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ISSN 2612-3983 Anno XX | N° 7 16 aprile 2019 | www.puntoeffe.it

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SOMMARIO

Editoriale | Una lezione dal passato

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Innovazione | Il paziente davvero al centro

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Ateneo | Il dilemma rurale

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Interventi | La borsa del giovane farmacista

PARLIAMONe

COSMOFARMA | La filiera si confronta

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primo piano

ECHI DAL WEB | Carenza di farmaci nell’Unione 16

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INCONTRI | Alberto Foletto

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VETERINARIA | Insidie vegetali

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FITOTERAPIA | Le adulterazioni del Cranberry 28

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FARMANEWS | La svolta auspicata

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RETAIL |On line e offline integrati

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RUBRICHE

Legale | L’Unione dei Comuni Dalle aziende | Allergia, anche l’occhio vuole la sua parte Iniziative | Meno attese, più prevenzione Consigli

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Direzione, Redazione, Marketing Via Spadolini, 7 - 20141 Milano Tel.: 02.88184.1 - Fax: 02.88184.302 www.puntoeffe.it Reg. Trib. di Milano n. 40 - 14/1/2000 ROC n. 23531 (Registro operatori comunicazione)

Editore EDRA S.p.A. Direttore responsabile Giorgio Albonetti

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Collaboratori Alessio Arbuatti, Sergio Cattani, Stefania Cifani, Christian Fachechi, Claudio Gardana, Francesca Giani, Erika Mallarini, Luigi Marafante, Federico Marzari, B. R. Nicoloso, Luca Pani, Antonio Scialpi Responsabile pubblicità Stefano Busconi dircom@lswr.it - Tel. 02.88184.404 Traffico Donatella Tardini (Responsabile) d.tardini@lswr.it - Tel. 02.88184.292 Ilaria Tandoi - i.tandoi@lswr.it Tel. 02.88184.294

Direttore editoriale Ludovico Baldessin

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Coordinamento redazionale Giuseppe Tandoi - g.tandoi@lswr.it

Grafica e Immagine Emanuela Contieri - e.contieri@lswr.it

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The Blind Spot | I punti cardinali

Produzione Walter Castiglione w.castiglione@lswr.it - Tel. 02.88184.222 Immagini Shutterstock, Thinkstock.

I diritti di riproduzione delle immagini sono stati assolti in via preventiva. In caso di illustrazioni i cui autori non siano reperibili, l’Editore onorerà l’impegno a posteriori.

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di questa e di altre pubblicazioni e di materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dall’art. 11 D.lgs 196/03. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Edra S.p.A. intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Edra S.p.A., Via G. Spadolini 7 - 20141 Milano, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione di cui all’art. 7 D.lgs 196/03.

Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione Per il periodo 1/1/2018 - 31/12/2018 Periodicità: Quindicinale Tiratura media: 8.720 Diffusione media: 8.482 Società di Revisione: RE.FI.MI. S.r.l.



editoriale

U

di Giuseppe Tandoi

na lezione

dal passato

Ebbene sì, Federfarma è più anziana del Servizio sanitario nazionale. La prima è nata nel ’69, il secondo nel ’78. Lo sapevamo già ma ce l’ha ricordato il convegno che a Cosmofarma ha celebrato i cinquant’anni del sindacato dei titolari. In fondo le origini di Federfarma, rievocate da Eugenio Leopardi, sono di insegnamento anche per il presente. Fino al 1968 coesistevano, infatti, quattro sigle sindacali; una situazione tipicamente italiana, di quelle che vedono le categorie professionali più facili alla separazione che all’unione. Poi il fallimento di uno sciopero delle farmacie indusse i titolari a cercare una unità di intenti - e soprattutto una maggiore forza contrattuale - attraverso una sola associazione di rappresentanza, pur con tutte le diramazioni locali e regionali. Gli interventi degli ex presidenti di Federfarma - Ambreck, Siri, Racca - hanno ripercorso cinque decenni di storia italiana nei quali il sistema farmacia raramente ha navigato in acque tranquille, pur avendo garantito sempre qualità e capillarità del servizio. Sconti, tagli lungo tutta la filiera, forme alternative di distribuzione, liberalizzazioni di varia natura… non è stato facile per il sindacato attraversare le alterne vicende della politica italiana. Una necessità, quella di risparmiare, che di governo in governo non viene mai meno. L’ex ministro della Sanità Garavaglia ha ricordato come nel 1993 fu “costretta” dal

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presidente del Consiglio Ciampi a dare una enorme sforbiciata al Prontuario perché era necessario risparmiare sulla spesa. E, a proposito di Prontuario, ha aggiunto che finché ce ne saranno uno nazionale più altri regionali, se non addirittura aziendali, l’universalismo del Servizio sanitario nazionale resterà lettera morta. Da parte sua Beatrice Lorenzin, reduce da cinque anni al vertice del ministero della Salute, ha ribadito che il diffondersi della distribuzione diretta è alle origini dell’aumento della spesa farmaceutica complessiva. Nonostante la farmaceutica territoriale sia da tempo sotto controllo si parla oggi di confezioni monodose, sempre per evitare sprechi e, alla fine, risparmiare. Le reazioni della filiera, a Bologna, sono state di grande perplessità. Come emerso dal convegno organizzato da Assoram, la filiera del farmaco italiana è un modello di efficienza, nonostante nel corso degli anni i tagli governativi ne abbiamo limato molto i margini. Vale la pena andare a toccare un processo produttivo ben oleato in nome di presunti sprechi? In compenso una buona notizia per i titolari, o almeno per la maggioranza di essi. A quanto pare il progetto di conferire ai farmacisti il 51 per cento della proprietà non è definitivamente tramontato, anzi. Sono molte le sfide che attendono la farmacia italiana, per le quali serve una Federfarma unita. Come nel 1969.

Federfarma celebra a Bologna i cinquant’anni di vita, un ampio tratto di storia italiana


®

ECCO IL DR. ROSSI MENTRE STA RISTRUTTURANDO LA SUA FARMACIA...


Innovazione

I

di Erika Mallarini, Sda Bocconi Professor, Government Health & Not For Profit Division, Focus Management Consultant

l paziente

davvero al centro L’ipocrisia non è lo strumento dell’ipocrita, ma la sua prigione

Non so se conoscete Nicolás Gómez Dávila, l’autore dell’aforisma che ho scelto per il sommario di questo articolo. Nasce nel 1913 in una famiglia dell’élite colombiana e trascorre la giovinezza a Parigi dove da bambino viene colpito da un grave polmonite che lo costringe a letto. Per questa occasione si ritrova a studiare solo con insegnanti privati. Non faccio la psichiatra, ma penso che i suoi principi a dir poco reazionari derivino dalle poche occasioni di confronto nella sua adolescenza con realtà, persone e idee diverse dalle sue. Nicolás è convinto dell’assoluta oggettività dei valori e quindi del Bene della società artistocratica: gli aristoi, cioè i migliori per capacità e attività, devono guidare la società, e ovviamente quelli del suo ambiente rappresentano gli aristoi. Sono reduce da Cosmofarma e il claim di quest’anno era “Più Social Più Human”. Siamo in ambito salute: le relazioni sono un importante valore aggiunto nei processi di cura, ma senza la soluzione terapeutica sono inutili. Il valore della farmacia o è nella competenza professionale oppure il suo ruolo nel Sistema sanitario non è centrale. La capillarità e le capacità relazionali sono la cremina sul caffè, ma non sono indispensabili né insostituibili. Per esempio, l’Home

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delivery affiancata da un teleconsulto e critiche animate, per non dire aggressive. una chatBot costituisce una soluzione più «La tecnologia non può sostituire il farmacompleta per il paziente dell’assistenza del cista»; «Chi parla di queste sciocchezze farmacista sul punto vendita. Nel caso di avveniristiche non è mai stato in farmacia farmaci per le patologie ad alta intensità di e non conosce ciò che serve ai pazienti»; cura a questi strumenti si può aggiungere «È tutto complotto per distruggere la farun Psp, Patient support program, che garanmacia»; «Le Asl non pagano i farmaci, figutisce assistenza domiciliare con farmacisti, riamoci un robot». Ecco, per me un infermieri, fisioterapisti, e approccio di tal genere è di fronte segue il paziente 24/24, coreazionario, vuol dire non alle nuove sa che le persone non posguardare fuori, è pensare sono fare. che ci sia un solo modo tecnologie Il servizio può essere ulteper mettere al centro al prevale, riormente integrato con paziente, perché questo è nella wearable, domotica e robot il modo che conosciamo categoria, come l’esistente R1: assie quindi è il migliore per stente domestico che si lo scetticismo definizione. Cosa fanno prende cura del paziente gli altri operatori (l’inferfragile a casa, comunicando in tempo reale miere è attaccato quasi al pari del robot, con il medico, somministrando i farmaci, perché si teme si appropri di parte delle monitorando i parametri. Cosa c’entra tutto funzioni del farmacista), quali strumenti questo con Nicolás Gómez Dávila? A Cosono disponibili per il bene del paziente, smofarma il mantra è stato: il paziente al non vengono presi in considerazione, anzi centro. E in parecchi si riempivano la bocca vengono denigrati. Ma non era il paziente dicendo che da sempre il paziente è al cenal centro? Siccome non lo facciamo noi tro in farmacia, in chiave direi a dir poco aunessuno deve assisterlo a casa? La meditoreferenziale. Ma appena si faceva cenno a cina predittiva che, grazie ai big data, riquelle tecnologie finalmente oggi disponibiduce il rischio di complicanze non la li che sono indispensabili perché il paziente vorremmo per i nostri cari? Per un amico sia concretamente al centro del sistema malato non ci sentiremmo più sicuri se (concetto tra l’altro ormai superato, oggi le assumesse un farmaco digitale? I casi terapie impongono di parlare di patient drisono due: o vogliamo il bene del paziente ven, ma questo lo vedremo nel prossimo aroppure no. Tutto il resto è ipocrisia. Un’iticolo), partivano lo scetticismo o, peggio, pocrisia che ci imprigiona nel passato.


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ateneo

I

di Paola Brusa, dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco, Università degli studi di Torino

l dilemma

rurale

La necessità di interventi legislativi che consolidino l’assetto delle farmacie operanti nei piccoli Comuni e nelle zone disagiate. Spesso ultimi baluardi della sanità pubblica

Dal punto di vista norto. La farmacia rurale a volte è unica in tutmativo si dicono rurali le ta la valle o comunque nelle zone lontane farmacie situate in Codai centri urbani; capita pertanto sia sogmuni o centri abitati con getta alla continua richiesta di prestazioni popolazione inferiore ai che vanno ben oltre quelle che sono le nor5.000 abitanti. Le rurali mali mansioni del farmacista. Un farmacisituate in località con sta rurale mi ha detto: «D’altro canto è meno di 3.000 abitanti, normale che il paziente, a maggior ragione sono dette “sussidiate” e l’anziano che spesso vive solo, veda nella hanno diritto a un’indenfarmacia l’unico presidio cui potersi rivolgenità di residenza, stabilire per le cure di mantenimento, per poter rita da leggi regionali, a manere a casa propria e anche per lenire il parziale compensazione della situazione di suo stato d’ansia, spesso collegato alla patodisagio in cui si trovano ad operare. Le ruralogia stessa». Credo che sia condivisibile, li in Italia sono circa 7.000, di cui circa 4.700 auspicabile nonché indispensabile, accosussidiate. A prescindere gliere le richieste dei rispondere dalle definizioni e dai nucolleghi in merito alla nemeri, cosa accade nelle alle esigenze cessità di una ridefininostre valli? del paziente zione del r uolo del Si può trattare della Val farmacista rurale, chiao a ttenersi di Viù in Piemonte o delrendo quali debbano escon rigore la Valle del Crocchio in sere i limiti delle sue Calabria, valli in cui soliprestazioni, avendo ben alla tamente è presente una presente che allo stato normativa popolazione prevalenteattuale il farmacista rivigente? mente anziana, che neschia di essere sottopocessiterebbe della presenza più regolare dei sto a un dilemma: rispondere alle esigenze medici di medicina generale, limitata in aldel paziente o attenersi rigorosamente alla cuni Comuni a 2/4 ore settimanali. Tale canormativa vigente? L’argomento va affronrenza determina un ricorso eccessivo tato con rapidità, se si vuole evitare il proall’ospedalizzazione e inoltre, a dimissioni gressivo spopolamento delle aree montane avvenute, il paziente è spesso solo e quindi o pedemontane, che, peraltro, presentano le anche il trattamento post ricovero o delle stesse carenze anche nell’assistenza ai patologie croniche non trova alcun supporbambini e ai pazienti che richiedono, anche

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solo temporaneamente, interventi più specifici (iniezioni, medicazioni semplici, primo intervento in caso di incidenti lievi). In sintesi emerge, non solo dalle dichiarazioni dei farmacisti operanti nelle valli piemontesi, che: la farmacia rurale diventa sempre più un presidio sanitario indispensabile per una comunità caratterizzata da una carenza di servizi sanitari (medici di medicina generale, specialisti, infermieri); il farmacista ricopre un ruolo anche dal punto di vista sociale, riconosciuto dal cittadino, ma non può, sotto il profilo normativo, svolgere alcune di quelle prestazioni che gli vengono richieste, ma che sarebbero fondamentali per facilitare la vivibilità delle aree rurali. Forse più che dell’indennità ci sarebbe bisogno del riconoscimento ufficiale di tutti i servizi che si possono e a volte si dovrebbero offrire, evitando per quanto possibile che la farmacia sussidiata venga sostituita da altre forme di distribuzione del medicinale, riconoscendone invece l’unicità nel mantenere aperto un contatto tra cittadino e Ssn. Occorre che il legislatore individui strumenti normativi idonei e supporti adeguati, copiando le esperienze già avviate in altre nazioni europee, che consentano di far fronte ai bisogni della popolazione in loco, garantendo maggior tutela e serenità a chi opera nelle farmacie rurali, spesso oggi già riconosciute come disagiate, mi vien da dire, non solo in quanto al fatturato.



interventi

L Dalla tre giorni di Cosmofarma, si torna stanchi ma carichi. Dentro lo stand di Fenagifar, nelle ultime ore di questa edizione 2019, vedo tanti colleghi passarmi davanti con le loro borse cariche di campioni e di brochure e allora mi piace pensare a cosa ci pot re b b e e s s e re n e l l a “borsa ideale” che un giovane farmacista si porta a casa da Bologna. Sicuramente ci vedo dell’entusiasmo e la partecipazione dei giovani colleghi agli eventi organizzati da Fenagifar, che dimostrano come i giovani farmacisti ci sono e sono pronti a impegnarsi per il futuro della professione. Ci trovo il convegno sull’innovazione digitale, dal quale è emerso molto forte il messaggio secondo cui i giovani vogliono essere coinvolti nello sviluppo di servizi e applicativi che riguardano il mondo della salute, con la voglia di comprendere interpretare e cavalcare il cambiamento, prima che soggetti privi di competenze e autorevolezza si improvvisino in questo campo, rischiando di confondersi con i nuovi ruoli del farmacista in farmacia. E direi che questo include anche delle buone speranze sul tema dell’occupazione. Molta parte della borsa è occupata dalla

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di Davide Petrosillo, presidente Fenagifar

a borsa

del giovane farmacista La presenza di Fenagifar a Cosmofarma, una miniera di spunti per il futuro

cavalcare il cambiamento prima che soggetti privi di competenze e autorevolezza prendano il sopravvento grande emozione dell’assemblea nazionale di Fenagifar, partecipatissima, con l’apertura dei lavori del nostro maestro Andrea Mandelli, insieme ai presidenti Alfredo Pro-

caccini ed Eugenio Leopardi, e con un toccante ricordo di Osvaldo Moltedo. Infine, nel poco spazio rimasto di questa borsa ormai gonfia, c’è la serata di gala di Fenagifar, realizzata con il supporto di Phyto Garda, che ha registrato una partecipazione record e dove è stato consegnato il premio Fenagifar all’Agifar di Latina. Io, nel mio sacchetto, ho aggiunto il messaggio lasciato dal presidente Cossolo al termine della plenaria di Federfarma e preso in prestito da Albert Einstein: «Solo coloro che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano davvero».



parliamone

L

di Giuseppe Tandoi

A Cosmofarma tutta la filiera del farmaco si confronta con le prossime sfide. Un ciclo produttivo di grande valore che va preservato

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ungo

il cammino Seguendo alcuni dei convegni del weekend bolognese di Cosmofarma si ricava l’impressione - nota ma ribadita che la filiera del farmaco nazionale sia una filiera di assoluta eccellenza. Dalla produzione alla distribuzione primaria a quella intermedia fino alla dispensazione da parte delle farmacie territoriali. Eppure produzione, logistica e distribuzione devono confrontarsi con sempre nuove sfide, alcune delle quali foriere, forse, più di problemi che di miglioramenti. Ma tant’è, non tutte le novità sono gradite, di qualunque attività economica si parli.

LOGISTICA MA NON SOLO L’assemblea generale di Assoram, associazione delle imprese della distribuzione primaria del farmaco, ospita una tavola rotonda con gli operatori del settore. In avvio il presidente Pierluigi Petrone sottolinea la necessità di una grande unità di intenti, soprattutto quando si tratta di confrontarsi con la controparte istituzionale: «Quello che l’industria contratta con la sanità pubblica si riflette su tutto il processo che porta il farmaco dalla produzione, attraverso le distinte fasi della distribuzione, fino alla dispensazione in


parliamone farmacia». «L’efficienza complessiva del sistema di distribuzione del farmaco è altissima e meriterebbe una più giusta remunerazione», ribadisce il presidente di Adf Mauro Giombini. Una più stretta collaborazione tra farmacie e distribuzione intermedia è quella invocata dal presidente di Federfarma Servizi Antonello Mirone. Obiettivo che si cerca di perseguire anche mediante l’attività di Sistema farmacia Italia, nata dalla sinergia tra

Federfarma e Federfarma Servizi. Un antidoto, tra le altre cose, all’espansione, nella rete delle farmacie, delle società di capitale. Il comparto produttivo è rappresentato da Luciano Grottola, vice presidente di Farmindustria, e da Enrique Hausermann, presidente di Assogenerici. Il primo ricorda come già da alcuni mesi la farmaceutica italiana sia la prima in Europa per capacità produttiva, che possa

l’efficienza complessiva del sistema di distribuzione del farmaco

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parliamone

vantare un export sempre in crescita e una alto tasso di occupazione, visto che tra dipendenti e lavoratori dell’indotto gli addetti sono oltre 130.000. E partendo proprio da questi presupposti Hausermann si chiede, retoricamente: «Se qualità e distribuzione del farmaco sono modelli di efficienza, in Italia, qual è la necessità di modificarne i termini parlando di confezioni monodose?». Con evidente riferimento alle dichiarazioni del direttore generale dell’Aifa Li Bassi (condivise in pieno dal ministro Grillo), che proprio alla vigilia di Cosmofarma ha ipotizzato una sperimentazione volta a ridurre lo spreco di farmaci. I rischi, secondo Hausermann, di incrinare un sistema che funziona non sono indifferenti. Anche perché non giustificati dalla necessità di risparmiare, visto che la spesa farmaceutica territoriale è già ai minimi termini. Più cauto ma dubbioso il segretario nazionale di Federfarma Roberto Tobia: «Sono ipotesi sulle quali occorre un’attenta riflessione e in ogni caso è necessario conoscerne meglio i dettagli». Tobia pone poi l’accento sul nuovo sistema di tracciabilità del farmaco avviato dal febbraio scorso a livello comunitario: «L’Italia ne entrerà a far parte solo dal primo

Il ricordo di Osvaldo Moltedo al convegno di Federfarma

gennaio 2025 in quanto già si avvale di procedure consolidate ma quella della tracciabilità è la sfida dei prossimi anni. Considerano anche la necessità di contrastare l’illegalità diffusa nel commercio on line».

QUOTE SOCIETARIE, CAPITOLO APERTO Al termine del convegno istituzionale del sabato mattina, a Cosmofarma, il deputato del Movimento 5Stelle Giorgio Trizzino r ibadisce che il progetto di assegnare ai farmacisti le quote di maggioranza della proprietà non è tramontato, tutt’altro. Bocciati a più riprese gli emendamenti che andavano in questo

Da sinistra: Giancarlo Visini, Giorgio Siri, Alberto Ambreck, Marco Cossolo, Annarosa Racca e Cesare Quey

senso, in quanto non congrui con i provvedimenti di legge in discussione, ora si procederà attraverso un Ddl (primo firmatario Trizzino), depositato alla Camera ma non ancora preso in esame dalle Commissioni. Da non trascurare il fugace accenno fatto da Trizzino in merito a un discorso aperto con il ministro Grillo sulla possibilità «di una legge quadro sul sistema delle farmacie». Nessun dettaglio in più, ma la domanda è: questo eventuale provvedimento complessivo riassorbirà gli altri provvedimenti parziali di cui si discute da qualche tempo? Per esempio il progetto Sileri sulle parafarmacie. Oppure lo stesso Ddl di cui Trizzino ha parlato a Bologna. La situazione non è chiarissima, a dirla tutta, occorre vedere come evolve. Aspettiamo.

FOCUS SULLA PROFESSIONE Il tradizionale convegno Federfarma ha visto il presidente Marco Cossolo delineare i punti cardinali della farmacia del futuro. Il motto è «cambiare per confermare la centralità del ruolo». Forte l’accento sui temi relazionali, secondo una logica della professione che va «dal farmaco alla persona. In questo consiste il cambiamento, per il quale serve anche un po’ di follia». Un’altra necessità è quella di trovare una specializzazione che la identifichi: «La farmacia di 80 mq non ha le stesse esigenze di quella di 400». Sulla scia di quanto detto prima di lui da Sandro Castaldo, docente Bocconi e fondatore di Focus Management, Cossolo sottolinea

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Ex presidenti di Federfarma e Sunifar a confronto

che, in prospettiva, sarà l’omnicanalità a prevalere, rendendo molto più esigua la barriera tra punto vendita materiale e digitale. Una svolta evidente anche nelle strategie di colossi delle vendite on line come Amazon. Il presidente del Sunifar Silvia Pagliacci, da parte sua, sottolinea la difficoltà a «fare sindacato» in questo periodo, di fronte ai pericoli che continuano a insidiare le farmacie rurali, indebolendone il ruolo prioritario che svolgono nei piccoli Comuni e nelle zone disagiate. Programmi per gli anni a venire: «Togliere gli sconti che gravano sulle rurali, potenziare le indennità di residenza, rafforzare la solidarietà interna alla categoria, come già fatto con la polizza già ora esistente, a totale carico di Federfarma, che tutela i titolari che operano da soli in farmacia». Conclude il presidente della Fofi e parlamentare Andrea Mandelli, ribadendo che il progresso del sistema farmacia passa anche attraverso una standardizzazione dei servizi offerti ai cittadini. Quanto alla più stretta attualità, urge modificare i termini del Ddl Concorrenza per ridare maggiore peso nella proprietà ai farmacisti e trovare una soluzione alla annosa questione delle parafarmacie. Il business della farmacia è ancora consigliabile? Sì per il già citato Castaldo, «a patto che si recuperi efficienza e si punti su servizi che costituiscano un brand di qualità».

EX MINISTRE Un interessante scambio di battute tra Mariapia Garavaglia, ministro della Sanità nei primi anni Novanta, e Beatrice Lorenzinsuggerisce un confronto tra passato e presente. Garavaglia ricorda che - di fronte alla pressante richiesta di

parliamone

tagli alla spesa farmaceutica arrivata dal presidente del Consiglio Ciampi, in un periodo di ristrettezze finanziarie per il Paese (tanto per cambiare) - dovette mettere mano al Prontuario, che fu sfoltito notevolmente, per un risparmio complessivo di 4.000 miliardi di lire. Lorenzin, da parte sua, vede nell’attività dell’attuale ministro Giulia Grillo una pericolosa tendenza ad assoggettare il ministero alla volontà del Mef, perdendo l’autonomia conquistata a fatica negli anni. Un altro rischio da non sottovalutare: «Sono molto preoccupata per le conseguenze che potrebbero avere sul Paese le istanze sul regionalismo differenziato che si stanno affermando». E il futuro del Servizio sanitario nazionale? Garavaglia, che lo ha visto nascere, è categorica: «È incostituzionale il solo fatto che continuino a esistere, oltre al Prontuario nazionale, prontuari regionali e aziendali. L’universalismo del Ssn in questo modo resta soltanto sulla carta».

Federfarma ieri e oggi Cosmofarma è anche l’occasione per festeggiare i cinquant’anni del sindacato dei titolari, alla presenza di quasi tutti i suoi ex presidenti, oltre ad alcuni del Sunifar (Cesare Quey e Giancarlo Visini). Il compito di rievocare le origini dell’associazione spetta, in apertura, al coordinatore del Centro studi Federfarma Eugenio Leopardi, che ricorda come nel 1969 le quattro sigle sindacali allora esistenti decisero di unirsi per evitare una disgregazione che non arrecava alcun vantaggio alla categoria. Poi una carrellata sulle vicende che hanno percorso la farmacia italiana, particolarmente travagliate a partire dal 2001, quando la Legge 501, introducendo la distribuzione diretta, comincia a indebolire un sistema che appariva ben saldo. In seguito, sarebbero arrivate le varie liberalizzazioni a firma Bersani e Monti e infine il Ddl concorrenza. Un forte appello alla classe politica arriva da Alberto Ambreck, presidente del sindacato dal 1987 al 1991, affinché tuteli il sistema farmacia e, più in particolare, la competenza dei professionisti che vi lavorano: “La laurea in Farmacia che si consegue nelle università italiane è la più qualificata d’Europa”. Il suo successore Giorgio Siri, presidente fino al 2008, ricorda che durante il suo mandato fu deciso il primo sconto a carico della farmacia e come sia stato difficile interloquire con le istituzioni: in sedici anni si avvicendarono al ministero, che allora si chiamava della Sanità, ben dieci ministri. Qualcuno di meno, cinque, sotto la dirigenza di Annarosa Racca, presidente dal 2008 al 2017, anche se la piena collaborazione si è verificata soltanto con Beatrice Lorenzin, ministro per tutti i cinque anni della scorsa legislatura. Racca ricorda un decennio nel quale la farmacia è stata al centro di forti attacchi, battaglie dure e ancora non terminate: «La fascia C fuori canale è un pericolo per il momento sventato ma bisogna sempre tenere alta la guardia».

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echi dal web

U

di Francesca Giani, F-online

n danno

collettivo

Carenza dei farmaci, a Madrid la Secof, associazione dei distributori intermedi europei, si confronta con un fenomeno in crescita e dalle ripercussioni negative per milioni di pazienti del continente

Il tema della carenza di farmaci, che rischia di impattare negativamente sulle terapie dei pazienti, è all’ordine del giorno in molti stati Europei. A metà marzo, nell’ambito di una interrogazione al commissario Ue alla Salute, sono state rinnovate le preoccupazioni per la popolazione, in particolare per chi è affetto da cronicità e per le patologie oncologiche, e, tra i dati posti all’attenzione, si è indicato nel 25 per cento la fetta dei pazienti europei colpiti dal fenomeno. Valori elevati che spingono gli Stati membri (ma non solo) a interrogarsi su come risolvere il problema. In questa cornice si inquadra anche la recente iniziativa legislativa del Belgio che mira a vietare ai grossisti l’export parallelo di farmaci - che in questo Stato interessa circa l’8-10 per cento dei medicinali in commercio - imponendo l’obbligo di rivendere i medicinali solo a farmacie al dettaglio, a quelle ospedaliere o ad altri distributori operanti nel Paese.

IL PARERE DI FEDERFARMA SERVIZI «Un tema», spiega Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, «che è stato al centro anche dell’ultimo incontro di Secof, l’organismo di rappresentanza europea dei distributori intermedi del farmaco di proprietà dei farmacisti, che si è tenuto a Madrid, e che prosegue il dibattito già avviato a fine febbraio, nell’incontro a Ro-

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ma. Di fronte all’impossibilità di reperire il farmaco e di garantire l’accesso all’assistenza al paziente, i governi non possono rimanere inerti, perché in gioco c’è la salute della popolazione. Da tempo, politici, istituzioni, player di tutta Europa stanno mettendo in campo iniziative e sforzi per ricercare cause e soluzioni, con un focus che, di volta in volta e a seconda dei casi, viene messo sull’industria, in relazione a una produzione che non viene ritenuta adeguata al fabbisogno, o sulla filiera, in particolare per il fenomeno dell’export parallelo. In questo contesto va letta l’iniziativa legislativa del Belgio che va ad agire


echi dal web su quella che è considerata, per quel Paese, la causa predominante del fenomeno, facendo leva sull’eccezione al principio europeo di libera circolazione di merci, servizi e persone rappresentata dalla tutela della salute del cittadino». E proprio in questa direzione, «l’incontro di Madrid è stato particolarmente interessante e ancora una volta occasione di riflessione e di spunti. A fronte del comune obiettivo di non far mancare il farmaco ai pazienti, si è deciso infatti di mettere a confronto i diversi modelli di gestione di carenze e indisponibilità realizzati nei vari Paesi. Come avevamo già

avuto modo di sottolineare, alcui Stati e l’Italia in prima linea - hanno messo in campo metodologie di collaborazione tra player privati e istituzioni che cercano di impattare sui diversi fattori che stanno alla base del fenomeno. In particolare, nel nostro Paese, grazie al Tavolo tecnico sulle indisponibilità - in corso presso l’Aifa, in collaborazione con il Ministero e le Regioni - si sta procedendo a una raccolta scientifica di dati che può aiutare le autorità a individuare farmaci e territori su cui si genera la carenza e si sta procedendo alla definizione di strategie e indirizzi di azione utili a contrastare

il caso del belgio: attuare norme che limitino le esportazioni parallele da parte dei grossisti eventuali anomalie». Ora, «a fronte di questo confronto, vedremo i risultati di quali possano essere le misure più efficaci nei diversi contesti».

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incontri

T

di Sergio Cattani

ra passato

e futuro

In un piccolo Comune sul versante trentino del lago di Garda la farmacia Foletto è un’istituzione, cui si deve, tra le altre cose, la creazione di un museo della farmacia. A colloquio con il titolare Alberto

Ai confini meridionali della provincia di Trento, in una piccola valle che dal lago di Garda corre verso i campi di mais sulla riva del fiume Chiese, c’è un Comune di 5.300 abitanti, Ledro. Niente di particolarmente originale, se non fosse che sono distribuiti su quindici frazioni differenti e nel 2008 hanno scelto di unirsi, con una spinta dal basso che ha coinvolto tutti in un referendum trionfale. In questo piccolo grande Comune (le palafitte e il lago di Edro sono patrimonio Unesco) trovano spazio un lago di acqua cristallina, svariate montagne, un villaggio di palafitte risalente all’età del bronzo (con relativo modernissimo museo) e... la famiglia Foletto. Farmacisti dal 1850 quando il capostipite Giovanni divenne direttore e poco dopo rilevò la farmacia e l’annesso laboratorio farmaceutico Cassoni (presenti in valle fin dal 1700) - sono uniti come i loro conterranei e si mantengono tenacemente occupati su più fronti. Foletto per i valligiani (e anche per il resto dei farmacisti trentini, a dirla tutta) è sinonimo di una farmacia, di un rinomato laboratorio alimentare, di un museo e infine di un orto botanico. Rincorrendolo tra il bancone e una scolaresca, abbiamo incontrato Alberto Foletto, farmacista che, per dirla con Pierangelo Bertoli, ha «un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro».

Dalla famiglia Cassoni ad Angelo Foletto, passando 20

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attraverso la deportazione a Katzenau durante la prima guerra mondiale e la creazione di una piccola officina farmaceutica, fino a te, Annamaria e Chiara: qual è il filo rosso che lega assieme quasi trecento anni di storia? Il senso di appartenenza a una storia qualche volta è molto più forte di quello che noi consciamente pensiamo. Più di essere fieri di quello che siamo, siamo grati a chi ci ha preceduto per averci dato, oltre a un corredo genetico “da speziale”, l’opportunità di continuare a esercitare una professione che mette al primo posto la persona e i suoi bisogni.

C’è stato un momento in cui la Foletto ha dovuto decidere se percorrere la strada dell’azienda farmaceutica tout court oppure mantenere solo alcuni prodotti e “diventare” laboratorio alimentare. Come mai questa scelta? Ve ne siete mai pentiti? Nostro padre Achille, morto una decina di anni fa, è stato l’ultimo dei farmacisti italiani che avesse sia l’autorizzazione alla titolarità di farmacia sia quella di officina farmaceutica. La nostra azienda ha registrato la prima specialità nel 1898


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una farmacia costruita ex novo lungo la strada principale, un edificio a basso impatto ambientale in una zona molto esposta al sole

presso la prefettura di Vienna (la Tintura stomatica Foletto), rinnovata nell’autorizzazione dopo la prima guerra mondiale e rimasta in commercio come specialità medicinale (“Eupeptica, Digestiva, Lassativa”, diceva il nostro slogan, essendo un prodotto a base di rabarbaro e genziana) sino al 1990.

E poi? Accanto a essa la Foletto - nel piccolo paesino di montagna di 600 anime del Trentino - ha richiesto e ottenuto l’autorizzazione al commercio di altre sette specialità medicinali, ma ha prodotto tantissimi prodotti farmaceutici, come le fiale iniettabili, gli sciroppi destinati ai sanatori della vicina Arco, i pastigliaggi, spesso a base di codeina. Al momento di passare l’azienda a noi figli per nostro padre c’erano due strade: continuare a essere officina farmaceutica, oppure abbandonarla. Sapeva benissimo che ormai il nostro prodotto di punta era solo un buon amaro e che per trasformarlo in una moderna specialità medicinale avrebbe dovuto essere radicalmente trasformato, per venire incontro alle moderne esigenze di titolazione/standardizzazione degli ingredienti e del contenuto. Abbiamo scelto un’altra strada, ma non è stata abbandonata la formula, che viene ancora prodotta secondo le tecniche di percolazione di più di cento anni fa.

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incontri Per la realizzazione dei liquori vi occupate direttamente dell’estrazione dalle droghe, mentre alla base dei vostri sciroppi c’è vera frutta. Inoltre avete realizzato un impianto a biomassa che riscalda anche una parte del paese di Pieve di Ledro. Da dove viene questa sensibilità per la natura e la sostenibilità ambientale? Abitiamo da sempre in un paesino di montagna. La frutta, le radici, le erbe, venivano raccolte, sotto la supervisione del nonno Angelo, spesso da donne e bambini che nel periodo estivo seguivano in montagna i capifamiglia durante gli alpeggi o nelle lunghe giornate di veglia al poiat (sistema di produzione del carbone da legna). La sera il raccolto poteva essere portato nella nostra farmacia dove, dopo la pesatura, veniva pagato e contribuiva al magro bilancio familiare. In mancanza di altri sistemi di conservazione, i frutti dovevano essere rapidamente trasformati: diventavano così sciroppi che non solo erano buoni da bere tal quali diluiti con acqua, ma erano fondamentali (allora come adesso) per migliorare le caratteristiche organolettiche di alcune so-

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stanze chimiche che venivano usate per la preparazione di farmaci. I contenitori originali di alcuni di essi sono ancora visibili all’interno del nostro museo.

E la produzione di energia? Forse proprio l’essere così ”immersi” in un ambiente ricco di alberi e legna ci ha portato anche a sostituire le nostre caldaie funzionanti a gasolio con sistemi a biomassa ad alta efficienza, sfruttando in tal modo gli scarti della lavorazione del legname e contribuendo in maniera tangibile alla riduzione dell’inquinamento della nostra aria.

La tua farmacia è stata recentemente ridisegnata: spaziosa, luminosa e con i vari settori ben identificati. Quali sono i criteri che ti hanno guidato? Anche in questo caso il pensiero iniziale è stato quello di realizzare un edificio a basso impatto ambientale, con la struttura in legno massiccio e soffitto a vista. Abbiamo avuto la fortuna di costruirlo lungo la strada principale, in una zona esposta al sole tutto l’anno, realizzando nel contempo alcuni parcheggi pertinenziali per facilitare la fornitura di presidi ingombranti,

nonché l’accesso alle persone che avevano difficoltà di deambulazione, visto che l’edificio storico, realizzato nella zona pedonale, non lo consentiva. Siamo partiti con l’idea di volere molta luce e una struttura accogliente, per cui abbiamo una superficie finestrata molto elevata e una disposizione degli arredi circolare, così da far sentire accolte le persone già dal momento in cui entrano in farmacia. Inoltre, abbiamo integrato la struttura con un sistema di diffusione musicale che accompagni i clienti e consenta di realizzare un piacevole “effetto privacy”. Ci piacerebbe che chi ci frequenta possa sentirsi sempre a proprio agio. Nella realizzazione abbiamo poi provveduto a un category management che consenta alle persone di poter accedere in autonomia ad alcuni settori.

Con un bagaglio d’esperienza così vasto e originale, non è facile trovare dipendenti che riflettano tale patrimonio di valori e competenza. Come vi siete mossi finora e quale spazio hanno formazione e aggiornamento per te e il tuo staff? Abbiamo una struttura di collaboratori piuttosto rigida, appoggiandoci spesso


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questo non gli impedì di strutturare, alla fine dell’Ottocento, una fiorente azienda di produzione medicinali e medicazioni.

Quando si può visitare?

Lo staff della farmacia Foletto con la conduttrice televisiva Elen Hidding

solo ad aiuti temporanei durante il periodo estivo o altri periodi intensi. Come tutti ben sappiamo non è facile mantenersi aggiornati e formati. Cerchiamo, spesso con molta fatica, di fare delle riunioni plenarie, soprattutto per mettere in comune le conoscenze di chi ha partecipato a corsi/ percorsi che possano essere di utilità per tutti. Con una certa regolarità ospitiamo nella pausa pranzo o in momenti “scarichi” di lavoro professionisti che ci possano informare sia su prodotti che su metodiche di utilizzo degli stessi.

Parliamo del Museo Foletto. Quello che avete realizzato nei locali della ex farmacia pur non essendo un unicum, brilla di luce propria per il modo in cui avete scelto di gestirlo e animarlo. Raccontaci le iniziative che lo coinvolgono, il modo in cui lo avete legato al territorio ma soprattutto le idee che hanno portato alla sua creazione. A causa soprattutto della distanza esistente tra il nostro paese e la città di Trento, non ho mai fatto parte in maniera attiva né dell’Ordine dei farmacisti né di altre associazioni di categoria, pur sapendo quanto il lavoro che esse svolgono a favore di tutti i colleghi. Una cosa che ci siamo però messi in mente è stata quello di cercare di valorizzare al meglio la professione del farmacista, cercando di dare un’idea un po’ diversa dallo stereotipato

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venditore di scatolette. Abbiamo infatti creato, in una sala del nostro museo, un piccolo laboratorio didattico, nel quale ricreiamo l’esperienza di essere “Farmacisti-Speziali per un giorno”, ospitando scolaresche, circoli di pensionati, turisti e chiunque altro lo desideri.

In cosa consiste questa esperienza? Utilizzando materie prime legate al nostro territorio e alcune piante che coltiviamo nel nostro orto botanico (Orto di sperimentazione speziale), accompagniamo i nostri ospiti all’interno di una semplice preparazione di crema alla calendula o alla malva, cercando di dimostrare quanta conoscenza e competenza possiede il farmacista e quanto, anche all’interno di una banale preparazione, possa nascondersi impegno e tecnica (farmaceutica).

E il museo vero e proprio? È stato creato dopo lo spostamento nella nuova farmacia, in quelli che erano i locali di quella vecchia, al centro del paese. Abbiamo pensato di realizzare un metaforico viaggio attraverso la storia di tre secoli, raccontata all’interno di una famiglia di farmacisti. Arrivati per caso in un paesino estero, quando il capostipite Giovanni nel 1850 arrivò da Venezia il Trentino era ancora austroungarico, il figlio Angelo – pur studiando a Innsbruck e conoscendo la lingua tedesca perfettamente - per le sue simpatie irredentiste passò la prima guerra mondiale in una campo di prigionia vicino a Vienna. Ma

È a entrata libera ed aperto tutta la stagione estiva, durante le feste e su appuntamento. Nato soprattutto per passione, è stato voluto, dai nostri genitori prima che da noi, per non dimenticare quanti e quali prodotti venivano realizzati in un epoca un po’ pionieristica ma ricchissima di scambi culturali e di conoscenza condivisa in tutta Europa. Viene mantenuto oggi dai figli proprio per ricordare che i vasetti - preziosamente custoditi all’interno delle vetrine con i vetri di Boemia difettati perché lavorati a mano - non sono stati conservati perché belli da vedere, ma perché all’interno di essi erano presenti tutti i semipreparati e le sostanze chimiche e botaniche che hanno almeno un po’ contribuito a lenire dolori e problemi della popolazione della nostra valle, alla quale siamo profondamente legati.

Per finire, uno sguardo al futuro: in che direzione ti stai muovendo e come vorresti arricchire ulteriormente di proposte la vostra già multiforme e affascinante attività? Tocchiamo un punto dolente perché sono già tante le cose che cerchiamo di fare e solamente per tenerle in funzione tutte dovremo impegnarci sempre di più. Sicuramente vorremmo aumentare ancora la nostra preparazione in ambito erboristico e naturalistico. Percepiamo un desiderio di “naturale” sempre più forte da parte della popolazione, il nostro ruolo è quello di dare anche in questo ambito un supporto scientifico e rigoroso. Da un lato per contrastare forme di subdola induzione all’acquisto di alcuni prodotti, dall’altro per supportare in maniera documentata l’utilizzo di altri. Anche la creazione e il mantenimento del nostro orto botanico va in questa direzione. In esso infatti cerchiamo di avvicinare al riconoscimento e all’utilizzo di alcune piante officinali.


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di Alessio Arbuatti, medico veterinario ANMVI

veterinaria

I

Rubrica a cura di Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani

nsidie

vegetali I forasacchi, quando i problemi per il pet provengono da piante apparentemente inermi

Godersi con il proprio cane una passeggiata estiva all’aperto è senza dubbio uno dei momenti più rilassanti. La natura talvolta nasconde insidie inaspettate rappresentate non solo da parassiti o condizioni atmosferiche ma anche da vegetali in apparenza inermi. I forasacchi, noti in Italia con diversi nomi regionali, sono uno dei problemi tipici della stagione calda e non vanno sottovalutati poiché possono creare gravi problemi ai pet.

PER FARE UN ALBERO... La ben nota filastrocca sul ciclo vitale delle piante evidenzia come tutto nasca dai semi e i vegetali abbiano trovato ingegnosi sistemi di propagazione, da succulenti frutti fino all’elaborazione di strutture aeree. Non è da meno l’evoluzione delle graminacee, i cui semi sono contenuti nelle spighe. Diffuse in tutto il mondo con più di cinquemila specie, si ritrovano negli ambienti più disparati anche nei contesti urbani, dalle aiuole fino alle piccole crepe stradali, grazie alla propria rusticità e capacità adattativa. Queste specie arboree si compongono di un fusto coriaceo chiamato culmo, sul quale si apprezzano nodi e internodi e dal quale si dipartono numerose foglie lanceolate. Nello specifico con “forasacchi” si intendono le singole unità (spighette) che formano le spighe maggiori

o queste ultime in toto. Queste contengono il frutto (cariosside) e restano esposte ai venti che ne consentono la dispersione. Possiedono naturalmente piccole strutture che le rendono ideali

per l’infissione nel terreno e il trasporto aereo. Da non sottovalutare per le conseguenze cliniche sono le glume e le reste retrodirezionate che condizionano il movimento solo verso una direzione. Se dal

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veterinaria

punto di vista della sopravvivenza della pianta questi sono grandi risultati evoluzionistici, gli stessi divengono fattori di rischio per i cani che possono venire a contatto con queste strutture. Le specie di graminacee selvatiche più diffuse in Italia sono l’avena selvatica, Avena fatua, l’orzo marino, Hordeum marinum e le specie appartenenti al genere Bromus. Il ciclo vegetativo di questi vegetali termina con la stagione estiva che è dunque la più delicata poichè i semi maturi si distaccano più facilmente dal fusto madre e possono venire a contatto con i pet.

SONO COSÌ PERICOLOSI? A un’analisi superficiale queste porzioni di piante paiono inerti ma in seguito all’essicazione il loro distacco è molto più semplice proprio per consentire la diffusione dei futuri semi. La struttura, grazie alla conformazione con unità retrodirezionate, è perfetta per conficcarsi nel pelo o incunearsi sia in piccoli spazi come quelli interdigitali o congiuntivali tanto quanto penetrare in un condotto auricolare o nasale. Una pubblicazione presentata sulla rivista Journal of the american veterinary medical association, condotta su 182 esemplari portati a visita con diagnosi di corpo estraneo, ha messo in evidenza che il 61 per cento dei casi di lesioni da corpi estranei coinvolgono spighe e spighette delle graminacee e che le più frequenti penetrazioni riguardano il condotto uditivo (51 per cento). Nonostante non siano dotati di movimento att i v o , s o n o s e g n a l at e nu m e ro s e localizzazioni di forasacchi che, una volta penetrati nella cute possono spostarsi passivamente in seguito ai movimenti dell’esemplare. Localizzazioni auricolari, bronchiali e polmonari sono riscontri purtroppo comuni ma sono segnalati in bibliografia numerosi casi di coinvolgimenti pleurici, diaframmatici, peritoneali, addominali, genitali fino a casi più rari e localizzati come a ridosso dei corpi vertebrali e persino del pancreas. In tutti questi casi il forasacco si comporta da corpo estraneo migrante causando lesioni traumatiche, infiammazioni, reazioni granulomatose e divenendo agente vei-

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colante di batteriosi secondarie come confermato in uno studio condotto mediante tomografia computerizzata dal Royal Veterinary College di Londra che ha evidenziato lesioni secondarie nel 96 per cento dei soggetti colpiti.

FATTORI DI RAZZA PREDISPONENTI

gliata anche una corretta toelettatura condotta in maniera professionale per rimuovere il pelo morto, tagliare quello in eccesso e rendere meglio visibili piccoli pertugi come gli spazi interdigitali. Talvolta la stessa seduta di toelettatura può essere rivelatrice di forasacchi nascosti. Per le specie con le orecchie ampie e pendule che diventano spesso un ricettacolo di forasacchi esistono persino specifici paraorecchie per cani che possono essere fatti indossare temporaneamente durante le uscite in luoghi particolarmente ricchi di graminacee.

Tanto le attitudini quanto gli aspetti morfologici possono divenire fattori predisponenti per le lesioni da forasacchi. Gli esemplari appartenenti a razze che annusano e inspirano grandi quantità d’aria attraverso larghe narici, come i cani da caccia e da lavoro, sono particolarmente SINTOMI DA NON esposti al rischio d’inalazione. Allo stesso SOTTOVALUTARE modo sono colpiti tanto quelli con i padiOsservare i comportamenti del proprio glioni auricolari parzialmente scoperti cane di ritorno da una passeggiata e nei quanto quelli con le giorni successivi può riorecchie pendule che, levare segni e atteggiase da un lato proteg- localizzazioni m e nt i i nu s u a l i ch e gono il canale uditivo, potrebbero essere correauricolari, dall’altro possono nalati alla penetrazione di bronchiali scondere le spighette. un forasacco. Il leccae polmonari Gli esemplari con pemento delle zampe, arsono lo lungo, con mantelli ro s s a ment i c ut a nei , ruvidi o ispidi sono piccoli fori tra le dita o, riscontri perfetti raccoglitori di molto comuni in fase avanzata, gonfioforasacchi che possori e zoppie accompagnama non no bloccarsi nel pelo no spesso le lesioni a sono i soli e in taluni casi penel ivel lo i nt erd ig i t a le. trare nella cute a seScuotimenti della testa, guito dei movimenti del cane. occhi chiusi, gonfiori, lacrimazione e tosse sono alcuni sintomi segnalati durante il coinvolgimento dell’apparato respiratoPICCOLI, SEMPLICI ED rio, uditivo, visivo e digerente. In taluni EFFICACI COMPORTAMENTI casi si osservano anche comportamenti PREVENTIVI difensivi, dalla retrazione di una zampa Questi sono solo alcuni dei motivi per i fino al tentativo di morso, aspetti in apquali di ritorno da ogni passeggiata è parenza non correlabili a corpi estranei consigliato spendere alcuni minuti in vegetali. Ogni sintomo è dunque meritosemplici controlli visivi e tattili. Palpare rio d’attenzione e richiede una tempestiil pelo specialmente nelle zone più nava visita veterinaria per una diagnosi scoste come l’interno degli arti, il padidefinitiva e approntare una tempestiva glione auricolare, gli spazi interdigitali, terapia chirurgica e medica. È altresì fonla porzione sotto palpebrale, quella gedamentale evitare gli interventi “fai da nitale e la porzione perineale, sono semte”, che non consentono una rimozione plici gesti spesso rivelatori di forasacchi totale della porzione vegetale penetrata nascosti. Allo stesso modo spazzolare il e approntare una specifica terapia, premantello è importante tanto più negli via prescrizione medica, efficace nei conesemplari a pelo lungo o ispido nel quafronti delle infezioni secondarie che le le spighe trovano facile ancoraggio. coinvolgono tessuti e organi circostanti. All’inizio della bella stagione è consi-


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fitoterapia

L

di Antonio Scialpia, Christian Fachechia, Claudio Gardanab a Specchiasol, Divisione Ricerca e Sviluppo b Università degli Studi di Milano, DeFENS

e adulterazioni

del cranberry

Il mirtillo rosso americano (Cranberry), Vaccinium macrocarpon, prevalentemente sotto forma di estratti secchi, rappresenta oggi una delle piante maggiormente utilizzate, da solo o insieme ad altri principi funzionali, negli integratori alimentari destinati al trattamento delle Infezioni delle vie urinarie (Uti). Oltre all’azione antiUti esercita anche diversi altri effetti benefici per la salute umana, compresa l’azione antiossidante1 e la riduzione del colesterolo2. Le infezioni delle vie urinarie costituiscono un problema assai diffuso in tutto il mondo e sono caratterizzate dall’insorgenza di una fase acuta che, anche dopo un apparente trattamento risolutivo con antibiotici, può ricomparire sotto forma di recidiva3. Data la presenza di studi clinici incoraggianti nei confronti dell’impiego di Cranberry nel trattamento delle infezioni delle vie urinarie, specialmente per quanto riguarda la capacità di prevenire le recidive, il consumo di mirtillo rosso è stato quindi valutato tra le strategie

La necessità di procedure standard nella produzione di integratori a base di mirtillo rosso americano

non farmacologiche per ridurre la recidiva clinica nelle donne con un recente Uti. Nonostante ciò, non ci sono attualmente in Europa claim approvati sugli effetti di trattamenti Cranberry-based sulla salute del tratto urinario. Infatti, tutte le petizioni presentate all’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sono state negate a causa di prove cliniche che hanno portato a risultati discordanti. L’analisi accurata dei “materiali e metodi” relativa ai molti studi pubblicati riguardanti gli effetti del Cranberry sull’Uti suggerisce quindi che la mancanza di standardizzazione dei prodotti a base Cranberry somministrati abbia ostacolato una valutazione affidabile dei risultati4. Pertanto, a garanzia dell’efficacia dei prodotti a base di mirtillo rosso americano si rende necessaria la standardizzazione accurata della materia prima, poiché l’insufficiente standardizzazione dell’estratto a base di mirtillo rosso americano contribuisce all’impossibilità sia di stabilire la preparazione più efficace sia di confrontare i risultati clinici. Affrontare e colmare questa carenza si tra-

Figura 1 Sostanze utilizzate per le adulterazioni del Cranberry. Da sinistra: bacca di gelso, semi di uva, ibisco (Karadè), buccia di arachidi rosse e corteccia di pino

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durrà in un più ampio utilizzo e successo dei prodotti a base di Cranberry. Il costo degli estratti secchi di Cranberry, la cui titolazione spazia mediamente dall’1 al 35 per cento in proantocianidine (PACs) totali, si aggira rispettivamente dai 40 ai 700 euro al Kg in funzione della titolazione quali-quantitativa; cifre elevate che giustificano la presenza sul mercato di numerose sofisticazioni (aggiunta di sostanze estranee), adulterazioni (sostituzione di elementi propri con altri estranei) e contraffazioni (formazione ex novo del prodotto alimentare con altre sostanze). Nel caso specifico del Cranberry sono stati utilizzati come adulteranti estratti ad alta concentrazione di PACs ma a basso prezzo come l’estratto di corteccia di pino (10-25 euro/Kg) o l’estratto di arachidi contenente oltre l’80% di PACs e venduto a meno di 35 euro/Kg. Sono stati segnalati anche casi di adulterazione con estratto di semi d’uva, arachidi rosse, fagiolo nero, riso nero, prugna, gelsi e ibisco o con miscele di questi5-11.


fitoterapia DETERMINAZIONE DEI PRINCIPI ATTIVI Le proantocianidine (PACs) sembrano essere le principali responsabili dell’effetto positivo legato all’uso di estratti di Cranberry nel trattamento delle infezioni delle vie urinarie. Le PACs sono dei polimeri complessi e variegati che nascono dalla combinazione di quattro unità monomeriche: catechina; epicatechina; gallocatechina; epigallocatechina. Queste molecole, principalmente catechina e epicatechina, possono combinarsi in maniera differente in funzione del tipo di legame instaurabile tra i diversi monomeri. Questo legame può essere di tipo-A, di tipo-B o misti. Come si può immaginare con l’aumentare della lunghezza della catena polimerica aumenta esponenzialmente il numero di PACs presenti; a titolo di esempio statisticamente si nota come da un polimero di venti unità possano svilupparsi circa cinquecentomila PACs differenti. La letteratura scientifica internazionale attribuisce alle PACs di tipo-A l’efficacia terapeutica nel controllo delle infezioni delle vie urinarie. I metodi analitici utili al controllo della qualità degli estratti di Cranberry dovranno quindi essere in grado di determinare: 1) la quantità totale delle PACs; 2) la tipologia (tipo-A e tipo-B); 3) la lunghezza degli oligomeri e dei polimeri (dimeri, trimeri, tetrameri, eccetera); 4) la conformità alla specie botanica Cranberry.

LA QUANTITÀ DI PACs Esistono numerosi metodi di analisi che permettono di quantificare le PACs totali contenute negli estratti di cranberry. Si tratta di metodi colorimetrici quantitativi, ma non qualitativi, nel senso che indicano la quantità di proantocianidine ma senza poterle distinguere. I metodi più usati sono il Bate-Smith e sue successive modifiche, la cromatografia liquida ad alte prestazioni (HPLC), il metodo suggerito dalla Farmacopea Euopea e quello denominato BL-DMAC. Il metodo ritenuto più usato, specifico e riproducibile per la determinazione delle PACs totali del Cranberry è il BL-DMAC. La dimetilammino-cinnammaldeide (DMAC) è un reagente che in soluzione acida fornisce un carbocatio-

ne elettrofilo fortemente reattivo in grado di reagire con i gruppi fenolici meta orientati delle PACs. Questa reazione produce un derivato verde che assorbe a 640 nm. Il metodo Bate-Smith sfrutta l’idrolisi in butanolo delle PACs che produce antocianine che poi sono rilevate spettrofotometricamente con lettura a 530 nm. I limiti di questo metodo sono la sovrastima della quantità totali di PACs, l’incompleta idrolisi delle PACS, la lettura come fossero PACs delle antocianine naturalmente presenti e la mancanza di un coefficiente di estinzione adeguato. Alcuni autori12 hanno dimostrato che la proantocianidina A2 (PA2), lo standard utilizzato nel dosaggio BL-DMAC, porta a una sottostima delle proantocianidine ad alto peso molecolare.

Figura 2 Schema di reazione della DMAC con la catechina contenuta nel Cranberry

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fitoterapia

TIPOLOGIA E LUNGHEZZA DI OLIGOMERI E POLIMERI NELLE PACs

per la determinazione quantitativa effettuata mediante LC-massa.

Se il metodo BL-DMAC sembra rappresentare il sistema migliore per la determinazione q uantitativa delle PACs del Cranberry, per la determinazione qualitativa è necessario utilizzare metodi diversi, per esempio la cromatografia liquida accoppiata a spettrofotometria di massa, oppure il metodo MALDI-TOF. Questi metodi permettono infatti sia di differenziare le PACs tipo-A dalle tipo-B sia di stabilire la lunghezza delle catene polimeriche, in base al diverso peso molecolare. Il limite di questi metodi è rappresentato dal fatto che gli spettrometri di massa normalmente utilizzati sono in grado di determinare solamente una parte delle PACs, quelle con peso molecolare inferiore a 3000 Da. La frazione da 3000 Da a 50000 Da, che contiene la maggiore parte delle PACs, non è quindi né rilevata né tantomeno determinata qualitativamente. Ne consegue che i pesi molecolari e la tipologia di PACs determinati quantitativamente con metodi come BL-DMAC non possono essere presi come riferimento

ESEMPIO Se si determina con il metodo BL-DMAC in un estratto secco denominato O.M-1 una quantità di PACs totali pari a 360 mg/g e con la HPLC-massa-fluorimetro si determina che il medesimo campione contiene l’85% di PACs tipo-A, non è corretto dire che O.M-1 contiene 306 mg/g di PACs tipo-A, cioè l’85% di 360 mg/g). Infatti, è necessario tenere in considerazione che la HPLC-massa ha rilevato solo la parte di PACs dal peso molecolare fino a 3000 Da (che corrisponde a polimeri corti) e non ha potuto determinare le PACs con pesi molecolari superiori presenti nell’intervallo 3000-50000 Da. Quindi non è corretto dire che 36 mg dell’estratto O.M-1 in esempio contenga 30.6 mg di PACs-A. I metodi analitici descritti e utilizzati per la determinazione della quantità totale di PACs (BL-DMAC) o della qualità delle PACs (LC-Massa) non sono in grado di garantire la specie botanica di provenienze delle PAcs; cioè non riescono a stabilire

se le PACs analizzate appartengono al cranberry o ad altre specie botaniche ricche in proantocianidine come pino, uva, arachidi, ibisco, mora di Gelso, eccetera.

CONFORMITÀ DELLA SPECIE BOTANICA CRANBERRY Un approccio scientificamente corretto per autenticare la genuinità dell’estratto del mirtillo rosso americano è quello di utilizzare la cosiddetta impronta digitale (finger printing) delle antocianine, ottenuta con la tecnica HPLC-Massa-DAD. Il Cranberry, come altre bacche, ha infatti un profilo relativo alle antocianine unico13,14, per questo motivo il confronto delle impronte digitali tra il Cranberry autenticato e l’estratto di riferimento rappresenta una delle tecniche utilizzate per identificare estratti di mirtillo rosso adulterati. Inoltre, questo metodo consente anche di determinare quale adulterante è presente (per esempio estratti di riso nero, ibisco, semi o bucce di uva)11,15. A questo proposito, diversi metodi LCDAD validati sono stati pubblicati e tutti riportano che l’impronta digitale caratteristica del Cranberry contiene cinque

%

F1 PA2 quercetina

%

%

PA2

Trimero AB

quercetina

E1

E2

Figura 3 Cromatografia TIC degli estratti F1 (bacche di Cranberry) ed estratti commerciali di Cranberry titolati al 27 (E1) e 33% (E2) in PACs totali.

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4 1

a fitoterapia

6

F1 3 5 2 2

E2

b

B

A

E3, E4

C

5

c D

E

F

Figura 4 Cromatogramma, integrato a 520nm, relativo ad un estratto di bacche di Cranberry (a, F1), ed estratti commerciali di Cranberry (b, E2 – c, E2, E3).

PICCO ANTOCIANINA 1

Cianidina-galattoside

2

Cianidina-glucoside

3

Cianidina-arabinoside

4

Peonidina-galattoside

5

Peonidina-glucoside

6

Peonidina-arabinside

A

Delfinidina-glucoside

B

Cianidina-rutinoside

C

Delfinidina-sambubioside

D

Cianidina-sambubioside

E

Delfinidina-pentoso -pentoso-esoso

F

Cianidina-pentosopentoso-esoso

antocianine principali, nell’ordine cianidina-3-O-galattoside, cianidina-3-O-arabinoside, peonidin-3-O-galactoside e peonidin-3-O-arabinoside e due, cianidina-3-O-glucoside e peonidina-3-O-glucoside, presenti in quantità molto inferiori.

VALUTAZIONE INTEGRATORI ALIMENTARI A BASE CRANBERRY PRESENTI SUL MERCATO Recentemente alcuni ricercatori, utilizzando tutte le tecniche analitiche sopra descritte, hanno effettuato uno studio per valutare possibili adulterazioni di prodotti a base-Cranberry. Allo scopo sono stati analizzati 7 campioni di Cranberry frutto, 17 estratti commerciali di Cranberry e 10 prodotti finiti regolarmente commercializzati che contengono solo Cranberry. Le determinazioni delle titolazioni quantitative, con il metodo BL-DMAC, sono risultate tutte conformi mentre in diversi prodotti il dato qualitativo relativo al rapporto PACs--A/PACs totali è stato espresso in etichetta in modo inesatto e fuorviante per il consumatore. La determinazione della specie botanica, eseguita con le tecniche cromatografiche sopra descritte, e completata dalla valutazione di marker specifici, è risultata essere non conforme in 4

estratti su 17 e 6 prodotti finiti sui 10 prelevati dagli scaffali delle farmacie. Nella figura 3 è riportato il tracciato TIC relativo alle bacche fresche di Cranberry (F1), agli estratti commerciali di Cranberry siglati E1 e E2. Come si può notare il profilo cromatografico dell’estratto secco E1 contiene i picchi caratteristici presenti nel Cranberry mentre il profilo dell’estratto E2 differisce in maniera significativa da quello di riferimento, F1. La procianidina A2 è infatti il dimero tipo-A principale in F1 e E1, costituendo circa il 90 % dei dimeri totali, mentre in E2 la procianidina A2 non è il dimero tipo-A principale costituendo solo circa il 24% dei dimeri totali. Secondo la letteratura scientifica internazionale l’estratto E2 non è stato prodotto da o non contiene solamente Cranberry. Nella figura 4 viene confrontato il profilo cromatografico relativo alle antocianine caratteristiche del Cranberry con quello di tre estratti commerciali di Cranberry

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fitoterapia

(E2, E3, E4). Si nota una evidente difformità nei profili. Chiaramente, il profilo cromatografico ottenuto analizzando gli estratti E2, E3 e E4 non è comparabile a quello del Cranberry (estratto standard F1). Si notano negli estratti E3 ed E4 la presenza di due picchi (C e D) relativi a molecole (Delfinidina e Cianidina sambubioside) che nel Cranberry non ci sono e che caratterizzano invece gli estratti di Ibisco.

CONCLUSIONI I risultati ottenuti indicano che possono essere utilizzati, per l’identificazione di adulterazioni volontarie o involontarie dell’estratto di Cranberry, i seguenti marker: il rapporto proantocianidine totali: antocianine totali; il rapporto percentuale proantociani-

dina A2:proantoocianidine totali (PA2: PACs totali)x100; il rapporto epicatechina:catechina; la percentuale relativa delle 6 antocianine tipiche del Cranberry. L’applicazione di questi parametri ai campioni descritti in precedenza porta alle seguenti conclusioni: 13 estratti commerciali di Cranberry sono risultati conformi; 4 estratti commerciali di Cranberry non sono risultati conformi; 4 prodotti commerciali a base Cranber ry contenevano effettivamente estratto di Cranberry e quindi erano conformi al dichiarato; 6 prodotti commerciali a base cranberry non contenevano estratto di Cranberry e quindi erano non-conformi al dichiarato. In particolare, relativamente alle antocia-

BIBLIOGRAFIA 1. Yan, X.; Murphy, B.T.; Hammond, G.B.; Vinson, J. A.; Neto, C. C. “Antioxidant activities and antitumor screening of extracts from Cranberry fruit (Vaccinium macrocarpon)”. Journal of Agricultural and Food Chemistry, 2002, 50, 5844–5849. | 2. Peixoto, T.C.; Moura, E.G.; de Oliveira, E.; Soares, P.N.; Guarda, D.S.; Bernardino, D.N.; Ai, X.X.; Rodrigues, V. D. S. T.; de Souza, G.; da Silva, A. J. R.; Figueiredo, M. S.; Manhães, A. C.; Lisboa, P. C. “Cranberry (Vaccinium macrocarpon) extract treatment improves triglyceridemia, liver cholesterol, liver steatosis, oxidative damage and corticosteronemia in rats rendered obese by high fat diet”. European Journal of Nutrition, 2018, 57, 1829–1844. | 3. Wang, C. H.; Fang, C. C.; Chen, N. C.; Liu, S. S.; Yu, P. H.; Wu, T. Y.; Chen, W.; Lee, C.; Chen, S. C. Cranberry-containing products for prevention of urinary tract infections in susceptible populations: a systemic review and metaanalysis of randomized controlled trials. Archives International Medicine, 2012, 172, 988–996. | 4. Upton, R. (2016). Brendler, T., eds. American Herbal Pharmacopoeia and Therapeutic Compendium: Cranberry fruit: Vaccinium macrocarpon Aiton. Scotts Valley, CA: American Herbal Pharmacopoeia. Monograph revision. | 5. Boudesocque, L., Dorat. J., Pothier, J., Gueiffier, A., Enguehard-Gueiffier, C. “High performance thin layer chromatography-densitometry: a step further for quality control of Cranberry extracts”. Food Chemistry, 2013, 139, 866-871. | 6. Boudesocque, L., Dorat. J., Lanoue, A., Ceniviva, E. Bruyere, F., Enguehard-Gueiffier, C. “Solid/liquid extraction as key step for quality assessment of commercial Cranberry products using HPTLC-densitometry”. Planta Medica, 2016, 81, P1080. | 7. Gafner, S., Blumenthal, M., Foster, S., Cardellina, J. H., Khan, I. A., Upton, R. (2016).” Botanical ingredient adulteration: efforts by the ABC-AHP-NCNPR Botanical Adulterants Program to raise awareness of current issues and provide solutions to the pro32

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nine, 5 di questi hanno mostrato un profilo cromatografico sovrapponibile a quello dell’estratto commerciale E2. Il quadro disegnato risulta essere scoraggiante. Sul mercato sembrerebbero esserci numerosi prodotti che non contengono solo Cranberry ma altri estratti arricchiti e modificati contenenti probabilmente mora del gelso, ibisco, corteccia di pino, bucce di arachidi, semi d’uva, eccetera. Sarebbe quindi opportuno che i produttori e le aziende che commercializzano integratori a base di Cranberry standardizzassero il loro estratto con tecniche cromatografiche utilizzando specifici marker, per assicurarsi che il prodotto immesso in commercio contenga effettivamente estratto di Cranberry.

blem”. Presented at 16th International Conference on the Science of Botanicals, Oxford, MS. | 8. Lee, J. “Anthocyanin analyses of Vaccinium fruit dietary supplements”. Food Science and Nutrition, 2016, 4, 742-752. | 9. Navarro, M., Núñez, O., Saurina, J., HernándezCassou, S., Puignou, L. “Characterization of fruit products by capillary zone electrophoresis and liquid chromatography using the compositional profiles of polyphenols: application to authentication of natural extracts”. Journal of Agricultural and Food Chemistry, 2014, 62, 1038-1046. | 10. Sánchez-Patán, F., Bartolomé, B., Martin-Alvarez, P. J., Anderson, M., Howell, A., Monagas, M. “Comprehensive assessment of the quality of commercial Cranberry products. Phenolic characterization and in vitro bioactivity”. Journal of Agricultural and Food Chemistry, 2012, 60, 3396-3408. | 11. Upton, R. Brendler, T., eds. American Herbal Pharmacopoeia and Therapeutic Compendium: Cranberry fruit: Vaccinium macrocarpon Aiton. Scotts Valley, CA: American Herbal Pharmacopoeia. 2016. Monograph revision. | 12. Feliciano, R. P., Krueger, C. G., Shanmuganayagam, D., Vestling, M. M., Reed, J. D. “Deconvolution of matrix-assisted laser desorption/ionization time-of-flight mass spectrometry isotope patterns to determine ratios of A-type to Btype interflavan bonds in Cranberry proanthocyanidins”. Food Chemistry, 2012, 135, 1485-1493. | 13. Nagy S, Wade RL. Methods to Detect Adulteration of Fruit Juice Beverages. Vol. 1. Auburndale, FL: Agscience, Inc. 1995. | 14. Prior RL, Lazarus SA, Cao G, Muccitelli H, Hammerstone JF. “Identification of procyanidins and anthocyanins in blueberries and cranberries (Vaccinium spp.) using high-performance liquid chromatography/mass spectrometry”. Journal of Agricultural and Food Chemistry, 2001, 49: 12701276. | 15. Lee J. “Proanthocyanidin A2 purification and quantification of American Cranberry (Vaccinium macrocarpon Ait.) products”. Journal of Functional Foods, 2013; 5: 144-153.


di Stefania Cifani

farmanews

La svolta

auspicata Una terapia innovativa può cambiare la vita dei pazienti affetti da emofilia di tipo A, una malattia rara Una importante novità terapeutica è disponibile per le persone con emofilia A. L’anticorpo monoclonale emicizumab ha dimostrato di essere più efficace delle terapie in uso, con il vantaggio della somministrazione sottocutanea una sola volta alla settimana. Oltre a essere il primo farmaco nuovo per questa condizione da oltre vent’anni a questa parte, si configura come una svolta nella vita di persone emofiliche. L’emofilia di tipo A è una malattia rara (interessa nel mondo circa 320.000 persone), ereditaria e che colpisce prevalentemente il sesso maschile, essendo trasmessa dai genitori ai figli come tratto recessivo legato al cromosoma X. Le persone emofiliche sono completamente o parzialmente prive del fattore VIII, proteina responsabile della coagulazione del sangue. Di conseguenza la terapia è di tipo sostitutivo, attraverso una infusione endovenosa da ripetersi più volte alla settimana per tutta la vita. Circa il 25-30 per cento dei pazienti sviluppa, nel corso della vita, inibitori: una delle più gravi complicanze della terapia. Gli inibitori sono anticorpi prodotti dal sistema immunitario che aggrediscono il farmaco sostitutivo del fattore VIII , percepito come estraneo, rendendolo quindi inefficace. Questa condizione espone il soggetto a un aumentato rischio di sanguinamenti spontanei a carico di articolazioni e organi, compromettendone progettualità e qualità di vita, e obbliga a ricorrere all’aumento della frequenza di somministrazione del farmaco o in alternativa, alla terapia con agenti by-passanti. Emicizumab è un anticorpo monoclonale bispecifico che si lega al fattore IXa e al

fattore X e mima l’azione del fattore VIII, ripristinando così il processo di coagulazione del sangue. Il farmaco ha ricevuto l’approvazione accelerata da parte di Ema per la profilassi di routine degli episodi emorragici in pazienti affetti da emofilia A con inibitori in tutte le fasce di età ed è stato indicato dall’Fda come Breakthrough Therapy per la profilassi di routine per prevenire o ridurre la frequenza degli episodi di sanguinamento in pazienti senza inibitori. In Italia è stato approvato nel dicembre 2018 e inserito da Aifa nella classe dei farmaci innovativi, che prevede l’accesso immediato a livello regionale. Oltre che sul piano fisico, con lo sviluppo di artropatie e disabilità, problemi nell’ac-

cesso venoso e scarsa aderenza terapeutica, a lungo termine l’emofilia può avere un impatto anche sociale per le conseguenze che la gestione della malattia comporta in ambito lavorativo e familiare, ed economico, per i costi sanitari sostenuti dal Servizio sanitario nazionale. Il costo delle terapie farmacologiche rappresenta più del 90 per cento dei costi sanitari totali legati all’emofilia e per i pazienti che hanno sviluppato inibitori questo costo è tre volte superiore rispetto agli altri. L’introduzione del farmaco potrebbe comportare anche risparmi per il Ssn; è stata stimata una riduzione del 60 per cento rispetto alle terapia finora in uso, corrispondenti a un risparmio pari a trenta milioni di euro in tre anni.

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retail

S

di Federico Marzari MOODproject.it

Abbiamo parlato, in precedenti interventi su Punto Effe, della nuova curiosità, infedeltà e disponibilità al cambiamento dei nuovi clienti, nuovi consumatori tecnologici e in costante ricerca di uno stimolo diverso. Sono gli “oggetti del desiderio” a condurre le nostre scelte d’acquisto, articoli che diano soddisfazione e innovazione, oltre alla possibilità di esserne fieri sia per il prezzo sia per il design e glamour costruito intorno. Si creano così nuovi ambiti di competizione e nuove sfide, piccole o grandi scommesse che stiano al passo con un mercato in continua metamorfosi. Non è più sufficiente avere nuove formule di dialogo esclusivamente offline, nel negozio fisico, si rende indispensabile invece l’unire e integrare canali diversi, creando un sistema di relazioni ampio ed allargato. Questo è il principio della multicanalità, cioè di una comunicazione, una relazione che avvicini cliente e brand con tutti i mezzi possibili.

LA PREMESSA È difficile non parlare di crisi o di grandi problematiche nel momento in cui si inizia a parlare di farmacie tradizionali, perché la tradizione non basta più. I social media sono la prima immensa risposta alla domanda: come si sviluppa il nuovo punto vendita? Se abbiamo detto che la comunicazione è il punto focale del cambiamento

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eparati

ma uniti Farmacia analogica o digitale? La soluzione è nel multicanale

in atto, internet e i suoi vantaggi sono il nostro miglior alleato. Una competenza tecnica informatica diventa una necessità e trovare il tempo da dedicare al sito web, ai nuovi messaggi promozionali e commerciali e ai contenuti, è alla base dei risultati che vogliamo ottenere. Si punta alla fidelizzazione della clientela e lo si fa tramite ogni via, evolvendosi, innovandosi sul piano tecnologico, alimentando e seguendo bisogni e desideri dei consumatori, al pari con i risultati delle vendite. Il nuovo dialogo con i consumatori ci permetterà di capire, profilare e segmentare le loro esigenze e i loro consumi.

I COMPORTAMENTI Se il cambiamento della farmacia è necessario per il raggiungimento dei risultati prefissati, ancora di più lo è quello dei nostri comportamenti. Non bisogna solo cambiare, bisogna farlo velocemente, coscienti del fatto che le regole non siamo più noi imprenditori o negozianti a dettarle, ma sono invece i consumatori del futuro a stabilire nuove evoluzioni offline e online delle risorse. Da luogo per la sola vendita diretta il negozio fisico diventa allora un punto di ritrovo, di scambio, un posto in cui si creano relazioni e ci si senta a proprio agio. L’unione delle due prospettive darà forma alla nostra macchina per vendere. Le novità del retail, le innovazioni di questo settore, sono e rappresentano la chia-

ve di volta per i nostri obiettivi di business, per il loro sviluppo e incremento, in tutta risposta all’inclinazione di pensiero focalizzato sulle problematiche e insicurezze riguardo una nuova realtà di mercato. Con internet siamo e quindi compriamo sempre e ovunque, non esiste più distanza né tempo, siamo costantemente a un click di distanza dai nostri acquisti migliori, grazie agli smartphone sempre più innovativi, a tablet e computer che si adattano sempre di più ad ogni tipo di nostra esigenza. La realtà in crescita è ormai una serie di acquisti che non ci coinvolgono più: scegliamo da casa, ordiniamo con il telefono, riceviamo a casa e usufruiamo di un servizio che ci permette di non fare un passo. In altri casi si utilizzano gli strumenti online per condurre una ricerca approfondita e poi andare ad acquistare nei negozi fisici, è questa l’attuale grande tendenza che sta lentamente mutando in quanto appena citato. La tecnologia è diventata essenziale per ogni tipo di acquisto e lo sarà sempre di più. Siamo ancora lontani dalla scomparsa dei negozi fisici, il negozio è tuttora il centro della maggioranza dei nostri acquisti, dall’altro lato però è importante prendere coscienza della profonda trasformazione che il ruolo del punto vendita sta subendo, delle sue nuove prospettive e declinazioni.


retail LA RELAZIONE FA LA DIFFERENZA Non esiste, infatti, altro luogo in cui persone, marca e prodotto possano essere così legati tra loro; non esiste altro canale distributivo in grado di sostituire il negozio, nemmeno la tecnologia. È questa la prima ragione per la continua scelta dell’acquisto in negozio. Insieme a questa, cioè l’esperienza di entrare in contatto, di sviluppare un rapporto con il personale che consiglia e aiuta il cliente, ci sono ulteriori ragioni per il prevalere del punto vendita: vedere, toccare e provare la merce, così come anche avere subito il prodotto acquistato e riceverne subito gratificazione personale. Il rapporto con il personale della farmacia è ciò che pone la linea di demarcazione tra l’acquisto online e quello offline. Se, da un lato, ci spingiamo sempre più verso piattaforme digitali e tecnologiche, dall’altro la prospettiva di un consiglio, del supporto tecnico, dell’ascolto e dell’aiuto delle persone ci riporta all’acquisto fisico.

La differenza la fanno le risorse umane e quelli che ora come in futuro sono gli elementi discriminanti, sono una formazione professionale, mirata e continua, il talento e la passione e più di tutto la capacità comunicativa interpersonale. La strategia vincente parte da questi punti e sono le persone e il contatto diretto che esse creano con il cliente a essere il fondamento della fiducia e fedeltà al marchio. In base alle caratteristiche, al target, al posizionamento, alla strategia commerciale e all’indirizzo del business si costruisce il concept specifico per i punti vendita. Gli aspetti da considerare sono vari e differenti, unici per ogni attività e sarà quindi opportuno sviluppare ragionamenti precisi per ogni azienda. È anche vero però che è sempre necessario riflettere su alcuni punti che prescindono le caratteristiche specifiche dell’azienda: quali prezzo, alta convenienza, immagine e teatralità nella presentazione dei prodotti esposti. Sono efficienza e velocità a fare la differenza nelle piccole imprese, magari con scarse risorse di personale e pro-

dotti esposti limitati, i tempi di consegna e il modo di porsi sono ciò che garantiscono (o distruggono) il raggiungimento dei risultati. È l’unione di online e offline che assicura un successo sia alle aziende sia ai consumatori e al giorno d’oggi si va sempre più diffondendo la formula click&collect, di cui abbiamo già parlato e che consiste nell’ordinare comodamente da casa e ritirare il prodotto in negozio o al contrario, provare e fare l’esperienza d’acquisto in negozio e ricevere poi l’oggetto a casa. Bisogna essere veloci, flessibili e convenienti.

SHOPPING EXPERIENCE Come se non bastasse dobbiamo poi aggiungere nelle nostre farmacie l’esperienza d’acquisto (shopping experience). Lo scopo finale è quello di garantire al cliente che entra una vera e propria esperienza, da qui anche il nome, che sia unica, emozionante e soddisfacente per tutto il processo. Si esagerano gli arredi, le illuminazioni, si diventa più interattivi nel punto vendita stesso, aggiungendo

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retail

non si parla di competizione tra on e off line ma di applicare i modelli dell’e-commerce ai negozi fisici

tecnologie e costruendo momenti multisensoriali per entrare in contatto con il prodotto a 360 gradi. Ormai si parla di negozio come luogo di cambiamento, in cui una volta entrato non esci più lo stesso, in cui trovi e ricerchi informazioni, vivi esperienze, ti emozioni e in cui al contempo ricevi servizi, aiuto e accompagnamento attraverso tutto il processo di acquisto. Il ruolo del negozio cambia e non costituisce più l’esatto opposto dell’acquisto online ma un fedele alleato, dove si creano le azioni con il marchio che poi possono essere sviluppate sul sito web. In store e online insieme creano la fiducia e la fedeltà del cliente. Intrattengono, informano e interagiscono, sfruttano le tecnologie più all’avanguardia, dalle vetrine agli interni, fino alla comunicazione, sia essa social, digitale o stampata: sono i negozi digitali, la nuova frontiera del commercio. Nel retail si guarda avanti, non si rimane spaventati dai cambiamenti e le parole chiave sono introduzione della tecnologia. È quello che vogliono i clienti: tecnologia e digitale uniti a un’esperienza indimenticabile, unica. Fino a qualche anno fa il Wi-fi sembrava un accessorio, un qualcosa di non indispensabile, ma potreste immaginare adesso un negozio che non fornisca la

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possibilità di navigare in rete nell’esatto momento in cui entrate? L’innovazione tecnologica amplifica ogni aspetto del mondo retail: si controlla dal telefono la disponibilità dell’acquisto che si vuole concludere, le alternative presenti, dai colori alle taglie, alle fragranze o confezioni, si è veloci con il pagamento ed è un processo facile, sia tramite pagamenti online sia con le casse self-service. Insomma, vogliamo sapere tutto, sentire una connessione con il prodotto ed essere protetti nei nostri acquisti. Negli Stati Uniti sono già stati introdotti nella Grande distribuzione i cosiddetti avatar virtuali, accompagnatori digitali che replicano quello che farebbe il classico commesso: consiglia, aiuta, confronta, e tutto tramite un’App da cellulare.

SCENARI FUTURI Gli accordi tra negozi fisici e digitali sono già scritti: per quanto gli acquisti possano diventare di prerogativa acquisti online, questo non significa arrivare all’inutilità dei punti vendita effettivi. Si parla infatti di showrooming, per la quale il negozio diventa quasi una mostra, un luogo in cui recarsi per vedere gli oggetti, provarli, farsi consigliare, sceglierli per poi ordinarli su in-

ternet dove li troviamo a prezzi più convenienti. L’espediente che si crea è semplice, la collaborazione tra i due negozi fa gran parte del lavoro, quello fisico mostra, quello digitale vende e quello fisico si prende parte del ricavato. Appare chiaro che tanto dovranno fare in questa direzione le aziende produttrici, che spesso vendono online in concorrenza con il negozio offline, tradizionale, ma la direzione è tracciata. Questo processo permette che il legame di fidelizzazione non sia interrotto una volta che ci si allontani dal negozio fisico, ma lo fortifica aggiungendoci la parte web. Il cliente riceverà soluzioni personalizzate, proposte, offerte e promozioni tramite internet con il suggerimento di passare in negozio per toccare con mano l’esperienza costruita apposta per lui, sulla base della sua profilazione. Il window shopping è un altro esempio di cosa succederà in futuro (e sta già accadendo): passando di fronte ad una vetrina, sarà possibile acquistare un oggetto semplicemente scannerizzando il QR Code sull’etichetta anche dopo l’orario di chiusura del negozio e comprandolo così via internet. L’analisi di questi dati sarà la base per la costruzione di profili specializzati sui clienti che daranno la possibilità al commerciante di analizzare il proprio cliente, per sviluppare strategie ed emozioni che siano più mirate. Si controlleranno le abitudini, i movimenti e ciò che succede in negozio e davanti alle vetrine dei negozi, tramite sensori e videocamere. La fusione è il futuro. Non si parla più di competizione tra acquisto in store e online, si parla semplicemente di applicare i modelli appartenuti all’e-commerce nei negozi fisici, così da stupire il cliente e regalargli un’esperienza che difficilmente dimenticherà.


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Legale

L’

a cura dello studio dell’avvocato Bruno Riccardo Nicoloso, Firenze-Roma (b.r.nicoloso@icloud.com)

Unione

dei Comuni Le competenze sovraordinate alla revisione della pianta organica delle farmacie

S’è detto a iosa in questo osservatorio della criticità dell’attribuzione ai Comuni della competenza amministrativa relativa alla revisione della pianta organica delle sedi farmaceutiche (articolo 11, comma 1, Legge n. 27/2012 che sostituisce l’articolo 2, Legge n. 475/1968) per la commistione in uno stesso soggetto, il Comune, che può esercitare sia il diritto di prelazione sulle sedi farmaceutiche di nuova istituzione (articolo 9, Legge n. 475/1968) sia della programmazione che della gestione delle farmacie a queste afferenti in palese contrasto con le Linee guida comunitarie (Libro verde sui servizi d’interesse economico generale, 21 maggio 2013), per la conseguente ricaduta sul piano della relativa incoerenza con il dettato costituzionale (articoli 117 e 118, Costituzione) e sul piano operativo (Punto Effe n. 14/2012: “Malgoverno”; n. 17/2012: “Incompetenza e incompatibilità”; n. 2/2013: “Autodichia pro danno sua”; n. 12/2013: “Alla Corte alle Corti”; n. 6/2015: “Vizio di motivazione”; n. 11/2015: “I due livelli di pianificazione”), ma senza risultato (Punto Effe n. 10/2016: “Ha vinto Golia”). Tutto questo è avvenuto nelle logiche dell’affidamento di una tale pianificazione al Comune quale ente esponenziale delle esigenze farmaceutiche locali: ciò si è avuto ancorché la Consulta avesse ipotizzato due livelli di pianificazione ordinaria delle sedi farmaceutiche che riservavano alle Regioni la programmazione e ai Comuni la localizza-

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zione (Corte Costituzionale, 31 ottobre 2013, n.255), ma su tali logiche contrapposte alla giurisprudenza costituzionale su cui si è invece consolidata la giurisprudenza amministrativa (Punto Effe n. 10/2018: “Coordinate cartesiane”; n. 2/2019: “La pianificazione sul territorio”).

LA RIFORMA DEL GOVERNO REGIONALE Nel contempo hanno preso campo le misure volte ad assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative di Regioni, Province di aria vasta e intercomunali in attuazione dell’articolo 118 della Costituzione: valga l’esempio della L.R. Emilia-Romagna n. 291/2012, e in tale contesto si è avuta la riforma del sistema di governo regionale e locale recante le disposizioni sulle Città metropolitane, Province, Comuni e loro unioni, che hanno ripartito le relative funzioni, anche per quanto riguarda l’organizzazione del servizio farmaceutico: valga ancora l’esempio dell’articolo 64 della L.R. Emilia-Romagna n. 187/2015, che le ha divise tra la Regione, i Comuni e le Unioni di Comuni, costituite a norma della L.R. Emilia-Romagna n. 291/2012 e ha riservato le relative modalità d’esecuzione a una successiva legge regionale, che è stata in effetti stabilita con l’articolo 2 della L.R. Emilia-Romagna n. 2/2016, e ascritta “preferibilmente” alle Unioni dei Comuni la revisione della pianta organica delle sedi farmaceutiche dei Co-

muni che vi aderiscano e in tal senso sono state dettate delle precise Linee guida regionali con la Deliberazione della Giunta regionale della Emilia-Romagna n. 90/2018. Questo ritorno all’antico della programmazione del servizio farmaceutico sul territorio regionale sembra rispondere alla ripartizione delle funzioni di programmazione riservate a un ente pubblico sovraordinato, la Unione di Comuni, e delle funzioni di gestione riservate ai Comuni medesimi, che mutua le logiche dell’obiter dictum della Consulta (Corte Costituzionale, 30 ottobre 2013 n. 255) - che pure ha riconosciuto la competenza dei Comuni e non delle Regioni (le Unioni dei Comuni non erano ancora operanti) al momento della prima applicazione dell’articolo 11, comma 2, della Legge n. 27/2012 relativa alla pianificazione straordinaria delle sedi farmaceutiche, ma ha nel contempo individuato che, nella pianificazione ordinaria delle sedi farmaceutiche sul territorio mediante l’applicazione dei criteri demografico, topografico ed urbanistico di programmazione (articoli 1, 4 e 5, Legge n. 362/1991), un’attrazione verso il basso, ascrivibile ai Comuni, in quanto appartenenti a un livello di governo più vicino ai cittadini, delle funzioni propositive di localizzazione delle sedi farmaceutiche, ed una attrazione verso l’alto, ascrivibile alle Regioni (ora alle Unioni dei Comuni, se mai costituite) delle funzioni di pianificazione delle sedi farmaceutiche così localizzate, in


quanto sottratte alla gestione delle farmacie a queste afferenti. Il tutto viene previsto per essere attuato attraverso un procedimento a formazione progressiva che faccia salve, nell’unitarietà dell’intervento, la collaborazione e la concertazione tra gli enti territoriale dello Stato apparato e le reciproche competenze, ma anche la dissociazione tra le funzioni di regolazione e le funzioni di gestione di un servizio pubblico di rilevanza economica e d’interesse generale, quale è il sevizio farmaceutico (Consiglio di Stato, Adunanza plenaria, 2 maggio 2002, n. 5).

RIFORMA VIRTUALE? Sul piano normativo e regolamentare si dovrebbe presumere che la riforma in questione abbia ricondotto attraverso le Unioni dei Comuni - novella fruttiera di Ray Lichenstein - nell’ambito della coerenza costituzionale e comunitaria (articoli 117 e 118 della Costituzione) la pianificazione del servizio farmaceutico sul territorio regionale, così come heri dicebimus in questo osservatorio legale con buona pace della logica prima ancora che del diritto, se pure certe avvisaglie verificatesi nell’attuazione di tale ripartizione delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, postulati nella Regione nomofilattica di cui s’è detto, facciano ancore dubitare della censurata commistione tra la programmazione e la gestione di un tale servizio pubblico locale di rilevanza

economica generale, quando proprio in tale Regione si è già verificata un’attuazione di diverso segno. È il caso del Comune X aderente alla Unione dei Comuni Y. Il Comune in questione contava una popolazione intorno ai 9.600 abitanti al 31 dicembre 2010, data di riferimento nella pianificazione straordinaria delle sedi farmaceutiche di cui alla Legge n. 27/2012, ma che non ha però visto l’istituzione, da parte del Comune, di una terza sede farmaceutica mediante l’utilizzo dei resti superiori al 50 per cento del parametro demografico (3.300+3.300+1.650) di cui all’articolo 11, comma 1, lettera a della Legge n. 27/2012, ma su cui il Comune non avrebbe

Legale

la complessa normativa che presiede al governo del territorio in attuazione dell’art. 118 della costituzione

potuto esercitare il diritto di prelazione di cui all’articolo 9 della Legge n. 475/1968 perché escluso a norma dell’articolo 11, comma 3, della Legge n. 27/2012. Lo stesso Comune contava una analoga popolazione al 31 dicembre 2017, data di riferimento nella pianificazione ordinaria delle sedi farmaceutiche di cui all’articolo 11, comma 2, della Legge n. 27/2012, cui ha potuto fare riferimento l’Unione in questione per istituire nel 2018 una terza sede farmaceutica con l’utilizzo dei resti del parametro demografico (3.300+3.300+1.650), ma su cui il Comune ha potuto esercitare il diritto di prelazione (articolo 9, Legge n.475/1968): non escluso ma risorto quo ante. In una parola il Comune ha potuto ottenere nel 2018, per l’interposta Unione di cui fa parte, quello che, a parità di condizioni, non avrebbe potuto ottenere direttamente nel 2012; rimane da chiedersi se il Comune e/o la Unione in questione facciano o meno parte, direttamente o indirettamente, delle compagine della società, cui sarà affidato in house (leggi, senza gara) la gestione della farmacia comunale se mai possibile, come viene negato (Consiglio di Stato, 11 febbraio 2019, n. 992): «Bisogna che tutto cambi perché tutto resti com’è», vien detto nel Gattopardo. PER UN APPROFONDIMENTO: B.R. Nicoloso, “La revisione ordinaria della pianta organica delle sedi farmaceutiche nella Regione Emilia-Romagna”, in Rassegna di diritto farmaceutico, 2017, fascicolo 5, pagina 947 sgg.

Occhiali da vedere per vedere: Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa È ormai diventata una massima di comune esperienza la frase già citata che si legge nel Gattopardo, divenuto da sempre un punto di riferimento storico-normativo nella letteratura italiana del Novecento, così come il valzer di Giuseppe Verdi, scelto da Lucino Visconti per la scena del ballo nel film che ne è stato tratto e ben noto ai più rispetto allo stesso romanzo. A chi l’ha letto, e sono in molti, non sarà invece sfuggito che la frase non è del principe Don Fabrizio Salina, ma del nipote Tancredi, giovane rampante, squattrinato e ambizioso, che nonostante la sua nobile appartenenza non esita ad arruolarsi nelle file dei garibaldini appunto perché se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.

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dalle aziende

di Autore

Allergia, anche titolo l’occhio

vuoletitolo la sua parte Combattere la congiuntivite allergica grazie ai colliri sommario che si giovano del sistema Abak La congiuntivite allergica ha una prevalenza stimata di circa il 10 per cento nella popolazione dei Paesi industrializzati. È presente in oltre la metà dei soggetti con rinite allergica, la cui prevalenza a sua volta è pari al 20 per cento e in progressivo aumento. Questi dati potrebbero essere sottostimati, poiché nelle diverse indagini epidemiologiche la presenza di interessamento oculare non è sempre regolarmente riferita o inserita nei questionari, prevalentemente orientati all’asma e alla rinite allergica. Sul piano clinico generale prevale un quadro oculare lieve. Tuttavia, in un paziente su tre gli episodi di congiuntivite sono frequenti e intensi, con una significativa interferenza sulla qualità di vita. In età pediatrica episodi di congiuntivite importante sono segnalati nei bambini allergici a pollini, quando, giocando all’aperto, inavvertitamente si strofinano gli occhi dopo aver toccato le graminacee e altre specie polliniche dei campi. Analoghi episodi sono possibili nei soggetti allergici ad animali domestici che toccano l’occhio dopo aver accarezzato l’animale. Va però considerato che forme ad andamento perenne potrebbe-

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ro essere sottodiagnosticate per un certo adattamento dei pazienti alla patologia, come dimostrato in uno studio effettuato su marinai, che ha evidenziato in soggetti con la rinite perenne un interessamento oculare nel 46 per cento dei casi. Sul piano gestionale in questa patologia predomina l’autogestione, con un approccio esclusivamente sintomatico mentre è raro il ricorso allo specialista. I sintomi oculari più comuni sono il prurito e l’eritema congiuntivale. L’iperlacrimazione, anch’essa frequente, è favorita dalla congestione nasale. Va segnalato che l’interessamento oculare, dopo l’ostruzione nasale, si è dimostrato il sintomo più fastidioso per i pazienti. Con l’arrivo della primavera per chi soffre di congiuntivite allergica il collirio costituisce uno strumento fondamentale per combatterne i sintomi, soprattutto durante la fase acuta. Ma occorre fare i conti con le problematiche legate all’utilizzo dei colliri, come eventuali bruciori, o gli effetti tossici esercitati dai conservanti. L’uso cronico di colliri antiallergici è spesso responsabile di effetti dannosi a carico della superficie oculare, per lo più determinati dai conservanti ag-

giunti alle formulazioni al fine di prevenire la contaminazione batterica. In particolare, diversi studi hanno dimostrato che alcuni tra i conservanti più comunemente impiegati producono effetti tossici e infiammatori per l’occhio che vanno da sintomi transitori e lievi come irritazione, prurito, bruciore, a reazioni decisamente più gravi come infiammazione cronica. Non va sottovalutato che le reazioni avverse correlate alla presenza di conservanti possono compromettere l’efficacia del trattamento oculare in termini di aderenza al trattamento. In generale, meglio evitare le formulazioni contenenti conservanti, privilegiando i formati monouso o i nuovi dispositivi senza conservanti ma in grado di durare diverse settimane. La scarsa maneggevolezza, i costi elevati e i problemi di sicurezza (esposizione alla contaminazione batterica del contenitore monodose aperto e utilizzato più volte) dei monodose ha fatto sì che la ricerca si sia orientata verso sistemi in grado di garantire la sicurezza delle soluzioni oftalmiche multidose senza l’aggiunta di conservanti. Tra questi il più utilizzato al mondo è il sistema Abak ( A= senza, Bak =

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iniziative

di Stefania Cifani

Meno attese

più prevenzione I risultati di un’indagine, presentata Roma, su italiani e sanità

Accesso alle cure, priorità per il Servizio sanitario nazionale e innovazione sono alcuni dei temi indagati dalla ricerca quantitativa sulla popolazione italiana presentata nell’ambito di Inventing for Life, promosso da Msd e tenutosi a Roma. L’indagine, condotta dall’istituto Piepoli, ha coinvolto un campione di 1.010 persone dai diciotto anni in su, rappresentativo della popolazione italiana. Tra le priorità per il Servizio sanitario nazionale vengono indicate prima di tutte la riduzione dei tempi di attesa per esami e interventi e il rafforzamento dell’area della prevenzione. Voci, queste, che vedono un aumento rispetto alla rilevazione dello scorso anno. I cittadini affermano poi l’importanza del coinvolgimento del paziente nel percorso di cura (94 per cento) ma solo il 54 per cento del campione ritiene che ai bisogni specifici del paziente sia dedicata una soddisfacente attenzione. Chiara è inoltre la consapevolezza circa la disparità regionale, che segna anche diverse opportunità di accesso all’assistenza sanitaria. In generale, però, tra le criticità incontrate nel percorso di cura emergono «tempi di attesa lunghi per una prima visita specialistica e per fare gli esami necessari» e «complessa identificazione dello specialista». Il 31 per cento indica invece i «tempi lunghi per accedere alle terapie». Stupisce il dato riguardante l’opinione sui vaccini: il 96 per cento del campione ritiene «molto/abbastanza importanti» le attività di prevenzione per la salute e per la tutela della salute della collettività. Ma poi “solo” il 78 per cento ritiene i vaccini una priorità per «salvaguardare la salute in tutte le fasi della vita di tutte le perso-

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ne». Per quanto riguarda il rapporto con le figure sanitarie, per il 49 per cento del campione il medico di famiglia resta «il primo punto di riferimento» al quale i cittadini si rivolgono per monitorare il proprio stato di salute (34 per cento), per una visita di controllo (32 per cento), per richiedere una visita specialistica (26 per cento), per visionare i risultati degli esami clinici (20 per cento), ma soprattutto per richiedere la prescrizione di medicinali (38 per cento). Tra le criticità viene sottolineato come a oggi al medico di famiglia sia vietata la prescrizione diretta di molti medicinali innovativi per la cura delle malattie croniche, cosa vista invece «molto/abbastanza favorevolmente» dall’81 per cento del campione. In generale prevale la percezione secondo la quale in Italia le persone non abbiano rapido accesso alle terapie innovative (64 vs 36 per cento) specie in ambito oncologico; le cause risiederebbero nella disinformazione dei pazienti stessi, nei costi elevati, nei tempi di attesa troppo lunghi,

nelle differenze regionali e nella carenza di investimenti. Investimenti che dovrebbero secondo la maggioranza essere aumentati nel Ssn e in particolare, ancora una volta, in ambito oncologico. Una convinzione che non si accompagna alla conoscenza della situazione reale: solo il 4 per cento degli intervistati è infatti a conoscenza del valore della spesa pubblica in sanità, compreso tra 110 e 130 miliardi di euro, che invece risulta sottostimata; e solo il 13 per cento indica correttamente la spesa dello Stato per farmaci, tra i dieci e i venti miliardi di euro. Per quanto riguarda l’informazione, la consapevolezza circa il pericolo delle fake news è avvertita dall’87 per cento del campione che le ritengono una fonte di «disinformazione e di decisioni sbagliate e disorientamento» con il rischio di destabilizzare le persone dal punto di vista psicologico. Tre persone su dieci infine ammettono di aver creduto a una “bufala”, in ambito vaccini e oncologia.


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The Blind Spot

di Luca Pani, @Luca__Pani, Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Miami

I punti

cardinali Le tecnologie più avanzate, per realizzarsi, non possono prescindere da alcuni presupposti. E da una visione culturale che in Italia ancora latita Concordo sul fatto che nessuna tecnologia può aspirare a essere rivoluzionaria se mancano almeno quattro altri elementi, in quest’ordine (probabilmente): 1) avere persone di talento (Talent). Per lungo tempo, e lo sentirete ancora dire in giro da qualche cialtrone in malafede, si è creduto che il problema fosse la mancanza di risorse finanziarie. Ovviamente questo è falso. Solo gli incapaci hanno bisogno di soldi per dimostrare che le loro idee sono buone, quelli che sono competenti vengono invece sommersi dai finanziamenti. È il principio su cui è basata e con cui si sopravvive o si perisce nella Silicon Valley. Quindi, se vi dicono che la vostra idea è buona ma purtroppo non ci sono i soldi, lasciate perdere, state parlando con un incapace, non merita né il vostro talento né il vostro tempo; 2) capacità di prendersi dei rischi (Risk taking). È stato dimostrato che alcune personalità, a parità di tecnologia, buone idee e talento, sono molto più efficienti nel portare a termine progetti che convertono la teoria in obiettivi pratici e ci riescono perché, fondamentalmente, non hanno paura delle conseguenze in caso di fallimento e accettano di prendersi dei rischi anche sulle proprie finanze (spesso misere) o mettendo in crisi i rapporti sociali e affettivi che li circondano e che, molto spesso, non li supportano quando decidono di avventurarsi verso l’ignoto; 3) il momento deve essere quello giusto (Timing). Il punto nodale dove il talento deve cercare di concentrare il rischio di osare, ovvero l’intercetta in cui due elementi

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precedenti si incontrano, è quello di sapere scegliere il momento giusto per sviluppare la propria idea. Questo, sul piano individuale, è forse il compito più difficile perché le persone di grande talento e amanti del rischio sono impulsive e piene di energia e non hanno la pazienza di aspettare l’attimo preciso in cui proporsi; 4) operare in un ecosistema favorevole (Environment). Infatti, nonostante tutte le capacità e caratteristiche precedenti possano essere al posto giusto e magari voi abbiate appena inventato l’I-Phone del prossimo secolo, ancora non vi basterà se l’ambiente che vi circonda, inteso nel senso più lato possibile, non è favorevole. Su questo ultimo punto il mio assolutamente personale e proverbiale ottimismo se applicato all’Italia vacilla. Mi pare infatti che abbiamo dimostrato di essere un Paese conservatore in cui, quando si tratta di applicare idee e tecnologie dirompenti mostriamo una curiosità cauta che si può riassumere nel famoso acronimo americano Nimby (Not in my back yard) ovvero il mondo può es-

solo gli incapaci hanno bisogno di soldi per dimostrare che le loro idee sono buone sere pure completamente rivoluzionato ma basta che niente accada nel mio “giardinetto”. Il cortile dietro casa è anche la metafora rappresentativa di retaggi e liturgie corporative più che culturali, dove si annida il senso patologico di difesa degli interessi di bottega mentre il concetto stesso di commercio, per cui intere strutture di vendita erano state create, svanisce nel nulla. L’unico modo per non farsi travolgere dall’onda di piena che porta novità giornaliere al mondo della medicina e della farmacia è quello di stare scientificamente e tecnologicamente aggiornati scegliendo, tanto per iniziare, sorgenti di informazione reali e adeguate al proprio ambiente. Nei prossimi editoriali affronteremo alcuni dei temi che riteniamo più importanti a questo riguardo.



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