona: Treviso: Vicenza: Rovigo: Padova: Venezia: Belluno:

Tante info nel sito di Federfarma Veneto Uno strumento veloce e sempre aggiornato a disposizione di tutti i farmacisti veneti. Nel sito http://www.federfarmaveneto.it/ è possibile scoprire in tempo reale tutto ciò che accade nel mondo della Sanità e delle farmacie territoriali. Notizie dalla Regione, con le informazioni di Giunta e Consiglio, nonché articoli dai giornali di tutto il Veneto e comunicati stampa a cura di Federfarma Veneto sono a disposizione gratuita di chi vuole tenersi aggiornato, soprattutto in questo periodo di grandi sconvolgimenti per il mondo della farmacia. Il sito di Federfarma Veneto è un punto di contatto diretto con il singolo farmacista, che può anche interagire e manifestare le sue proposte per arricchire le potenzialità dell’Unione regionale.

98 farmacie e 20 enti 51 farmacie e 18 enti 47 farmacie e 16 enti 39 farmacie e 28 enti 62 farmacie e 9 enti 36 farmacie e 24 enti 24 farmacie e 11 enti

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il punto siglio il 20 gennaio, le farmacie spettanti diventerebbero 1.706, le riassorbite in sopranumero sono 107 e 420 quelle di nuova istituzione, per un totale di 491 nuove aperture (sedi di nuova istituzione + le attuali spettanti e non ancora aperte). Entriamo nel dettaglio delle province: in quella di Belluno apriranno 28 farmacie, di cui ben 4 nella città di Belluno, 2 a Feltre e 2 a Sedico. Nella provincia di Padova ci saranno 97 nuove farmacie, di cui 11 nella città di Padova, 3 nei Comuni di Albignasego, Ponte San Nicolò, San Martino di Lupari, Selvazzano Dentro, Vigonza e Vigodarzene. Passando alla provincia di Rovigo, apriranno 13 farmacie, di cui 4 nel Comune di Rovigo. Nella provincia di Treviso ci sarà il maggior numero di aperture, 104, di cui 5 nel capoluogo, 3 a Casier, 4 a Castelfranco Veneto, 3 a Conegliano e 3 a Mogliano Veneto, 4 a Montebelluna, 3 a Oderzo, a

Se il quorum a 3.000 previsto nel decreto “cresci Italia” non sarà modificato, si apriranno tantissime farmacie in Veneto. Troppe

e il decreto “cresci Italia” sarà convertito il legge senza modifiche, in Veneto apriranno 491 farmacie, secondo i dati forniti dal Centro di farmacoeconomia e farmacoutilizzazione della Facoltà di farmacia dell’Università Federico II di Napoli. Attualmente ci sono nella Regione 581 Comuni e al 3112-2010 gli abitanti erano 4.937.854. Le farmacie spettanti in base agli attuali parametri sono 1.255 e quelle attualmente aperte sono 1.291 (107 in soprannumero e 71 non aperte). Secondo i nuovi parametri ipotizzati nel decreto presentato dal presidente del Con-

S

Paese, a San Biagio di Callalta e a Vedelago. Nella Provincia di Venezia apriranno in totale 66 nuove farmacie, di cui nessuna nel capoluogo e ben 3 nei seguenti Comuni: Camponogara, Chioggia. Jesolo, Salzano, Santa Maria di Sala, San Stino di Livenza, Scorzé e Spinea. A Marcon e a Mira le nuove sedi saranno 4 e a San Donà di Piave addirittura 5. A Verona le sedi di nuova istituzione sono 90, di cui ben 20 nel capoluogo, 3 a Bovolone, Peschiera del Garda, San Giovanni Lupatoto e Villafranca di Verona. A Vicenza sono 93 in tutta la Provincia, di cui 3 ad Arzignano, 5 a Bassano del Grappa, 3 a Chiampo e a Montecchio Maggiore, 4 a Schio, 3 a Tezze sul Brenta e a Thiene e 9 nel capoluogo. Insomma una serie infinita di aperture (tutti i dettagli, Comune per Comune, li trovate nel sito www.puntoeffe.it) assolutamente insostenibili, come è evi-

NUOVE SEDI PROVINCIA PER PROVINCIA BELLUNO

28

PADOVA

97

ROVIGO

13

TREVISO

104

VENEZIA

66

VERONA

90

VICENZA

93

Fonte tabella: CIRFF, Centro interdisciplinare ricerca farmacoeconomia e farmacoutilizzazione facoltà di Farmacia, Università Federico II di Napoli

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di

Laura Benfenati

DISTRIBUZIONE E PROIEZIONE PER REGIONE DATI ISTAT

N. dei Comuni al 1/10/2011

VENETO

581

N. di abitanti al 31/12/2010

4.937.854

dente già da questa fredda esposizione di numeri. «Come è possibile aprire 5 nuove farmacie a San Donà di Piave?», si chiede Fiorenzo Zago, presidente del Sunifar Veneto, che risiede in quel Paese della provincia di Venezia, dove ci sono già 9 farmacie aperte con 41.000 abitanti. Per non parlare della miriade di paeselli nei quali si aprirà, con 4.501 abitanti, la seconda sede. E fin qui si parla di quorum, poi ci sono tutte le aperture in deroga. Se si ottenesse, invece, quello a cui Federfarma mira, cioè un quorum di 3.500 con un resto del 50 per cento, il numero totale delle nuove farmacie in Veneto sarebbe ben diverso, con 245 sedi da aprire: 21 nella Provincia di Belluno, 43 in quella di Padova, 3 di Rovigo, 54 di Treviso, 32 di Venezia, 44 di Verona e 48 di Vicenza. Una gran bella differenza in termini di sostenibilità del sistema.

(1) Farmacie spettanti

1.255

ATTUALI PARAMETRI

PROIEZIONE BOZZA DECRETO

Anagrafe ministero Salute aggiornata al 1/9/2011

Parametro 3.000 + resto >1.500 in Comuni < 9.000 ab. Resto utile >500 in Comuni > 9.000 ab.

(2) Farmacie aperte

1.291

(3) Aperte sopra numero

107

(4) Non aperte

71

(5) Spettanti

1.706

(6) Riassorbite dal sopra numero

107

(7) Sedi di nuova istituzione 5-1-6

(8) Totale da aprire

420

491

7+4

Fonte tabella: CIRFF, Centro interdisciplinare ricerca farmacoeconomia e farmacoutilizzazione facoltà di Farmacia, Università Federico II di Napoli

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questioni spinose

ell’assemblea nazionale del 20-21 gennaio a Roma erano presenti il neo eletto presidente di Federfarma Veneto Guido Bonetto e i presidenti delle diverse associazioni provinciali del Veneto. Dopo due giorni di intenso e vivace confronto, nel quale i diversi delegati hanno condiviso le proprie analisi, preoccupazioni, interventi e proposte, nella tarda mattinata di sabato 21 gennaio l’assemblea ha approvato una delibera (vedi riquadro a pagina 7) e all’unanimità proclamato la giornata di sciopero per il 1° febbraio. Quella specifica data era stata scelta per rispettare i termini previsti dalla normativa sul diritto di sciopero. Nel corso dell’assemblea sono stati

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valutati tutti gli interventi possibili in merito alla contestazione del decreto, appena giunto in veste quasi ufficiale e che, parere assolutamente condiviso senza alcun distinguo, porterebbe alla distruzione dell'intero sistema farmacia: quorum a 3.000, resti insostenibili

nell’apertura di nuova sede, periodo di sei mesi per l’alienazione della farmacia, sconto sulla fascia C e sulla fascia A, concorso per titoli ed esami, fondo a sostegno delle farmacie con meno di 1.000 abitanti, molte aperture in deroga al criterio demografico, eccetera.

Cronaca dettagliata di settimane convulse, per comprendere cosa è accaduto realmente dietro le quinte di una mobilitazione di massa partita dall’accesa protesta contro il decreto Monti sulle liberalizzazioni


di

A questo si aggiunge la mancata volontà di confronto con il ministro della Salute per le valutazioni di merito e per condividere eventuali proposte della categoria. Questi in sintesi alcuni dei principali punti che hanno portato l’assemblea al voto unanime e alla linea dura nel confronto del Governo. Federfarma Veneto ha quindi riunito un Consiglio di presidenza e a seguire un Comitato di presidenti per una valutazione regionale del decreto, che non poteva che ricalcare la situazione nazionale. A livello provinciale si sono svolte assemblee per informare le farmacie sulle preoccupazioni reali e sulle modalità di svolgimento della giornata di sciopero, per evidenziare e realizzare forme di sensibilizzazione locali che si affiancassero ed esaltassero la giornata di sciopero. Che poi, come sappiamo, per una certa apertura del ministro, è stata rinviata. Federfarma Veneto in queste settimane ha poi realizzato, attraverso il proprio ufficio stampa, una serie di interventi sui media locali (vedi riquadro a fianco) per concludere lunedì 30 con una conferenza stampa regionale in cui si sono annunciate motivazioni e modalità di protesta delle farmacie venete aderenti al sindacato. Attiva anche la partecipazione di Federfarma Veneto a trasmissioni televisive e radiofoniche locali e su testate giornalistiche, dimostratesi sensibili alle nostre problematiche,

Marco Bacchini

La delibera sulla serrata Ai sensi delle citate disposizioni, il 1° febbraio il servizio farmaceutico sarà assicurato esclusivamente dall’apertura e dal normale funzionamento delle farmacie di turno obbligatorio, in conformità a quanto stabilito dai relativi provvedimenti locali. A livello nazionale, Federfarma ha già esperito tutte le formalità di legge, dandone comunicazione alla commissione di Garanzia, al presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro della Salute e ai presidenti delle Regioni e delle Province autonome (Circ. Federfarma n. 28/2012).

molto più della stampa nazionale. Federfarma Veneto ha poi intrapreso una serie di incontri con i politici regionali e nazionali, per sensibilizzarli su quanto stava avvenendo. L’intervento di Federfarma Veneto sicuramente non si conclude a questo punto perché, in piena sintonia con le associazioni provinciali e in stretto

rapporto con Federfarma nazionale, continuerà sulla strada della riforma del settore farmaceutico, ma contrastando il decreto nella forma attuale, poiché è devastante per il sistema farmacia Italia, che è sì perfettibile, ma rimane ancora uno dei sistemi farmaceutici territoriali più apprezzati d’Europa e oltre.

I comunicati stampa di Federfarma Veneto • Incongruenze dei provvedimenti posti a carico delle farmacie • Le farmacie sono chiuse a riccio a difesa dei propri “privilegi”? • L’Europa vuole la liberalizzazione delle farmacie? • Farmaci “liberalizzati”, la parola al paziente, non al consumatore

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approfondimenti L’Europa vuole liberalizzare le farmacie? Il servizio farmaceutico, nel nostro Paese, è già in linea con le richieste della Bce. E la Corte di Giustizia, con la sentenza delle Asturie, ha sancito che la pianta organica è uno strumento di garanzia

o, l’Europa non ci chiede di liberalizzare il servizio farmaceutico. La stessa lettera inviata il 5 agosto dalla Banca centrale europea, al punto 1. a), sottolinea l’esigenza di “una piena

N

liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali, da applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala”. Ma se c’è un servizio pub-

blico quasi completamente privatizzato è quello offerto dalle farmacie: su un totale di oltre 1.300 farmacie in Veneto, 1.200 circa sono gestite direttamente da privati e un centinaio sono farmacie comunali, la cui gestione è comunque in parte già affidata a privati (in tutta Italia 16.500 farmacie private e 1.500 pubbliche). «Si tratta di presidi sanitari convenzionati con il Ssn, per garantire l’universalità del servizio. La convivenza tra operatori pubblici e operatori privati ha garantito un confronto positivo e una crescita complessiva del sistema», dice Marco Bacchini, portavoce di Federfarma Veneto. «Da questo si de-

RAPPORTO FARMACISTI/ABITANTI IN EUROPA 20.000 18.000 16.000 14.000 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 Svezia

Danimarca

Olanda

Slovenia

Austria

Finlandia

Regno Unito

Lussemburgo

Ungheria

Rep. Ceca

Germania

Portogallo

Italia

Polonia

Europa

Francia

Estonia

Slovacchia

Irlanda

Lettonia

Spagna

Lituania

Malta

Belgio

Cipro

Grecia

0

Fonti: GPUE per il numero delle farmacie; Eurostat per il numero degli abitanti

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di

duce che il servizio farmaceutico è, quindi, già in linea con le richieste della Bce. Per quanto riguarda la proprietà della farmacia, ricordo che la Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto la piena legittimità e validità della normativa italiana che regola il servizio farmaceutico e in questo ambito la proprietà della farmacia, riservata al farmacista, è un elemento di forte garanzia per il cittadino riguardo all’indipendenza professionale del farmacista. L’ingresso del capitale nella proprietà della farmacia metterebbe a rischio questa indipendenza. Si darebbe vita a forme di integrazione verticale produzione-distribuzione intermedia-distribuzione finale che potrebbero condizionare il mercato del farmaco, facendo prevalere l’interesse economico sulla deontologia professionale». La Corte di Giustizia, nella sentenza sulla normativa delle Asturie, ha sancito che anche la pianta organica è uno strumento di garanzia: è l’unico meccanismo in grado di garantire la presenza di farmacie in zone commercialmente non appetibili. Proprio per salvaguardare gli aspetti di tutela della salute pubblica, anche la direttiva comunitaria sui servizi, la cosiddetta Bolkestein, ha previsto l’esclusione dei servizi sanitari, e quindi anche delle farmacie, dai processi di liberalizzazione. «In controtendenza rispetto alle indicazioni europee vanno piuttosto le iniziative tendenti ad affidare alle

strutture pubbliche la distribuzione dei farmaci a carico del Ssn», spiega Bacchini. «Sono molte, infatti, le Asl che svolgono l’attività di dispensazione di medicinali direttamente agli assistiti. Il risultato è un aumento incontrollato della spesa per farmaci acquistati da ospedali e Asl, con conseguente sforamento del tetto previsto e necessità di continue manovre di contenimento. Tutto questo mentre, invece, la spesa per i farmaci erogati dalle farmacie è pienamente sotto controllo, anche grazie ai dati forniti dalle farmacie stesse». Se poi si volesse realmente andare oltre nel processo di liberalizzazione già avviato nel settore della vendita dei medicinali senza ricetta, bisognerebbe seguire l’esempio degli

Nicoletta Fattori

altri Paesi europei e consentire la vendita dei medicinali di automedicazione senza la presenza obbligatoria del farmacista. Si tratta infatti di prodotti sicuri, di uso consolidato nel tempo, destinati alla cura di piccoli disturbi che già oggi possono essere prelevati in regime di self service sia in farmacia sia negli esercizi commerciali. In questo modo, si potrebbe finalmente assicurare la presenza della famosa “Aspirina in autostrada”, tanto ambita dai sostenitori del libero mercato e oggi impossibile da ottenere a causa dei costi legati all’obbligo della presenza del farmacista, che rendono insostenibile economicamente la vendita di medicinali in luoghi quali le aree di servizio autostradali. 9


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l’intervista

di

noi, possono ritornare alle profumerie o alla Grande distribuzione. La farmacia non deve perdere, anzi, deve potenziare la sua prerogativa di “satellite” del Ssn. Le farmacie rurali, in particolare, sono sussidiarie del Ssn, in zone dove non c’è altro. Vanno sostenute.

colloquio con Flavio Magarini, segretario di Cittadinanzattiva Veneto Tribunale per i diritti del malato.

A

Qual è il suo parere sulla tanto discussa liberalizzazione delle farmacie prevista dal decreto “cresci Italia”? Tra gli effetti che produrrà il decreto, se diventerà esecutivo, avremo, certamente, un aumento della vendita dei farmaci. Non è un vantaggio per i cittadini. Oggi, la sfida non è consumare più farmaci, ma consumarne meno e meglio, attraverso una prescrizione e un consiglio appropriato. Qual è il suo giudizio sul servizio farmaceutico in Veneto e quali aspetti, a suo parere, richiedono miglioramenti? Il servizio farmaceutico in Veneto deve potersi sostenere economicamente attraverso attività “sanitarie”. La “farmacia dei servizi” è la strada. I cosmetici, secondo

Ritiene che il prezzo libero nel settore del farmaco sia un reale vantaggio per il cittadini? Risparmiare 50 centesimi sull’acquisto di una confezione di antidolorifico non mi pare un vantaggio per i cittadini. I farmaci che dovrebbero avere un prezzo più accessibile per il Ssn sono altri, vedi gli antitumorali, ma questa è un’altra storia. Lei è più favorevole a farmaci senza ricetta fuori dalla farmacia, in luoghi ben definiti con il farmacista, o alla reale libera vendita di farmaci di facile utilizzo, ovviamente senza ricetta, distribuiti in molti esercizi commerciali senza farmacista e quindi con un prezzo nettamente più basso? E ancora, cosa pensa della pubblicità dei Sop? I farmaci non vanno promossi, vanno usati se necessari. Aumentare l’offerta fa lievitare la domanda, quindi, il consumo. Non vorrei mai vedere negli ipermercati italiani i box di Sop che si vedono negli Stati Uniti. Favorire il consumo abnorme di farmaci non è un comportamento virtuoso. La pubblicità dei Sop è di-

Andrea Fantoli

seducativa. Insegna una medicina zoppa, che cura i sintomi e si disinteressa delle cause. Dovrebbe essere vietata, come il tabacco e i suoi derivati. Queste liberalizzazioni finiranno per favorire la Grande distribuzione organizzata e impoveriranno sempre di più le piccole farmacie, compromettendone il servizio, che attualmente è capillare e di alta professionalità. Qual è, a questo proposito, la posizione della sua associazione? La posizione di Cittadinanzattiva Tribunale per i diritti del malato è da sempre favorevole alle liberalizzazioni, anche nella distribuzione dei farmaci. Personalmente credo che si debba continuare il dibattito interno, anche alla luce dei rischi sopra esposti.

Cosa pensano i cittadini delle liberalizzazioni? Lo abbiamo chiesto a Flavio Magarini, segretario di Cittadinanzattiva Veneto Tribunale per i diritti del malato

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tre domande a… IL PRESIDENTE DI FEDERFARMA VENETO GUIDO BONETTO Quali sono i suoi obiettivi nel momento in cui ha preso le redini di una tanto travagliata gestione di Federfarma Veneto? Premettendo che Federfarma Veneto ha scelto un periodo davvero poco felice per evidenziare i travagli interni, ai quali si sommano quelli molto deleteri del decreto Monti, gli obiettivi che mi pongo nell’arco del mio breve mandato sono sostanzialmente due. Il primo è sottoscrivere l’accordo sulla Dpc con la Regione Veneto che, con qualche ragionevole modifica alla bozza in nostro possesso, trovo efficace. Il secondo è di arrivare, insieme al-

IL PRESIDENTE DEL SUNIFAR VENETO, FIORENZO ZAGO Quale sarà l’impatto del decreto “cresci Italia” sulle farmacie rurali del Veneto? Il decreto, così come è scritto, è inapplicabile: tantissime rurali chiuderanno nel giro di un paio d’anni. L’apertura di circa 500 farmacie in Veneto, previste con il nuovo quorum, più quelle in deroga in centri commerciali, stazioni, aeroporti è insostenibile in una Regione dove il quorum è già a 3.712. In pratica raddoppieranno le sedi: molti titolari saranno costretti prima a 12

l’Assemblea, al nuovo Statuto di Federfarma Veneto per far sì che si imbocchi una strada più moderna ed efficiente.

di

Laura Benfenati

Quale ruolo può avere, secondo lei, la Regione nella spinosa questione della liberalizzazione dell’orario prevista nel decreto

sviluppo? Lei è favorevole a un’ipotesi di totale liberalizzazione o ritiene sia preferibile optare per una regolamentazione nel segno di una maggiore flessibilità? La Regione Veneto riveste un ruolo fondamentale perché può regolamentare, se lo riterrà opportuno, il decreto sviluppo soprattutto per quanto riguarda la totale liberalizzazione degli orari. Diciamo ai nostri politici che siamo aperti al confronto, ma chiediamo loro una profonda riflessione in particolare sui commi 1 e 3 nonché 11 e 12, che porteranno soprattutto, ma non solo, le piccole farmacie a una crisi profonda e ritengo, difficilmente superabile. E a farne le spese maggiori, oltre alle farmacie e ai loro collaboratori, sarà l’intero tessuto socio sanitario del territorio.

licenziare i collaboratori e poi a chiudere.

ai titolari urbani l’onere del sostegno delle piccolissime sedi?

Cosa pensa dell’articolo del decreto in cui si istituisce un fondo di solidarietà a favore delle farmacie nei centri con meno di 1.000 abitanti? Mi sembra irrealizzabile se il costo di un tale provvedimento sarà a carico delle farmacie urbane. Basti pensare a Venezia, che ha 17 sedi in sopranumero: a parte le farmacie nelle strade ad alto flusso turistico, tutte le altre non hanno certo una situazione economica florida; una nello scorso dicembre è addirittura fallita. Come si può pensare di dare

Lei in un comunicato stampa ha parlato di farmacisti che saranno trasformati in “mano d’opera” alle dipendenze dei “poteri forti”. Un minimo di fatturato deve essere garantito per la sopravvivenza di una farmacia e per garantire i servizi al cittadino. Il decreto invece è stato scritto per bloccare il sistema farmacia e motivarne la sua fine. Se liberalizzazione deve essere, allora sia vera, abbia come unica regola il mercato e non il favorire gli interessi dei poteri forti. Non si usino i colleghi parafarmacisti per giustificare un progetto di vera lobby.

Quali pensa possano essere i punti di forza del suo mandato? Il punto di forza del mio mandato consiste nella drasticità. Devo far capire a tutti i colleghi che Federfarma Veneto non ha alternative per poter vivere. Senza il nuovo Statuto, assisteremo alla dissoluzione della nostra Unione. La prospettiva per me è inaccettabile in un momento in cui, invece, si deve puntare alla massima coesione.


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