Punto Effe Veneto

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Supplemento a Punto Effe n. 16, 27 ottobre 2011

puntoeffe Veneto


sommario

Editoriale

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News dalla Regione

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Intervista

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Questioni spinose

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Iniziative e progetti

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Focus sulle farmacie rurali

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Tre domande a...

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Supplemento a Punto Effe n. 16, 27 ottobre 2011 Editore: Ismaele Passoni Direttore responsabile: Laura Benfenati Stampa: Modulimpianti S.n.c. - Capriate S.G. (BG) Registrazione Tribunale di Milano n. 40 - 14/1/2000 ROC n. 6655 (Registro operatori comunicazione)

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editoriale «L’integrazione per la quale andiamo chiedendo una più concreta considerazione rappresenta ottimizzazione, razionalizzazione, efficacia e efficienza, quindi omogeneità, qualità, sicurezza e risparmio a vantaggio dei cittadini e di tutto il sistema, poiché le farmacie venete possono infatti essere “occhi, bocca e orecchie” del Sistema sanitario regionale, su tutto il territorio in modo uniforme. In sintesi chiediamo che esplicitamente vengano riconosciuti e valorizzati i ruoli fondamentali della farmacia territoriale: - distribuzione del farmaco (come unico “canale” perché professionale, trasparente e capillare); - farmacovigilanza (anche perché previsto dalla normativa nazionale vigente); - farmacoeconomia (perché le farmacie sono in grado di fornire in tempo reale dati sull’utilizzo dei farmaci utili per il controllo tempestivo della spesa, per la programmazione nonché per il monitoraggio continuo sugli avvenimenti epidemiologici territoriali); - educazione sanitaria (in collaborazione con gli altri professionisti della salute sul territorio); - screening territoriali (con progetti strutturati e programmati dalla Regione); - ruolo sociale (la farmacia quale terminale intelligente e integrato del Sistema sanitario regionale)». Sono queste alcune delle proposte di emendamento al Disegno di legge di iniziativa della Giunta Regionale del Veneto concernente il Piano socio sanitario regionale per il triennio 2012-2014 presentate il 24 settembre 2011 a nome delle oltre 1.200 farmacie aderenti a Federfarma Veneto. A 16 anni dall’ultimo Piano socio sanitario approvato nella nostra Regione si delinea concretamente in queste settimane da parte della Giunta il riconoscimento del rinnovato ruolo della farmacia. Nuovi spazi e nuove opportunità permetteranno alla farmacia di diventare parte integrante del Servizio sanitario regionale. E questo si presenta come un passaggio fondamentale per il futuro, perché se la farmacia continuerà a essere solo erogatrice di servizi, seppure importanti, come la distribuzione del farmaco o servizi che stanno prendendo forma in questi ultimi mesi, come l’affiancamento di personale infermieristico e molto altro ancora, non potrà sostenere da sola la sua “insostituibilità”, nell’ambito di uno scenario ove possono affacciarsi altri competitor. La vera svolta potrà venire solo dal riconoscimento normativo in cui la farmacia risulti essere parte integrante del Sistema-Sanità, che la renda insostituibile. Il Piano socio sanitario deve essere il momento clou e il punto da cui ripartire per una svolta reale. Marco Bacchini Presidente Federfarma Veneto

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news dalla regione Farmacia abusiva in centro a Verona

IL SINDACO SI FA IN QUATTRO PER NON PERDERE IL MEDICO E LA FARMACIA ino Zenere, sindaco di Gambugliano, uno dei più piccoli Comuni di Vicenza, ha un cruccio per la testa: non ha alcuna intenzione di far perdere neanche un solo servizio ai suoi cittadini. Il Capoluogo e le due frazioni di Monte San Lorenzo e di Ignago contano poco meno di 850 abitanti, ma il fatto che possano venire a mancare i trasporti, le Poste o l’ambulatorio medico soltanto per questioni legate alle dimensioni è la sua preoccupazione fissa. La sua prima frecciata è per Aim. «Nei mesi estivi il paese rimane isolato», lamenta Zenere. «Per l’azienda della mobilità siamo un ramo secco da potare e quindi non passano più bus di linea fino all’inizio delle scuole. È una situazione ingiusta e che ci penalizza: gli anziani o chi non ha la macchina deve poter continuare ad andare a Vicenza anche d’estate». L’altro grattacapo del sindaco riguarda le Poste. «Per far riprendere il servizio durante le ferie dei postini ho dovuto protestare: per alcuni giorni la consegna della corrispondenza è stata praticamente ferma». Zenere prende di mira anche la sanità: «Abbiamo allestito nuovi locali per ospitare l’attività sanitaria di un medico. Purtroppo, anche se sono stati messi a disposizione al prezzo di un euro per ora d’uso, al momento non c’è stato alcun dottore che li abbia chiesti. E mentre il medico del paese preferisce starsene nel suo vecchio ambulatorio, la gente si reca a Creazzo dove poi compra anche le medicine. Non vorrei che anche l’unica nostra farmacia dovesse decidere di seguire i clienti».

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Da Il Giornale di Vicenza del 14 settembre 2011

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La Polizia municipale di Verona ha denunciato il titolare di un negozio di alimentari per esercizio abusivo della professione di farmacista. L’uomo, un cinquantenne originario dello Sri Lanka, nel suo negozio di alimentari vendeva farmaci anche in monodosi. Tutto avveniva alla luce del sole e i medicinali si trovavano esposti proprio dietro il bancone, all’entrata dell’esercizio. Le forze dell’ordine hanno trovato tra gli altri, analgesici e sciroppi anche a uso pediatrico (una confezione era anche scaduta). Ovviamente precarie le condizioni di conservazione. Le pastiglie venivano vendute anche singolarmente al prezzo di 50 centesimi l’una, con un forte ricarico poiché le maxi-confezioni da cui venivano tratte arrivavano a contenerne fino a 130, ed erano importate illegalmente dal mercato asiatico. L’esercente è stato denunciato, quindi, anche per importazione illegale di farmaci tramite canali paralleli a quelli ufficiali. Le indagini della Polizia proseguono per capire quali fossero i principi attivi contenuti e dove sono stati prodotti i farmaci.


di

Andrea Fantoli

DISTRIBUZIONE: COMMISSIONATO UNO STUDIO ALL’UNIVERSITÀ DI MILANO partito uno studio commissionato da Federfarma Veneto all’Università degli Studi Deas di Milano, dipartimento di Scienze economiche aziendali e statistiche, nell’intento di realizzare una comparazione sulla gestione della Distribuzione diretta e della Distribuzione per conto dei prodotti farmaceutici in Veneto. Il fine è quello di analizzarne le condizioni di efficacia ed efficienza sia al livello di singoli attori, sia nei confronti delle attese degli utenti finali, cioè i pazienti.

È

PROPOSTA DI PIANO SOCIO SANITARIO REGIONALE 2012-2014 er la prima volta il Piano socio sanitario della Regione Veneto sottolinea il ruolo delle farmacie territoriali, individuando come indirizzi della programmazione regionale «la valorizzazione della capillarità delle farmacie sul territorio, sostenendo soprattutto le farmacie a basso reddito in località disagiate, quali nodi di reti che possono concorrere alla semplificazione dei percorsi del cittadino, ad esempio attraverso servizi di prenotazione per le visite specialistiche o di ritiro dei referti, la distribuzione per conto su scala regionale, nonché il coinvolgimento dei farmacisti nelle azioni in ambito di appropriatezza, di programmi di screening e di risk management, in sinergia anche con i medici di famiglia, e nelle azioni di educazione alla salute». Quanto riportato è contenuto nella proposta di Piano socio sanitario redatta dalla Regione antecedentemente all’intervento di Federfarma Veneto in V Commissione (esposto nell’editoriale). Si tratta quindi del punto di partenza, ovvero di un importante risultato ottenuto dal confronto dell’Unione Regionale dei titolari di farmacia con i vertici della Sanità veneta.

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Modificata la legge sulle ferie in favore dei comuni montani La Legge Regionale n. 19 del 30 settembre 2011, in materia di Orari, turni e ferie delle farmacie, reca la Modifica della Legge Regionale 10 novembre 1994, n. 64. Con questa Legge l’articolo 3 relativo alle Ferie annuali delle farmacie è stato modificato nel comma 2, inserendo la dicitura che riguarda i comuni ubicati in area montana. «1. Le farmacie sono tenute a osservare un periodo annuale complessivo di ferie non inferiore a quindici giorni, e non superiore a trenta giorni. Ciascun periodo di ferie, comunque, non può essere di durata inferiore a sette giorni consecutivi». «2. Le farmacie localizzate in isole o in comuni ubicati in area montana o comunque, ubicate in zone che presentino gravi difficoltà di comunicazione, hanno facoltà, previa autorizzazione dell’Unità locale socio-sanitaria competente, sentito il sindaco del Comune ove è ubicata la farmacia, di rinunciare al periodo di chiusura obbligatoria per ferie o di limitarlo a sette giorni consecutivi in un anno».

Siglato l’accordo per l’imposta sostitutiva È stato recentemente firmato da Federfarma Veneto e dalle principali sigle sindacali territoriali l’accordo per l’applicazione dell’imposta sostitutiva del 10 per cento sulle componenti accessorie della retribuzione corrisposte in relazione a incrementi di produttività per il periodo di imposta 2011.

Il ruolo del farmacista nella gestione del paziente diabetico Federfarma Veneto è stata ricevuta dalla V Commissione Sanità per essere ascoltata in merito alla Proposta di legge 148/149 bozza unificata (Norme concernenti la prevenzione, la diagnosi e la cura del diabete mellito nell’ambito dell’età adulta e pediatrica) che ora continua il suo iter per l’approvazione definitiva. Il presidente Marco Bacchini, il vicepresidente Alberto Fontanesi e il segretario Michelangelo Galante hanno esposto il loro parere in merito e proposto alcuni emendamenti che riconoscano il ruolo della farmacia veneta nell’ambito della prevenzione e della gestione del paziente diabetico.

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intervista «Il farmacista è e resta un elemento insostituibile di professionalità, di presenza e di capacità di rapporto

e le necessità di salute del cittadino devono trovare risposte adeguate non solo nella fase acuta, ma anche in quella successiva della riabilitazione e dell’accompagnamento verso la più completa guarigione.

con il cliente-paziente». A colloquio con il governatore del Veneto Luca Zaia

perture in deroga al quorum nazionale, Utap che mettono in ginocchio le farmacie, e quest’anno, pure la proposta di distribuire medicinali via posta: il Veneto per i farmacisti è stato cantiere di innovazioni non sempre gradite. Ne parliamo con il governatore della Regione, il leghista Luca Zaia.

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Si parla tanto del modello lombardo di sanità o di quello toscano. Ci racconta quello veneto e quali sono le differenze più significative con gli altri modelli? Il modello veneto è conosciuto e apprezzato, ma anche studiato, fuori dai confini della Regione per la sua forte integrazione socio sanitaria. Un modello certamente più difficile da gestire di quelli esistenti in altre Regioni, ma in grado di innalzare quantità e qualità delle risposte ai bisogni dei cittadini. Non a caso questa scelta d’integrazione è un cardine anche del nuovo Piano socio sanitario regionale, che abbiamo varato dopo 16 anni dal precedente e che è ora all’attenzione del Consiglio regionale. Ospedale e territorio, nella nostra ottica, devono interagire costantemente 4

Il Veneto è oggi capofila nell’ambito della sanità a livello nazionale, con il coordinatore degli assessori alla Sanità Luca Coletto. Un tempo era tra le Regioni virtuose, ora qual è la situazione? Il Veneto è oggi più che mai tra le Regioni virtuose in materia di sanità. Coordiniamo gli assessori di tutte le Regioni d’Italia e non è una scelta casuale, ma il risultato della considerazione di cui godiamo a livello nazionale e di coordinamento delle Regioni; abbiamo chiuso con un attivo di 12,5 milioni di euro il bilancio sanitario 2010, senza disporre dell’addizionale Irpef e senza imporre nuove tasse ai nostri cittadini; siamo alla guida di un cammino, che considero irrinunciabile, per mettere a posto i conti della sanità italiana ed eliminare tanti sprechi, che prima possibile dovrà portare all’introduzione dei costi standard come criterio primario del riparto del Fondo sanitario nazionale. Quali conseguenze avrà il federalismo fiscale sulla sanità: maggiore equità o maggior divario tra le Regioni virtuose e quelle in deficit? Sicuramente maggiore equità e soprattutto maggiore attenzione all’appropriatezza della spesa. Il cardine sono proprio i costi standard. Oggi con il criterio della spesa storica, chi

più ha speso in passato, più riceve, senza alcuna verifica se quanto speso è appropriato o costituisce uno spreco. Quando una radiografia costerà la stessa cifra in tutte le Regioni e non, come oggi, la metà in una e il doppio in un’altra, le cose cambieranno e miglioreranno. Certo, chi parte da più lontano farà più fatica ad adeguarsi, ma è una sfida che ogni amministratore che abbia veramente a cuore gli interessi dei suoi cittadini deve accettare. Dovrà essere un cammino progressivo nel quale, se servirà, la solidarietà delle Regioni virtuose non sarà fatta mancare. Nessuno intende mettere in ginocchio nessuno. Qual è il suo giudizio, dopo le accese discussioni che ci sono state, sulla ripartizione che è stata fatta tra le Regioni del Fondo sanitario nazionale? Proprio questo riparto è la dimostrazione che il Veneto conta, eccome, nel panorama nazionale. Alcune Regioni, praticamente tutto il Sud, puntavano a introdurre un criterio iniquo come la deprivazione: in parole povere, la dichiarazione dei redditi per determinare i bisogni di salute. Era impensabile potesse passare, ma ci siamo andati molto vicino, se non fosse stato proprio per la ferma opposizione mia e dell’assessore Coletto. Ne è scaturito un riparto per noi soddisfacente, soprattutto se teniamo ben presente il punto di partenza. La Regione Veneto è stata la prima a opporsi all’introduzione dei ticket sanitari sulle visite spe-


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cialistiche e sulla diagnostica e l’ultima ad applicarli. Come procede la vostra battaglia contro questa ennesima tassa? Abbiamo depositato due ricorsi, uno al Tar e uno alla Corte Costituzionale e ne attendiamo con fiducia i responsi. Sia chiaro che non intendiamo sottrarci ai sacrifici che tutti devono fare in una congiuntura economica così difficile, ma imporre un nuovo balzello sulla salute della gente è stata una scelta sbagliata. In Veneto abbiamo deciso di applicarli solo sulla soglia del reato di danno erariale, che avrebbe comportato grossi problemi per tutta la macchina regionale, e con le modalità meno impattanti sui cittadini: niente superticket sui codici bianchi del pronto soccorso e, per le ricette “rosse” della specialistica, 5 euro sotto i 29.000 di reddito annuo e 10 euro sopra. Di più: avevamo proposto di far fronte a quanto di nostra competenza agendo sulla leva del risparmio interno al nostro sistema sanitario, ma ci è stato risposto che non era possibile. Non possiamo poi accettare che, rispetto a una prima ripartizione effettuata sulla base di quanto ricevuto dal riparto del Fsn, che ci assegnava un “taglio” di circa 60 milioni di euro, ne sia poi arrivata un’altra che ci portava a oltre 100. Sa perché? Perché ci si è accorti che in molte Regioni, dove gli esenti sono una pletora, mai sarebbe stata raggiunta la cifra assegnata e la si è spostata a carico di alcune Regioni, come il Veneto, che invece, avendo un numero corretto di esenti, potevano farsene carico. È assolutamente iniquo.

Laura Benfenati

Avete da poco varato il Piano socio sanitario della Regione, che mancava da 16 anni: qual è il ruolo della farmacia nella sanità riorganizzata del Veneto? Un ruolo centrale, perfettamente integrato nella complessa e variegata macchina sanitaria della nostra Regione. Il farmacista è a tutto tondo una figura essenziale di questo meccanismo: una figura e un’attività che viene ampiamente riconosciuta e che sarà valorizzata. Nel Piano socio sanitario si parla di medicina di gruppo, che rappresenta un grave pericolo per le piccole farmacie. Come è possibile conciliare grandi strutture di medicina generale con farmacie diffuse in tutta la Regione in modo capillare? La medicina di gruppo è un cardine fondamentale del rafforzamento dei servizi sanitari sul territorio e costituisce la risposta ad alcune esigenze primarie della gente, che vanno soddisfatte evitando il fenomeno degli accessi impropri ai pronto soccorso ospedalieri. Il medico di base reperibile in un arco di tempo quanto più ampio possibile è fondamentale. Le assicuro che, nell’organizzazione che andremo a studiare ed applicare, anche il problema da voi segnalato sarà attentamente preso in esame. Le indennità riconosciute oggi alle piccole farmacie sono ridicole: come pensa la Regione Veneto di tutelare le rurali? Anche questa “nicchia” della rete delle farmacie venete ci è ben presente e

le sue necessità saranno tenute in debito conto. La farmacia rurale è un servizio fondamentale per tutti quei cittadini che vivono in aree “disagiate” e come tale sarà trattata. L’accordo da lei siglato con le Poste per il Cup e la consegna dei farmaci ha creato molte ansie tra i farmacisti: pensa ancora che siano percorribili strade alternative alle farmacie nella distribuzione dei medicinali? Quell’accordo non sottende alcuna volontà di depotenziare, né tanto meno di sostituire, la preziosa attività e la spiccata professionalità del farmacista. Abbiamo ritenuto utile offrire ai nostri cittadini un’occasione in più per agevolare il loro rapporto, non sempre facile, con il sistema sanitario e la sua a volte inevitabile burocrazia, senza attribuire a Poste Italiane alcuna competenza di tipo sanitario. Penso soprattutto ai cittadini che risiedono in aree disagiate dove, magari, c’è un ufficio postale, ma non la farmacia. Il farmacista è e resta un elemento insostituibile di professionalità, di presenza e di capacità di rapporto con il cliente-paziente. Che cosa si aspetta dunque oggi la Regione Veneto dalle farmacie? Che possiamo proseguire a collaborare in quel modo costruttivo e collaborativo che ha sempre caratterizzato i nostri rapporti. Condividendo un obiettivo comune, che a mio parere è quello di fornire ai cittadini servizi sanitari sempre più adeguati alle loro reali esigenze. 5


questioni spinose mente gestita dai Distretti Asl e dagli ospedali. Infine, riteniamo che la strada intrapresa da alcune Asl del Veneto attualmente, in collaborazione con le farmacie territoriali, stia andando ben oltre i risultati positivi sperati. Uniformare sull’intero territorio regionale la Dpc, ovvero la distribuzione in farmacia per conto delle Asl venete, dei farmaci Pht e dei cosiddetti Ex Osp 2 ovvero farmaci per gravi patologie (oncologiche, ematologiche, Aids, artrite reumatoide, psoriasi, patologie dell’accrescimento), che altrimenti il paziente sarebbe costretto a ritirare presso le strutture ospedaliere o i distretti sanitari, è uno degli obiettivi primari di Federfarma Veneto. L’obiettivo dei farmacisti coincide con quello della sanità della Regione, che punta a una soluzione positiva in termini di servizio e di costi al cittadino nel minor tempo possibile. Secondo quanto dichiarato da Luigi Mezzalira, responsabile del Servizio farmaceutico della Regione

a Distribuzione per conto rappresenta un’evoluzione necessaria per diversi motivi. Il primo relativo all’effettivo servizio reso al paziente, che trova questi importanti farmaci nella farmacia da lui stesso scelta; inoltre perché nel giro di un quinquennio, massimo decennio, la maggior parte di questi medicinali - secondo i dati ufficiali, circa il 60 per cento - sarà difficil-

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Uno degli obiettivi primari di Federfarma Veneto è uniformare sull’intero territorio regionale la Distribuzione per conto. Obiettivo condiviso con le istituzioni della sanità della Regione, che puntano a una soluzione positiva nel minor tempo possibile


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Nicoletta Fattori

Bacchini: «Se la rete delle farmacie venete non sarà in grado di garantire distribuzione e gestione di questi farmaci, la Regione si vedrà costretta, come ha già sottolineato, a individuare soggetti terzi che siano in grado di farlo»

Veneto: «Fra non molto si assisterà a una sostanziale variazione del panorama sanitario poiché la maggior parte dei farmaci verrà prescritta a livello specialistico e utilizzata nel territorio, quindi da cittadini che non sono ricoverati presso le strutture ospedaliere, ma gestiscono la propria patologia a casa, grazie alla rete assistenziale medica e farmaceutica nelle sua varie forme. Questo paziente, in realtà, ha anche oggi l’esigenza di entrare in possesso di farmaci per la terapia nella maniera più agevole e immediata possibile. Se pensiamo che nel giro di 5/10 anni quasi il 60 per cento dei farmaci sarà di questo tipo, è evidente che la distribuzione tramite la farmacia, per conto delle Asl quindi della Regione Veneto, diventa indispensabile». Inoltre, secondo Mezzalira: «La distribuzione diretta, in un futuro molto vicino, non sarebbe più possibile poiché gli ospedali e i distretti sanitari non sarebbero in grado, per gli alti costi, di sopportare l’enorme numero di richieste». «Preso atto dell’evoluzione legata alla distribuzione di questi farmaci nei prossimi anni e del fatto che la struttura sanitaria pubblica non potrà gestire direttamente la loro di-

stribuzione per l’incremento esponenziale dei relativi costi, va evidenziata anche un’ipotesi deleteria per la farmacia», spiega Marco Bacchini, presidente di Federfarma Veneto. «Se, infatti, la rete delle farmacie venete non sarà in grado di garantire distribuzione e gestione di questi farmaci, la Regione si vedrà costretta, come ha già sottolineato, a individuare soggetti terzi che siano in grado di farlo. Con imprevedibili ripercussioni sia sul Sistema-farmacia dal punto di vista economico e professionale sia sulla popolazione. Una Distribuzione per conto regionale, che riguarda non solo la sfera sanitaria, ma anche quella sociale con tutte le problematiche legate all’assistenza domiciliare di pazienti affetti da gravi patologie, deve trovarci preparati e la Dpc, quindi, deve diventare una delle vere priorità della farmacia veneta. La fitta rete di incontri svoltisi a Venezia ha dato a Federfarma la possibilità di confrontarsi con le istituzioni sanitarie attraverso colloqui aperti e costruttivi che hanno portato a un percorso comune che pone la farmacia all’interno della sanità pubblica quale sua parte integrante».

La situazione della Dpc in Veneto Attiva:

Non attiva:

Venezia e provincia Verona e provincia Vicenza e provincia Rovigo e provincia Treviso e provincia

Belluno e provincia Padova e provincia

Opportunità create dalla Dpc - il farmaco attore principale della farmacia - il farmacista può ottenere altri servizi legati alla distribuzione del farmaco (per esempio compliance del paziente) - il farmacista è più informato

Distribuzione Regione Veneto anno 2010 PHT Totale confezioni distribuite: 1.781.831 Valore totale spesa: 135.000.850 euro Confezioni distribuite • in Dpc: 692.964 • in Diretta: 755.771 • in Convenzionata: 333.096 ex Osp2 (ora distribuiti in via diretta) Confezioni distribuite: 153.636 Spesa complessiva netta: 38.085.523 euro (Fonte: Regione Veneto)

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iniziative e progetti I farmacisti diventano i primi attori della sanità ad ascoltare preventivamente la volontà dei cittadini, grazie ai questionari che verranno distribuiti direttamente nelle farmacie venete. Una pionieristica indagine in collaborazione con Cittadinanzattiva/Tribunale del Malato

na vera e propria inversione di tendenza nel mondo della sanità, quella che sta sperimentando Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato nelle farmacie aderenti a Federfarma Veneto. «Invertiamo la prassi e per la prima volta chiediamo preventivamente ai cittadini veneti che cosa secondo loro è più utile», ha spiegato Flavio Magarini, segretario

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veneto di Cittadinanzattiva, «e quali servizi, oltre a quelli storici, vorrebbero fossero attivati nelle farmacie. Una best practice che dovrebbe essere applicata sempre in ambito sanitario, una metodica democratica e federalista che tiene conto della centralità del paziente. Metteremo a disposizione della popolazione 60.000 questionari con un’aspettativa di ritorno di

20/30.000 documenti compilati. Un progetto applicato in modo flessibile e leggero, partendo da proposte che abbiamo individuato e poi condiviso con Federfarma Veneto. Tra i servizi che abbiamo ri-

Da sinistra: Giuseppe Cicciù, Flavio Magarini, Alberto Fontanesi e Marco Bacchini


di

tenuto più attraenti ci sono Cup e ritiro referti, consulenza/assistenza psicologica, prestazioni fisioterapeutiche, elettrocardiogramma, autoanalisi, Holter pressorio, assistenza domiciliare, controllo oculistico, disbrigo di pratiche sanitarie e altro ancora. Ricordo, inoltre, che il consiglio del farmacista, essendo considerato dai cittadini autorevole e immediatamente disponibile, alleggerisce di fatto la sanità pubblica perché molto spesso evita il ricorso ad altri livelli sanitari». «Rappresentiamo i pazienti, quindi la nostra priorità è ascoltarli», ha aggiunto Giuseppe Cicciù, coordinatore regionale del Tribunale per i Diritti del Malato, «e valutare le loro richieste. Questa iniziativa pionieristica a livello nazionale, vuole che le esigenze del singolo si trasformino in servizi sanitari. Ringraziamo le farmacie del Veneto, perché sono dav-

Nicoletta Fattori

vero il sito sanitario ideale per una ricerca di tale portata e utilità». «Le province che partiranno per prime, già nei prossimi giorni, saranno Verona, Vicenza e Rovigo, ha spiegato in conferenza stampa ai primi di ottobre Marco Bacchini, presidente di Federfarma Veneto. «Siamo orgogliosi di essere i primi attori della sanità ad ascoltare preventivamente la volontà dei cittadini grazie ai questionari che verranno distribuiti direttamente dai farmacisti. Alle potenzialità della farmacia incroceremo, una volta analizzati i dati, le esigenze dell’utenza per attivare solo i servizi necessari e utili alla popolazione». Alberto Fontanesi, presidente Sunifar Veneto, ha posto l’attenzione sull’importanza che i servizi siano offerti dalle farmacie in generale ma soprattutto da quelle rurali, che servono vasti territori e spesso sono, di fatto, l’unico presidio sanitario di riferimento per molti paesi veneti in cui non vivono cittadini “di serie B”, ma persone e pazienti aventi gli stessi diritti dei residenti di città. I dati raccolti nei questionari saranno analizzati e costituiranno un punto di riferimento propositivo anche per altre Regioni italiane che, sempre attraverso Cittadinanzattiva, potranno seguire la strada di questa best practice apripista di una sanità a misura di cittadino.

Altre Regioni italiane, sempre attraverso Cittadinanzattiva, potranno seguire la strada di questa best practice apripista di una sanità a misura di cittadino

La campagna di prevenzione della celiachia Si è svolta il 28 e 29 ottobre nelle farmacie venete che hanno aderito in maniera volontaria, la campagna su prevenzione e conoscenza della celiachia, realizzata in collaborazione con Associazione italiana celiachia (Aic). Si stima che in Veneto siano circa 50.000 i celiaci “inconsapevoli”, che non sanno dunque di essere affetti dalla malattia. L’obiettivo di questa particolare indagine in farmacia è molteplice: individuare probabili pazienti, che poi approfondiranno il loro stato di patologia, fornire alla Regione Veneto dati per un approfondimento epidemiologico sulla patologia celiachia nel suo territorio e realizzare corsi di formazione mirati ai farmacisti, al fine di potere consigliare e assistere il paziente celiaco in farmacia. Non esiste ancora la percezione di quanto sia grave la mancata cura della celiachia e un elemento che peggiora la situazione è la frequente asintomatologia, con relativa difficoltà di diagnosi. È importante la corretta conoscenza soprattutto in un ambito sanitario in cui ciascuno, entrando in possesso delle corrette informazioni, grazie anche alla professionalità del farmacista, può diventare protagonista della propria salute.

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focus sulle farmacie rurali

on siamo per l’assistenzialismo, né vogliamo chiedere qualcosa che non ci spetta. Ma davanti alla crisi attuale, al calo sensibile dei ricavi che sta creando problemi seri al mantenimento stesso della rete di farmacie esistente nei piccoli centri della nostra Regione, non possiamo che apprezzare l’iniziativa della Regione Veneto che nel nuovo Piano sanitario 2012-2014 ha correttamente considerato il servizio svolto dalle “piccole farmacie rurali”. Il rischio concreto era, infatti, che in assenza di un intervento regionale alcune realtà minori rimanessero senza servizio farmaceutico, un servizio che - molto più spesso di quanto non si immagini - rappresenta il primo baluardo della salute pubblica, attivo con personale professionista anche in realtà dove manca un ambulatorio medico». La dichiarazione è di Alberto Fontanesi presidente Sunifar-Federfarma Veneto, una realtà non di poco conto se si considera che delle oltre 1.200 farmacie aderenti a Federfarma, ben

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506 - ovvero il 41 per cento - sono ubicate in piccole realtà di provincia, lontano dai grandi centri, con meno di 5.000 abitanti, dove la farmacia e il farmacista sono un punto di riferimento importante per la popolazione. «L’importanza di queste farmacie», aggiunge Fontanesi, «è spesso inversamente proporzionale al reddito che generano: il farmacista rappresenta l’unico professionista in ambito sanitario e svolge un’attività preziosa che non si limita alla sola distribuzione. Fra l’altro, come indicano anche le più recenti disposizioni di legge in materia sanitaria, queste attività possono crescere ulteriormente, consentendo alla farmacia rurale di gestire più servizi per conto della Sanità regionale - ottimizzando, per esempio, la distribuzione per conto della Regione dei farmaci per gravi patologie combattendo gli sprechi o direttamente rivolti alla salute dei cittadini con la presenza di personale infermieristico e fisioterapico nelle stesse farmacie». Il nuovo Piano sanitario della Regione Veneto si propone di valorizzare la rete esistente delle piccole farmacie rurali, che possono ottimamente concorrere alla semplificazione dei percorsi dei cittadini, per esempio attraverso servizi di prenotazione per le visite specialistiche o di ritiro dei referti, e nel coinvolgimento dei farmacisti nei programmi di screening e di risk management. Inoltre, alle “piccole farmacie rurali” non c’è alternativa, neppure con la liberalizzazione: «Non lo diciamo noi», sottolinea ancora Alberto Fontanesi,

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Nicoletta Fattori

«ma una ricerca dell’Unione consumatori con la società Recs che fa capo all’Università Roma3, facoltà di Economia: la liberalizzazione ha portato alla presenza di nuovi punti vendita di farmaci da banco soltanto nelle località dove più alto è il numero dei potenziali clienti e quindi più alte sono le possibilità di reddito per i nuovi imprenditori. Questo è abbastanza naturale e comprensibile: chi sarebbe disposto ad avviare attività in piccoli centri disagiati? Ebbene, noi farmacisti questo lo facciamo da sempre, anche se il reddito che le “farmacie rurali” producono è di gran lunga inferiore, anche del 50 per cento, di quello realizzato dalle farmacie ubicate nei centri maggiori. In chiusura una nota amara, con l’abbandono in atto di alcune sedi farmaceutiche nelle zone a bassa densità abitativa del Veneto. Un processo molto preoccupante che paventavamo e purtroppo si sta già avverando. Le piccole farmacie si impegnano in tutto e anche nel servizio “extra” al cittadino con le campagne di screening, informative, di sensibilizzazione, ma per loro tutto ciò sta diventando spesso impossibile da sostenere».

Le rurali in Veneto sono ben 506. L’importanza di queste farmacie è spesso inversamente proporzionale al reddito che generano


tre domande a… IL PRESIDENTE DI FEDERFARMA VENETO, MARCO BACCHINI A che punto è la revisione dello statuto dell’associazione sindacale regionale? Abbiamo ritenuto opportuno adeguare lo statuto dell’associazione veneta dopo che è stato approvato lo statuto di Federfarma. L’obiettivo è fare in modo che le associazioni provinciali siano più coinvolte e partecipino attivamente alle iniziative regionali. Vogliamo insomma, in un momento in cui la sanità diventa sempre più di pertinenza regionale, dare forza a Federfarma Veneto. Allo statuto sta lavorando un’apposita Commissione e entro fine ottobre avremo una bozza sulla quale dovrà esprimersi l’assemblea.

IL PRESIDENTE DEL SUNIFAR VENETO, ALBERTO FONTANESI Quante sono le farmacie in seria difficoltà in Veneto? Tra le piccole farmacie, con questa crisi, ce ne sono sicuramente a rischio chiusura. Dalla recente indagine che abbiamo svolto sulle farmacie rurali del Veneto è emerso che in circa 70 farmacie lavora soltanto il titolare, che non può permettersi un sostituto neanche quando sta male. Lo abbiamo fatto presente in Regione, sia al presidente Zaia sia all’assessore Coletto e ci hanno as12

di

Laura Benfenati

Come sono oggi i rapporti di Federfarma Veneto con la Regione? Contemporaneamente alle ultime elezioni di Federfarma regionale, i vertici della Regione, sia politici sia tecnici, hanno subito un completo ricambio. Abbiamo dunque fatto una grande opera di contatto, spiegando a tutti il ruolo e la funzione delle farmacie: abbiamo seminato per il futuro. Nel comparto del farmaceutico molti funzionari della Regione avevano gravitato nel mondo della farmacia e questo ci ha aiutato a rafforzare i rapporti. L’idea di distribuire i farmaci via posta, che ha creato nella primavera scorsa sorpresa e preoccupazione nella nostra categoria, è stata l’occasione per sviluppare un confronto costruttivo con il presidente Zaia. L’approfondimento del ruolo e dell’organizzazione della farmacia ha evi-

denziato la sensibilità del presidente in modo particolare nei confronti delle piccole farmacie e dei loro problemi.

sicurato che la questione è alla loro attenzione, pur nelle difficoltà economiche in cui oggi versa il Veneto anche sul fronte della sanità.

di un referto o di un farmaco in zone particolarmente disagiate e lontane da ospedali e distretti, magari dovendo muovere uno o più operatori.

Le indennità di residenza sono irrisorie. C’è speranza di una revisione di quelle quote, ormai datate? Più volte ho espresso la necessità che la Regione si faccia carico di un fattivo aiuto alle piccole farmacie. Questo contributo sarà sicuramente restituito in termini di servizi ai cittadini e anche in risparmi sull’erogazione di prestazioni dirette. Penso, per esempio, a quanto possa costare la consegna

La medicina di gruppo sta penalizzando le piccole farmacie: quali soluzioni prevedete per arginare questo fenomeno? Anche recentemente è stata esposta questa criticità al presidente Zaia, il quale ha assicurato un suo intervento e dell’assessore Coletto, per evitare che la medicina di gruppo possa rappresentare un pericolo per la capillarità del servizio farmaceutico sul territorio.

Il fatto che il Veneto sia capofila della sanità cosa comporta? È una soddisfazione e una responsabilità. Noi poniamo la massima attenzione affinché gli accordi presi a livello regionale possano essere di riferimento a livello nazionale. Siamo stati, per esempio, attenti alla questione delle trattenute dell’1,4 e dell’1,82 per cento e alla soglia dell’esenzione delle farmacie a basso reddito, intentando anche ricorsi al Tar. Coinvolgiamo regolarmente i funzionari della Regione in incontri e confronti, consapevoli del ruolo del Veneto che oggi è guardato dalle altre Regioni come punto di riferimento nell’ambito della sanità nazionale.


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