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SOMMARIO

Editoriale| Qualcuno volò sul nido del chiurlo

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Controcorrente| Che volete che sia

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InnovAzione| Il settore giusto

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Dalle regioni| Il dilemma innovativi

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Commenti| Una palestra di vita

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PARLIAMONe

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DISTRIBUZIONE PER CONTO | Una difficile uniformità

primo piano

INCONTRI | Silvia Pagliacci 20 RETAIL | La vetrina delle idee 26

14

CONVEGNI | Convention Alphega a Montecarlo 30 MEDICINA | Stili di vita e malattie neurodegenerative 32 MEDICINA | Il punto sulla cefalea

40

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DAL MONDO | Piattaforme on line e reti in Francia 36 UN FARMACISTA A SCUOLA | Maneggiare con cura 38 NUTRIZIONE | Benefici effetti delle spezie 40 GALENICA | In ambito oncologico

44

COSMESI | La formula giusta

46

RUBRICHE Iniziative | Un presidio sanitario di quartiere Fiscale| Nuovi obblighi Legale | Il 231 in farmacia

34

Intervista a... | Ritorno al futuro Spigolature Consigli The Blind Spot | Una app non basta

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Claudio Buono, Carolina Carosio, Sergio Cattani, Stefania Cifani, Simona Dalla Costa, Erika Mallarini, Luigi Marafante, Bruno Riccardo Nicoloso, Luca Pani, Elena Penazzi, Laura Raimondi

Editore EDRA S.p.A.

Pubblicità Massimiliano Donati Responsabile Commerciale ADV dircom@lswr.it - Tel. 02.88184.368

Direttore responsabile Giorgio Albonetti Direttore editoriale Ludovico Baldessin Direttore scientifico Paolo Vintani

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Coordinamento redazionale Giuseppe Tandoi - g.tandoi@lswr.it

Abbonamenti Tel. 02.88184.317 - Fax: 02.56561.173 abbonamentiedra@lswr.it

Collaboratori Rachele Aspesi, Maurizio Bisozzi,

Grafica e Immagine Emanuela Contieri - e.contieri@lswr.it

aprile 2017 |

Produzione Walter Castiglione w.castiglione@lswr.it - Tel. 02.88184.222 Immagini Fotolia, Thinkstock.

I diritti di riproduzione delle immagini sono stati assolti in via preventiva. In caso di illustrazioni i cui autori non siano reperibili, l’Editore onorerà l’impegno a posteriori

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Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 1/1/2016 - 31/12/2016 Periodicità: Quindicinale Tiratura media: 10.661 Diffusione media: 10.376 Certificato CSST n. 2016-2602 del 2/3/2017 Società di Revisione: REFIMI Testata Associata



editoriale

Q

ualcuno volò

sul nido del chiurlo

Prima pagina: elezioni Federfarma, e come potrebbe non essere così. Eppure, a pensarci, dopo che nei mesi scorsi i motori erano accesi e rumorosi, oggi si percepisce il loro uso per le prove e infine la gara, ma non hanno rumori sgradevoli. Si percepisce quel fantastico stordimento che si avverte ai bordi dei circuiti automobilstici prima delle gare. E allora penso alle lagnanze di “un assordante silenzio” imputato alla reggenza di Federfarma e in contraposizione l’enfasi del “suono del silenzio” per cui senza esternare, a loro detta, si erano posti paletti fondamentali per la politica sindacale. Non voglio entrare nel merito, la mia stessa posizione istituzionale (vice presidente di Federfarma Milano) mi impone su queste pagine di non esprimere posizioni pro o contro. Ciò che è mancato per tanti anni è il senso di appartenenza. Appartenenza alla categoria (non alla poltrona). Troppi incroci tra l’aspetto professionale e quello aziendale, troppe paure e troppi cambiamenti epocali per la farmacia italiana, molta tattica forse poca strategia. Oggi siamo a poche settimane dalla gara, i piloti hanno indossato la tuta e, come dice S. Ignazio da Loyola, che scendano in campo e incendino il mondo: non in senso devastante ma accendano

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di Paolo Vintani

aprile 2017 |

gli animi. Le ragioni ci sono da entrambe le parti, sulla carta: come negare che ci sia bisogno di rinnovare la squadra, come negare che un’avventura alla cieca in questo momento sia rischiosa. Ma io il fuoco lo voglio, voglio il fuoco degli animi che ci facciano sentire orgogliosi di appartenere alla lobby delle farmacie (sì lo dico, negli Stati Uniti è legittimo, non siamo una loggia occulta, siamo una categoria in difficoltà che ha bisogno di vedere una via tracciata.), voglio questo fuoco di appartenenza e di stimolo a combattere, voglio che se ne parli, voglio esserci. E allora all’improvviso un silenzio spettrale e inaspettatamente romberanno i motori. Chi vincerà sarà certamente la farmacia italiana. Perchè sono convinto che la farmacia italiana abbia una valenza unica e irripetibile, non scandalizzatevi se affermo che non sta nella sua professionalità e nella credibilità (che esistono), ma nell’essere punto di riferimento sul territorio, rurale o di quartiere. La gente non ha più nulla a cui riferirsi. Forse con un retaggio che sa di medioevale, ma con la pianta organica e il nostro vissuto siamo un riferimento. E nonostante le difficoltà dobbiamo ammettere che insieme abbiamo saputo contrastare la battaglia più difficile: la criminalizzazione di una categoria professionale, la nostra. È per questo che sono sempre più convinto che, pur nel confronto, l’obiettivo debba essere l’unità sindacale, più partecipata, più vissuta, più comunicata, ma una sola bandiera.

Quando sono atterrato nella repubblica della coscienza c’era tanto silenzio quando si fermano i motori che sentivo un chiurlo alto al di sopra della pista (Seamus Heaney)


ANCHE PER LUI


corrente

C

di Maurizio Bisozzi

he volete

ortnoc

che sia Sprechi di denaro pubblico? Normale amministrazione

La realtà è spesso un boccone amaro e di difficile digestione. Per insaporirlo e renderlo più accettabile, fino dai tempi di Aristofane e Petronio si condisce con le spezie della satira. Secondo la sentenza 9246 /2006 della sezione penale della Corte di Cassazione, viene definita come «manifestazione di pensiero talora di altissimo livello, che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene». In questa aspirazione al bene e forte del sostegno degli Ermellini, mi permetto di giocare con i fatti, senza alcun riferimento a personaggi esistenti o almeno diciamo non di mia conoscenza diretta. L’uomo era chino sulla scrivania, attento e concentrato sul tablet poggiato sopra il piano. Le dita correvano veloci, la fronte corrugata in una smorfia di tensione estrema, la bocca semiaperta per lo sforzo. Sul tavolo, quattro torrette di documenti e scartoffie si dividevano gli angoli, belli impilati ognuno nella sua vaschetta, davanti a lui uno schermo di computer tristemente spento. Ignorò il primo bussare

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aprile 2017 |

dare avanti così, qua si lamentano semalla porta, continuando il massaggio pre tutti: se non paghi, i fornitori ti fanno shatzu al tablet con ambedue i pollici, ma causa e vanno a piangere sui giornali, se dovette arrendersi quando i colpi si ripesei virtuoso, ti porti avanti con il lavoro e li terono più decisi. paghi tre volte, non va bene uguale. Dam«Avanti», borbottò seccato, posando il tami retta Pasqua’, la vita dell’amministrablet e rilassando finalmente le spalle. Il coltore pubblico è un inferno, ma questi che lo gli doleva per la tensione spasmodica. vogliono da noi, o sangre?». «Scusate, ma le sfogliatelle vanno mangiate «Dotto’ e magari finisse qui. Sempre il Procalde calde», si scusò il segretario, poggiancuratore Oricchio ha denunciato i furti avdo il pacchetto sulla scrivania, «dotto’ ci sovenuti negli ospedali di farmaci ad alto no brutte notizie», aggiunse sospirando. costo, sembra anche 25.000 euro, per «La Juve s’è comprata pure Hamsik?». scarso o assente controllo». «Non scherzate dotto’, qui la cosa è seria. «O Maronn’ ritiro tutto quanto ho detto il procuratore regionale della Corte dei sul dottor Oricchio, a questo una statua Conti della Campania, Michele Oricchio, ci devono fare. Finalmente uno che ci diinaugurando l’anno giudiziario, ha denunce quanti medicinali sprechiamo o vanciato che medesime prestazioni sanitarie no spariti nelle strutture pubbliche. Ma nella nostra Regione sono state pagate tu lo sai che io, in tanti anche tre volte. Lo ha defianni, non sono mai riunito uno spreco di denaro Lui scrive scito a saperlo, figurati pubblico causato dalla e noi il che mi immaginavo una mancanza di controlli da giorno dopo cifra cento volte superioparte delle autorità comsmentiamo re. Meno male che è copetenti». la vita sì poco, che sollievo, «Uh, ‘sto Auricchio, quanquesto magistrato mi te storie che fa». è tutta «Eh no dottore, questo Biuna smentita ha rimesso a posto la gior nata. Passami la sozzi mica lo può scrivere, guantiera con le sfogliatelle e accattateè oltraggio alla magistratura». ne una pure tu. Mamma mia, 25.000 eu«Ma quale oltraggio, stai pazziando? Lui ro, non ci posso credere; fa ‘na cosa scrive e noi il giorno dopo smentiamo, diPasquale, torna giù alla pasticceria e ciamo che non ha capito bene quello che mandane una guantiera anche al dottor dicevamo; svegliati Pasqua’, la vita è tutta Oricchio, che il Signore lo mantenga». una smentita. Comunque non si può an-



Innovazione

I

di Erika Mallarini, Sda Bocconi Professor, Government Health & Not For Profit Division

l settore

giusto

L’ambito della salute, nel quale opera la farmacia, può essere una fucina di invenzioni. Ma non basta fare “qualcosa di nuovo”

Il 31 marzo scorso l’Aifa, con la Determina 519/2017, ha definito i criteri per la classificazione dei farmaci innovativi. Il riconoscimento dell’innovatività implica l’inserimento nel Fondo dei farmaci innovativi, l’accesso ai benefici economici previsti dall’articolo 1, comma 403, Legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Legge di bilancio 2017) e l’inserimento nei Prontuari terapeutici regionali nei termini previsti dalla normativa vigente (Capo III, articolo 10, comma 2, Legge 8 novembre 2012, n. 18). Cosa Aifa considera innovativo? Ciò che dimostra un valore terapeutico aggiunto (rispetto alle altre terapie disponibili) nel trattamento di una patologia grave (intesa come una malattia a esito potenzialmente mortale, oppure che induca ospedalizzazioni ripetute, o che ponga il paziente in pericolo di vita o che causi disabilità in grado di compromettere significativamente la qualità della vita). Il modello proposto prevede un approccio multidimensionale, che tiene conto di tre elementi fondamentali: il bisogno terapeutico; il valore terapeutico aggiunto, ovvero dall’entità del beneficio clinico apportato dal nuovo farmaco rispetto alle alternative disponibili;

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aprile 2017 |

la qualità delle prove, ovvero la robustezza degli studi clinici. Potranno essere considerati innovativi i farmaci ai quali siano stati riconosciuti un bisogno terapeutico e un valore terapeutico aggiunto entrambi di livello «Massimo» o «Importante», e una qualità delle prove «Alta». Quindi, secondo Aifa, un prodotto per essere innovativo deve innanzitutto servire davvero al paziente. Non è solo il settore farmaceutico a considerare innovativo unicamente quello che serve davvero alle persone: anche la letteratura manageriale considera innovativo solo ciò che in primo luogo dimostra la capacità di soddisfare i bisogni del cliente finale, la cui unicità o valore aggiunto sia percepibile e riconoscibile, e che porti un’utilità all’azienda che lo ha prodotto in termini di incremento di reddittività. L’innovazione quindi ha a che fare solo con prodotti e tecnologie? Chiedendo a Google quali siano state le principali innovazioni sembrerebbe proprio di no: dalle numerose liste viene fuori molto di più. Citando anche il solo elenco stilato dalla rivista americana The Atlantic che ha chiesto a un gruppo di dodici scienziati, imprenditori, ingegneri e storici della tecnologia di elencare le «innovazioni che hanno contribuito di più a dar forma alla natura della vita moderna» dopo la diffusione della ruota, troviamo applicazioni come la leva, processi come la catena di montaggio, meccani-

smi come l’abaco, simboli come le banconote, procedimenti come la cultura selettiva delle piante, tecniche come la pastorizzazione, la raffinazione o la fissione nucleare, e poi il sistema fognario, l’alfabeto, il calendario gregoriano, per poi arrivare a tutti gli strumenti di comunicazione, dalla stampa a internet. Cosa accomuna elenchi e liste? Il fatto che ciò che vi è descritto ha di fatto cambiato la vita delle persone. Obiettivo troppo ambizioso per te farmacista che leggi? Nella storia sono state numerose le innovazioni sviluppate da farmacisti: il farmacista tedesco Friedrich Wilhelm Adam Sertürner nel 1805 scoprì la morfina; i farmacisti Caventou e Pelletier nel 1820 furono i primi a estrarre la chinina dalla radice peruviana. Ma i farmacisti non hanno sviluppato solo farmaci e medicamenti: nel 1826 il farmacista inglese John Walker inventò il fiammifero e nel 1886 il farmacista statunitense John Stith Pemberton inventò la Coca Cola che, anche se non salva la vita delle persone, sicuramente ha cambiato il nostro modo di bere e il concetto di brand. Il settore in cui opera la farmacia è quello giusto per generare innovazioni realmente utili: quello della salute. E anche il tipo di business lo è, infatti il retail è riconosciuto negli ultimi anni come la più grande fucina di innovazioni. Quindi non ci sono scuse, non è l’ambiente in cui lavorate a essere freno delle vostre eventuali aspirazioni di innovazione.


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BARI


dalle Regioni

I

di Mario Giaccone, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Torino e consigliere Regione Piemonte

l dilemma

innovativi La sostenibilità dell’innovazione, un tema cruciale. Strategie a confronto

I farmaci innovativi, di cui si è parlato in un recente convegno a Torino, possono rappresentare, in diversi ambiti terapeutici, una reale opportunità sia in termini di miglioramento dell’efficacia per cure già esistenti sia di risposte a patologie che al momento non trovano un soddisfacente standard di cura. Allo stesso tempo, però, questi farmaci rappresentano anche una delle maggiori sfide alla sostenibilità dei sistemi sanitari che hanno la necessità di coniugare il valore terapeutico del farmaco innovativo con i costi che l’introduzione di questo comporta sul mercato sanitario. E proprio sulla sostenibilità della farmaceutica sono intervenuto in questo incontro. Un tema dirimente per un Servizio sanitario nazionale che vuole essere il baluardo di tutela della salute dei cittadini. Diverse in tal senso sono le sfide da affrontare: tra queste la crescente domanda di assistenza, in particolare per i pazienti cronici che necessitano di maggiore continuità nel percorso di cura, le novità terapeutiche e farmacologiche e la difficoltà di reperire risorse. Sono sempre più frequenti le molecole di ultimissima generazione, più evolute e innovative: pensiamo alle nuove terapie sull’epatite C, agli anticorpi monoclonali per l’Alzheimer, ai farmaci antitumo-

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aprile 2017 |

rali e antiretrovirali e alla nuova frontiera dell’editing genetico, della terapia genica, dell’immunoterapia e dei farmaci stampati in 3d. Gli sforzi da parte delle istituzioni dovranno cercare di rendere più efficiente la macchina organizzativa della sanità e per farlo sarà necessario sostenere le innovazioni perché - come evidenziato dal presidente dell’Aifa con cui concordo - «quando un farmaco c’è ma non è economicamente disponibile, si realizza il paradosso del diritto della salute che viene garantito ma non può essere rispettato perché non ci sono risorse. Questo significa una sola cosa, che è realmente innovativo solo ciò che è sostenibile. Per questo è importante impegnarsi al fine di eliminare ogni barriera e individuare così nuovi modelli che favoriscano al tempo stesso la collaborazione tra le agenzie regolatorie europee e, sul piano nazionale, un’interazione coordinata tra innovazione, ricerca clinica, pratica clinica e politica sanitaria. Quest’ultimo passaggio è fondamentale per definire un Servizio sanitario nazionale solidaristico e universale e per rispondere alla domanda di salute dei cittadini. Importante sarà anche bilanciare la garanzia del rapido accesso alla terapia con la difficoltà a ottenere evidenze scientifiche adeguate, conciliando anche l’incertezza dei costi e dei risultati dei trattamenti con le esigenze di cura dei pazienti». Da come si intuisce, lo scenario è in rapida evoluzione ed è necessario trovare al più presto risposte

per migliorare la qualità e la sicurezza del Ssn. Qualità e sicurezza da sostenere con la formazione che io, in qualità di presidente dell’Ordine dei farmacisti di Torino, mi impegno a favorire e a condividere con le farmacie territoriali affinché siano sempre pronte ad accogliere qualunque forma di innovazione. A questo proposito un tema fondamentale è rappresentato dalla partecipazione, dove possibile, di queste farmacie al circuito distributivo dei farmaci innovativi. Se infatti prevediamo un sistema in cui il farmacista e la farmacia territoriale siano esclusi da questo circuito, avremo numerosi e gravi effetti collaterali, perché il progressivo impoverimento della cultura professionale di una gran parte dei farmacisti, quelli territoriali, rappresenta un evidente depauperamento di una ricchezza della comunità. Non solo: la loro esclusione prevede un costo indiretto per la comunità, perché il doversi recare ogni volta in ospedale piuttosto che nella farmacia sotto casa avrà costi maggiori in termini di trasporti, tempo impiegato e permessi lavorativi. Per evitare tutto ciò è importante che ospedale e territorio siano ben integrati, al fine di valorizzare il ruolo e l’impegno della nostra professione in ogni luogo essa sia svolta e per dare uniformità a un modello nazionale sulla cronicità e sulle altre patologie, utile a monitorare stili di vita e aderenza alla terapia da un lato e garantire rapido e sicuro accesso al farmaco dall’altra.



commenti

U

di Carolina Carosio, presidente di Agifar Savona

na palestra

di vita

L’impegno nelle associazioni di categoria coniuga l’esperienza umana con quella professionale

La passione per la professione e l’impegno sociale quale la figura del farmacista da sempre incarna, mi hanno spinta a dedicarmi all’associazionismo professionale. Al quotidiano lavoro dietro al banco ho quindi unito l’impegno al fianco dei giovani colleghi. Occuparsi di associazioni, occuparsi di professione in molti ambiti e sfumature, richiede energie e qualche ritaglio di tempo dedicato principalmente al prossimo, in cambio di una consapevolezza nuova e diversa di ciò che la nostra professione realmente rappresenti. Sostenitrice delle occasioni da non perdere, quale sono da anni, ho pensato ad Agifar come si pensa a una possibilità, da assaporare ma soprattutto coltivare con determinazione e serietà. Nel 2010, da neolaureata, presi le redini dell’associazione provinciale savonese, ne presi quel che era rimasto di un passato brillante e proficuo. La prima tra tutte le difficoltà che si incontrano quando si sceglie di intraprendere un percorso di unione e aggregazione giovanile è creare gruppo, suscitare interesse, mai banale e al passo con i tempi. Non è impresa facile, se si pensa al repentino cambiamento cui il nostro settore va incontro costantemente, se si pensa al settore farmacia, se si pensa allo scenario dominato da svariate offerte, dalla velocità delle in-

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aprile 2017 |

so degli ultimi anni, lontano è il ricordo formazioni e infine dai social network dell’unione ludica meramente rivolta allo con tutte le loro implicazioni. stare insieme che ha accompagnato chi ci Il successo da ricercare non deve essere ha preceduto in questo ruolo. personale, ma associativo; la buona riuOggi associazionismo è responsabilità forscita di un’idea, di un progetto la si comativa, è credere in un progetto sapendo glie se si è facilmente fruibili, leggibili e in partenza che sarà complesso vederlo utili a tutti. In questa ottica Agifar deve giungere a compimento nei tempi sperati, diventare uno snodo cruciale tra il monsapendo di dover tenere presente l’esido accademico e quello lavorativo, per stenza di molti attori cui dedicarsi poi all’inquadover rispondere e moltedramento del lavoratore La nascita plici dinamiche interne in quanto professionista. della ed esterne. Spesso mi è I giovani farmacisti, a lifondazione stato chiesto cosa abbia vello provinciale in priagifar rappresentato per me mis e successivamente quest’esperienza, quali a quello nazionale, con academy siano state le scelte e le la nascita della Fondaha saputo decisioni prese; posso afzione Agifar Academy, cogliere fermare con assoluta ferhanno saputo, per eseml’essenza mezza che l’Agifar e tutto pio, cogliere l’essenza di quello che oggi rappreogni esigenza formativa. di ogni senta è stata un’occasioLa Fondazione, in quanto esigenza ne straordinaria. baluardo di concretezza formativa Una palestra di vita, così e qualità, ha fornito immi piace definirla. portanti mezzi sia ai neoL’aspetto strettamente professionale ha laureati sia a quanti sono inseriti da anni abbracciato quello umano, regalandomi nel mondo del lavoro. I profili professioun forte stimolo culturale e un’attenzione nali delineati risultano quindi altamente ai rapporti di amicizia. A tutti i neolaureati specializzati e consentono a ogni assoche volessero intraprendere questo perciazione provinciale e regionale presente corso, dico di dedicarsi a pieno, di avere sul territorio di fornire una proposta eccoraggio e molta pazienza, di cogliere cellente e in costante aggiornamento. ogni giorno le soddisfazioni e le delusioni Le associazioni, così come le professiodel proprio impegno. ni, sono profondamente mutate nel cor-


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parliamone

D

pc

unadifficile uniformità

Volumi e valori dei farmaci dispensabili in farmacia variano tra Regioni, e pure i ricarichi, spesso da un’Asl all’altra. Nel 2016 molte Regioni al Sud hanno deciso tariffe uniche. Atteso ora da Aifa l’elenco nazionale principi Dpc

Distribuzione per conto vuol dire farmaci costosi più accessibili per i pazienti rispetto alla distribuzione diretta. Ma nel ricavare dal Prontuario ospedale-territorio l’elenco delle medicine dispensabili in farmacia, previo ricarico in favore del farmacista, ogni Regione fa a modo suo. Anche le entità dei ricarichi sono diverse. Le stesse Regioni ammettono che serve più uniformità. Il comitato di settore, formato da assessori di più Regioni, nell’atto di indirizzo per la futura convenzione nazionale delle farmacie prevede un elenco unico nazionale dei farmaci in Dpc per attuare «la circolarità delle ricette (che devono essere) spendibili su tutto

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di Mauro Miserendino

aprile 2017 |

il territorio italiano anche cambiando regione». L’Agenzia del farmaco a quell’elenco sta lavorando. Ma nell’attesa, alcune Regioni mettono il “minimo sindacale” negli elenchi Dpc e preferiscono la distribuzione diretta. E l’Abruzzo, fino a settembre 2016, non aveva Dpc. Dal 2001 - quando fu introdotta per la prima volta - a oggi la distribuzione per conto ha fatto un pezzo di strada importante: è meno di un quinto di tutta la distribuzione diretta di farmaci, vale poco più di un miliardo di euro, un quattordicesimo della spesa farmaceutica in valore. Il suo peso varia tra Regioni e dipende dalla tipologia e quantità di medicinali ammessi, che a sua volta dipende dall’asticella cui è fissato il prezzo oltre il quale una Regione preferisce sobbarcarsi la distribuzione diretta presso le proprie strutture. Si va dal 37 per cento del Molise e 34 del Lazio al 7 per cento dell’Emilia Romagna. Per di più, in questa qualificata minoranza di spesa gli accordi tra Regioni e farmacisti sono diversi anche da Asl ad Asl. In Campania fino a un anno fa esistevano sette ricarichi, tanti quante le Asl, e nel Lazio per farmaci che costano più di 1.000 euro il ricarico del farmacista era venti euro a scatoletta (trenta per i rurali) il doppio della media delle altre Regioni. C’era obiettivamente più disordine nelle Regioni in piano di rientro che paradossalmente hanno una spesa farmaceutica

maggiore; per esempio, relativamente alla “cugina” fascia A, Quintiles Ims conferma come nel 2015 le Regioni del Nord - in particolare Trentino e Lombardia consumino il 50 per cento in più di equivalenti della Campania. Proprio al Sud il 2016 ha portato accordi che hanno un po’ uniformato i compensi alle farmacie. In tutte le Regioni, posta la forte diversità nell’approvvigionamento - in Campania c’è una centrale d’acquisto, nel Lazio è nominata una Asl capofila, in Calabria c’è un accordo con nove distributori - tra ricarico per la farmacia in percentuale sul prezzo di acquisto o quota fissa per confezione dispensata, si è scelta la seconda opzione. Leggendo i diversi elenchi Ph-T, si osserva che è stata introdotta una complessiva uniformità. Sono in genere ricompresi in Dpc contraccettivi, antiepilettici, anticonvulsivi, farmaci per la funzionalità renale, ormonali, antipsicotici, antibiotici, antimicotici. Sono interessati i farmaci nel Prontuario ospedale-territorio, sia “genericati” sia specialità, di un certo costo, non farmaci di fascia A. In alcuni accordi di Dpc con le farmacie le Regioni hanno fissato quote oltre le quali ammettono di ritenere un medicinale costoso. Il Lazio, nel suo accordo 2016, ammette in distribuzione convenzionata i farmaci Ph-T sotto i 25 euro: un modo per dire che quelli che costano di più faranno quanto meno fatica a essere considerati in uno switch. «Ri-


SPENDEVANOTROPPO,EMILIAROMAGNAINVECE TROPPO“TIRATA”CONLEFARMACIE

REGIONE

Spesa*

Di cui Dd

Dpc

Piemonte

352.428

78,30%

21,70%

7.385

75,40%

24,60%

Lombardia

940.837

88,10%

20,90%

PA Bolzano

37.782

84,40%

15,60%

PA Trento

31.033

69,40%

30,60%

Veneto

376.661

86,10%

13,90%

Friuli VG

104.770

78,20%

21,80%

Liguria

143.265

88,90%

21,10%

Emilia R.

440.609

93,50%

6,50%

Toscana

370.604

81,10%

18,90%

Umbria

88.500

85,00%

25,00%

Marche

135.057

78,60%

21,40%

Lazio

514.870

66,40%

23,60%

Abruzzo

110.560

100%

Molise

25.913

62,50%

37,50%

Campania

528.229

80,90%

19,10%

Puglia

407.222

76,40%

23,60%

Basilicata

54.459

75,60%

24,40%

Calabria

184.466

65,50%

34,50%

Sicilia

302.840

73,00%

27,00%

Sardegna

101.976

82,90%

17,10%

Valle d'Aosta

tengo che mai un farmaco di fascia A dovrebbe andare in distribuzione per conto. Sono due categorie del tutto differenti», spiega Michele Di Iorio, presidente Federfarma Napoli e per otto anni membro in Commissione tecnico scientifica in Agenzia del farmaco. «In Campania l’elenco Dpc è stato individuato a seguito di un’analisi condivisa; abbiamo lasciato alla distribuzione convenzionata solo i farmaci Ph-t con un costo sufficientemente basso da non giustificare l’acquisto diretto da parte delle aziende sanitarie, o meglio, da parte della Soresa, la struttura che si occupa delle gare per l’approvvigionamento di principi attivi al miglior rapporto costo-beneficio». Proprio in Campania, fino a un anno fa, ad Avellino ogni farmacia ricaricava 6,17 euro a pezzo - più Iva - ma si saliva a 8,25 euro per le rurali, però si scendeva a 6 euro alle Asl Napoli 1 e 2, che salivano a 6,15 a pezzo a Napoli 3, 6,25 a Caserta, 7 per cento sul prezzo al pubblico a Benevento. Il 20 settembre 2016 si è approdati a un regime unificato per tutte le Asl di 6 euro a pezzo più Iva più 1 euro per farmacie rurali e sussidia-

parliamone

Tabella 1 FINOADUEANNIFACALABRIAEMOLISE

* In migliaia di euro Dati del periodo gennaio-settembre 2015 consolidati al 10.12.2015

te. I farmacisti ora sono allacciati a SaniArp, piattaforma regionale web per visualizzare giacenze, confezioni ordinate, in transito e dispensate, più segnali di alert quando le scorte fossero inferiori al fabbisogno. «In Campania stiamo passando a una fase più operativa del nostro accordo, con l’avvento, il primo maggio, della nuova piattaforma web Dpc. A giugno potremo fornire i primi dati su come sta andando e su eventuali problemi di disponibilità, che auspico non vi saranno. Ritengo la distribuzione per conto una modalità sempre più importante di distribuzione, e peserà in modo crescente sul futuro delle farmacie convenzionate, a patto che il farmacista sia al

corrente di ciò che dispensa, e si aggiorni; un ruolo fondamentale nella formazione permanente lo devono avere Federfarma, associazioni, enti preposti». In altri accordi regionali nel ricarico per il farmacista è compresa la quota al distributore e l’Iva per quest’ultimo. A settembre 2016 in Abruzzo, è stata firmata l’intesa tra Regione, Federfarma e Assofarm che da quest’anno sui farmaci Ph-T riconosce alle farmacie un compenso “lordo” di 7,44 euro, che diventano 8,66 per le rurali e sussidiate. Nel Lazio, l’accordo con Federfarma-AdfFarmacap-Confservizi in vigore da novembre e valido tra 2016 e 2020, oltre a istituire un prontuario regionale on line, prevede un

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Tabella 2 RICARICHI,COSAPREVEDONOGLIATTUALIACCORDIREGIONEPERREGIONE parliamone

(Tutti gli importi vanno considerati al netto di Iva) GLI ACCORDI DEL NORD

Piemonte 2016

Euro 5,25/confezione Euro 6,68/conf per rurali <387 mila euro Euro 7,63/conf per rurali < 258 mila euro -1,45 euro per chi distribuisce >3000 pezzi

Lombardia 2014

Euro 7,80/conf fino a val € 150 (+ euro 2 per rurali) Euro 10,50/conf fra € 150 e 300 (+2,5 per rurali) Euro 11,50/conf fra € 300 e 600 (+2,5 per rurali) Euro 15,50/conf oltre € 600 (+ 2 euro per rurali)

Veneto 2016

Euro 8,72/conf per rurali < 387 mila euro Euro 7,89/conf per rurali <258 mila euro Euro 6,40/conf per rimanenti - Da gen 2017 si scende a € 6 se dispensati 2mln pz nel 2016 - Da gen 2018 si scende a €5,80 se disp. 2,8 mln pz ot16-set17

Friuli VG 2014

Euro 6,50/conf per fatt <258 mila euro Euro 7,60/conf per fatt fra € 150 e 258 mila e sussidiate fino 387 mila Euro 7,60/conf (10,60 solo per conf > euro 51,65 per fatt ≤150 mila)

Trento 2016

Euro 6,40 a confezione

Bolzano 2015

Euro 6,30/ confezione Euro 6,90/ confezione per rurali

Liguria 2016

Euro 5,50/confezione comprensivi di quota per il distributore

Emilia Romagna 2017

Euro 3,20/confezione Euro 3,88/conf per rurali <258 mila euro e sussidiate <387 mila euro

GLI ACCORDI DEL CENTRO ITALIA Toscana 2014

Euro 4,75/confezione Farmaci sotto euro 10 sono distribuiti in convenzione

Marche 2015

Euro 3,50/confezione Euro 4,00/confezione per rurali sussidiate

Umbria 2016

Euro 4,90/confezione Incremento 10% per fatturati <387 mila euro - Si scende a euro 3,90/conf se dispensati >560 mila pz, resta incr.rurali

Lazio 2016

Euro 6,00/confezione + 1,50 prontuario terapeutico online

Abruzzi 2016

Euro 7,44/confezione compresa quota distribuzione grossista Euro 8,66/conf per farmacie rurali e sussidiate con fatt tra €258 e 600 mila Euro 10,25/conf per farmacie rurali e sussidiate con fatt <€258 mila

Molise 2015

Euro 5,00/conf se fatt >387 mila euro Euro 6,50/conf se fatt tra € 258 e 387 mila Euro 9,50/conf se fatt < € 258 mila Euro 11,50/conf per farmacie sussidiate

GLI ACCORDI DEL SUD E ISOLE

16

Campania 2016

Euro 6,00/confezione Euro 7,00/confezione per farmacie rurali sussidiate

Puglia 2014

Euro 6,10/confezione + €2,25 al distributore intermedio Euro 7,10/confezione per farmacie rurali sussidiate

Basilicata 2017

Euro 4,00/confezione per farmacie con fatturato>€280 mila Euro 4,00/confezione perfarmacie tra € 180 e 280 mila euro + euro 1,90/confezione per i grossisti

Calabria 2014

Euro 4,60/confezione + 1,90/confezione a distributori

Sicilia 2013

Euro 4,50/confezione Euro 7,80/confezione per rurali sussidiate con fatt <€387 mila

Sardegna 2014

Euro 5,00/conf fino a valore di € 50 Euro 8,40/conf fra € 50 e 450 (+2,60 per fatt <€387 mila) Euro 25,00/conf oltre € 450

aprile 2017 |


Dpr 20 ottobre 1992: introduce per la prima volta la distribuzione diretta e la nota Cuf 37 istituisce per la prima volta la fascia H di specialità dispensabili in ospedale e sul territorio. Dpr 371 del 1998: conferma la dispensazione di medicinali etici agli assistiti è riservata solo a farmacie e dispensari. Legge 405/2001: istituisce la distribuzione per conto per assicurare il controllo ricorrente della salute del paziente anche in farmacia. Decreto legge 347/2001: consente alle Regioni di stipulare accordi con i farmacisti per far sì che la Dpc consenta agli assistiti di approvvigionarsi più facilmente delle medicine prescritte e inserite in fascia H. Delibera Aifa 29 ottobre 2004: istituisce prontuario ospedale-territorio. Dlgs 163/2006: consente di comprare i farmaci in distribuzione diretta al prezzo ultimo d’acquisto o al prezzo ex factory (all’uscita dalla fabbrica) o fissato dall’Authority di vigilanza sui contratti, ora Anac (anticorruzione) 2010-2016: nuovi accordi Dpc nelle varie Regioni. Luglio 2016, Atto indirizzo convenzione farmacie: chiede che la Dpc diventi un servizio obbligatorio garantito da tutte le farmacie accanto alla distribuzione diretta e convenzionale.

tuttora sono oggetto di indagine e di interesse i fattori che influenzano la variabilità degli accordi regionali dpc ricarico di 6 euro a pezzo, inclusa quota grossista, e innova rispetto a un vecchio accordo che prevedeva ricarichi variabili da 7 euro a confezione (14 per le rurali) per farmaci fino a 50 euro di costo a 15 euro a confezione (28 per le rurali) oltre i 600 euro di costo del farmaco. E la Basilicata dal 20 febbraio per ciascun dosaggio passa a proprio carico per intero ai residenti il solo prodotto vincitore per ogni bando. I vincitori sono elencati in un allegato apposito, il numero 1. Nell’allegato 2 invece sono gli altri prodotti che hanno partecipato alla gara o i più venduti negli scorsi anni, risultati più costosi per una media di sei euro: quest’ultima è proprio la cifra-ticket che il cittadino sarà chiamato a pagare ove insistesse a chiedere il farmaco di marca. Altre Regioni del Sud hanno accordi datati tre anni fa o anche più. In Sicilia è stabile il sistema scelto dal primo marzo 2014 con la Regione che rimborsa euro 3,40 a pezzo più Iva più altre 2,50 per le rurali sussidiate e ha imposto un ticket in funzione delle esenzioni: un non esente per una specialità pa-

ga euro 4,50. Sempre al 2014 in Puglia risale l’accordo che tiene il compenso a euro 6,10 a confezione (con un euro in più per le farmacie rurali) e 2,25 per il distributore intermedio. In Molise continuano a essere ripartiti in quattro fasce i ricarichi, fino ad euro 1,5 più Iva a pezzo, ma la Dpc non deve incidere per oltre il 2 per cento sulla spesa farmaceutica convenzionata. Tuttora sono oggetto di indagine e di interesse i fattori che influenzano la variabilità degli accordi regionali Dpc. Una ricerca di Antares presentata a Bologna a un recente convegno di Assofarm Emilia Romagna afferma che più è grande la porzione di acquisti che una regione poi fa dispensare in farmacia, maggiore è il margine delle farmacie. Spiega la ricercatrice Annalisa Campana che in sostanza gli accordi vanno sempre letti oltre il compenso e rappresentano un difficile punto di equilibrio complesso tra servizi, compensi e questioni di spesa farmaceutica regionale. In un contesto in cui tra 2012 e 2015 la distribuzione della spesa convenzionata netta pro capite è diminuita dell’8 per cento, come riporta Farmacista33, mentre la spesa pubblica, di cui la convenzionata fa parte, è aumentata del 14 per cento (uno scenario che vede intuitivamente più in pericolo le farmacie delle regioni a maggior tasso di distribuzione diretta), «le Regioni che più hanno bisogno delle farmacie per la Dpc rispetto al totale della diretta di classe A stabiliscono compensi per le farmacie più elevati». Dipende-

parliamone

Quadro normativo di riferimento

rebbe dal peso del quantitativo di farmaci che si vogliono distribuire in una Regione «il 28 per cento della remunerazione per la Dpc». Così, «se aumenta di un 1 per cento l’incidenza della Dpc sulla diretta di classe A, il fee del farmacista aumenta di 4 centesimi». «Così come tra aziende sanitarie della stessa Regione si va raggiungendo un’uniformità nei compensi alle farmacie che distribuiscono per conto, sarebbe auspicabile uniformità normativa a livello nazionale per non creare disparità distributive tra cittadini di diverse regioni», riflette Michele Di Iorio. «E la prima cosa che dal punto di vista “formale” servirebbe è un elenco unico nazionale dei farmaci da distribuire per conto. Circa due anni fa come Federfarma presentammo all’Aifa uno studio validato dai farmacisti ospedalieri di Sifo che attraverso griglie di selezione classificava i farmaci Ph-T; era sufficiente il posizionamento nella griglia attraverso precise “coordinate” per definire se un prodotto era classificabile in distribuzione diretta o per conto. Su questo automatismo l’Agenzia del farmaco sta lavorando e dall’elenco dovrebbe uscire entro l’anno, e speriamo già in estate, anche un criterio per dividere in Dd e Dpc i farmaci che sul suolo italiano è necessario le Asl acquistino direttamente, e per ricavare un ulteriore elenco di farmaci che, partendo dal prontuario Ph-T, possono fare switch in fascia A ed essere acquistati e distribuiti dalle farmacie convenzionate».

| aprile 2017 17


PARLIAMONE

Le Iene contro la mediazione della farmacia, ma nel servizio manca qualcosa Una puntata che fa discutere le farmacie quella delle Iene del 12 aprile 2017, imputata la distribuzione per conto; non è vero che fa risparmiare la sanità italiana, anzi le fa perdere un miliardo di euro l’anno. La “iena” Nadia Toffa va prima in Liguria dove una operatrice dell’Asl di Imperia le spiega che se non ci fosse la Dpc in Italia il Servizio sanitario nazionale risparmierebbe. La distribuzione diretta -che consente di avere le medicine anche a casa mentre la Dpc no - in Liguria costa due euro a confezione, la Dpc 6,71 euro ma in Lazio si arriva a ricarichi da 100 euro pari al 16 per cento di 600 euro dei farmaci di fascia alta. Toffa si chiede: perché il farmacista lucra su un servizio che non presenta alcun rischio per lui in quanto è la Regione a comprare la medicina e lui si sobbarca costi prossimi a zero di distribuzione? E ancora: perché il paziente che oggi riceve la medicina a casa se sta proprio male (come gli intervistati dalle Iene, anziano di 85 anni e neuropatico grave) domani in alcune Re-

gioni dove gli accordi hanno aumentato la quota Dpc dovrà andare in farmacia con disagi maggiori? Le Regioni sono sotto “ricatto” dei farmacisti: l’Emilia Romagna, che fa pochissima Dpc, ha capito l’antifona e le farmacie le hanno scioperato contro. Ma la distribuzione per conto avrebbe altri problemi, ventila il servizio: truffe per farmaci pagati dalle Regioni e neanche consegnati ai pazienti, tra i farmacisti ci sono (pure!) le mele marce. La Corte dei Conti ha preso posizione pro distribuzione diretta perché fa risparmiare ma le Regioni non vogliono scontentare le farmacie e applicano la Dpc. A questo punto Toffa intervista due presidenti di Regione, Luca Zaia del Veneto e Michele Emiliano della Puglia, che le danno ragione entrambi. I farmacisti ne escono come la lobby (cosca?) vincente: «E la spesa farmaceutica, che è altissima, continua a crescere». In realtà nel servizio non sono stati sentiti i farmacisti che in un comunicato Federfarma-Fofi-Assofarm-Sifo hanno ricordato co-

me ai ministeri di Sviluppo economico e Salute un gruppo di lavoro stia analizzando le criticità sulla spesa “diretta e per conto” con tutte le componenti della filiera del farmaco. Manca poi nel servizio qualsiasi considerazione sui costi sopportati dal cittadino per recarsi nei punti di distribuzione. E ancora, oltre al fatto che «l’opera di un fattorino può costare di meno di quella di un farmacista ma non sono sovrapponibili (le immagini dei vaccini trasportati al caldo da alcuni corrieri, diffuse anch’esse in tv, dovrebbero far riflettere)», non sempre con la diretta si risparmia: «spesso, nelle patologie croniche, al paziente viene fornita una quantità di farmaci sufficiente a diversi mesi di trattamento, il che può determinare sprechi, se nel frattempo il medico decide di cambiare terapia. Infine, non si considera che «un ricorso totale ed esclusivo alla distribuzione diretta… comporterebbe la disgregazione dell’attuale rete delle farmacie di comunità. Il Paese può permettersi questa desertificazione del territorio?».

POCHI BIOSIMILARI IN DPC

avviata in Campania nel 2013 sui biosimilari e i quantitativi “minimi” prescrivibili di generici dai medici di famiglia con conseguente switch in farmacia, guardano con preoccupazione alla tendenza degli accordi sulla Dpc ad “ammonire” i medici. «È sempre più largo l’uso di biosimilari, a partire dalle malattie infiammatorie croniche», afferma Ugo Viora, presidente dell’Associazione malati reumatici del Piemonte, aderente Anmar. «E preoccupa che, sia la distribuzione diretta o per conto, il medico prescrittore e il paziente possano subire in farmacia uno switch, senza alternative in grado di dare continuità a cure precedenti. In particolare nelle gare dove ci sono più biosimilari per uno stesso originator oggi si pone nelle singole Regioni il problema dello shift da un biosimilare all’altro in assenza di indagini scientifiche approfondite. E si pone un problema identico per chi si trasferisce da una Regione all’altra e passa da una linea biologica a un’altra». Conferma Michele Di Iorio, di Federfarma Napoli: «Se sul prodotto di sintesi in farmacia non facciamo fatica a

convincere dell’equivalenza tra prodotto prescritto e prodotto proposto, sui biosimilari distribuiti per conto - che sono pochissimi - occorre considerare che i prodotti messi a gara possono venire da linee biologiche diverse, e da un lotto all’altro, non solo in teoria, vi possono essere problemi di equivalenza». «Apparentemente il paziente assume lo stesso principio attivo, in realtà prende prodotti differenti», considera Viora, «e solo tra 4-5 anni le ricerche ci diranno gli effetti delle linee biologiche diversificate. Mentre i prodotti di sintesi nulla hanno di diverso dall’originator, il biosimilare è fatto con una linea biologica differente e, se pure si fa analisi di comparabilità e non inferiorità, dal punto di vista della sicurezza poco è richiesto nella fase di registrazione in tema di switch da biosimilare a biosimilare: l’assessorato regionale dovrebbe impedire la sostituzione automatica perché - è un esempio - in certi casi i biosimilari possono non essere indicati per l’impiego nei bambini, benché l’originator lo sia».

Tra i farmaci biologici sono oggetto di distribuzione per conto eritropoietine, filgrastim, tacrolimus, insulina glargine, il resto è distribuito in via da Asl e Aziende ospedaliere. Ma, molto per via dei biologici inseriti in Dpc e dei loro tanti biosimiliari e un po’ forse anche per premunirsi rispetto ad allargamenti della distribuzione in farmacia ad altri biologici con brevetto scaduto, la Basilicata, nel suo accordo ha disciplinato la prescrizione di biosimilari oltre a quella di equivalenti di sintesi di originator a brevetto scaduto. Al medico viene chiesto di apporre una specifica nota nel caso per un principio di sintesi a brevetto scaduto si insista con il farmaco di marca: 4a per le intolleranze al generico “vincitore” della gara, 4b ove si debba seguire una specifica via di somministrazione; 4c per diversa indicazione terapeutica. Per i biosimilari invece è prevista la possibilità di prescrivere il farmaco già in uso del paziente anche per «motivi di continuità terapeutica» (nota 3c). Le associazioni di pazienti, che non dimenticano la stretta

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aprile 2017 |


sasasa

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incontri

U

di Rossella Gemma

na nuova

energia

I problemi dei rurali e le risposte di Farmacia Futura. A colloquio con Silvia Pagliacci, presidente di Federfarma Perugia e candidata alla guida del Sunifar

«Mai proposta, solo difesa», è così che Silvia Pagliacci, portavoce delle farmacie rurali in Farmacia Futura e presidente di Federfarma Perugia, sintetizza l’operato dei vertici del sindacato in tutti questi anni. Ma è proprio parlando del nuovo progetto che la vede candidata alla presidenza del Sunifar e che tenta di sostituirsi all’uscente dirigenza di Federfarma, che Pagliacci definisce i presupposti fondamentali: «Con Farmacia Futura vogliamo dare nuove e fondate speranze ai colleghi titolari ma anche ai collaboratori. Un’energia che possa rimuovere i problemi ormai incancreniti; potere riscoprire che abbiamo la capacità di proporre e non più di subire; progetti concreti, reali e, solo per questo, entusiasmanti in un panorama che vede il farmacista italiano ripiegato su se stesso e quasi all’angolo».

Dottoressa, quali sono, a oggi, le questioni più urgenti per le farmacie rurali? In questo momento molte farmacie si trovano in gravi difficoltà economiche. L’azienda farmacia ha ancora una discreta redditività, che però ha subito un crollo. Chi non ha saputo approfittare degli anni più felici, chi ha appena acquistato la farmacia con un indebitament o i mp or t a nt e, ch i h a v i s t o,

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aprile 2017 |

insomma, venire meno gli introiti che potessero mantenere un certo equilibrio è, oggi, in grave difficoltà. Di tutto questo, a maggior ragione, risentono le farmacie rurali, la cui popolazione tende a diminuire, per lo spostamento verso le città più grandi, e chi rimane ha, comunque, una minore capacità di acquisto.

Cosa ne consegue? La questione più urgente è rappresentata dalla tutela economica di queste farmacie. Indennità di ruralità, assicurazioni per malattia e infortunio, remunerazione della guardia farmaceutica. In particolare, con riferimento all’indennità, ritengo che non sia più ammissibile avere ventuno comportamenti diversi lungo la Penisola da parte delle Regioni. Ci vuole un’armonizzazione con un forte impegno del Sunifar, che deve svolgere la sua funzione di cabina centrale di regia. Peraltro, l’indennità di disagiata residenza aveva un significato economico importante nel 1968, ma da allora, in 49 anni, salvo rare eccezioni avvenute in qualche Regione, non è mai stata rivalutata e, così, ha perso di almeno venti volte il suo vero valore. Altra urgenza è la defiscalizzazione di questi aiuti: non è pensabile che lo Stato, con una mano, aiuti la farmacia rurale e, con l’altra, tolga. Da ultimo, ma non per importanza, occorre affrontare e risolvere il problema del far-


incontri macista titolare di farmacia rurale che è solo e che non può permettersi un sostituto in caso di malattia o infortunio. Va, perciò, prevista un’assicurazione che possa intervenire in questo caso.

E per la categoria più in generale? Per rimanere sul pratico c’è bisogno di rivedere la Convenzione e prevedere una remunerazione comprensiva di tutti quegli atti che il farmacista compie già, o potrebbe svolgere nell’interesse del cittadino. Porto qualche esempio: la presa in carico di pazienti cronici con il monitoraggio puntuale dell’aderenza alla terapia ove il farmacista, meglio di chiunque altro, svolge un ruolo primario; i controlli in telemedicina; gli screening di medicina pubblica; la farmacovigilanza, eccetera. Sono attività utili, di certo, al Ssn che, attraverso la valorizzazione delle reti territoriali, quali quella delle farmacie, potrebbe declinare in maniera più efficace i propri interventi in materia di prevenzione, recuperando, altresì, efficienza attraverso lo spostamento della gestione della cronicità dall’ospedale al territorio.

Altre urgenze? Se, poi, vogliamo parlare del livello più politico, le urgenze per la categoria sono quelle dell’affermazione del ruolo primario della farmacia nel contesto del siste-

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incontri

oggi il panorama è quello di un farmacista italiano ripiegato su se stesso e quasi all’angolo ma sanitario, per dare un respiro e un orizzonte più certo e più ampio, così da lavorare con una serenità e una rinnovata progettualità. Soprattutto occorre che si risolva, finalmente, il contrasto tra quello che i politici riconoscono a parole alle farmacie e quello che è, poi, la loro azione legislativa.

C’è stato, negli anni, un disinteresse crescente dei vertici verso le difficoltà di questo tipo di farmacia sul territorio? Direi che è mancata, ai vertici di Federfarma, proprio questa capacità di guardare al futuro della professione. Forse troppo ingessati su una difesa a breve termine e mai proiettati su progetti innovativi. Nessuna proposta ma solo difesa. Basti vedere la legge sulla farmacia dei servizi: è stata sbandierata come una grande novità, che però non è stata realmente mai riempita di contenuti. Un’idea alla quale, sui territori, Federfarma non ha dato mai le gambe, ossia non ha mai fatto seguire un progetto organico e concreto da portare sul territorio. Il ruolo centrale di Federfarma doveva essere forte: di aiuto alle delegazioni regionali e provinciali nell’applicazione pratica di questa legge, soprattutto per le farmacie rurali.

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Quale sarà il suo primo e più importante intervento nell’eventuale ruolo di presidente del Sunifar? Nell’immediato, vorrei mettere mano all’indennità, come risposta sollecita ai colleghi. Tuttavia, c’è ancor prima una cosa che, a mio avviso, dovremmo fare: riprendere, aggiornare e ampliare uno studio prodotto dal Sunifar di censimento delle farmacie rurali in Italia. Non si è mai saputo nulla di questo documento, eppure mi risulta che circa il 60 per cento delle farmacie abbia partecipato a tale studio. Solo attualizzandolo e integrandolo si potrà avere, infatti, un quadro preciso, completo e approfondito dei bisogni e delle potenzialità delle farmacie rurali. La conoscenza è uno strumento indispensabile per poter programmare l’azione di governo ma è, altresì, una leva straordinaria di convincimento verso chi ci governa.

Lei ha aderito al progetto “Farmacia Futura”; perché e quali sono i vostri obiettivi? Sono stata, insieme ai miei colleghi umbri, tra i fondatori di Farmacia Futura. Crediamo che sia, ormai, maturo il tempo perché la nostra generazione si occupi, in prima linea, delle proprie farmacie. Vogliamo dare nuove e fondate speranze ai colleghi titola-

ri ma anche ai collaboratori. Un’energia che possa rimuovere i problemi ormai incancreniti; poter riscoprire che abbiamo la capacità di proporre e non più di subire; progetti concreti, reali e, solo per questo, entusiasmanti in un panorama che vede il farmacista italiano ripiegato su se stesso e quasi all’angolo.

Che risposta ottenete dai territori nel vostro tour in giro per il Paese? Le risposte sono di straordinaria partecipazione. A ogni incontro troviamo tantissimi colleghi che, dopo una giornata di lavoro, si mettono in macchina e vengono a sentire di cosa parliamo. Così, vedere i loro sguardi partecipi mentre raccontiamo chi siamo, cosa vogliamo fare e, soprattutto, dove, insieme a loro, vogliamo portare la farmacia italiana, ci dà un’energia incredibile. La declinazione del nostro programma, risultato di tanti mesi di lavoro, è piuttosto complessa ma nessuno ci lascia finché non si arriva in fondo. Moltissimi consensi e davvero un bel movimento che, poi, continua anche sui social: insomma, tira un vento nuovo tra i farmacisti.

Bisognerà diversificare gli interventi in base alla regionalità o i problemi sono gli stessi per tutti i farmacisti?


È attualmente in discussione il Ddl Realacci che prevede misure per il sostegno e la valorizzazione dei Comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali. Si tratta di un Disegno di legge il cui impianto, a mio giudizio, dovrebbe essere migliorato per i servizi sanitari e le farmacie in particolare, rendendolo più coraggioso. È comunque un buon dato di partenza per le farmacie rurali: progetti che puntano all’accorpamento e alla fusione dei piccoli Comuni, ritengo non siano coerenti con le necessità di questi territori e delle loro popolazioni, azioni queste che porterebbero inevitabilmente alla desertificazione dei servizi nelle aree rurali. Esistono al riguardo esperienze, quali quella sviluppata in Umbria, insieme ad Anci, che possono essere utilmente ripetute, dal momento che puntano a sostenere lo sviluppo locale, con particolare attenzione al miglioramento costante dei servizi legati alla salute. Ciò al fine di garantire opportunità di vita tali da mantenere e attrarre una popolazione di dimensioni adeguate al presidio del territorio. Farmacia Futura sta lavorando a questi progetti, abbiamo contatti in tale senso con l’onorevole Realacci. Siamo convinti che solo in questo modo si potrà sostenere un equilibrato sviluppo socio economico dell’intero territorio nazionale

incontri

Esistono oggi, secondo lei, progetti che puntano alla valorizzazione della ruralità?

Cosa vuole aggiungere, in chiusura, dottoressa? La gestione della sanità è di competenza delle Regioni. Questo naturalmente comporta che ci siano ventuno gestioni diverse del rapporto Regione-farmacia. Noi crediamo che il ruolo di Federfarma Nazionale sia innanzitutto quello di tentare, ove possibile, di uniformare i livelli di erogazione e le convenzioni in atto. In secondo luogo, occorre presiedere e aiutare ogni federazione regionale nella gestione dei rapporti locali, creando quanto più, possibile, una base comune da cui partire. Prendiamo l’esempio della distribuzione per conto dei farmaci in Pht: tanta diversità

nei controlli, nei criteri e nelle condizioni, talvolta anche tra Asl della medesima Regione, con la tendenza in sede di rinnovi a copiare le condizioni in atto in altre Regioni meno favorevoli per le farmacie e per il servizio al cittadino. Non trovo niente di irrispettoso dell’autonomia di una federazione regionale, se si prevedesse l’affiancamento di un delegato inviato da Roma, esperto e a conoscenza di un panorama più ampio. Come vede torna sempre lo stesso concetto: un ruolo forte di Federfarma nazionale, di assistenza ai territori e di ascolto della base.

Vorrei chiudere affermando che, per affrontare con lucidità il complicato scenario in cui versa oggi la farmacia italiana, servono progetti nuovi, concreti ed efficaci. A ciò si arriva tramite una visione prospettica; attraverso i rapporti con gli stakholder di settore, dialogando con le istituzioni, gli enti e le organizzazioni di categoria e con tutte le forze politiche; riportando quanto più possibile collegialità nelle decisioni; promuovendo la massima partecipazione e, non ultimo, diffondendo l’entusiasmo di chi affronta un viaggio nuovo.

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retail

L

di Federico Marzari, MOODproject.it

a vetrina

delle idee

Quando camminiamo lungo una strada o passeggiamo all’interno di un centro commerciale, sfioriamo, rasentiamo, un’interminabile sequenza di negozi. Una fila di vetrine, una di seguito all’altra, più o meno decorate, arredate, riempite, colorate e illuminate, tentano di attirare la nostra attenzione. La nostra cultura, il nostro modo di vedere, come pure la necessità di ricercare qualcosa in particolare, stuzzicano o meno il nostro interesse, tanto da farci eventualmente rallentare e osservare con attenzione ciò che è esposto. Talvolta l’interesse suscitato si trasforma in volontà di entrare nel punto vendita per continuare e approfondire la ricerca del prodotto, ma è anche altrettanto vero che spesso una vetrina malfatta, o che sempli-

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Alcune regole per attirare l’attenzione del cliente di passaggio

cemente non attrae, ci fa scegliere di proseguire il nostro cammino ignorando quel particolare negozio. Ai nostri occhi, e secondo un recente studio americano, in circa 2-3 secondi appare subito chiaro come alcune vetrine risultino interessanti e attrattive, mentre altre assolutamente inguardabili, quasi da farci arretrare, allontanare, con un effetto rimbalzo verso un altro punto vendita e le relative vetrine.

INFORMARE O COMUNICARE? Per ulteriore e dovuto approfondimento sul tema, occorre anche precisare il significato di due importanti verbi: informare e comunicare. Spesso, nella lingua parlata, si tende a usare quasi indifferentemente l’uno o l’altro, confondendo

invece il reale significato delle due diverse azioni conseguenti. Nel primo caso, e cioè di informare, si trasmette di fatto una sola e semplice informazione. Esempi tipici: uscite di sicurezza, toilette, scale mobili, ascensori, eccetera. Si dice infatti che questo tipo di relazione si concretizza in una via, in una direzione solamente. Nel caso del comunicare, invece, si tende a stabilire una relazione in andata e in ritorno, definita a due vie: dove si genera l’interesse dello spettatore, procurando attenzione e curiosità, che si trasforma in emotività e reazione. Se ora prendiamo questi semplici concetti e andiamo ad applicarli alle vetrine ci renderemo subito conto di quante vetrine sia-


retail

LA PRIMA DOMANDA CUI BISOGNA RISPONDERE: CHE COSA VOGLIO COMUNICARE?

no progettate per comunicare e quante invece si presentino solo come pura informazione, senza nessun legame emozionale con il cliente.

PROGETTIAMO LE VETRINE Quando parliamo delle vetrine dei negozi, dobbiamo pensare a un mix di cose che contribuiscono all’immagine globale del punto vendita. La vetrina diviene il mezzo di comunicazione verso il cliente: si trasforma in attrattività, ottimizza le percezioni divenendo stuzzicante, propone e invita a entrare. Progettare una vetrina rappresenta una concreta possibilità di esprimere la propria creatività, ricerca e innovazione, suscitando interesse e curiosità. Non esiste, e io aggiungo per fortuna,

una formula progettuale uguale per tutte le attività. Ogni imprenditore dovrà, infatti, scegliere la propria strada di comunicazione, rispettare il proprio mercato di riferimento, il target di clienti, il posizionamento di marketing del negozio, rendendo la sua proposta unica e assolutamente distinguibile dalla concorrenza. La vetrina va progettata e deve rispondere a semplici (ma inderogabili) domande. La prima sarà sicuramente: che cosa voglio comunicare? E ancora: quale messaggio voglio trasmettere? E ancora domande per approfondire tutti gli aspetti: come trasformare una modalità espositiva di carattere informativo in un allestimento di forte impatto emozionale? La vetrina, oltre a qualificare l’immagine dell’intero punto vendita, per sua natura è stimolo all’acquisto dei prodotti esposti, diventando uno strumento fondamentale di visual merchandising. I comportamenti e le azioni di marketing operativo trovano un’immediata applicazione e rendono ogni intervento misurabile e verificabile, permettendoci eventualmente, anche in tempi brevi, di modificare e migliorare le performance economiche dell’intero punto vendita. Esistono diversi tipi di vetrine, differenti per dimensioni, strutture espositive, illuminazione e fondali che possono essere aperti, chiusi o semichiusi. Non ci sono soluzioni migliori o peggiori in senso “assoluto” e caso per caso andrà progettato il più adatto sistema d’allestimento. Descriviamo ora le tre diverse tipologie, partendo dal fondale aperto, che consente di vedere l’interno del punto vendita, l’ar-

chitettura del negozio, l’assortimento, il criterio espositivo, il personale addetto alle vendite e la clientela stessa. La possibilità di vedere tutte q ueste cose simultaneamente, in maniera quasi sovrapposta, possono distogliere l’attenzione dell’osservatore dal prodotto esposto in vetrina, in particolar modo se quest’ultimo è di piccole dimensioni. I fondali chiusi non consentono di vedere l’interno del negozio e sono tipici delle grandi superfici o dei department store. Facilitano gli interventi “scenografici” poiché si avvicinano maggiormente alle logiche del teatro, enfatizzando gli effetti emozionali, ma al contempo necessitano di importanti investimenti economici per risorse di persone e materiali d’allestimento. Il compromesso tra le due precedenti soluzioni si concretizza con fondali, o piccoli setti murari semi-chiusi. Sono molto usati e permettono di cambiare nel corso dell’anno l’intera immagine delle vetrine, utilizzando elementi quali pannelli, gigantografie fotografiche, poster sospesi, particolari espositori, che come quinte teatrali interrompono la visuale completa del punto vendita.

LA COMPOSIZIONE SCENOGRAFICA La vetrina rappresenta un’importante comunicazione lungo le strade cittadine e di fatto raffigura un grande pannello pubblicitario che trasmette chi siamo, cosa vendiamo e come lo vendiamo. Per avere quindi maggiore enfasi comunicativa, oltre agli aspetti di progetto e di marketing già precedentemente accennati, dovremmo applicare le regole della comunicazione visiva che, sinteticamente, possiamo riassumere in: triangolazione, simmetria, ritmo, equilibrio, ripetitività. Tutte regole di composizione che troviamo anche nel mondo della fotografia e che ci portano a considerare la vetrina proprio come una grande immagine, una fotografia del nostro business, densa di significati e contenuti.

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retail

Figura 2 Lateoriadeicolori diJohannesItten:ildiscocromatico indodicipartieicoloricomplementari

Figura 1 Composizionevisuale:regola deiterzi,puntifocaliezonaaurea

D

a on g a i

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Linee forti Punti Focali

Zona Aurea

Gestire la vetrina come un campo visivo significa, quindi, governare tutti gli aspetti di composizione fotografica, suddividendo per esempio lo spazio in aree geometriche immaginarie all’interno delle quali esporre il prodotto. Ordinare i prodotti seguendo griglie compositive come la “regola dei terzi”, le zone auree, le diagonali, o ancora usando il netto contrasto tra figura e sfondo, consentono al nostro occhio di percepire immediatamente il significato del progetto di comunicazione (figura 1). Altro capitolo molto importante tra le regole compositive è quello legato alla teoria del colore (figura 2). Aspetti di composizione come: colori caldi, freddi, neutri o ancora aspetti di combinazione dei colori, o lo studio e l’analisi dei colori complementari, dei contrasti e dell’intensità, devono essere nel bagaglio culturale di ogni bravo e preparato allestitore di vetrine.

UN BIGLIETTO DA VISITA Le vetrine costituiscono il primo biglietto da visita del nostro punto vendita e rappresentano un importante strumento di visual merchandising, oltre a essere un veicolo di comunicazione visiva estremamente efficace e persuasivo. Trascurare o abbandonare una vetrina significa trasmettere disinteresse e poco orientamento al business. Il nostro

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Linee forti Linee forti

Linee forti

Punti Focali

operato complessivo è di frequente valutato anche dalle proposte e dalle soluzioni di allestimento vetrinistico effettuate. Spesso i punti vendita tendono a comporre le vetrine più o meno sempre allo stesso modo e questa mancanza di varietà nella proposta d’allestimento tende, a lungo andare, a disinteressare il cliente tanto da non fargli notare le differenze in termini di prodotto esposto, rendendo purtroppo la vetrina, quasi invisibile ai suoi occhi. La vetrina (per sua missione) deve informare, suggerire soluzioni, farsi ricordare, segnalare novità e stimolare nuovi bisogni nella clientela. Il punto vendita, attraverso l’allestimento vetrinistico, deve continuare a “farsi vedere”, mantenendo vivo l’interesse della propria clientela.

NUOVI OCCHI PER OSSERVARE Per fare una vetrina efficace non occorre esporre tantissima merce. Quello che conta non è la quantità di prodotto, ma la qualità espositiva e di conseguenza la comunicazione visuale che trasmettiamo. La vetrina, invece, non deve confondere, creare confusione, ma piuttosto facilitare la lettura della merce e invitare a entrare. Nuovi occhi per osservare significa dedicare un po’ più di tempo alle nostre vetrine, analizzando ciò che è stato allestito e in che modo. Fermiamoci di fron-

te per qualche minuto e con attenzione studiamo se anche i piccoli particolari sono parte dell’intero meccanismo di comunicazione. Domandiamoci se siamo riusciti a trasmettere come vorremmo e soprattutto se il nostro cliente sarà contento e incuriosito dalle proposte. Organizziamoci con un calendario di allestimenti, dove a rotazione, seguendo stagionalità, eventi e ricorrenze, pianificheremo i nuovi allestimenti. Questo ci farà risparmiare tempo, progettando con maggiore serenità, senza l’assillo delle scadenze e con una garantita riduzione dei costi di realizzazione. Programmiamo di cambiare a rotazione alcuni elementi della vetrina, come fondali, scritte, prodotti, colori, arredi, eccetera; il tutto per aumentare l’aspetto emotivo e di relazione. Interroghiamoci sulle giuste quantità di prodotto esposto, sulla leggibilità delle caratteristiche e dei prezzi e sull’immagine globale che trasmettiamo. Se condurremo con attenzione e cura tutto questo, saremo certamente diversi dalla concorrenza e riusciremo a suscitare la giusta emozione in chi ci guarda, divenendo un punto di riferimento, quasi dei suggeritori di prodotto, invitando a entrare e inoltre facendoci ricordare e apprezzare per le nostre belle e affascinanti proposte che racconteranno a tutti le nostre innegabili capacità commerciali.


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convegni

I

di Giuseppe Tandoi

ndipendenti

prima di tutto L’ottava edizione della convention di Alphega Pharmacy a Montecarlo

Al termine della due giorni monegasca di Alphega Pharmacy Ornella Barra, CoChief Operating Officer di Walgreens Boots Alliance, incontra la stampa italiana per parlare delle strategie del gruppo e del ruolo dei farmacisti nel nuovo contesto globale della salute. «Non c’è nessuna volontà di fagocitare le farmacie indipendenti, né in Italia né altrove», tiene subito a precisare. «L’esempio più classico è quello del Regno Unito, dove le farmacie della catena Boots convivono pacificamente con quelle affiliate ad Alphega». Quando passerà, dopo lunga gestazione, il Ddl Concorrenza non avverrà dunque nessuna rivoluzione nell’assetto complessivo del sistema farmacia: entrare nel network Alphega sarà sempre un buon affare. Altra cosa è - fa intendere - se un titolare decide per ragioni sue di vendere l’attività, senza alcuna sollecitazione dall’esterno. Da farmacista orgogliosa di esserlo, Barra reputa eccessive le preoccupazioni riguardanti la questione occupazionale, che tiene banco in questi mesi sulle testate di settore e nel dibattito interno alla categoria: «Quella in Farmacia è ancora una laurea che offre buone prospettive e potrebbe offrirne ancora di più se dovesse passare la liberalizzazione. La professione sta cambiando e bisogna adeguarsi a questa evoluzione. Semmai c’è un problema di progressione di carriera e, in questo senso, lavorare all’interno di una

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catena può garantire maggiori possibilità di crescita. Un collaboratore può aspirare a diventare direttore». Poco prima, dal palco, rivolgendosi alla platea dei 1.200 farmacisti provenienti da tutta Europa, aveva ricordato come sul territorio la figura del medico di famiglia sia sempre più distante. «Una volta», torna sull’argomento, «il rapporto con il medico era molto più stretto, oggi il presidio sanitario più vicino ai cittadini è la farmacia e di questo il professionista dietro al banco deve essere consapevole. Esistono poi realtà dove farmacista e medico operano a stretto contatto, come accade negli Stati Uniti con le farmacie Walgreens, ma in molti Paesi europei, Italia compresa, la legislazione non lo consente». E pare difficile che possa cambiare qualcosa in tempi brevi, sotto questo aspetto. A proposito di Usa l’acquisizione da parte di Wba di Rite Aid, terza catena statunitense con le sue 4.600 farmacie, sembra segnare il passo. L’Antitrust sta esaminando la questione in ogni suo dettaglio, i tempi si sono rivelati più lunghi del previsto ma Barra non è preoccupata e ribadisce che il gruppo non ha nessuna intenzione di tornare sulle proprie decisioni. Occorre ancora un po’ di pazienza. Che cos’è la globalizzazione per Ornella Barra? «Non parlerei di globalizzazione in riferimento alle strategie internazionali di Walgreens Boots Alliance. Noi abbiamo

un’ottica molto flessibile, decidiamo di intervenire dove ravvisiamo le condizioni più favorevoli, ma non lo facciamo certo a discapito delle realtà e delle risorse locali, che anzi cerchiamo sempre di valorizzare». E l’Italia? Forse un pizzico di orgoglio nazionale in più (e un po’ meno pessimismo) non farebbe male: «Bisognerebbe prendere esempio da inglesi e francesi».

UNA RETE SEMPRE PIÙ AMPIA La flessibilità, quindi, come stella polare di quella che è la prima realtà globale al mondo nel settore salute e benessere: operare nei Paesi dove sono più favorevoli le condizioni e con modalità ad hoc per ogni singola realtà nella quale ci si propone di intervenire. Wba è presente in oltre venticinque Paesi e può contare su 400.000 dipendenti; al gruppo fanno capo 13.200 farmacie mentre sono 230.000, complessivamente, quelle servite dalla sua struttura di distribuzione. Un colosso di cui la rete Alphega Pharmacy è un asset fondamentale. Nata nel 2001, oggi ne fanno parte più di seimila farmacie - numero quasi triplicato rispetto al 2008 - distribuite in nove Paesi: Repubblica Ceca, Francia, Italia (oltre settecento), Spagna, Olanda, Germania, Gran Bretagna, Turchia e Romania. L’appartenenza alla prima rete europea di farmacie indipendenti è - sottolinea Barra - più che una opzione una necessità: catene di pro-


convegni prietà, reti, o altre forme di aggregazione rappresentano un modo per consolidare l’attività della farmacia. Nel caso specifico, il brand Alphega offre a tutti gli aderenti il valore aggiunto rappresentato dall’appartenere a un gruppo che opera a livello globale come Wallgreens Boots Alliance. Concetti ribaditi da Caitlin Sorrell, managing director di Alphega Pharmacy Europe, che ricorda l’importanza di avviare su scala continentale - come sta facendo Alphega - iniziative di screening rivolte alla popolazione, in un periodo che vede i governi dei Paesi occidentali uniti nel fronteggiare la complessa questione della sostenibilità economica dei sistemi sanitari. Di qui la necessità di puntare sempre più

sulla prevenzione, con il contributo di tutte le strutture che operano sul territorio, farmacie in primis; il cui ruolo, evidenzia Sorrel, è cruciale anche nel trasferire al pubblico le linee guida sui corretti stili di vita, oltre che nel sostegno a una cronicità sempre più diffusa.

L’INNOVAZIONE I modelli di assistenza sanitaria stanno cambiando profondamente, tra richieste crescenti di prestazioni e vincoli di budget cui i player istituzionali devono sempre più sottostare. Un contesto nel quale l’innovazione digitale riveste un ruolo prorompente e ancora da comprendere in tutte le sue sfaccettature. È l’argomento al

centro della relazione tenuta a Montecarlo da Luca Pani e che i lettori di Punto Effe ben conoscono, grazie alla rubrica fissa che l’ex direttore generale dell’Aifa e oggi componente dell’Ema tiene su questa rivista. Proliferano le app dedicate all’ambito sanità-salute, cominciano a diffondersi i wearable device (dispositivi da indossare) in grado di fornire, in tempo reale, informazioni su determinati parametri utili a monitorare lo stato di salute di un paziente. Quale impatto avranno nei prossimi anni simili, rivoluzionari strumenti nell’assetto generale dei sistemi sanitari più evoluti? Un grande interrogativo al quale, oggi, è difficile rispondere in modo definitivo.

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medicina

U

di Michela Carola Speciani, Medico Chirurgo

n legame

dimostrato

Nutrizione, stili di vita e malattie neurodegenerative

La nutrizione, lo stile di vita e le malattie neurodegenerative sono profondamente legate; sono ormai moltissimi gli studi che lo definiscono con precisione. Pensiamo all’insulino-resistenza, correlata strettamente a Parkinson e Alzheimer, al ruolo del microbiota definito in queste stesse malattie, alla prevalenza di “intolleranza al glucosio” (una condizione di alterata risposta agli zuccheri) in chi soffre di sclerosi laterale amiotrofica, e al ruolo della componente infiammatoria e legata allo stress ossidativo in tutte queste patologie. La presenza di insulino-resistenza è inoltre correlata allo stress ossidativo e al peggioramento della disabilità nei pazienti con sclerosi multipla. Il ruolo della nutrizione e

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degli stili di vita nel benessere di questi pazienti deve essere preso in profonda considerazione.

NEL DETTAGLIO Il microbiota intestinale è particolarmente suscettibile a quello che si mangia. La presenza di abbondante fibra ha effetti molteplici a livello sistemico e può contribuire alla riduzione dell’infiammazione generalizzata (elemento utile in questi pazienti) oltre che alla selezione di ceppi positivi in termini di flora batterica intestinale. L’utilizzo abbondante di frutta e verdura e la preferenza per i cereali integrali o le leguminose alle controparti raffinate e agli zuccheri semplici hanno in questo senso un grande significato.

La scelta di frutta e verdura fresca e cruda (che deve sempre essere presente il più possibile nella nutrizione di queste persone, oltre che della popolazione generale) ha un ruolo ancora più important e. Q ue s t i a l i ment i i n fat t i , ol t re all’importante fibra, contengono vitamine, sali minerali e polifenoli, fondamentali per il controllo della funzionalità generale e per la modulazione dello stress ossidativo, che è un elemento cardine delle malattie neurodegenerative. Anche la scelta dei grassi da mettere in tavola ha un ruolo nella gestione dell’infiammazione generalizzata e dell’insulino-resistenza. I grassi da cui stare il più possibile alla larga sono quelli “trans”, tipicamente di origine vegetale sottopo-


medicina

tra le maggiori carenze alimentari quella di proteine nella popolazione anziana

(soprattutto più anziana), che tende a preferire pane, pasta e dolci a qualche sana (e indispensabile) proteina in più. Meglio in questi casi evitare le proteine ricche di grassi elaborati come quelle di insaccati, salumi e le carni in scatola, preferendo pesce, semi oleosi non tostati e poi carni fresche e uova.

NON SOLO ALIMENTAZIONE

sti a cottura o trasformati. I grassi trans si sono rivelati implicati nell’aumento non solo della mortalità cardiovascolare ma anche di quella globale. Si tratta di grassi tipici dei fritti e dei prodotti da forno e di pasticceria, ma diventano trans anche semplicemente gli oli usati in cottura. Protettivi nei confronti dell’incremento infiammatorio sono invece gli oli vegetali crudi contenenti omega-3, omega-6 e antiossidanti. In questo senso basta dire no agli oli usati in cottura e sì alla loro aggiunta a fine cottura e a crudo. Un altro elemento più che essenziale nella gestione nutrizionale di questi pazienti è la presenza almeno delle sufficienti proteine nella dieta quotidiana. L’Organizzazione mondiale della sa-

nità definisce come minimo assoluto (e quindi da superare) 0,83 g di proteine per kg di peso corporeo al giorno. È in questo senso importante ricordare che 100 grammi di alimento proteico contengono all’incirca 20-30 grammi di proteine. Facendo qualche calcolo è facile rendersi conto di come le proteine siano spesso carenti nella popolazione italiana

Un’altra essenziale notazione riguarda l’attività fisica. Corretti livelli di attività fisica, anche moderata (l’Oms parla di 150 minuti alla settimana), sono utili a ridurre l’infiammazione generalizzata, a modulare la resistenza insulinica e la risposta al glucosio e si sono dimostrati in diversi studi utili nel migliorare e mantenere la salute neuronale. Nutrizione e attività fisica rappresentano un primo step importante per il supporto del benessere, anche e soprattutto in chi soffre di malattie neurodegenerative o in chi sta cercando di prevenirne l’insorgenza.

NOTA BIBLIOGRAFICA Nutr Rev. 2016 Oct;74(10):624-34. | Oxid Med Cell Longev. 2017;2017:7039816. | Neuroscience. 2014 Jun 13;270:139-47. | Neuromolecular Med. 2016 Sep;18(3):465-73. | Mediators Inflamm. 2015;2015:105828. | Amyotroph Lateral Scler. 2011 Sep;12(5):379-81. | Amyotroph Lateral Scler. 2010;11(1-2):166-71. | Nutrition. 2014 Mar;30(3):268-73. | Cell. 2016 Nov 17;167(5):1339-1353.e21. | http://www.who.int/nutrition/publications/nutrientrequirements/WHO_TRS_935/en/ | Gallaway PJ, et al. Brain Sci. 2017. Physical Activity: A Viable Way to Reduce the Risks of Mild Cognitive Impairment, Alzheimer’s Disease, and Vascular Dementia in Older Adults.

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medicina

U

di Stefania Cifani

n disturbo

da conoscere Individuare le cause della cefalea è il primo passo per accedere al trattamento più adatto a prevenirla

Forte e pulsante, sordo ma fastidioso, associato al dolore cervicale o al ciclo mestruale: si fa presto a dire mal di testa, ma i mal di testa non sono tutti uguali. E conoscere le diverse manifestazioni di uno dei disturbi più comuni nella popolazione di ogni età può essere di aiuto per imparare a gestirlo, sapere quando è necessario richiedere il consulto dello specialista e, se possibile, prevenirlo. Secondo una ricerca condotta da Gfk Eurisko, di mal di testa soffrono 27 milioni di italiani, che mediamente devono affrontare due episodi di cefalea al mese. Obiettivo dell’indagine: fotografare la situazione e il vissuto individuale in termini di cause per-

cepite e soluzioni adottate per risolvere il problema. Per un individuo su due il mal di testa risulta legato a stress e stile di vita: tensione, stanchezza fisica, bassa qualità del sonno, alimentazione scorretta. In un caso su tre il disturbo si associa a tensione muscolare e dolore nella zona del collo, per cui viene comunemente definito “da cervicale”. Per due donne su dieci, infine, il mal di testa coincide con il ciclo mestruale. Come si comportano gli italiani per risolvere il problema? Una persona su quattro trascura il proprio disturbo e il 50 per cento di chi si cura tarda comunque ad assumere farmaci, in attesa che il mal di testa passi da solo.

Sport e mal di testa Se uno stile di vita all’insegna di ansia e tensione può rappresentare un fattore di rischio per scatenare il mal di testa, l’esercizio fisico aiuta invece a curare e prevenire i sintomi della cefalea tensiva, con benefici anche sull’umore e sulla sfera sociale. L’attività fisica infatti aumenta l’apporto di ossigeno, migliora la respirazione e la circolazione sanguigna. Ma è importante scegliere l’esercizio adatto: sono da evitare gli sport che richiedono sforzi eccessivi e prolungati, come il sollevamento pesi, e le attività svolte senza preparazione o riscaldamento. Sì invece alle attività aerobiche come pilates e yoga, che agendo su postura e respirazione possono anche svolgere un ruolo preventivo. Anche la corsa e la camminata veloce possono essere utili a prevenire il mal di testa. Il nuoto, infine, può indurre uno stato di relax benefico per tutto il corpo e irrobustisce i muscoli dorsali e cervicali, inducendo una postura che riduce la comparsa delle cefalee di tipo muscolo-tensivo.

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TIPOLOGIE A tutti capita prima o poi di avere un attacco di cefalea, nella maggior parte dei casi non riconducibile a una causa precisa. Per la diagnosi è quindi necessario partire dal racconto dei sintomi e delle circostanze che hanno caratterizzato l’attacco: tensivo: è il tipo di cefalea più comune, di intensità variabile. Si manifesta con un dolore bilaterale, avvertito con la sensazione di una “cappa” sulla testa che tuttavia in genere non impedisce lo svolgimento delle attività quotidiane. Tra le cause di questo tipo di cefalea la vita sedentaria e l’abitudine a una postura scorretta, che incidono negativamente sulla zona del collo e delle spalle; emicrania: si manifesta con un dolore continuo e pulsante localizzato da un solo lato della testa che peggiora con il movimento fisico. Spesso si accompagna a fastidio per luce, rumori e odori per cui chi ne soffre è portato a dovere interrompere le proprie attività. Questo tipo di mal di testa interessa il 12 per cento della popolazione, più spesso donne. Un attacco emicranico può durare fino a tre giorni. La crisi, che può essere scatenata anche da stati di ansia e alterazione del ciclo sonnoveglia, è a volte preceduta da sintomi visivi come mosche volanti e flash luminosi,


medicina di durata variabile, da pochi minuti a un’ora. Si tratta in questi casi di emicrania con aura; emicrania mestruale: la crisi tipicamente compare nel periodo compreso tra i due giorni prima e i tre giorni dopo l’inizio del ciclo mestruale, per la brusca caduta dei livelli di estrogeni. Non di rado gli attacchi, in genere più resistenti alle terapie analgesiche si accompagnano a nausea e vomito. La pillola anticoncezionale, soprattutto nella fase di sospensione, e la terapia ormonale sostitutiva possono scatenare o favorire l’insorgenza di questo tipo di emicrania, specialmente nelle donne che soffrono di emicrania con aura.

CURE Di fronte a un attacco di mal di testa è opportuno agire velocemente. In questo senso il ruolo del farmacista può essere prezioso. L’automedicazione con analgesici, in grado di agire sulla componente infiammatoria, è efficace ma è importante educare il paziente a non abusarne e insegnare a tenere sotto controllo il numero di compresse assunte mensilmente; il rischio è infatti di ottenere l’effetto contrario e causare la cronicizzazione del mal di testa. L’attacco di cefalea va comunque trattato sin dall’inizio: tutti i farmaci sono tanto più efficaci quanto più preco-

cemente sono assunti rispetto alla comparsa del dolore. Il farmacista può svolgere un ruolo attivo anche nell’educazione alla prevenzione degli attacchi. Adottare uno stile di vita sano, con alimentazione bilanciata, sonno regolare e costante e pratica di attività fisica è la prima regola da rispettare. È poi importante capire la natura della cefalea, se associata a eventi particolari, se si ripete in determinate situazioni. Questo è di aiuto al medico per indirizzare verso la terapia migliore ed eventualmente verso una profilassi, per casi specifici. In caso di crisi ricorrenti la scelta di consultare il medico è in generale la più opportuna, così come se il mal di testa compare per più di quindici giorni al mese, o se si presenta con sintomi o dolore diversi dal “normale”. Nell’ambito della seconda edizione della campagna di sensibilizzazione e prevenzione “I mal di testa togliteli dalla testa”, e grazie alla collaborazione con la Società italiana di neurologia, in varie regioni italiane sarà disponibile un servizio di consulenza gratuita nei centri cefalea per approfondire il tema e saperne di più sul proprio mal di testa. L’elenco dei centri con i riferimenti e le modalità di accesso è reperibile al link http://toglitelidallatesta. imalditesta.it/.

Una App come diario Conoscere il proprio mal di testa è il primo passo verso la sua corretta gestione. La compilazione di un diario del mal di testa, dove registrare gli episodi con i sintomi, le caratteristiche e il contesto in cui si sono verificati può essere molto utile sia alla persona sia, in un secondo tempo, al medico per indirizzare il paziente verso il la terapia più adatta. L’applicazione iMalditesta - disponibile gratuitamente per Ios e And ro i d - è s t at a p e n s at a p e r monitorare andamento e insorgenza degli attacchi. Oltre a dati e informazioni come frequenza, intensità e localizzazione del dolore, l’App permette di registrare informazioni utili come l’ora di inizio e fine dell’episodio, se si sono verificati eventi o condizioni importanti - qualità del sonno, attiv ità fisica, assu nzione i alimenti particolari - ma anche l’intensità dei sintomi e l’effetto di eventuali rimedi.

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dal mondo

di Simona Dalla Costa

francia

PROGETTO DI FUSIONE TRA 1001 PHARMACIE E UNA RETE DI FARMACIE 1001Phar macies, piattafor ma on line specializzata nella commercializzazione di attrezzature mediche e di medicinali, passa dalla dimensione virtuale a una reale presenza sul territorio. Cambiamenti considerati necessari in vista dell’imminente fusione con un gruppo di farmacisti operante nel sud-est della Francia. Cédric O’Neill, fondatore e dirigente della società, ha reso noto che questa operazione è in sintonia con la necessità per il sito di avere una maggiore visibilità: «Per la notorietà di un marchio non è sufficiente la sola presenza sul web. I clienti devono essere in grado di collegare un marchio a una posizione, in questo caso la farmacia». Oltre a raddoppiare il fatturato, la fusione con il nuovo partner consentirà a 1001Pharmacies di stipulare accordi-quadro con molti laboratori, finora riluttanti a concludere contratti con un sito web. E per il futuro? 1001Pharmacies ha già anticipato che anche i prossimi progetti saranno ispirati al principio della “sinergia tra virtuale e fisico”.

Regno Unito

www.pharmaceutical-journal.com

FOCUS SULLA DIRETTIVA EUROPEA PER LA FALSIFICAZIONE DEI MEDICINALI PER I FARMACISTI INGLESI In Inghilterra è stato recentemente lanciato un sito web contenente informazioni utili per la comunità dei farmacisti al fine di prepararli all’introduzione della direttiva europea sulla falsificazione dei medicinali (Fmd). Sotto l’Fmd, tutti i nuovi pacchetti di medicinali soggetti a prescrizione immessi sul mercato in Europa dal febbraio 2019 in poi dovranno possedere due caratteristiche di sicurezza: un codice a barre unico e un dispositivo anti-manomissione. Il database inglese sarà sviluppato dalla SecurMed Uk, una nuova organizzazione che rappresenta tutti i

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www.lequotidiendupharmacien.fr

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principali organi della catena di distribuzione dei farmaci come produttori, grossisti e farmacie. Raj Patel, direttore amministrativo di Securmed Uk, commenta: «La falsificazione di medicinali è una grave minaccia per la sicurezza del paziente. Ci rendiamo conto che questo sarà un grande cambiamento per tutta la catena di distribuzione dei farmaci, specialmente per le farmacie private. Lavoreremo a stretto contatto con il Dipartimento della sanità e con l’Mhra (Medicines & healthcare products regulatory agency), per ottenere un modello di prescrizione unico nel Regno Unito».


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un farmacista a scuola

M

aneggiare

con cura Farmaco-logico, un progetto di educazione al corretto uso dei medicinali

«Sergio, ma come si diventa così?». «Cioè, Lorenzo?» «Come si impara a fare quello che fai tu... i farmaci, le creme con le piante, gli sciroppi?». «Lorenzo, il lavoro si chiama farmacista, si studia all’università e si impara da grandi, con i colleghi più grandi che ti insegnano». «Ah... mi piace tanto e lo voglio fare». Questo è il botta e risposta che ho avuto con Lorenzo, giovane alunno di seconda media che ho avuto la fortuna di incontrare nel corso di “Farmaco-logico!”, un progetto di educazione all’utilizzo dei farmaci che sto conducendo in queste settimane in Alto Adige. Insieme a 120 ragazze e ragazzi (con un’età che va dalla prima media alla seconda superiore) stiamo compiendo un viaggio multimediale nel mondo dei farmaci, attraverso passaggi successivi: la carta d’identità del farmaco: per capire il senso di principio attivo, eccipienti, bugiardino, farmaco generico, antibiotico e poi via verso concetti più complessi come effetto placebo, effetti collaterali, posologia e antibioticoresistenza; media education: per stimolare il senso critico dei ragazzi, attraverso concetti di educazione ai mezzi di comunicazione applicati alla pubblicità dei medicinali, per

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di Sergio Cattani, farmacista ed educatore

aprile 2017 |

poter essere critici e attenti nei confronti dei messaggi sponsorizzati da cui siamo investiti; laboratorio galenico: due ore sono state dedicate ai rimedi tradizionali, efficaci e sicuri verso molte piccole patologie, che i ragazzi sono stati invitati e preparare in un vero e proprio laboratorio galenico costruito in classe, armati di mortaio e pestello; mettersi in scena: dopo l’approfondimento di una patologia (sintomi, cause e rimedi), i ragazzi inventano una storia che poi interpretano così da diventare un breve video (caricato su youtube), con cui comunicare quanto imparato in classe. “Farmaco-logico!” è un’occasione d’oro per confrontarsi con i giovani su un tema fondamentale per la loro vita, ma anche per la nostra, dal momento in cui in campo farmaceutico il comportamento del singolo si riflette su quello della comunità (si pensi all’antibioticoresistenza, argomento cui si dà ampio spazio nel progetto). E poi non dimentichiamo che nei primi cinque anni di età la persona assume una quantità di me-

dicinali che equivale a quanti ne assume nella fascia d’età 30-35 (Rapporto OsMed). Pertanto, seppure grezza e a stadi di elaborazione embrionale, esiste già in loro un’idea di farmaco, di salute, di malattia, legata all’esperienza personale. Ma anche ai modelli familiari, a quello che vedono e sentono in tv, per strada, su internet. Per questo motivo, nella nostra esperienza non abbiamo tralasciato di educare i ragazzi a comprendere i messaggi televisivi e più in generale quelli provenienti dall’informazione sponsorizzata. Se vogliamo educare a un consumo corretto del bene-medicina, non dobbiamo dimenticare che ognuno di loro (e ognuno di noi) vive immerso in un mondo pieno di indicazioni e rimandi al consumismo, anche in ambito sanitario. Nel progetto viene data importanza alla figura del farmacista, custode del farmaco ed educatore alla salute, al fine di prevenirne gli effetti collaterali tra la popolazione. Per alcune classi sarà infatti possibile visitare la farmacia e conoscere i farmacisti che ci lavorano.


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Nutrizione

B

di Rachele Aspesi, farmacista e dietista

enefici

effetti Numerose spezie sono in grado di svolgere un’attività antitumorale

Nelle tradizioni culinarie di famiglia o di una specifica area geografica alcuni cibi hanno sapori talmente unici che diventa impossibile riprodurli senza conoscerne i segreti fino in fondo. Molto spesso l’ingrediente magico che rende il piatto riconoscibile a occhi chiusi sta in una piccola aggiunta, spesso a fine cottura, che viene fatta da mani esperte che, per anni, l’hanno dosata senza, immancabilmente, appuntarne la quantità esatta. Sto parlando delle spezie, dal latino species, termine che indicava una merce speciale, una moneta dal valore preziosissimo, ingrediente dai ricchi profitti economici tra il tardo Medioevo e l’età moderna, sapientemente usato per infiammare il palato di coloro che potevano permettersi tale ricchezza. Le spezie sono ricavate da alcune varietà di piante aromatiche per lo più essiccate, delle quali si utilizzano differenti parti, dalla corteccia, alle radici, dai boccioli floreali fino a bacche e frutti. Accanto all’uso delle spezie, ebbero ampio utilizzo anche le piante o erbe aromatiche o aromi, distinte dalle precedenti in quanto composte da parti verdi o foglie fresche dell’erba o dell’ortaggio in questione.

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Le spezie e gli aromi sono stati usati, nei secoli, per migliorare indubbiamente il potere gastronomico delle pietanze, ma non solo: farmacisti pionieri coglievano da queste piccole piante proprietà officinali antibatteriche, antinfiammatorie, digestive e colagoghe che nei secoli successivi hanno permesso, tramite le moderne ricerche, di approfondirne le qualità medicali fino a inserirle nell’elenco dei super-cibi dalle proprietà antitumorali, il cui utilizzo è suggerito come prevenzione oncologica in fase di terapia e anti-recidivante.

L’AZIONE ANTINEOPLASTICA Gli alimenti riconosciuti con spiccata azione antitumorale operano creando un ambiente sfavorevole alla crescita neoplastica, opponendosi all’infiammazione cronica e alla iperproduzione di fattori di crescita che stimolano l’avanzata della cellula danneggiata. La neoplasia, infatti, rappresenta un processo lungo nel quale cellule di replicazione irregolare, in seguito a numerosi impulsi esogeni o endogeni, subiscono progressivamente una modifica genica, trasmissibile alle cellule

figlie, generando così una massa tumorale che, attraverso almeno quattro mutazioni del Dna, sia in grado di sviluppare i suoi eventi dannosi. Gli alimenti riconosciuti antitumorali sono in grado di creare un microambiente cellulare non infiammatorio che possa contrastare lo sviluppo di tali mutazioni. I principi attivi contenuti nei cibi possono svolgere la loro funzione antineoplastica a più livelli della fase di replicazione cellulare; quelli contenuti in spezie e piante aromatiche hanno un ruolo indiscusso durante il processo di angiogenesi tumorale, ossia la fase in cui il tumore stesso, per sopravvivere e crescere, secerne segnali chimici (come il VEGF-A) che mobilitano i piccoli vasi sanguigni presenti nelle cellule vicine, affinché facciano da dispensatori di energia sotto forma di ossigeno e nutrienti. Basilico, timo, rosmarino, chiodi di garofano, aglio, curcuma assieme ad altre spezie e aromi sono stati inseriti nell’elenco dei superfood ad azione anti-angiogenesi più spiccata, dei quali vale la pena analizzare le famiglie più significative.


ZINZIBERACEAE Nella famiglia delle Zinziberaceae, originarie di Asia sud orientale, Cina e India, sono presenti la curcuma (Curcuma longa), lo zenzero (Zingiber officinale) e il cardamomo (Elettaria cardamomo), delle quali si sfruttano proprietà medicinali contenute nella radice o rizoma. Quest’ultima, il cardamomo, definita la regina delle spezie per il suo aroma intenso e caratteristico, è l’unica di questa famiglia con potenziale azione chemiopreventiva, ma la cui composizione fitochimica e i conseguenti meccanismi d’azione non sono stati ancora ben chiariti. Spiccano, invece, gli studi legati alla curcuma, le cui proprietà medicali furono già segnalate 3.000 anni prima di Cristo, ma i cui principi attivi furono isolati solo nel 1842; al suo interno troviamo la curcumina, un polifenolo che conferisce il tipico colore giallo-arancio alla spezia e che la rende l’ingrediente fondamentale del curry. Dopo anni di un suo uso puramente culinario, iniziarono i primi studi in vitro e in vivo che hanno permesso di confermare le sue spiccate proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, antitumorali, antivirali

Nutrizione

e antiamiloide (utile contro il morbo di sostanze terpeniche dello zenzero ne hanAlzheimer); nei più di tremila studi che no evidenziato una spiccata azione proPubMed riconosce in tale ambito, si conapoptosi nei confronti di cellule ferma l’innumerevole quantità di meccaneoplastiche dell’endometrio, attraverso nismi d’azione con i quali la curcumina l’attivazione della proteina p53, ma anche agisce regolando differenti bersagli moleun’efficace inibizione della proliferazione colari, tra cui fattori di trascrizione (NFcellulare in masse tumorali nel colon con kB) e di crescita (VEGF fattore di crescita azione selettiva, senza intaccare cellule vascolare endoteliale), citochine infiamsane limitrofe. In numerosi protocolli di matorie (IL1 e 6) e altri enzimi, come la medicina integrata in fase chemioterapiCOX-2, su cui agisce con un meccanismo ca, si consigliano tisane a base di zenzero identico a quello dell’acido acetilsalicilico. come antiemetico, spesso associato ai Nell’ultima decade, ha trovato ampio stuchiodi di garofano che, grazie all’elevato dio il suo ruolo in ambito oncologico: ricercontenuto in fenoli tra cui l’eugenolo, svolche condotte sui topi indicano che la gono azione disinfettante e antinfiammacurcumina sia in grado di sopprimere ditoria utile per evitare disturbi come afte o rettamente l’angiogenesi stimolata da micosi del cavo orale. una proteina prodotta durante lo sviluppo della massa tumorale, inibendo contemAPIACEAE poraneamente anche la prostaglandina Le Ombrellifere o Apiaceae, presenti nelPGE-2, in grado di stimolare sia la prolifele zone con clima mite, comprendono cirrazione cellulare che l’angiogenesi stessa. ca tremila specie suddivise in 420 generi, Per sfruttare al meglio tali benefici, si sugtra cui numerose piante con spiccate progerisce l’utilizzo della spezia assieme a prietà medicali, ma anche specie più periuna piccola dose di piperina - contenuta colose come la velenosa cicuta. nel pepe nero - per garantire un adeguato Moltissime piante erbacee aromatiche da assorbimento intestinale e una migliorata noi utilizzate fanno parte di questa famibiodisponibilità che conferisca un’efficaglia, tra cui cumino, prezzemolo, finocce concentrazione. chio, carote, sedano e pastinaca. Molte Nella medesima famiglia prende parte anspecie di questa famiglia presentano che lo zenzero (Zingiber Officinale Roun’alta concentrazione del flavone apigescoe), rizoma carnoso ricco di oli nina, in grado di rallentare la progressione essenziali, gingeroli, resine e mucillagini delle cellule tumorali nel cancro del seno, che ne rendono tipicamente pungente il come dimostrato in un ultimo studio del sapore. Fin dall’antichità, oltre all’uso co2014, attraverso un duplice meccanismo me spezia e condimend’azione: da un lato, il Spiccano to, gli è riconosciuto principio attivo stimoun importante ruolo la un’azione inibitoria gli studi legati come antibatterico, disu specifiche chinasi, alla curcuma, sinfettante e digestivo; come il recettore del le cui proprietà PDGF, coinvolte nella quest’ultima proprietà medicali furono proliferazione tumoralo ha reso oggetto di numerose ricerche, segnala te tremila le, dall’altro, svolge che hanno confermato un’azione altamente anni prima le sue qualità antiemeantinfiammatoria ridudi cristo tiche, grazie ai fitochicendo l’enzima fosfolimici presenti, il cui meccanismo di azione pa si A2, generatore pr imar io di è purtroppo ancora sconosciuto, in partiprostaglandine infiammatorie. Insieme a colare i gingeroli (6, 8 e 10) e il 6-shogaolo, questi meccanismi d’azione, spicca, inolutili per migliorare gli effetti collaterali di tre un’importante azione sull’enzima aronausea e vomito delle terapie con alcuni matasi, responsabile della sintesi degli chemioterapici, come doxorubicina e ciestrogeni: la sua modulazione risulta di splatino. Ulteriori ultimi studi in vitro su fondamentale interesse e in fase di ricer-

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Nutrizione

ca in tutte quelle forme neoplastiche di natura ormonale, il cui controllo estrogenico risulta essere la migliore prevenzione nei confronti delle recidive. Accanto ad altri composti fitoattivi delle ombrellifere (come crisina e acacetina) l’apigenina, infine, amplifica, come dimostrano le ricerche in vitro, la capacità di apoptosi delle cellule malate, risparmiando selettivamente quelle sane, attraverso un meccanismo d’azione, ancora in fase di studio, che prevede l’interferenza con l’attività enzimatica dell’isoforma 1 dell’adenilato ciclasi delle cellule tumorali.

LAMIACEAE Un’altra importante famiglia è quella delle Lamiaceae, all’interno della quale ritroviamo erbe aromatiche tipiche del nostro bacino Mediterraneo: origano, timo, maggiorana, basilico, rosmarino, salvia, chiodi di garofano. Questi ingredienti della nostra cucina sono ricchissimi in polifenoli, in particolare flavonoidi e antociani in grado di abbassare il livello di tossine nel corpo, inibendo la proliferazione tumorale e sopprimendo l’angiogenesi. In particolare il basilico (Ocimum basilicum) svolge una spiccata azione anti-angiogenesi, confermata da un ultimo studio del 2015 svolto presso l’Università del Massachusetts, inibendo l’angiogenesi in cellule di carcinoma mammario umano su modelli animali e diminuendo l’espressione del fattore di crescita VEGF nei carcinomi gastrici, tipica proprietà dell’eugenolo, presente anche nei chiodi di garofano (Eugenia caryophyllata). Questa molecola molto aromatica, presente anche nella cannella e nella noce moscata, ha dimostrato di inibire la crescita neoplastica, con un doppio meccanismo d’azione che, oltre ad agire diminuendo la produzione di VEGF, promuove l’apoptosi cellulare attraverso l’aumento di fattori pro-apoptotici TIMP-2 e RECK. Il timo (Thymus vulgaris) è un’altra pianta di questa famiglia dall’importante azione in oncologia in quanto spiccatamente ricca di fenoli anti-angiogenesi, tra cui apigenina, acido rosmarinico e luteolina; in particolare, quest’ultimo fitocomposto è stato oggetto di studio in una ricerca epi-

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demiologica del 2014 condotta su oltre 66.000 donne, nella quale si è potuto constatare come i soggetti che assumevano nella dieta quotidiana una maggiore quantità di luteolina potevano vantare una diminuzione del 34 per cento dell’incidenza di cancro ovarico rispetto a quelle con consumo basso. Un’ulteriore erba fondamentale nella nostra cucina e anche come ingrediente antineoplastico è il rosmarino (Rosmarinus Officinalis): il suo principale componente attivo, il carnosolo, è un terpene in grado di inibire la diffusione e la formazione di metastasi delle cellule cancerose, agendo anche come potente antinfiammatorio a livello delle COX-2, riducendone l’espressione genica.

ALLIACEAE In questa ultima, ma non meno fondamentale, famiglia erbacea troviamo piante come l’aglio, la cipolla, il porro, l’erba cipollina e lo scalogno, coltivate soprattutto nel bacino del Mediterraneo e usate per le spiccate proprietà aromatiche e insaporenti, ma anche per i fitocomposti attivi contenuti nei loro bulbi. La maggior parte di essi racchiudono sostanze solforate, il cui atomo di zolfo interno svolge il proprio effetto solo una volta rotte le pareti cellulari che lo conservano come un prezioso gioiello. La frantumazione e la masticazione trasformano il precursore, attraverso l’azione dell’enzima allinasi presente nei vacuoli cellulari adiacenti, nel metabolita attivo allicina, dalle spiccate proprietà antibatteriche e antifungine. Per questo motivo, un

regolare consumo di queste piante aromatiche ha dimostrato un’elevata protezione nei confronti di neoplasie dello stomaco e dell’esofago, grazie alla spiccata azione antibatterica che si esplica nei confronti dell’Helicobacter Pylori. Dal 2009, numerosi studi effettuati dal National institute of health degli Stati Uniti hanno dimostrato un importante ruolo della molecola come antiossidante protettivo nei confronti della formazione di radicali liberi della serie perossido. Ciò ha indotto le ultime ricerche, ancora in corso, ad approfondire l’azione preventiva del Das (diallil solfuro) e del Dads (diallil disolfuro), sostanze derivate dal metabolismo dell’allicina, nei confronti di tumori della pelle, del colon e del polmone. Il riconoscimento di questi alimenti come super-food antineoplastici attraverso le ultime ricerche ci induce a consigliarne un utilizzo regolare nella dieta, sfruttando la cosiddetta terapia metronomica (da metronomo, con cadenza regolare): questo approccio di derivazione farmacologica spinge a un utilizzo costante del principio attivo con attività medicinale presente nella spezia o nella pianta aromatica, utilizzando con continuità quotidiana piccoli quantitativi di molecole naturali antineoplastiche, efficaci e senza effetti tossici. L’alimentazione non va a sostituirsi alla terapia oncologica, ma può svolgere funzione di riequilibrio per il nostro organismo sostenendo un sistema immunitario più forte, che protegga anche in fase antirecidivante, e una migliore sinergia con i medicinali in uso.


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galenica

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A cura di Sifap

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oncologico Desametasone 4, 8 mg capsule per il controllo del vomito farmaco-indotto

COMPOSIZIONE PER UNA CAPSULA

Desametasone 4-8 mg secondo prescrizione Eccipiente qb

VALORE AGGIUNTO DELLA PREPARAZIONE Desametasone, sostanza presente in Ph.Eur., è disponibile in Italia quale preparato industriale nei dosaggi 0,5 e 0,75 mg. Le Linee guida per la terapia antiemetica in oncologia (Antiemetic Guideline 2016), stilate dalla Multinational association of supportive care in cancer (Mascc) e dalla European society for medical oncology (Esmo), raccomandano desametasone per os al dosaggio 4-8-12 mg per controllare la nausea e il vomito associati a chemioterapia e radioterapia, frequenti eventi avversi nei pazienti oncologici, in particolare nei gradi alto, moderato e basso di emetogenicità degli agenti chemioterapici. Desametasone, anche associato a diverse classi di farmaci antiemetici, è raccomandato nella prevenzione della fase acuta (prime 24 ore), della fase tardiva (>24 ore), nonché nei casi di nausea e vomito anticipatori durante i cicli successivi. Per inciso, la fase anticipata è quella che si manifesta prima di un nuovo ciclo di chemioterapia; è una conseguenza di precedenti episodi di nausea legati alla chemioterapia, soprattutto quando non sono

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stati trattati in maniera adeguata; può anche essere legata a un fattore ansioso. Il protocollo prevede l’utilizzo di desametasone 8 mg mezz’ora prima della chemioterapia, per il controllo della fase acuta, seguito da desametasone 4 mg, due-tre volte al dì, nei giorni 2, 3, 4 dopo la seduta chemioterapica per controllare la fase ritardata. Allestire capsule contenenti il dosaggio corretto (4-8-12 mg) di desametasone consente al paziente di assumere una sola dose orale, anziché fino a sedici o venti compresse del preparato industriale. Si tratta di una preparazione che, nell’ottica di una continuità assistenziale tra ospedale e territorio, è opportuno possa essere allestita sia da farmacie ospedaliere sia da farmacie di comunità, così da renderla disponibile laddove il paziente ne abbia bisogno.

INDICAZIONI TERAPEUTICHE Desametasone, come alcol libero o in una delle forme esterificate, è indicato in tutte quelle patologie che richiedono una terapia cortisonica. La preparazione e il dosaggio presentato hanno una indicazione elettiva nel controllo della nausea e del vomito indotti da chemioterapia oncologica.

CONTROINDICAZIONI E AVVERTENZE In generale, desametasone è controindicato in caso di ulcera gastrica, infezioni batteriche e virali, osteoporosi, gravidanza,

diabete mellito, insufficienza cardiaca congestizia, ipertensione, disturbi psicotici, insufficienza renale, episodi tromboembolici. Considerate le peculiarità dei pazienti in trattamento con chemioterapici, deve essere usata particolare cautela nel trattare pazienti diabetici, quando il paziente già faccia uso di cortisonici (questi possono essere omessi dal protocollo antiemetico), nei pazienti con regimi chemioterapici settimanali (opportuno ridurre la dose del cortisonico).

SCELTA DEGLI ECCIPIENTI Nella scelta degli eccipienti per la preparazione in capsule si può fare riferimento anche al medicinale in commercio autorizzato, che nelle compresse impiega lattosio monoidrato, calcio fosfato dibasico diidrato, amido di mais e magnesio stearato. Tenuto anche conto delle caratteristiche della polvere, si può quindi ritenere valida una miscela che preveda la presenza di lattosio per compressione diretta o amido pregelatinizzato come diluenti e silice colloidale anidra come agente di scorrimento, valutando anche eventuali intolleranze del paziente. La quantità di eccipiente impiegato è in relazione alle dimensioni delle capsule disponibili. A titolo esemplificativo, per capsule tipo 2, la quantità di eccipiente impiegato è pari a 230 mg per capsula. È opportuno (per evitare pericolosi errori di posologia


nel paziente) che dosaggi differenti di desametasone vengano allestiti in capsule di colori differenti: il colore delle capsule viene riportato sul foglio di lavorazione, per poter ripetere nel modo corretto la preparazione.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO L’applicazione del Position paper formule magistrali Sifap indica un grado di rischio medio-basso.

PREPARAZIONE Desametasone è una polvere cristallina bianca o quasi bianca, senza odore; praticamente insolubile in acqua, moderatamente solubile in alcol (1:42). In considerazione del dosaggio basso di desametasone, è opportuno procedere alla miscelazione con l’eccipiente seguendo il metodo delle diluizioni geometriche progressive, integrato eventualmente con una piccola quantità di tracciante colorato (per esempio riboflavina 0,1–0,2 mg per cps). Si procede secondo la procedura N. 5 Capsule rigide (procedure integrali Sifap-Sifo-Fofi).

si pesano ottenendo il peso x che diviso per dieci (cioè il numero delle capsule pesate) darà m definito peso medio. Si pesano quindi una a una le dieci capsule prescelte e nessuna deve risultare con un peso esterno al valore m ± 10%. Esempio: le dieci capsule prescelte pesano 2,5 g. Tale valore diviso per 10 dà 250 mg, cioè il peso medio m. Pesando una a una le dieci capsule nessuna deve avere un valore esterno a m ± 10%, cioè nessuna deve avere un peso maggiore di 275 mg, né minore di 225 mg, ma tutte devono essere comprese nell’intervallo 225/275.

MODALITÀ D’USO E POSOLOGIA Secondo il protocollo prescritto dal medico, che valuta dosaggio e modo d’uso in base al potere emetogeno del chemioterapico utilizzato.

DATA LIMITE DI UTILIZZO Sei mesi, ma solo qualora il periodo di validità residuo di ogni componente lo consenta. Altrimenti il 25 per cento della validità residua del componente che scade prima.

Ragione sociale, indirizzo e telefono della farmacia. Nome del medico e nome del paziente (ove riportato dal medico). Prep. n. desunto dal numero attribuito alla ricetta - data… - utilizzare entro il … Composizione quali-quantitativa completa di principio attivo ed eccipienti (se la farmacia adotta il DM 18 novembre 2003 “Procedure semplificate”); qualiquantitativa dei principi attivi e qualitativa degli eccipienti (qualora la farmacia segua le Procedure integrali, come previsto dalle Nbp). Posologia come indicata dal medico. «Per chi svolge attività sportiva: l’uso del farmaco senza necessità terapeutica costituisce doping e può determinare comunque positività ai test antidoping». Prezzo di vendita scorporato in sostanze, onorario, costo del recipiente (quando non si tratti di scatola, carta o cartone).

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TIPO DI RICETTA RNR, validità trenta giorni, spedibile una sola volta.

ADEMPIMENTI DEL FARMACISTA Il farmacista conserva ordinatamente, per i sei mesi successivi all’invio dei dati al Ministero, l’originale della ricetta sulla quale appone un numero progressivo da riportare in etichetta, data e prezzo anche espresso in cifra unica, la sua firma e una copia dell’etichetta (DM 18 novembre 2003 “Procedure semplificate”). Essendo desametasone sostanza soggetta alla normativa antidoping, la quantità totale utilizzata nell’allestimento di medicinali nell’anno precedente va segnalata al ministero della Salute entro il 31 gennaio dell’anno successivo alla preparazione.

CONTROLLI DI QUALITÀ Disponendo di una bilancia elettronica sensibile al milligrammo (terza cifra decimale), si può rapidamente effettuare il saggio dell’uniformità di massa su un campione significativo, per esempio il 10 per cento delle capsule realizzate. Si opera prendendo a caso dieci capsule, queste

FONTI BIBLIOGRAFICHE Martindale, The complete drug reference 38th ed., by Allison Brayfield, 2014, Pharmaceutical Press | Medicamenta settima ed., 1994, Cooperativa Farmaceutica Milano. | Linee guida 2016 per la terapia antiemetica in oncologia, a cura di Multinational association of supportive care in cancer (Mascc) ed European society for medical oncology (Esmo): www.oncovip.it/lineeguida/01/linee_guida_mascc_ esmo.pdf. |”Gli antiserotoninergici nel vomito da chemioterapia”, Informazioni sui farmaci, n. 2/2006, Servizio di informazione e documentazione scientifica - Farmacie comunali riunite Reggio Emilia. | Procedura N. 5 Capsule rigide da procedure integrali Sifap-Sifo-Fofi www.sifap.org

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cosmesi

L

di Elena Penazzi, con il contributo non condizionato di

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giusta

Come riconoscere uno shampoo di buona qualità, attraverso la classificazione Inci

Quando si parla di capelli, è ovvio pensare al salone di acconciatura come al luogo privilegiato per trovare consigli mirati e professionali. E se invece tutto il sapere e la conoscenza del capello e dei prodotti migliori per trattarlo arrivassero direttamente in farmacia da uno degli storici parrucchieri di Grace Kelly e delle dive di Hollywood degli anni Sessanta? Forse non tutti lo sanno, ma questo avviene da tempo nelle nostre farmacie: il creatore della marca Phyto, Patrick Alès, è infatti uno dei massimi esponenti storici nel campo della cura e della bellezza dei capelli. Ed è colui che ha formulato per primo, decenni or sono, prodotti attualissimi, utilizzando l’energia della natura al servizio della salute e della bellezza dei capelli. Questa tradizione continua anche oggi e gli attivi vengono prototipati all’interno della Phytotheque, un immenso orto botanico di proprietà della famiglia Alès. La dote di creare un prodotto cosmetico valido non è per tutti, come ci spiega Giulia Penazzi, cosmetologa farmacista, che da tanti anni si occupa di formulazioni, ponendo sempre massima attenzione all’Inci.

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Inci, tutti ne parlano ma pochi li conoscono. Cosa sono e chi può formulare un Inci per un prodotto cosmetico? È un po’ come sapere i nomi degli organi del corpo umano e saper fare il medico, si tratta di due cose completamente differenti. Sapere i nomi degli ingredienti dei cosmetici, scritti con la nomenclatura internazionale che li rende omogenei in tutti i Paesi, non significa capire di cosa si tratta né dà la capacità di formulare un cosmetico. Solo con uno studio ampio e approfondito della chimica cosmetica è possibile formulare un prodotto cosmetico. Poi, come avviene in cucina, si provano ricette, si modificano, si bilanciano e ci vuole anche molta creatività per ottenere la formula perfetta.

Come si può capire se un prodotto è formulato bene? Quali sono le sostanze che devono esserci o non esserci? Le sostanze presenti nei cosmetici sono solo ed esclusivamente quelle ammesse per legge; negli ultimi anni sono stati fatti tagli e restrizioni notevoli per rendere sempre più sicuri i cosmetici. Partendo da questo presupposto, è bene mettere un po’ di tran-

quillità e sedare certi allarmismi decisamente ingiustificati e fuorvianti. Oggi soprattutto il web tende a demonizzare alcuni ingredienti e a esaltarne altri: la realtà è che quando un chimico cosmetico o un cosmetologo formula un prodotto, conosce regole e legislazione, pertanto utilizza solo principi attivi sicuri.

Parlando di shampoo, quanto è importante un Inci che contiene una buona percentuale di sostanze di origine vegetale? Gli ingredienti vegetali rappresentano un patrimonio indispensabile per la cura e il benessere di pelle e capelli e, secondo me, il miglior cosmetico è quello che contiene un importante quantitativo di vegetale. Poi è ovvio che quella che descrivo come la chimica buona - le sostanze che aiutano la formula a essere migliore e a ottenere performance di prima qualità sul capello - è molto importante per ottenere un cosmetico top.

Ma allora, cosa distingue uno shampoo buono da uno di scarsa qualità?


L’affermazione del creatore di Phyto, Patrick Ales, “primum non nocere”, è una convinzione fondamentale del marchio, così come l’assioma per cui se le piante hanno virtù cosmetiche per la pelle, devono averne anche per i capelli. È per questo che gli attivi vegetali presenti nelle formulazioni di Phyto non sono mai inferiori al 60 per cento e arrivano addirittura al 99,6 per cento. Questa filosofia del capello è sintetizzata oggi in un decalogo, che racchiude tutti i valori della marca, chiarendo anche quale sia la mission di Phyto: ottenere capelli belli e sani attraverso una selezione accurata degli estratti vegetali. I valori per Phyto sono ben chiari: per prima cosa occorre prendersi cura della bellezza e della salute del capello, senza dimenticare efficacia, autenticità e sensorialità. 1. I trattamenti per capelli Phyto sono formulati grazie a un savoir-faire esclusivo e agiscono in sinergia al servizio della salute e della bellezza dei capelli. 2. Phyto attinge dalla natura gli attivi più efficaci per sublimare la bellezza dei capelli e mantenere sano il cuoio capelluto. 3. Phyto predilige, per l’elaborazione dei suoi trattamenti, materie prime d’origine vegetale: le sue formulazioni hanno una concentrazione di attivi vegetali pari almeno al 60 per cento e fino a 99,6 per cento di origine naturale.

4. Phyto utilizza un metodo di estrazione unico, che cottradistingue la marca: i decotti sostituiscono la semplice acqua con un’acqua altamente concentrata in molecole vegetali per garantire elevate performance. 5. Phyto unisce una approfondita conoscenza della natura a un approccio scientifico delle piante: disponiamo di laboratori di ricerca di proprietà e collaboriamo con prestigiosi centri di ricerca. (Cnrs, Inserm e importanti centri ospedalieri come il S. Louis di Parigi). 6. Ogni formula Phyto è oggetto di studi clinici per testarne le proprietà : tollerabilità, efficacia e qualità sensoriale. 7. Phyto predilige flaconi in vetro e alluminio, protettivi e riciclabili. 8. Phyto, una filosofia che si prende cura dei capelli e del cuoio capelluto, rispetandone le le specificità attraverso rituali di trattamento completi: «Perché non si possono avere bei capelli senza un cuoio capelluto sano» (Patrick Alès). 9. Phyto ha scelto di affidare la distribuzione dei propri prodotti a un canale di esperti: i farmacisti, veri consulenti scientifici qualificati al servizio dei consumatori. 10. Phyto, l’energia della natura al servizio della salute e della bellezza dei capelli.

Per distinguere uno shampoo buono da uno di scarsa qualità, occorre dire che i primi sono studiati per prendersi cura non solo dei capelli, ma anche del cuoio capelluto, che deve rimanere, infatti, in perfetta salute per avere poi capelli altrettanto sano. Uno shampoo per definirsi completo, deve quindi rendere bella e lucente la fibra, fortificandola, e mantiene in salute il cuoio capelluto.

turale di saponaria, una pianta che contiene saponine ad azione detergente naturale che lava nel totale rispetto della fisiologia di cute e capelli, senza essere aggressivo. Proteine vegetali protettive unite a due oli vegetali, di cocco e macadamia, e una cera di narciso proteggono la cuticola e la rinforzano in maniera naturale. È un connubio insomma di attivi naturali che proteggono e lucidano il capello senza essere in alcun modo aggressivi.

Ci fa un esempio di Inci di buona qualità? Si tratta, per esempio, di uno shampoo che unisce a una miscela di tensioattivi delicati e non aggressivi un decotto na-

Siliconi, parabeni, schiumogeni. Che cosa rovina di più i capelli? E quali sostanze,

cosmesi

LA CARTA DEI VALORI PHYTO

al contrario, li rendono più belli e forti? Diciamo che più è sgrassante uno shampoo e più la cuticola si rovina e il colore si spegne in favore di un’opacità sempre più evidente. È bene stare su prodotti di un livello medio-alto in ogni caso, perché gli ingredienti “buoni” hanno un certo costo. Non si può pensare di trovare un prodotto buono e super economico insieme. Per gli ingredienti, come ho detto prima, è il capello a scegliere. Come potrete notare dalle formule Inci dei prodotti di scarsa qualità e a basso prezzo che si trovano in commercio, le sostanze schiumogene occupano la prima parte della formula Inci, che come sapete si legge dall’alto al basso ovvero i primi prodotti in un Inci sono quelli presenti in percentuale maggiore. In uno shampoo di scarsa qualità, per esempio, i tensioattivi sono pochi, al massimo tre, e hanno pochi ingredienti vegetali protettivi. Invece, in un buon prodotto c’è una miscela di tensioliti che diminuisce l’aggressività di ognuno e rende l’effetto lavante più dolce, e ci sono ingredienti protettivi, condizionanti e lucidanti.

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iniziative

di Claudio Buono

Un presidio sanitario di quartiere

Dalla sinergia tra Lloydsfarmacia e Chorafarma nasce, a Milano, Medicorner

Con l’attivazione di un punto Medicorner in dodici LloydsFarmacie (in otto dei suoi nove municipi), Milano può contare su un nuovo presidio sanitario di quartiere per la città. L’iniziativa è stata presentata a Palazzo Marino, alla presenza dell’assessore Pierfrancesco Majorino, del district manager nord Admenta Italia Sara Tassinati e dell’amministratore delegato di Chorafarma Francesco Tozzi. Facilitare l’accesso al controllo per curarsi di più e meglio: proprio in quest’ottica nasce la collaborazione tra LloydsFarmacia e Chorafarma che, con il progetto Medicorner, sviluppa un modello di assistenza sanitaria integrata all’interno delle farmacie, in linea con quanto decretato dalla legge 69/2009 e con il piano di politiche per la cultura della salute promosso dall’assessorato alle Politiche sociali, salute e diritti del Comune di Milano, guidato appunto da Majorino. Medicorner è un luogo di cura nato per fornire alle famiglie un punto di riferimento sul territorio in tema di sanità leggera. L’offerta segue i bisogni più diffusi della cittadinanza

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«La farmacia rappresenta da sempre un punto di riferimento per la cittadinanza, non solo per l’acquisto dei farmaci ma per ricevere indicazioni sulla cura e sui rimedi più appropriati quando non è necessario andare dal medico», afferma Majorino. «Unire a questo la possibilità di effettuare analisi e piccoli controlli e partecipare a iniziative di informazione e prevenzione su patologie diffuse, ma spesso sottovalutate, è un’importante opportunità offerta a tutti per prendersi cura di più e meglio della propria salute». Da parte sua Tassinati, esprimendo piena soddisfazione da parte del gruppo Admenta, sottolinea «come sia importante garantie garantisce prestazioni sanitarie di altissire ai cittadini la possibilità di accedere, mo livello - diagnostica professionale in teleanche attraverso la farmacia, ai servizi più medicina (dalla cardiologia al respiratorio, richiesti in ambito di salucon esami come elettrocardiogramma e spirometria), un progetto te, cura e benessere». «Crediamo fortemente assistenza infermieristica, nato per nella collaborazione tra analisi - in maniera semplipromuovere pubblico - con particolare ce e veloce, a costi accessila cultura riferimento al sistema sabili, in linea con i prezzi della nitario locale e ai medici previsti dal ticket del Servizio sanitario nazionale. prevenzione di medicina generale - e privato», conclude Tozzi. Inoltre, avvalendosi della e del «In quest’ottica, Medicorcollaborazione costante benessere ner promuove la cultura con personale sanitario della prevenzione e del qualificato e medici di mebenessere, avvicinando la sanità alle persodicina generale, assicura una piena presa in ne e valorizzando la farmacia come punto carico, monitoraggio e gestione del percordi riferimento sul territorio». so di cura delle persone.

Un’iniziativa benefica Contestualmente al progetto Medicomer, a partire dal mese di aprile LloydsFarmacia si è impegnata a donare a persone in difficoltà 500 autotest diagnostici per glicemia e colesterolo. In tutte le 85 LloydsFarmacie di Milano è possibile prenotare un appuntamento presso la struttura più vicina servita da Medicorner.


Alberto Tomasi

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fiscale

N

di Laura Raimondi, Staff Farmacie, Bergamo

uovi

obblighi

Distributori automatici, adempimenti cui devono sottostare anche le farmacie

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I nuovi obblighi previsti per tutti i «soggetti passivi Iva», tra cui le farmacie, che effettuano cessioni tramite distributori automatici, si inseriscono in un più ampio quadro normativo che tende oggi a incentivare e in futuro a obbligare la trasmissione telematica dei dati, che siano corrispettivi o fatture emesse. In particolare, l’art. 2, comma 2, del Dlgs n. 127 /2015, così come modificato dal Dl n. 193/2016 convertito nella

Legge n. 225/2016, ha previsto, a partire dal primo aprile 2017, l’obbligo di memorizzare elettronicamente e trasmettere telematicamente i corrispettivi incassati per coloro che effettuano cessioni di beni o prestazioni di servizi tramite distributori automatici dotati delle caratteristiche tecniche contenute nel provvedimento n. 102807 del 30 giugno 2016 dell’Agenzia delle entrate.


NEL DETTAGLIO I distributori, per i quali scattano i nuovi adempimenti, sono quelli con una o più periferiche di pagamento, un “sistema master” provvisto di Cpu e memoria capace di raccogliere i dati dalle singole periferiche e memorizzarli, un erogatore di prodotti o servizi e infine una porta di comunicazione capace di trasferire digitalmente i dati a un dispositivo atto a

trasmettere gli stessi al sistema dell’Agenzia delle entrate. Nella pratica risultano essere molto pochi i modelli di distributore che abbiano tutte le caratteristiche tecniche sopra elencate e in particolare che siano dotati di “porta di comunicazione” attiva o attivabile. A titolo esemplificativo la porta di comunicazione può essere una porta Usb fisicamente collegata alla unità

fiscale

i distributori in questione sono quelli con una o più periferiche di pagamento e un sistema master provvisto di cpu

di elaborazione, ovvero un trasmettitore wireless (per esempio bluetooth); in alcuni casi, i produttori forniscono un telefono c el l u l a re c on u n ’ app o s i t a applicazione certificata per la trasmissione dei dati. Per tali apparecchi gli adempimenti fiscali da rispettare risultano essere: l’accreditamento del soggetto (farmacia ditta individuale o società) nel sito internet dell’Agenzia delle entrate; il censimento dei distributori posseduti che si conclude con il rilascio di un Qrcode necessario per la trasmissione e che va apposto sull’apparecchio in modo visibile; la trasmissione dei corrispettivi giornalieri da effettuare con una frequenza variabile non superiore a trenta giorni. Qualora la “porta di comunicazione” sia assente, ovvero per attivarla occorra sostituire il “sistema master”, il distributore non rispetta tutti i requisiti e pertanto non rientra tra quelli per cui scatta l’obbligo dal primo aprile. Per questi ultimi gli obblighi scatteranno dal primo gennaio 2018, come stabilito nel provvedimento n. 61936 del 30 marzo 2017, attraverso una rilevazione manuale dei dati da trasmettere con apposito software fino alla fine della fase transitoria, ovvero il 31 dicembre 2022, data dalla quale tutti i distributori dovranno trasmettere telematicamente i dati.

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Legale

I

a cura dello studio dell’avvocato Bruno Riccardo Nicoloso, Firenze-Roma (b.r.nicoloso@tin.it)

l 231

in Farmacia

Le società speziali per l’esercizio delle farmacie e la responsabilità dipendente dal reato dei loro rappresentanti

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L’avvento delle società di capitali tra le società speziali - così chiamate anche in giurisprudenza (Consiglio di Stato, Sezione terza, 20 novembre 2013, n. 5486) che possono essere titolar i della concessione per l’esercizio delle farmacie private in parallelo alle società di persone enfatizzerà tra non molto (quando il ben noto Disegno di legge sulla concorrenza che lo prevede sarà tradotto in legge dopo una ben lunga gestazione) la loro responsabilità per gli illeciti dipendenti dai reati che siano compiuti da chi, rivestendo funzioni di rappresentanza, abbia agito nel loro interesse. Si tratta di una particolare forma di responsabilità che viene disciplinata dal Dlgs n. 231/2001 ed è ascrivibile agli enti collettivi - dotati o meno di personalità giuridica ed è già in atto per la società di persone titolari di farmacia privata e per gli enti di gestione delle farmacie comunali - che si aggiunge a quella ascrivibile alle persone fisiche dei rappresentanti che hanno commesso il reato nel loro interesse, di tal che ne rispondono per l’immedesimazione organica con l’agente che l’ha prodotto: ciò a titolo di colpa d’apparato per non essere stato predisposto, da parte loro, un insieme di accorgimenti idonei a evitare una tale commissione di reati da parte dei loro rappresentanti (Cassazione Penale, Sezioni Unite, 18 settembre 2014, n. 38343).

Tale responsabilità viene ascritta agli enti collettivi, con esclusione degli enti pubblici che svolgano funzioni di rilievo costituzionale, ed è riferibile agli enti collettivi che esercitino un pubblico servizio, ma nell’esercizio di un’attività economica. In effetti l’attività per l’esercizio della farmacie, comunali o private che siano, pur finalizzate all’utilità sociale (articolo 41, Costituzione) in funzione della tutela della salute (articolo 32, Costituzione) e così depositarie di un munus publicum, si realizza attraverso lo svolgimento di un’attività economica, che è pur sempre “marginale” rispetto al servizio pubblico e sociale garantito dalle farmacie (Corte Costituzionale, 10 marzo 2006, n. 87), ma che con questo non fa venir meno la natura imprenditoriale della struttura organizzata a tal fine e che rimane così soggetta alla disciplina in questione, ma che è invece inopponibile agli enti pubblici non economici (tra cui, per esempio, gli ordini professionali). Tale responsabilità non è del pari ascrivibile alle imprese individuali, come le aziende organizzate in forma d’impresa per l’esercizio delle farmacie in forma monocratica: ciò per la necessaria identificazione e sovrapposizione tra il titolare dell’impresa e l’impresa stessa (Cassazione Penale, Sezioni. Unite, 5 marzo 2014, n. 10561) che esercita il servizio pubblico e sociale garantito dalle farmacie.


Legale

dalla colpa di organizzazione che è diversamente connotata a seconda del soggetto apicale o sottoposto - che abbia commesso il reato (Cassazione Penale, Sez. II, 27 settembre 2016, n. 31909). Tra i reati previsti dal legislatore, in quanto compatibili con l’attività di una farmacia, possono essere individuati in termini generali: a) i reati di indebita percezione di risorse pubbliche; b) i reati di truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico per il conseguimento di erogazioni pubbliche; c) i reati informatici e il trattamento illecito dei relativi dati; d) i reati di criminalità organizzata d’infiltrazione mafiosa nell’economia; e) i reati di concussione per induzione indebita e di corruzione; f) i reati di falso; g) i reati contro l’industria e il commercio; h) i reati societari; i) i reati con finalità di terrorismo; j) i reati contro la persona; k) i reati di abuso di mercato; l) i reati di omicidio colposo o di lesioni colpose gravi commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell’igiene e della salute sul lavoro; m) i reati di ricettazione e di riciclaggio nonché di autoriciclaggio; n) i reati in materia di violazione del diritto d’autore; o) i reati di mendacio all’autorità giudiziaria; p) i reati ambientali; q) i reati d’impiego irregolare di personale; r) i reati transnazionali.

LA SALVAGUARDIA

Quanto ai criteri di imputazione sul piano soggettivo e oggettivo di tale responsabilità degli enti collettivi dipendente dal reato dei loro rappresentanti, vengono tra questi individuati come soggetti responsabili: a) le persone che rivestano funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente collettivo o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanzia-

ria e funzionale (soggetti in posizione apicale); b) le persone che esercitino, anche di fatto, la gestione e il controllo dell’ente collettivo (considerate anch’esse soggetti in posizione apicale); c) le persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti indicati nei due punti precedenti (soggetti subordinati). A questi elementi si aggiunge l’elemento soggettivo costituito

Una salvaguardia dalla responsabilità degli enti collettivi dipendente dal reato dei loro rappresentanti è data da un articolato sistema di esimenti per effetto delle quali non possono essere ritenuti responsabili se si siano dotati di un adeguato apparato di regole interne, finalizzato a prevenire la commissione di reati da parte dei loro rappresentanti in posizione apicale nonché da parte dei soggetti a essi subordinati che agiscano nel loro interesse. È stata così prevista una forma di esonero da responsabilità degli enti collettivi se dimostrino, in occasione di un procedimento penale per uno dei reati che siano stati commessi nel loro interesse, di aver

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Legale adottato un modello di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire la realizzazione di tali reati da parte dei loro rappresentanti (articolo 6, Dlgs n. 231/2001) e di aver così attuato un sistema di prevenzione anche attraverso l’istituzione di un organo di controllo con il compito di vigilare sull’efficacia reale del modello organizzativo e sanzionare sul piano disciplinare ogni inadempimento. La normativa non disciplina analiticamente la natura e le caratteristiche di tale modello organizzativo, ma vengono solo dettati alcuni principi di ordine generale parametrati in funzione dei soggetti che potrebbero commettere un reato nell’interesse degli enti collettivi. Dal dato normativo si evince in sostanza che il modello organizzativo debba introdurre, previa ricognizione delle aree di attività soggette al rischio-reato, appositi paradigmi procedimentali per la formazione e l’attuazione delle decisioni attinenti la relativa gestione e la trasmissione delle relative informazioni all’organo di vigilanza. Ne consegue

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che il modello organizzativo in questione non possa essere considerato uno strumento statico, ma al contrario costituisca una sorta di Scudo d’Achille che consenta di eliminare, attraverso una corretta e mirata implementazione dello stesso nel corso del tempo, ogni eventuale fattispecie criminosa che, al momento della sua creazione, non era stato possibile individuare. Ai fini della redazione del modello organizzativo e della conseguente valutazione di idoneità dello stesso è opportuno tenere conto che esso deve: a) individuare le attività nel cui ambito possano essere commessi i reati ipotizzati dal Dlgs n. 231/2001 (c.d. attività sensibili); b) prevedere specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’ente in relazione ai reati da prevenire; c) individuare modalità di ge-

stione delle risorse finanziarie idonee a impedire la commissione di tali reati; d) prevedere obblighi di informazione nei confronti dell’organo di controllo; e) introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello. La mancata adozione del modello organizzativo, in presenza di presupposti oggettivi e soggettivi del reato commesso dai rappresentanti degli enti collettivi nel loro interesse, è sufficiente a configurare la loro responsabilità, rimanendo implicito in tale concetto una forma di colpevolezza per omissione organizzativa e gestionale. Ne consegue che, se mai gli enti collettivi abbiano omesso di adottare e attuare il modello organizzativo, non rispondano del reato presupposto solo nel caso in cui i loro rappresentanti l’abbiano commesso nel proprio esclusivo interesse ovvero nell’interesse di terzi (articolo 5, comma 2, Dlgs n. 231/2001). L’applicazione del modello organizzativo degli enti collettivi, titolari o gestori delle


farmacie pianificate sul territorio, risente inevitabilmente delle peculiarità delle attività e dei processi da queste coinvolti, di tal che appare opportuno distinguere al riguardo l’attività attinente la gestione delle farmacie comunali e quella attinente la titolarità delle farmacie private. a) Per quanto riguarda le farmacie comunali i relativi moduli di gestione sono previsti e disciplinati congiuntamente dall’ordinamento sezionale sulle farmacie (articolo 9, Legge n. 475/1968 emendato dall’articolo 10, Legge n. 362/1991) e dell’ordinamento generale sui servizi pubblici locali (articolo 113, T.U. n. 267/2000 in riferimento all’articolo 4, Legge n. 148/2011 emendato dall’articolo 9, Legge n. 183/2011 e dall’articolo 25, Legge n. 27/2012) che sono complementari tra loro, atteso che in tale coacervo la normativa di principio non comprime, ma dilata quella di settore. Sotto l’un profilo le farmacie comunali possono essere gestite: a) in economia di parte dei Comuni ovvero b) mediante un’azienda speciale istituita nei Comuni ovvero c) mediante un consorzio costituito dai Comuni consorziati ovvero d) mediante una società costituita dai Comuni con i farmacisti dipendenti. Mentre sotto l’altro profilo (che si aggiunge al primo), le farmacie comunali possono essere gestite dai Comuni mediante il loro affidamento: a) in house ovvero b) in forma societaria ovve-

Legale

Qualunque sia il modulo di gestione prescelto la titolarità del diritto di esercizio rimane in capo ai comuni

in termini generali anche le società, dotaro c) in forma concessoria. Rimane cote o meno di personalità giuridica, per l’emunque indiscusso che, qualunque sia il sercizio delle farmacie private, che modulo di gestione prescelto, la titolarità svolgono il medesimo servizio pubblico e del diritto d’esercizio delle farmacie associale garantito da parte delle farmacie sunte dai Comuni extra ordinem mediancomunali, attraverso un’azienda organizte l’esercizio del diritto di prelazione zata in forma d’impresa per garantire lo (articolo 9, Legge n. 475/1968) rimane instesso servizio pubblico e sociale. Mentre derogabilmente ascritta ai Comuni e mai è rimessa alle associazioni di categoria la trasferita agli enti pubblici o privati che facoltà, che di certo non sfuggirà loro, di ne hanno la gestione. Quanto al modello disegnare i codici di comportamento sulla in questione può essere fatto riferimento base dei quali debbano essere elaborati i all’orientamento dell’Autorità nazionale singoli modelli organizzativi, dandone coanticorruzione (Anac), secondo cui, ai fini municazione al ministero della Giustizia dell’applicazione della legge n. 190/2012 per il relativo avvallo. e del Piano nazionale anticorruzione, gli enti collettivi che gestiscano le farmacie comunali sono ricompresi nella categoria LE SANZIONI degli enti in controllo pubblico in quanto All’accertamento della responsabilità deesercitano un’attività di gestione di servigli enti collettivi dipendente dal reato dei zi pubblici e sono tenuti ad adottare i morappresentanti, consegue l’applicazione di delli organizzativi sulla base del Dlgs n. sanzioni amministrative pecuniarie e in231/2001, ovvero, in mancanza, ad adottaterdittive (temporanee e definitive) anche re il Piano di prevenzione della corruzione cautelari, che vengano poste a carico deda trasmettere alle Amgli enti collettivi, da parte ministrazioni deputate del giudice ordinario in sele sanzioni alla vigilanza. de penale. Le sanzioni inb) Per quanto riguarda trodotte dalla normativa introdotte le farmacie private la tidistinguono in modo binadalla tolarità del loro diritto rio tra sanzioni pecuniarie normativa d’esercizio può essere e sanzioni interdittive che si distinguono possono configurare: a) ascritta a un singolo farmacista idoneo in forma in modo binario l’interdizione dall’esercizio di ditta individuale op- tra pecuniarie dell’attività; b) il divieto di pure a una società lucracontrarre con la pubblica e interdittive amministrazione; c) la sotiva di persone (società in nome collettivo e sospensione ovvero la revocietà in accomandita semplice) costituita ca di autorizzazioni, licenze o concessioni tra farmacisti idonei ovvero a una società funzionali alla commissione dell’illecito; d) cooperativa di lavoro a responsabilità lil’esclusione da agevolazioni, finanziamenmitata costituite tra farmacisti idonei ti, contributi e sussidi, nonché la revoca di nonché alle residuali cooperative di conquelli eventualmente già concessi; e) il disumo e alle fondazioni in cui si siano travieto di pubblicizzare beni o servizi. Al di sformate le Ipab (art. 7, Legge n. fuori di tale perimetro si collocano, inoltre, 362/1991) e, tra non molto, anche alle sola confisca del prezzo o del profitto del recietà lucrative di capitali che potranno esato e la pubblicazione della sentenza che sere titolari di farmacia a seguito della può essere imposta qualora vengano approvazione in legge della proposta di comminate sanzioni interdittive. Le sancui s’è detto. Quanto al modello in quezioni colpiscono esclusivamente il patristione si può ragionevolmente ritenere monio e l’attività degli enti collettivi, non che gli orientamenti dell’Anac di cui s’è le persone fisiche dei loro rappresentanti detto non riguardino solo gli enti strumenche hanno commesso il reato presuppotali ovvero autonomi di gestione delle farsto, le quali sono autonomamente soggetmacie comunali, ma possano riguardare te alle rispettive sanzioni.

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Intervista a...

di Giuseppe Tandoi

Ritorno

al futuro

sasasa

«C’era bisogno di un’altra azienda di equivalenti in Italia?». La domanda se la pone da solo Giorgio Foresti, confrontandosi con la stampa di settore a Berlino, sede centrale di Aristo Pharma. Il nome potrà risuonare nuovo entro i confini nazionali ma si tratta di un gruppo che in Germania, dove è stato fondato nel 2008, è in crescita costante. Azienda non quotata in Borsa, la cui proprietà è tuttora nelle mani dei fondatori, Aristo può vantare oltre 1.200 dipendenti e sei siti produttivi, cinque in Germania e uno in Spagna. Non solo generici ma anche Otc e specialità, senza dimenticare l’attività “per conto ter-

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zi”. Il tutto coprendo una ampia gamma di patologie, dal cardiovascolare al Cns, dal respiratorio alla ginecologia e molto altro ancora. Restando ai generici, laddove il mercato tedesco è cresciuto complessivamente dello 0,3 per cento nell’anno mobile febbraio 2016-febbraio 2017, le vendite di Aristo hanno visto un incremento del 12 per cento. Appena aperte le filiali italiana e austriaca, si punta ora agli Usa, al Giappone e all’Iran. Da parte sua il ceo di Aristo Pharma Stephan Koch confida molto nell’apporto che la neonata società italiana potrà dare al gruppo, che sempre più si sta internazionalizzando.

UN PLAYER IN PIÙ Foresti, amministratore delegato di Aristo Pharma Italy, è uno dei pionieri del generico in Italia. Prima alla guida di ratiopharm, poi di Teva quando il gruppo israeliano acquisì quello tedesco, senza dimenticare l’esperienza quinquennale alla presidenza di Assogenerici, dal 2008 al 2013. Dopo la parentesi in Fidia Farmaceutici, eccolo ritornare a un ambito che conosce e di cui ha visto il progressivo affermarsi, dal 2000 in poi, nella Penisola. Una crescita per la verità piuttosto graduale, lontana dagli standard europei, tedeschi e britannici in testa. «Ho lasciato gli equivalenti tre anni fa», ri-

corda, un po’ ironico e un po’ amaro, «e oggi, tornando, ritrovo più o meno la stessa situazione. Quella dei generici, come del resto quella dei biosimilari, è una risorsa che andrebbe meglio sfruttata, in quanto in grado di garantire notevoli risparmi al Servizio sanitario nazionale, da destinare al fondo per l’innovazione, oggi più che mai, visti gli ingenti costi delle terapie con i farmaci di ultima generazione». Nessuna vena polemica, solo il desiderio di affrontare questa nuova avventura manageriale con spirito positivo, nella convinzione che servano, più di ogni altra cosa, nuove idee, da applicare


intervista a...

Giorgio Foresti torna a occuparsi di generici alla guida di Aristo Pharma Italy. Una nuova sfida affrontata con entusiasmo L’amministratore delegato di Aristo Pharma Italy, Giorgio Foresti

anche in ambiti già presidiati dai competitor. Tornando alla domanda iniziale, Foresti mette subito in chiaro che «Aristo entra sul mercato nazionale con l’acquisizione del listino generici di Angelini, Angenerico. Da questo punto di vista la novità non sta tanto nei prodotti quanto nella nuova veste che vogliamo dare a questi farmaci e al rapporto che vogliamo instaurare con le farmacie». I più recenti sondaggi testimoniano che la prossimità non rappresenta più il primo criterio di scelta per i cittadini che vi si recano. Altri sono gli “stimoli”: la cortesia del personale, l’assortimento delle referenze, il la-

yout. Ma le linee guida cui dovrebbero ispirarsi le farmacie, secondo la vision di Aristo, sono due: rassicurare i consumatori sulla scelta dei farmaci equivalenti; essere riconoscibili e distinguersi dalla concorrenza. «Da questa esigenza di sicurezza, diffusa tra i cittadini, trae spunto l’acronimo con il quale ci presentiamo sul mercato italiano: safe, che sta per solidità, affidabilità, flessibilità, empatia». Per diventare una “farmacia safe” Aristo raccoglierà tutte le indicazioni necessarie a progettare soluzioni personalizzate, facendo leva su un binomio - la casa madre tedesca, la filiale italiana - che è già di per sé, in farmaceutica, garanzia di qualità. Del resto il tailor made è la strada maestra anche nella ricerca: dispensare farmaci che siano il più possibile “misurati” sulle necessità del singolo paziente.

E allora si deciderà, per ogni farmacia, se spingere sul versante dei servizi, dell’organizzazione di iniziative rivolte al pubblico, sulla formazione del personale e sull’educazione sanitaria sul territorio, sull’esposizione dei prodotti e, più in generale, sulla dimensione visiva dell’offerta.

IN PROSPETTIVA Spazi di azione ce ne sono ancora, Foresti non ha dubbi: «Il mercato dei generici italiano vale oggi 1,2 miliardi di euro e le prime trenta molecole più vendute ne coprono la metà. Al momento il listino di Aristo copre il 50 per cento del mercato, che diventerà il 65 per cento entro fine anno. Oggi sono 3.000 le farmacie che già dispongono dei nostri prodotti». Da quanto detto si può comprendere facilmente come il vero valore aggiunto

dell’operazione Aristo Italia non sia nel semplice cambio di marchio ma in una strategia ben più ambiziosa, quella di considerare il sistema farmacia come un’entità che sta evolvendo, da qualche anno a questa parte e in modo assai rapido, verso nuove forme di organizzazione, di dispensazione, di rapporto con il pubbl ic o, d i v a lor i z z a z ione estetica del punto vendita. A questo punto, però, nasce spontanea una domanda: è intenzione di Aristo Pharma Italy andare oltre il generico e, avvalendosi degli svariati asset della casa madre, estendere l’offerta, per esempio, ai prodotti di automedicazione? «Non ci abbiamo ancora pensato», risponde Foresti, «ci stiamo concentrando esclusivamente sul settore generici». Ma questo potrebbe essere solo il primo passo.

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Spigolature

Fiorisce la primavera

con i farmacisti preparatori Da aprile e fino a fine giugno le farmacie aderenti a Rete Farmacisti Preparatori promuovono l’iniziativa “Primavera Fiorisci” per fornire consigli e suggerimenti utili ai cittadini al fine di conservare le energie e godersi appieno la primavera. «Il mal di primavera, chiamato a volte sindrome da letargo, è un disturbo che colpisce donne e uomini di tutte le età e si manifesta sotto forma di stanchezza, difficoltà di concentrazione e disturbi del sonno», spiega Santo Barreca, in rappresentanza della Rete. «Ecco perché in questa stagione consiglieremo come affrontare la primavera con una marcia in più». Ai cittadini che in questi mesi entreranno in una delle 500 farmacie Rete, verrà offerta una consulenza personalizzata per superare i disturbi tipici del mal di primavera, legati anche al cambio di orario. I farmacisti indicheranno alcuni semplici accorgimenti da seguire, come mangiare cibi freschi, ricchi di sali minerali e vitamine, praticare una costante e leggera attività fisica e gestire bene le ore di sonno. Consigli personalizzati verranno erogati sulla base delle esigenze della singola persona. Oltre ai suggerimenti del farmacista, i cittadini interessati riceveranno anche dépliant e materiali informativi come promemoria dei consigli utili per fronteggiare al meglio la nuova stagione. Tutte le informazioni sul sito www.retefarmacistipreparatori.it.

Grido di allarme

di Omeoimprese Omeoimprese, l’associazione che rappresenta numerose aziende produttrici e distributrici di farmaci omeopatici, ha diffuso i fatturati 2016, lanciando, contestulamente, un appello: senza un dialogo con il governo e il rinvio di alcune stringenti scadenze burocratiche, il comparto rischia il tracollo. «Rispetto all’anno 2015», spiega il presidente Giovanni Gorga, «il mercato ha avuto un decremento sia in termini di fatturato (-4,8 per cento) sia in termini di numero di pezzi venduti (-7,4). Negli ultimi dodici mesi le aziende hanno bruciato quasi quindici milioni di euro, la prima e annunciata conse-

guenza della scadenza burocratica del 30 giugno 2017, termine ultimo per i produttori di farmaci per la consegna all’Aifa delle domande di rinnovo dell’Aic relative ai prodotti già in commercio da trent’anni e più. Le aziende hanno cominciato a ritirare i prodotti per i quali non intendono rinnovare le autorizzazioni, una procedura onerosa e complicata. Inoltre per ogni farmaco omeopatico in commercio, esattamente come accade per gli allopatici, dovrà essere versata una tariffa annuale. Si tratta, quindi, al momento, di un calo fisiologico, legato a una selezione dei prodotti, che nasconde però un problema più serio».

Da un censimento interno a Omeoimprese risulta che sono circa 13.000 i medicinali attualmente in commercio. A seguito dei dossier di registrazione richiesti da Aifa ne resterebbero sul mercato non più di 5.000/6.000. Una drastica riduzione dovuta, a quanto pare, soprattutto per quanto concerne le piccole e medie aziende, a ragioni di tipo economico. Obiettivo di Omeoimprese: ottenere dal ministero della Salute una proroga alla scadenza del prossimo 30 giugno.

IX Simposio nazionale Phyto Garda

Si è tenuto a Lazise, sul versante veneto del Lago di Garda, il IX Simposio nazionale Phyto Garda, incentrato su “Farmacia e innovazione”. Circa 900 i farmacisti convenuti per una giornata all’insegna della for-

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mazione e dell’innovazione tecnico-scientifica. Undici i relatori che si sono alternati sul palco. Tra di essi la presidente di Federfarma Annarosa Racca, il presidente di Federfarma Verona Marco Bacchini, Giancarlo

Orsini, training & learning manager presso Banca Mediolanum. La divisione scientifica Phyto Garda era rappresentata da Loretta Signoretto, farmacista, che ha presentato un innovativo dispositivo medico a

base di bava di lumaca ed estratti vegetali per il trattamento della tosse in tutte le sue tipologie. Chairman del simposio e relatore lui stesso, Alessandro Moglia, farmacista e amministratore unico di Phyto Garda.


per la prevenzione della patologia ipertensiva

Spigolature

A Brescia progetto

Effettuare il monitoraggio dei valori pressori nelle 24 ore (holter pressorio) vicino a casa, senza lunghi spostamenti in auto, senza fare code, prendere appuntamenti o spendere tempo e denaro. Per di più con l’aiuto di un professionista conosciuto, che accompagna il paziente in tutte le sue necessità, garantendo l’assistenza prima, durante e dopo l’esame. Succederà nelle 96 farmacie rurali sussidiate della provincia di Brescia, che partecipano a un progetto nazionale di monitoraggio e aderenza terapeutica di pazienti affetti da ipertensione arteriosa lanciato dal Sunifar. Federfarma Brescia ha aderito per prima al progetto nazionale, coinvolgendo la Cardiologia dell’Università statale di Brescia, la Simg (Società italiana di medicina generale) e l’azienda di telemedicina Htn. Il progetto partirà entro fine mese sul territorio provinciale è sarà volto a dimostrare che la “farmacia dei servizi” è idonea a monitorare la patologia ipertensiva e a migliorarne la gestione sul territorio nel lungo periodo. Federfarma Brescia, dopo aver organizzato un corso base per il corretto utilizzo dello strumento, lo distribuirà a turno alle 96 farmacie rurali bresciane, partendo da quelle più lontane e decentrate. Farmacisti e medici di medicina generale, in collaborazione tra loro, potranno decidere a quali pazienti ipertesi erogare gratuitamente l’holter pressorio. Il progetto ha due obiettivi: monitorare i pazienti con valori pressori elevati e migliorare l’aderenza terapeutica degli ipertesi in trattamento farmacologico. «Con questo progetto», sottolinea la presidente di Federfarma Brescia Clara Mottinelli, «intendiamo mettere a punto un modello di farmacia dei servizi che, facendo perno sulle farmacie rurali, eroghi prestazioni sanitarie di secondo livello in regime privato, prestazioni che finora sono garantite solo nel settore pubblico. In questo modo assicuriamo alla popolazione un servizio omogeneo, certificato, efficace ed efficiente, con assistenza all’avanguardia anche nei Comuni più decentrati». Il progetto, dopo Brescia, sarà applicato anche in altre province, a iniziare da Cremona.

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di Luigi Marafante

consigli

Problemi

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naturali della bocca. Dall’innovativo sistema di dentifrici e collutori Zendium, tutti ispirati alla saliva e alla sua naturale capacità protettiva, arriva la nuova linea Zendium Biogum. Zendium Biogum dentifricio e Zendium Biogum collutorio aiutano a combattere le cause di irritazione e sanguinamento gengivale; ispirati a un’azione biologica, agiscono per

proteggere la bocca in modo naturale grazie ad enzimi e proteine, tra cui la lattoferrina, nota per aiutare a combattere i problemi gengivali. Ogni volta che ci spazzoliamo i denti con il dentifricio Zendium Biogum le difese naturali si potenziano. La linea Zendium Biogum è a base di fluoro, priva di Sls, per un maggior rispetto dei tessuti molli, e ha un gusto gradevole. www.zendium.it

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consigli

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SOTTO CONTROLLO LE PERDITE URINARIE L’incontinenza urinaria è un fenomeno comune, sebbene spesso taciuto e nascosto. E non sono solo le donne ad affrontarlo: sono molti gli uomini che vivono episodi di perdite o hanno problemi al-

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le vie urinarie. Proprio a questi uomini Tena si rivolge proponendo una gamma di prodotti specificatamente studiati per l’anatomia maschile, in grado di assicurare quella protezione affidabile

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non basta La distruzione creativa della medicina e il dialogo faccia a faccia che resta essenziale

Come abbiamo già descritto (Punto Effe n. 5/2017), la seconda area di intervento da comprendere e governare, nell’evoluzione futura dei pazienti/consumatori, è quella che riguarda le cosiddette tecnologie di comunicazione e informatizzazione ovvero - meglio - la disponibilità esponenziale di prodotti che già stanno rivoluzionando in modo digitale la generazione e l’analisi dell’informazione. Questo insieme di tecniche, metodi e piattaforme come web, tablet, smartphone e sempre più sensori, che oggi vengono globalmente definite “tecnologie informative distribuite”, costituiscono quello che sino a solo due anni or sono si descriveva come l’internet delle cose e che oggi viene invece definito come l’internet di tutto. Questa rivoluzione non sarebbe possibile se, da un lato, non vi fosse la volontà sempre più evidente di tutti i cittadini, di tutti noi, di essere direttamente coinvolti nella

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questi individui non si recano né dal medico né, tantomeno, in ospedale ma, invece, entrano in quell’unico presidio di tutela della salute esistente in tutto il territorio, ancora molto frequentato dalle persone sane: la farmacia. In questi casi il consumatore, non ancora paziente, si aspetta di ricevere un livello di informazione da sorgenti digitali che siano adeguate a quelle che è in grado di reperire e fornire a sua volta. Non sarà infrequente, nei prossimi anni, incontrare cittadini che non si limiteranno a usare un motore di ricerca per informarsi sulla terapia da utilizzare per quello di cui pensano di soffrire, quanto piuttosto App dedicate che, avvalendosi di algoritmi che iniziano a meritare la definizione di intelligenza artificiale, sono in grado di fare vere e proprie diagnosi complesse e gestione delle cose che ci riguardano, la suggerire opportune terapie. salute per prima; e se, dall’altro lato, grazie I professionisti della salute dovranno coallo sviluppo di algoritmi per l’incrocio e noscere e saper usare meglio e con l’analisi di dati sempre più voluminosi, vamaggiore competenza queste stesse apriegati, di cui accertare velocemente la veplicazioni per informare, educare e, coridicità (le famose 4 V dei big data) non si me sempre, aiutare i potesse generare conticittadini/consumatonuamente nuova coNuove forme ri/pazienti a prendernoscenza. Di tutto questo la par- di assistenza si si cura meglio della te che riguarderà più profilano per propria salute. L’inda vicino le farmacie i professionisti terfaccia informativa in far macia dovrà sarà quella che si badella salute, provvedere a questa serà sull’integrazione farmacisti nuova forma di assidi molti di questi dati per primi stenza, dove oltre alla che riguardano le pertracciabilità e veridisone sane e su cui si cità dei dati aggiornati sopravvive il rapgiocherà la vera sfida della prevenzione, porto umano che le macchine, per il quella che intercetta non i sintomi alla momento, non sembrano essere ancora loro prima comparsa ma i comportain grado di sostituire. menti sbagliati che quei sintomi deterBuon lavoro. minano. È interessante ricordare che


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