Punto effe 1 2017

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2017

Anno XVIII | N° 1 19 gennaio 2017 | www.puntoeffe.it

IV CONGRESSO DEI FARMACISTI ITALIANI MILANO 17 | 18 | 19 MARZO, MiCo Centro Congressi

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Anno XVIII | N° 1 19 gennaio 2017 | www.puntoeffe.it

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SOMMARIO Direzione, Redazione, Marketing Via Spadolini, 7 - 20141 Milano Tel.: 02.88184.1 - Fax: 02.88184.302 www.puntoeffe.it Reg. Trib. di Milano n. 40 - 14/1/2000 ROC n. 23531 (Registro operatori comunicazione) Editore EDRA S.p.A.

5 | Editoriale

Direzione editoriale Giorgio Albonetti

PARLIAMONE

Direttore responsabile Laura Benfenati - l.benfenati@lswr.it

Interventi

7 | Il sindacato non accetta critiche

Redazione Giuseppe Tandoi - g.tandoi@lswr.it

Tra noi

Collaboratori Silvia Ambrogio, Maurizio Bisozzi, Claudio Buono, Attlilia Burke, Stefania Cifani, Simona Dalla Costa Franco Falorni, Rossella Gemma, Luigi Marafante, Federico Marzari, Bruno Riccardo Nicoloso, Umberto Traversini

8 | Meridiano Sanità 2016

Pubblicità Massimiliano Donati Responsabile Commerciale ADV dircom@lswr.it - Tel. 02.88184.368

PRIMO PIANO Incontri

Antonio Gaudioso

14

Attualità

La lezione di Pemberton 18

Medicina

Terreno fertile

Nutrizione

38

Per ridurre le infezioni 40

Network

Le sfide di Cef

Convegni

Uno sguardo dall’alto

20

Punto cosmesi

Tra ragione e sentimento 22

Professione

A futura memoria

30

Retail

La multicanalità nel punto vendita

38

44

Abbonamenti Tel. 02.88184.317 Fax: 02.56561.173 abbonamentiedra@lswr.it Grafica e Immagine Emanuela Contieri - e.contieri@lswr.it

Convegni

Un orgoglio da rivendicare

42

Traffico Donatella Tardini (Responsabile) d.tardini@lswr.it - Tel. 02.88184.292 Ilaria Tandoi - i.tandoi@lswr.it Tel. 02.88184.294

34

RUBRICHE 47 | Legale 50 | Intervista a... 54 | Farmanews 56 | Dalle aziende 58 | Spigolature 60 | Consigli 64 | Il libro

40

Produzione Walter Castiglione w.castiglione@lswr.it Tel. 02.88184.222 Immagini Fotolia, Thinkstock. I diritti di riproduzione delle immagini sono stati assolti in via preventiva. In caso di illustrazioni i cui autori non siano reperibili, l’Editore onorerà l’impegno a posteriori Foto di copertina Luca Liccione Stampa Grafica Veneta S.p.A., Via Malcanton 2, 35010 Trebaseleghe (PD) Prezzo di una copia euro 0,70. A norma dell’art. 74 lett. C del DPR 26/10/72 n° 633 e del DPR 28/12/72. Il pagamento dell’IVA è compreso nel prezzo di vendita. Ai sensi dell’art. 13 del D.lgs. 196/03, i dati di tutti i lettori saranno trattati sia manualmente, sia con strumenti informatici e saranno utilizzati per l’invio di questa e di altre pubblicazioni e di materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dall’art. 11 D.lgs 196/03. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Edra S.p.A. intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Edra S.p.A., Via G. Spadolini 7 - 20141 Milano, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione di cui all’art. 7 D.lgs 196/03.

Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 1/1/2015 - 31/12/2015 Periodicità: Quindicinale Tiratura media: 11.042 Diffusione media: 10.727 Certificato CSST n. 2015-2564 del 25/2/2016 Società di Revisione: Metodo

Testata in corso di certificazione per l’anno 2016 Testata Associata

2 | gennaio 2017 |


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EDITORIALE

di LAURA BENFENATI

Siate

protagonisti

A

ll’inizio dell’anno non ci si può esimere dall’elencare i buoni propositi, vorremmo suggerirne tre ai titolari di farmacia: occupatevi di più di sindacato, cominciate a pensare seriamente all’aggregazione, iniziate a ragionare in un’ottica di retail. Ci sono state le elezioni provinciali di Federfarma, alcuni neoeletti hanno incompatibilità evidenti - effettuano commercio parallelo, per esempio - e ne abbiamo chiesto conto al sindacato. Ecco la risposta del segretario Alfonso Misasi: «Come previsto dallo statuto di Federfarma nazionale, le incompatibilità sul conflitto di interessi previste dal regolamento approvato dal Consiglio delle Regioni e ratificato dall’assemblea riguardano esclusivamente i componenti del consiglio di presidenza e del consiglio delle Regioni di Federfarma nazionale. Pertanto, non riguardano i presidenti delle associazioni provinciali e delle unioni regionali. Le associazioni provinciali e le unioni regionali, qualora lo ritenessero opportuno, possono introdurre, in totale autonomia, eventuali incompatibilità per le loro cariche apicali nei rispettivi statuti. Nel farlo, non avrebbero alcun obbligo di ricalcare quanto disciplinato nel regolamento sopra menzionato». Più che una reale incompatibilità, dunque, è una questione di serietà: un titolare autorizzato all’attività di distribuzione intermedia del farmaco o socio di una società autorizzata

all’attività di distribuzione intermedia oppure un titolare che gestisce parafarmacie è serio che sia ai vertici di una Federfarma provinciale? Occuparsi di più di sindacato significa, per i titolari, anche cominciare a porsi queste domande. Sul punto due soprassediamo, ne abbiamo scritto molte volte: un futuro senza reti è impensabile, avete poco tempo per organizzarvi, non lasciate che lo facciano altri al vostro posto. E veniamo al punto tre: passando un giorno intero fuori dal banco in occasione di “In farmacia per i bambini” abbiamo avuto modo di osservare i clienti in coda e di toccare con mano quanto ci sia ancora da fare sul fronte retail. Alla recente presentazione della ricerca dell’Osservatorio innovazione digitale nel retail si è sentito che le priorità di investimento per il 2017 dei top retailer in Italia riguarderanno soprattutto il front end e in particolare digital signage, vetrine e camerini smart, realtà aumentata, indoor positioning. Il negozio del futuro sarà integrato con l’on line per offrire servizi basati sulla tempestività, sarà digitale per garantire all’utente un’esperienza unica in negozio con punti di forza dell’e-commerce, sarà orientato ai servizi, con orari di apertura sempre più estesi e personale altamente specializzato. Alcuni cambiamenti sarà ineluttabile subirli, nel 2017, ma di quelli che potete realizzare voi siate protagonisti. 5 | gennaio 2017 |

Occuparsi di più di sindacato significa, per i titolari di farmacia, anche cominciare a porsi certe domande


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INTERVENTI

Il sindacato

non accetta critiche Diamo spazio a questa lettera che, inviata a Farma 7, non è stata pubblicata

C

di MAURIZIO BISOZZI, farmacista di Roma

ome la collega Racca ricorda su Farma 7, è fondamentale in un Paese civile il rispetto della libertà di stampa e dei concetti espressi tramite essa. Non solo, mi vedo costretto a ricordare, quelli delle “grandi firme”, ma anche e soprattutto quelli dei numerosi, onesti lavoratori dell’informazione che ogni giorno si impegnano per raccontare, commentare e insinuare, se serve, il tarlo del dubbio e della riflessione nel lettore. Ancora più rispetto è dovuto se le opinioni espresse non seguono fedelmente la processione del Santo, ma pongono leciti e laici interrogativi sulla santità della statua. Come sosteneva Evelyn Beatrice Hall, «non sono d’accordo con te, ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimere le tue ragioni». Trovo polemicamente stucchevole e inutilmente faticoso entrare nel merito dei punti oggetto di confronto con Punto Effe e ricordare alla Presidente quanto torto abbiano gli assenti. In particolare se la tribuna lasciata sguarnita è quella mediatica

dei fautori dell’uscita della fascia C dalla farmacia, pericolo tutt’altro che scongiurato e che vorremmo la Presidente non prendesse troppo sotto gamba. Occorre essere presente e ribadire punto su punto, in Tv, sui giornali, nei convegni e in ogni occasione il danno esiziale portato all’istituto farmacia e di conseguenza alla cultura della salute, dalla vendita della fascia C nei supermercati. Come trovo superfluo ricordare alla Presidente che alla “manifestazione locale” dove è stata partorita la genialata del pagamento dei bollettini postali in farmacia, era presente e legittimante il vice presidente di Federfarma nazionale. Non l’ultimo arrivato, come me. Solo due parole per il terzo dei punti: è vero che la riforma dello statuto era nel programma di tre anni fa, sconcertante è che si sia aspettato l’ultimo mese dell’ultimo anno per tirare fuori qualcosa che poteva e doveva essere fatto prima. Alla collega Racca, beata lei, forse il tempo scorre a un ritmo più lento. Utile per ritardare l’invecchiamento, ma il

proverbiale attendismo letargico sindacale provoca danni e lacerazioni difficili da risanare. Non voglio citare la nuova forma di remunerazione delle farmacie, che se avesse visto la luce poco poco cinque anni fa, si sarebbe basata su un valore medio di ricetta quasi il doppio dell’odierno. Oggi non se ne parla più, tanto i buoi e i profitti delle farmacie se ne sono fuggiti. Poco tempo fa ha abbandonato il palcoscenico mondiale Fidel Castro e ho indugiato su alcune sue vecchie foto. Una lo ritraeva, sorridente, ad accogliere a Cuba Papa Giovanni Paolo. Era il 1998, curiosamente l’anno dell’ultimo rinnovo della Convenzione delle farmacie. Riguardo la salute dell’azienda farmacia, per quanto si inietti collagene nelle rughe del paziente, resta talmente precaria da rendere inevitabile la dipartita di molti, senza un intervento terapeutico che superi il palliativo compassionevole. A questo punto ho il sospetto che il giudizio negativo di Laura Benfenati sull’operato di un gruppo dirigente non

7 | gennaio 2017 |

sia stato stilato «senza valutare il lavoro che è stato svolto in questi anni per tutelare la farmacia e valorizzarne l’impegno quotidiano a favore della collettività» ma forse proprio per un’attenta e onesta valutazione di detto lavoro. Non sono mai stato vicino alle posizioni, sgradevoli peraltro, di chi criticava con livore la Presidente per stizza o fame di poltrone. Devo però, con pacatezza, riconoscere che le critiche mosse da Punto Effe sono fondate, motivate e ben argomentate; bene farebbe la nostra Presidente a reagire riflettendo, e non indicando un complottismo difficile da condividere. La stampa, nel suo ruolo di pungolo - nei Paesi anglosassoni viene chiamata il cane da guardia della democrazia nei confronti del Potere non deve essere né demonizzata né accusata di eresia, ma accettata come stimolo alla crescita, individuale e sindacale. Un osservatorio esterno è fondamentale per evidenziare crepe e smottamenti che possono sfuggire agli abitanti della casa, scongiurandone il crollo.


PARLIAMONE TRA NOI

di ROSSELLA GEMMA

Una realtà non omogenea

I

talia in «sensibile ritardo», rispetto alla media dei Paesi dell’Unione europea, sul fronte dell’efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria, ma anche della capacità di risposta del sistema sanitario ai bisogni di salute. La qualità dell’offerta sanitaria è, invece, «in linea con l’Europa», mentre sul fronte dello stato di salute il Belpaese vanta ancora una performance migliore della media europea. È quanto emerge dall’undicesima edizione del Forum Meridiano Sanità, durante il quale è stato presentato il Rapporto Meridiano Sanità 2016, elaborato da The European House-Ambrosetti. Il Meridiano Sanità Index evidenzia, dunque, qualche luce e molte ombre (figura 1). Tra

6,5

6,2

8,4

6,2

5,9

7,2

5,9 6,5

Posizionamento dell’Italia nelle 4 aree del

della popolazione

5,8 6,2

5,7 6,2

5,3

5,2

5,9

5,9

4,9

4,7

5,8

5,7

4,7 5,3

5,2 3,5

4,9

Qualità dell'offerta sanitaria e responsiveness 4,7 4,7 del sistema

1

1

Grecia

2

Portogallo

2

Italia

Austria

1 1 1 2016 4 Fonte: Elaborazioni The European House – 2Ambrosetti,

Grecia

2

Portogallo

1

Germania

FranciaEU- 14

2

Irlanda

2

EU- 14 Italia

1

SpagnaAustria

4

BelgioSpagna

Danimarca

Finlandia

Regno Unito 1

Danimarca Germania

1

Paesi Bassi

Francia

Svezia

2

Regno UnitoIrlanda

1

Belgio

Finlandia

3,5

Paesi Bassi

1

Meridiano Sanità Index (punteggio 1-10,

7,4 per cento, dato riferito alla sola spesa sanitaria pubblica) e la spesa media (pubblica e privata) per abitante è molto più bassa (2.951 euro rispetto a una media di 3.774 euro, a parità di potere di acquisto) (figura 2). A fronte della performance media dell’Italia nel confronto europeo, si registrano forti difformità a livello regionale. L’Index mostra che ci sono aree di indagine in cui le disomogeneità regionali sono più accentuate che in altre. L’Emilia Romagna (7,2) e la Lombardia (7) occupano le prime due posizioni. Seguono Trentino Alto Adige e Toscana con un punteggio pari rispettivamente a 6,9 e 6,7. Le Regioni del Sud, invece, ottengono ancora valori inferiori alla media nazionale (figura 3).

Meridiano Sanità Index (punteggio 1-10, 1=minimo e 10=massimo), 2016 1=minimo e 10=massimo), 2016 Meridiano Sanità Index, 2016 Posizionamento dell’Italia 8,4 nelle quattro aree del Meridiano Sanità Index (punteggio 1-10, Posizionamento dell’Italia nelle 4 aree del 1=minimo e 10=massimo), 2016 Meridiano Sanità Index, 2016 2016 Meridiano Sanità Index, 7,2 Stato di salute

Svezia

figura

queste ultime, i tempi con cui un nuovo farmaco si rende disponibile sul mercato, una volta ottenuta l’autorizzazione all’immissione in commercio. In Italia bisogna attendere ben 14,5 mesi, contro la media di 6,6 mesi dell’Ue a 14 Stati, i 5 mesi della Danimarca, i 4 del Regno Unito e i 3 della Germania. Il dato emerge dal Rapporto 2016, che assegna un voto di insufficienza per il Servizio sanitario italiano: più tardi un farmaco diventa accessibile maggiore è il divario nell’accesso alle terapie che separa i cittadini italiani da quelli degli Stati vicini. Dal punto di vista economico il Rapporto evidenza come si spenda una quota inferiore rispetto al Pil (6,9 per cento del Pil rispetto a una media europea del

Italia

Stato di salute della popolazione

Qualità dell'offerta sanitaria e responsiveness del sistema

8 | gennaio 2017 |

Efficienza/ appropriatezza dell'offerta sanitaria

Capacità di risposta del sistema sanitario ai bisogni di salute Media europea Italia

2

Efficienza/ appropriatezza dell'offerta sanitaria

Capacità di risposta del sistema sanitario

critichediper l'Italia x Aree ai bisogni salute Media europea

x Aree critiche per l'Italia


PARLIAMONE TRA NOI

Italia in salute ma in ritardo su efficienza e appropriatezza. Il Rapporto Meridiano Sanità scatta la fotografia del Paese figura

2

Spesa pubblica

Spesa sanitaria - pubblica sanitaria - pubblica e privata - pro capite (€, PPA), 2015 e Spesa privata - pro capite (€, PPA), 2015

Spesa pubblica (% del PIL), 2015 (% del PIL), 2015

2.951

3.610

3.774

3.974

4.750

-18%

9,4%

8,6%

-22%

7,7%

7,4%

-26%

6,9%

-38%

Fonte: The European House – Ambrosetti su dati OECD, 2016

figura

3

Meridiano SanitàMeridiano Regional Index, Sanità Regional Index 1-10, 1=minimo e 10=massimo), 2016 (punteggio 1-10,(punteggio 1=minimo e 10=massimo), ,2016

5,8 5,7 5,6

-5

1

4

-3

-1

4,1 4,0

Calabria

4,7 4,7 4,6 4,5

1

Campania

Abruzzo

-1

Sardegna

4

Lazio

Veneto

2

Liguria

Valle d'Aosta

1

Italia

Umbria

-1

Friuli Venezia Giulia

Piemonte

1

Marche

Toscana

Lombardia

Trentino Alto Adige

Emilia Romagna

5,1 5,0

Sicilia

6,4 6,3 6,3 6,2 6,2 6,1

Puglia

6,7

Basilicata

7,0 6,9

Molise

7,2

-1

Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016

Mettendo in relazione le performance dei sistemi sanitari regionali con il relativo livello di spesa sanitaria, pubblica e privata, emerge dai dati del Rapporto una relazione positiva tra le due grandezze (figura 4).

Cronicità in aumento

Dal punto di vista dello stato di salute, anche se l’Italia si posiziona ancora tra i primi posti in Europa, si evidenziano alcuni campanelli d’allarme. Nel 2015 per la prima volta in dieci anni è 9 | gennaio 2017 |

diminuita la speranza di vita alla nascita, il tasso di mortalità è stato il più alto dal dopoguerra a oggi e, inoltre, continuano a calare gli anni vissuti in buona salute (figura 5). In aggiunta al fenomeno dell’invecchiamento demografico, oggi l’Italia deve affrontare altre importanti sfide per la salute delle persone. La sfida di gran lunga più importante per i sistemi sanitari e sociali è quella delle patologie croniche, che rendono necessaria una specificità di organizzazione e un impegno di risorse molto importanti. Come evidenziato dai dati, aumentano i fattori di rischio delle patologie croniche sia tra i bambini sia tra gli adulti, a causa di molti fattori di rischio. Se si esclude l’età e l’ereditarietà - fattori di rischio non modificabili - si può agire su tanti altri aspetti: alimentazione, attività fisica, consumo di tabacco i quali, a loro volta, influiscono su altri fattori di rischio intermedi (per esempio: ipertensione, glicemia, ipercolesterolemia,


PARLIAMONE TRA NOI

figura

4

Relazione tra il Meridiano Sanità Regional Index 2015, spesa totale pro capite espesa PIL sanitaria pro capite, 2015 Relazionesanitaria tra il Meridiano Sanità Regional Index 2015, totale pro capite Meridiano Sanità Regional Index (score), 2016

e PIL pro capite, 2015

Dimensione bolle: PIL pro capite (euro), 2014

7,5

Emilia Romagna Toscana

7,0

Lombardia

Umbria

6,5 6,0

Lazio

5,5

Abruzzo

5,0

Trentino Alto Adige

Piemonte Veneto Friuli Venezia Giulia

Marche

Valle d’Aosta

Liguria

Sardegna

Basilicata Sicilia

4,5

Puglia

Molise

Calabria

4,0 Campania 3,5 1.800

2.000

2.200

2.400

2.600

2.800

Troppi antibiotici e poche vaccinazioni

3.000

Spesa sanitaria totale (euro), 2015

Fonte: The European House – Ambrosetti su dati Istat e Ragioneria Generale dello Stato, 2016

figura

5

Tasso di mortalità

Aspettativa di vita

(1990=100), Tasso di2015 mortalità (1990=100), 2015

(anni), 2015 Aspettativa di vita (anni), 2015

110 100 90

2005

67,2

2014

62,4

13,7

80,9

20,8 83,2

80 Aspettativa di vita in buona salute

70 1990 1993 2005 20082010 2011 2014 1990 19951996 1999 2000 2002 2005 2015

Anni di vita in non buona salute

Fonte: The European House – Ambrosetti su dati Eurostat, 2016

sovrappeso e obesità). Tra le principali malattie croniche, dunque secondo le rilevazioni, figurano l’Alzheimer, le cardiopatie ischemiche, i disturbi respiratori cronici, il diabete e i tumori. Queste patologie si configurano come quelle a più alto impatto per il sistema perché caratterizzate oggi dai maggiori tassi di mortalità, numero di anni di vita sana perduti per disabilità (Daly Disability-adjusted life year) e

costi socio-sanitari a esse associati. Secondo gli esperti, in futuro aumenteranno le patologie croniche, che causano un alto impatto negativo sulla salute e la qualità della vita delle persone e sull’assorbimento di risorse.

Previsioni

Nel 2030 in Italia, secondo l’Index, le cardiopatie ischemiche saranno ancora la prima causa di morte (oltre 100.000 10 | gennaio 2017 |

decessi) e la seconda per anni di vita sana perduti per disabilità (Daly,). La prevalenza del diabete raddoppierà (da 3,3 a 6,1 milioni di persone) e la mortalità aumenterà del 35 per cento. Moriranno di Alzheimer 87.000 persone (+28 per cento rispetto a oggi) e i costi socio-sanitari passeranno da 6 a 12 miliardi di euro. E, come se non bastasse, ci saranno circa 5 milioni di persone con una diagnosi di tumore, con un aumento di sopravvivenza che supererà il 60 per cento e la conseguente cronicizzazione della malattia (figura 6).

Nel 2015 la copertura nazionale media per le vaccinazioni contro poliomielite, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Haemophilus influenzae è stata del 93,4 per cento; con un decremento di 1,3 punti percentuali rispetto al 2014 e di quasi 3 rispetto al 2011. Particolarmente preoccupanti sono i dati di copertura vaccinale per morbillo e rosolia che hanno perso 5 punti dal 2011 al 2015, passando dal 90,1 all’85,3 per cento. Anche sul fronte delle coperture dei programmi di vaccinazione per anziani (over 65) contro l’influenza, l’Italia ha registrato negli ultimi anni un drammatico calo. Nella stagione influenzale 2014-2015 la copertura registrata è stata la più bassa verificatasi negli ultimi dieci anni (48,6 per cento), pari a un calo di 6,8 punti percentuali rispetto alla stagione precedente. Sebbene la stagione 2015-2016 mostri un lieve aumento, che porta il dato a 49,9 per cento, restiamo ancora molto lontano dai livelli raggiunti negli anni precedenti e ancor più da quelli raccomandati (75 per cento) (figura 7). E se i vaccini non piacciono molto ai


LA NOTTE PUÒ DIVENTARE UN INCUBO SE HAI L’INFLUENZA

NUTRIZIONE | occhiello

Secondo la ricerca condotta da Vicks, in media i consumatori italiani vengono colpiti da raffreddore e influenza circa 3 volte l’anno. E qual è l’aspetto più problematico legato all’influenza? La difficoltà a dormire bene durante la notte.

I SINTOMI DELL’INFLUENZA SONO PARTICOLARMENTE FASTIDIOSI DURANTE LA NOTTE

La ricerca condotta da Vicks spiega come i consumatori italiani vengano colpiti da raffreddore e influenza circa 3 volte l’anno1. Le forme più comuni di raffreddore e influenza sono solitamente infezioni virali acute e autolimitanti che comportano svariati sintomi, tra i quali: febbre, tosse, dolori, naso che cola, starnuti, mal di gola, congestione nasale2. Tra gli aspetti più fastidiosi durante uno stato influenzale, quello che impatta maggiormente i pazienti è la difficoltà a dormire bene durante la notte1. Infatti, il 60% dei pazienti lamenta un sonno disturbato a causa di raffreddore e influenza e il 45% dichiara di svegliarsi più di 3 volte a notte1.

Impatto dell’influenza sulla vita quotidiana

60%

Difficoltà a dormire bene

45%

Difficoltà a lavorare al meglio

33%

Difficoltà a godersi il giorno L’insonnia provoca affaticamento e riduzione della produttività durante il giorno, effetti particolarmente spiacevoli visto che l’82% dei pazienti continua a lavorare in caso di raffreddore e influenza3. Come ampiamente documentato, la qualità e la quantità del sonno rivestono un ruolo importante nel contrastare raffreddore e influenza4. I pazienti necessitano quindi di un rimedio in grado di alleviare simultaneamente i disturbi e assicurare un sonno rigenerante. I pazienti riconoscono molteplici sintomi che disturbano il sonno e li svegliano durante la notte. In particolare, quelli più fastidiosi sono1: 1 - Tosse (57%) 2 - Naso che cola (34%) 3 - Mal di Gola (31%) Considerando l’alta incidenza di multisintomaticità degli stati di raffreddamento, è evidente che per fornire un sollievo adeguato è necessaria la combinazione di diversi principi attivi.

VICKS MEDINAIT ALLEVIA 7 SINTOMI DELL’INFLUENZA E FAVORISCE IL RIPOSO NOTTURNO

Assunto subito prima di andare a dormire, Vicks MediNait allevia 7 sintomi di raffreddore e influenza grazie all’azione congiunta di 3 principi attivi, favorendo il riposo notturno e aiutandoti a essere pronto per affrontare la giornata seguente: - Paracetamolo 600 mg per ridurre la febbre e alleviare dolori, mal di testa e mal di gola; - Dossilamina succinato 7,5 mg per alleviare starnuti e naso che cola; - Destrometorfano bromidrato 15 mg per calmare la tosse.

111 1

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3 333

DESTROMETORFANO PARACETAMOLO DOSSILAMINA DOSSILAMINA DESTROMETORFANO DESTROMETORFANO DESTROMETORFANO PARACETAMOLO PARACETAMOLO PARACETAMOLO DOSSILAMINA DOSSILAMINA BROMIDRATO SUCCINATO BROMIDRATO BROMIDRATO BROMIDRATO SUCCINATO SUCCINATO SUCCINATO

Una singola dose da 30 ml di Vicks MediNait prima di andare a dormire contiene i principi attivi in una quantità tale da dare sollievo ai diversi sintomi in modo efficace, favorendo il riposo notturno e permettendo un risveglio rigenerato. Vicks MediNait è il prodotto per la notte più adatto da consigliare ai pazienti, perchè allevia i principali sintomi di raffreddore e influenza, aiutandoli a dormire meglio. David Hull. Virologo molecolare e ricercatore senior all’interno del dipartimento Ricerca e Sviluppo, P&G UK. “Cʼè un legame tra sonno e salute fisica e mentale. I sintomi di raffreddore e influenza, essendo particolarmente fastidiosi durante la notte, possono disturbare il riposo notturno. Studi confermano che specifici prodotti multisintomatici alleviano efficacemente i sintomi più comuni di raffreddore e influenza che disturbano il sonno, favorendo il riposo notturno.”

1.Vicks Global Cold and Flu Survey 2016; 2.Kirkpatrick GL. The common cold. Prim Care 1996: 23(4): 657-675; 3.Third Annual Vicks Global Cold and Flu Survey; 4.Walsh NP, Gleeson M, 11 Immunol | gennaio | Pyne DB et al. Position statement. Part two: Maintaining immune health. Exerc Rev.2017 2011;17:64-103. Cod. VCK04. Depositato in AIFA il: 03/11/2016.


RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONENUTRIZIONE DEL MEDICINALE VICKS MEDINAIT 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA 100 ml di sciroppo | occhiello contengono: Principi attivi Destrometorfano bromidrato 0,0500 g Dossilamina succinato 0,0250 g Paracetamolo 2,0000 g Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1 3. FORMA FARMACEUTICA Sciroppo 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Trattamento dei sintomi del raffreddore e dell’influenza. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Adulti e ragazzi oltre 12 anni: un bicchierino dosatore a livello (30 ml = 2 cucchiai da tavola), una volta al giorno, per non più di 3 giorni. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità individuale accertata verso i componenti. Bambini al di sotto dei 12 anni di età. Asma, diabete, glaucoma, ipertrofia prostatica, stenosi dell’apparato gastroenterico ed urogenitale, epilessia, gravi malattie epatiche o grave compromissione renale. I prodotti a base di paracetamolo sono controindicati nei pazienti con manifesta insufficienza della glucosio-6-fosfato deidrogenasi ed in quelli affetti da grave anemia emolitica. Storia di emorragia gastrointestinale o perforazione relativa a precedenti trattamenti attivi o storia di emorragia/ulcera peptica ricorrente (due o più episodi distinti di dimostrata ulcerazione o sanguinamento). Grave insufficienza cardiaca. In caso di somministrazione concomitante con IMAO (inibitori delle monoamminoossidasi) o entro due settimane dall’assunzione degli IMAO. 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni di impiego Chiedere consiglio al medico prima dell’uso, se ha tosse che si verifica con catarro eccessivo (muco) o tosse persistente, come quella che si manifesta con fumo, asma, o enfisema. Dosi elevate o prolungate di paracetamolo, presente nel prodotto, possono provocare un’epatopatia ad alto rischio ed alterazioni a carico del rene e del sangue anche gravi. Il paracetamolo va utilizzato con cautela in soggetti con insufficienza renale o epatica, inclusi quelli con epatopatia non cirrotica alcolica. I pericoli di sovradosaggio sono maggiori in quei soggetti con epatopatia alcolica. Non usare con nessun altro prodotto contenente paracetamolo. È sconsigliato l’uso del prodotto se il paziente è in trattamento con antinfiammatori. Nel corso di terapia con anticoagulanti orali le dosi vanno ridotte. Nei rari casi di comparsa di reazioni allergiche la somministrazione va sospesa. Particolare cautela occorre nel determinare la dose nei soggetti anziani, in considerazione della loro maggiore sensibilità verso gli antistaminici. L’uso degli antistaminici contemporaneamente a certi antibiotici ototossici può mascherare i primi segni di ototossicità, la quale può rivelarsi solo quando il danno è irreversibile. Il prodotto va somministrato con cautela nei pazienti con malattie cardiovascolari, ipertensione, ipertiroidismo. Occorre cautela nei pazienti con una storia di ipertensione e/o insufficienza cardiaca poiché, in associazione alla terapia con FANS, sono state riportate ritenzione idrica ed edema. Possono verificarsi effetti additivi con alcool, ipnotici, sedativi o tranquillanti che pertanto non vanno assunti contemporaneamente. L’uso di Vicks Medinait deve essere evitato in concomitanza di FANS, inclusi gli inibitori selettivi della COX-2. Gli effetti indesiderati possono essere minimizzati con l’uso della dose minima efficace per la durata di trattamento più breve possibile che occorre per controllare i sintomi. Anziani: I pazienti anziani hanno un aumento della frequenza di reazioni avverse ai FANS, specialmente emorragie e perforazioni gastrointestinali, che possono essere fatali (vedere par. 4.2). Emorragia gastrointestinale, ulcerazione e perforazione: durante il trattamento con tutti i FANS, in qualsiasi momento, con o senza sintomi di preavviso o precedente storia di gravi eventi gastrointestinali, sono state riportate emorragia gastrointestinale, ulcerazione e perforazione, che possono essere fatali. Negli anziani e in pazienti con storia di ulcera, soprattutto se complicata da emorragia o perforazione (vedere par. 4.3), il rischio di emorragia gastrointestinale, ulcerazione o perforazione è più alto con dosi aumentate di FANS. Questi pazienti devono iniziare il trattamento con la più bassa dose disponibile. L’uso concomitante di agenti protettori (misoprostolo o inibitori di pompa protonica) deve essere considerato per questi pazienti e anche per pazienti che assumono basse dose di aspirina o altri farmaci che possono aumentare il rischio di eventi gastrointestinali (vedere sotto e par. 4.5). Pazienti con storia di tossicità gastrointestinale, in particolare anziani, devono riferire qualsiasi sintomo gastrointestinale inusuale (soprattutto emorragia gastrointestinale) in particolare nelle fasi iniziali del trattamento. Cautela deve essere prestata ai pazienti che assumono farmaci concomitanti che potrebbero aumentare il rischio di ulcerazione o emorragia, come corticosteroidi orali, anticoagulanti come warfarin, inibitori selettivi del reuptake della serotonina o agenti antiaggreganti come l’aspirina (vedere par. 4.5). Quando si verifica emorragia o ulcerazione gastrointestinale in pazienti che assumono Vicks Medinait il trattamento deve essere sospeso. I FANS devono essere somministrati con cautela nei pazienti con una storia di malattia gastrointestinale (colite ulcerosa, morbo di Crohn) poiché tali condizioni possono essere esacerbate (vedere par. – effetti indesiderati). Gravi reazioni cutanee alcune delle quali fatali, includenti dermatite esfoliativa, sindrome di Stevens–Johnson e necrolisi tossica epidermica, sono state riportate molto raramente in associazione con l’uso dei FANS (vedere par. 4.8). Nelle prime fasi della terapia i pazienti sembrano essere a più alto rischio: l’insorgenza della reazione si verifica nella maggior parte dei casi nelle prime fasi del trattamento. Vicks Medinait deve essere interrotto alla prima comparsa di rash cutaneo, lesioni della mucosa o qualsiasi altro segno di ipersensibilità. Il prodotto contiene saccarosio, di ciò si tenga conto in caso di diete ipocaloriche. Dopo 3 giorni di impiego continuativo, senza risultati apprezzabili, consultare il medico. Invitare il paziente a contattare il medico prima di associare qualsiasi altro farmaco Servirsi del bicchierino dosatore incluso nella confezione. Il prodotto va assunto esclusivamente prima di coricarsi per il riposo notturno e a stomaco pieno. Non superare le dosi consigliate: in particolare i pazienti anziani dovrebbero attenersi scrupolosamente ai dosaggi minimi sopraindicati. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione Non usare durante o nelle due settimane successive al trattamento con farmaci antidepressivi (anti-MAO). Usare con estrema cautela e sotto stretto controllo durante il trattamento cronico con farmaci che possono determinare l’induzione delle monossigenasi epatiche o in caso di esposizione a sostanze che possono avere tale effetto (per esempio rifampicina, cimetidina, antiepilettici quali glutetimide, fenobarbital, carbamazepina e anche alcol). Queste sostanze possono aumentare l’epatotossicità del paracetamolo. La somministrazione di paracetamolo può interferire con la determinazione della uricemia (mediante il metodo dell’acido fosfotungstico) e quello della glicemia (mediante il metodo della glucosioossidasi-perossidasi). La velocità di assorbimento del paracetamolo può essere aumentata da metoclopramide o da domperidone e l’assorbimento può essere ridotto da colestiramina. Vi è una possibilità di interazione tra il destrometorfano e medicinali che inibiscono l’isoenzima CYP2D6 come gli SSRIs (ad es., fluoxetina, paroxetina). Diuretici, ACE inibitori e Antagonisti dell’angiotensina II: I FANS possono ridurre l’effetto dei diuretici e di altri farmaci antiipertensivi. In alcuni pazienti con funzione renale compromessa (per esempio pazienti disidratati o pazienti anziani con funzione renale compromessa) la co-somministrazione di un ACE inibitore o di un antagonista dell’angiotensina II e di agenti che inibiscono il sistema della ciclo-ossigenasi può portare a un ulteriore deterioramento della funzione renale, che comprende una possibile insufficienza renale acuta, generalmente reversibile. Queste interazioni devono essere considerate in pazienti che assumono Vicks Medinait in concomitanza con ACE inibitori o antagonisti dell’angiotensina II. Quindi, la combinazione deve essere somministrata con cautela, specialmente nei pazienti anziani.I pazienti devono essere adeguatamente idratati e deve essere preso in considerazione il monitoraggio della funzione renale dopo l’inizio della terapia concomitante. Corticosteroidi: aumento del rischio di ulcerazione o emorragia gastrointestinale (vedere par. 4.4). Anticoagulanti: i FANS possono aumentare gli effetti degli anticoagulanti, come il warfarin (vedere par. 4.4). Agenti antiaggreganti e inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRIs): aumento del rischio di emorragia gastrointestinale (vedere par. 4.4). 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Non usare in gravidanza né durante l’allattamento. Gravidanza L’inibizione della sintesi di prostaglandine può interessare negativamente la gravidanza e/o lo sviluppo embrio/fetale. Risultati di studi epidemiologici suggeriscono un aumentato rischio di aborto e di malformazione cardiaca e di gastroschisi dopo l’uso di un inibitore della sintesi delle prostaglandine nelle prime fasi della gravidanza. Il rischio assoluto di malformazioni cardiache aumentava da meno dell’1%, fino a circa l’1,5 %. È stato ritenuto che il rischio aumenta con la dose e la durata della terapia. Negli animali, la somministrazione di inibitori della sintesi di prostaglandine ha mostrato di provocare un aumento della perdita di pre e post-impianto e di mortalità embrione-fetale. Inoltre, un aumento di incidenza di varie malformazioni, inclusa quella cardiovascolare, è stato riportato in animali a cui erano stati somministrati inibitori di sintesi delle prostaglandine, durante il periodo organogenetico. Durante il terzo trimestre di gravidanza, tutti gli inibitori della sintesi di prostaglandine possono esporre il feto a: - tossicità cardiopolmonare (con chiusura prematura del dotto arterioso e ipertensione polmonare); - disfunzione renale, che può progredire in insufficienza renale con oligo-idroamnios; la madre e il neonato, alla fine della gravidanza, a: - possibile prolungamento del tempo di sanguinamento, ed effetto antiaggregante che può occorrere anche a dosi molto basse; - inibizione delle contrazioni uterine risultanti in ritardo o prolungamento del travaglio 4.7 Effetti sulla capacità di gdare veicoli e sull’uso di macchinari Il prodotto può dare sonnolenza (specialmente in concomitanza con l’assunzione di alcool o di altri medicinali che possono ridurre i tempi di reazione), di ciò debbono tener conto coloro che potrebbero condurre autoveicoli o attendere ad operazioni richiedenti integrità del grado di vigilanza, i quali dovranno astenersi da tali mansioni dopo l’assunzione del prodotto. 4.8 Effetti indesiderati In generale non sono previsti effetti indesiderati gravi. Patologie del sistema emolinfopoietico: Molto raramente sono state segnalate discrasie ematiche, come trombocitopenia, agranulocitosi, anemia emolitica, neutropenia, leucopenia, pancitopenia, con l’uso di paracetamolo o dossilamina, ma queste non erano necessariamente correlate causalmente. Disturbi del sistema immunitario: Ci sono rari casi di allergia o reazioni di ipersensibilità con paracetamolo e con dossilamina, incluse eruzioni cutanee, orticaria, anafilassi e broncospasmo. Sono anche state segnalate reazioni di ipersensibilità quali ad esempio angioedema, edema della laringe, shock anafilattico. Patologie del sistema nervoso: La sonnolenza è comune con dossilamina e può manifestarsi raramente con destrometorfano. Altri effetti collaterali che sono più comuni con gli antiistaminici come la dossilamina sono cefalea, visione offuscata e compromissione psicomotoria. Il destrometorfano è anche raramente associato a vertigini. Patologie gastrointestinali: Gli eventi avversi più comunemente osservati sono di natura gastrointestinale. Con gli antistaminici, come la dossilamina, possono manifestarsi secchezza delle fauci, costipazione e aumentodel reflusso gastrico.Disturbi gastrointestinali che possono raramente manifestarsi con la dossilamina o con il destrometorfano, includono nausea, vomito, dolore addominale, diarrea. Sono stati riportati: flatulenza, dispepsia, melena, ematemesi, stomatiti ulcerative, esacerbazione di colite e morbo di Crohn (vedere par. 4.4). Meno frequentemente sono state osservate gastriti. Possono verificarsi ulcere peptiche, perforazione o emorragia gastrointestinale, a volte fatale, in particolare negli anziani (vedere par. 4.4). Patologie epatobiliari: Alterazioni della funzionalità epatica ed epatite. In caso di iperdosaggio il paracetamolo può provocare citolisi epatica, che può evolvere verso la necrosi massiva ed irreversibile (vedere par. 4.9).Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: Raramente con l’uso di paracetamolo può manifestarsi ipersensibilità incluse eruzioni cutanee e orticaria. Con l’uso di paracetamolo sono state segnalate reazioni cutanee di vario tipo e gravità inclusi casi di eritema multiforme e reazioni bollose includenti Sindrome di Stevens – Johnson e Necrolisi Tossica Epidermica (molto raramente). Con l’uso di pseudoefedrina e anche di destrometorfano, sono state raramente riportate eruzioni cutanee, con o senza irritazione. Patologie renali e urinarie: Gli antistaminici, come la dossilamina, possono causare ritenzione urinaria o difficoltà di minzione, alterazioni a carico del rene (insufficienza renale acuta, nefrite interstiziale, ematuria, anuria). Altri effetti avversi: Gli antistaminici possono causare anche astenia, fotosensibilità e, ad alte dosi, convulsioni, difficoltà respiratorie per ispessimento delle secrezioni bronchiali, e, specie negli anziani, extrasistoli, tachicardia e ipotensione. Edema, ipertensione e insufficienza cardiaca sono state riportate in associazione al trattamento con FANS. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione riportato nel sito web: http://www.agenziafarmaco.gov. it/it/responsabili dell’Agenzia Italiana del Farmaco. 4.9 Sovradosaggio In caso di iperdosaggio il paracetamolo può provocare citolisi epatica, che può evolvere verso la necrosi massiva ed irreversibile. Sintomi Paracetamolo: I sintomi del sovradosaggio da paracetamolo nelle prime 24 ore sono pallore, nausea, vomito, anoressia e dolore addominale. Danni al fegato possono manifestarsi dalle 12 alle 48 ore dopo l’ingestione. Possono verificarsi anomalie nel metabolismo del glucosio e acidosi metabolica. In caso di avvelenamento grave, l’insufficienza epatica può progredire in encefalopatia, coma e morte. Un’insufficienza renale acuta con necrosi tubulare acuta può svilupparsi anche in assenza di gravi danni al fegato. Sono state riportate aritmie cardiache. Altri sintomi possono includere depressione del SNC, effetti cardiovascolari e danno renale. Destrometorfano o Dossilamina: In seguito a sovradosaggio con destrometorfano o dossilamina possono manifestarsi sintomi come eccitazione, confusione mentale, convulsioni e depressione respiratoria Trattamento del sovradosaggio Il trattamento immediato è essenziale per la gestione del sovradosaggio da paracetamolo. Nonostante la mancanza di sintomi precoci significativi, i pazienti devono urgentemente recarsi all’ospedale per un immediata assistenza medica e qualsiasi paziente che abbia ingerito circa 7,5 g o più di paracetamolo nelle 4 ore precedenti deve sottoporsi a lavanda gastrica. Può essere necessaria la somministrazione di metionina per via orale o di N-acetilcisteina per via endovenosa, che possono avere un effetto benefico fino ad almeno 48ore dopo il sovradosaggio. Devono essere disponibili misure di supporto generali. 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmaco terapeutica: sedativi della tosse, escluse le associazioni con espettoranti. Codice ATC: R05DA20 Vicks Medinait somministrato per via orale alle dosi di 2-4-8 ml/kg non ha determinato nel cane normoteso alcuna significativa modificazione della pressione arteriosa né della dinamica cardiaca, né del flusso biliare, né della motilità duodenale. Vicks Medinait ha dimostrato di possedere nella cavia una marcata azione antitussiva, mediante tests di aerosol d’ammoniaca, di inalazione di acroleina, e stimolazione elettrica del nervo laringeo superiore. Vicks Medinait ha infine manifestato nella cavia un’azione assai rilevante nell’inibire il broncospasmo da istamina. 5.2 Proprietà farmacocinetiche I livelli ematici massimi vengono raggiunti dai principi attivi fra i 30 e i 40 minuti dopo la somministrazione orale di Vicks Medinait. I principi attivi si distribuiscono ampiamente nei tessuti e liquidi organici e la loro emivita è compresa tra le 7 ore e mezza e le 10 ore. Quando si somministra Vicks Medinait, la biodisponibilità dei principi attivi si manifesta secondo curve del tutto sovrapponibili a quelle che si ottengono somministrando i principi attivi separatamente ed individualmente in soluzioni acquose. L’eliminazione di essi avviene quasi totalmente per via renale, in piccola parte immodificati, ma prevalentemente sotto forma di metaboliti 5.3 Dati preclinici di sicurezza La LD50 per via orale nel topo è 33,7 ml/kg, nel ratto 32,0 ml/kg e nel cane è superiore a 15 ml/kg. Studi di tossicità cronica per via orale in due specie animali, cane e ratto, non hanno evidenziato alcun danno a carico degli animali sperimentati né dei loro organi. Vicks Medinait si è dimostrato, nel ratto e nel coniglio, privo di effetti teratogeni, né ha influenzato la fertilità degli animali testati. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Glicole propilenico, Sodio citrato biidrato, Acido citrico monoidrato, Sodio benzoato, Polietilenglicole 300, Zucchero (saccarosio), Glicerina, Anetolo, Giallo Chinolina (E 104), Blu brillante FCF (E133), Acqua demineralizzata. 6.2 Incompatibilità Non sono mai state segnalate incompatibilità con altri farmaci. 6.3 Periodo di validità 3 anni 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Nessuna. Una eventuale variazione della colorazione dello sciroppo non altera la qualità del prodotto. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Flacone di vetro da 90 e 180 ml. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO PROCTER & GAMBLE S.r.l. - Viale Giorgio Ribotta, 11 - 00144 Roma. 8. NUMERI DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO VICKS MEDINAIT sciroppo - flacone da 90 ml A.I.C. n. 024449050 VICKS MEDINAIT sciroppo - flacone da 180 ml A.I.C. n. 024449062 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Data della prima autorizzazione: Giugno 1981 Data del rinnovo più recente: Gennaio 2016 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Gennaio 2016 - Classe C - OTC.

12 | gennaio 2017 |


PARLIAMONE TRA NOI

figura

6

Mortalità per patologia, 2015 Mortalità per patologia, 2015 Patologia

Daly DALY perperpatologia, 2015 patologia, 2015

# decessi

# DALY (milioni)

Patologia

Tumori

188.227

(29%)

Tumori

3,2

Cardiopatie ischemiche

118.102

(18%)

Cardiopatie ischemiche

1,3

Alzheimer

68.417

(10%)

Alzheimer

0,7

BPCO

28.964

(4%)

Diabete

0,6

Diabete

22.636

(3%)

BPCO

0,3

Totale decessi

653.000

Totale DALY

16,3

I costi relativi alle cardiopatie ischemiche sono stati di poco inferiori a 7 miliardi di euro, i due terzi dei quali sono rappresentati da costi sanitari indiretti I costi diretti dell’assistenza ai malati di Alzheimer ammontano a 6 miliardi di euro I costi del diabete ammontano a quasi 10 miliardi di euro

Quali soluzioni?

Fonte: Mortalità, DALY e costi delle patologie ad alto impatto per il sistema

figura

7

Livello diLivello copertura vaccinale di copertura vaccinale in Italia in (%), Italia 2011-2015(%), 2011-2015 Anziani

Bambini 96,1

96,1

95,7

95% 94,7

90,1

90

2012

62,7 55,4

90,3 86,7

2011

75%

93,4

2013

Esavalente

48,6

54,2

85,3

2014

2015

2011

MPR

2012

2013

2014

49,9

2015

Antinfluenzale

Fonte: The European House – Ambrosetti su dati Ministero Salute, 2016

figura

8

PercentualePercentuale di ceppi invasivi isolati resistenti, 2014 di ceppi invasivi isolati resistenti,2014 Klebsiella pneumoniae

Staphylococcus aureus

Escherichia coli

Percentuale di resistenza

<1% 1%-5% 5%-10%

connazionali, gli antibiotici piacciono troppo. Dal Rapporto emerge che l’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di utilizzo di antibiotici, in ambito sia ospedaliero sia extra ospedaliero e inoltre è il Paese europeo con il più alto livello di disinformazione (secondi i dati Eurobarometer). Queste sono alcune delle cause che portano l’Italia a essere tra i Paesi europei con il maggior livello di resistenza agli antibiotici (figura 8).

10%-25% 25%-50% ≥50%

Fonte: The European House – Ambrosetti su dati ECDC, 2016

13 | gennaio 2017 |

Alla luce di questi dati, secondo gli esperti è necessario indirizzare gli investimenti in sanità negli ambiti che promettono di generare maggiori risultati di salute a fronte delle risorse investite. A oggi «l’Italia spende in prevenzione 98,4 euro pro-capite. Se il nostro Paese investisse quanto la Germania (126,4 euro), la spesa sanitaria al 2050 sarebbe l’8,9 per cento del Pil con un risparmio di 4 miliardi di euro l’anno». Tra le proposte di Meridiano Sanità 2016, inoltre, ci sono impegni concreti per favorire le vaccinazioni, «valutando l’obbligatorietà di alcuni vaccini per l’ammissione dei bambini a scuola», come peraltro già fatto dall’Emilia Romagna e annunciato dal Lazio. La lotta ai superbug con incentivi alla R&S di nuovi antibiotici; ma anche ridurre le disomogeneità regionali dei programmi di screening per le malattie croniche e diffondere gli strumenti di sanità digitale per migliorare l’accessibilità e garantire la continuità delle cure. Infine, «individuare nuove fonti di finanziamento di carattere pubblico-privato, per esempio i Social Impact Bond, per favorire la diffusione di soluzioni innovative per la gestione delle cronicità».


INTERVISTA

Dalla parte di ATTILIA BURKE

del cittadino

A

ntonio Gaudioso ha 44 anni, venti dei quali spesi in Cittadinanzattiva, dove ora svolge il ruolo di segretario generale. Cittadinanzattiva onlus è il movimento di partecipazione civica che dal 1978 promuove e tutela i diritti dei cittadini e dei consumatori in Italia e in Europa. Ecco, dunque, cosa pensa il movimento per eccellenza a favore dei cittadini sui temi più discussi del settore farmacia, dal Ddl Concorrenza alla Dpc, passando per i farmaci contro l’epatite C all’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico. Entrata dei capitali e farmacia dei servizi, il cittadino si rende conto di come si appresta a cambiare il mondo della farmacia? La percezione di quello che potrebbe succedere è poco diffusa, nel senso che la posta in gioco non è emersa fino in fondo. Una parte non piccola delle farmacie in Italia è in sofferenza finanziaria per diversi motivi, dalle difficoltà economiche generali che ci sono state in questi anni e hanno gravato sulla singola farmacia, ai tempi di pagamento del Ssn. Non penso che la risposta a questi problemi finanziari sia legata alle grandi catene come forse potrebbero sperare alcuni farmacisti che pensano di vendere. Bisogna tenere separato il tema di come supportare i singoli farmacisti e rendere sostenibile la propria attività ri-

© Luca Liccione

14 | gennaio 2017 |


INTERVISTA

Libera concorrenza e fascia C fuori canale sono eventualità che provocherebbero più danni che vantaggi a chi si reca quotidianamente in farmacia. A colloquio con Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva spetto al tema dei capitali, anche perché il timore è che gli investitori esteri focalizzino la propria attenzione sulle farmacie più redditizie lasciando fuori quelle più piccole. Cosa succederebbe? In questo caso le realtà più piccole soffrirebbero ancora di più, aggiungendo al danno la beffa. Penso che il servizio, l’attenzione personalizzata del singolo farmacista all’interno del proprio contesto territoriale e una maggiore responsabilità dei titolari di farmacia sia la strada da perseguire per il futuro. L’idea che un’impresa che fa delle scelte nel mondo della farmacia abbia come unico parametro sul quale tararsi l’aspetto reddituale non mi convince. Per aiutare quelle in difficoltà bisogna investire sulla qualificazione delle farmacie: in questi anni la farmacia dei servizi sta rischiando di rimanere sulla carta, noi invece crediamo che il ruolo e la qualificazione del farmacista siano elementi essenziali per il futuro. Il cittadino ha bisogno di una farmacia dei servizi che esista non solo sulla carta, che funzioni e che sia un pezzo del Ssn. L’integrazione dei servizi in questo Paese non deve essere un auspicio ma una realtà che permetta ai cittadini, che già sono in forte difficoltà, di sfruttare questa rete capillare che, così come dice il Patto della salute, dovrebbe es-

sere parte della programmazione sanitaria territoriale. La fascia C deve stare in farmacia? Forse l’uscita della fascia C dalla farmacia permetterebbe di risparmiare qualche centesimo, ma quanto si rischia di perdere in termini di benefici di sistema? Se la farmacia è un pezzo del Ssn ed è un soggetto su cui investiamo chiedendo di fare di più, ha senso togliere la fascia C e metterla in difficoltà? A noi interessa che molte farmacie chiudano? La risposta è no. D’altra parte se noi dobbiamo fare una battaglia per mantenere una serie di prodotti all’interno delle farmacie, cosa che vogliamo fare, è altrettanto vero che bisogna far sì che cresca il livello qualitativo di erogazione dei servizi nelle farmacie italiane. Dobbiamo fare un investimento e in cambio chiedere maggiore qualificazione professionale, maggiori servizi, maggiore integrazione all’Ssn che metta al centro i bisogni e le esigenze dei cittadini. All’interno di questo quadro ha senso che una serie di servizi e prodotti abbiano la farmacia come snodo principale. Se la farmacia, invece, fosse solo un punto vendita è evidente che si tenderebbe a massimizzare i benefici in termini di costo per il cittadino, ma non è questo il caso. Dubito che perdendo di vista l’insieme dei servizi erogati al cittadino, si faccia molto strada. 15 | gennaio 2017 |

C’è anche chi ha parlato di pagare “bollette” in farmacia… Questa non la ritengo una necessità primaria sulla quale concentrarsi. Prima ci aspettiamo che ci siano un forte lavoro sui servizi di valore aggiunto che hanno a che fare con il Ssn: dalla comunicazione sulla prevenzione all’integrazione con gli altri servizi sanitari offerti sul territorio. Più cose si possono fare all’interno della farmacia meglio è, ma dubito seriamente che siano queste le priorità, e poi cosa ci mettiamo? I giornali? Distribuzione diretta o Dpc? La Distribuzione per conto è uno strumento importante che, se ben gestito, permette di mantenere la trasparenza sui costi e rende più capillarmente accessibili ai cittadini i prodotti. Tuttavia il tema sollevato dalla Sifo sulla competenza professionale dei farmacisti territoriali sui farmaci biologici di ultima generazione esiste. C’è un problema di formazione dei farmacisti sul territorio e non perché il farmacista “non studia” ma perché per molto tempo il Ssn non ha investito su corsi di aggiornamento. Inoltre, aver tolto in questi anni una serie di prodotti alla farmacia non ha di certo aiutato. In ogni caso la Dpc riguarda non solo i farmaci di ultima generazione ma anche tutti i presidi per i malati cronici; questo fortifica ulteriormente la necessità di avvalersi di questo metodo di dispensazione.


INTERVISTA

© Luca Liccione

Quando si parla di innovativi non si può non pensare all’epatite. Il tema dell’epatite C è particolarmente rilevante, perché ci induce a fare la prima grande riflessione sulla finanziabilità dell’innovazione in questo Paese. Tendenzialmente ogni anno o due anni avremo farmaci che cambieranno la vita delle persone: questo richiede un pensiero totalmente nuovo sulla capacità di finanziare il Ssn. In che senso? Con l’epatite C si sono visti i primi effetti di una battaglia che sarà molto lunga perché si è deciso, compatibilmente con le risorse finanziarie a disposizione, di affrontare il problema un pezzo alla volta, con i soldi che avevamo a disposizione. Tuttavia, non solo c’è stato il problema della messa a disposizione del farmaco per un limitato gruppo di persone per questa prima fase, ma il paradosso è che ci sono intere Regioni di questo Paese che non hanno utilizzato i fondi che gli erano stati dati per poter dare il farmaco al cittadino. Un’inefficienza che incide sulla vita delle persone in modo pesantissimo e questo è davvero inaccettabile. Un Paese serio si giudica sulla base della capacità di rendere tutti i cittadini uguali nei loro diritti e a maggior ragione sul fronte della sanità. Nella farmaceutica se i diritti dei cittadini non sono uguali tra Regione e Regione è proprio segno di qualcosa di molto pesante che non va in questo Paese e a cui bisogna porre rimedio immediatamente. C’è chi sostiene che una delle poche vere innovazioni in farmacia sia la cannabis terapeutica. In generale c’è una grande difficoltà nel

prescrivere tutte le sostanze attive che hanno a che fare con il dolore, basti pensare che negli ultimi vent’anni siamo stati e siamo una delle organizzazioni che si è battuta di più per l’approvazione delle norme che semplificavano la prescrizione e l’uso degli oppiacei nel nostro Paese ma sussistono delle difficoltà a muoversi in questa direzione. Le motivazioni sono principalmente di matrice culturale, e ignoranza in alcuni casi, anche da parte della classe medica, mista a mancanza di informazione da parte dei cittadini. All’approvazione delle normative italiane sull’utilizzo terapeutico della cannabis non è seguito un adeguato investimento in termini di informazioni per i cittadini, ma anche per gli specialisti. Qual è la vostra posizione? Noi siamo favorevoli alla più ampia diffusione dell’utilizzo di questi prodotti solo laddove l’informazione nei confronti dei cittadini sia adeguata. È importante che il cittadino abbia la possibilità di decidere in modo consapevole sull’utilizzo di questi farmaci: in tal senso il ruolo del farmacista deve essere di concreto supporto; per questo motivo scommettiamo sul ruolo della farmacia, che deve essere non solo un dispensatore ma anche un informatore. Serve, dunque, una strategia condivisa dalle istituzioni: oltre alla parte normativa anche la parte di investimento culturale. E il rapporto del cittadino con il farmaco generico? Stiamo continuando a fare informazione e comunicazione perché in Italia l’introduzione del farmaco generico è passata attraverso l’idea quasi che fosse cambiato solo l’aspetto economico: il generico è diventato il farmaco che potevi avere 16 | gennaio 2017 |

“senza pagare la differenza”, un messaggio che non punta sull’equivalenza ma sul prezzo. Il cittadino la mattina dopo l’immissione in commercio sul suolo italiano del farmaco generico si è svegliato pensando ci fosse una nuova tassa da pagare per prendere il farmaco che voleva. Puntare sull’informazione, sull’equivalenza, ci siamo battuti e continuiamo a batterci su questo fronte, lavorando a strettissimo contatto anche con il mondo delle categorie professionali. Laddove le istituzioni non ci sono riuscite noi, nel nostro piccolo, ci stiamo provando perché questo tema riguarda tutti. Cosa dire del referendum appena svoltosi? La posizione assunta da Cittadinanzattiva è stata quella di fare campagna informativa. Abbiamo messo a confronto il punto di vista del sì e del no in modo che le persone informate potessero prendere le decisioni più opportune. In un Paese serio bisogna discutere nel merito e per farlo bisogna essere informati con completezza e correttezza, dopo si assumono decisioni. È evidente che ci sono importanti problemi emersi negli ultimi quindici anni e legati all’applicazione del titolo V. Le enormi differenze che ci sono in Italia tra Regione e Regione hanno creato strutturalmente purtroppo cittadini di serie A, B e C. In alcune Regioni i servizi non esistono anche se formalmente ci sono sulla carta, in altre ci sono liste d’attesa così lunghe che di fatto in molti casi i cittadini devono trovare soluzioni alternative, in altre ancora esistono servizi di altissimo livello. Questo modello di federalismo ha contribuito a creare fortissime divisioni e disparità.


INTERVISTA | Paolo Nucci

17 | gennaio 2017 |


ATTUALITÀ

di UMBRO TRAVERSINI, farmacista di Cantalupo

La lezione

di Pemberton

N

el 1886, il dottor John Stith Pemberton, farmacista di Atlanta, in Georgia, inventò uno sciroppo per combattere il mal di testa e la stanchezza. Era una gustosa bibita a base di estratti provenienti dalle noci di cola e dalle foglie di coca, con aggiunta di acqua gassata. Con poca attenzione fu dato alla nuova bevanda il nome più ovvio, riassuntivo degli ingredienti originali, Coca-Cola. Mister Pemberton, incalzato dai debiti, vendette quasi subito la formula e i diritti della Coca-Cola ad Asa Candler, uomo d’affari che aveva intuito il potenziale della bevanda. Candler si occupava di prodotti farmaceutici ma abbandonò ben presto le farmacie e fondò la The Coca-Cola Company. Sostenitore convinto del potenziale pubblicitario, Candler potenziò il marketing intrapreso da Pemberton, distribuendo migliaia di coupon che davano diritto a un bicchiere omaggio di Coca-Cola. Promosse il prodotto senza sosta, distribuendo gadget e innumerevoli novità, tutte a marchio Coca-Cola. Il giro d’affari continuò a crescere, furono aperti nuovi stabilimenti e in pochi anni la Coca-Cola era conosciuta in tutti gli Stati Uniti e si preparava a valicare i confini nazionali alla conquista di tutto il mondo. Dello sperimentatore e alchimista Pemberton non è rimasta traccia, così come in America non c’è più traccia dell’istituzione farmacia come in Italia ancora la intendiamo.

Un episodio

Tempo fa si è affacciato (direi meglio è sbarcato, quasi timoroso e con il dubbio di allunaggio) nella mia farmacia in mezzo alla campagna, un turista americano. Si era perso e voleva informazioni per raggiungere Assisi. Una farmacia era l’ultima cosa che pensava di incontrare, così lontano dai centri commerciali, dalle città mercato, dai supermercati, mi ha chiesto perché ero così decentrato e se davvero ero un farmacista. Mi sono sentito come l’oggetto di una pubblicità di alcuni anni fa, con il bambino di città che esclama: «Ehi, Papà guarda un pollo!». Peraltro intonato con la localizzazione rurale. Il turista alieno mi ha spiegato i diversi usi nel suo Paese: tecnici abilitati che distribuiscono il farmaco, farmacie drive-thru per accostarsi con la macchina ed essere serviti senza scendere, farmacie solo nelle zone ad alto interesse commerciale, grandi catene che possiedono centinaia di negozi farmaceutici, pochissima capillarità, farmacie convenzionate con le assicurazioni e situate in luoghi lontanissimi dall’utenza, fornitori on line che consegnano farmaci per posta, burocrazia mostruosa per districarsi nel campo assicurativo privato o pubblico, farmacie bazar, orari di apertura ininterrotti con turni continui di personale, consulto col farmacista solo in caso di bisogno e su richiesta in ambiente appartato, totale anonimato del personale sanitario addetto, totale 18 | gennaio 2017 |

spersonalizzazione del rapporto con i dispensatori di farmaci. Un’impresa commerciale come la produzione di Coca-cola. Mi sono sentito solidale con tutti i Pemberton del mondo e fortunato a vivere in una realtà, anche commerciale, ancora a misura d’uomo.

Riflessioni

A questo punto mi sembra d’obbligo riavvolgere il nastro e fare una riflessione. È indispensabile rimanere memori della tradizione farmaceutica dei nostri avi, a partire dal Medio Evo, quando la figura dello speziale iniziò ad affrancarsi da quella del medico che fino a quel momento aveva riunito in sé le due professioni: faceva la diagnosi, stabiliva la terapia e approntava i medicamenti necessari. Lo speziale, allora, era solo l’aiutante, un artigiano al servizio del medico, il “rizotomo” (da riza-radice), il preparatore di radici. Affascinante vocazione. A partire dall’anno Mille la professione dello speziale iniziò a svolgersi in forme sempre più autonome rispetto al medico fino a quando, con il secolo XIII, soprattutto per volontà di Federico II di Svevia, imperatore del Regno di Sicilia, nipote di Federico Barbarossa, sovrano colto e illuminato, si affermò la piena autonomia professionale degli speziali e si iniziò a regolamentare la loro capillarità sul territorio. Con l’età dei Comuni, l’affermarsi di forme corporative legate alle professioni


ATTUALITÀ

L’Italia non è l’America e la professionalità del farmacista è insostituibile

comportò l’elaborazione di testi statutari importanti riguardanti lo svolgimento dell’attività. Anche la Corporazione degli speziali ebbe una propria specifica normativa e assunse nel tempo sempre più rilievo, fino ad essere considerata nel 1400 una delle Arti Maggiori. A Padova, nel 1445, venne fondato il primo orto botanico, mentre Paracelso iniziava a estrarre dalle droghe i principi attivi e introduceva in terapia l’uso di sostanze minerali. Ma solo nel Settecento la chimica iniziò ad esercitare la sua influenza sul farmaco e nacquero i primi trattati di farmacia, farmacopee che sostituirono i ricettari, nomenclatura chimica che subentrò a quella alchimistica. Nascono le prime vere scuole di farmacia e l’antico speziale diventa farmacista: colui che esercita l’arte della farmacopea, ovvero della preparazione dei farmaci. Il retrobottega delle farmacie diventa il luogo della ricerca e della sperimentazione, tra bilance, pissidi, pilloliere, mortai, tarine, ingredienti da miscelare per preparare unguenti, pomate, sciroppi, polveri da avvolgere nelle ostie. Recipienti e vasi etichettati, sostanze preziose, antidoti. È partendo dai vecchi laboratori di farmacia, zeppi di ampolle e di alambicchi, che muove i primi passi l’industria farmaceutica italiana nell’Ottocento: Schiapparelli a Torino, Carlo Erba e Zambeletti a Milano, tutti farmacisti. Pian piano, nel Novecento, alle preparazioni galeniche dei farmacisti iniziano a

sostituirsi i prodotti industriali, prima solo i preparati che il farmacista deve rendere fruibili per l’utenza, poi i prodotti confezionati e pronti per la vendita. Cambia il mondo delle farmacie, avanza l’industria e cambiano le esigenze del sistema farmaceutico, ma non la funzione del farmacista che rimane l’esperto del farmaco e il consulente di fiducia degli utenti. Nella seconda metà del Novecento, partendo dalle esigenze dei farmacisti, nasce Federfarma, per tutelare gli interessi dei titolari, curare la contabilità delle farmacie in modo competente, controllare e tariffare le ricette, stipulare le convenzioni e gli accordi con le istituzioni e le amministrazioni locali, supportare le necessità e rispondere alle domande professionali e commerciali degli iscritti, curare la formazione e l’aggiornamento in itinere dei professionisti, offrire i migliori servizi all’utenza. All’interno di questo sistema corporativistico, si formano poi le prime cooperative, dettate dalla necessità dei farmacisti di reperire il farmaco nel modo più conveniente, assicurarne la più capillare distribuzione, negoziare i prezzi con l’industria. E, oggi, nei tempi della globalizzazione, anche costruire reti di farmacie che contrastino il passo dei giganti del commercio, che impediscano il risucchio nel vortice delle grandi catene, che difendano e rendano ancora possibile l’autonomia delle farmacie. 19 | gennaio 2017 |

Interrogativi

Cos’è che non ha funzionato al dottor Pemberton? Perché non è stato capace di usufruire della sua magnifica invenzione? Mi viene da pensare sia stato perché era solo e isolato, era piccolo nella sua piccola realtà. Nessun organismo di categoria lo affiancava, lo consigliava e lo sosteneva. Più facile farsi da parte in cambio di un po’ di denaro, accontentarsi, abbandonare e soccombere. Pemb erton ha avuto la genialità dell’intuizione di un prodotto imperituro, ma era figlio di una società diversa dalla nostra. Le nostre radici affondano in epoche inimmaginabili per la società americana, hanno sperimentato nei secoli la forza della cooperazione, hanno saputo costruire nel tempo la potenza di idee e imprese condivise. Pemberton insegna la strada da non percorrere, il turista americano suo discendente mi ha chiarito le idee. Non è nella competizione estrema, nella liberalizzazione, nella massificazione, nel rinnegare la professionalità o nell’uniformarsi alle leggi di mercato il futuro della farmacia italiana. Gli strumenti per crescere in maniera organica e collaborativa ci sono già tutti. Migliorabili, certamente, grazie anche a un lavoro collettivo e responsabile. Ai farmacisti ora la decisione tra cooperazione e continuità, nel segno della storia e della tradizione, o individualismo e dispersione in nome di valori che non ci appartengono.


CONVEGNI

di GIUSEPPE TANDOI

Un orgoglio

da rivendicare

I

vent’anni dall’introduzione dei farmaci equivalenti sul mercato italiano andavano celebrati e così Assogenerici, l’associazione di categoria, ha deciso di organizzare un “giro d’Italia” in cinque tappe, rivolto ad addetti ai lavori, istituzioni, media e cittadini. Obiettivo, illustrare le virtù del comparto, una delle eccellenze industriali del Paese: 10.000 posti di lavoro creati, tra dipendenti e indotto, vendite per 2,6 miliardi di euro l’anno, corrispettivo di quasi 380 milioni di confezioni. Che poi l’affermazione del generico a livello nazionale sia ancora, in parte, da compiersi ha a che fare con altre questioni - prima di tutto di carattere culturale - e non certo sulla qualità dei prodotti che escono dagli stabilimenti italiani.

Un caso emblematico

Via Quaranta, a Milano, era una volta periferia, mentre oggi poco ci manca che sia centro, se guardiamo al capoluogo lombardo nell’ottica della città metropolitana. Lì si trova lo stabilimento di Mipharm che ha ospitato il terzo appuntamento con “Fabbriche aperte”. Padrone di casa il cavalier Giuseppe Miglio, fondatore, presidente e Ad dell’azienda. Uno dei grandi artefici della farmaceutica italiana. Prima ai vertici di Sandoz, poi ai vertici della neonata Novartis Italia, Miglio ha deciso del 1998 di dare vita a

Mipharm, acquistando da Novartis il sito produttivo di via Quaranta, 18.000 metri quadrati, vero fulcro del gruppo. Da allora una crescita continua che ne ha fatto una presenza di prima grandezza nella produzione conto-terzi. «A me questa espressione non piace», sottolinea a dire il vero Miglio, «ha un che di riduttivo, la nostra è una realtà di respiro internazionale, visto che esportiamo in 38 Paesi. Il 40 per cento della nostra produzione è destinata a Novartis e il nostro stabilimento, detto per inciso, può vantare quattro approval della Food and drug administration americana». Rapporto privilegiato con Novartis a parte, Mipharm collabora, nel complesso, con quaranta società - big pharma e produttrici di generici - su una vasta gamma di prodotti e di formulazioni. E i servizi che è in grado di offrire ai propri partner spaziano dallo sviluppo di nuovi prodotti alla gestione logistica di studi clinici. Una flessibilità che, abbinata agli standard produttivi elevati, ne fa un modello di azienda farmaceutica moderna.

Lo scenario

«Circa il 50 per cento delle Aic annuali riguarda gli equivalenti», riassume Michele Uda, direttore generale di Assogenerici, «così come equivalenti sono la metà dei farmaci circolanti in Europa. E non dimentichiamo che tra le 20 | gennaio 2017 |

Il tour Fabbriche aperte di Assogenerici fa tappa a Milano con Mipharm. Mentre gli equivalenti in Italia compiono vent’anni

Giuseppe Miglio, fondatore, presidente e Ad di Mipharm

dieci top pharma italiane cinque sono “genericiste”». Se guardiamo ai capitali delle imprese che operano nell’ambito dei farmaci equivalenti notiamo che il 45 per cento è italiano, il 37 di area Ue e il restante 19 di origine extraeuropea. L’attività delle associate


CONVEGNI

ad Assogenerici è per il 55 per cento relativa alla commercializzazione ma un buon 27 per cento è riconducibile alla voce “produzione e commercializzazione”. In media la quota di fatturato che si traduce in export si attesta sul 37 per cento. Quanto ai canali distributivi, il 56 per cento della produzione è destinato alle farmacie e il restante 44 agli ospedali. Semmai è un dato a preoccupare, benché confermi la disomogeneità già nota, in termini di sviluppo economico, tra Nord e resto d’Italia: le imprese del comparto sono dislocate per l’82 per cento al Nord, per il 10 al Centro e per l’8 al Sud. Resta il fatto che il 20 per cento di quota generici sul mercato farmaceutico nazionale è ben distante della media

continentale (un farmaco su due) e da tempo Assogenerici reclama da quelli che con un termine di dubbia correttezza (vocabolario alla mano) si definiscono “decisori” maggiore attenzione. «La campagna “Fabbriche Aperte”», ribadisce Enrique Hausermann, presidente dell’associzione, «vuole riproporre all’attenzione delle istituzioni e delle amministrazioni locali l’importanza del settore farmaceutico all’interno del sistema industriale del nostro Paese e il ruolo sempre più di rilievo che in esso ricopre il nostro comparto anche in termini di nuove opportunità manifatturiere. Le nostre industrie generano risorse e benessere e l’impegno di Assogenerici, anche attraverso questa iniziativa, è mostrare in che modo ciò avviene. Vedere per 21 | gennaio 2017 |

credere. Aprire le porte dei nostri stabilimenti produttivi perché il mondo istituzionale, i medici, i pazienti, e i cittadini possano conoscere il livello di avanguardia tecnologica e gli standard qualitativi dietro la produzione dei farmaci generici equivalenti è il nostro miglior biglietto da visita. Lo stesso biglietto da visita con il quale, da sempre, ci siamo alleati a fianco del nostro Servizio sanitario nazionale nella lotta per la sua sostenibilità». Urge, in definitiva, una riforma della governance: «Ogni scelta che il nostro Paese farà oggi avrà conseguenze non solo sulla gestione della spesa per farmaci ma anche sugli investimenti nel sistema industriale, a partire proprio dal settore manifatturiero».


PUNTO COSMESI

di SILVIA AMBROGIO

Tra ragione

e sentimento

L

a cosmesi si vende e si acquista in farmacia e il mercato ha un valore, sempre in crescita, superiore ai 1.800 milioni di euro (dati Cosmetica Italia, marzo 2016). E molti sono i titolari che in questi anni hanno investito nello sviluppo di questo comparto, sicuramente uno dei più dinamici e dal più ampio ventaglio di declinazioni in farmacia. Per alcuni si può dire che la scelta sia nata dal cuore, per una passione per tutto ciò che è racchiuso nel termine dermocosmesi, dalla ricerca dermatologica pura al rigore scientifico alla base della formulazione del prodotto, all’universo sensoriale che questo tipo di prodotto racchiude, unito alla convinzione profonda che benessere e salute non possano prescindere dalla cura di sé, anche da un punto di vista estetico. È questo il caso di Bona Marson, titolare della Farmacia Marson di Vicenza, che rileva nel 1999 già ben avviata grazie al felice posizionamento ma priva di qualunque “anima” e specializzazione: l’opportunità di un trasferimento in spazi maggiori (circa 370 mq) unita alla necessità di mettere mano al layout e all’analisi razionale dei trend di acquisto dei consumatori le permettono di intraprendere il percorso desiderato. Scommessa di cuore vinta perché oggi, dopo un ulteriore rinnovo della farmacia nel 2015, la sua farmacia è, con una vetrina sempre dedicata all’eccellenza della dermocosmesi, e tre persone dedicate

al consiglio, un punto di riferimento per la cittadinanza, con ovvi ritorni in termini di redditività. Un po’ meno “pancia” e molta analisi 22 | gennaio 2017 |

alla base invece della storia della farmacia Ponte Vittoria di Milano, ex farmacia “tipo” di circa 100 mq del centro di una grande città che trattava il der-


PUNTO COSMESI

Che sia una decisione dettata da una passione personale o una ragionata opportunità di business, investire nel reparto dermocosmetico può essere la scelta giusta

mocosmetico ma in maniera frammentata e affidando il consiglio ai farmacisti del banco, che erano così chiamati ad avere competenze anche in

questo ambito. Questa la fotografia della farmacia rilevata dal titolare, Roberto Ascioti, che una decina di anni fa ha deciso di partire da quell’accenno di reparto dermocosmetico che già allora, numeri alla mano, mostrava le proprie potenzialità. Anche in questo caso la ricerca di uno spazio adeguato è stata determinante, annettendo al corpo della farmacia un piccolo locale attiguo. Prima di decidere quale anima e connotazione dare al reparto Ascioti si è guardato a lungo e con attenzione attorno per sfruttare al massimo le esperienze di successo di quei canali dedicati al mondo della cosmesi, dell’estetica e dei servizi per il benessere: «Il reparto, ovviamente, ha richiesto un restyling che è risultato non molto impegnativo in termini di arredo e attrezzature. La forza dirimente della ristrutturazione del reparto e della farmacia più in generale è stata quella della grafica, della comunicazione e dell’illuminazione. Su queste cose abbiamo deciso d’investire: nuovo marchio, nuova comunicazione e nuova “percezione” d’assieme del punto vendita per la clientela. Ciò, ripeto, senza un grande investimento sulle attrezzature ma con una più mirata attenzione al progetto d’insieme. Ne è venuto fuori un reparto di dermocosmesi che, rispetto alla precedente situazione, aveva “solo” tre moduli verticali da un metro in più. Il vero intuito è stato quello di 23 | gennaio 2017 |

creare uno “spazio” - non una cabina estetica nella sua forma più tradizionale - nel quale far apprezzare alla consumatrice prodotti, novità, manualità, aromaterapia. Insomma: coccole, tante coccole».

Cosa proporre al cliente

Spazi adeguati, strategie comunicative per trasmettere i messaggi voluti, ma scelte ben ponderate anche e soprattutto per i prodotti da inserire nel reparto. Bona Marson non ha dubbi in merito: «Trovo che sia doveroso verso il cliente che ci accorda fiducia, ma anche per il rispetto alla nostra professionalità, operare scelte oculate rispetto alle aziende con cui stringere partnership. Pretendo ricerca di base, solide evidenze scientifiche e cosmeticità d’avanguardia, che si traducono in prodotti di altissimo livello in grado di assicurarmi il risultato che devo e voglio dare ai clienti. Voglio però anche formazione per chi fa consiglio, servizi di alto livello e attività promozionali mai rivolte alla “svendita” della qualità e dell’immagine della mia farmacia. Ciò non significa mettere barriere economiche d’ingresso perché la democraticità del reparto dermocosmetico sta a cuore anche a me ma solo ed esclusivamente quando alla base vi è la serietà manageriale e la qualità. E a volte farsi e fare due domande in più di fronte alla gara al ribasso di alcune campagne permette di salvaguardare la


PUNTO COSMESI

Uno scorcio della farmacia Marson di Vicenza e il suo staff

stima e la reputazione dei propri clienti e in ultima analisi, di guadagnare di più». «Oggi fa indubbiamente piacere», aggiunge Ascioti, «vedere che, proprio in questo mese, un importantissimo player della Grande distribuzione è partito con una campagna pubblicitaria che ricalca in sostanza questo modus operandi». Da qui potrebbe innescarsi un dibattito lunghissimo che questa sede non può certo ospitare. Ma è lo stimolo giusto per qualche interrogativo: perché la Gdo approccia oggi la dermocosmesi per fare un qualcosa che risulta essere il vero mestiere della farmacia? Perché la farmacia, che dispone di ben altre armi e, certamente, di adeguata qualifica, non mette in campo risorse e competenze per sedersi al tavolo di un mercato con un’illimitata potenziale espansione? «Lo si farebbe partendo dalla situazione di grande vantaggio che è quella di essere border line tra i due opposti mondi: quello che fino a ieri abbiamo definito altro canale e/o canale lusso/prestige e quello che oggi, spinto da ingenti investimenti pubblicitari, viene invece stimolato dalla Grande distribuzione. Mai come in questo momento vedo la possibilità di cavalcare l’onda e inserirsi, border line,

mettendo in piedi il giusto reparto con un corretto mix di offerta che possa ben presidiare e consolidare quanto è oggi nelle corde della farmacia e, contestualmente, prendersi licenza di sconfinare nella fascia “lusso”, mantenendo agganciata la fascia più consumer. Anche noi abbiamo dovuto fare delle scelte, pertanto abbiamo in un certo senso penalizzato i marchi tradizionali level-entry, abbiamo mantenuto gli importanti marchi che oggi di norma si trovano in farmacia, abbiamo aggiunto due linee di livello più alto e abbiamo inserito due brand di altro canale».

La variabile umana

Se l’organizzazione degli spazi e degli ambienti di vendita, il disegno del layout adatto per connotare uno spazio che vuole avere un’atmosfera diversa dal resto della farmacia, e la selezione dell’assortimento di prodotti più adatti al proprio punto vendita sembrano essere imprescindibili per chi voglia investire nella crescita del fatturato in questo reparto, è la figura professionale che si dedica al consiglio a essere determinante per il successo della strategia imprenditoriale. Laurea in Farmacia o 24 | gennaio 2017 |

scuola di estetica o mestiere appreso dall’esperienza in un altro canale? Se si guardano i profili richiesti alle principali agenzie di recruiting da parte dei titolari a caccia della figura giusta la complessità si complica perché le skill che potrebbero essere strategiche sono davvero molte. Nella farmacia Ponte Vittoria oggi le responsabili di reparto sono due e provengono da differenti esperienze in differenti canali, in continuità con ciò che ritiene fondamentale Ascioti, ovvero attingere per migliorare dai canali storici della bellezza: «Entrambe le responsabili hanno apportato ciò che normalmente manca nel canale farmacia e/o è di difficile formazione: l’approccio alla cliente visto nell’ottica che qualcuno definisce up selling e cioè il tentativo di spingere la consumatrice verso un prodotto di maggior qualità/valore rispetto a quello per cui era entrata per un tentato acquisto. Tale aspetto, legato anche a un cross selling mirato, oserei dire personalizzato ed emozionale (più tipico di altri canali), ha ingenerato certamente una maggior soddisfazione della cliente, con un ottimo risultato in termini di ottenuta fidelizzazione». Una responsabile “storica” di grande


PUNTO COSMESI

esperienza, anch’essa maturata in un settore differente in cui non mancano la componente estetica, il rapporto con il cliente e l’attenzione al dettaglio, anche per la farmacia Marson, che ha continuato a investire in formazione arricchendo il curriculum di chi si dedica al reparto - oggi tre persone - con corsi mirati a portare in farmacia tutta la componente emotiva e sensoriale che manca alla razionale e scientifica farmacia. Via libera quindi a corsi di trucco, di psicologia estetica, di fragranze e approfondimento di tutte le discipline di estetica. Queste le scelte fatte dai due titolari che ci stanno raccontando le loro storie, ma ben rappresentative delle tendenze attuali. Fino a pochi anni fa erano cercate figure decisamente junior, anche completamente prive di esperienza o con attività di promozione alle spalle, in modo da poter rendere minimo l’investimento economico e iniziare a guadagnare prima possibile sul reparto. Oggi, responsabile anche la diversa legislazione del lavoro, la ricerca si è fatta più oculata e si punta su una figura professionale laureata in materie scientifiche, con solida esperienza alle spalle e se la conoscenza del settore cosmetico non è determinante, costituisce un valore aggiunto tenuto in grande considerazione la capacità di gestione di risorse umane e l’esperienza nell’organizzazione di una struttura complessa. Si può dire che per molti titolari la ricerca è orientata verso un vero e proprio store manager, con il plus della laurea in materie scientifiche. Segno anche questo di un’evoluzione costante del reparto dermocosmetico, sempre più negozio nel negozio, con logiche e unicità proprie, e servizi complementari che vanno dalla cabina diagnostica,

alla cabina estetica, senza dimenticare il valore del consiglio quotidiano e l’apertura verso il make up e i servizi a esso collegati. Come a dire che una farmacia che decida di investire in questo reparto deve oggi scegliere una responsabile dermocosmetica in grado anche di gestire spazi, servizi e professionisti diversi, oltre ovviamente a saper fare consiglio. Le capacità individuali, il percorso scolastico e l’esperienza maturata rappresentano il punto di partenza, ma è altrettanto fondamentale l’investimento in termini di formazione. Per tradizione le aziende che distribuiscono in farmacia mettono a disposizione corsi e percorsi formativi volti a insegnare a riconoscere le esigenze e offrire soluzioni personalizzate, insegnando a valorizzare l’offerta in modo che ogni consumatore trovi una risposta adeguata alle proprie esigenze. Una figura, professionalmente dotata di skill per rispondere alle esigenze di persone sempre più esigenti e informate ma soprattutto sempre più desiderose di prendersi cura di sé in modo corretto, è ormai una necessità per la farmacia di oggi e del futuro e il reparto dermocosmetico non può più essere affidato a ragazze di buona capacità e buona volontà ma che non hanno una preparazione specifica in tutti gli ambiti più importanti che afferiscono la cosmetologia. La formazione è uno strumento manageriale importante per far crescere le competenze delle persone scelte e il percorso pensato per loro deve necessariamente ricalcare un progetto di sviluppo per il reparto. Progetto e non conseguenza della quotidianità: «Il nostro modo di lavorare ci continua a dare ogni anno, nonostante crisi e difficoltà, ottime performance e il reparto continua a crescere anno su an25 | gennaio 2017 |

La responsabile dermocosmetica deve sapere gestire spazi, servizi e professionisti diversi, oltre a saper dare consigli

no. Ovviamente non si può continuare a cogliere senza continuare a seminare: quindi ogni anno, ogni stagione, inseriamo novità, sviluppiamo ogni tipo di possibile comunicazione sia sui social sia in sala, mirando al “contatto” personale e costante con la cliente quale elemento essenziale del progetto. In estrema sintesi: non grandi investimenti di struttura, no a politiche di scontistiche indifferenziate e indiscriminate, no a linee e/o prodotti di basso costo/ valore; sì a un’importante e qualificata progettazione di grafica e immagine, sì a un punto vendita curato dalle luci alla comunicazione e che richiami anche un po’ di ciò che offre il meglio del fuori canale; sì ai social, sì al giusto mix d’assortimento tentando di “spingere” verso l’alto la qualità; sì alle “coccole” alla cliente. Tante coccole, con ogni mezzo, anche virtuale. Non bastano mai. È l’unico strumento di marketing e di fidelizzazione apprezzato e che ti fa apprezzare». Il canale farmacia, nelle rilevazioni di mercato degli ultimi anni non a caso, forse, risulta essere in crescita: il bisogno di cosmesi si rivela appunto come bisogno di salute e ci si rivolge alla farmacia come riferimento più affidabile del mercato. La farmacia ha oggi una grande opportunità: quella di diventare il punto vendita più completo nell’offerta di consigli e prodotti per la cura e la prevenzione dei più comuni inestetismi.


PUNTO COSMESI

Cabina dermoestetica:

opportunità per tutti?

L

o abbiamo chiesto a Cristina Rondi, consulente sviluppo business nel settore benessere per varie realtà distributive: centri termali, spa, centri benessere, profumerie e farmacie. Dopo aver maturato la sua esperienza come spa manager in prestigiose luxury spa e come training manager per diversi brand cosmetici, da diversi anni si dedica alla farmacia. Quali sono a suo avviso le peculiarità del canale e le sue potenzialità? Più del 30 per cento del mercato cosmetico nazionale oggi è distribuito in farmacia. In particolare, i trattamenti di bellezza offerti in questo contesto hanno registrato tassi di crescita tra i più rilevanti nonostante la crisi mondiale dei consumi: 4,5 per cento a fine 2015, con un valore di produzione di circa 4 milioni di euro (dati Istat). La rendita media oraria di una cabina estetica all’interno di una farmacia varia da 40 a 60 euro e dipende molto dal tipo di servizio offerto. La rendita mensile di una cabina è molto variabile: si deve considerare lo spazio dedicato, il costo del personale, il costo dei trattamenti eccetera. Per fare un esempio concreto: ipotizzando una cabina che propone solo trattamenti viso e corpo (no estetica di base) otto ore al giorno per cinque giorni a settimana, con una media di 40 euro l’ora, si aggira intorno ai 6.400 euro.

La cabina estetica in farmacia è quindi un business possibile, ma quali sono i passaggi concreti che deve compiere un titolare che voglia inserire questi servizi? Affidarsi ad aziende che propongono prodotti professionali e dedicare un piccolo spazio all’attività estetica può essere un punto di partenza per far conoscere un nuovo aspetto della farmacia e ricavarne vantaggio in termini di fatturato. Però, se si vuole investire in questo business non va considerato assolutamente il punto di arrivo poiché si corre il reale rischio di banalizzare l’investimento e, cosa ancor più importante, deludere le aspettative dei clienti. È necessario uno studio approfondito del progetto che tenga in considerazione tre elementi fondamentali. Quali? Innanzitutto bisogna valutare gli spazi da dedicare all’attività e aspetti legislativi, autorizzazioni di Asl e Comune di competenza. Questo aspetto molto spesso rappresenta un limite per la realizzazione in quanto vengono richiesti accorgimenti infrastrutturali: bagno riservato, spogliatoio, in alcuni casi anche sala d’attesa. Risolti questi aspetti pratici, che però costituiscono un freno per molti titolari, è fondamentale scegliere i servizi da offrire. Esattamente come la scelta dell’assortimento delle diverse marche è fondamentale per ave26 | gennaio 2017 |

re successo, altrettanto lo è la scelta dei servizi, all’interno di una varietà di proposte possibili che è davvero molto molto vasta e variegata, sia in termini di protocollo di trattamento sia in termini di attrezzature. E saper leggere all’interno dei numeri della propria realtà fa la differenza. Se, per esempio, la farmacia è un punto di riferimento sul territorio per la medicina complementare, potrebbe avere senso investire in servizi estetici legati per esempio alla tradizione ayurvedica, continuando a fare fruttare quel target di consumatori che già ci sceglie, oppure stravolgere completamente il tiro e puntare su servizi ipertech per reclutare una fetta di consumatori totalmente nuova. Non esistono ricette valide e uguali per tutti, ma la strategia da mettere in atto è l’elemento determinante sia per il successo del progetto sia per la coerenza delle scelte che ne derivano, soprattutto rispetto alla selezione del personale dedicato. Queste saranno necessariamente estetiste che hanno conseguito il terzo anno di specializzazione, ma il plus da ricercare è la capacità imprenditoriale di aver voglia di lavorare in un contesto in cui le opportunità di cross sel ling sono pressoché infinite.


PUNTO COSMESI

Un corso per specialisti

in dermocosmesi

È

possibile diventare specialisti di consiglio e prodotto dermocosmetico in farmacia? Ne parliamo con Maria Teresa Ascioti, laurea in Farmacia e master in Scienze e tecnologie cosmetiche, coordinatore didattico del Corso Icq (Informatore cosmetico qualificato), progettato in collaborazione con l’Università di Ferrara e con Cosmetica Italia. Obiettivo: formare nuove figure professionali altamente qualificate nel settore cosmetico, con competenze scientifiche, culturali e di marketing, per gestire il rapporto con i clienti a tutto tondo, dal counseling alla vendita. Lei ha creduto molto in questo progetto formativo, inedito nel panorama accademico e cosmetico nazionale, perché volto in un certo senso a unire le due figure che oggi operano nel settore: cosmetologo ed estetista. Come mai questa scelta? Sono farmacista e ho avuto il privilegio di vivere l’evoluzione del reparto dermocosmetico, che soprattutto dagli anni Ottanta a oggi ha portato a un cambiamento importante. Questo, con tutta probabilità, mi ha condotta al convincimento che, soprattutto in farmacia, la cosmesi ha una spiccata valenza salutistica. Ma il piano di studi del corso di laurea non tiene ancora in considerazione questo e la chimica dei cosmetici non si studia in

modo curriculare. Aggiungo che per consigliare e vendere la cosmesi non è sufficiente la preparazione tecnicoscientifica ma ci vuole anche una definita formazione in tecniche di approccio alla persona e al problema estetico. Soprattutto alla luce del fatto che la farmacia può avere una forte identità nel settore, poiché è l’unico punto vendita in cui il consiglio per gli inestetismi può essere integrato anche da prodotti sistemici e, con l’avvento delle cabine estetiche in molte realtà anche su territori periferici, trattamenti dermoestetici, oggi s’impone una valorizzazione del reparto che parte appunto dalle risorse umane opportunamente formate. Il farmacista lontano dal banco etico si sente, nella maggioranza dei casi, allontanato dal suo ruolo professionale principale: oggi, secondo me, bisogna ripensare alla farmacia, valorizzando l’importanza del ruolo professionale del farmacista anche al reparto dermocosmetico. Del resto, se ci si sofferma sul fatto che molti medici specialisti (dermatologi, odontoiatri, chirurghi maxillofacciali e anche vascolari) oggi frequentano corsi di medicina estetica per offrire nei loro ambulatori anche servizi estetici di vario tipo, sempre legati alla loro competenza professionale senza per questo svilirla, è giunto il momento 27 | gennaio 2017 |

Maria Teresa Ascioti, coordinatore didattico del corso Icq

in cui il ruolo del farmacista si estenda verso l’offerta del consiglio e della vendita qualificata di dermocosmesi. Chi è l’informatore cosmetico? Il corso per Icq nasce dalla percezione di un vuoto formativo nel settore cosmetico. Il cosmetologo è un laureato in discipline scientifiche con una specializzazione in Scienza e tecnologie cosmetiche, un percorso che porta a essere un formulatore di prodotto che sostanzialmente occupa un posto nel laboratorio di produzione delle aziende; l’estetista segue, invece, un percorso che insegna le tecniche di applicazione manuale di prodotti e trattamenti per gli inestetismi. Il gap formativo sta proprio tra questi due estremi: nell’ambito commerciale o meglio nella relazione con la persona che utilizza cosmetici per il proprio benessere non esisteva - fino all’istituzione del corso Icq - una figura professionale con le


PUNTO COSMESI

L’Icq ha il valore aggiunto di sapere dialogare anche con il titolare, al fine di decidere protocolli personalizzati per ogni cliente

competenze tecnico-scientifiche corrette per orientare e consigliare il prodotto più giusto a seconda dei casi. Perché la farmacia come canale d’elezione per chi si forma con voi? Il corso per Informatore cosmetico qualificato è un progetto didattico multidisciplinare, suddiviso in tre aree: tecnico-scientifica, di comunicazione e socio-culturale. L’obiettivo formativo è quello di dotare gli allievi delle conoscenze fondamentali su Inci, ingredienti attivi, fisiopatologia degli inestetismi più comuni e loro trattamenti integrati (prodotti topici, sistemici e trattamenti dermoestetici). Molta attenzione viene posta alle tecniche di vendita, intese non soltanto come modalità per fare profitto ma come metodologia d’approccio con le problematiche della persona tanto che un importante monte ore è dedicato anche a discipline di area socio-culturale come sociologia, psicologia estetica, cultura cosmetica, etnocosmesi. Tutti insegnamenti che aiutano ad arricchire e personalizzare la comunicazione e la relazione con i clienti. Alla farmacia è dedicato un modulo in cui si forniscono le coordinate per l’attua-

lizzazione del reparto mettendo in relazione il canale con il mercato e il nuovo modello di team di reparto (farmacista-responsabile di reparto ed estetista) che dovrebbe essere applicato nel maggior numero possibile di farmacie per poter rafforzare l’identità dell’offerta del servizio, unico e diverso dagli altri canali tradizionali. Il cross selling, con l’indicazione di protocolli di trattamento, viene inquadrato come specifica modalità per favorire la vendita incrociata di prodotti non solo dello stesso tipo o della stessa azienda ma con un consiglio completo sostenuto da competenza che ne fa la differenza nell’ottica di un’etica professionale e di un’offerta del servizio rinnovata e qualificata. L’Informatore cosmetico qualificato, a differenza delle responsabili di reparto finora presenti in farmacia, ha il valore aggiunto di saper dialogare anche con il titolare, al fine di decidere protocolli personalizzati per ogni cliente, poiché in grado di avere conoscenza e competenza non soltanto sui prodotti cosmetici ma anche sui nutricosmetici, oltre che un’ampia conoscenza dei problemi fisiopatologici che determinano un inestetismo. 28 | gennaio 2017 |

Requisito minimo d’accesso è il diploma di scuola media superiore e l’iscrizione è aperta anche ai laureati in qualunque disciplina, studenti universitari, estetisti, operatori del settore in possesso di titoli equivalenti. Come ha visto cambiare i profili degli iscritti negli anni? Oggi non si può più pensare alla cosmesi, così come alla medicina estetica, come una richiesta frivola, di qualcosa di inutile ma come una parte della nostra vita. La cosmetica oggi ha la stessa dignità e la stessa importanza di qualunque altro tipo di prodotto o trattamento per il benessere anzi, in qualche caso, ne ha anche di più, perché può dare benessere a soggetti che pur stando in salute non starebbero bene con loro stessi perché bisognosi di migliorare il proprio aspetto. Il corso Icq è giunto alla sua nona edizione e dal 2006 a oggi molti sono gli allievi che, al termine degli studi, sono stati assunti dalle farmacie come responsabili di reparto ma moltissimi sono i farmacisti presenti in aula: il feedback che abbiamo è molto positivo e incoraggiante in termini di riorganizzazione del reparto, fidelizzazione dei clienti e aumento del fatturato. Soprattutto i titolari riconoscono in questa formazione un percorso che mancava, ritenendolo ormai imprescindibile sia per l’esercizio della professione di farmacista sia per quella di responsabile di reparto, non laureato.


PUNTO COSMESI

29 | gennaio 2017 |


PROFESSIONE

di FRANCO FALORNI, Studio Falorni, Pisa

A futura memoria Gestire al meglio la farmacia significa, tra le altre cose, pensare a un avvenire lontano

P

urtroppo ci sono le scarpe nere che mi impallano la vista, non riesco a vedere bene le centinaia di persone che, sedute e in piedi, affollano la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. Non riesco ad alzare la testa, la mia curiosità è tanta; anche quel maledetto tulle in seta color crema, che mi incornicia dentro una canoa di noce chiaro, mi rende inquieto, mi dà terribilmente noia. Ho gli occhi chiusi ma vedo anche senza occhiali. Buffa cosa, eh… Pur essendo novembre sento nell’aria, colorata da luci artificiali, un odore forte di gigli. C’è qualcosa che non va. Perché questo tulle che mi pizzica e perché tutti questi fiori accatastati intorno alla “canoa” come fosse una pira? Alle mie spalle intuisco un gran lavorio di voci che leggono e che cantano. Ai miei lati sento sommesse parole di conforto come: fatti coraggio, ti siamo vicini, peccato, così velocemente, gran brava persona, dovete essere orgogliosi per aver avuto accanto un padre così. Parole che anch’io ho più volte usato per esprimere la mia vicinanza a coloro che avevano perso una persona cara. Ho un attimo di incertezza; una scossa elettrica mi trapassa. Ma allora la cosa è chiara, mi dico. Stai a vedere che sono morto, sono morto io. Oh perbacco, cerco di darmi un pizzicotto, di aprire gli occhi, di alzare una mano, un piede, cerco di lanciare la corona del rosario

che mi hanno messo tra le mani, ma non ci riesco. Ma davvero sono morto? Dopo un po’ mi rendo conto che sto partecipando in diretta alle mie esequie, ganzo, una cosa che mi mancava, che a volte mi immaginavo ma ora ero il protagonista reale di un evento eccezionale, di una fiction o meglio di un audace e innovativo talent show. Chissà quanta invidia proveranno i miei amici e parenti quando, a fine sogno, racconterò questa impagabile storia vera. Dall’altare stanno venendo verso di me l’arcivescovo officiante con due seminaristi che gli porgono ora l’acqua santa ora l’incenso, per purificare la mia anima e renderla più leggera nel momento dell’arrampicata che dovrò fare nelle prossime ore. Gli schizzi d’acqua mi cadono vicino alle narici tanto da solleticarmi un leggero risolino spento subito da una nuvola di incenso che sembra voglia stabilirsi, con tutto il suo odore pungente, a tre centimetri dal mio viso. Il fruscio degli abiti del vescovo e il tintinnio delle catenelle del turibolo mi fanno capire che stanno ritornando alle loro poltrone e che la cerimonia sta per concludersi. Mi arrivano alle orecchie nuovi canti che, se non fossi morto, mi avrebbero fatto piangere e poi morire dalla commozione.

E pensare che…

Ma pensa un po’, mi chiedo, eppure avevo lasciato scritto che in caso di mor30 | gennaio 2017 |

te non avrei voluto un funerale da morto ma da vivo. Invece mi trovo tutti gli ingredienti utilizzati in un funerale per un morto-morto: tulle, cassa di castagno chiaro, mazzi di fiori appoggiati alla bara, canti strappa lacrime, la corona del rosario avvolta tra le mani, un abito grigio fumo di Londra con cravatta grigio fumo di Londra, una camicia bianca impeccabile stirata al momento da Anna e messa ancora calda, le scarpe nere che si mettono alle cerimonie e che stringono alla fiocca del piede, il distintivo del Rotary e poi la cosa più tremenda di tutte: mi avevano pettinato cercando di tirar fuori una divisa diritta con i capelli mezzi di qua e mezzi di là. E pensare che io avevo lasciato scritto che non volevo un funerale da morto ma da vivo: una cassa che non doveva sembrare una bara, con un colore da inventare, l’abito e la camicia di sempre normalmente un po’ stropicciati, la mia cravatta preferita e consumata, le mie comode Clark, i capelli pensanti e quindi scomposti, il mio Gesù (riposto però nel taschino della camicia, invisibile agli altri ma visibile al cuore); invece del tulle avevo chiesto, come cornice del mio corpo, tanti nasi rossi da clown e, come fiori, un solo fiore di gardenia (il mio fiore) da mettere all’occhiello della giacca come lo sposo che a breve, sperando, incontrerà lo sposo. Per ultimo i canti. Pazzesco, i canti. Avevo pregato di non prenderli


PROFESSIONE

Ora, in diretta e con le orecchie da elefante, sono proteso ad ascoltare cosa uscirà da quelle bocche amiche e, spero, sincere

dal libretto dei Canti della parrocchia (capitolo “Canti di commiato”) ma da una simpatica compilation del gruppo livornese Sinfonico Honolulu.

Discorsi

Dal microfono dell’ambone un diacono chiede se tra i presenti c’è qualcuno che vuole esprimere un elogio funebre in ricordo del defunto (siamo sempre più americani, evviva). Che bello, mi

sfrego le mani dalla gioia e il cuore mi batte a mille perché è da sempre che mi sono perso a pensare quale elogio funebre avrei voluto sentirmi leggere. Ora, in diretta e con le orecchie da elefante, sono proteso ad ascoltare tutto ciò che uscirà da quelle bocche amiche e, spero, sincere. Tre amici e un familiare si sono passati il microfono. Chi ha impiegato più tempo, chi meno. Chi si è inflazionato con 31 | gennaio 2017 |

aggettivi retorici chi, invece, è stato asciutto come una poesia di Ungaretti. Chi ha fatto piangere e chi ha fatto riflettere. Chi ha parlato di me come figlio, marito e padre, e chi come persona, come professionista, docente; chi come cattolico praticante e chi come laico impegnato nel sociale. Potevo ascoltare senza vedere queste persone amiche perché ero rivolto verso l’uscita e l’ambone era, invece, alle mie spalle. Non potevo assaporare la loro espressione, la loro interpretazione; potevo solo intuirla dai sospiri che ogni tanto si concentravano in un «Ohhhhh, ma senti un po’, eh già, proprio vero...». Ho sentito anche un «poverino» ma l’ho cancellato, non sopporto questa parola: poverino. Poverino a chi? Roba da matti. Negli elogi non ho trovato colori foschi ma chiari e leggeri e i toni erano pacati e attraenti. Man mano che dall’ambone si avvicendavano i miei estimatori provavo a elencare, mentalmente, le parole più significative. Sintetizzando al massimo potrei riassumerle nelle seguenti: persona onesta, buona, creativa, curiosa, fedele, co erente, appassionata, ambiziosa, disponibile, generosa, credente, giusta. Sono state tante le parole ma, senza un bloc-notes e una penna a disposizione per poter prendere appunti, molte mi sono scappate. Comunque le parole che mi sono ricordato sono perfettamente in linea con quelle che avrei voluto sentire


PROFESSIONE

Input su cui riflettere

Uscita di scena

L’azienda è un essere vivente e quindi è soggetto a un ciclo di vita certo. In quale fase ci troviamo? Siamo nella fase iniziale? O di crescita? O di maturità, di declino, o di morte? L’imprenditore è una persona con un proprio ciclo di vita certo. A che punto siamo? Abbiamo fatto bene i conti con il tempo a disposizione? Ranieri, detto Nerino, solo assistendo alle proprie esequie prende coscienza della differenza tra elogio funebre letto ed elogio funebre urlato. È molto importante fare al 31.12 di ogni anno l’inventario dei talenti ricevuti e dei talenti prodotti. Ma cosa intendo per talenti? Ogni tanto troviamo sul nostro cammino un ragazzo biondo, un grillo parlante. Cosa facciamo? Gli tiriamo un martello?

Domande Ti sei fatto una pagella dandoti i voti come persona e come imprenditore? Hai buttato giù il tuo testamento? L’hai discusso con il notaio? Abbiamo fatto bene i conti con il tempo a disposizione? Quali e quanti talenti hai ricevuto? Hai scritto il tuo elogio funebre e hai individuato chi lo leggerà per te? Hai individuato l’errore grossolano presente nel testo? Se vuoi la soluzione scrivi a franco@studiofalorni.it.

e dire nel caso fossi stato io a leggere il mio elogio funebre.

Esagerazioni

«Esagerati, fatela finita. Ranieri, detto Nerino, non era tutto questo, le parole che avete usato per dipingere il suo ritratto sono eccessive». Un gelo ingessa tutti i presenti in un’istantanea da Polaroid che fotografa i loro volti trasaliti e sbiancati. Da una panca centrale si leva, ancora, il grido focoso di un giovane biondo: «Voi, voi che avete liberato dall’ambone elogi che nemmeno i santi sono riusciti a collezionare in vita. Voi avete ecceduto senza approfondire le qualità umane, civili e

professionali di Ranieri». Il giovane biondo, alto e di bell’aspetto aveva guadagnato l’ambone e, preso il microfono, continuò: «Il signor Ranieri ha parlato spesso di voler valorizzare il capitale umano in azienda ma si è fermato appena ci sono state incomprensioni con i propri collaboratori; ha cercato di scrivere sui muri delle aule universitarie per stimolare gli studenti a una ribellione contro la rapina del loro futuro ma si è fermato al primo rimprovero; il vostro eroe poteva ascoltare di più e meglio visto il suo ampio osservatorio (Mario è sempre lì che aspetta un gesto di comprensione); come marito e babbo il vostro santo ha suddiviso i beni tra gli eredi con ingiustizia; Nerino aveva la possibilità di fare più carità invece ha sprecato molte risorse per spenderle in beni sterili; il signor Ranieri, pur sfoggiando il distintivo del Rotary era da tempo assente dalle attività del club. A Ranieri erano stati donati tanti talenti ma non è stato in grado di moltiplicarli. Ecco perché dico che le vostre parole e i vostri aggettivi sono eccessivi se spesi per una persona che ha avuto molto e che per questo molto ha dato quel poco e di normale che tanti altri hanno dato pur avendo ricevuto molto meno». 32 | gennaio 2017 |

Cercavo di fare di tutto per passare dalla posizione sdraiata a quella seduta ma non ci riuscivo. Cercavo allora di aguzzare la vista oltrepassando la palpebra per vedere in faccia questo ragazzo biondo che con arrogante coraggio demoliva tutta la mia vita, il pensiero comune e questa bella festa. Il ragazzo stava per riprendere con vigore l’atto d’accusa, i sacerdoti, i seminaristi e i diaconi increduli erano rimasti a bocca aperta, sprofondati nelle loro poltroncine, i presenti che affollavano la chiesa non riuscivano a sbloccarsi dall’istantanea della Polaroid. Visto che la situazione si stava complicando e stava sfuggendo di mano, mi alzo e urlo al regista del sogno: «Stop, stop, finiamola qui». Mentre tutti i presenti si tolgono gli abiti di scena, esco dalla bara, guadagno l’uscita e corro a casa per rileggermi la parte che aveva interpretato il giovane biondo. Quella parte non l’avevo scritta io; o meglio, non l’avevo scritta con la mente ma, forse, era stata la mia coscienza a nutrire direttamente quel giovane biondo cambiando, con un miracolo, le parole del testo.

Conclusioni

Per la conclusione vi propongo una breve interpretazione di una frase di Lamberto Maffei scritta nel suo libro Elogio alla lentezza: «L’uomo ha due punti fissi: la nascita e la morte. Allora, perché correre». Non dobbiamo correre ma è importante avere la consapevolezza che questi due punti prima o poi si uniranno ed è doveroso prepararsi bene cercando di mettere tanti altri piccoli o grandi puntini (o fatti) tra quei due punti inevitabili ed estremi.


COSMESI | medicina estetica

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RETAIL

La multicanalità di FEDERICO MARZARI, MOODproject.it

nel punto vendita

S

i è molto parlato in quest’ultimo periodo di multicanalità e di come questa possa e debba manifestarsi all’interno e all’esterno di un punto vendita. Cominciamo subito dicendo che multicanalità significa mettere in relazione marca e clienti attraverso diversi canali. Nel mondo del marketing significa certamente aggiungere più canali, ma soprattutto integrare questi in un sistema molto più ampio di relazioni. Significa quindi integrare tutti i punti di contatto (brand touch-point) tra la marca e il cliente. In un mercato estremamente dinamico, con un nuovo super consumatore esigente, tecnologico e infedele, dobbiamo inevitabilmente analizzare e trasformare i nostri processi d’impresa. Ieri potevamo dire: «Se fai quello che hai sempre fatto, otterrai quello che hai sempre ottenuto». Oggi dobbiamo dire: «Se fai quello che hai sempre fatto, otterrai sempre di meno». Spesso molti operatori di svariati settori merceologici, si giustificano con un «Non capisco nulla di computer, di tecnologia» e, quel che è peggio, rifiutano volutamente l’innovazione tecnologica. Si autoconvincono di non essere all’altezza dell’evoluzione tecnica e si definiscono con il termine “all’antica”. Questo, se da un verso è comprensibile e umano, dall’altro toglie grandi opportunità di sviluppo aziendale. È innegabile che molto è cambiato, noi per primi

dobbiamo cercare di capire e di sperimentare nuovi approcci e conoscenze, trasformare quindi un problema in un’opportunità. Sembra giusto, allora, porsi delle semplici domande. L’era digitale ha cambiato molti aspetti delle nostre relazioni? Gli strumenti tecnologici, quali smartphone, tablet, pc, hanno cambiato le nostre vite? Certamente le regole sono cambiate, siamo “quasi” dipendenti dallo strumento tecnologico che stringiamo tra le mani, ma siamo davvero convinti che questa sia solo una piccola innovazione tecnologica e non invece, molto più concretamente, un diverso approccio al mondo che ci circonda? Noi siamo convinti che ogni periodo storico abbia le proprie regole e comportamenti, ogni epoca debba essere compresa ed analizzata, ma sarebbe davvero pericoloso oggi, nel 2016, rifiutare l’avvento del digitale. In uno scenario in continua innovazione tecnologica, si deve partecipare a una realtà in cui si è sempre connessi e nella quale il ritmo si fa sempre più frenetico. La fidelizzazione del cliente passa anche attraverso la multicanalità e sempre più i devices portatili, come smartphone e tablet, diventano strumenti di relazione tra insegna e cliente. Comprare oggetti con la semplicità di un click, e la successiva consegna a domicilio, sono ormai una concreta realtà in diversi Paesi del mondo. 34 | gennaio 2017 |

Il consumatore sta cambiando e sempre più riesce a utilizzare la tecnologia per i propri consumi. È in questi scenari evoluti che si sviluppano le nuove opportunità. Nasce la sharing economy dove gli utenti, grazie a piattaforme semplici e amichevoli, possono non solo comprare ma anche condividere e offrire e quindi monetizzare i propri servizi. (per esempio Casa Airbnb o auto - Bla Bla Car).

Oggi non basta cambiare

Più volte si è parlato di cambiamento, della necessità di “rimettersi in gioco”, di rivedere i processi di organizzazione aziendale, i metodi e i processi di marketing e di comunicazione. Oggi dobbiamo aggiungere un’ulteriore variabile: il tempo. Se fino a ieri si ipotizzava e auspicava solo il “cambiamento”, oggi la variabile della velocità di trasformazione diventa un punto nodale, importantissimo e discriminante. Per fare un esempio, citiamo l’emblematico caso di poca velocità di Nokia, prestigiosa e molto apprezzata azienda produttrice di telefonia mobile. Nell’ultima riunione del Cda, prima del fallimento della compagnia e prima della definitiva cessazione della produzione, il Ceo Stephen Elop disse: «Non abbiamo fatto nulla di sbagliato, ma in qualche modo, abbiamo perso». In effetti loro non avevano fatto nulla di malfatto, ma


RETAIL

I negozi spesso vedono l’offerta sul web come un competitor ma i cambiamenti dei consumatori porteranno sempre di più a un’esperienza d’acquisto coinvolgente su ogni tipo di canale i loro competitors, più lungimiranti e veloci, avevano agito prima di loro. Avevano realizzato e inserito nel mercato una serie di prodotti ricchi di innovazioni tecniche e di design, guadagnando ampie quote di mercato.

Un nuovo processo d’acquisto

I negozi spesso vedono l’offerta sul web come un competitor e non come un alleato. Il nuovo consumatore è sempre più digitale. Questo digital Shopper (rappresentato da un campione di oltre 31 milioni di italiani, circa il 60 per cento degli individui con più di 14 anni) è

sempre più Mobile e gli italiani si dividono sempre più tra e-shopper e infoshopper. Gli e-shopper sono tutte quelle persone che navigano nella rete sia per informarsi sia per effettuare acquisti, che prediligono il web al negozio fisico, tradizionale e che, nel 2016 rappresentano 20,5 milioni di italiani, pari al 65 per cento degli utenti web. I secondi, definiti info shopper, circa 11 milioni di italiani e che rappresentano il restante 35 per cento, sono invece persone che utilizzano la rete solo per informazioni su prodotti e marche. Sono diffidenti verso il web, non prediligono gli acquisti on line e preferiscono invece concludere la loro 35 | gennaio 2017 |

transazione direttamente nel punto vendita. Il nuovo consumatore quindi, più o meno navigatore web, ha modificato le proprie abitudini d’acquisto. Ha cominciato a utilizzare in maniera continuativa tutte le informazioni e le possibilità della rete. Si è abituato a ricercare e acquistare nei diversi canali a sua disposizione, tralasciando addirittura le consultazioni dal vecchio pc e scegliendo invece, sempre con maggior disinvoltura, gli acquisti direttamente da cellulare. Appare ormai chiaro e indiscutibile che il consumatore moderno sarà sempre più sensibile agli effetti della tecnologia e che questi effetti inevitabilmente


RETAIL

Alcuni esempi: virtual fitting rooms.

influiranno sui suoi comportamenti di consumo. Per quanto riguarda l’effettivo processo d’acquisto, si delineano due tendenze: la prima di avvicinare un prodotto in negozio, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento e acquistarlo on line al miglior prezzo offerto; la seconda condurre una ricerca sul web per poi recarsi al punto vendita. A tutto questo dobbiamo poi aggiungere la necessità, manifestata in diversi momenti dai consumatori, di vivere nuove e più coinvolgenti emozioni esperienziali e di sviluppare nuove e più importanti relazioni tra clienti e personale di vendita. Esigenze che prevedono nuova formazione per elevare le specifiche competenze relazionali e le sensibilità degli addetti alle vendite. Da una recente ricerca svolta per conto di Epson-Europe, emerge uno scenario non certo confortante: il 47 per cento dei clienti che va in negozio parla del web, ma solo il 24 per cento dei commessi risponde in modo adeguato.

Siamo pronti a rispondere a queste mutate esigenze?

È chiaro che la nascita di questo super consumatore costringe gli operatori a offrire un’esperienza d’acquisto coinvol-

gente su ogni tipo di canale. Il mondo retail (commercio al dettaglio) e l’ecommerce devono convergere verso la multicanalità, convergere quindi verso una proposta unica, sfidando e superando il concetto dei compartimenti stagni. Cambia di conseguenza anche il ruolo del negozio fisico, non più e non solo punto per la vendita diretta, ma anche e soprattutto luogo di riferimento. Il ruolo del negozio fisico si trasforma da luogo fortemente connotato alle vendite, a luogo di esperienze, un luogo dove ricercare informazioni, un luogo dove erogare servizi, un luogo dove creare relazioni con la marca. Significa unire le relazioni in store con le relazioni on line, accompagnando il cliente in maniera fluida tra spazi fisici e virtuali, creando una continuità che sia anche una forma vincente di fidelizzazione. Le parole chiave dovranno essere: velocità, convenienza e flessibilità. Il canale digitale si avvicina sempre più al negozio, ma il contrario è spesso ancora un miraggio. Dovremo fare in modo di terminare la guerra tra fisico e digitale, show-rooming contro web-rooming, e di parlare invece di un’unica singola esperienza che intreccia le relazioni. I due mondi, ora “s-connessi”, cioè che parlano ancora poco e male tra di loro, dovranno fondersi e il risultato di vendita sarà il frutto della combinazione di consultazioni on line, su dispositivi mobili e interazioni in negozio. Il futuro del settore retail è alla vigilia di grandi cambiamenti e la tecnologia ne sarà la protagonista. Il negozio dell’imminente futuro dovrà: intrattenere, informare e interagire. Non possiamo quindi competere in un mondo digitale se non siamo pronti a modificare alcuni nostri comportamenti. 36 | gennaio 2017 |

Dobbiamo accettare che, per esempio, in futuro sarà il consumatore a dettare le nuove regole del gioco e ancora che dovremo riformulare ed evolvere le nostre offerte in termini di on line e off line, in poche parole cambiare e farlo velocemente. L’idea di negozio del futuro includerà quindi, e inevitabilmente, multicanalità, tecnologia in store e app. Tutto questo ci consentirà di comparare le caratteristiche, le provenienze, le filiere produttive, i prezzi dei prodotti presenti in negozio e tutti gli strumenti per lo store virtuale. Prima ancora di acquistare degli oggetti, software evoluti ci permetteranno di vedere come un nuovo divano potrebbe inserirsi nel nostro soggiorno o come un accessorio d’abbigliamento potrebbe abbinarsi ad altri capi già posseduti. Cambierà anche il modo di comunicare: il sistema di relazione diventerà sempre più informale, diventando one to one, e sarà sempre più istantaneo e social. È il caso di customer care gestiti attraverso Whatsapp o Twitter, dei video in Live su Periscope o, per esempio, della pubblicità veicolata attraverso Instagram o Pinterest. Walmart è leader nel mondo per la multicanalità, ha sviluppato in grande stile il site to store che permette al cliente di ordinare on line e andare a ritirare in un negozio a scelta i prodotti acquistati con procedure rapide: in aree di parcheggio dedicate o al desk dedicato all’e-commerce che evita di fare file. Altri esempi di aziende che puntano con determinazione sulla multicanalità sono Decathlon e Mediaworld che, con estrema trasparenza, incentivano gli acquisti on line e il ritiro dei prodotti nel punto vendita più vicino.



MEDICINA

di SIMONA DALLA COSTA

Terreno

fertile

L’

infertilità è una malattia vera e propria riconosciuta nel 2013 dalle Nazioni Unite e, in base a questo, viene sancito il diritto universale ad accedere alle cure a prescindere da razza, nazionalità o religione. «Infertili sono quelle coppie che al termine di un periodo di dodici mesi di rapporti frequenti e non protetti non riescono ad avere un concepimento», spiega Andrea Borini, presidente della Società italiana di fertilità e sterilità (Sifes) La strada della procreazione assistita è una scelta importante, che deve essere affrontata in mo do consapevole e unanime dalla coppia. Dal 2004, anno di promulgazione della Legge 40, sono stati fatti nel nostro Paese molti passi avanti e oggi numerose sono le strutture che possono offrire terapie sempre più complesse e tecnologicamente avanzate. Il Ssn pone limiti alle prestazioni di Procreazione medicalmente assistita (Pma) ma l’esperienza clinica ci dice che ciò che non è avvenuto in tre cicli può succedere in quelli successivi e, ovviamente, più ten-

tativi si fanno maggiori saranno le possibilità di successo. «Alla coppia bisognerebbe dare la possibilità di tentare protocolli diversi e terapie diverse, per aumentare le motivazioni a ripetere i cicli di Pma», conclude Borini.

Il contesto

«La difficoltà riproduttiva è una realtà che ha molte sfaccettature: ormonali, meccaniche, infettive e immunitarie e deve essere decodificata all’interno dell’universo coppia. Non esiste una fertilità della donna o dell’uomo, esiste una sterilità di coppia», afferma Rossella Nappi, docente all’Università di Pavia e responsabile del Centro di ricerca per la procreazione medicalmente assistita della clinica ostetrica e ginecologica del San Matteo di Pavia. «Favorire una cultura della protezione della fertilità è un dovere irrinunciabile, soprattutto in questi ultimi anni in cui le donne affrontano la maternità in modo più consapevole ma talvolta più tardivo. Spesso la parola ormoni viene demonizzata, ma le terapie ormonali oggi sono sempre più naturali e non causano 38 | gennaio 2017 |

certamente tumori, anzi, in taluni casi addirittura li prevengono. Usare ormoni naturali, identici a quelli che il corpo produce, è un obbiettivo oggi perseguibile in tutte le fasi della vita della donna.» La Pma può essere, dunque, una scelta naturale se viene effettuata alla fine di un percorso personalizzato volto alla comprensione dei fattori che inducono la difficoltà riproduttiva. Rappresenta un’area delicata e la richiesta delle donne è sempre più rivolta a prodotti efficaci e, allo stesso tempo naturali e ben tollerati. Il progetto Ibsa Pma intende promuovere una nuova generazione di ormoni di derivazione umana, che assomigliano strettamente alle specie molecolari prodotte naturalmente. L’infertilità ha un enorme impatto emotivo sul vissuto delle persone, spesso accompagnato da un profondo senso di colpevolezza e negazione. Secondo uno studio pubblicato sull’Hasting Centre Report, il 50 per cento delle donne e il 15 per cento degli uomini considera l’infertilità l’evento più grave della loro vita. Le donne infertili in particolare presentano un quadro


MEDICINA

Le difficoltà riproduttive rappresentano per la metà delle donne l’evento più grave della propria vita. Un canale on line per raccontare la ricerca di un figlio psicologico sovrapponibile alle pazienti affette da patologie come il cancro. «Come medico impegnato da anni nel mondo della medicina della riproduzione», spiega Andrea Salonia, associato di Urologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, «ho imparato come - almeno per me, e lo sottolineo p erché questo mio sentire potrebbe essere poco condivisibile sia più difficile comunicare a una coppia di aspiranti mamma e papà della loro effettiva impossibilità ad avere figli, che non dire a una persona di un brutto male. Ciò che mi ha aiutato a comprendere tutti i genitori in erba, quelli che ancora non lo sono e forse non riusciranno mai neppure a esserlo, è l’importanza della possibilità; la possibilità di avere un bimbo in culla; la possibilità di sentirsi chiamare papà, un giorno; la possibilità di sapere che la medicina della riproduzione continua a lavorare con passione, e a far progressi. Nella procreazione assistita inoltre, non va mai dimenticato il ruolo centrale del maschio, che è un attore fondamentale del percorso di Pma, meritevole anche lui di un’attenta valutazione diagnostica e di un’adeguata terapia. Alcuni ormoni follicolo stimolanti di tipo estrattivo utilizzati per l’induzione della spermatogenesi, in associazione alla gonadotropina corionica umana, hanno raggiunto ottimi risultati».

Il progetto

La ricerca di un figlio è un viaggio, e come ogni viaggio è fatto di momenti belli e di momenti difficili. Il sito http://parolefertili.it/ è uno spazio narrativo per condividere il viaggio alla ricerca di un figlio ideato dal Center for digital health humanities, con il contributo non condizionante di IbsaPma. Parolefertili.it nasce per favorire la riappropriazione della propria storia di vita ferita dalla minaccia della sterilità. «La difficoltà o l’impossibilità a generare figli spesso è vissuta come un tabù. A differenza di altre patologie, nell’infertilità si diventa “pazienti” solo nel momento in cui si desidera un figlio. Prima si resta fertili, anche se medicalmente sterili. Le difficoltà a realizzare il desiderio di maternità/paternità sono vissute con colpa, dolore, frustrazione, invidia, emozioni difficilmente comunicabili», spiega Cristina Cenci (foto sopra), antropologa, fondatrice del Center for digital health humanities. «Spesso lo spazio digitale consente di uscire dalla solitudine, offre un’intimità anonima che facilita l’espressione e la condivisione del vissuto di infertilità». Parolefertili.it è dunque uno spazio on line in cui raccontarsi senza filtri, aperto a tutte le storie, anche le più difficili. Chi è riuscito ad avere un figlio, 39 | gennaio 2017 |

spesso racconta per elaborare il percorso e farlo suo, chi invece lo sta cercando può trovare nei racconti degli altri un’occasione per sentirsi meno solo, per riuscire a immaginare un futuro. Al momento il grande assente è l’uomo, intrappolato in un silenzio che nasce dal rifiuto del fallimento, che spesso porta anche al rifiuto della diagnosi. La sfida delle storie pubblicate finora sembra essere quella di trasformare la Pma in un percorso più personalizzato e meno artificiale. Oggi è infatti vissuto con un senso di grande estraneità e molta sofferenza, anche quando l’esito è positivo. La domanda è allora: come si può, almeno parzialmente attenuare la fatica, il dolore, la sofferenza del percorso Pma? «La metafora di parolefertili.it», conclude Cenci, «è il dono: della propria storia di vita, delle proprie emozioni, delle proprie sofferenze e di come ci si può sentire sempre e comunque fertili, anche senza diventare madri o padri. Parolefertili.it può offrire ispirazione, coraggio, forza contro le paure e lo sconforto».


NUTRIZIONE

di STEFANIA CIFANI

Per ridurre

D

iminuire l’incidenza delle infezioni nei bambini stimolando il sistema immunitario attraverso l’alimentazione. Un risultato possibile, secondo quanto emerso da una ricerca condotta dalle Università di Milano, Napoli e Palermo in collaborazione con il Dipartimento sperimentale di oncologia dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo). La ricerca ha valutato gli effetti del latte fermentato con il Lactobacillus paracasei CBA L74 di origine umana sul sistema immunitario di bambini in età prescolare e ha evidenziato una riduzione del tasso di infezioni respiratorie e gastrointestinali acute.

40 | gennaio 2017 |


NUTRIZIONE

le infezioni

Tre atenei impegnati nella ricerca su un alimento funzionale da assumere in età prescolare Le matrici fermentate con microorganismi selezionati rappresentano un’innovazione nel campo della nutrizione pediatrica; il tradizionale processo di fermentazione, già in uso per la produzione di alimenti come lo yogurt, è stato qui applicato per ottenere un latte vaccino “funzionale”. «Una matrice fermentata», spiega Maria Rescigno, direttore dell’Unità di immunologia delle cellule dendritiche presso lo Ieo, «è un cibo - si può partire da latte, ma anche da cereali co-

Le matrici fermentate con microorganismi selezionati rappresentano un’innovazione nel campo della nutrizione pediatrica

me riso o avena - che viene fermentato con batteri che ne degradano alcune molecole per generare nuovi prodotti metabolici, ovvero i batteri postbiotici. Attraverso studi in vitro abbiamo riscontrato che i postbiotici derivati dalla fermentazione del latte con L. paracasei CBA L74 sono in grado di svolgere un’attività antinfiammatoria, regolando la produzione di due citochine chiave per il sistema immunitario. Le matrici fermentate, inoltre, si sono dimostrate efficaci nel modificare le mucose proteggendole dagli agenti infettivi: sulla loro superficie, infatti, si crea una sorta di film protettivo che non permette a batteri patogeni di penetrarvi».

Il test

Il ruolo delle matrici fermentate è stato poi testato in una popolazione di bambini sani tra i 12 e i 48 mesi di età che, non avendo ancora sviluppato una rispos t a i m mu n i t a r i a a nt i c o r p a l e completa, sono più esposti agli agenti infettivi e che «nel periodo invernale presentano un rischio fino a quattro volte maggiore di sviluppare infezioni a carico del tratto respiratorio e gastrointestinale» precisa Roberto Berni Canani, del dipartimento di Scienze mediche traslazionali dell’Università Federico II di Napoli. 41 | gennaio 2017 |

Quattrocento bambini che frequentavano la scuola materna sono quindi stati assegnati casualmente a ricevere ogni giorno, per un periodo di tre mesi, latte fermentato con L. paracasei CBA L74 oppure un placebo. L’alimento funzionale ha mostrato di ridurre significativamente la percentuale di infezioni a livello delle alte vie respiratorie e gastrointestinale, con conseguente riduzione del numero di visite e dell’uso di antibiotici. Attualmente le matrici di latte fermentato sono in studio nei neonati, come spiega Fabio Mosca, direttore dell’Unità operativa di neonatologia e Tin della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università di Milano: «Stiamo testando il latte formulato con matrici fermentate in neonati a termine, sani, che per varie ragioni non possono essere allattati al seno. Per valutare gli effetti sul loro sistema immunitario viene misurata nelle feci la presenza di sostanze immunologicamente attive - defensine, catelecidine, IgA - che sappiamo avere un ruolo importante nell’aumentare le difese. Ma il vero obiettivo sarà l’impiego delle matrici fermentate nei neonati pre-termine, particolarmente esposti al rischio di sviluppare infezioni sia sistemiche sia nel tratto gastrointestinale, come l’enterocolite necrotizzante che speriamo così di poter ridurre».


NETWORK

di GIUSEPPE TANDOI

Le sfide di Cef

O

spite d’onore della giornata, Pupi Avati racconta con ironia alcuni episodi della sua vita - dalla passione per il jazz al successo raggiunto con il cinema quando ogni illusione sembrava ormai svanita - per ricordare al pubblico, che a tratti ride di gusto, che non bisogna mai demordere e che la vita è fatta di passioni e di sfide. Girare un film è lavoro di squadra per eccellenza, nel quale confluiscono competenze diverse ma simili e, soprattutto, finalizzate a un obiettivo comune (ogni riferimento alle farmacie che operano “in rete” per un medesimo fine è puramente casuale). E così, con lo spassoso intervento del regista bolognese, si è concluso, a Brescia, “Cef si gira”, il tour per l’Italia della Cooperativa esercenti farmacia, che aveva già fatto tappa a Viareggio e Bari. E di sfide, comunque, Cef ne ha già avviate molte.

Nell’immediato futuro

La galassia Cef - secondo distributore intermedio del farmaco a livello nazionale - oggi unisce varie realtà locali. La politica degli ultimi anni è stata quella di tessere alleanze con cooperative già attive sul territorio. L’ultima delle quali è, lo ricorda il direttore generale Davide Gigola, Nef Vicenza, da poco entrata nel gruppo. Risultato finale: 1.900 farmacie socie,

4.500 servite, dieci magazzini, 870 dipendenti. Sono 1.300 le farmacie aderenti ai due network creati negli ultimi anni: quello light, FarmaciaINsieme, ne conta 1.000, mentre quello gold, +bene, ne comprende 300. Il tutto per un fatturato complessivo di 1,1 miliardi nel 2015 e, probabilmente, 1,2 nel 2016. Fatte tali premesse, è inutile dire che la Cooperativa punti tutto sul concetto di rete. Il presidente Vittorino Losio ribadisce che far parte di un network ai cui vertici ci siano solo farmacisti - invece che gruppi multinazionali - è un valore aggiunto imprescindibile, nonché un antidoto contro i contenuti del Ddl, qualora arrivino mai in porto. «Storace, Bersani e Monti hanno cercato tutti, seppure in modi diversi, di affossare la categoria», Losio non le manda certo a dire. «E non è ancora finita, ora si profila l’ipotesi di una sanatoria di una parte delle parafarmacie, che in questo modo diventerebbero farmacie a tutti gli effetti. Forse ci si dimentica che il 60 per cento di esse appartiene a titolari di farmacia. Non solo ma potrebbero tornare in discussione pianta organica ed ereditarietà: il nostro mercato fa gola a molti e bisogna evitare il sistema farmacia venga messo in pericolo. Chi decide di non affidarsi a cooperative della distribuzione fa il gioco dei grandi gruppi». E 42 | gennaio 2017 |

una nuova sfida per l’immediato futuro è, nelle parole del presidente, quella delle farmacie on line: «Milioni di italiani acquistano sul web, anche la farmacia deve esserci». Entra più nel dettaglio il direttore retail Gianluca Strata, che parla del progetto avviato da Cef sull’e-commerce: «L’obiettivo è creare un canale “phygital”, fisico più digitale, consentendo alle nostre farmacie di diventare (anche) farmacie on line. Sarà possibile farlo attraverso quattro gradi di partecipazione: la disponibilità a essere un punto di consegna del prodotto acquistato on line; avere una semplice vetrina web sul portale Cef; la possibilità di vendere on line e, infine, quella di aggiungere ai prodotti Cef anche quelli


NETWORK

Il tour per l’Italia della Cooperativa esercenti farmacia si è concluso in casa, a Brescia specifici della singola farmacia. La piattaforma digitale di riferimento sarà farmacia.it». Finora il business delle farmacie on line si è rivelato un flop, con poche richieste di autorizzazione a fronte di ricavi incerti. Il vero nodo sta nella difficoltà di entrare in un mercato del tutto nuovo con mezzi individuali; meglio, anche in questo caso, fare riferimento a un’aggregazione più ampia, in grado di fornire risorse e tecnologie adeguate.

A proposito di reti

La necessità di allargare lo sguardo oltre i confini nazionali ha spinto Marco Mariani responsabile comunicazione di Cef Italia e professore a contratto presso il dipartimento di

Economia e management dell’Università di Pisa, e Giulio Cesare Pacenti, esperto di settore e autore di diversi libri sui network, a realizzare la ricerca sulle reti di farmacie presentata a Brescia. I dati nudi e crudi ci dicono che in Italia il 35 per cento delle farmacie, quasi una su tre, appartiene a qualche forma di network. Le catene attive sono venticinque ma sono le prime cinque a farla da padrone (Celesio, Alliance Boots e Phoenix in primis), accogliendo il 65 per cento delle farmacie affiliate ad aggregazioni. Tanto per fare un paragone, nel Regno Unito il 65 per cento delle farmacie fanno a capo a network, negli Usa oltre il 70 per cento. Ma appartenere a una catena non rappresenta 43 | gennaio 2017 |

di per sé un valore aggiunto, sottolineano Mariani e Pacenti. Dipende molto dalla forza del brand, che deve davvero caratterizzare il network, e non essere solo una componente tra le tante. Così come, dal punto di vista dell’offerta, un valore aggiunto notevole è rappresentato dai prodotti a marchio, ulteriore elemento di identificazione tra la farmacia in questione e la catena di cui fa parte. «Occorre creare, per ogni farmacia», ribadisce Mariani, «un posizionamento distintivo. Il modello basato sul fatturato Ssn è ormai al termine, bisogna puntare sullo sviluppo dei servizi, sul miglioramento dell’area logistica, sul brand in tutte le sue espressioni, a partire dall’insegna comune». Più in generale, aggiunge Mariani, appartenere a una rete forte significa «potere fare massa critica quando ci si relaziona con le aziende, competere sulla qualità dei servizi e non sugli sconti, avvalersi di strumenti digitali come le App, valorizzare Crm e couponing, aprirsi alla nuova frontiera dell’e-commerce». E, intanto, la sfida continua


CONVEGNI

Uno sguardo di GIUSEPPE TANDOI

dall’alto

V

olare alto è un po’ la cifra stilistica dell’Osservatorio Th.Kohl, giunto alla quarta edizione. Non per vocazione aristocratica o per snobismo ma, più semplicemente, perché i nuovi modelli di farmacia (ce n’è più d’uno) non possono prescindere dalla conoscenza… del mondo. E così alla Terrazza Martini di Milano si è parlato della “Farmacia a misura del mercato. Strategie e trasformazione della professione”. Argomenti, riflessioni e sollecitazioni a guardare oltre. Che non fa mai male.

Social e non solo

La parola retail non deve essere più un tabù per i titolari, i modelli commerciali “altri” possono offrire molteplici spunti, senza per questo inficiare l’etica professionale. Del resto il gruppo Th.Kohl annovera da alcuni anni nelle sue fila Mattec, azienda che progetta punti vendita del lusso, con la quale sono inevitabili le contaminazioni. Partendo da simili presupposti, Francesco Morace di Future Concept Lab ricorda che le nuove piattaforme tecnologiche e, in particolare, la comunicazione social sono fenomeni pervasivi, con le loro parole d’ordine: «La piattaforma web è come l’aria che respiriamo, bisogna esserci. La rapidità con cui i giovani si approvvigionano di informazioni su Google o Wikipedia e i concetti di condivisione e fiducia sono

diventati paradigmi che è impossibile ignorare». Allo stesso tempo ha un senso, per chi gestisce una farmacia, considerare le fasce generazionali che compongono una società in costante evoluzione, per come sono delineate nell’ultima ricerca di Future Concept Lab: pro actives (giovani dai 25 ai 30 anni, molto digitalizzati), pro tasters (adulti sui 35-40, un po’ edonisti), singular women (donne mature dalla vocazione multitasking) e pleasure growers (anziani molto spesso più attivi dei giovani). Ognuna di queste fasce presenta caratteri peculiari e attitudini di acquisto che sarebbe colpevole trascurare. Si tratta di coniugare etica ed estetica, di saper informare non in modo indiscriminato ma “caso per caso”, parlando linguaggi diversi a seconda degli interlocutori. Missione impossibile? L’importante è prendere atto che qualcosa (molto) è cambiato e convincersi che serve una mentalità più aperta. Non ci sono dogmi cui sottostare semmai linee guida cui ispirarsi. Interpretare il cambiamento significa anche - suggerisce Paolo Valerio, amministratore delegato di Vallesi Spa, società cui fa capo la catena cosmetica Modus guardare con attenzione al layout delle profumerie, tanto più se si pensa che la dermocosmesi in farmacia è un comparto in continua ascesa. “Il punto vendita come storytelling dell’azienda” è l’assunto di Valerio, rivela cioè l’i44 | gennaio 2017 |

Spunti inediti sulla farmacia in evoluzione nel quarto Osservatorio Th.Kohl a Milano

dentità di chi ne è il proprietario: «Il tour di una cliente in una profumeria dove, detto per inciso, lo spazio dedicato ai profumi è solo il 40 per cento del totale - attraversa tre momenti: pragmatico, ludico, simbolico». In pratica l’atto dell’acquisto è solo una parte del “viaggio”: si cerca il consiglio ma anche lo svago e, per non farsi mancare niente, un po’ di sogno. Un’esperienza emozionale che può aver luogo anche in farmacia perché no. «Il futuro è ibrido», conclude Valerio, ed essere flessibili aiuterà.

Ricette sicure? Non ce ne sono

«I titolari che chiedono la nostra consulenza», ci dice Nicola Posa di Shackle-


CONVEGNI

ton Consulting, «non hanno bisogno solo di un supporto materiale, in termini di gestione, ma anche di un sostegno psicologico. Spesso si sentono soli, isolati». La stagione delle scelte - di alto profilo o quotidiane - è arrivata, il che non significa che vi siano ricette di sicuro successo per tutti. Le catene? La decisione di aderire a una rete di farmacie va soppesata e per farlo occorre partecipare al confronto su questi temi. La farmacia piccola o grande? Più che i fatturati contano gli utili e, spesso, si continua a dare spazio a categorie di prodotto che non rendono niente. Che fare? Presentare un layout omogeneo, evitare che l’eccesso di offerta “spaventi” il consumatore; fare una selezione assortimentale che esclu-

da aziende evidentemente insufficienti a livello qualitativo. E infine, come sempre, saper comunicare: non messaggi di massa ma valori. A tal proposito il case study presentato da Pier Francesco Verlato, direttore marketing di Th.Kohl, è emblematico. Antonella Grassi, titolare dell’omonima farmacia di Bergamo, racconta di come ha deciso di ricorrere a una consulenza in materia di comunicazione: «A un certo punto mi sono detta: la mia farmacia lavora bene, siamo bravi, ma è in grado di comunicarlo all’esterno?». E la risposta, evidentemente, era no. Di qui l’opzione per una maggiore visibilità del brand (la farmacia Grassi) e il ricorso a professionisti del settore. Anche la tecnologia è, a suo modo, co45 | gennaio 2017 |

municazione, rimarca Francesco Prati, direttore commerciale di Pharmathek, società del gruppo Th.Kohl che si occupa di automazione: risparmiare tempo nello stoccaggio e nella distribuzione del farmaco significa, tra le altre cose, averne di più per dialogare con i clienti. Il “fatto su misura” connota sempre più la ricerca farmaceutica: non più blockbuster buoni per tutti ma formulazioni “ritagliate” sul paziente. Allo stesso modo Th.Kohl punta sempre di più sul tailor made. Il metodo messo a punto dal gruppo veronese, sintetizza il direttore commerciale Angelo Negri, è un metodo ad hoc, ormai imprescindibile: analisi, studio, progetto, monitoraggio. Per ogni singola farmacia.


LEGALE

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Con il grant educazionale di


LEGALE

a cura dello studio dell’avvocato BRUNO RICCARDO NICOLOSO Firenze-Roma (b.r.nicoloso@tin.it)

Normativa di principio e normativa di settore

T

ra gli equivoci che si ripetono con una certa frequenza nel sistema farmacia pianificato sul territorio si pongono quelli relativi al rapporto tra l’ordinamento generale e quello di settore che lo disciplinano e che riguardano entrambe le componenti del suo insieme: le farmacie pubbliche (comunali) e le farmacie private. Questo vale in particolare per le aziende organizzate in forma d’impresa attraverso cui viene svolta la professione deputata a garantire il servizio farmaceutico, se pure le relative problematiche imprenditoriali per le une e le altre siano “marginali” rispetto al servizio pubblico e sociale che deve essere assicurato sul territorio in forma concessoria (Corte Costituzionale, 10 marzo 2006, n. 87) da quell’unicum di professione-strutturaservizio che lo configura. Quanto alle farmacie comunali viene discusso il rapporto di complementarietà (Consiglio di Stato, Sezione quinta, 8 maggio 2007 n. 2110) esistente tra la normativa di principio sugli enti locali (Testo Unico n. 267/2000) e a quella complementare in materia di contratti pubblici (Dlgs n. 50/2016) con la normativa di settore attinente il servizio farmaceutico (Legge n. 475/1968 e Legge n. 362/1991): il che ha provocato tra l’altro una querelle sui moduli societari di gestione delle farmacie comunali.

Il mal compreso rapporto tra gli ordinamenti giuridici del sistema farmacia

Quanto alle farmacie private non è sempre pacifico il rapporto tra la normativa di principio data dal Codice Civile rispetto alla normativa di settore di cui s’è detto: il che ha del pari provocato tra l’altro una querelle sulla titolarità del diritto d’eserciz i o d e l l e f a r m a c i e p r i va t e s e 47 | gennaio 2017 |

esercitate in forma societaria (Legge n. 27/2012).

I moduli e i modelli

Sotto il primo profilo si pone la distinzione tra i moduli di gestione delle farmacie comunali il cui diritto d’esercizio rimane ascritto ai Comuni qualunque


LEGALE

Esegeti autorevoli: le note ministeriali e i pareri pro veritate non sono fonti normative Costituisce un life motive di questo osservatorio legale la presa di distanza non solo dalle Note ministeriali con cui talora ci si avventura in un’esegesi normativa riservata allo stesso legislatore (interpretazione autentica) ovvero al giudice (interpretazione giurisprudenziale), ma anche dai pareri cui molto spesso viene fatto riferimento ad usum delphini. Le une e gli altri sono stati ostentati anche di recente come panacee in riferimento a previsioni normative, tutt’altro che confuse, per metterle in discussione. Le circolari e le istruzioni della pubblica amministrazione possono per contro costituire degli atti integrativi delle fonti normative, ma non rappresentano mai una fonte di diritto, perché sono destinate (solo) a indirizzare in modo uniforme l’attività degli organi amministrativi o degli uffici gerarchicamente subordinati all’autorità che li emana e nell’ambito delle sue competenze. Tali atti amministrativi sono, pertanto, privi di effetti giuridici nei confronti di soggetti estranei alla pubblica amministrazione (Cassazione Civile, 10 novembre 1971, n. 3186) e non sono per ciò stesso impugnabili in quanto non rivestono natura provvedimentale (Tar Lazio, Roma, 7 febbraio 2008, n.1088), sempre che non ledano con carattere di immediatezze la posizione giuridica degli interessati (Tar Lazio, Roma, 31 agosto 1994, n. 993): di tal che possono essere disattese in sede giurisdizionale. Quanto ai pareri il discorso è più complesso e, senza mancare di rispetto ai loro autorevoli autori, merita un approfondimento che sfocia in una citazione. Non si può infatti dimenticare l’insegnamento di un illustre e indimenticabile (indimenticato) maestro, ben noto ai frequentatori di questo osservatorio, il quale ricordava cosa gli avesse detto un giudice al riguardo: «Ho fiducia degli avvocati perché apertamente si presentano come difensori di una parte e confessano con questo i limiti della loro credibilità:

sia la loro forma (Consiglio di Stato Sezione terza, 13 novembre 2014, n. 5587) con una dissociazione istituzionale tra l’esercizio e la gestione delle farmacie che è al contrario vietata per il modello della farmacia privata (Tar Lombardia, Brescia, 20 gennaio 2012, n. 84; Cassa-

ma diffido di certi giureconsulti della cattedra, che senza firmar le comparse e assumere apertamente l’ufficio di difensori, mandano dentro all’incartamento di causa, indirizzati a noi giudici come se fossimo loro scolari, certi loro pareri che chiamano “per la Verità”, quasi volendo farci credere che in queste consultazioni su commissione essi non intendono fare opera di patrocinatori partigiani, ma di disinteressati maestri che non si curano delle cose terrene. Questo modo di fare mi sembra indiscreto per due motivi: primo, perché se il consilium sapientis era in uso quando i giudicanti erano analfabeti, offrire oggi al magistrato che ha la sua laurea una cosiffatta lezioncina a domicilio, non è fargli un complimento; secondo, perché non si riesce a comprendere come avvenga che, in questi pareri inseriti in un fascicolo di parte, la Verità con V maiuscola, coincida sempre coll’interesse della parte che allega il parere» (Piero Calamandrei, Elogio dei giudici scritto da un avvocato, Firenze, IV ed., pag.36). Ma allora linearità vuole che, nel foro e dalla cattedra, l’avvocato (e il professore) esprimano i pareri nei limiti della loro “scienza e… coscienza”, id est pro scientia (e non pro veritate). Sotto entrambi i profili le esegesi così formulate possono essere anche rispondenti alla lettera ed allo spirito della normativa che intendono interpretare per l’autorevolezza del loro estensore, ma non danno certo il segno di quella che Kelsen chiamava la “interpretazione che conta” e l’affidava al giudice togato (e a quello solo) nel rispetto del contraddittorio tra interpretazioni divergenti, ma tutte pro scientia, perché la verità di una legge la può dire solo il legislatore in sede d’interpretazione autentica, cogliendone la mens di cui è l’espressione costituzionalmente adeguata, e non già l’impressione e la soggettività che ne può esser data dell’interprete non togato pur autorevole che sia.

zione Civile, Sezione prima, 30 maggio 1999, n. 3073) e privilegia l’evidenza pubblica che caratterizza i moduli di gestione delle farmacie comunali rispetto all’autonomia contrattuale che caratterizza i modelli delle farmacie private. Sulla scelta di tali moduli di gestione 48 | gennaio 2017 |

delle farmacie comunali, che richiede l’esercizio di una discrezionalità amministrativa motivata in termini di efficienza, efficacia ed economicità, attraverso gli enti strumentali di gestione in economia, mediante azienda speciale (comunale o consortile) e società


LEGALE

partecipate con i dipendenti (articolo 10, Legge n. 362/1991) e gli enti autonomi partecipati che le gestiscono: in house, mediante società pubblicoprivata e in concessione (articolo 113, T.U. n. 267/2000) appare pacifica la deteriore imprenditorialità dei primi rispetto ai secondi e, tra questi ultimi, la maggiore flessibilità dell’affidamento in concessione ad un soggetto privato strategico scelto mediante procedimento d’evidenza pubblica (Punto Effe n. 16/2016: “La bottiglia giusta”). Sotto il secondo profilo s’è già visto come i modelli di gestione delle farmacie private, in forma di ditta individuale o di società personale di farmacisti idonei (de jure condendo aperta al capitale) prevista dall’ordinamento sezionale (articolo 7, Legge n. 362/1991) imponga non solo la sua congiunzione con il diritto d’esercizio (articoli 11 e 12, Legge n. 475/1968), ma anche il rispetto della normativa civilistica nei postulati limiti d’evidenza pubblica. Rimangono al riguardo d’attualità le problematiche sorte a seguito del modello societario richiesto per l’assegnazione delle sedi farmaceutiche di cui al concorso straordinario di cui alla legge Monti n. 27/2012 a seguito di un’apodittica pretesa di una contitolarità della farmacia ascrivibile ai graduati in associazione e un’altrettanto apodittica pretesa di una assegnazione di due sedi farmaceutiche alla stessa compagine graduata in associazione nelle due diverse Regioni in cui ha potuto partecipare, che non hanno cittadinanza giuridica. Sulla contitolarità del diritto d’esercizio della farmacia riservata uti singuli ai graduati in associazione che la devono poi gestire in forma societaria appare evidente il limite civilistico che non consente una co-

munione d’impresa (articolo 2555 sgg., Codice Civile), ma ne impone la trasformazione in una società al primo atto di gestione nonché il limite settoriale che pone l’anzidetto divieto di dissociazione tra il diritto d’esercizio e la gestione della azienda organizzata in forma d’impresa a questo afferente (articoli 11 e 12, Legge n. 475/1968), così da porsi in contrasto con entrambi gli ordinamenti (Punto Effe n. 4/2016: “La persona plurima”). Mentre sull’assegnazione binaria di due sedi farmaceutiche nelle due diverse Regioni in cui i graduati in associazione hanno potuto partecipare si pone il limite territoriale previsto dall’ordinamento settoriale (articolo 7, Legge n. 362/1991), che si traduce in una nullità civilistica di una tale concatenazione di negozi in frode alla legge (articolo 1334, Codice Civile) che ricadono sugli assegnatari in forma associata (Punto Effe n. 7/2016: “Il dono dell’ubiquità”).

Reductio ad unum

L’indagine sul particolare fin qui svolta in termini sintetici non deve far dimenticare che i due ordinamenti (generale e sezionale) che regolano il sistema farmacia sono ricondotti ad unum nei principi costituzionali su cui si fonda l’esecuzione di un servizio pubblico garantito dallo Stato sociale nei due sotto insiemi pubblico e privato di un tale sistema e che vengono così espressi: articolo 3: principio di uguaglianza sostanziale e dignità sociale; articolo 2: principio di solidarietà sociale e di dignità sociale; articolo 32: principio di integrità psicofisica e di qualità e dignità della vita; articolo 38: principio di sicurezza sociale; articolo 41: principio di libertà economica finalizzata al49 | gennaio 2017 |

la utilità sociale; articolo 97: principio di razionalità, imparzialità e buon andamento della amministrazione; articoli 117 e 118: principi di ripartizione delle competenze concorrenti dello Stato e delle Regioni nella dimensione comunitaria che hanno condotto, nel contesto dello Stato regionale (quale forma intermedia tra lo Stato unitario e lo Stato federale), alla Legge 833/1978 istitutiva del Servizio sanitario nazionale quale patto di solidarietà sociale che disciplina con l’articolo 38: il servizio farmaceutico come servizio pubblico; e con l’articolo 28: l’assistenza farmaceutica come servizio sociale posto a tutela della qualità e la dignità della vita attraverso la cura della salute (Legge n. 69/2009) e la terapia del dolore (Legge n. 38/2010). Alla mens legis del dettato costituzionale deve essere ricondotta la normativa di principio e la normativa di settore che regolano il sistema farmacia nei sottosistemi, pubblico (comunale) e privato di cui s’è detto in un equilibrato rapporto complementare (Consiglio di Stato, Adunanza plenaria, 3 marzo 2008, n. 1), così com’è per i Duchi di Montefeltro di Piero della Francesca agli Uffizi (se pure il riferimento sia forzato, ma il dipinto è talmente bello da far perdonare l’impropria citazione), come è equilibrato il rapporto che lega i principi costituzionali che costituiscono il cardine non solo del sistema farmacia, ma dell’intero ordinamento sanitario (Punto Effe n. 8/2011: “Quartetto d’archi”) nelle logiche del federalismo sanitario che ha resistito alla riforma costituzionale del 2006 (Punto Effe n. 1/2007, “La resistenza ha resistito”) e a quella del 2016 (Punto Effe n. 13/2016, “Un ritorno all’antico”; Punto Effe n. 17/2016, “Una costituzione presbite”) che la sovranità popolare non ha fatto proprie.


INTERVISTA A...

di GIUSEPPE TANDOI

Un lungo cammino Le aziende sono come esseri viventi e come tali vanno considerate: il carattere, lo stile, la virtĂš e, perchĂŠ no, i difetti

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INTERVISTA A...

I trentacinque anni di New Line raccontati dal fondatore e presidente Gabriele Pierani e dal direttore generale Elena Folpini

N

ew Line è un’azienda storica nell’ambito delle ricerche di mercato e delle soluzioni informatiche per il mondo della farmacia. Da anni collabora, su questo versante, con Punto Effe ma soprattutto ha appena festeggiato i 35 anni di attività. «Ho un’idea personale: quella di vedere le aziende come esseri viventi, con tanto di carattere, di stile, di virtù e - perché no - di difetti», spiega Gabriele Pierani, fondatore e presidente di New Line. «Usando questo “modo di guardare” si ha una prima sorpresa: che spesso questo suo “carattere” resta sostanzialmente costante nel tempo e finisce in qualche modo per influenzare anche le persone che vi operano, che a loro volta danno qualcosa di sé all’azienda. Questi contributi sono alla base della maturazione e della crescita che l’azienda ha nel tempo, esattamente come succede alle persone».

Le origini

«Nel 1981 eravamo in due, in una stanza subaffittata di un ufficio situato vicino a casa mia. Eravamo interessati alla telematica e allora era un’assoluta novità. Avevamo per caso incontrato la Comifar, società che si avvaleva di un gran numero di persone che prendevano gli ordini dei farmacisti rispondendo al telefono, dietro a terminali più grandi di loro. Si stava studiando un modo

alternativo per passare gli ordini dalla farmacia al grossista e di lì a poco nacque il Tif (Terminale in farmacia), una scatoletta in cui si dovevano introdurre i codici dei prodotti sul tastierino (il bar code sarebbe arrivato anni dopo)». In poco più di un anno, grazie al progetto sviluppato da New Line insieme a un’azienda francese, furono installati 400 Tif: «Una cosa da ubriacare qualunque azienda, ma non una formica come New Line. Erano gli albori dell’informatica e della telematica in farmacia. Investimmo tutto nello sviluppo di una soluzione gestionale multi-utente (il Multi-Tif). Nel dicembre del 1982 la installammo al nostro primo cliente che, detto per inciso, dopo trentaquattro anni è ancora affezionato». Erano tempi in cui il pc non era ancora in uso, tanto per intenderci. «Possiamo dire, senza che la cosa suoni una stupida vanteria, che Nl è sempre stata curiosa come citava anche il nostro logo (informatica, idee, soluzioni)», ricorda Pierani. «Tante sono state le idee e le soluzioni proposte da noi e oggi d’uso generalizzato: dalle stampatine di cortesia (pochi sanno che anche il nome è nostro), alle chiavette Usb (introdotte per Abaco oltre un anno prima degli altri) per finire alle statistiche Staff (dalla farmacia alla farmacia)». Una partenza di slancio e un’attività diversificata, che non si limitava al mondo della farmacia, poi, 51 | gennaio 2017 |

Gabriele Pierani, fondatore e presidente di New Line

nel 1987, una battuta di arresto: il commercialista che evidenzia un deficit imprevisto, un socio fondatore che non se la sente di proseguire… «Ci siamo resi conto che non potevamo continuare a disperderci su tanti fronti, anche se interessanti, dovevamo concentrarci su qualcosa di strategico e duraturo. E in effetti, pur essendo partiti con largo anticipo, il mercato del nostro software gestionale per farmacie era ancora fermo: dopo cinque anni di investimenti, i clienti attivi erano solo sei. Fu proprio quindi a Natale di quell’anno - costretti dagli eventi (vedete anche qui il caso in azione) - che prendemmo la decisione storica: avremmo dedicato tutte le migliori risorse alla farmacia. Ci buttammo sull’impresa e in breve tempo raddrizzammo la baracca. La soddisfazione di vedere che volendo ce la si poteva fare non era solo appagamento per il cessato allarme: era la fiducia nei nostri poveri mezzi che cresceva, diventando una parte costituente del nostro carattere. Da quegli anni il numero dei clienti farmacisti ebbe una costante crescita. Merito anche del modello impostato, che era quello basato sul servi-


INTERVISTA A...

e perché totalmente inattesa. Ma se non ci montiamo la testa nei momenti di maggior successo, siamo capaci di non abbatterci in quelli più difficili».

Il terzo millennio

Elena Folpini, direttore generale di New Line

zio: avevamo una assistenza telefonica e on site davvero uniche in termini di qualità». Nella storia di New Line un altro partner primario è stato Unifarm, che stava cercando un gestionale da sviluppare e con cui fu avviata una collaborazione decennale. «Nel periodo 1990-97 la nostra crescita è stata vigorosa. Sembrava proprio che finalmente tutto andasse per il verso giusto. Nel 1992 ipotizziamo un servizio da dare ai nostri farmacisti, lo Staff (Statistiche dalla farmacia alla farmacia). Sarà un seme fondamentale, come vedremo più avanti, e sempre nell’ottica della esplorazione di idee e soluzioni. L’azienda cresce, i clienti ci seguono, i dipendenti aumentano, dobbiamo trovare una nuova sede: andiamo ad Arluno (Milano) in una palazzina di tre piani tutta nostra. Ne avevamo fatta di strada». Nel 1997 un lutto, che priva l’azienda di un socio come Vittorio Radici, amato da tutti. «Se continuiamo a paragonare l’azienda a un essere vivente, quel maledetto giorno essa subisce davvero la perdita del padre, ancora più traumatica per il momento di ebbrezza in cui avviene

E siamo arrivati al Duemila. «Le Statistiche dalla farmacia alla farmacia, rimaste per otto anni un’esclusiva riservata ai nostri clienti di Milano», ricorda Elena Folpini, direttore generale di New Line, «vengono viste da Vichy. Da Staff, che guarda a tutta la farmacia, nasce Fast, specializzato nella dermocosmesi. Abbiamo l’occasione di partecipare alla loro convention a Malindi e così conosciamo le farmacie commerciali più importanti d’Italia (noi conoscevamo le milanesi, al massimo le lombarde). È un momento epocale perché passiamo dal fornire il servizio ai nostri clienti diretti (quelli provvisti del nostro gestionale) al rivolgerci alle farmacie italiane. E così i clienti di questi servizi passano dagli 80 milanesi ai 300 italiani. Un’altra annata di raccolta Vichy (questa volta la convention è a Santo Domingo) ci porta a superare i 500, poi arriva Aboca». Ma la vera rivoluzione giunge l’anno successivo, quando Salvatore Butti, direttore dell’Otc in Sanofi, intuisce il business e ci parla di 2.000 farmacie: «Ci pare impossibile, è un altro salto radicale, in pochi anni, che cambia proprio la nostra unità di misura (da due a tre zeri). C’è una nuova area di attività, non coperta dai colossi delle ricerche di mercato (Ims e Nielsen) che ci fa diventare una importante cerniera tra le aziende e le farmacie». È il 2009 e l’azienda, nella sua interezza, conta oltre sessanta persone. «Ci vie52 | gennaio 2017 |

ne fatta una proposta interessante da parte di un concorrente del gruppo Unico», prosegue Folpini. «Fidandoci (ecco un’altra caratteristica, noi tendenzialmente ci fidiamo) accettiamo e così nasce “Qualità in farmacia”. In questa azienda confluiranno una quarantina delle nostre persone (venditori, contabilità, tecnici di assistenza telefonica e hardware), mentre in Nl restano i programmatori (quindi il software) e la parte di ricerche. Nel frattempo, le analisi statistiche di micro-area inventate nel lontano 1992 erano diventate una realtà a livello nazionale. New Line è davvero in grado di proporsi ad alto livello sul mercato dei dati». E qui ricompare Salvatore Butti, diventato nel frattempo direttore della business unit Generico di Teva Italia, che affida a New Line un nuovo progetto. Nel 2014 la divisione Ricerche di mercato è diventata così importante che è necessario farla diventare una società a se stante. «Gli ultimi anni sono stati davvero inebrianti» sintetizza Folpini. Alla fine di questa carrellata lunga trentacinque anni Pierani e Folpini concordano nel descrivere l’azienda come «un po’ timida, curiosa, tenace, orgogliosa, sicura e fragile allo stesso tempo, molto fatalista e fedele. Nelle cose si butta con generosità ed entusiasmo, senza far troppi conti: si fida, ci crede». Proseguendo allora sul parallelo azienda=persona viva chiediamo, provocatoriamente, ai nostri interlocutori: ma secondo voi New Line è uomo o donna? «Non c’è alcun dubbio, New Line è una donna» rispondo all’unisono. «In questi anni, tutte le volte che ha dovuto decidere tra due vie, la scelta l’ha fatta con l’entusiasmo, la passione, il cuore. E così sarà anche per il futuro».


OCCHIELLO | occhiello

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FARMANEWS

di CLAUDIO BUONO

Per contenere il dolore

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Naprossene sodico a rilascio modificato

n anteprima mondiale, è disponibile nelle farmacie del nostro Paese il primo Fans formulato con una tecnologia innovativa, applicata a un principio attivo di provata efficacia e sicurezza. Il nuovo prodotto migliora la risposta ai dolori osteoarticolari in modo rapido e con una sola somministrazione giornaliera anziché tre, come avviene invece nella formulazione a rilascio immediato. Cosa che lo rende particolarmente indicato per chi soffre di un disturbo persistente e/o ricorrente, acuto o cronico. Per ottenere questi risultati sono stati inseriti 660 mg di naprossene sodico in un sistema di rilascio modificato tecnologicamente avanzato a due strati, uno dei quali caratterizzato da una matrice idrofila di ipromellosa.

Lo strato a rilascio immediato contiene circa il 40 per cento di principio attivo complessivo (264 mg di naprossene sodico) e si dissolve entro p o chi minuti (7-10), consentendo il raggiungimento di concentrazioni terapeutiche in tempi brevi e un sollievo dal dolore già dopo soli quindici minuti dall’assunzione. Invece, il restante 60 per cento di principio attivo (396 mg di naprossene sodico) è contenuto nello strato a rilascio prolungato (che si completa in 16 ore) e grazie a un meccanismo controllato, viene mantenuto in circolo a livelli terapeutici stabili per ventiquattro ore. La nuova formulazione è stata indagata in più di 600 pazienti in due studi randomizzati separati, entrambi creati per valutare l’effetto

antalgico a seguito di un’estrazione dentale, un modello ben caratterizzato di dolore. «In tutti e due gli studi», fa notare Giorgio Gandolini, responsabile del Servizio di reumatologia dell’Irccs Santa Maria Nascente della Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus di Milano, «l’efficacia del prodotto è stata confrontata a placebo, e in uno di questi anche con una dose equivalente di naprossene sodico a rilascio immediato, formulato in compresse da 220 mg assunte tre volte al giorno. Sia nel primo sia nel secondo caso, l’efficacia è stata significativamente superiore al placebo per tutti gli endpoint considerati. Il vantaggio della monosomministrazione giornaliera si sostanzia in un effetto antalgico costante nell’arco della giornata, minori occasioni di ricomparsa del dolore e, di conseguenza, una maggiore aderenza terapeutica del paziente, soprattutto se anziano e politrattato». Aggiunge Aurelio Sessa, presidente regionale Simg per la Lombardia, che «è

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proprio la presenza di molteplici fattori di rischio legati alla comorbilità in età avanzata che si riscontra in circa il 50 per cento degli ultrasessantacinquenni, a rendere importante la prescrizione di farmaci che interferiscano il meno possibile con la storia clinica del paziente stesso, favorendo l’aderenza al trattamento». Infine, sul piano della sicurezza di utilizzo e tenuto conto che l’uso diffuso dei Fans è stato messo in discussione a causa della comparsa di complicanze a carico del tratto gastrointestinale superiore e, più recentemente, di eventi cardiovascolari, è importante precisare che il naprossene presenta un rapporto benefici-rischi favorevole, sia dal punto di vista gastroenterico sia cardiologico. Più specificamente, sette giorni di trattamento con naprossene sodico al dosaggio di 660 mg hanno confermato una tollerabilità gastrointestinale di questo principio attivo sovrapponibile a quella del paracetamolo.


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DALLE AZIENDE

di CLAUDIO BUONO

A scuola

di galenica

F

armalabor - azienda farmaceutica leader nel settore della produzione e distribuzione di materie prime a uso farmaceutico, cosmetico e alimentare - punta sulla formazione specialistica per farmacisti e aziende, attraverso il progetto Farmalabor Campus. Esso nasce con lo scopo di offrire formazione altamente qualificata nell’ambito delle preparazioni galeniche, al fine di garantire una gestione corretta e standardizzata dei suddetti preparati. Un’occasione preziosa non solo per conoscere le metodologie e le tecnologie più innovative ma, soprattutto, per sperimentare le formulazioni più efficaci e sicure. Sicurezza ed efficacia anche nei contenuti, grazie alla validazione scientifica di un Comitato formato da docenti universitari e professionisti del settore.

Il valore della formazione

«L’attività del farmacista preparatore richiede un’adeguata competenza», sottolinea una nota dell’azienda. «Proprio per assicurare qualità, efficacia e sicurezza del prodotto galenico e il rispetto delle norme previste, c’è quindi bisogno di una formazione continua post laurea». Partendo dalla professionalità riconosciuta dei membri del comitato scientifico e alternando lezioni teoriche a esperienze pratiche in laboratorio, Farmalabor Campus è in grado di costruire efficaci percorsi di aggiornamento, desti-

nati a professionisti della salute e del benessere (farmacisti preparatori, medici, personale addetto al laboratorio galenico e allo sviluppo di prodotti alimentari o cosmetici, università e associazioni di categoria). Dallo sviluppo della formula alla realizzazione del prodotto finito, i corsisti hanno l’opportunità di acquisire un know-how particolarmente ricco e in linea con le evoluzioni del mercato. L’approccio pratico si esplica anche nella qualità delle attrezzature da laboratorio a disposizione dei partecipanti e nella scelta di lavo56 | gennaio 2017 |

rare in piccoli gruppi, per garantire un reale coinvolgimento nelle attività.

Tipologie d’intervento

La formazione prevede: lezioni frontali con sessioni pratiche presso le due sedi del Farmalabor Campus, a Milano-Assago e a Canosa di Puglia (Bt). Sessioni di formazione a distanza (e-learning). Sessioni di formazione on site presso i Centri di distribuzione farmaceutica e le farmacie.


DALLE AZIENDE

Tra Milano e Canosa di Puglia si articola il progetto Farmalabor Campus, polo di formazione per farmacisti

I moduli

Visitando la pagina ufficiale dei corsi (www.farmalabor.it/corsi/html) è possibile consultare il calendario 2017, scoprire nel dettaglio i programmi ed effettuare una pre-iscrizione. L’offerta è particolarmente ricca: dall’allestimento di capsule e compresse alle novità in tema di integratori alimentari, dalle preparazioni per uso topico alla produzione di cosmetici in laboratorio. Inoltre, a breve saranno disponibili corsi di approfondimento su tematiche di grande im-

patto commerciale: Cannabis, Fitoterapia, Pediatria e Veterinaria.

Sapere e saper fare

Temi diversi, stessa impostazione: al centro dell’esperienza didattica c’è la pratica. In laboratorio, le nozioni si trasformano in prodotti in grado di soddisfare la sempre crescente domanda di salute e benessere. Anche durante la fase d’aula, l’approccio è pratico: i corsisti sono chiamati a condividere dubbi e strategie, partendo dalla quotidianità della farmacia o 57 | gennaio 2017 |

della produzione industriale. Un’impostazione che convince, a giudicare dai numeri del 2016: circa 181 partecipanti che, sulla base del “sapere” acquisito in aula e del “saper fare” sviluppato in laboratorio, stanno rilanciando la propria sfida professionale.

Per maggiori informazioni: Ruggiero Cornetta, formazione@farmalabor.it, tel. 0883 1975 164


SPIGOLATURE

Urbino, laurea honoris causa a Ornella Barra L’Università degli studi di Urbino ha conferito la Laurea honoris causa in Chimica e tecnologie farmaceutiche a Ornella Barra Co-Chief Operating Officer di Walgreen Boots Alliance. Alla cerimonia, tenutasi, lo scorso 7 dicembre nella città marchigiana, ha fatto seguito una tavola rotonda sulla farmacia nell’ambito del servizio sanitario. Nel suo intervento Barra ha sottolineato, rivolgendosi soprattutto alla platea di giovani studenti, come «il farmacista debba essere sempre aperto al cambiamento, mentre difendere lo status quo senza un motivo valido non porta a nessuna evoluzione.

È importante soprattutto per i giovani mantenere il focus sull’innovazione tecnologica con applicazioni nella salute perché la ricerca e la formazione sono fattori chiave per affrontare le sfide. Sia i singoli sia le organizzazioni, piccole o grandi, devono dotarsi di una mentalità flessibile e grande spirito di adattamento al cambiamento. Il contesto culturale di oggi è globale e trasversale a realtà diverse tra loro e per cogliere le opportunità bisogna fare sistema tra distribuzione, Governo e farmacie senza fermarsi a difendere solo i propri interessi».

Testa nuovo presidente di Federsalus Marco Testa, amministratore delegato di Vemedia Pharma, è il nuovo presidente di Federsalus, associazione che riunisce i produttori italiani di integratori alimentari. Testa ha ricoperto la carica di consigliere delegato alla comunicazione e media relations dal 2014 e di vice presidente Federsalus dal 2015. Nel corso del suo mandato Testa sarà affiancato dai vice presidenti Antonino Santoro (Difass) e Andrea Costa (Siit). Riconfermati nel Consiglio direttivo Franco Bianco (Equilibra), Walter Bertin (Labomar), Floriana Raso (Loacker Remedia), Cristina Tosi (Pegaso), cui si aggiungono i nuovi eletti Francesco Nicotra (Epo), Alessandro Sertorio (Farmaceutici Procemsa), Andrea Zanardi (Meda Pharma Spa/Mylan Spa), Cinzia Pranzoni (Pasquali). Rosanna Zancani (Scharper) è stata riconfermata nel ruolo di Tesoriere.

Pani Chief scientific officer di Edra Luca Pani, già direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco e psichiatra all’Università di Miami, ha assunto l’incarico di Chief scientific officer di Edra, con l’obiettivo di definire l’indirizzo strategico di tutte le attività scientifiche editoriali e multimediali di Edra e coordinando la nuova struttura internazionale Health innovation hub. «La precisa comprensione della conoscenza, delle dinamiche di informazione e disinformazione, dei social e delle App - giusto per limitarsi ad alcuni esempi - che contribuiscono a trasformare i processi e gli strumenti operativi che si occupano di biologia, di farmaceutica e di medicina sono materia essenziale per essere proattivi nel promuovere e proteggere la Salute dei cittadini», sostiene Pani, «questo percorso con Edra nasce dalla vocazione comune a continuare a costruire valore per la Salute attraverso innovazione, sostenibilità e resilienza nella comunicazione e formazione avanzata». «L’Health innovation hub (Hih), guidato da Luca Pani», sottolinea Ludovico Baldessin, Chief operating officer di Edra, «sarà la struttura innovativa che si pone sullo scenario globale come un catalizzatore per intercettare e favorire la nuova comunicazione e nuovi modelli operativi in biologia, farmacologia e in medicina».

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SPIGOLATURE

Farmacia vicina parte in Liguria

Master a Milano in Pharmaceutical medicine È stato presentato a Milano il Master internazionale in pharmaceutical medicine nato dalla collaborazione tra Università degli Studi e Novartis. Il corso propone una formazione avanzata, basata sul dialogo tra accademia, ricerca di base e industria farmaceutica, nella consapevolezza comune che la collaborazione è vitale per tutti gli attori e che, come le migliori esperienze internazionali dimostrano, contribuisce a rendere il sistema più dinamico e competitivo. Il master inizierà il 31 marzo 2017 e avrà

una durata di dodici mesi, corrispondente a 1.500 ore, e si articolerà tra lezioni frontali, attività di gruppo e tirocinio. Per gli studenti più meritevoli saranno rese disponibili tre borse di studio, a totale copertura dei costi. A coordinare il master sarà Giuseppe Remuzzi, ordinario di Nefrologia alla Statale e Coordinatore delle ricerche all’Istituto Mario Negri di Bergamo. Per informazioni e per candidarsi, entro il primo febbraio 2017, è possibile collegarsi al sito www.masterinpharmamed.eu.

Federfarma Genova e Wellcare Marketing & Communication hanno presentato “Farmacia vicina”, il nuovo ecosistema multicanale di comunicazione e informazione. Da gennaio 2017 tutte le farmacie della Liguria possono comunicare sia con le istituzioni sia con le aziende e i consumatori attraverso questa nuova e unica piattaforma. «Il progetto», spiega Carlo Rebecchi, presidente di Federfarma Genova, «nasce dalla volontà di superare il problema della formazione del farmacista e della diffusione di informazione certificata. Farmacia Vicina sarà presente sui pc di ogni farmacia della Liguria. Si apre così un canale unico e preferenziale di comunicazione tra Federfarma Genova e gli associati, tra farmacisti e aziende. Farmacia Vicina aiuta a superare barriere logistiche e temporali che spesso impediscono ai farmacisti di recepire e avere prontamente a disposizione le informazioni sui prodotti e le attività collegate. Per i consumatori a breve sarà possibile scaricare l’app per avere informazioni sempre certificate e validate dal farmacista».

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IL LIBRO

Theriaca Un’antica farmacia veneziana e un misterioso contenitore che riconduce a un passato inquietante. Un thriller lagunare firmato da un farmacista

M

di GIUSEPPE TANDOI

auro Santomauro è un farmacista trevigiano che ha a lungo esercitato la professione a Venezia, dove ambienta questo suo primo romanzo. Un uomo dai molteplici interessi, non ultima la passione per la scrittura. Theriaca è un thriller che trae spunto dall’incarico che la giornalista Fedora Milano

riceve in redazione: andare a intervistare Niccolò Bellavitiis, il direttore di un’antica farmacia veneziana, fondata cinquecento anni prima. Un ambiente un po’ misterioso nel quale l’attenzione della protagonista viene attirata da un recipiente molto particolare che, una volta, serviva per trasportare la theriaca, composto chimico di origini antichissime… E qui ci fermiamo.

MAURO SANTOMAURO Theriaca Ferrari Editore, 2016, pp. 272

«Ho sempre avuto una certa predisposizione nel raccontare storie, magari infiorettandole con aneddoti o divagazioni per renderle, a chi mi ascolta, più accattivanti», ci racconta l’autore. «Il piacere e la sorpresa che leggo sul volto di chi mi sta di fronte, quando narro una storia inusuale, un avvenimento o un ricordo perduto, è impareggiabile. E la soddisfazione di allargare la platea dei destinatari di queste mie affabulazioni è il vero motivo che mi ha spinto a scrivere. Solo che ora posso solo immaginare le espressioni di chi, da lontano, s’imbatte nei miei racconti». E l’idea della trama come è nata? «Quando trascorsi il primo turno di guardia nella mia farmacia di Venezia. Mi trovavo, tra quegli antichissimi muri, nella solitudine e nella penombra offerta da una candela - un temporale improvviso aveva interrotto la corrente al cospetto di vetusti arredi e vasi d’epoca, con la sola compagnia dei miei tetri

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pensieri. E la fantasia mi giocò allora uno strano scherzo: immaginai le decine di miei predecessori, gli antichi speziali che, senza soluzione di continuità, per centinaia di anni avevano abitato, lavorato, vissuto e terminato la loro esistenza in quel luogo sconcertante. La suggestione mi fece persino credere che i loro spiriti aleggiassero ancora tra quelle mura e che la loro essenza sovrannaturale albergasse proprio in quegli antichi albarelli. Come vasi canopi in una antica piramide egizia. Poi, un soffio gelido spense la candela... Facezie a parte, il grande fascino di una Venezia misteriosa e ridondante di segreti ancora non svelati, l’orgoglio di appartenere a una corporazione ormai perduta - gli speziali della Serenissima - con le loro formule arcaiche e i riti alchemici ancestrali sono stati la miccia d’ innesco dell’inconsueta storia che ho narrato in questo libro». Un viaggio a ritroso che avvince il lettore.


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—JOHN ELDER ROBISON, studioso della neurodiversità e autore di Guardami negli occhi

“Preparatevi a ribaltare tutte le conoscenze che avevate sull’autismo. Con una ricerca meticolosa, Steve Silberman svela sorprendenti verità sulla storia dell’autismo, a partire dalla falsa idea per cui sarebbe ‘epidemico’. Preparatevi a condividere la profonda comprensione che l’autore ha per le tante, differenti persone che oggi includiamo nello spettro autistico. Silberman guarda con interesse anche ai cattivi della storia e questo è allo stesso tempo commovente e opportuno, nel momento in cui ci chiede di abbracciare la diversità. Questo racconto eroico e appassionante è un contributo fondamentale alla storia dell’autismo.”

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BAMBINI: Somministrare solo dietro il parere del medico. • Bambini al di sopra di 3 anni 1-2 bustine al giorno. • Bambini al di sopra dei 6 anni 2-3 bustine al giorno. Per informazioni

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