Punto effe 16 2017

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Anno XVIII | N° 16 19 ottobre 2017 | www.puntoeffe.it

2017 il partner quotidiano a cui affidarsi per curare in sicurezza

manchetteIF.indd 1

30/03/17

PARLIAMONE Pharmevolution a Catania

attualità La farmacia oncologica

Francesco Longo

NUTRIZIONE Il cibo, con cautela

SANITÀ ALLA

resa dei conti Luci e ombre nell’assistenza a livello nazionale, ma preoccupa il crescente divario tra nord e sud. E le farmacie? Devono giocarsi la partita della cronicità. A colloquio con il docente dell’Università Bocconi


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Anno XVIII | N° 16 19 ottobre 2017 | www.puntoeffe.it

2017 il partner quotidiano a cui affidarsi per curare in sicurezza

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30/03/17

PARLIAMONE Pharmevolution a Catania

attualità La farmacia oncologica

Francesco Longo

NUTRIZIONE Il cibo, con cautela

SANITÀ ALLA

resa dei conti Luci e ombre nell’assistenza a livello nazionale, ma preoccupa il crescente divario tra nord e sud. E le farmacie? Devono giocarsi la partita della cronicità. A colloquio con il docente dell’Università Bocconi




SOMMARIO

Editoriale| Simpson retail

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Controcorrente| Il mondo in vendita

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InnovAzione| Quei fatidici cinque minuti

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Interventi| Luci e ombre sulla professione

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Un farmacista a scuola| Sigaretta? No grazie

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PARLIAMONe

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PHARMEVOLUTION A CATANIA | Sotto il vulcano

primo piano

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INCONTRI | Francesco Longo 20 ATTUALITÀ | A tutto screening 26 ATTUALITÀ | Farmacie oncologiche certificate 28

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DALL’ALTRA PARTE DEL BANCO | Per una terapia mirata 32 NUTRIZIONE | Il cibo, con cautela

RUBRICHE Legale | La novella sulle società speziali Iniziative | Una buona causa per donare Farmanews | Non solo estetica Intervista a... | L’asso nella manica Spigolature

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Il libro | A tutela della salute Consigli The Blind Spot | La strada maestra

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Mercedes Bradaschia, Claudio Buono, Sergio Cattani, Stefania Cifani, Erika Mallarini, Luigi Marafante, Bruno Riccardo Nicoloso, Luca Pani, Davide Petrosillo, Chiara Romeo

Editore EDRA S.p.A.

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Direttore responsabile Giorgio Albonetti Direttore editoriale Ludovico Baldessin Direttore scientifico Paolo Vintani Coordinamento redazionale Giuseppe Tandoi - g.tandoi@lswr.it Collaboratori Silvia Ambrogio, Maurizio Bisozzi,

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ottobre 2017 |

Traffico Donatella Tardini (Responsabile) d.tardini@lswr.it - Tel. 02.88184.292 Ilaria Tandoi - i.tandoi@lswr.it Tel. 02.88184.294 Abbonamenti Tel. 02.88184.317 - Fax: 02.56561.173 abbonamentiedra@lswr.it Grafica e Immagine Emanuela Contieri - e.contieri@lswr.it

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trattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Edra S.p.A., Via G. Spadolini 7 - 20141 Milano, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione di cui all’art. 7 D.lgs 196/03.

Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 1/1/2016 - 31/12/2016 Periodicità: Quindicinale Tiratura media: 10.661 Diffusione media: 10.376 Certificato CSST n. 2016-2602 del 2/3/2017 Società di Revisione: REFIMI

Testata Associata



editoriale

S

Dopo lo sconcerto iniziale descritto negli editoriali precedenti, gli incontri che si susseguono, i progetti che stanno emergendo sulle reti, non posso non parlare di una situazione vissuta in prima persona, proprio dietro il banco, come mi ha chiesto di scrivere il mio editore. Da tempo era programmato, ma non pensavo che la programmazione coincidesse perfettamente alla necessità di cambiamento che sente la farmacia. Non ho mai nascosto che, nonostante l’impegno, i sogni, fossi diventato mio malgrado specchio dei tempi. I miei proclami del Regno della qualità in contrapposizione al Regno della q uantità risultavano essere cantilene gridate a me stesso piuttosto che paternali autorevoli. Chi ha vissuto come me gli ultimi dieci anni non riesce a descrivere lo tsunami avvenuto, il riemergere ogni tanto dal mare tempestoso, per trovarti circondato solo da detriti, la massima parte rappresentati dalle tue certezze. Come nel detto cinese la forza è non contrastare lo scorrere dei tempi, bensì «cavalcare la tigre», ovvero i cambiamenti, senza farsi divorare. E allora il primo ottobre la reazione, aderisco a un retail. Non improvvisato,

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di Paolo Vintani

impson

retail perché nasce dalla mia stessa cooperativa, studiato a tavolino da tempo, sorretto da innumerevoli confronti. Nessuna cessione di azienda, solo imparare a far parte di un gruppo con tutto te stesso e accettarne le regole, e poi… la famiglia. Perché questi sono i momenti migliori per capire tua moglie, i tuoi figli, perché questa è stata un’occasione d’oro per sforzarti di dire che ognuno è un individuo ed esprime la sua unità e peculiarità. Le generazioni si mettono a confronto non in contrapposizione, discutendo allo sfinimento, perché il progetto sia comune e condiviso, e solo allora sarà il nostro progetto. Ieri è stato il primo giorno di apertura, senza inaugurazioni o feste ma lavorando, e la risposta più bella è venuta dalla gente, basita ed estasiata, che dopo trent’anni vedeva un così radicale cambiamento. È nei momenti difficili che vale la pena cambiare. Credo nella scelta fatta, senz’altro mi ha dato una certezza forse dimenticata. La farmacia può essere archetipo della famiglia, ed è nel riconoscere i meriti e i difetti di ognuno che si esalta l’unità. Dissento da quello che dice Homer (vedi la citazione in alto), bisogna provare, ma in fondo Homer lo sa che non sarebbe nulla se non fosse un Simpson. E adesso mi piacerebbe vedere una puntata in camice bianco, dietro un bancone di farmacia con il faccione giallo.

Hai fatto del tuo meglio e hai fallito. La lezione è: non provare mai (I Simpson)


Il medicinale omeopatico oscillococcinum®

per la prevenzione e il trattamento dell’influenza e delle sindromi influenzali 1

”oscillococcinum® è normalmente proposto per la prevenzione e per la terapia dell’influenza e delle sindromi cliniche simil-influenzali2 ”.

con rapidità significativamente maggiore nel gruppo trattato con oscillococcinum® rispetto al gruppo placebo”.

(Bellavite P. oscillococcinum® e influenza. Storia, evidenze e ipotesi. Edizioni Libreria Cortina Verona 2008. p.7)

(Papp R, Schuback G, Beck E, Burkardt G, Bengel J, Lehrl S, et al. oscillococcinum® in patients with influenza-like syndromes: a placebo controlled double-blind evaluation. Br Homeopath J. 1998; 87:69–76)

Uno studio in real life3 condotto su 459 pazienti seguiti nell’arco di 10 anni ha evidenziato “come il medicinale omeopatico (oscillococcinum®) abbia avuto un effetto preventivo sulla minor incidenza di episodi RTI” (Infezioni del Tratto Respiratorio) e che “l’effetto protettivo osservato è coerente con altri studi che hanno documentato il suo effetto sul trattamento di sintomi sia influenzali che simil-influenzali”. (Beghi GM, Morselli-Labate AM. Does homeopathic medicine have a preventive effect on respiratory tract infections? A real life observational study. Multidiscip Respir Med. 2016; 11:12)

Depositato presso l’AIFA il 01/06/2017

Uno studio clinico4 randomizzato in doppio cieco su individui che avevano consultato il Medico di Medicina Generale e il Medico Internista per sintomi similinfluenzali (dei quali 188 trattati con oscillococcinum® e 184 con placebo) ha dimostrato che: “1) la riduzione dei sintomi dopo 48 ore è risultata significativamente più elevata nel gruppo trattato con oscillococcinum® rispetto al gruppo placebo; 2) i sintomi sono scomparsi

“oscillococcinum® è un medicinale omeopatico dei Laboratoires Boiron, unico, originale e brevettato. Da sempre è preparato in diluizione korsakoviana (200 K)2 ”. (Bellavite P. oscillococcinum® e influenza. Storia, evidenze e ipotesi. Edizioni Libreria Cortina Verona 2008. p.21)

oscillococcinum®, 30 e 6 dosi, contiene diluizioni omeopatiche che, per le loro basse concentrazioni molari, non presentano generalmente tossicità chimica, controindicazioni, interazioni farmacologiche direttamente legate alla quantità di prodotto assunto5-7. oscillococcinum®, in quanto medicinale omeopatico, è adatto ad adulti, bambini3,5, anziani3,5, pazienti politrattati3,8, pazienti con BPCO, allergie respiratorie, asma e altre malattie respiratorie3. oscillococcinum®: utilizzato da oltre 30 anni in 50 paesi del mondo.

D.Lgs. 219/2006 art.85: “Medicinale omeopatico senza indicazioni terapeutiche approvate”. D. Lgs. 219/2006 art.120 1 bis: “Trattasi di indicazioni per cui non vi è, allo stato, evidenza scientificamente provata dell’efficacia del medicinale omeopatico”. Medicinale non a carico del SSN.

Bibliografia 1. Mathie RT, Frye J, Fisher P. Homeopathic Oscillococcinum® for preventing and treating influenza and influenza-like illness. Cochrane Database Syst Rev. 2015; 1:CD001957. doi: 10.1002/14651858.CD001957. 2. Bellavite P. Oscillococcinum e influenza. Storia, evidenze e ipotesi. Edizioni Libreria Cortina Verona 2008. p.7,21. 3. Beghi GM, Morselli-Labate AM. Does homeopathic medicine have a preventive effect on respiratory tract infections? A real life observational study. Multidiscip Respir Med. 2016; 11:12. 4. Papp R, Schuback G, Beck E, Burkardt G, Bengel J, Lehrl S, et al. Oscillococcinum in patients with influenza-like syndromes: a placebo controlled double-blind evaluation. Br Homeopath J. 1998; 87:69–76. 5. Boulet J. Homéopathie – L’enfant. Marabout 2003. p.14-17. 6. Homeopathic and Anthroposophic Medicinal Products. Legislative term 2009-2014 of the European Parliament and the European Commission. ECHAMP E.E.I.G. European Coalition on Homeopathic and Anthroposophic Medicinal Product. 7. Kirby BJ. Safety of homeopathic products. Journal of the Royal Society of Medicine. 2002; 95 (5):221, 222. Disponibile su: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1279671/. 8. Jouanny J, Crapanne JB, Dancer H, Masson JL. Terapia omeopatica: possibilità in patologia acuta. Ariete Salute; 1993. 1: p.81.

www.boiron.it Servizio Informazioni Boiron numero verde 800-032203


corrente

ortnoc

I

di Maurizio Bisozzi

l mondo

in vendita Colossi digitali e della grande distribuzione insieme per facilitare l’acquisto

smartphone, lo metti discretamente a Nell’instabilità delle soparte dei tuoi desideri di acquisto, e il cietà liquide, l’unica genio della lampada li esaudisce, sficertezza è che i giganti landoti in silenzio i soldi dalla carta di dell’economia mondiacredito, senza quasi che te ne accorga. le continuano solidaIo, che continuo a guardare con sospetmente a darsele, come to e diffidenza uno strumento diabolico se non ci fosse un doe inspiegabile come il videoregistratomani. Google ha chiere, me la immagino così: sto una mano a «Buongiorno signore e grazie per averci Walmart per sfilare la chiamato. Io sono il risponditore autoscodella sotto il naso matico 23QSW, pronto a rendere felici i del povero Amazon. tuoi acquisti. Prima però vorrei illustrarL’oggetto del contendere siamo noi. Inti le nostre offerte del giorno». tesi come consumatori mutanti, centauE qui parte una giocosa declamazione ri digitali metà umani e metà computer, di circa un quarto smanettatori comd’ora. Proprio quanpulsivi di acquisti L’oggetto do stai per mandaron line. del contendere lo a quel paese e Per agevolarci e festeggiare insieme il siamo noi, intesi scendere al negozio sotto casa, va al matrimonio, il re dei come sodo: motori di ricerca e consumatori «Se vuoi acquistare la principessa dei mutanti, cavalli da corsa, supermercati metbottoni, porte bateranno a disposicentauri sculanti, farmaci o zione di noi invitati digitali, un’isola del pacifi- paganti - un assimetà umani co pronuncia uno. stente agli acquisti e met à computer Per posacenere, divocali: Google Assighe, fermagli da castant. Assunto che pelli, attrezzatura da bondage, scegli oggi guadagnare dieci euro è sempre due. Per alberghi in Patagonia, massagpiù difficile, i due aristocratici planetari gi shatzu, matite colorate, assorbenti ci offrono la benigna possibilità di spenipoallergici, vibrat… derne venti senza faticare. Tu parli allo

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ottobre 2017 |

«Ho capito, basta. Uno, uno». «Uno uno. Vuoi acquistare un dromedario, chiodi per scarpe, fiocine da balena, protesi artificiali, uccelli esotici…». «Maledizione, ho detto uno». «Complimenti per la tua scelta. Pronuncia ora il nome del prodotto». «Vorrei della tachipirina 500 compresse». «Non ho capito». «Tachipirina 500 compresse». «Complimenti. L’importo di 3250 euro è stato addebitato sulla tua carta. A brevissimo consegneremo al tuo indirizzo quanto ordinato: 500 caipirinhe compresse in un bidoncino. Dica accetto, prego». «Io ti accetto». «Non ho capito. Dica accetto, prego». «Io accetto te ammasso di ferraglia, ti faccio in briciole, pezzo di zuccone…». «Per zucchine, zucche di Hallowen, zuccotti di lana, zucchero filato, biografia non autorizzata di Zuckerberg pronuncia dodici. Per restituire la merce erroneamente ordinata, inoltrare una domanda in bollo, corredata di: dati anagrafici, stato di famiglia completo di eventuali amanti, esami del sangue degli ultimi sei mesi, certificato di sana e robusta costituzione, tendenze politiche e sessuali, elenco dei libri letti negli ultimi dodici mesi (minimo 40) Grazie per aver scelto Google-Walmart, il modo più facile e divertente di spendere».



Innovazione

Q

di Erika Mallarini, Sda Bocconi Professor, Government Health & Not For Profit Division

uei cinque

fatidici minuti

Esiste un mondo intorno di cui non ci rendiamo conto. Quando succede, ha inizio il cambiamento

Ore 7.57: tutte noi mamme dello school bus ci incontriamo al panificio e con le facce colpevoli compriamo la focaccia o la pizza da mettere nello zaino per lo snack time. E sì perché proprio alla fermata c’è uno di quei fantastici bar salutistici che piacciono tanto a noi mamme, ma alza la saracinesca alle 8, e alle 8 in punto i bimbi salgono sul bus. Mentre noi mamme siamo ancora al panificio entrano, per fortuna sempre dopo altrimenti perderemmo il bus, una quarantina almeno di studenti della Bocconi arrivati alla fermata del tram, che è sempre di fronte al suddetto bar, e si comprano snack e schifezze varie per il pranzo. Alle 8.15 devono essere in aula. E io penso: ma la titolare del bar se vedesse quante vendite perde per i fatidici cinque minuti, aprirebbe un po’ prima? Così, qualche giorno fa, ho aspettato che il bar salutista aprisse e, consapevole di rischiare un «fatti i fatti tuoi, io lavoro come una dannata, ci manca solo aprire prima», ho parlato alla titolare che mi ha ringraziato, dicendomi: «Proprio davanti al mio bar esiste un mondo che non avevo visto, grazie domani apro alle 7.45». Sembra banale, ma questo le farà cambiare la sua organizzazione: orario di

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sveglia, tram da prendere, organizzaziovent’anni cerco di far conoscere ai farmane del personale che dovrà arrivare pricisti quel pezzo di mondo che non vedoma per preparare i freschi. Perché no, ma che potrebbe rappresentare una l’innovazione sembra banale, ma richiegrande opportunità. Ma, salvo rari casi, la de organizzazione e condivisione con la risposta è «fatti i fatti tuoi, cosa ne sai tu squadra. E monitoraggio dei risultati per del “mazzo” che ci facciamo in farmacia; aggiustare il tiro, perché è un processo di avere una famiglia di farmacisti non vuol apprendimento. Le ho lasciato il mio nudire viverla. Ma hai presente quanti cammero, mi chiamerà biamenti dovremmo per dirmi dell’andaanche intorno apportare? Io farei mento degli scontrialla farmacia perché io sono un inni, non solo in quei novatore; ma i miei ci sono cinque minuti. Secollaboratori stanno realtà condo me una volta sempre seduti e non che essa avuto l’occasione di sono pronti al cams per iment arla in biamento». non vede quei cinque minuti, Per innovare bisogna molti diventeranno clienti per pranzo e conoscere il mondo, essere curiosi, stumerenda, spostandosi dalla Bocconi ridiare e non arroccarsi dietro al «noi siamo spetto alla quale ci sono almeno quindici diversi, quello che vale per altri non vale bar più vicini. per la farmacia o per la mia farmacia». Anche intorno alla farmacia ci sono realPer innovare si deve essere leader, cointà che essa non vede. Come il bar crede volgere la squadra. Per innovare bisogna di sapere tutto del suo bacino di utenza prima di tutto cambiare i processi orgama ne vede solo un pezzo, la farmacia nizzativi. Per innovare bisogna avere la vede solo la parte con la quale convive cultura e i sistemi informativi per il monidel sistema sanitario, la parte commertoraggio. ciale e i prodotti che dispensa delle induEpilogo: dalle 7.45 alle 8.00 il bar questa strie farmaceutiche, gli scontrini che settimana ha battuto in media 136 sconconsegna ai pazienti per il rimborso alle trini, gli scontrini pomeridiani sono auassicurazioni, la dispensazione del promentati del 32 per cento. E i collaboratori dotto, ma non cosa il paziente se ne fa sono contenti perché ha organizzato per quando arriva a casa. Ecco, io sono una loro un sistema di incentivazione sui riche non si fa i fatti propri, e da più di sultati.



interventi

L Anagraficamente, non trovo difficoltà nel mettermi il nuovo camice e il lucente caduceo di chi si presenta oggi alla professione e osserva il multiforme scenar io attuale, cercando di interpretarne il nuovo corso. È un po’ come quando ci si sporge da un’altura per esaminare il paesaggio circostante formato da sentieri, radure, grovigli, borghi e città, per individuare un nuovo cammino da intraprendere. È un quadro di luci e ombre che occorre certamente saper decodificare, non sottovalutandone i rischi, ma credo neppure facendosi sopraffare dalle paure. I dubbi oggi emergenti sono rappresentati dalle multinazionali del grande commercio on line, in progressiva espansione in vari settori, e di come queste possano essere interessate anche al nostro settore. C’è l’incertezza dell’approssimarsi delle farmacie di proprietà del capitale e di come, dove, quando e quanto queste penetreranno nell’attuale sistema: quali ricadute potranno avere sul mercato di settore e sulla libertà professionale di chi dovrà dirigerle? Anche i nuovi modelli di cura del paziente cronico, cui stanno ricorrendo le Regioni in modo difforme tra loro, rappresentano perplessità per la farmacia, per l’assegnazione

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di Davide Petrosillo, presidente Fenagifar

uci e ombre

sulla professione Uno scenario da capire e ancora da dipingere

premesse per una reazione d’orgoglio deldi nuove funzioni sanitarie a soggetti privala farmacia ci sono tutte. Già si riscontrati o per i programmi di aggregazione delle no, nelle ritrovate intese tra le diverse cure primarie che potrebbero rapidamente componenti della categoria, risultati attesi disorganizzare l’equilibrio su cui si è fondada tempo e ormai classificati come inspeta la capillarità della farmacia, ossia, la rabili, come per il recente rinnovo della compresenza della farmacia e dell’ambula“Tariffa nazionale dei medicinali”. La protorio medico. gettualità verso il “fare rete” è molto di più Questa analisi è stata più volte oggetto di di un navigatore se, con le forze di tutta la approfondita discussione e già fonte dei filiera, si riuscisse a mettere a disposizioprogrammi di attività di Fenagifar, nella ne delle farmacie che vogliono continuare consapevolezza di dover fornire un buon a essere indipendenti i mezzi per potere navigatore a chi deve affrontare un viagcompetere con chi è più grande di loro. Rigio sconosciuto e nella convinzione che cordate la fionda di Davide? Ancora, i serqualsiasi tratto difficile del cammino, se vizi cognitivi, ormai previsto e ben affronriconosciuti ufficialtato, può portare a opposso mente come utili al “siportunità anziché a stema”, rappresentano testimoniare rischi. Restando ai gionuove opportunità di vani, intanto, posso teche è molto sviluppo della farmastimoniare quanto sia diffusa tra cia italiana che è orforte in loro sia la voi giovani mai pronta a uscire lontà di impegnarsi farmacisti dallo stretto recinto per la professione sia della sola dispensaziola propensione a riporla volontà re in essa ogni sperandi affermarsi ne del medicinale. Portiamo in noi, con la za di realizzare sogni attraverso nostra preparazione, di soddisfazione e di affermazione profes- la professione un valore supremo e insostituibile, quello di sionale. Credo sia impoter spendere competenze e responsabiportante poter contare su chi ha desiderio lità specifiche che nessun altro ci potrà di cogliere il testimone e altrettanto spero mai sottrarre. Facciamone tesoro, impeche questo ottimismo sia contagioso e gnandoci in veste di coautori dello scena“ammorbi” anche chi fosse, plausibilmenrio futuro. te, demotivato. Da quel che si legge, le


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un farmacista a scuola

S

di Sergio Cattani, farmacista ed educatore

no grazie

Anche l’anno scolastico 2017-18 è partito. Noi siamo in piena fase di progettazione e scambio di progetti con scuole del territorio, al fine di ritagliare su misura gli interventi di educazione alla salute che ci caratterizzano. Questa volta voglio parlarvi di un intervento piuttosto originale, in un campo ampiamente trattato e senza novità di rilievo: la lotta al fumo. Nonostante i programmi di contrasto all’abitudine della nicotina siano iniziati ormai più di trent’anni fa, i fumatori non accennano a diminuire. Secondo un’indagine Doxa* nel 2017 si è osservato un aumento generalizzato (da 22 a 22,3 per cento), con la percentuale delle fumatrici che hanno superato i fumatori, per le regioni del nord. Perché non si riesce ad arrestare questo fenomeno? Con queste domande, abbiamo messo a punto “Fumo: pro o contro?”, un laboratorio

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igaretta?

Le statistiche parlano di un fenomeno in aumento eppure la lotta al fumo a scuola non sempre è affrontata nel modo adeguato

pareri a confronto con una regola sempre da rispettare: una dialettica civile di tre ore, da effettuarsi in un solo incontro, nella scuola media (preferibilmente secondo e terzo anno). L’abbiamo sperimentato più volte e il successo è garantito. Si inizia dividendo la classe in due gruppi: separatamente, ci dedichiamo a leggere brevi articoli sul fumo, scelti in modo da mettere in luce aspetti ben determinati. Si tratta di articoli che parlano sia dei lati negativi (conseguenze sanitarie, organolettiche, di qualità della vita), sia di quelli “positivi” (sostegno a economie emergenti, pagamento pensioni attraverso le tasse sulle sigarette, sfogo dello stress, eccetera). Alla fine dell’approfondimento, si mette in scena un dibattito in cui, attraverso il botta e risposta, ognuno deve convincere la controparte della propria posizione. Si badi bene: i gruppi non vengono scelti in base alle opinioni dei partecipanti, ma in maniera arbitraria da parte di noi educatori. In questo modo,

per difendere la propria idea ognuno deve mettersi nei panni di chi la pensa diversamente e sviluppa la comprensione di sé e delle proprie azioni più spontanee. Questo vale soprattutto per coloro che si dichiarano decisamente contrari, che faticano a empatizzare con i fumatori, salvo magari imitarli a qualche mese di distanza. Elaborando la propria idea attraverso il confronto attivo, si rinforza la propria posizione, anche grazie ai meccanismi del dibattito: vietato interrompere chi parla, obbligatorio proporre nuove questioni dopo aver risposto a quelle della controparte e non rifiutare mai lo scontro dialettico. Inoltre, questione da non sottovalutare, si gioca a sfatare il tabù del fumo “cattivo”, inutile a fini educativi, in quanto lo si rende ancora più seducente. La realtà è molto più complessa e i conflitti di interesse in campo sono molteplici, ignorarli sarebbe imperdonabile. Naturalmente i motivi addotti a favore del fumo sono solo superficialmente sensati, tuttavia alcuni di essi mantengono una forte presa sui ragazzi, dal momento in cui si inizia sempre per gli stessi motivi: imitazione, sentirsi accettati, sfogare lo stress. Queste necessità sono sempre attuali e non vanno ignorate: le statistiche lo dimostrano. Ma questa è solo la prima parte del laboratorio, sul prossimo numero vi parleremo della parte pratica. *www.doxa.it/fumo-in-italia-2017


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S Il futuro della professione? Dipende, quasi esclusivamente, dai farmacisti. A Catania la settima edizione di Pharmevolution

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di Giuseppe Tandoi

otto

il vulcano

A pochi mesi dall’elezione dei nuovi vertici di Federfarma, Pharmevolution - la tre giorni catanese organizzata da Gioacchino Nicolosi, presidente di Federfarma Sicilia, giunta alla settima edizione - è l’occasione giusta per fare, se non un primo bilancio, almeno un punto della situazione. La dirigenza del sindacato,

completamente nuova, richiama la categoria a un senso di responsabilità e a un impegno necessari ad affrontare le sfide più prossime. Il passato è alle spalle ma alcune debolezze della categoria sono state pagate a caro prezzo. Il futuro, denso di incognite ma anche di opportunità, è una partita da giocare in prima persona.


parliamone | ottobre 2017 15


parliamone

© Benny Faro

© Paolo Peluso

Da sinistra Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale e Gioacchino Nicolosi, presidente di Federfarma Sicilia

NON PIÙ DDL MA LEGGE La legge sulla concorrenza, ormai non più Ddl, è alle spalle ma i suoi contorni sono ancora da definire con chiarezza. Per esempio, la questione delle incompatibilità è tutt’altro che cristallina, come emerge dal convegno dedicato agli scenari che si aprono con l’ingresso dei capitali nelle farmacie. Certo è che le eventuali catene

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di proprietà avrebbero un approccio al mercato più commerciale. E la farmacia indipendente? «Presto avremo farmacie gestite con un approccio da supermercato», sottolinea Giampietro Brunello, dell’omonimo studio professionale, già presidente del Sose, la società del Ministero che redige gli studi di settore. «Fortunatamente la legge non ha toccato la pianta organica e quindi resta invariato e forte il rapporto con il territorio. Il valore aggiunto della farmacia indipendente è tutto nel farmacista e nei servizi che eroga al cittadino. Occorre puntare su attività di prevenzione, farmacovigilanza, pharmaceutical care che riaffermano il valore aggiunto del farmacista e della farmacia indipendente». Si prefigura, secondo Brunello, un futuro nel quale ci sarà spazio per la farmacia “commerciale” come per quella indipendente. In questo senso, fa notare Claudio Distefano, consigliere dell’Ordine di Catania, il

farmacista deve passare dalla dispensazione, atto puramente tecnico, all’atto professionale, cognitivo. La certificazione e l’accreditamento delle farmacie sono obiettivi importanti, in prospettiva, ma non possono prescindere da questo switch professionale. C’è poi il tema, cruciale e ancora un po’enigmatico, dei nuovi gruppi che si affacceranno sul mercato. È sbagliato - fa notare Marco Alessandrini, amministratore delegato di Credifarma - ridurre tutto alla possibile entrata in scena delle multinazionali della distribuzione intermedia come Boots. «Solo per fare un esempio, Scottish Widows, un fondo pensione scozzese con 170 miliardi di euro nel portafoglio, è uno dei numerosi potenziali investitori. Il business è molto appetibile, la profittabilità della farmacia italiana è fuori discussione». Non bisogna preoccuparsi, insomma, delle duemila farmacie in più che scaturiranno dal


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parliamone

il business della farmacia è molto appetibile, sono numerosi i nuovi player che si potrebbero affacciare sul mercato con la nuova normativa

concorsone Monti, semmai convincersi che aumento della popolazione, cronicità, deospedalizzazione sono processi che rendono la presenza e l’attività sul territorio delle farmacie ancor più imprescindibile. «La grande sfida che ci attende, ora non tra dieci anni», sintetizza Alessandrini, «è quella di mettere in sicurezza la farmacia, liberandola in parte da quella componente di debito che oltre a precluderle una redditività adeguata, la sottopone a rischi indipendenti dalla volontà del farmacista stesso».

PRIORITÀ Un mercato appetibile, sì, quello rappresentato dai 24 miliardi che, complessivamente, fanno capo alle 16.000 farmacie associate a Federfarma. Lo ribadisce Marco Cossolo, aggiungendo che questa frammentazione è però un punto di debolezza: molte risorse divise in mille rivoli. Ma ora, con il via libera ai capitali, la necessità di fare rete diventa, più che una opzione, una necessità. Cossolo fa un primo bilancio dei mesi iniziali ai vertici di Federfarma e indica la strada per l’immediato futuro. La Legge 124/2017 (ex Ddl) non è un dramma ma un dato di fatto con cui confrontarsi e, soprattutto «non è colpa delle multinazionali né di Annarosa Racca, semmai di una categoria, la nostra, che non è stata in grado di fare sistema». Ecco allora la svolta auspicata: rendere più stretti i rapporti con tutte le rappresentanze di categoria, a partire da Federfarma Servizi e Fofi, puntare su progetti condivisi. Uno per tutti, Cossolo ricorda quello della “rete delle reti”, su cui verterà la convention fiorentina di Federfarma Servizi-Feder-

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ottobre 2017 |

farmaco. Un progetto al quale guarda con attenzione anche Mauro Giombini, presidente di Adf (Associazione distributori farmaceutici), che, interrogato sul tema, si mostra cauto, nell’attesa di comprenderne più chiaramente i contorni, ma ben predisposto verso una eventuale sinergia con Federfarma Servizi, altro versante associativo della distribuzione intermedia, rappresentato a Catania dal presidente Antonello Mirone. Il quale ricorda che «oggi i distributori intermedi sono troppi, non è più il momento di pensare solo al proprio orticello». I tempi cambiano, cambia anche il sindacato. «Se Federfarma rinuncia», afferma con forza Cossolo, «a occuparsi della sostenibilità economica delle farmacie non fa il suo dovere. Si parla tanto di indipendenza e libertà, ma una farmacia che non si sostiene non è né libera né indipendente. Attenzione perché, senza un cambio di passo, rischiamo di diventare una riserva indiana». Intanto il cammino per il rinnovo della Convenzione è ripreso, dopo che pareva completamente arenato, e un’altra grande sfida è adesso quella della cronicità, da giocare Regione per Regione: «Quando si parla di trasferimento dell’assistenza dall’ospedale al territorio non significa che sul territorio ci siano soltanto le farmacie, anzi; bisogna essere in grado di fornire servizi di qualità». Una sollecitazione dalla platea: cerchiamo di uniformare la Distribuzione per conto a livello nazionale. Impossibile, replica Cossolo, almeno finché per mane il federalismo sanitario che vige oggi; un referendum per cambiare le cose c’è stato, ma con esito negativo.

© Paolo Peluso

I RURALI C’è un grande problema di marginalità nell’ambito delle farmacie rurali e il nuovo corso di Sunifar si propone di affrontarlo con decisione. La presidente Silvia Pagliacci ricorda che la struttura territoriale italiana è fatta per lo più di piccoli Comuni e che in essi la figura del farmacista rurale è primaria. Un segnale positivo è arrivato, ultimamente, dal legislatore: «La legge sui piccoli Comuni appena approvata è un segno nella giusta direzione». Capillarità e qualità del servizio sono elementi caratterizzanti del sistema farmacia e la ruralità in particolare - afferma Pagliacci - va difesa e salvaguardata. Occorre ogni sforzo perché, rimarca Salvo Cassisi, responsabile rurale di Federfarma Palermo, «le nostre farmacie sono ai margini del sistema e invece il loro ruolo in prospettiva può essere decisivo, ora che i piccoli Comuni si spopolano sempre più e si svuotano, di conseguenza, anche di studi di medicina generale. Ecco allora che la farmacia ha la possibilità di proporsi sempre più come centro sanitario di qualità». Ma l’attualità desta preoccupazione. Elio De Silvestri, presidente dei rurali siciliani, mette il dito nella piaga. I bilanci di molte rurali siciliane parlano chiaro: a fatturati di 200.000 euro (micro farmacie) corrispondono “stipendi” per i titolari simili a quelli di un collaboratore; a fatturati di 350.000 euro (medie farmacie) corrispondono stipendi un più alti di un collaboratore con otto anni di anzianità. Infine l’annosa questione delle pensioni Enpaf: tanti anni di versamenti per poche centinaia di euro al mese una volta abbandonato il banco. Un altro tema su cui si misurerà la nuova dirigenza.


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incontri

S

di Giuseppe Tandoi

Luci e ombre nell’assistenza a livello nazionale ma preoccupa il crescente divario tra nord e sud. E le farmacie? Devono giocarsi la partita della cronicità. A colloquio con Francesco Longo dell’Università Bocconi

anità

alla resa dei conti Sostenibilità, appropriatezza (prescrittiva e non), universalismo delle cure, deospedalizzazione, cronicità… Le parole chiave degli ultimi anni, in materia di politica sanitaria, sono tante e a volte non chiarissime nei loro contorni anche a chi, come noi, si occupa da tempo di questi temi. Questo il motivo che ci ha indotto a interpellare Francesco Longo, docente alla Sda Bocconi e ricercatore del Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas), di cui è stato direttore per due mandati. Longo parla chiaro e ha il dono della sintesi, doti non molto frequenti in ambito accademico. Come sta la sanità italiana? Il quadro è frammentario: i conti reggono, i piani sanitari regionali affrontano sempre più il tema cruciale della cronicità, ma il vero elemento di preoccupazione è il crescente divario quali-quantitativo, in materia di prestazioni, tra nord e sud.

Professore, ci spiega che cos’è questa benedetta sostenibilità? Significa tre cose: equilibrio finanziario tra entrate e uscite; che l’ammontare della spesa complessiva sia socialmente accettato; una qualità dei servizi buona ed equa. Il primo punto è ok: abbiamo raggiunto il perfetto equilibrio finanziario da cinque anni tra entrate e uscite, anzi c’è anche un po’ di avanzo ogni anno. Con circa 115 miliardi di spesa siamo tra i Paesi

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che spendono meno in sanità. I veri problemi con i quali ci dobbiamo confrontare sono due: aumenta il livello di undertreatment, ovvero il numero di persone cui non vengono somministrate le cure necessarie, e il divario crescente, qualiquantitativo, tra nord e sud in materia di assistenza. Una vera tragedia.

Il Fondo sanitario nazionale è insufficiente? È l’unico che ci possiamo permettere alla luce della finanza pubblica, ma è insufficiente rispetto alle necessità. Bisogna però smettere di ricorrere ai soliti luoghi comuni, come quelli degli sprechi, delle iperprescrizioni eccetera. Il nostro è un Paese che non cresce da vent’anni e le risorse sono insufficienti rispetto ai bisogni, anche a causa di un debito pubblico tra i più elevati al mondo, frutto del tradimento del patto generazionale. Per il resto, i soldi che abbiamo li spendiamo relativamente bene.

Quindi i Medici di medicina generale, spesso messi sotto accusa, non prescrivono troppo? Di sicuro ci sono quote di inappropriatezza su cui si può lavorare ma io le considero, tutto sommato, fisiologiche. Tanto più che quello di appropriatezza prescrittiva non è un concetto statico, varia con il mutare delle terapie, con il progresso scientifico. La


incontri questione è strategica ed è relativa, come già detto, alla limitatezza delle risorse. Le polemiche sugli sprechi le trovo autoconsolatorie, se non strumentali, da parte di chi le porta avanti. Come se il problema dei fondi da destinare alla sanità sia di facile soluzione. Ma non è così.

Possiamo ancora definire il sistema sanitario italiano “universalistico”? Direi proprio di no, proprio in ragione di quanto appena detto. L’Ssn riesce oggi a coprire il 75 per cento dei consumi in sanità, il restante 25 per cento viene invece pagato dalle famiglie e in esso c’è grande iniquità.

Come procedere allora? La sanità pubblica dovrebbe fare due cose. La prima è indicare chiaramente che prestazioni è in grado di coprire; la seconda è privilegiare le fasce le sociali più indigenti. La retorica sugli sprechi impedisce, tra le altre cose, al sistema di ragionare con lucidità quando si tratta di allocare le risorse. Al contrario, si continua a sostenere che il nostro è un sistema universalistico, cosa che non può essere vera, perché mancano quei 39,5 miliardi di euro di spese out of pocket, ovvero pagate dai cittadini. Con un inciso importante da fare…

Quale? La gran parte di quei 39 miliardi viene spesa al nord, dalle famiglie più benestanti. Il sistema sta aumentando la sua quota di iniquità.

E i ticket? È un falso problema, anche se è sempre ai primi posti nell’agenda dei politici. Alla fine si tratta di pochi miliardi, mentre la vera questione è quella della spesa privata. Le Regioni gestiscono i ticket a modo loro ma, in generale, essi toccano una fascia di popolazione limitata, i non esenti e i non po-

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Caratteristichedelbisogno incontri

Prevalenza della cronicità e presa in carico con un fenomeno crescente come quello della cronicità.

Condizioni di salute e patologie croniche, per area geografica, 2016, %

0

36,6

21,3

41,2 36,6

46,9

46,9 41,2

Sud e Isole

21,3

20,6

20,6

20,2

10 20 0 10

Centro

20,2

20 30

E quindi?

Sud e Isole

37,5

%

30 40

39,3 37,5

69,0

40 50

40,3

%

Centro

Nord

40,3 39,3

50 60

Nord 69,0

60 70

di salute e patologie croniche, per area geografica, 2016, %

68,7

71,5

70 80

71,5 68,7

80Condizioni

In buona salute

Con almeno una malattia Con almeno due malattie Cronici in buona salute cronica croniche In buona salute suCon almeno una malattiasuCon almeno due malattie in buona su totale popolazione totale popolazione totale popolazione sulCronici totale dei cronicisalute cronica croniche della macro-area su totale popolazione su totale popolazione su totale popolazione sul totale dei cronici della macro-area

Fonte: Elaborazioni Oasi su dati Istat, raccolte tramite auto-dichiarazioni, www.cergas.unibocconi.it/wps/wcm/connect/Cdr/Centro_CERGASit/ Home/Chi+siamo/Osservatori/OASI/

Trenddispesasanitaria

Spesa sanitaria pubblica, finanziamento e (dis)avanzo, ITALIA, Mln €, 2010-16 sanitaria pubblica, finanziamento e (dis)avanzo, ITALIA, Mln €, 2010-16 329

100.000

Spesa sanitaria pubblica

2015

116.151

329

115.822

116.151 113.961

113.961 114.574

114.484

114.484

2014

114.574

2013

2012 Avanzo

224

114.260

2012

2010sanitaria2011 Spesa pubblica

113.233

113.233 112.900

114.547

114.547

2011

113.964

111.548

2010

333

112.900

102.000 100.000

112.810

106.000 104.000

112.810

108.000 106.000

109.135

110.000 108.000

111.331

109.135

104.000 102.000

111.331

112.000 110.000

333

583

111.548

114.000 112.000 Milioni di euro

Milioni di euro

116.000 114.000

224

115.822

583

114.260

118.000 116.000

113.964

Spesa 118.000

2016

2013Risorse complessivamente 2014 2015 disponibili 2016

Avanzo

Risorse complessivamente disponibili

Fonte: Elaborazioni Oasi su dati ministero della Salute (2017), www.cergas.unibocconi.it/wps/wcm/connect/Cdr/Centro_CERGASit/ Home/Chi+siamo/Osservatori/OASI/ veri. Certo, esistono delle incongruenze: perché, per esempio, un ricco cronico deve avere l’esenzione dal ticket? Ma il vero problema, lo ripeto, sono i quasi quaranta miliardi di spesa privata.

Come giudica l’operato di Beatrice Lorenzin, da cinque anni alla guida del ministero della Salute? Non si tratta di fare un discorso sulle persone. Quello che conta oggi sono i rapporti tra le Regioni e tra Stato e Regioni. Più

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ancora conta la considerazione che oggi un ruolo cruciale, in sanità, lo riveste il Mef. Il ministero dell’Economia e della finanza indica la strada e quella bisogna seguire, al di là di chi sia il titolare della Salute. Un esempio: nel 2020 la spesa per il personale, in sanità, dovrà essere inferiore dell’1,4 per cento rispetto al 2004. Il Mef governa il sistema per singoli silos, per singoli ambiti di spesa. Questa politica aveva senso nei primi anni della crisi, dal 2008 al 2012, oggi non lo ha più, anche perché da anni abbiamo a che fare

Bisognerebbe cambiare la logica che presiede alla distribuzione delle risorse ma la cosa è impossibile finché le decisioni fanno capo esclusivamente al Mef, che considera la questione dei fondi per la sanità solo in termini finanziari. Una attitudine poco comprensibile, visto che da alcuni anni siamo in pareggio di bilancio e che ha gravi ripercussioni sul già citato differenziale nord-sud.

Spesa farmaceutica territoriale e ospedaliera, che considerazioni fare? La prima è ormai sotto controllo, per una serie di ragioni: la diffusione dei generici, l’affermarsi di Dpc e Diretta, i tagli ai prezzi… Nel canale ospedaliero confluiscono invece i farmaci più innovativi, che sono costati alle aziende farmaceutiche ingenti investimenti. È quindi naturale che la ospedaliera sfori il budget previsto. Da non dimenticare, inoltre, che sta crescendo, con tassi superiori alla spesa farmaceutica, quella per medical device.

E del payback a carico delle aziende per contribuire a limitare gli sforamenti cosa pensa? In realtà oggi si sta cominciando a sperimentare forme più raffinate come il payment by performance, cioè il rimborso in base al numero di pazienti sui quali il farmaco innovativo è risultato davvero efficace. La negoziazione condotta da Aifa su prezzi e volumi oggi è più attenta ai dati epidemiologici e al rapporto costi-benefici.

Si stanno affermando quindi nuove forme di collaborazione tra aziende e autorità regolatoria? Proprio così, con uno sforzo su entrambi i versanti. Le aziende, in particolare quelle che sviluppano i farmaci più innovativi, sono in grado di fornire dossier


incontri | ottobre 2017 23


incontri

sempre più raffinati all’Aifa, la quale sta dando vita a sistemi di contrattazione più adeguati alle nuove esigenze.

Parliamo di cure primarie e di assistenza sul territorio: Case della salute, Utap... Quello che sta accadendo è conseguenza della cronicità: il 37 per cento circa degli italiani sono pazienti cronici, 25 milioni di persone. Dopo i 55 anni un italiano su due è cronico. Di fronte a questo la retorica ospedale-territorio coglie solo in parte la dinamica dei servizi. La sostanza del discorso è questa: un’assistenza per acuti che passa da un regime di ricoveri ospedalieri a un regime di prestazioni ambulatoriali. Che poi tali prestazioni siano praticate in ambulatorio, in un centro polispecialistico o in un ospedale poco importa.

Alcuni sostengono che queste nuove strutture assistenziali potrebbero non essere in grado di dare una copertura adeguata, in termini di orari. Anche questo è un falso problema. Il cronico non ha bisogno di aperture h24, deve anzi accedere alle strutture in modo programmato, in base al suo Piano assistenziale individualizzato (Pai). Questo è il nuovo modello di assistenza che deve af-

fermarsi in relazione al diffondersi della cronicità. Ricordiamoci che negli ultimi quindici anni i ricoveri ospedalieri sono calati circa del 30 per cento, passando da 12 milioni a nove. La medicina oggi è essenzialmente attività ambulatoriale più farmaci. La differenza fondamentale tra paziente acuto e cronico è che mentre per il primo l’assistenza si volge sotto gli occhi di un operatore sanitario, per il secondo essa si compie a opera del paziente stesso o al limite con il supporto dei familiari.

Presa in carico del paziente cronico, altra espressione capitale di questi anni… La presa in carico presuppone il supporto alla compliance, alla literacy del paziente, il sostegno nel fargli prendere atto di avere una malattia con cui dovrà convivere per sempre. E qui si aprono spazi di mercato non indifferenti e non ancora colmati.

E le farmacie, possono partecipare alla partita? Certo, purché siano in grado di offrire nuovi servizi sul territorio. Ci sono già delle app che agevolano l’interazione tra farmacista e paziente. Per intenderci: un paziente non aderente alla terapia fa danno a se stesso e al sistema sanitario nel suo complesso. Sta alle farmacie inserirsi in

Trenddispesasanitaria Evoluzione delle principali voci di spesa SSN, numeri indice con 2010=100, 2010-16 120

117

110

Personale Beni e servizi

102 99

100

94

90

Medicina gen. conv. Farmaceutica conv.

80 74

Ospedaliera accreditata

70 60

Specialistica conv. e accreditata 2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

Fonte: Elaborazioni Oasi su dati ministero della Salute (2017), www.cergas.unibocconi.it/wps/wcm/connect/Cdr/Centro_CERGASit/ Home/Chi+siamo/Osservatori/OASI/

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questo contesto e contribuire a una compliance corretta. È evidente che questo tipo di servizi è più agevole in una logica di rete, di network tra farmacie.

Cosa pensa del Ddl Concorrenza appena approvato? I cambiamenti saranno meno graduali di quanto si pensi. Potrebbe succedere quello che è successo nel modo dell’odontoiatria, con il diffondersi di “catene” a discapito degli studi indipendenti. Entro dieci anni anche il panorama delle farmacie potrebbe mutare radicalmente, al di là del fatto che a giocare un ruolo di primo piano siano le multinazionali della distribuzione intermedia o le reti nelle quali confluiranno le farmacie indipendenti. Non siamo più in un’epoca - lo dico ai titolari – in cui “piccolo è bello”. Di certo vinceranno le reti, che nascano dall’alto o dal basso poco importa.

L’ultima domanda sulle recenti riforme sanitarie regionali. Cosa ne pensa? Quella lombarda, come quelle emiliana, toscana e veneta vanno tutte nella giusta direzione. La nostra pubblica amministrazione è un possesso di un database per certi versi unico: si conosce il consumo di farmaci di tutti i cittadini negli ultimi dieci anni. Grazie a questo, le Regioni del nord si stanno muovendo in una logica di medicina di iniziativa. Non aspettano che il paziente si rechi nelle strutture sanitarie ma agisce puntando sulla prevenzione.

E qui si inserisce la figura del “gestore” del paziente cronico. Esatto: il cittadino si trova nelle mani di una persona che si prende di lui nel lungo termine. Chi si oppone al nuovo corso è fuori dal tempo, poi si può discutere su chi deve essere a ricoprire questo ruolo. Tornando ai farmacisti, la categoria deve saper passare dalle dichiarazioni di principio alla capacità effettiva di offrire un certo numero di servizi, possibilmente in rete. Bisogna essere consapevoli che lo spazio imprenditoriale non rimarrà vuoto a lungo; se non si coglie l’occasione, si rischia grosso, altri player lo faranno al posto loro.


incontri sasasa

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attualità

A

a cura della redazione

tutto

screening

Promossa da Federfarma la prima campagna nazionale di prevenzione del diabete in farmacia. La partenza il 14 novembre, giornata mondiale della patologia 26

ottobre 2017 |

Un milione e mezzo di italiani non sa di avere il diabete, un dato di fatto che rende sempre più cruciale il tema della prevenzione, sull’alimentazione e sugli stili di vita in generale. Nel mondo, dal 1980 a oggi, i malati di diabete mellito sono quadruplicati. In Italia è affetto da diabete l’8,5 per cento della popolazione adulta (cinque milioni di persone) e, di questi, un milione non sa di esserlo. In trent’anni i malati sono più che raddoppiati. Aumenta anche il numero dei prediabetici che, oltre al rischio elevato di sviluppare il diabete, condividono con i diabetici un alto rischio cardiovascolare. Da questi presupposti nasce, promossa da Federfarma, la prima “Campagna nazionale di prevenzione del diabete in farmacia”. Avrà inizio il 14 novembre, in coincidenza della Giornata mondiale del diabete, e durerà una settimana, fino al 20. Partner educazionale del progetto è Teva. Le farmacie che aderiranno al progetto sottoporranno gratuitamente i cittadini interessati a un questionario anonimo con domande su età, peso, sesso, alimentazione, attività fisica, ereditarietà, eccetera e a un test della glicemia, effettuato autonomamente dal cittadino con un pungidito. Il questionario, accreditato dalla comunità scientifica internazionale, si compone di otto domande a risposta multipla con punteggi relativi a ogni singola risposta. La condizione di prediabete è purtroppo

largamente ignorata dall’opinione pubblica anche se importanti studi internazionali hanno ampiamente dimostrato la possibilità di prevenire, in soggetti prediabetici, la comparsa della malattia conclamata con un intervento volto a modificare lo stile di vita e consistente in una correzione delle abitudini alimentari e in un aumento dell’attività fisica. Tutti i dati raccolti in maniera anonima durante lo screening saranno poi elaborati, e successivamente presentati, con il commento scientifico di un board di esperti, alle autorità sanitarie e all’opinione pubblica.

Come partecipare Per partecipare alla campagna, che si avvale della collaborazione scientifica di un panel di associazioni dei medici diabetologi e del supporto di alcune aziende produttrici di materiale per l’autoanalisi, le farmacie dovranno comunicare entro il 25 ottobre la propria adesione attraverso l’area riservata del portale www.federfarma.it. Una volta effettuato l’accesso con le proprie credenziali, basterà cliccare su “Screening Diabete”, entrare nella sezione dedicata alla campagna e confermare l’adesione.


medicina | ottobre 2017 27


attualità

F I pazienti oncologici e le loro famiglie rappresentano forse uno degli esempi più evidenti di una società in cui la tendenza, per altro corretta, a rendere più limitato possibile il periodo di ospedalizzazione dei malati, rischia di accentuare la solitudine e i problemi irrisolti e irrisolvibili. Il farmacista si trova molto spesso a contatto con un malato oncologico o con i suoi familiari e non sempre è in grado di affrontare i problemi che essi pongono. Si stima che un paziente su tre che entra in farmacia sia un paziente oncologico, o lo è stato in passato, oppure che abbia un familiare malato. In questo contesto è nato un percorso pensato per i farmacisti per la certificazione delle competenze oncologiche delle farmacie, del quale si è recentemente concluso con successo il progetto pilota.

LA PRIMA FASE A questa prima fase hanno partecipato le farmacie dell’Emilia Romagna, che a breve riceveranno la certificazione, ma il progetto Facto (Farmacie assistenza e consulenza per le terapie oncologiche) ha già ricevuto il patrocinio di Fofi e di Federfarma per la Scuola di alta formazione organizzata da Edra, e quindi a breve partirà una seconda edizione. Il progetto, innovativo a livello europeo, è nato grazie a un bando ministeriale e della Presidenza del consiglio, con lo scopo

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ottobre 2017 |

di Chiara Romeo

armacie

oncologiche certificate Concluso il progetto pilota in Emilia Romagna, partirà a breve un corso multidisciplinare per l’assistenza e la consulenza al paziente

di formare i farmacisti per la certificazione delle competenze oncologiche in farmacia, ha visto protagoniste diciotto farmacie dell’Emilia Romagna. «Obiettivo generale del progetto», sottolinea Elena Penazzi, farmacista e project leader dell’iniziativa, «è quello di accrescere e specializzare la competenza del farmacista nel supporto al paziente oncologico; paziente che sempre di frequente interagisce con la propria farmacia di riferimento e che ha bisogno di risposte su alimenti, altri farmaci, prodotti di igiene e cosmesi che non siano dannosi per lui o in conflittualità con le cure cui si sta sottoponendo». Grazie a questo percorso di formazione le farmacie sono in grado di porsi, per la prima volta, nella posizione di un vero e proprio presidio di assistenza e consiglio, con competenze per gestire e soddisfare esigenze e interrogativi dei pazienti oncologici. Alla fine del percorso si ha l’ottenimento di una certificazione delle competenze da parte di Cepas, la società di Bureau Veritas che si occupa di certificazione delle professionalità. Il corso prevede un protocollo formativo che consente agli operatori farmaceutici di essere pronti a rispondere alla domanda dei pazienti oncologici su argomenti determinanti per la loro esistenza; dalle caratteristiche dei farmaci oncologici, agli integratori nutrizionali; dall’assistenza di

tipo psicologico, ai prodotti di cosmetica ed estetica, con un’attenzione particolare all’interazione fra farmaci e prodotti. «Questo progetto è un perfetto esempio di che cosa debba intendersi per evoluzione del ruolo del farmacista e per partecipazione al processo di cura», afferma il senatore Andrea Mandelli, presidente della Fofi. «Oggi dalla malattia tumorale, fortunatamente, si guarisce in un numero sempre maggiore di casi, ma il paziente deve trovare sul territorio un supporto adeguato anche per gli aspetti complementari della terapia, nel segno della personalizzazione delle cure e dell’integrazione tra i professionisti della salute che lo assistono». Che non si tratti solo di un percorso per ottenere una certificazione, ma di una formazione completa che cambia profondamente l’approccio al consiglio per il paziente oncologico, lo si capisce dalle testimonianze di chi ha già partecipato. «Questo percorso, che ha una visione multidisciplinare, mi ha aiutato a capire meglio cos’è un paziente oncologico», spiega Marina Colli, titolare della Farmacia Santa Caterina, di Carpi (MO), «così sono in grado di aiutarlo per le problematiche che non vengono affrontate nel reparto ospedaliero: dal dentifricio migliore in caso di lesioni alla mucosa orale dopo la chemioterapia, a un primo supporto psicologico».


attualità Mentre un’altra partecipante, Federica Cantagalli, titolare della Farmacia S. Martino di Bologna, spiega di aver «intrapreso questo percorso perché, pur non essendo vicini a un ospedale oncologico, abbiamo molti pazienti che sono malati di tumore. Da qui la necessità di gestire questi pazienti con competenza non solo in rapporto alla loro malattia, ma anche al giusto consiglio su tutto quello che ruota attorno alla terapia: dallo stile di vita ai consigli alimentari. A questo si aggiungeva l’esperienza personale di chi lavorava in farmacia, così insieme a un collaboratore abbiamo deciso di seguire il corso. Oggi posso dire che mi ha cambiato la mia vita professionale, perché adesso sono più serena e consapevole dell’aiuto che posso dare al malato oncologico. L’aspetto psicologico è sempre quello più complesso: perché al di là di quella che è la prognosi del paziente, la diagnosi di tumore ha sempre un impatto pesante e da come viene metabolizzata dipende poi come si affronta il percorso di cura». Le lezioni hanno visto un primo capitolo dedicato alla farmacologia oncologica, con i diversi effetti collaterali. «In questo modo possiamo aiutare il paziente a capire se gli effetti collaterali delle terapie che stanno seguendo sono ‘normali’ o sono da segnalare all’oncologo», spiega Colli. «Si è poi affrontato l’argomento

dell’integrazione: non tutti gli integratori sono adatti durante le terapie oncologiche, anche alcuni che in passato venivano consigliati. Adesso con sicurezza posso spiegare che per esempio il tè verde o il coenzima Q10, interferiscono con le terapie chemioterapiche mentre sono adatti la papaia, contro la fatigue, il resveratrolo, e la rodiola». Importanti sono anche i consigli nutrizionali e antinausea: «Le mucose dell’intestino sono molto colpite: per migliorare la condizione di questo organo vengono consigliate delle creme di cereali integrali, cotti che hanno azione lenitiva e filmante». L’alimentazione ha un ruolo importante anche nella prevenzione delle recidive e così vengono affrontati i principi di una corretta alimentazione anticancro.

UN ALTRO APPROCCIO Infine, c’è il grande capitolo dell’approccio psicologico alla malattia. «Spesso ci troviamo anche a dover aiutare i pazienti alla fine della terapia chemioterapica, perché si sentono abbandonati, o comunque non più seguiti come prima», spiega Colli. «È stato molto importante comprendere il processo di rielaborazione del trauma. Siamo in grado adesso di dare qualche primo consiglio ed eventualmente rimandare allo psicologo, il paziente stesso o i familiari»”. A questo è strettamente legato il consiglio di tipo estetico e cosmetico:

«Aiutiamo soprattutto le donne ad affrontare i cambiamenti fisici, attraverso la cura di sé. Quello su cui andiamo a lavorare è il miglioramento della qualità di vita del paziente oncologico».

Il corso L’Ecm dal titolo “Cancer Pharmacy – Scuola di Alta Formazione per il Consiglio e l’Assistenza Multidisciplinare al Paziente Deospedalizzato” si terrà da gennaio a maggio 2018 e nasce dalla positiva esperienza di FarmacistaPiù. Il programma - della durata di un totale di sessanta ore distribuite in cinque moduli da dodici ore ciascuno - prevede lo svolgimento di due moduli residenziali a inizio e fine corso e un percorso di webinar da seguire in remoto tra i due corsi residenziali. Sarà possibile seguire le lezioni comodamente da un proprio dispositivo (pc o tablet) senza necessità di recarsi in aula. Consentirà ai discenti di conseguire 30/50 circa crediti Ecm. Per iscrizioni e contatti Segreteria scientifica organizzativa: Edra Spa, via G. Spadolini 7, 20141 Milano. Tel. 0288184101; fax +39 02 93661.588; email e.artusa@lswr.it.

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NETWORK FARMÀ: NOVITÀ E INNOVAZIONE FARMÀ - ACCENTO SALUTE È IL NUOVO NETWORK PER I FARMACISTI INDIPENDENTI CHE VOGLIONO FARE SQUADRA. Farmà è una azienda dell’impresa italiana Farvima Medicinali S.p.A. realizzata insieme a un gruppo di farmacisti indipendenti. Si tratta di un network giovane e dinamico che già vanta più di 200 affiliati sviluppati in 5 anni di attività e progetti e che lavora secondo quattro parole chiave: assistenza, amicizia, competenza e innovazione. Farmà si dichiara ambiziosa perché il futuro per lei è “opportunità” e guarda alla farmacia come un presidio socio-sanitario del territorio che sappia integrarsi imprenditorialmente con tutti gli altri soggetti del sistema salute. La mission è offrire ad ogni farmacia una cassetta degli attrezzi per gestire le sfide del futuro con competenza e ottimismo con l’obiettivo di costruire un retail farmacia che vanti standard operativo gestionali e best practice di eccellenza. Un progetto ambizioso che, nelle sue finalità, intende dotare i farmacisti di strumenti gestionali che possano rendere le loro attività imprenditoriali competitive. Come si evince dal nome e logo del network, è l’accento il leitmotiv dal quale si snodano una miriade di iniziative. Il primo Accento è sulle Risorse della rete: un team competente che offre una risposta per ogni esigenza, una rete di agenti su tutto il territorio formata per un affiancamento quotidiano e sei Category Specialist che mettono a disposizione consulenza e progetti per migliorare l’immagine del punto vendita. Inoltre al fianco di Farmà c’è uno dei più grandi centri logistici italiani, Farvima, che serve circa seimila farmacie attraverso 15 magazzini efficacemente distribuiti sulla nostra penisola.

Vetrina della Farmacia affiliata Farmà

L’Accento Identità si focalizza sul format della farmacia Farmà, accattivante e innovativo, così come sulla private label “accento salute”, che si basa su un portfolio prodotti diversificato, assicura una forte marginalità e si caratterizza per il packaging distintivo. Un prodotto a marchio che coniuga qualità e convenienza solo per chi entrerà in squadra. L’Accento Risparmio prevede l’angolo Category Promo in farmacia, il volantino promozionale personalizzato con cinque uscite annuali e distribuzione sia in loco che door-to-door nell’area circostante la farmacia, tre eventi di promozione flash annuali, e continui T.O. e listini speciali. L’Accento Sapere è essenziale per il lavoro di tutti i giorni, offrendo reportistica di sell-out della farmacia e il paragone con le 30 farmacie geograficamente più vicine, così come corsi di formazione specialistica su temi che assistano il corretto approccio terapeutico ai propri pazienti. Infine, ma non ultimo, troviamo Accento Ambiente, l’angolo Ecò in farmacia dove vengono erogati prodotti ricaricabili a marchio Farmà.


Difatti, Farmà non è solo commerciale spinto ma crede fortemente che il suo profilo benessere debba essere interpretato a 360 gradi. Un luogo socio-sanitario che possa dare molteplici soluzioni al paziente, un punto di riferimento per la salute. La valorizzazione dell'accezione del vocabolo salute in tutti i suoi aspetti, che non si limiti solo ad un’ottima attività di cross-selling ma dove l'utile aziendale sia riscontrabile anche da un bilancio sociale. Per questo Farmà ha pensato ad un campagna di prevenzione dell’osteoporosi, partita questo ottobre su tutto il network. La campagna a rilevanza nazionale prevede in dotazione gratuita lo strumento della MOC e materiale pubblicitario. Questo per offrire agli affiliati l'opportunità di erogare gratuitamente, o al massimo al costo di 10 euro, il servizio di prevenzione al paziente. Sono queste campagne che verranno ripetute ogni anno e toccheranno molteplici temi, in modo da rafforzare il ruolo della farmacia nel Sistema Salute e da stringere la relazione con i propri clienti. È stato poi composto un catalogo servizi vasto e con una varietà di opzioni create ad hoc per la farmacia di varie dimensioni, dal noleggio giornaliero ai sei mesi con solo referti o una giornata completa con assistenza. A disposizione degli affiliati vi sono accordi commerciali che consentono di avere sconti importanti e contestualmente mantenere i magazzini “leggeri”, uno degli obiettivi principali che si pone Farmà. Oggi gli affiliati sono in crescita, soprattutto nel Centro-Nord, in Lombardia, in Toscana e nel Lazio. Farmà ci tiene però a sottolineare che non si tratta di un network al quale si può aderire incondizionatamente, dal momento che esiste l'esclusività e non potremo mai trovare nel raggio di un chilometro più di un punto vendita Farmà. Il prossimo importante passo è l’arrivo del progetto presto anche in Sicilia, dove è prossimo al lancio attraverso Sofad s.r.l., azienda leader nel settore della distribuzione farmaceutica nella regione, composta da quasi trecento farmacisti soci e altrettanti clienti, integrata con Farvima Medicinali.

L'azienda Dicofarm S.p.A. ospiterà la Convention Farmà nella sua sede di Roma

Infine, un format farmacia Farmà Accento Salute sarà presto sul mercato e verrà presentato alla prima Convention itinerante del network durante il weekend del 28/29 ottobre a Roma….Un’occasione da non perdere per conoscere tutte le novità. Ovviamente i farmacisti interessati saranno ospiti graditi dello staff Farmà, basta scrivere una email a info@accentosalute.it e sarai contattato per maggiori dettagli.

Informazione pubblicitaria

Non abbiamo l'ambizione di essere perfetti, ma “unici”. Dott. Mirko De Falco Amministratore Delegato di Farvima Medicinali S.p.A.

Intervista a Mirko De Falco, Amministratore Delegato di Farvima Medicinali S.p.A., leader nella distribuzione e principale partner del network Farmà - accento salute.

QUAL È IL MESSAGGIO CHE VOLETE TRASMETTERE AI FARMACISTI ATTRAVERSO LA PROSSIMACONVENTION FARMÀ?

La Convention è l’occasione ideale anzitutto per riunire professionisti accumunati dalla stessa passione ed esigenza di affermare sempre più la propria individualità nel settore Salute. Farmà dunque interviene fornendo gli strumenti atti a raggiungere questo obiettivo, attraverso la cosiddetta cassetta degli attrezzi, costituita da i servizi riassunti nei concetti di Accento Identità, Risparmio, Sapere, Ambiente e per mezzo delle nostre risorse. Durante la Convention illustreremo nel dettaglio tutti i progetti in essere e in costruzione per il prossimo futuro, a partire dal nuovo concept, passando per la gestione commerciale, fino alla formazione su temi attuali. Possiamo quindi dire che è l’occasione per condividere in maniera pratica la vision che ci accomuna, ossia di costruire un retail farmacia si distingua sul mercato per le sue best practice.

COME PENSATE DI TUTELARE I FARMACISTI PRIVATI DALL’ARRIVO DEI GRANDI CAPITALI DELLE MULTINAZIONALI? Con l’apertura della titolarità al capitale, si svilupperanno processi dove rimarranno al passo soltanto le farmacie in catena e quelle organizzate in modelli aggregativi forti. Ma l’unione fa la forza soltanto se è forte a sua volta: è indispensabile che si mettano a valore comune le risorse, le economie di scala, la gestione degli acquisti e degli spazi, i servizi alla clientela. La fidelizzazione non si fa sugli sconti e sulle promozioni, si fa sul livello di servizio e per avere in tutti gli esercizi della rete lo stesso standard i servizi vanno industrializzati. Sono tutte cose che si possono mettere in campo soltanto se c’è una progettualità condivisa che unisce farmacie e distributore. Farvima sta quindi investendo sulle risorse per raggiungere quanto prima questi obiettivi: è infatti entrata in squadra Simona Laing, nota per la sua esperienza decennale nel campo delle farmacie comunali, che sta apportando il suo know how nella gestione a tutto il team. Concept innovativo, maggiori strumenti di comunicazione, sviluppo dei servizi dalla salute alla bellezza, forti offerte commerciali e un rapporto diretto e customizzato con ogni farmacia sono le basi dell’ambizioso progetto Farmà.

Dott.ssa Simona Laing Amministratore Unico di Farmà s.r.l.


dall’altra parte del banco

P

er una terapia

mirata

Colpisce un individuo ogni duecento, con più di 300.000 casi registrati in Italia, per il 75 per cento donne nel pieno della vita attiva. Parliamo dell’artrite reumatoide, una patologia infiammatoria di origine autoimmune, ad andamento invalidante e a carattere sistemico, caratterizzata da deformazione e dolore che possono portare alla perdita della funzionalità articolare. Chi ne è affetto deve affrontare non solo condizioni debilitanti sul piano fisico, ma anche un notevole peso emotivo, scendendo a compromessi su alcuni aspetti fondamentali dell’esistenza che di norma vengono dati per scontati. Il che comporta impedimenti concreti nella vita di tutti i giorni: dal lavoro al tempo libero, dalla cura personale alle attività domestiche. Oltretutto la malattia genera costi umani e sociali particolarmente gravosi: si calcola, infatti, che solo nel nostro Paese, oltre il 25 per cento dei pazienti sia parzialmente limitato nel lavoro e nel tempo libero, mentre il 4 per cento è affetto da disabilità completa. Esiste poi una forma di artrite reumatoide sottovalutata, nonostante i numeri, che risulta più aggressiva ed evolve rapidamente. Chi ne soffre paga un prezzo altissimo per disabilità e impatto sulla vita di tutti i giorni.

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di Claudio Buono

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EFFETTI INVALIDANTI

Artrite reumatoide, una patologia subdola, dai risvolti sociali non indifferenti

gi Sinigaglia, direttore del DH di Reumatologia dell’Istituto Gaetano Pini di Questi i temi al centro dell’incontro milaMilano, «l’artrite reumatoide è una patonese su “Artrite Reumatoide: una malatlogia multiforme, in quanto può variare tia dai mille volti. Dalla gestione della per modalità di esordio, decorso clinico, cronicità alla lotta alla forma precoce e caratteristiche sieroimmunologiche e riaggressiva”, che ha visto la partecipaziosposta ai trattamenti. Rispetto ad altre ne delle principali associazioni di persoforme di artrite, in quella precoce e agne affette da malattie reumatiche: gressiva, che nella fase iniziale interessa Anmar (Associazione nazionale malati il 40 per cento dei pazienti, l’infiammareumatici), Apmar (Associazione naziozione a livello della membrana sinoviale nale persone con malattie reumatiche e di cui è rivestito l’inrare), Amrer (Associaterno di tutte le artizione malati reumatici Emilia Romagna). LE ASSOCIAZIONI c o l a z i o n i m o b i l i DEI PAZIENTI dell’organismo comL’evento, realizzato porta un prematuro grazie al contributo LAMENTANO danno anatomico non condizionante di GRAVI agli altri tessuti artiBristol-Myers Squibb, RITARDI colari, soprattutto alè stato l’occasione NELLA l a c a r t i l ag i ne e per venire a conoall’osso subcondrale, scenza di che cosa DIAGNOSI ma anche a tendini e vuol dire convivere CORRETTA legamenti, portando, con una malattia subDELLA nel giro di un paio dola e dal decorso P A TOLOGIA d’anni, alla completa erosivo rapido e invaabolizione della funlidante, nonché di zionalità del distretto articolare colpito». scoprire come cambia la qualità dei rapNe consegue che questa forma di malatporti sociali e professionali e quali siano tia si associa a una maggiore disabilità e le maggiori criticità assistenziali per i a una più alta mortalità imputabile a mapazienti. Come ha subito evidenziato Lui-


dall’altra parte del banco nifestazioni extrarticolari, patologia cardiovascolare in primis. Quest’ultima colpisce soprattutto le donne tra i quaranta e i cinquant’anni, con una riduzione della sopravvivenza dai tre ai dieci anni.

UNA RAPIDA IDENTIFICAZIONE Alla luce della variabilità fenotipica dell’artrite reumatoide, possiamo quindi comprendere quanto la diagnosi precoce sia in grado di cambiare le sorti dei pazienti. Gli esperti ritengono sia fondamentale rilevare in tempi rapidi alcuni marcatori specifici che consentono di distinguere all’esordio le forme a evoluzione potenzialmente più grave, così da poter giungere prima possibile a un approccio terapeutico appropriato. È il caso del Fattore reumatoide (Fr) e degli Anticorpi anti-peptide ciclico citrullinato (Acpa) che si riscontrano di frequente nel siero di pazienti affetti da artrite reumatoide. Questi marcatori, quando si associano ad altri fattori prognostici negativi, sono in grado di predire la possibilità di rapida progressione della malattia, secondo un gradiente di rischio che raggiunge l’80 per cento. In tali casi è determinante, come precedentemente sottolineato, una strategia terapeutica

tempestiva, poiché coloro che iniziano una terapia adeguata entro i primi tre mesi dall’esordio, evidenziano una migliore prognosi in termini di danno radiologico e tasso di remissione. «Purtroppo la realtà ci descrive un quadro ben diverso: tra ritardi di sette mesi-un anno e anche più e diagnosi confondenti, il paziente finisce per curarsi anche per mesi con farmaci sintomatici», afferma Antonella Celano, presidente di Apmar. «Chi soffre di questa malattia ha difficoltà a decifrare i segnali del corpo e interpretare il dolore e gli altri campanelli d’allarme, come gonfiore, tumefazione, intorpidimento. Ma anche il medico di medicina generale a cui si rivolge il paziente deve fare i conti con la difficoltà che incontra a indirizzarlo tempestivamente dal reumatologo. Ciò è dovuto anche alla mancanza, in molte aree del nostro Paese, di una rete assistenziale efficace e di Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) che garantiscano un accesso rapido alla visita specialistica. Diversamente, con le cure oggi disponibili, riuscire a intercettare in tempo la malattia significherebbe non rischiare l’invalidità e poter vivere una vita normale».

PIÙ ATTENZIONE AI MALATI I pazienti italiani sono poco tutelati non solo in ambito privato - dove la mancanza di un sostegno alle donne fa sì che risultino le più colpite a livello fisico ed emotivo nel rapporto con il nucleo familiare - ma anche a livello professionale. «Da noi non esiste una normativa che incentivi i datori di lavoro ad adeguare gli ambienti per agevolare i dipendenti, in molti casi costretti a perdere il posto per colpa della malattia», fa sapere Ugo Viora, direttore generale Anmar, che tiene a sottolineare anche la mancanza, per chi soffre di artrite reumatoide, di un supporto psicologico, in particolar modo nell’età evolutiva, demandato quasi esclusivamente al privato. In questo contesto, le associazioni di pazienti giocano un ruolo determinante per far sì che i bisogni dei malati reumatici, oggi penalizzati rispetto a coloro che sono affetti da altre patologie ad alto impatto sociosanitario, vengano sempre di più messi al centro della programmazione nazionale. Tra i principali obiettivi delle associazioni rientrano, quindi, diagnosi più tempestive, trattamenti personalizzati che possano dare un reale beneficio ai pazienti, e un accesso alle terapie più ampio e omogeneo sul territorio nazionale.

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Nutrizione

I

di Silvia Ambrogio, biologa nutrizionista

l cibo

con cautela

Oncologia, l’importanza della dieta per la sopravvivenza

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Forse oggi tutti conoscono alcuni capisaldi delle linee guida e dei consigli dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’American cancer society (Acs), declinate nelle differenti realtà nazionali, dedicate a chi ha avuto un tumore ed è sopravvissuto alla malattia: consumare una dieta prevalentemente vegetale e non farsi mancare 150 minuti a settimana di esercizio fisico di moderata intensità. Fermo restando che la dieta è universalmente considerata un fattore di rischio modificabile nello sviluppo di alcune forme tumorali, esistono oggi diverse evidenze che mettono in relazione differenti modelli dietetici e specifiche forme tumorali, ma anche l’esito prognostico dello stesso. È importante che il farmacista resti sempre aggiornato sul fronte della nutrizione oncologica perché uno dei suoi ruoli è quello di supportare pazienti e famigliari nel discriminare informazione scientifica di qualità e moda alimentare del momento.

CANCRO AL SENO Molti studi osservazionali hanno esaminato il rapporto tra la dieta nel suo complesso, il rischio di recidive e l’esito della malattia, e in letteratura si trovano anche numerosi lavori che hanno messo in luce l’associazione tra uno specifico alimento o nutriente, come il tipo di cereale o di grasso alimentare, e questa o quella forma tumorale. In quest’ultimo caso è importante sapere e divulgare che i risultati raccolti non sono coerenti e attualmente l’unica certezza è che un aumento modesto nel rischio di cancro al seno è associato al consumo regolare di alcol, ma mancano studi di intervento che abbiano valutato le specifiche dosi sia nel rischio sia nell’esito. Spesso si consiglia di ridurre questo o quel tipo di cibo, ma nessuna associazione significativa è stata trovata tra il cancro al seno e l’assunzione di carboidrati, frutta e verdura, soia, antiossidanti, latticini e tè verde. Stesso discorso per diete più ricche di


Nutrizione grassi: nessuna evidenza. Attenzione, questo non significa che non esistano in letteratura studi validi che abbiano messo in luce correlazione tra questo tumore e il singolo alimento, ma l’assenza di associazioni statisticamente significative può essere dovuta alla difficoltà intrinseca nella valutazione dell’alimentazione perché gli studi dipendono dal soggetto, dai questionari sottoposti che si basano sul ricordo e sull’aderenza a un modello alimentare, cosa che sappiamo essere molto difficile. Inoltre il cibo stesso è molto complesso, con nutrienti che possono interagire tra di loro sinergicamente influenzando la biologia del cancro e rendendo pertanto difficile valutare il ruolo di un singolo fattore dietetico. Esistono però due grandi studi randomizzati che hanno esaminato gli effetti dei cambiamenti dietetici sullo sviluppo di recidive al seno: il primo è quello detto Wins e ha visto coinvolte 2.437 donne a un anno dalla chirurgia randomizzate

in due gruppi, uno a un intervento alimentare a basso tenore di grassi, l’altro con dieta di controllo. Nel follow-up di cinque anni è stato osservato un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da malattie nel gruppo di intervento, con un tasso di recidiva del 9,8 per cento nel gruppo di intervento e del 12,4 per cento nel gruppo di controllo; a 108 mesi, è stata rivalutata la sopravvivenza e anche se il gruppo di intervento ha avuto poche morti non ha raggiunto significatività statistica. Nel secondo studio, Whel, si è esaminato l’impatto di una dieta sempre a basso contenuto di grassi ma anche ad alta percentuale vegetale su un gruppo di 3.088 donne con tumore diagnosticato negli ultimi quattro anni. A sette anni di follow-up, nessuna differenza significativa è stata vista nella sopravvivenza libera da malattie tra i gruppi. Una nota importante è la perdita di peso e l’abitu-

dine a una alimentazione povera di grassi: nel primo studio citato le donne erano dimagrite e hanno continuato a mangiare con pochi grassi per sessanta mesi, nel secondo non vi è stata nessu-

L’unica certezza al momento è che un aumento modesto del rischio di cancro al seno è associato al consumo regolare di alcol | ottobre 2017 35


Nutrizione

rischio di tumore al colon retto, il caffè pare svolgere una funzione protettiva

Indicazioni pratiche

na riduzione ponderale e neppure una tale modifica allo stile di vita.

TUMORE AL COLON RETTO In questa forma tumorale esiste una notevole quantità di dati sul ruolo della dieta nella prevenzione primaria e in particolare due studi di coorte prospettici hanno mostrato un aumento del rischio associato a una dieta occidentale (maggiore assunzione di carni rosse e lavorate, dolci e dessert, patatine fritte e cereali raffinati), mentre una dieta con una elevata assunzione di frutta, verdura, legumi, pesci, pollame e cereali integrali è stata associata a un rischio ridotto. Inoltre nel tumore al colon retto i modelli dietetici adottati sono stati associati a esiti specifici. Uno studio che ha valutato 1.009 pazienti in terapia adiuvante per il cancro al colon di fase III ha valutato i due modelli alimentari descritti sopra, direi occidentale e mediterraneo

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“vero”, nel follow-up mediano di 5,3 anni la sopravvivenza è stata chiaramente associata al modello alimentare mediterraneo originale. Dati questi risultati l’interesse si è rivolto all’influenza del carico glicemico e della generale assunzione di carboidrati, mettendo in luce come carico glicemico più elevato e maggiore assunzione di carboidrati siano stati associati a un significativo aumento del rischio di recidive e mortalità nei pazienti con il cancro al colon di fase III. Nello stesso studio è emerso che il consumo di oltre quattro tazzine di caffè al giorno ha svolto un ruolo protettivo. In questa forma tumorale sono maggiori le evidenze, ma servono ancora moltissimi studi per convalidare queste indicazioni.

CANCRO ALLA PROSTATA Forse è poco noto, ma rispetto alle età esiste una differenza di sessanta volte nei tassi di incidenza tra le diverse popo-

Le verdure e la frutta devono rappresentare la metà del volume di cibo nel piatto (30 per cento verdura, frutta 20). I cereali integrali devono costituire il 30 per cento del piatto. Il cibo fonte di proteine (carne, pesce o altro proteina) deve rappresentare il 20 per cento del piatto. Il grasso deve arrivare da fonti prevalentemente vegetali, come l’olio d’oliva o di canola, avocado, semi e noci, e da pesci grassi. I carboidrati vanno assunti a partire da verdure, frutta, cereali integrali e legumi. Le fonti proteiche da privilegiare sono pollame, pesce, legumi, alimenti lattiero-caseari a basso contenuto di grassi e noci. Limitare l’assunzione di carni rosse o trasformate e zuccheri raffinati. Fonte: National comprehensive cancer network (Nccn), https://www.nccn.org/



Nutrizione

Il ruolo dell’obesità L’obesità è un fattore di rischio ben consolidato per molti tumori. In uno studio che ha coinvolto più di 900.000 americani adulti seguiti più di sedici anni chi aveva un Indice di massa corporea (Bmi)> 40 ha avuto un tasso di mortalità da tutti i tumori superiore a quello degli uomini e delle donne di peso normale: il 52 per cento degli uomini e il 62 delle donne osservati. I Bmi più elevati sono stati significativamente associati a più elevati tassi di morte per cancro all’esofago, al colon, al retto, al fegato, alla cistifellea, al pancreas, al rene, per linfoma non-

lazioni: maggiore in chi è più alto, uomini afroamericani negli Stati Uniti, minore in chi è più basso, ovvero uomini giapponesi e cinesi che vivono nei loro paesi nativi. Tra le spiegazioni date a questa notevole differenza vi è sicuramente l’impatto delle pratiche di screening, ma gioca un ruolo determinante il ruolo dei fattori ambientali, tra cui la dieta e l’attività fisica. Una revisione del 2015 ha identificato 44 studi randomizzati controllati di interventi di stile di vita con risultati di progressione del cancro della prostata o di mortalità e ha preso in esame tredici Paesi. Tanti i fattori alimentari presi in considerazione che vanno da un supplemento nutrizionale con semi di melograno, tè verde, broccoli e curcuma, alla dieta abituale con o senza aggiunta di semi di lino rispetto alla stessa dieta però a basso tenore di grassi sempre con o senza semi di lino; a un trial che integra soia, licopene, selenio e coenzima Q10. Tutti gli studi dimostrarono effetti benefici dei macronutienti e dei mi-

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cronutrienti nell’esito del cancro alla prostata, in particolare antiossidanti del caffè e licopene, e collegano i risultati peggiori in termini prognostici con un alto contenuto di grassi. A oggi però non si possono trarre linee guida specifiche a fronte di studi piccoli e eterogenei come questi, ma vale la pena in base alle evidenze in nostro possesso suggerire le stesse raccomandazioni che si darebbero per mantenere un cuore sano. Uno studio “curioso” perché estremamente pratico e replicabile è lo studio di Meal (Men’s eating and living): una telefonata cadenzata invitava i pazienti con cancro alla prostata di fase iniziale ad aumentare l’assunzione di verdure, portando l’alimentazione a essere più ricca di vegetali

Hodgkin e per mieloma multiplo. L’aumento del rischio di morte con valori di Bmi più elevati è stato osservato anche nei tumori dello stomaco e della prostata negli uomini e nei tumori di seno, utero, cervice e ovario nelle donne. Gli studi osservazionali hanno mostrato anche che l’essere obesi al momento della diagnosi è associata anche a un percorso di cura più difficoltoso poiché aumenta il rischio di tossicità da chemioterapia, aumentano le complicanze chirurgiche e vi è un più alto rischio di malignità secondarie.

e meno di grassi. I risultati sono stati talmente incoraggianti, sia in termini di aderenza al nuovo regime alimentare sia in termini di risposta terapeutica che un progetto con lo stesso nome e modalità è attualmente in corso,studiando l’impatto dell’intervento sulla progressione del valore di Psa.

ALTRI TUMORI Analizzando la letteratura ci si rende conto della moltitudine di studi fatti e in corso anche su altre forme tumorali e quasi sempre i risultati migliori sono associati a un maggiore introito di frutta e verdura: tumori della testa e del collo, tumori ovarici, endometriali e vescicali.

NOTA BIBLIOGRAFICA Karishma Mehra, MD, Alyssa Berkowitz, MPH, Tara Sanft, MD*, “Diet, Physical Activity, and Body Weight in Cancer Survivorship”, Med Clin N Am - 2017 | Rock CL, Doyle C, Demark-Wahnefried W, et al. “Nutrition and physical activity guidelines for cancer survivors”. CA Cancer J Clin 2012;62:243-74. | Chlebowski RT, Blackburn GL, Thomson CA, et al. “Dietary fat reduction and breast cancer outcome: interim efficacy results from the Women’s Intervention Nutrition Study”. J Natl Cancer Inst 2006;98:1767-76. | Pierce JP, Natarajan L, Caan BJ, et al. “Influence of a diet very high in vegetables, fruit, and fiber and low in fat on prognosis following treatment for breast cancer: the Women’s healthy eating and living (Whel) randomized trial”. Jama 2007;298: 289–98.


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Legale

L Lettera aperta a Marcello Tarabusi e Gianni Trombetta

a cura dello studio dell’avvocato Bruno Riccardo Nicoloso, Firenze-Roma (b.r.nicoloso@tin.it)

a novella

sulle società speziali Miei cari Marcello e Gianni, ho letto sul Sole 24 Ore di martedì 27 settembre il vostro intervento in dottrina, ma con autorevoli richiami alla interpretazione giurisprudenziale che conta, su “Le farmacie aprono a nuovi soci e alle società di capitali” che, per la chiarezza e la completezza della sua sintesi ben lontana dal pulsando pede di un qualche esegeta che coltiva le novelle della novella, faccio proprio di questo osservatorio legale per affidarne la lettura critica ai suoi farmacisti presbiti che non l’avessero ancora letto, pubblicandolo integralmente ma citando fonte e autori, che di certo me lo consentiranno per l’antica amicizia e stima che ci lega da più di vent’anni e che ringrazio per l’autorizzazione ricevuta per poterlo fare.

LA DOTTRINA «A cento anni dalla riforma Giolitti del 1913, la Legge 124/2017 rivoluziona il sistema liberalizzando la proprietà delle farmacie: la storia di altri Paesi induce ad attendersi una stagione di cambiamenti rapidi e imprevedibili. La gestione delle farmacie private, tuttora inscindibile (articolo 12, comma 3, legge 475/1968) tra titolarità del diritto di esercizio (la concessione sanitaria) e proprietà dell’azienda commerciale, è riservata ai farmacisti e alle “società speziali”, disciplinate dall’articolo 7 della legge

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362/91. Fino a oggi solo i farmacisti potevano esserne soci, con pochissime eccezioni previste da leggi speciali (farmacie di antico diritto, ex Ipab e farmacie cooperative). La Legge 124/97 porta due novità dirompenti: possono essere soci di società speziali anche soggetti non farmacisti e debuttano le società di capitali, mentre prima erano ammesse solo le società di persone e la cooperativa. Attenzione però: anche quando i soci sono tutti farmacisti, la società speziale non è, né potrebbe mai essere, una Società tra professionisti (Stp), perché non ha per oggetto l’attività professionale. L’esercizio della farmacia infatti è un’impresa commerciale, anche se a gestirla è un professionista: così dispone l’articolo 2238, Codice civile, quando la professione costituisce elemento di un’attività orga n i z z at a i n fo r m a d i i m p re s a (Cassazione civile, 12444/1991). E che il farmacista sia un imprenditore è riconosciuto da giurisprudenza anche molto risalente (Cassazione civile, sentenze 2827/1953, 2561/1978 e 6102/1986); si tratta di una figura imprenditoriale sui generis, collegata a un servizio che implica interessi sociali prima ed è quindi assoggettata a vigilanza e controllo dello Stato e a una disciplina mista di diritto pubblico e privato (Cassazione civile, 1149/1986).


Legale Non trattandosi di una Stp non si applicano le disposizioni e garanzie previste dall’articolo 10 della legge 183/2011; pertanto, a differenza delle Stp, il capitale sociale può essere anche interamente detenuto da non farmacisti: si tratta di uno dei punti che più ha fatto discutere nei lavori parlamentari, perché da più parti si chiedeva di limitare con “paletti” la partecipazione dei soci di capitale. Potrà essere socio, oltre alle persone fisiche, qualunque ente (fondazioni, associazioni, enti anche pubblici, fondi di investimento, società estere, eccetera), salvo solo il rispetto delle incompatibilità. Già ci si domanda se le fondazioni exIpab, titolari di farmacie ex articolo 20,

legge 475/1968 con divieto di cessione, possano conferire le rispettive farmacie in società anche unipersonali, per poi cedere in tutto o in parte le quote. La partecipazione dei soci “capitalisti” non è limitata alle società di capitali: potranno esistere società speziali di persone senza soci farmacisti (anche senza persone fisiche), come pure Spa o Srl (anche semplificate) solo tra farmacisti. Nulla vieta, in qualunque tipo sociale, di dotarsi di uno statuto che riservi ai farmacisti l’intero capitale sociale o la sua maggioranza, o che attribuisca ai soci farmacisti una qualche golden share, per esempio i diritti speciali previsti dall’articolo 2468, comma 3, Codice civile, nella

un punto cruciale: il capitale sociale può essere anche interamente detenuto da non farmacisti

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Legale

ogni società speziale potrà essere titolare di più farmacie senza limiti numerici né territoriali

Srl, oppure azioni speciali o strumenti finanziari partecipativi nella Spa; in una Sapa si potrebbe riservare ai soli soci farmacisti la qualifica di azionista accomandatario; nelle cooperative, la laurea in Farmacia può essere un requisito di ammissione del socio. In altre parole, tutte le soluzioni consentite dalla legge e dall’autonomia statutaria sono praticabili. Ogni società speziale potrà essere titolare di più farmacie, senza limiti numerici né territoriali. Come contraltare della totale liberalizzazione della proprietà, restano due disposizioni a tutelare la salute pubblica (imprescindibile anche sul piano comunitario: Corte di giustizia Ue, C. - 531/06) e prevenire monopoli. Da un lato, per ciascuna farmacia va designato un direttore, anche non socio, che sia farmacista in possesso dell’idoneità di legge. Al direttore compete vigilare sul regolare esercizio della farmacia e assicurare il rispetto di tutte le numerose disposizione speciali (per esempio: controlli dell’autorità sanitaria, farmacovigilanza, tracciabilità, farmacopea) che, sempre a tutela della salute pubblica, continuano ad applicarsi a tutte le farmacie. Dall’altro lato, in aggiunta alla generale disciplina antitrust (comunque pienamente applicabile) una disposizione speciale vieta a un singolo soggetto di controllare, direttamente o indirettamente, più del 20 per cento delle farmacie in ambito regionale».

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NON È FINITA «La riserva ai farmacisti era ritenuta una adeguata seppure non l’unica modalità di tutela della salute pubblica (Corte costituzionale, 275/2003: Corte di giustizia Ue-531/06); nel liberalizzare la proprietà il legislatore ha quindi il dovere di garantire in altro modo la prevalenza dell’interesse sanitario collettivo su quello economico individuale. Perciò resta la pianta organica, la cui legittimità è indiscussa (Corte Ue, cause riunite C-570/07 e C.-571/07), e viene riscritta la disciplina delle incompatibilità

che, con le parole della Corte costituzionale (sentenza 275/2003) “sono state poste dal legislatore al fine di salvaguardare l’interesse pubblico al corretto svolgimento del servizio farmaceutico e in ultima analisi alla salvaguardia del bene salute”. L’impianto normativo, toccato in pochi e limitati punti, era modellato sul socio farmacista e, se interpretato restrittivamente, risulta oggi inapplicabile a soggetti diversi dalle persone fisiche: non ha senso vietare a un ente di svolgere la


Legale

professione medica (articolo 7, comma 2) o di assumere la qualifica di lavoratore dipendente (articolo 8, comma 1, lettera c), perché sono attività riservate alle persone fisiche. Limiti e incompatibilità vanno interpretati in chiave evolutiva e adeguatrice per la loro vis espansiva volta ad assicurare, al di là della lettera della legge, l’effettività della tutela della salute pubblica (Corte Costituzionale 275/2003; Consiglio di Stato 7336/2010 e 474/2017). Si deve allora ritenere preclusa la qualità di socio a chiunque, direttamente o indirettamente, svolga un’attività nei settori “sensibili”: per esempio, dalle società speziali sono banditi non solo i medici (e loro associati o Stp), ma anche i titolari di case di cura, poliambulatori o altre strutture sanitarie accreditate (comprese le nuove società di odontoiatria). Allo stesso modo, l’incompatibilità deve ritenersi estesa a tutta la catena di controllo dei soci, per cui, per esempio, il divieto per i produttori di medicinali non è limitato alla società produttrice, ma si estende alle controllanti, alle controllate e alle società sottoposte a comune controllo (in sintesi: a tutto il gruppo e, forse, anche alle varie parti correlate), secondo gli ordinari principi del diritto societario che disciplinano anche il controllo indiretto e a mezzo di interposta persona o società fiduciaria. Abrogato il comma 4 bis dell’articolo 7 della Legge 362/1991, che fissava il limite di quattro farmacie per ciascuna società, resta al comma 2 come oggetto esclusivo “la gestione di una farmacia”: qualcuno ne ricava che per avere più farmacie si dovrebbero costituire altrettante società, ciascuna controllata “ai sensi degli articoli 2359 e seguenti del Codice civile” (così si esprime il comma 158 della Legge 124/1997). Ma la limitazione a “una” farmacia doveva ritenersi già t acit amente a brogat a dal Dl 223/2006 che consentiva di aver fino a quattro farmacie: la rimozione della norma abrogatrice non fa rivivere quella già soppressa. Sul punto lo scopo del legislatore, chiarissimo, è quello di ampliare, non di sopprimere, la multititola-

Occhiali da vedere per vedere: La battaglia del Lago Regillo La dottrina riportata nella lettera aperta che precede sulla Legge n. 124/2017, di cui dovranno in seguito tenere in debito conto i ben più autorevoli dioscuri che dai vertici degli enti esponenziali della professione farmaceutica hanno presentato al Senato il Disegno di legge 2236 AS sulla riforma del sistema farmacia (di si è parlato dai più con entusiasmo a FarmacistaPiù 2017), ricorda da vicino per il decisivo contributo dato in materia, la battaglia combattuta nel 499 a.C. dai primi consoli della Repubblica (romana) contro i Latini (laziali) alleati del deposto re di Roma, Tarquinio il Superbo, nei pressi del lago Regillo, allora esistente nella piana del cratere di Prata Porci, sotto il Monte Compatri, nel Tuscolano.

rità. Ci si chiede poi se sia tacitamente soppressa l’incompatibilità con qualsiasi lavoro pubblico o privato: in effetti questa forte restrizione di un diritto costituzionale fondamentale (articolo 1, 4 e 35 della Costituzione) dei soci persone fisiche, che in passato poteva considerarsi coerente con il sistema, appare oggi una irragionevole diseguaglianza, contraria agli articoli 2 e 3, comma 2, della Costituzione, rispetto alla piena libertà di iniziativa economica dei soci diversi dalle persone fisiche».

COMMENTO Da questo osservatorio rimangono da fare i complimenti agli esegeti dioscuri per aver saputo togliere il loglio dal grano delle “società speziali” (Consiglio di Stato, 20 novembre 2013, n. 5486), che non sono, è vero, società di professionisti, ma società di imprese in cui viene però esercitata una professione che garantisce «in concessione e con continuità temporale e territoriale un

Secondo la tradizione, ripresa da Tito Livio, la battaglia (cui partecipò Coriolano) fu violentissima e i Latini stavano p er prendere i l soprav vent o, quando i Romani chiesero un aiuto ai dioscuri, Castore e Polluce, facendo voto di dedicare loro un tempio per il richiesto sostegno: ibi nihil nec divinae nec humanae opis fuisse. Si videro allora comparire alla fronte dello schieramento bellico due giovani guerrieri, montati su cavalli bianch i, che si get t a rono nel la lot t a trascinando i Romani alla vittoria per poi abbondare il campo e portare a Roma la notizia e… abbeverare i cavalli alla fonte di Giuturna nei pressi del colle Quirinale, dove si erge ancora un loro monumento.

servizio pubblico e sociale» (Corte costituzionale, 4 febbraio 2003, n. 27) a tutela della qualità e della dignità della vita attraverso la cura della salute e la terapia del dolore: di tal che le indubbie esigenze imprenditoriali di tali società sono ritenute “marginali” rispetto a detto munus publicum (Corte Costituzionale, 10 marzo 2006, n. 87), ma con giudizio perché possa essere assicurato quell’equilibrio tra professione-struttura-ser vizio che rappresentano un unicum del sistema farmacia pianificato sul territorio e che, a ben vedere, può trovare nella disciplina codicistica ampie misure di salvaguardia senza dover scomodare interpretazioni burocratiche d’incer to segno del dettato normativo ovvero auspicare l’azione nomofilattica dei Tribunali, che pure ci sarà come è ormai divenuto un costume. Di contro alle incertezze del legislatore che di certo non è mancato nella novella in questione. Il vostro Bruno Riccardo Nicoloso

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di Mercedes Bradaschia

iniziative

Una buona

causa per donare La ricerca medico-scientifica è al primo posto nei pensieri degli italiani

Un’indagine Gfk-Gilead su comportamenti e propensioni degli italiani in tema di donazioni verso la ricerca medicoscientifica e le associazioni dei pazienti è stata presentata nell’ambito della giornata di premiazione dei 66 vincitori della settima edizione dei tre Bandi di concorso per ricercatori e associazioni pazienti promossi da Gilead in Italia: Fellowship Program, Community Award e Digital Health Program. Dal sondaggio, che ha coinvolto mille individui dai 18 agli 80 anni, intervistati a rappresentanza dell’intera popolazione italiana, compresi malati cronici e caregiver, emerge un’immagine della ricerca medico-scientifica complessivamente positiva: sette italiani su dieci la ritengono utile, mentre sei su dieci credono che porterà miglioramenti nella qualità di vita e di cura dei pazienti. «È quest’immagine sostanzialmente positiva che porta la ricerca medico-scientifica al primo posto tra le cause di donazione dei nostri connazionali», commenta Isabella Cecchini, Head of Gfk.

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L’INDAGINE La ricerca medico-scientifica è per gli italiani al primo posto tra le “buone cause” di donazione (10 per cento). Le associazioni pazienti occupano l’ultima posizione (1 per cento), superate, tra gli altri motivi di donazione, da aiuti per i Paesi in via di sviluppo, emergenze umanitarie e assistenza ai malati terminali. Tutto ciò, però, in un contesto che vede il settore delle donazioni in forte contrazione (sei milioni di donatori in meno negli ultimi dodici anni). La donazione degli italiani risulta “selettiva”: si privilegiano la ricerca e le associazioni che si occupano di oncologia o malattie neurodegenerative, a scapito di quelle che si occupano di malattie infettive (Hiv/Aids, epatiti, malattie a trasmissione sessuale, malattie tropicali), fanalino di coda nella lista. Il motivo è soprattutto legato alla scarsa conoscenza: è un’area a cui non si pensa, lontana dalla propria esperienza personale e prossimale, spesso sentita estranea a sé anche perché pensata come

conseguenza di stili di vita scorretti («Non mi possono colpire», «Non conosco nessuno che ha queste malattie»).

CHI DOVREBBE FARE DI PIÙ? Innanzitutto, le stesse associazioni dei pazienti dovrebbero comunicare di più, in questo momento il 54 per cento dei cittadini dichiara di venire a conoscenza delle diverse realtà associative attraverso il passaparola. Per avere maggiore credibilità gli intervistati affermano che la comunicazione dev’essere trasparente: il 48 per cento chiede vengano diffusi i risultati delle ricerche che sono state effettuate grazie alle campagne di raccolta fondi. E alla domanda fatta per individuare quali siano gli interlocutori che dovrebbero avere un ruolo attivo nella ricerca scientifica, al primo posto con il 52 per cento sono state indicate le istituzioni e al secondo (44 per cento) le aziende farmaceutiche che devono avere un ruolo sociale importante di sostegno sia per la ricerca medico scientifica sia per le associazioni di pazienti.


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di Stefania Cifani

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estetica Disponibile in Italia il primo farmaco per il doppio mento

volta distrutte, queste cellule non possoÈ disponibile anche in Italia il primo farno più conservare o accumulare grasso. maco iniettabile per il trattamento del Si tratta di una soluzione non chirurgica doppio mento. Questo accumulo adiposo, laddove finora è stato possibile intervenilocalizzato nella zona del viso sottostante re solo mediante liposuzione, procedura la mandibola, è un inestetismo che può da effettuarsi in regime ospedaliero. essere in molti casi essere fonte di disaIl trattamento, minimamente invasivo, gio rispetto alla percezione di sé e alla prevede la pratica di microiniezioni per propria immagine corporea. mezzo di un ago sottilisIl problema non riguarda simo alla dose di due solo persone in sovrappeIl so, ma può essere legato trattamento milligrammi per centimetro quadrato, rigoroanche all’invecchiamento, prevede samente da parte di a disfunzioni metaboliche e quattro-sei uno specialista esperto alla predisposizione genetie che abbia ricevuto un ca; può interessare uomini sedute apposito training. Per e donne di ogni età e peso. mensili ottenere risultati, che Il farmaco, presentato in per dagli studi effettuati rioccasione del 38° congresalmeno sultano duraturi nel so nazionale della Società tempo, sono necessarie italiana di medicina estetitre mesi quattro-sei sedute menca (Sime), è a base di acido sili. I risultati sono visibili dopo circa tre desossicolico, un acido biliare con azione mesi, momento in cui si può valutare anmirata alla distruzione delle cellule adipoche l’eventuale proseguimento della terase. Il grasso viene degradato grazie alla pia, che deve essere stabilito in base alle rottura della membrana cellulare e “sciolcaratteristiche individuali. La zona trattato”, in modo che poi venga riassorbito ed ta, inoltre, viene in seguito interessata aneliminato attraverso l’organismo. Il risultache da un effetto tensore, grazie alla to si mantiene nel tempo in quanto, una

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formazione di nuovo collagene stimolata dal trattamento.

GLI STUDI L’efficacia e la sicurezza del farmaco sono stati valutati da quattro studi clinici di Fase III - due condotti in Nord America e due in Europa- che hanno coinvolto più di 2.600 pazienti in tutto il mondo. La terapia ha mostrato una efficacia complessiva valutata a dodici settimane dell’ultima seduta, pari al 64 per cento negli studi europei e al 78 in quelli americani. Positive le ricadute sul fronte psicologico, rilevate in quasi la metà delle persone trattate, rispetto al risultato ottenuto con placebo, che ha interessato in media meno del 20 per cento dei casi. Per quanto riguarda la tollerabilità, possono verificarsi effetti collaterali come gonfiore o dolore localizzati nell’area trattata, in genere transitori e di media intensità. Il farmaco è acquistabile solo dagli specialisti: medici estetici, dermatologi e chirurghi plastici. Approvato nel 2015 dall’Fda, ha ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte di Aifa lo scorso mese di gennaio.



INTERVISTA A...

a cura della redazione

L’asso

nella manica Il tema dell’aggiornamento del personale che opera in farmacia - farmacisti e responsabili dei reparti commerciali - è un tema cruciale. Potrebbe sembrare ovvio che il bagaglio professionale di chi lavora dietro il banco debba essere costantemente arricchito, ma in realtà non è così. Alcune aziende, consapevoli di tali lacune, si impegnano a offrire alle farmacie un’attività formativa continua con numerosi appuntamenti sul territorio e differenti argomenti tecnicoscientifici. Ne parliamo con Bassano Gualteri, direttore sviluppo commerciale di Pierre Fabre Italia, che da anni se ne occupa, in qualità di organizzatore e di formatore lui stesso.

Cosa rappresenta la formazione tecnico scientifica per il canale farmacia? Gli investimenti formativi organizzati dall’industria rappresentano un potenziale di ampio aggiornamento per generare sviluppo commerciale della farmacia, al fine di garantire la soddisfazione e la fedeltà dei consumatori, oltre a una fresca attrattività per nuovi clienti.

Quanto tempo investono i farmacisti italiani per la loro formazione? Il dato in ore all’anno per ag-

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ottobre 2017 |

giornarsi sul miglior consiglio al consumatore non è disponibile e forse non è mai stato rilevato con particolare attenzione, ma numerosi intervistati stimano meno del 1,5 per cento del proprio tempo lavoro. Se l’asso nella manica del titolare di farmacia, in ottica di business, è l’alto livello di consiglio specialistico che il proprio team sa erogare gratuitamente a ogni singolo consumatore, allora bisogna riflettere sull’importanza della formazione nell’area del parafarmaco da parte di ogni componente dello staff della farmacia. Il grande vantaggio di avere tutti i componenti del team in grado di erogare efficaci e performanti consigli per generare vendite in farmacia è un valore inestimabile. Il 100 per cento dei consumatori che visitano la farmacia potrebbe avere consigli mirati per soddisfare i propri bisogni palesi e latenti in ogni comparto del punto vendita, quindi sull’intero assortimento del punto vendita.

Uno scenario confortante anche per il business del canale? Lo sviluppo commerciale del punto vendita sarebbe assicurato non solo dalla responsabile del reparto igiene e cosmesi ma da tutto l’organico disponi-

bile in ogni momento della giornata. La performance di “rivendita commerciale” sarebbe garantita al suo massimo potenziale e senza il rischio di flessioni del margine.

Non sembra una visione un po’ utopistica? No, non lo è da tempo per le molte farmacie che hanno deciso di lavorare con il concetto del total team: ossia con personale preparato su un’ampia gamma di prodotti dei comparti commerciali. L’obiettivo è stato raggiunto con alcuni intelligenti accorgimenti: una messa a fattor comune del team di quanto imparato da ogni singolo componente della squadra dopo aver partecipato a un corso di formazione; un obbligo formativo per tutti con una quota tempo condivisa su base mensile; un continuo processo di vasi comunicanti dell’informazione sulle novità di tutto l’assortimento del parafarmaco presente in farmacia; un ascolto attivo, nei tempi possibili, delle verbalizzazioni dei colleghi più preparati. Da un punto di vista imprenditoriale, e quindi del titolare, formare i propri collaboratori significa dare prestigio alla propria impresa. La formazione di prodotto diffusa sul parafarmaco per tutto il personale del-

la farmacia innesca sinergie di comportamento vincenti e vendite multiple, oltre a frequenti azioni di cross selling.

Il banco etico gioca quindi un ruolo fondamentale? Il banco dell’etico con la sua assoluta attrattività è la vera motrice dello sviluppo del punto vendita. Il farmacista al banco dell’etico che “vende” solo farmaco non si paga nemmeno lo stipendio. Questa frase stupiva anni fa, ora è talmente inconfutabile che non merita nessun ulteriore commento. Incontro però una quota significativa di farmacisti collaboratori e titolari di farmacia che sostengono la tesi che in farmacia non bisogna vendere, ma solo consigliare. La differenza è sottile e la rispetto. Ma astenersi dall’esplorare le necessità latenti dei consumatori significa quasi sempre non avere consigli da dare e quindi limitare la propria attività di vendita. Il cliente, senza grosse difficoltà,


troverà altrove il prodotto o il trattamento per la propria igiene o cura personale.

Quindi? I risultati della farmacia si concretizzano con un consiglio orientato alla vendita e il successo si traduce in motivazione del team e in gradimento del consumatore che percepisce passione, competenza e autentico interesse verso le sue necessità. La qualità del consiglio e quindi della consulenza in farmacia si alimenta con una formazione costante perché il consumatore, sempre più informato ed esigente, si aspetta un consiglio pertinente, personalizzato e altamente qualificato. Tutto questo, non dimentichiamolo, ha fatto della farmacia un ambiente esclusivo, caratterizzato da una sua straordinaria unicità.

L’attuale contesto competitivo stimola verso questi concetti? Il contesto del nostro canale sta vivendo un’ulteriore tra-

sformazione, con diversi fattori che ne stanno già condizionando l’identità futura. Un nuovo modello di concorrenza, il consolidarsi dell’on line e la mentalità sempre più digitale del consumatore, influenzeranno il punto vendita farmacia e le dinamiche di relazione all’interno di esso. Una nuova managerialità sta prendendo vigore sul territorio nazionale, composta da titolari sempre più “direttori generali della propria impresa”. Di conseguenza, le performance dei collaboratori devono essere più che mai nella costante fase di ricerca del miglioramento e della ottimizzazione.

A proposito di esperienza di acquisto, cosa sta cambiando? Il consiglio off line, quindi nel punto vendita, assume ora un ruolo ancora più importante di fronte alle nuove realtà digitali dell’on line. Il business dell’ecommerce rappresenta infatti un vero e proprio canale in co-

stante sviluppo. Un esempio: recenti indagini sul consumatore di dermocosmesi in Italia hanno dimostrato che costituisce oltre il 4 per cento del volume delle vendite in questo comparto. Altri Paesi europei hanno già superato il 20 per cento. Il consiglio del farmacista è quindi fondamentale, costituisce un inimitabile valore differenziante che si arricchisce e si coltiva con la formazione del personale. La consapevolezza universale è che un buon prodotto ha bisogno di un buon consiglio tecnicoscientifico. Saper consigliare per esempio il più appropriato “trattamento dermocosmetico” personalizzato a ogni esigenza è sinonimo di alta professionalità. La differenza tra la farmacia e tutti gli altri canali, on line incluso, si basa proprio su fattori di alta personalizzazione: interazione con il prodotto e con le texture, consiglio specialistico mirato, esplorazione dei bisogni latenti e prova del prodotto.

In conclusione? La formazione del personale della farmacia resta un elemento distintivo per favorire al meglio la risoluzione di un problema di salute o per accedere a un trattamento di bellezza efficace. I tanti specialisti della formazione impegnati quoti-

intervista a...

La formazione permetterà al farmacista di rimanere al primo posto nelle scelte del consumatore. Ne è convinto Bassano Gualteri, direttore sviluppo commerciale di Pierre Fabre Italia

Bassano Gualteri, direttore sviluppo commerciale di Pierre Fabre Italia

dianamente nel nostro Paese hanno la volontà di erogare le migliori sessioni per soddisfare il desiderio di aggiornamento dei farmacisti. Tutti sappiamo che è possibile migliorare ulteriormente l’importante missione del farmacista nella guida verso la prevenzione, la cura e il benessere dei consumatori. È proprio il momento di dare ulteriore entusiasmo e qualità a tutto l’ambiente della farmacia e a questa meravigliosa professione.

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Binosto 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE Binosto 70 mg compresse effervescenti 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Ogni compressa effervescente contiene 70 mg di acido alendronico come 91,37 mg di alendronato triidrato sodico. Eccipienti: Ogni compressa effervescente contiene 602,54 mg di sodio. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Compressa effervescente Compresse effervescenti di colore bianco-biancastro, piatte, rotonde con un diametro di 25 mm e con bordi smussati. Dopo la dissoluzione la soluzione ha un pH di 4.8 - 5.4. 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Trattamento dell’osteoporosi postmenopausale. Binosto riduce il rischio di fratture vertebrali e dell’anca. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Posologia La dose raccomandata è di una compressa effervescente da 70 mg in monosomministrazione settimanale. I pazienti devono essere informati che in caso di mancata assunzione della dose di Binosto 70 mg, devono assumere una compressa effervescente al mattino successivo al giorno in cui se ne sono accorti. Non si devono prendere due compresse effervescenti lo stesso giorno ma si deve ricominciare ad assumere una compressa effervescente una volta a settimana, nel giorno prescelto come stabilito in precedenza. Non è stata stabilita la durata ottimale del trattamento con bisfosfonati per l’osteoporosi. La necessità di un trattamento continuativo deve essere rivalutata in ogni singolo paziente periodicamente in funzione dei benefici e rischi potenziali di Binosto, in particolare dopo 5 o più anni d’uso. Popolazione pediatrica: L’alendronato sodico non è raccomandato per l’uso nei bambini di età inferiore a 18 anni in quanto i dati sulla sicurezza e l’efficacia in condizioni associate con l’osteoporosi pediatrica non sono sufficienti (vedere anche paragrafo 5.1). Uso negli anziani: Negli studi clinici non è stata dimostrata nessuna differenza legata all’età nei profili di efficacia o di sicurezza dell’alendronato. Non è pertanto necessario alcun aggiustamento della dose nei pazienti anziani. Uso nei pazienti con danno renale: Non è necessario aggiustare il dosaggio nei pazienti con velocità di filtrazione glomerulare (VFG) maggiore di 35 ml/min. L’alendronato non è raccomandato in pazienti con funzione renale compromessa quando la VFG è minore di 35 ml/min, in quanto non vi sono esperienze in proposito. Modo di somministrazione Per ottenere un adeguato assorbimento dell’alendronato: Binosto 70 mg deve essere assunto almeno 30 minuti prima di qualsiasi alimento, bevanda o medicinale della giornata, solamente con acqua di rubinetto. E’ probabile che altre bevande (inclusa l‘acqua minerale), alimenti ed alcuni medicinali riducano l’assorbimento dell’alendronato (vedere paragrafo 4.5). Per facilitare il raggiungimento dello stomaco e di conseguenza minimizzare il rischio di irritazione locale ed esofagea e delle reazioni avverse correlate (vedere paragrafo 4.4): • Binosto 70 mg deve essere assunto solo dopo essersi alzati dal letto per iniziare la giornata, sciolto in mezzo bicchiere di acqua di rubinetto (non meno di 120 ml). Dissolvendo la compressa in acqua si produce una soluzione tamponata a pH 4.8 - 5.4. La soluzione tamponata deve essere bevuta quando ha terminato di frizzare e la compressa effervescente si è completamente sciolta dando origine ad una soluzione tamponata, limpida ed incolore, seguita da almeno 30 ml di acqua di rubinetto (un sesto di bicchiere). Può essere assunta ulteriore acqua di rubinetto. • I pazienti non devono deglutire la compressa effervescente non dissolta, non devono masticare la compressa effervescente o lasciare che la compressa effervescente si dissolva nella loro bocca a causa del rischio di irritazione orofaringea (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). • Se la compressa non si dissolve completamente, la soluzione tamponata può essere mescolata finchè non sia limpida ed incolore. • I pazienti non si devono distendere fintanto che non abbiano mangiato qualcosa, il che deve avvenire almeno 30 minuti dopo aver aver bevuto la soluzione orale. • I pazienti non devono distendersi per almeno 30 minuti dopo aver bevuto la soluzione orale. • Binosto 70 mg non deve essere assunto al momento di coricarsi o prima di alzarsi dal letto all’inizio della giornata. • Binosto 70 mg può essere dato a pazienti che non sono in grado o rifiutano di deglutire le compresse. I pazienti devono assumere integratori di calcio e vitamina D se l’assunzione con la dieta non è adeguata (vedere paragrafo 4.4). Binosto 70 mg non è stato studiato per il trattamento di osteoporosi indotta da glucocorticoidi. 4.3 Controindicazioni • Ipersensibilità all’alendronato o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. • Patologie dell’esofago e altri fattori che ritardano lo svuotamento esofageo, come stenosi o acalasia. • Impossibilità a stare in piedi o seduti con il busto eretto per almeno 30 minuti. • Ipocalcemia. • Vedere anche sezione 4.4. 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni di impiego L’alendronato può causare irritazione locale della mucosa del tratto gastrointestinale superiore. A causa del potenziale peggioramento della patologia di base, si deve agire con cautela nel somministrare l’alendronato a pazienti con patologie attive a livello del tratto gastrointestinale superiore, quali disfagia, patologie esofagee, gastrite, duodenite, ulcere o con storia recente (1 anno) di patologie gastrointestinali importanti quali ulcera peptica o sanguinamento gastrointestinale attivo o chirurgia del tratto gastrointestinale superiore esclusa la piloroplastica (vedere paragrafo 4.3). In pazienti con esofago di Barrett già noto, i medici prescrittori devono valutare i benefici ed i rischi potenziali dell’alendronato su base individuale. In pazienti in trattamento con l’alendronato sono state riportate reazioni a carico dell’esofago (alcune gravi e con necessità di ospedalizzazione) quali esofagite, erosioni esofagee ed ulcere esofagee, raramente seguite da stenosi esofagee. Il medico deve, pertanto, fare attenzione alla comparsa di qualsiasi segno o sintomo che indichi una possibile reazione esofagea ed avvisare il paziente di interrompere l’alendronato e rivolgersi ad un medico nel caso si verifichino sintomi di irritazione esofagea quali disfagia, dolore o gonfiore o dolore retrosternale, insorgenza o peggioramento di pirosi. Il rischio di esperienze avverse gravi a livello esofageo sembra essere maggiore nei pazienti che non assumono l’alendronato in maniera appropriata e/o che continuano ad assumere l’alen-

Riassunto delle caratteristiche del prodotto - 089/03 dronato dopo lo sviluppo di sintomi riferibili ad irritazione esofagea. E’ molto importante che il paziente conosca e comprenda bene le modalità di assunzione del farmaco (vedere paragrafo 4.2). Il paziente deve essere informato che se non vengono seguite queste precauzioni, può aumentare il rischio di problemi esofagei. Mentre in ampi studi clinici condotti con le compresse di alendronato non è stato osservato un aumento del rischio, sono stati segnalati (dopo l’entrata in commercio del farmaco) rari casi di ulcere gastriche e duodenali, alcuni dei quali gravi ed associati a complicanze. L’osteonecrosi della mandibola/mascella, generalmente associata ad estrazione dentale e/o ad infezione locale (inclusa l’osteomielite) è stata riportata in pazienti oncologici in trattamento con regimi comprendenti i bifosfonati somministrati principalmente per via endovenosa. Molti di questi pazienti erano trattati anche con chemioterapia e corticosteroidi. L’osteonecrosi della mandibola/mascella è stata anche riportata in pazienti con osteoporosi in trattamento con i bifosfonati orali. Quando si valuta il rischio dell‘individuo di sviluppare osteonecrosi della mandibola/mascella devono essere presi in considerazione i seguenti fattori di rischio: • potenza del bifosfonato (la più alta per l’acido zoledronico), via di somministrazione (vedere sopra) e dose cumulativa. • cancro, chemioterapia, radioterapia, corticosteroidi, fumo. • un‘anamnesi di malattia odontoiatrica, scarsa igiene orale, malattia periodontale, procedure odontoiatriche invasive e protesi dentarie con scarsa aderenza. Prima di iniziare il trattamento con i bifosfonati in pazienti in condizione di salute dentale scadente deve essere presa in considerazione la necessità di un esame odontoiatrico con le appropriate procedure odontoiatriche preventive. Durante il trattamento, questi pazienti devono, se possibile, evitare procedure odontoiatriche invasive. Nei pazienti che hanno sviluppato un‘osteonecrosi della mandibola/mascella durante la terapia con i bifosfonati, la chirurgia odontoiatrica può esacerbare la condizione. Per i pazienti che necessitano di procedure odontoiatriche, non ci sono dati disponibili per suggerire che l’interruzione del trattamento con i bifosfonati riduca il rischio di osteonecrosi della mandibola/mascella. Il giudizio clinico del medico deve guidare il programma di gestione di ciascun paziente, sulla base della valutazione individuale del rapporto rischio/beneficio. Durante il trattamento con i bifosfonati, tutti i pazienti devono essere incoraggiati a mantenere una buona igiene orale, a sottoporsi a periodici controlli odontoiatrici, e a segnalare qualsiasi tipo di sintomo orale quale mobilità dentale, dolore, o gonfiore. Nei pazienti trattati con bifosfonati sono stati segnalati dolori ossei, articolari e/o muscolari. Nella esperienza post-marketing questi sintomi sono stati raramente gravi e/o hanno causato disabilità (vedere paragrafo 4.8). I tempi di esordio dei sintomi sono risultati variabili da un giorno a diversi mesi dall’inizio del trattamento. Nella maggior parte dei pazienti l’interruzione ha dato luogo ad un sollievo dai sintomi. A seguito di una nuova somministrazione dello stesso farmaco o di un altro bisfosfonato, un sottogruppo di pazienti è andato incontro ad una ricaduta dei sintomi. Fratture atipiche del femore Sono state segnalate fratture atipiche sottotrocanteriche e diafisarie del femore, principalmente in pazienti in terapia da lungo tempo con bisfosfonati per l’osteoporosi. Queste fratture trasversali o oblique corte, possono verificarsi in qualsiasi parte del femore a partire da appena sotto il piccolo trocantere fino a sopra la linea sovracondiloidea. Queste fratture si verificano spontaneamente o dopo un trauma minimo e alcuni pazienti manifestano dolore alla coscia o all’inguine, spesso associato a evidenze di diagnostica per immagini di fratture da stress, settimane o mesi prima del verificarsi di una frattura femorale completa. Le fratture sono spesso bilaterali; pertanto nei pazienti trattati con i bisfosfonati che hanno subito una frattura della diafisi femorale deve essere esaminato il femore controlaterale. E’ stata segnalata anche una limitata guarigione di queste fratture. Nei pazienti con sospetta frattura atipica femorale si deve prendere in considerazione l’interruzione della terapia con bisfosfonati in attesa di una valutazione del paziente basata sul rapporto beneficio rischio individuale. Durante il trattamento con i bisfosfonati i pazienti devono essere informati di segnalare qualsiasi dolore alla coscia, all’anca o all’inguine e qualsiasi paziente che manifesti tali sintomi deve essere valutato per la presenza di un’incompleta frattura del femore. Nell’esperienza post-marketing con l’alendronato ci sono state rare segnalazioni di gravi reazioni della pelle, comprese sindrome di Stevens Johnson e necrolisi epidermica tossica. E’ stata riferita osteonecrosi del canale uditivo esterno in concomitanza con l'uso di bisfosfonati, prevalentemente in associazione a terapie di lungo termine. Tra i possibili fattori di rischio dell'osteonecrosi del canale uditivo esterno sono inclusi l'uso di steroidi e la chemioterapia e/o fattori di rischio locali quali infezione o trauma. L'eventualità di osteonecrosi del canale uditivo esterno deve essere valutata in pazienti trattati con bisfosfonati che presentano sintomi a carico dell'orecchio, tra cui infezioni croniche dell'orecchio. Non si raccomanda l’uso dell’alendronato in pazienti con compromissione della funzione renale quando la VFG è minore di 35 ml/min (vedere paragrafo 4.2). Popolazione pediatrica: L’alendronato sodico non è raccomandato per l’uso nei bambini di età inferiore a 18 anni in quanto i dati sulla sicurezza e l’efficacia in condizioni associate con l’osteoporosi pediatrica non sono sufficienti (vedere anche paragrafi 4.2 e 5.1). Si devono considerare con attenzione cause di osteoporosi diverse dalla carenza di estrogeni e dall‘età o dall’uso dei glucocorticoidi. L’ipocalcemia deve essere corretta prima di iniziare la terapia con l’alendronato (vedere paragrafo 4.3). Anche altri disordini del metabolismo minerale (come una carenza di vitamina D e ipoparatiroidismo) devono essere trattati adeguatamente prima di iniziare il trattamento con Binosto. In pazienti affetti da queste condizioni cliniche deve essere effettuato il monitoraggio dei livelli del calcio sierico e dei sintomi di ipocalcemia nel corso della terapia con Binosto 70 mg. A causa dell’effetto positivo dell’alendronato sull’incremento della mineralizzazione dell’osso, possono verificarsi diminuzioni dei livelli sierici del calcio e dei fosfati specialmente nei pazienti che assumono glucocorticoidi nei quali l‘assorbimento del calcio può essere ridotto. Tali diminuzioni sono usualmente limitate ed asintomatiche. Vi sono state tuttavia rare segnalazioni di ipocalcemia sintomatica, occasionalmente gravi e spesso a carico di pazienti con condizioni predisponenti (es.: ipoparatiroidismo, deficit di vitamina D e malassorbimento del calcio). Nei pazienti che ricevono glucocorticoidi è particolarmente importante garantire un adeguato apporto di calcio e vitamina D. Eccipienti Questo farmaco contiene 26,2 mmol (o 602,54 mg) di sodio per dose. Da tenere in considerazione in persone che seguono una dieta a basso contenuto di sodio. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione E’ probabile che cibo e bevande (inclusa l’acqua minerale), integratori di calcio, antiacidi e altri farmaci per somministrazione orale, se assunti contemporaneamente all’alendronato, interferiscano con l‘assorbimento di quest’ultimo. Di conseguenza, i pazienti devono lasciare trascorrere almeno 30 minuti dall‘assunzione dell’alendronato prima dell’assunzione di qualsiasi altro farmaco orale (vedere i paragrafi 4.2 e 5.2). In volontari sani, il trednisone somministrato per via orale (20 mg tre volte al giorno per cinque giorni) non ha prodotto un cambiamento clinicamente significativo nella biodisponibilità orale dell’alendronato (un aumento medio compreso tra il 20% ed il 44%). Non ci si aspetta nessuna altra interazione di rilevanza clinica con medicinali. Durante gli studi clinici un certo numero di pazienti hanno assunto estrogeni (per via intravaginale, transdermica o orale) mentre assumevano l’alendronato. Non sono state identificate reazioni avverse attribuibili


al loro uso concomitante. Poiché l‘uso dei Farmaci Antiinfiammatori Non Steroidei (FANS) è associato con irritazione gastrointestinale, si deve usare cautela durante il trattamento concomitante con l’alendronato. Sebbene non siano stati condotti studi specifici di interazione, l’alendronato è stato utilizzato in studi clinici in concomitanza con un’ampia gamma di medicinali senza evidenza di interazioni cliniche avverse. 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Gravidanza L’alendronato non deve essere usato durante la gravidanza. Non vi sono dati adeguati sull’uso dell’alendronato in donne in gravidanza. Gli studi su animali non indicano effetti dannosi diretti sulla gravidanza, lo sviluppo embrio/fetale o lo sviluppo postnatale. L’alendronato ha causato distocia dovuta all’ipocalcemia nei ratti in gravidanza (vedere paragrafo 5.3). Allattamento Non è noto se l’alendronato viene escreto nel latte umano. Considerate le indicazioni, l’alendronato non deve essere usato da donne che allattano. Fertilità I bifosfonati sono incorporati nella matrice dell‘osso, dalla quale sono gradualmente rilasciati nell‘arco di anni. Il quantitativo di bifosfonati incorporati nell‘osso dell‘adulto, e quindi, il quantitativo disponibile per il rilascio nella circolazione sistemica, è direttamente correlato alla dose e alla durata dell‘uso di bifosfonati (vedere paragrafo 5.2). Non ci sono dati sul rischio fetale nell‘uomo. Tuttavia, vi è un rischio teorico di danno fetale, principalmente scheletrico, se una donna rimane incinta dopo aver completato un ciclo di terapia con i bifosfonati. Non è stato studiato l‘impatto sul rischio di variabili quali il tempo che intercorre tra la cessazione della terapia con i bifosfonati e il concepimento, il tipo di bifosfonato usato, e la via di somministrazione (via endovenosa nei confronti della via orale). 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Non sono stati condotti studi relativi agli effetti sulla capacità di guidare e usare macchinari. Comunque alcune reazioni avverse che sono state segnalate con l’alendronato possono aver effetti in alcuni pazienti sulla capacità di guidare veicoli o sull‘uso di macchinari. Le risposte individuali all’alendronato possono variare (vedere paragrafo 4.8). 4.8 Effetti indesiderati In uno studio di un anno in donne in post-menopausa con osteoporosi, il profilo globale di sicurezza dell’alendronato 70 mg una volta alla settimana (n = 519) e dell’alendronato 10 mg/die (n = 370) sono risultati simili. In due studi di 3 anni con pressappoco lo stesso disegno, in donne in post-menopausa (alendronato 10 mg: n = 196, placebo: n = 397), il profilo di sicurezza totale dell’alendronato 10 mg e quello del gruppo placebo sono risultati simili. Le reazioni avverse riportate dagli sperimentatori quali di correlazione al farmaco possibile, probabile o certa sono presentate di seguito se avvenivano in >1% in uno dei gruppi trattati nello studio di un anno, o in >1% dei pazienti trattati con l’alendronato 10 mg/die e con un’incidenza maggiore rispetto ai pazienti trattati con placebo negli studi di tre anni.

STUDIO DI 1 ANNO

STUDIO DI 3 ANNI

alendronato

alendronato

alendronato

70 mg una volta alla settimana

10 mg/die

10 mg/die

placebo

(n=519) %

(n=370) %

(n=196) %

(n=397) %

dolore addominale

3,7

3,0

6,6

4,8

dispepsia

2,7

2,2

3,6

3,5

rigurgito acido

1,9

2,4

2,0

4,3

nausea

1,9

2,4

3,6

4,0

distensione addominale

1,0

1,4

1,0

0,8

costipazione

0,8

1,6

3,1

1,8

diarrea

0,6

0,5

3,1

1,8

disfagia

0,4

0,5

1,0

0,0

flatulenza

0,4

1,6

2,6

0,5

gastrite

0,2

1,1

0,5

1,3

ulcera gastrica

0,0

1,1

0,0

0,0

ulcera esofagea

0,0

0,0

1,5

0,0

dolore muscoloscheletrico (osseo, muscolare o articolare)

2,9

3,2

4,1

2,5

crampi muscolari

0,2

1,1

0,0

1,0

0,4

0,3

2,6

1,5

Gastro-intestinali

Muscoloscheletriche

Neurologici Cefalea

Le seguenti reazioni avverse sono state segnalate durante gli studi clinici e/o l’uso post-marketing delle compresse di alendronato per uso orale: REAZIONI AVVERSE Molto comune (≥1/10)

Comune (≥1/100, <1/10)

Non comune (≥1/1000, <1/100)

Raro (≥1/10.000, <1/1000)

Disturbi del sistema immunitario

reazioni di ipersensibilità incluse orticaria e angioedema

Disturbi del metabolismo e della nutrizione

ipocalcemia sintomatica, spesso in associazione con condizioni predisponenti# cefalea, capogiro§

Patologie del sistema nervoso Patologie dell’occhio

disgeusia§ infiammazione dell’occhio (uveite, sclerite o episclerite)

Patologie dell’orecchio e del labirinto

vertigine§

+ +

Patologie gastrointestinali

dolore addominale, dispepsia, costipazione, diarrea, flatulenza, ulcera esofagea*, disfagia*, distensione addominale, rigurgito acido

nausea, vomito, gastrite, esofagite*, erosioni esofagee*, melena§

stenosi esofagea*, ulcerazione orofaringea*, SUP (Sanguinamento, Ulcere, Perforazione) del tratto gastro-intestinale superiore#

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo

alopecia§, prurito§

eruzione cutanea, eritema

eruzione cutanea con fotosensibilità, reazioni cutanee gravi inclusa la sindrome di Stevens-Johnson e la necrolisi epidermica tossica+

Patologie del sistema muscoloscheletrico, del tessuto connettivo e delle ossa

+ +

Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione

Molto raro (<1/10.000)

dolore muscoloscheletrico (osseo, muscolare o articolare) che talvolta è grave#,§

gonfiore delle articolazioni§

astenia§, edema periferico§

fratture atipiche sottotrocanteriche e diafisarie del femore (reazione avversa di classe dei bisfosfonati)#, osteonecrosi della mandibola/mascella§,+, fratture da stress della diafisi prossimale del femore§,+

Osteonecrosi del canale uditivo esterno (reazione avversa per la classe dei bisfosfonati)

sintomi transitori come da risposta della fase acuta (mialgia, malessere e raramente febbre), tipicamente associati all’inizio del trattamento§

# Vedere paragrafo 4.4 - § La frequenza negli studi clinici è stata simile sia nel gruppo trattato con farmaco che in quello trattato con placebo. - * Vedere paragrafi 4.2 e 4.4 + Questa reazione avversa è stata identificata tramite il monitoraggio post-marketing. La frequenza di “raro” è stata stimata in base a studi clinici rilevanti. + Queste reazioni avverse sono state indentificate con la formulazione in compresse e potrebbero non essere applicabili a Binosto 70 mg, che è assunto come una soluzione orale tamponata. +


Spigolature

Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarma-co.gov.it/ it/responsabili. 4.9 Sovradosaggio L’ipocalcemia, l’ipofosfatemia ed eventi avversi del tratto gastrointestinale superiore, quali disturbi gastrici, pirosi gastrica, esofagite, gastrite o ulcera, possono essere la conseguenza di un sovradosaggio orale. Non sono disponibili informazioni specifiche sul trattamento di un sovradosaggio con l’alendronato. Si devono somministrare latte o antiacidi che si legano all’alendronato. A causa del rischio di irritazione esofagea, non indurre il vomito e il paziente deve rimanere rigorosamente con il busto eretto. 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: Farmaci che agiscono su struttura ossea e mineralizzazione, bifosfonati Codice ATC: M05BA04 Il principio attivo di Binosto 70 mg è l’alendronato triidrato sodico. E’ un bisfosfonato che agisce come un inibitore del riassorbimento osseo mediato dagli osteoclasti senza effetto diretto sulla formazione dell’osso. Studi preclinici hanno mostrato che l’alendronato si localizza in maniera preferenziale nei siti di riassorbimento attivo. Viene inibita l’attività, ma il reclutamento e l’adesione degli osteoclasti non sono alterati. Il tessuto osseo formatosi durante il trattamento con l’alendronato è qualitativamente normale. La tossicità esofagea associata al trattamento con alendronato, nota anche come esofagite da farmaco, è un effetto multifattoriale che sembra essere mediato principalmente da irritazioni locali della mucosa esofagea a causa di una sostanza cristallina. Il reflusso acido gastroesofageo potrebbe essere un fattore di rischio concomitante, poichè il blocco dell’acidità è uno dei principali trattamenti quando si verifica un’esofagite associata all’alendronato. Binosto 70 mg compresse effervescenti somministrato come una soluzione tamponata è stato sviluppato per solubilizzare completamente l’alendronato in una soluzione bevibile a pH elevato, con capacità di neutralizzare l’acido, per minimizzare il contatto dell’alendronato particolato con la mucosa e per prevenire la presenza nello stomaco della forte acidità gastrica, diminuendo il danno potenziale in casi di reflusso esofageo. Fare riferimento al paragrafo 4.8 per i dati post marketing raccolti negli Stati Uniti. Trattamento dell’osteoporosi in post-menopausa L’osteoporosi è definita come una densità minerale ossea (DMO) della colonna o dell’anca 2,5 DS (deviazioni standard) al di sotto del valore medio di una popolazione giovane normale o come una precedente frattura da fragilità, indipendente dalla DMO. L’equivalenza terapeutica dell’alendronato 70 mg in monosomministrazione settimanale (n=519) e l’alendronato 10 mg/die (n=370) è stata dimostrata in uno studio multicentrico di un anno su donne in post-menopausa con osteoporosi. Gli aumenti medi di DMO dal basale a livello del tratto lombare ad un anno sono stati del 5,1% (95% IC 4,8, 5,4%) nel gruppo trattato con 70 mg in monosomministrazione settimanale e del 5,4% (95% IC 5,0, 5,8%) nel gruppo trattato con 10 mg/die. Gli aumenti medi della DMO sono stati del 2,3% e del 2,9% a livello del collo del femore e del 2,9% e 3,1% in tutta l’anca, rispettivamente per i gruppi trattati con 70 mg in monosomministrazione settimanale e 10 mg una volta al giorno. I due gruppi di trattamento sono risultati simili anche riguardo agli incrementi di DMO in altri distretti ossei. Gli effetti dell’alendronato sulla massa ossea e sull’incidenza di fratture nelle donne in post-menopausa sono stati esaminati in due studi iniziali sull’efficacia, di disegno identico (n=994) e nel Fracture Intervention Trial (FIT: n=6.459). Negli studi iniziali sull’efficacia, gli aumenti medi della densità minerale ossea (DMO) con l’alendronato 10 mg/die confrontati con il placebo a tre anni sono stati dell’8,8%, 5,9% e 7,8% a livello rispettivamente della colonna vertebrale, del collo del femore e del trocantere. Anche la DMO dell’organismo in toto è aumentata in maniera significativa. C’è stata una riduzione del 48% (alendronato 3,2% vs placebo 6,2%) nella proporzione di pazienti trattati con l’alendronato con una o più fratture vertebrali rispetto a quelli trattati con il placebo. Nell’estensione a due anni di questi studi, la DMO ha continuato ad aumentare a livello della colonna vertebrale e del trocantere e si è mantenuta stabile a livello del collo del femore e dell’organismo in toto. Il FIT è costituito da due studi controllati con placebo su alendronato una volta al giorno (5 mg al giorno per due anni e 10 mg al giorno per uno o due ulteriori anni): • FIT 1: uno studio di tre anni su 2.027 pazienti con almeno una frattura vertebrale (da compressione) al basale. In questo studio, l’assunzione giornaliera dell’alendronato ha ridotto l’incidenza di ≥1 nuova frattura vertebrale del 47% (alendronato 7,9% vs placebo 15,0%). È stata inoltre rilevata una riduzione statisticamente significativa nell’incidenza di fratture dell’anca (1,1% vs 2,2%, una riduzione del 51%). • FIT 2: uno studio di quattro anni su 4.432 pazienti con ridotta massa ossea ma senza fratture vertebrali al basale. In questo studio è stata osservata una differenza significativa nell’analisi del sottogruppo di donne osteoporotiche (37% della popolazione globale dello studio, con osteoporosi secondo la definizione di cui sopra) nell’incidenza di ≥1 frattura vertebrale (2,9% vs 5,8%, una riduzione del 50%) e nell’incidenza di fratture dell’anca (alendronato 1,0% vs placebo 2,2%, una riduzione del 56%). Efficacia clinica di Binosto 70 mg compresse effervescenti per soluzione orale BC-118-07: uno studio clinico con Binosto 70 mg eseguito in 12 volontari sani di sesso femminile. Questo studio clinico ha valutato lo svuotamento gastrico ed il pH gastrico dopo la somministrazione di una compressa convenzionale e di Binosto 70 mg, compressa effervescente, con una elevata capacità tamponante. La soluzione tamponata ha la potenzialità di migliorare la tolleranza gastrica. Entrambe le formulazioni testate liberavano rapidamente l’esofago e non c’erano differenze statisticamente significative o fisiologicamente rilevanti nei tempi di svuotamento gastrico. L’esposizione della mucosa all’alendronato ad un pH minore di 3 è irritante per il tessuto gastro-esofageo. L’ingestione di una compressa convenzionale ha comportato la presenza dell’alendronato nello stomaco ad un pH minore di 3 entro pochi minuti. Dopo la somministrazione di Binosto 70 mg il pH gastrico generalmente aumentava a circa 5 e rimaneva ad un plateau per 30 minuti, poi diminuiva gradualmente. Il tempo necessario per il pH gastrico per scendere sotto 3, dopo l’ingestione del medicinale, era significativamente più alto con le compresse effervescenti, rispetto alla compressa convenzionale. Pertanto Binosto 70 mg minimizza la possibilità di esposizione dell’esofago (in caso di reflusso) e dello stomaco all’alendronato acidificato. Dati di laboratorio Negli studi clinici, sono state osservate riduzioni asintomatiche, lievi e transitorie del calcio e del fosfato sierici rispettivamente nel 18% e nel 10% circa dei pazienti trattati con l’alendronato 10 mg/die rispetto a 12% e 3% circa di quelli trattati con placebo. Tuttavia, le incidenze delle riduzioni del calcio sierico fino a valori <8,0 mg/dl (2,0 mmol/l) e del fosfato sierico fino a valori di ≤2,0 mg/dl (0,65 mmol/l) rilevate nei due gruppi di trattamento sono risultate simili. Popolazione pediatrica L’alendronato sodico è stato studiato in un ristretto numero di pazienti al di sotto dei 18 anni di età, con osteogenesi imperfetta. I risultati sono insufficienti per supportare l’uso di alendronato sodico in pazienti pediatrici con osteogenesi imperfetta. 5.2 Proprietà farmacocinetiche Assorbimento Rispetto a una dose endovenosa di riferimento, la biodisponibilità orale media dell’alendronato compresse nelle donne è stata dello 0,64% per dosi da 5 a 70 mg somministrate dopo una

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ottobre 2017 |

notte a digiuno e 2 ore prima di una colazione standard. Similmente la biodisponibilità si è ridotta a un valore stimato del 0,46% e del 0,39% quando l’alendronato è stato somministrato un’ora o mezz’ora prima di una colazione standard. La biodisponibilità di Binosto 70 mg compresse effervescenti è equivalente a quella delle compresse di alendronato, ma la variazione intraindividuale nell’escrezione (e pertanto nell’asorbimento) è più piccola per le compresse effervescenti (escrezione cumulativa nelle prime 48 ore: CV 32.0 vs 42.1%, velocità massima di escrezione: CV 37.5 vs 45.6%). Negli studi sull’osteoporosi, l’alendronato è risultato efficace quando somministrato almeno 30 minuti prima del primo alimento o bevanda della giornata. La biodisponibilità è risultata trascurabile quando l’alendronato è stato assunto assieme a una colazione standard o fino a 2 ore dopo. La somministrazione concomitante dell’alendronato con caffè o succo d’arancia hanno ridotto la biodisponibilità di circa il 60%. Distribuzione Studi nel ratto mostrano che l’alendronato si distribuisce temporaneamente nei tessuti molli dopo somministrazione endovenosa di 1 mg/kg, ma poi viene rapidamente ridistribuito nelle ossa o escreto nelle urine. Il volume medio di distribuzione allo steady state, escludendo le ossa, è di almeno 28 litri nell’uomo. Le concentrazioni plasmatiche del farmaco, dopo somministrazione orale di dosi terapeutiche, sono troppo basse per una valutazione analitica (<5 ng/ml). Il legame alle proteine plasmatiche nell’uomo è di circa il 78%. Biotrasformazione Non vi è evidenza di metabolizzazione dell’alendronato negli animali o nell’uomo. Eliminazione Dopo una singola dose per via endovenosa dell’alendronato radiomarcato con il 14C, circa il 50% della radioattività viene escreta con le urine entro 72 ore e la radioattività riscontrata nelle feci è molto scarsa o nulla. La clearance renale dell’alendronato è di 71 ml/min dopo una dose endovenosa singola di 10 mg e la clearance sistemica non supera i 200 ml/min. Entro 6 ore dopo somministrazione endovenosa la concentrazione plasmatica diminuisce fino a oltre il 95%. A causa del rilascio dell’alendronato dallo scheletro, si stima che l’emivita terminale nell’uomo sia superiore ai 10 anni. Nei ratti l’alendronato non viene escreto attraverso il sistema di trasporto acidobase dei reni e pertanto non ci si aspetta che interferisca con l’escrezione di altri medicinali attraverso questi sistemi nell’uomo. Caratteristiche nei pazienti Studi pre-clinici mostrano che il farmaco che non viene depositato nell’osso viene escreto rapidamente nelle urine. Non è stata dimostrata evidenza di saturazione dell’assorbimento da parte dell’osso dopo somministrazione cronica di dosi cumulative endovena fino a 35 mg/kg in animali. Sebbene non vi siano dati clinici disponibili, è probabile che, come negli animali, l’eliminazione dell’alendronato per via renale sia ridotta in pazienti con compromissione renale. Di conseguenza, un maggior accumulo di alendronato nelle ossa è prevedibile in soggetti con funzione renale compromessa (vedere paragrafo 4.2). 5.3 Dati preclinici di sicurezza I dati non-clinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla base di studi convenzionali di sicurezza farmacologica, tossicità a dosi ripetute, genotossicità, potenziale cancerogeno. Studi nei ratti hanno dimostrato che il trattamento con l’alendronato durante la gravidanza era associato alla distocia delle femmine durante il parto, correlata all’ipocalcemia. Nelle sperimentazioni, i ratti che hanno ricevuto dosi elevate hanno mostrato un’aumentata incidenza di incompleta ossificazione fetale. Si ignora se ciò sia rilevante per l’uomo. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Sodio citrato diidrato Acido citrico anidro Sodio idrogeno carbonato Sodio carbonato anidro Aroma fragola [maltodestrine (mais), gomma arabica, glicole propilenico (E 1520), sostanze aromatizzanti natura-identiche] Acesulfame potassico Sucralosio 6.2 Incompatibilità Non pertinente. 6.3 Periodo di Validità 4 anni. 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Questo medicinale non richiede alcuna temperatura particolare di conservazione. Conservare nel confezionamento originale per proteggere il medicinale dall‘umidità. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Le compresse effervescenti sono fornite in strip di fogli compositi (carta/polietilene/alluminio/ ionomero di zinco), con 2 compresse effervescenti confezionate in strip unitari. Confezioni da 4, 12 o 24 compresse effervescenti. E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione Nessuna istruzione particolare per lo smaltimento. Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente. L’aspetto del medicinale dopo la dissoluzione è una soluzione limpida ed incolore. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO Abiogen Pharma S.p.A. - Via Meucci, 36 - Ospedaletto - Pisa 8. NUMERI DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO AIC n. 040246011 “70 mg compresse effervescenti” AIC n. 040246023 “70 mg compresse effervescenti” AIC n. 040246035 “70 mg compresse effervescenti” 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Febbraio 2013 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Marzo 2016

70 mg 4 CPR Effervescenti Classe A - NOTA 79 - RR

16,18


di Medicines for Europe Marc-Alexander Mahl (nella foto), vicepresidente esecutivo della Business Unit farmaci generici della multinazionale tedesca Fresenius Kabi, sostituisce Jacek Glinka alla guida di Medicines for Europe, l’associazione che rappresenta le aziende europee del comparto delle aziende produttrici di equivalenti e biosimilari. Medico, specializzato in Medicina trasfusionale, Mahl ha guidato in precedenza il settore ospedaliero di Medicines for Europe. «L’assistenza sanitaria europea», dichiara, «è soggetta a vincoli finanziari crescenti: una moltitudine di pazienti è costretta a lottare per avere accesso alle cure necessarie e il costo complessivo crescente dell’assistenza sanitaria obbligherà i responsabili politici ad assumere scelte difficili e impopolari per la migliore allocazione delle risorse. Eppure esiste un modo semplice ed evidente per garantire sia l’accesso alle cure che la tenuta dei bilanci sanitari: la promozione dei farmaci generici, biosimilari e a valore aggiunto da parte di pazienti, medici e farmacisti».

Spigolature

Mahl alla guida

Donazione di Assofarm

all’Università di Camerino Assofarm rende noto di aver donato 63.000 euro all’Università di Camerino. La donazione andrà a finanziare il ripristino e la messa in sicurezza dei laboratori, necessari per le attività didattiche degli studenti della Scuola di Scienza del farmaco, danneggiati dal sisma dell’anno scorso. «Questa è una delle varie iniziative che Assofarm ha

predisposto a sostegno delle popolazioni terremotate», spiega il vicepresidente Luca Pieri. «Abbiamo deciso di non disperdere la nostra donazione in tanti rivoli ma di concentrarla su un contributo che, a nostro avviso, può aiutare a rilanciare il tessuto socio-economico del territorio. L’Università di Camerino è un’eccellenza delle Marche ed è da qui

che è giusto ripartire. Spero che questa iniziativa sia foriera di future sinergie tra l’Università stessa, in particolare la facoltà di Farmacia, e Assofarm».

Nasce la community

dei consulenti delle farmacie Il 5 ottobre scorso è stato sottoscritto un accordo che ha portato alla nascita di una Community professionale tra un gruppo di oltre venti professionisti specializzati nella consulenza continuativa alle farmacie. L’obiettivo comune degli aderenti, che conservano ciascuno la propria piena e incondizionata autonomia giuridica e professionale, è di «realizzare iniziative volte allo sviluppo, alla diffusione e alla condivisione di conoscenze

professionali ma soprattutto alla salvaguardia dei maggiori livelli di indipendenza dei farmacisti (anche attraverso attività volte a indirizzare in tal senso l’imminente creazione di filiere proprietarie di farmacie)». Il gruppo ha nominato un Comitato operativo che ha la funzione di promuovere e coordinare le varie iniziative, costituito da Giuliano Guandalini, presidente, Stefano Lucidi, vice presidente, e Nicola Brunello.

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Spigolature

Rombolà nuovo dg di Morando

Giuliano Rombolà (nella foto) è il nuovo direttore generale di Morando, tra le aziende leader nel mercato del petfood. Laureato in Economia aziendale all’Università Cà Foscari di Venezia, Rombolà proviene da un’esperienza in Mars Italia, dove ha svolto incarichi dirigenziali di crescente importanza. «Siamo molto soddisfatti della nomina di Giuliano Rombolà», rende noto la famiglia Morando in una nota ufficiale, «persona che saprà rafforzare il nostro team e ampliare il nostro business. La sua esperienza e conoscenza del mercato darà un forte impulso all’innovazione, consolidando la nostra relazione con i clienti e la nostra leadership nel mercato». Rombolà assume ora la carica di responsabile del consumer e trade marketing, dello sviluppo commerciale dei canali grocery e specializzato e della gestione logistica, rappresentando la divisione petfood dell’azienda Morando in tutte le attività di espansione del business.

Boggetti presidente di Assobiomedica

Massimiliano Boggetti sarà per i prossimi due anni alla guida di Assobiomedica, la federazione di Confindustria che rappresenta le imprese produttrici e distributrici di dispositivi medici. Amministratore delegato e direttore generale di Sebia Italia dal 2011, Boggetti è stato presidente dell’associazione Assodiagnostici di Assobiomedica. «È necessario dare un nuovo impulso di sviluppo al mercato dei dispo-

sitivi medici», dichiara, «che, più di qualsiasi altro settore in sanità, produce innovazioni tecnologiche per tutti i processi di prevenzione, diagnosi, cura e trattamento di ogni patologia oggi conosciuta. Il nostro settore nasce da un mix di competenze così ampio che va dai campi di ricerca in tutte le scienze tradizionali, come la biologia, la fisica, la chimica, la meccanica e l’informatica, fino

alle scienze più avanzate come le “-omics”, la robotica e i big data. La nostra spinta innovativa ha sviluppato un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi, dando vita a oltre 500.000 dispositivi medici».

Nuovi investimenti

di Merck a Bari

Merck ha annunciato un nuovo investimento di circa 35 milioni di euro destinato al suo sito di produzione di Modugno-Bari, per una nuova linea di produzione di medicinali. L’annuncio è stato dato nel corso dell’incontro organizzato, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, in occasione del venticinquesimio anniversario dello stabilimento pugliese. «Oggi per noi è un giorno molto importante», commenta Antonio Messina, a capo del business biofarmaceutico di Merck in Italia. «Con questo ulteriore investimento in tecnologia e innovazione il sito di Modugno-Bari (nella foto) si conferma un fiore all’occhiello per l’industria del nostro Paese e per il nostro gruppo. La continua crescita di questo stabilimento è resa possibile anche grazie alla collaborazione con la Regione Puglia e gli altri enti locali competenti a conferma che la sinergia tra pubblico e privato consente di creare valore per il territorio».

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Spigolature

Recupero farmaci non scaduti record a Verona

Quasi 17.000 confezioni di farmaci per un valore che sfiora i 230.0000 euro. Questo il bilancio, al 30 settembre, del progetto “Recupero farmaci validi non scaduti” che da dicembre 2015 vede impegnati cittadini, Azienda Ulss 9 Scaligera, Federfarma Verona, Fondazione Banco Farmaceutico onlus, Centro salute per immigrati, Caritas Diocesana di Verona, Agec, Associazione Farmacisti Volontari in Protezione Civile di Verona, Amia. Un gioco di squadra che,

grazie alle donazioni ottenute, ha fatto risparmiare alla sanità pubblica scaligera l’11 per cento della spesa farmaceutica tra il 2015 e il 2016. Il meccanismo della donazione prevede che i cittadini portino in dodici farmacie individuate per la raccolta - il numero è destinato a crescere entro la fine dell’anno - le confezioni di farmaci non scaduti correttamente conservate in casa, che presentino una validità residua di almeno otto mesi.

Convegno Utifar a Bologna

L’Unione tecnica italiana farmacisti organizza per il 10 e l’11 novembre a Bologna, presso il Centro congressi Novotel Fiera, un convegno dedicato alle ultime novità relative al sistema farmacia. Due in particolare i temi al centro del dibattito: la nuova tariffa dei medicinali appena varata e l’entrata del capitale nella proprietà delle farmacie, post Ddl Concorrenza. La segreteria Utifar è disponibile, per ogni eventuale chiarimento o informazione, ai seguenti recapiti: tel. 0270608367; email utifar@utifar.it.

In aumento la sindrome dell’occhio secco

Dall’indagine condotta da Edra per Novartis, in occasione della Giornata mondiale della vista, emerge che nell’ultimo anno il 65 per cento del campione ha sofferto di disturbi oculari. Per avere un quadro a 360 gradi del contesto italiano, l’indagine ha coinvolto quattro diversi target: medici di medicina generale, farmacisti, oftalmologi e cittadini per un campione di 544 indi-

vidui dai diciotto anni in su. Tra i sintomi più comuni: occhi secchi o arrossati, bruciore, sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio, prurito, annebbiamento visivo e fotofobia. Nonostante la diffusione di sintomi riconducibili alla sindrome dell’occhio secco, il 50 per cento degli intervistati non sa identificare correttamente il proprio disturbo, segno di un’e-

vidente mancanza di conoscenza della patologia. Il 57 per cento degli intervistati ha dichiarato di utilizzare quotidianamente dispositivi digitali, per un tempo medio giornaliero superiore alle cinque ore. Quasi l’80 per cento del campione, inoltre, crede che questa esposizione contribuisca ad aumentare il rischio di insorgenza della secchezza oculare.

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il libro

a cura della redazione

A tutela

della salute Nei meandri della riforma Gelli sulla responsabilità degli operatori sanitari

La definizione di manuale va un po’ stretta a questo volume firmato da Maria Luisa Missiaggia, avvocatessa e autrice di numerosi pubblicazioni di materia giuridica, e Luigi Viola, medico legale presso la Asl di Taranto. Siamo di fronte a una analisi molto dettagliata - ma non per questo riservata ai soli specialisti - su quella che è una novità legislativa di grande rilievo: la riforma Gelli sulla responsabilità sanitaria, ovvero la Legge n. 24 dell’8 marzo 2017. La responsabilità sanitaria degli esercenti la professione sanitaria è di certo un tema cruciale. Le autrici sottolineano già nell’introduzione come la riforma Gelli, pur proseguendo idealmente il cammino avviato con la “legge Balduzzi” del 2012, cerca di colmare le lacune di una normativa in base alla quale «ogni valutazione sulla responsabilità professionale era affidata alla interpretazione e discrezionalità del giudice». Tra le questioni capitali affrontate dalla riforma c’è quella della responsabilità penale del medico: e qui essa prevede un alleggerimento della sua posizione, finalizzato, tra le altre cose, a limitare le pratiche di “medicina difensiva”, alle quali

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ricorre il medico nel timore di ripercussioni penali. Dinamiche che, alla fine, ricadono sul paziente, cui a volte non vengono fornite le cure più adeguate. Altro caposaldo della legge che prende il nome del deputato Federico Gelli è la ridefinizione del diritto costituzionale alla salute. «La legge», sottolineano le autrici, «stabilisce che la sicurezza delle cure è parte integrante di tale fondamentale diritto e promuove la nascita del Centro per il rischio clinico in tutte le strutture sanitarie, centro che non solo possa valutare gli errori del professionista ma soprattutto adotti politiche per prevenirli: i cosiddetti Centri regionali per la gestione del rischio sanitario, i quali saranno tenuti a collaborare con l’Osservatorio nazionale per la sicurezza nella sanità». Insomma, si tratta di una normativa che propone rilevanti elementi di novità, che qui ovviamente abbiamo solo accennato. Ma la vera partita si gioca ora sulla sua attuazione a livello territoriale, considerato il ruolo che in essa avranno le Regioni, con le loro peculiarità in termini di gestione delle risorse destinate all’assistenza sanitaria.

LA RESPONSABILITÀ SANITARIA. I riflessi della riforma Gelli nel mondo degli operatori sanitari

Maria Luisa Missiaggia, Luigi Viola Edra-La Tribuna, 2017, pp. 110


Gilberto Corbellini, Luca Pani

PRESCRIVERE VALORE

Storia e Scienza dei Farmaci che fanno vivere più a lungo e meglio I farmaci sono la principale ragione del raddoppio delle aspettative di vita nel mondo occidentale negli ultimi duecento anni, tuttavia si fatica a riconoscere che l’industria farmaceutica e l’accesso alle terapie farmacologiche sono state tra le principali forze propulsive del benessere sanitario, economico e psicologico, conquistato in Occidente. La storia dei farmaci e delle cure racconta di come le terapie farmacologiche si sono inserite in una relazione che era già un fatto terapeutico, per rispondere in modi sempre più sicuri ed efficaci alle aspettative dei malati. Il libro ripercorre da un lato la storia delle cure, dei farmaci, dell’industria del farmaco, delle politiche e legislazioni regolatorie e dall’altro discute i temi di più stringente attualità sui prezzi dei farmaci e le dinamiche geopolitiche che potrebbero cambiare gli scenari globali della produzione farmaceutica. Si tratta di un contributo alla discussione che intende richiamare l’attenzione sul rischio che il populismo dilagante causi danni irreparabili in un ambito strategico per la salute e l’economia di tutti i cittadini.

Prezzo: 19,90 euro Pubblicazione: agosto 2017 ISBN: 978.88.214.4500.2

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consigli

di Luigi Marafante

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na e argilla, due ingredienti remineralizzanti, r ieq uilibranti e antiossidanti, che uniscono la tradizione all’innovazione: la tormalina è un minerale che assume una diversa colorazione a seconda della composizione chimica. All’estratto di tormalina si at-

tribuiscono proprietà purificanti, r ieq uilibranti e detossinanti; l’argilla è un grande alleato di bellezza della pelle. Apporta oligoelementi e aiuta a purificare dalle tossine, per una pelle liscia, morbida e luminosa, priva di impurità. www.incarose.it

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favorisce la regolarità del transito intestinale; fico, che favorisce la salute intestinale; tamarindo, che mantiene normale il volume e la consistenza delle feci; car vi, che favorisce la regolare motilità gastrointestinale e l’eliminazione dei gas.

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Corrado Giua Marassi

Inquadramento clinico e gestione dei disturbi minori in farmacia Questo testo accompagna e supporta il farmacista verso il nuovo modello clinical pharmacy: da una professione incentrata sul farmaco a una incentrata sul paziente e sulla sua salute in termini di prevenzione e terapia. La scelta del farmaco appropriato, il monitoraggio dei suoi eventuali eventi avversi, la verifica del suo impiego in maniera razionale e sicura nonché la promozione della salute diventano quindi parte essenziale della professione del farmacista. Nel volume sono presi in esame i disturbi minori affrontabili dal farmacista, suddivisi per aree di gestione, tra quelli digestivi, muscolo scheletrici, dermatologici, delle vie aeree e del sistema nervoso centrale nonché i problemi specifici dell’età pediatrica, alla salute della donna e alla medicina dei viaggiatori. Una guida per il farmacista partendo dalla definizione della problematica e proseguendo con i quadri di presentazione dei sintomi, i casi in cui inviare il paziente al medico (red flag), l’inquadramento clinico, l’approccio terapeutico ed educazionale e le domande di autovalutazione.

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The Blind Spot

di Luca Pani

La strada

maestra Implementazione dei servizi It, risparmio sui costi, economie di gamma. Il triangolo dell’efficienza, anche in farmacia il database dei clienti è la sorgente di tutta la generazione di informazioni

Come abbiamo visto, anche se promette di ripagare ampiamente degli sforzi fatti, la necessità di investire nella personalizzazione delle prestazioni orientate al consumatore/paziente avrà tre centri di costo principali: a) miglioramento della attrattività (anche estetica) dei servizi It resi attraverso un sensibile e misurabile livello della loro qualità; b) risparmio dei costi attraverso la certificazione della sospensione delle azioni non necessarie (costi evitati); c) aumento delle cosiddette economie di scopo più correttamente conosciute come “economie di diversificazione” o anche “economie di gamma”, che producono risparmi grazie alla produzione congiunta di prodotti diversi o con il perseguimento di obiettivi diversi con i medesimi fattori produttivi (stesse risorse, stesse strutture e stesso know how). Vediamole brevemente tutte e tre:

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a) l’uso dell’It serve a rinforzare la percezione positiva della qualità del servizio reso ma la sua personalizzazione lo rende, se lo si desidera, individuale e tracciabile con assoluta certezza a livello del singolo individuo, consentendo di poter essere remunerati per la capacità, per esempio, di alcuni programmi (App o piattaforme web) di evitare, in modo proattivo, la sospensione di una terapia necessaria in corso; b) i costi evitati che provengono dalla sospensione di azioni non necessarie valgono sino al 30 per cento in altre industrie e nell’assistenza sanitaria l’identificazione precoce sia della malattia sia del trattamento più appropriato si dimostrano di enorme valore nel medio e lungo termine. Non solo economicamente ma anche sul piano psicologico e degli effetti collaterali (mancata efficacia e reazioni avverse). Oltretutto, secondo l’esperienza comune e in

accordo con diversi studiosi, il bisogno maggiore per questo tipo di prestazioni lo hanno proprio quei pazienti che utilizzano farmaci più costosi (per esempio all’interno degli ospedali); c) le economie di gamma sono probabilmente quelle più interessanti per le farmacie, che sinora le hanno applicate in modo un po’ “artigianale” almeno in Italia, ma che offrono enormi potenzialità. Si basano sull’ipotesi secondo la quale quando un consumatore/paziente si è fidelizzato ad alcune prestazioni, chi le fornisce può ampliarle con una serie di altri servizi (per esempio screening) a prezzi di mercato molto competitivi perché può contare su una base di ricavi stabile e continua. In tutti questi tre casi è fondamentale ricordate che il database (opportunamente autorizzato per ragioni di privacy) dei propri “clienti” è sempre la sorgente di tutta la generazione delle informazioni e delle azioni successive ma che tutto questo non basterà nel mondo futuro della farmacia. Sarà perfettamente inutile usare questo database per mandare newsletter o peggio informare sullo sconto del mese se poi, una volta arrivati all’incontro fisico tra due persone, mancherà quel senso assoluto di attenzione e dedizione al paziente che differenzia la professione da un mestiere qualunque.


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