Punto effe 9 2017

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Anno XVIII | N° 9 18 maggio 2017 | www.puntoeffe.it

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SOMMARIO

Editoriale| Identità perdute

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Controcorrente| Uno sguardo Oltralpe

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InnovAzione| Innovare pro, non contro

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Dalle regioni| Il progetto Appa

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Un farmacista a scuola| Speziali in erba

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PARLIAMONe 14

LAUREA IN FARMACIA | Quale futuro?

primo piano INCONTRI | Vittorio Contarina 18

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NUTRIZIONE | Una dieta per la sclerosi multipla 24 DALL’ALTRA PARTE DEL BANCO | La lettura terapeutica 28 RETAIL | Emozioni e layout 30

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FARMACOLOGIA | Depressione prenatale

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GALENICA | Una difficile preparazione 38 COSMESI | Igiene intima al femminile 40

RUBRICHE Social | Un profilo in rete Il libro | La lunga vita dell’effetto placebo Legale | Similis cum similibus Iniziative | Camminare in gravidanza What’s up Spigolature

40 Direzione, Redazione, Marketing Via Spadolini, 7 - 20141 Milano Tel.: 02.88184.1 - Fax: 02.88184.302 www.puntoeffe.it Reg. Trib. di Milano n. 40 - 14/1/2000 ROC n. 23531 (Registro operatori comunicazione) Editore EDRA S.p.A. Direttore responsabile Giorgio Albonetti Direttore editoriale Ludovico Baldessin

Pubblicità Massimiliano Donati Responsabile Commerciale ADV dircom@lswr.it - Tel. 02.88184.368

Coordinamento redazionale Giuseppe Tandoi - g.tandoi@lswr.it

Traffico Donatella Tardini (Responsabile) d.tardini@lswr.it - Tel. 02.88184.292 Ilaria Tandoi - i.tandoi@lswr.it Tel. 02.88184.294

Redazione Mercedes Bradaschia m.bradaschia@lswr.it

Abbonamenti Tel. 02.88184.317 - Fax: 02.56561.173 abbonamentiedra@lswr.it

Direttore scientifico Paolo Vintani

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Collaboratori Silvia Ambrogio, Maurizio Bisozzi, Claudio Buono, Carla Carnovale, Sergio Cattani, Elisa Da Vinci, Arianna Delpiano, Mario Giaccone, Francesca Giani, Beatrice Iozzino, Francesca Laganà, Erika Mallarini, Luigi Marafante, Federico Marzari, Bruno Riccardo Nicoloso, Luca Pani,

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Grafica e Immagine Emanuela Contieri - e.contieri@lswr.it Produzione Walter Castiglione w.castiglione@lswr.it - Tel. 02.88184.222 Immagini Fotolia, Thinkstock.

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tamento saranno conformi a quanto previsto dall’art. 11 D.lgs 196/03. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Edra S.p.A. intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Edra S.p.A., Via G. Spadolini 7 - 20141 Milano, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione di cui all’art. 7 D.lgs 196/03.

I diritti di riproduzione delle immagini sono stati assolti in via preventiva. In caso di illustrazioni i cui autori non siano reperibili, l’Editore onorerà l’impegno a posteriori

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Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 1/1/2016 - 31/12/2016 Periodicità: Quindicinale Tiratura media: 10.661 Diffusione media: 10.376 Certificato CSST n. 2016-2602 del 2/3/2017 Società di Revisione: REFIMI Testata Associata



editoriale

I

di Paolo Vintani

dentità

perdute

Come è difficile prendere il largo, spingendo anche una piccola barca sulla riva del mare appena mosso, se poi le onde sono minacciose, e ti bagni i pantaloni prima ancora che la prua della tua barca arrivi al mare, la paura è tanta. Il sistema sanitario nel suo complesso è tempestoso da parecchio, e quando la barca su cui spero di veleggiare si chiama “presa in carico del paziente cronico e fragile” tremano le gambe. Nel Piano nazionale della cronicità si afferma che occorre una sempre maggiore integrazione tra l’area delle cure primarie e l’area specialistica e che sempre più centrale, in futuro, sarà l’approccio alla persona. Temi che trattavo nel mio editoriale precedente, quando mi chiedevo perché è così difficile far comprendere il nostro ruolo e che la farmacia comunque deve appartenere a un meccanismo organico e non prettamente economico. Nella gestione del cronico l’ipotesi è proprio un homunculus sanitarius riproducibile e riconosciuto, alterando però le identità professionali che fino a oggi abbiamo convissuto. Ospedale, diagnostica, Medico di medicina generale, Rsa /Rsd, hospice, farmacie e altro devono essere

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coordinate da un ente gestore (???). Non sarà facile comunicare con i cittadini, che pensano al medico come al “loro medico”, la farmacia la “loro farmacia”, il meccanismo deve continuare a funzionare a prescindere, per un bene comune. Nel mondo globale è impossibile non pensare a un rinnovamento, a una vera rivoluzione. Ma delle nostre identità perdute non deve scomparire il ricordo. E nella fattispecie delle farmacie rimane la dispensazione del farmaco. È troppo facile pensare, per un risparmio gestionale, al farmaco che in un modo o nell’altro arrivi direttamente a casa del cronico. Rendersi indispensabili, fare riconoscere il ruolo e non porsi come competitor di ambulatori o laboratori come farmacia dei servizi, bensì offrirsi su di un piano diverso ma altrettanto importante e soprattutto non mollare mai il farmaco. Non sarà facile come sembra, nell’arco di sei mesi sono convinto cambierà molto, e quando mi sento dire da un medico di base che, in fondo, le farmacie sono facilmente scavalcabili, il mare si fa ancor più burrascoso. Bisogna avere la forza di una nuova identità, di una nuova professionalità, perché comunque la tendenza, anche psicologicamente, di ognuno di noi è quella di remare senza quella ostinazione che ci porta al di là della seconda onda e poter navigare… o quantomeno stare a galla.

Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato (F. S. Fitzgerald, Il grande Gatsby)


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no sguardo

Oltralpe

U n g u a rd i a n o d e l Louvre sostiene di aver visto la Gioconda spalancare gli occhi e aggrottare le sopracciglia, la sera della consacrazione di Emanuel Macron ottavo presidente della quinta repubblica. Mai prima d’ora Monna L i s a aveva s ent i t o echeggiare l’Inno alla gioia a quel volume nell’Esplanade di fronte al museo; per la prima volta un presidente aveva rinunciato alla tradizione che esige di incoronare il presidente della gauche alla Bastiglia e quello della droite alla Concorde. Una presa di distanza, un segnale netto e inconfutabile di rottura con il passato e con gli schemi rigidi destra-sinistra che hanno diviso per oltre un secolo le democrazie europee. Un presidente trasversale, multipartizan, impossibile da collocare come la pedina di una dama in una scacchiera occupata da torri e alfieri, simboli di una rigidità aristocratica politica che gli elettori francesi hanno rovesciato. Qualche opinionista italiano di parte ha voluto creare un acrobatico parallelo con Beppe Grillo, ma dai curricula i due si somigliano quanto un ricercatore di Harvard e un simpatico koala. La novità, la carta vincente del “macronismo” è stato il messaggio lanciato e rimbal-

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di Maurizio Bisozzi

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La vittoria di Macron in Francia insegna qualcosa: anche la farmacia italiana può rinascere, partendo dai doveri

a ogni abuso alle nostre spalle? E allora, lazato tra i jeunes de Macron, i veri artefici sciamo il vittimismo e assumiamoci le coldel successo di Emanuel: la politica non è pe che ci spettano: l’unico sistema per una stanza chiusa e inaccessibile, chiunpoter credibilmente respingere le accuse que può aspirare a entrarci a patto che abfasulle nei nostri confronti. Lasciamo alle bia un’ottima preparazione, una feroce spalle il fatalismo, lo scetticismo, la rinundeterminazione e sia disposto ad abbraccia, l’accettazione passiva delle legnate che ciare i doveri ben prima dei diritti. Una vitci piovevano sul groppone “perché in fondo toria, quella francese, che dovrebbe poteva andare peggio”. spingere alla riflessione tutti noi farmacisti: Il messaggio di Macron non è la rivoluziole bandiere di Macron possono (devono?) ne francese, non decapita avere ospitalità nella mennulla, richiama solo i vertalità di una categoria, la nonabbiamo tici politici a tenere prenostra, troppo oscillante forseper senti i propri doveri, tra vittimismo e rinuncia. È troppotempo magari qualche passo vero, siamo stati vessati, inprima dei propri diritti; colpati di responsabilità vissutosu non nostre, ridicolizzati nel- unanuv oletta, esor tazione elas tica, estensibile a ogni ambito le trasmissioni televisive, finendo per di rappresentanza. Senza spremuti economicamente rammollire le dimenticare, cito ancora e umiliati professionalmenacità il neo presidente, che «la te. Rovesciamo per un atti- nostrecap mo la medaglia: non imprendit oriali? politica non è una torre d’avorio inviolabile, ma il abbiamo forse per troppo laboratorio dove le menti migliori si incontempo vissuto su una nuvoletta, finendo trano, dopo aver superato i filtri di cultura per viziarci, rammollire le nostre capacità e preparazione posti all’ingresso». In altre imprenditoriali, narcotizzati da un benesseparole, ben vengano le nuove idee e i loro re in rapido esaurimento e che nessun reportatori, quando sostenute dalla validità sponsabile di categoria ha saputo (voluto?) e non dall’inerzia degli elettori, rassegnati indicare per tempo? Le cattive notizie mal come vitelli verso il macello. La qualità è si sposano con la politica delle poltrone, doun valore che finisce sempre per emergere ve il significato del termine non si riferisce e ricadere su quanto la circonda. Esattaa pigrizia e indolenza, ma all’oggetto limente come la mediocrità, ma in questo gneo; non abbiamo forse per troppo tempo caso è il danno a ricadere su tutti. imitato lo struzzo, esponendoci ovviamente


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Innovazione

N

di Erika Mallarini, Sda Bocconi Professor, Government Health & Not For Profit Division

on si innova

contro, si innova pro Dalla sanità privata esempi di come si può fare concorrenza in positivo

«Promuoviamo reti di farmacie indipendenti contro il capitale», «facciamo gli sconti contro la Gdo», «sperimentiamo l’e-commerce contro Amazon», «creiamo spazi consiglio contro dott. Google». In sintesi “innoviamo contro”, questa in genere è la pratica nel mondo della farmacia. Meglio poi se quel contro ha un nome, di un’azienda o ancora preferibile di una persona, così si può dare una faccia al cattivo di turno: imprenditore, dirigente pubblico, politico. Recentemente ho studiato le biografie dei grandi innovatori: nessuno era “contro”. Tutti sono stati e sono “pro”: per creare nuovo valore ai clienti, per migliorare le condizioni di lavoro dei propri dipendenti, per passione nel proprio lavoro, per un mondo migliore. Potrei raccontare tanti casi, anche molto famosi. Ma ne scelgo uno perché è attuale, perché è nel settore della salute, perché conosco le persone che lo hanno fondato e molti di coloro i quali ci lavorano, perché sono una cliente soddisfatta, ma soprattutto perché vorrei fosse uno stimolo all’innovazione per i farmacisti in quanto è una testimonianza di come si possa sviluppare un business senza aspettare che lo spazio venga crea-

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non creano valore (attese) e aumentando to o imposto da una norma: il Centro Mequelli che per loro sono valore (visite): dico Santagostino. L’obiettivo del prenotazioni e pagamenti on line e via fondatore era offrire ai pazienti prestazioApp, videoconsulti per visite on line a dini sanitarie di alto livello qualitativo, anstanza, sistemi self-service per fare preche in settori poco coperti dal servizio notazioni, accettazioni e pagamenti, sanitario pubblico come la psicoterapia, eccetera. L’obiettivo è distribuire il valore la logopedia, la fisioterapia, a costi accesche un’azienda produce lungo tutta la fisibili a tutti, senza liste di attesa e in orari liera: l’utente, i dipendenflessibili, con medici di ispirarsi ti e gli azionisti. grande esperienza e umaIl Centro Medico Santanità, e luoghi accoglienti a modelli gostino è un esempio di dove recarsi. I numeri ci esterni? innovazione (continua) dicono che il bisogno dei “ma noi siamo “pro”: pro pazienti, pro dipazienti è stato correttadiversi” pendenti, pro azionisti. È mente letto e interpretato. risponde a oggi su due piazze ad Oggi, a otto anni dalla fondazione, sono 12 i Cen- il farmacista altissimo livello di concorrenza: dove la sanità tri aperti (11 a Milano e 1 pubblica e privata funziona bene (ben dia Bologna), quasi 500 i medici che ci lavoverso dalla logica del farmacista: «siccorano, 110 i dipendenti, 125 gli ambulatori, me ce l’ha la Gdo io non lo tengo»). E crescite a due cifre di fatturato anno su funziona perché non innova “contro” la anno (+43 per cento tra 2015 e 2016), sanità pubblica o contro i grandi player 170.000 pazienti serviti; e, ciliegina sulla della sanità privata o contro gli studi intorta, la certificazione da parte del Finandividuali, ma batte tutti, perché è “pro”, li cial Times che lo ha inserito nella lista delosserva, ma il punto di riferimento è il le società che sono cresciute di più in paziente. Europa. Prestazioni solo in out of pocket Purtroppo nei miei vent’ anni di esperien(o con assicurazione), niente pubblico. za ho visto che raccontare casi nel mondo Oltre all’innovazione nella value proposidella farmacia non funziona, mi dite semtion, al Centro si innova costantemente pre «ma noi siamo diversi». Va bene, annei servizi e negli strumenti con investiche questa volta ci ho provato, anche se menti massicci in tecnologia tutti orientaso che invece di prenderne spunto lo veti a rispondere a necessità specifiche dei drete come l’ennesimo nemico. pazienti, riducendo i tempi che per loro


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dalle Regioni

S

Adottare un progetto di solidarietà è una scelta importante che può portare allo sviluppo di intere comunità, mettendo in circolo energie e risorse che contribuiscono a superare situazioni di povertà e difficoltà. Con questa idea di beneficienza nasce A.P.P.A., progetto di Cooperazione sanitaria internazionale, frutto di un’intensa collaborazione tra il dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco dell’Università di Torino e la realtà territoriale nell’ambito della farmacia. Si tratta di un progetto basato su un lavoro di volontariato senza nessun fine di lucro, teso ad aiutare i

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di Mario Giaccone, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Torino e consigliere Regione Piemonte

olidarietà e

professione Il progetto A.P.P.A. unisce, a Torino, università e categoria. Obiettivo: insegnare la galenica nei Paesi in via di sviluppo

Paesi in via di sviluppo in ambito sanitario, sfruttando le conoscenze professionali dei proponenti. Lo scopo è quello di realizzare, presso strutture sanitarie dislocate in tali Paesi, laboratori per preparare medicinali galenici in base alle specifiche esigenze terapeutiche individuate dai medici locali, migliorando così le condizioni dei malati e dando loro la possibilità di farlo con le proprie strutture e in piena autonomia. Come prima cosa è necessaria una valutazione delle esigenze e della situazione presso la realtà che richiede la realizzazione di un laboratorio per l’allestimento di medicinali galenici; in una seconda fase, poi, uno studente del Dipartimento torinese, durante lo svolgimento della propria tesi sperimentale, apprende le tecniche per l’allestimento dei medicinali prodotti nei laboratori

A.P.P.A. Nella terza fase un operatore proveniente dal Paese destinatario viene in Italia per eseguire uno stage formativo nella sede A.P.P.A e, nello stesso momento, vengono inviate in loco apparecchiature e materie prime necessarie all’avvio del Progetto. La quarta tappa prevede poi la trasferta del tesista presso la struttura medica nella quale verrà avviato il nuovo laboratorio galenico, a cui si accompagnerà la formazione del team locale. Il penultimo step è quello dell’allestimento delle forme farmaceutiche previste e delle quali vengono inviati alcuni campioni in Italia ogni sei mesi, per eseguirne il controllo di qualità ai laboratori A.P.P.A. Infine, proprio in questi laboratori, sono previste trasferte periodiche al fine di controllare l’andamento ed eventualmente lo sviluppo di nuove preparazioni. A.P.P.A. è un progetto che favorisce la costruzione di un “futuro in salute”, diventando una vera e propria opportunità sia per i territori in cui si interviene, sia per i sanitari locali, sia per i giovani farmacisti che si occupano della formazione. Un’opportunità sul piano umano e professionale. I Paesi in cui il progetto ha preso piede, a oggi, dono diversi: Angola (due laboratori), Camerun (due laboratori), Ciad (due laboratori), Madagascar (due laboratori) e Repubblica di Haiti. L’obiettivo è quello di estendere i laboratori per l’allestimento di medicinali galenici anche in altri Paesi in via di sviluppo.



un farmacista a scuola

S

di Sergio Cattani, farmacista ed educatore

in erba

Tra le attività che hanno più successo nelle nostre scorribande scolastiche ci sono i laboratori pratici di fitoterapia. Proprio in questo periodo stiamo portando avanti un laboratorio di sei ore in ognuna delle cinque classi delle elementari in un paesino tra Trento e Bolzano: “In laboratorio con lo speziale”. Non è la prima volta che lo facciamo e siamo contenti, perché sta andando molto bene. Probabilmente la spiegazione di questo entusiasmo da parte dei bambini sta almeno in parte nel learning by doing, un approccio educativo che fa imparare attraverso l’esper ienza pratica. In q ues to numero descriviamo la parte di conoscenza delle materie prime, sul prossimo la realizzazione di rimedi fitoterapici. Nei laboratori di fitoterapia vengono coinvolti molti sensi contemporaneamente. Partiamo guardando, annusando, toccando, assaggiando le piante che poi verranno usate. Si parte dalle droghe essiccate, facilmente identificabili e riconoscibili anche per il patrimonio di conoscenze in possesso negli anni delle elementari. Annusiamo le foglie di eucalipto e poi cerchiamo il loro profumo nell’estratto fluido e nell’olio essenziale. Confrontando tra lo-

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peziali Fitoterapia, si comincia dalle elementari

ro un olio minerale, uno di semi di vinacciolo e un oleolito di calendula, cerchiamo i punti in comune e le differenze. I colori degli estratti fluidi possono ingannare anche il più scaltro degli alunni: quello di eucalipto ha lo stesso colore di uno di calendula, piantaggine, carciofo. Oppure, per gli oli essenziali: limone, timo e malaleuca hanno aromi e caratteristiche molto diverse ma il colore è praticamente identico. Il colore ci permette invece di distinguere tra oli di diverse origini: la paraffina liquida è trasparente, l’olio di semi di vinacciolo è giallo paglierino, mentre l’olio di oliva è giallo-verde. Immergere la mano nei semi di finocchio, saggiare la consistenza delle foglie di eucalipto, osservare da vicino il capolino di camomilla per scoprire i mille fiori di cui è ricoperto. Oppure sentire sulla pelle la differenza di scorrevolezza tra l’olio di vaselina e quello di germe di grano o l’irresistibile profumo di una piccola goccia di olio essenziale di limone. Ecco cosa può fare il tatto, sia sulla punta delle dita sia in altre parti del corpo. Sebbene ci siano molti estratti che non si possono assaggiare per il forte tenore alcolico, nell’incontrare le erbe officinali non va sottovalutato il gusto. Per esempio, con la “tisana per il mal di pancia”, ovvero una miscela anaparti di melissa, camomilla, finocchio, anice verde e carvi. Assaggiare ognuna di queste erbe separatamente permette di sentire il sapore della tisana in

tutta la sua complessità e diversità. Per esempio, anice, carvi e finocchio sono praticamente insapori… finché con i denti non rompiamo gli acheni e si sprigionano gli oli essenziali che vi sono contenuti, invadendo la bocca di sentori di anice, liquirizia, caramelle della nonna, rotelle Haribo (questi i riferimenti più spesso sentiti) e chi più ne ha più ne metta. Lo scarso sapore della foglia di melissa secca e delle infiorescenze di camomilla cambia completamente in soluzione acquosa e contribuisce a completare l’esperienza, che si conclude con l’assaggio della tisana: ecco allora che i sapori si fondono, mescolandosi ed esaltandosi, dove gli oli essenziali si sposano con i tannini, regalando un retrogusto amaro che tutti vorrebbero compensare... aggiungendo il miele. Ma è il momento di passare alla parte pratica, che descriverò la prossima volta.


L’ integrazione “supra� le carenze alimentari in gravidanza

Gli integratori non vanno intesi come sostituti di una dieta variata ed equilibrata ed uno stile di vita sano


parliamone

F

di Francesca Giani

armacisti

di domani

Le prospettive, tra luci e ombre, della laurea in Farmacia, in base al Rapporto Almalaurea e alle previsioni ministeriali sul fabbisogno formativo

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Sono due documenti, usciti uno a ridosso dell’altro, che tinteggiano da punti di vista diversi uno spaccato del futuro della professione, e il quadro che ne risulta non è dei più confortanti. Il primo, recentemente diffuso, è il “XIX Rapporto di Almalaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati”, che disegna il percorso lavorativo dei laureati di tutte le università italiane e che, nella fotografia del settore, fa emergere una situazione di continuo aumento nel numero di farmacisti che si immettono sul mercato. Il secondo, seguito a distanza di qualche giorno, è la proposta ministeriale sul fabbisogno formativo 2017/2018 delle professioni sanitarie - ora al vaglio della commissione Salute delle Regioni - che traccia, con una prospettiva di lungo periodo, le capacità del sistema sanitario, pubblico e privato, di assorbire tali laureati, e indica un valore che, rispetto alla stima dell’anno precedente, si è dimezzato. Due punti di vista diversi, quindi, ma che, se affiancati in lettura combinata, fanno emergere una prospettiva con qualche ombra, mettendo in evidenza un forte gap tra numero di iscritti alle università e possibilità occupazionali del sistema, con un disavanzo che, se proiettato a vent’anni, nel caso in cui le cose rimangano allo stato attuale, può vedere anche 60.000 farmacisti disoccupati. Ma andiamo con ordine.


parliamone | maggio 2017 15


parliamone 16

LAUREATI E OCCUPATI

pari al 72,7 per cento a un anno dalla laurea, ma che a tre anni dalla laurea è Il primo dato che emerge dal Rapporto Aldell’86,7 per cento e a cinque è pari malaurea 2017 - condotto mediante interall’87,2. Mentre, in parallelo, il tasso di diviste a 262.000 laureati del 2015, 109.000 soccupazione, secondo lo stesso paramedel 2013 e 103.000 del 2011 - è che il numetro, è nel 2016 rispettivamente di 17 per ro di laureati in Farmacia e Ctf è in conticento per i “dottori” del 2015, 7,1 per i launua crescita, di anno in anno, con un reati del 2013, e 7,4 per cento per chi è valore che passa dalle 3.927 unità del uscito dall’università nel 2011. 2011, alle 4.738 del 2013 per arrivare alle Un focus è dedicato poi ai tempi di ingres5.376 del 2015. E, all’interno di questi dati, so nel mercato del lavoro: la media dall’inirisulta in continuo aumento anche la comzio della ricerca al reperimento del primo ponente femminile: sono donne il 73,7 per lavoro è per i laureati nel 2015 di 3,6 mesi, cento dei laureati del 2015, contro il 71,4 ma questo dato aumenta rispetto ai fuodel 2013 e il 70,5 del 2011. Mentre il valore riusciti dall’università del 2013 (5,9 mesi) e relativo all’età alla laurea rimane abbadel 2011 (6,3 mesi), con un tempo di attesa stanza stabile e per il 2015 è di 26,7 anni, rispetto al momento con una durata degli del conseguimento studi di circa 6,9 anni e a cinque anni della laurea che seuna media per voto di dalla laurea gue lo stesso trend laurea di 100 su 110. Ma, tra le analisi effetil 69 per cento ed è, rispettivamente, pari a 4,6, 7,2 e tuate all’interno del Rapè assunto 7,9 mesi. p o r t o A l m a l au re a , a tempo Interessante anche interessante è il quadro indeterminato l’analisi sulle caratsulla situazione occupateristiche dell’attivizionale. Il metodo seguità lavorativa svolta, da cui emerge che la to è sempre uguale: le stesse domande maggior parte dei laureati a tre e a cinque sono state poste a coloro che hanno acquianni è assunto a tempo determinato, con sito la laurea da un anno, ai farmacisti che una percentuale del 53,1 per cento nel pril’hanno raggiunta da tre anni e a quelli che mo caso e del 69,2 per cento nel secondo. si sono laureati cinque anni prima, così da Per quanto riguarda i farmacisti appena tracciare anche la variazione della condiusciti dall’università (a un anno dal titolo) zione lavorativa man mano che ci si allontale percentuale è del 30,5 per cento. tana dal titolo. Un primo dato che viene Un dato che va in parallelo rispetto all’amesso in luce riguarda la percentuale di desione a contratti formativi, che è magchi lavora e a un anno dalla laurea questo giore (17,3 per cento) per i laureati a un valore è pari al 55,1 per cento, percentuale anno dal titolo, mentre le percentuali che sale al 77,1 per i laureati a tre anni dal scendono a 12,9 per cento per i dottori del titolo e all’80,9 per quelli a cinque anni. A 2013 e a 2,2 per quelli del 2011; e per i connon lavorare e a essere in cerca di lavoro è tratti non standard, che contano il 39,2 il 28,4 per cento (a un anno), il 10,9 (a tre per cento dei farmacisti usciti da un anno anni), il 9,6 (a cinque anni). Ma c’è anche dall’università, mentre tale quota è pari al chi, oltre a non avere un’occupazione, non 23,1 per chi è uscito da tre anni e al 13,7 è neanche in cerca di lavoro: un valore che, per chi si è lasciato alle spalle la laurea da per le tre categorie, è pari rispettivamente cinque anni. Stesso andamento anche per a 16,5, 12, 9,5. Andando a guardare le cifre i lavoratori senza contratto: più alta è la assolute, il numero dei laureati che lavora è quota a un anno dalla laurea, con una perpari a 2.407 unità se si considerano i farcentuale del 2,3 per cento, ma questa cimacisti usciti nel 2015, a 2.616 per quelli fra tende a ridursi man mano che si del 2013 e a 2.169 per i laureati del 2011. acquisiscono esperienze arrivando allo Un quadro a cui corrisponde, secondo Al0,8, nei laureati a tre anni, e allo 0,7 per malaurea, un tasso di occupazione, calcoquelli a cinque anni. lato sulla base della definizione Istat, che è

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Anche sul fronte della retribuzione, rispetto all’inizio dell’attività lavorativa la media mensile tende a salire da 1.226 euro di chi si è laureato da un anno, per arrivare a 1.331 per chi ha acquisito il titolo da tre anni e a 1.419 euro dopo i cinque anni. E mediamente si registra anche un aumento nelle ore settimanali lavorate, con un passaggio da 36,8 ore di media a 38 e a 38,8 per i farmacisti più lontani dalla laurea. Il settore di attività in cui i laureati sono impiegati è principalmente il privato, con percentuali abbastanza simili nelle tre categorie (91,7, 94,4 e 93,5 per cento) e un totale per l’industria pari rispettivamente al 14 per cento per i laureati del 2015, a 14,4 per quelli del 2013, a 15,7 per il 2011.

IL FABBISOGNO TRA VENT’ANNI Se i dati trattati finora scattano una fotografia dell’esistente, la visione di prospettiva, con un arco temporale di venti-venticinque anni, arriva invece dal fabbisogno formativo 2017/2018 per le professioni sanitarie. Si tratta di un documento di programmazione che ogni anno viene elaborato dal Ministero in condivisione con le Regioni, che devono dare il loro ok, e sulla base del quale viene definito il numero di studenti ammissibili nelle varie università, almeno per quelle che hanno il numero chiuso a livello nazionale. La novità di quest’anno però è che per tutte le professioni sanitarie sono stati utilizzati il modello previsionale e i principi metodologici elaborati dal tavolo ministeriale istituito due anni fa all’interno del progetto europeo per la definizione delle metodologie di determinazione dei fabbisogni di personale sanitario - inizialmente il progetto pilota ha riguardato solo le figure di medico-chirurgo, odontoiatra, farmacista, infermiere e ostetrico poi è stato esteso - e che ha visto il coinvolgimento di tutti gli stakeholder (Istat, Regioni, Ministero, Enti previdenziali, Mur). Per quanto riguarda le differenze con il metodo adottato prima del progetto, sono ben chiarite nel documento stesso: «Il fabbisogno formativo», si legge, «è determinato sulla base delle stime di domanda futura di professionisti sanitari espresse dai sistemi sanitari regionali e dal sistema naziona-


parliamone le nel suo complesso, ossia considerando i servizi sanitari erogabili sia dal settore pubblico sia dal settore privato, inclusi i libero professionisti». Questo per «identificare la capacità di assorbimento del mercato del lavoro, quantificare eventuali carenze o eccedenze future e quindi porre in essere le azioni opportune per prevenire gli squilibri tra domanda e offerta, salvaguardando la sostenibilità economica del sistema nel suo complesso, garantendo ai cittadini la qualità dei servizi erogabili e assicurando le corrette e opportune condizioni di lavoro e occupazione». Altra indicazione è che «le previsioni di domanda e offerta abbracciano un orizzonte non inferiore ai venti o venticinque anni, a seconda della durata del percorso formativo universitario». Tra le variabili considerate, come si legge nel documento, ci sono «i cambiamenti demografici della popolazione di riferimento per ogni professione sanitaria, i cambiamenti nelle modalità di erogazione dei servizi sanitari, le quantità di professionisti attivi sul mercato del lavoro».

CROLLA LA RICHIESTA DI FARMACISTI E su questo fronte, il dato che riguarda i farmacisti è indicativo: rispetto all’anno precedente, in cui il fabbisogno formativo era stato stimato intorno alle 1.269 unità, il valore definito per l’anno accademico 2017/2018 non solo è calato ma è stato praticamente dimezzato, ammontando a 448. Va detto che la richiesta che avevano avanzato le Regioni nell’annuale incontro

con Ministero e professioni, avvenuto a fine marzo, era di circa 800 unità e probabilmente il valore indicato dal dicastero è da ritenersi un punto di incontro tra quanto messo sul tavolo dalle Regioni e le preoccupazioni della Fofi, che aveva stimato un fabbisogno nullo. Ma il dato risalta in modo particolare rispetto a quello che è stato finora il fabbisogno e anche in relazione alle altre professioni sanitarie, che, anche quando segnano un calo, non è così consistente. Se medici e odontoiatri riconfermano sostanzialmente il valore dell’anno precedente, con una richiesta rispettivamente di 8.700 e 850 unità, in diminuzione ma non come i farmacisti - ci sono anche i veterinari, che per l’anno accademico 2017/2018 dovranno essere 520, e gli infermieri, che passano dai circa 15.600 ai poco più di 14.000 delle attuali richieste. Le uniche professioni che aumentano sono il tecnico ortopedico (da 120 a 140), e l’educatore professionale, seppure di misura, (da 794 a 800). La richiesta per psicologi, new entry del sistema insieme ad altre professioni come biologo, chimico, e fisico, è invece pari a 0.

SCENARIO IN OMBRA La situazione del settore, come si sa, non è sempre stata così: solo nel 2008, secondo quanto riferiscono dal tavolo, il numero di laureati era di circa 1.600 unità e la cifra era pressoché pari al fabbisogno di professionisti, con la conseguenza che c’era un tasso di disoccupazione minimale. Situazione che nel corso di questi (quasi) dieci

anni si è progressivamente ribaltata, creando una forbice tra laureati e fabbisogno che si è andata progressivamente allargando e ha visto di conseguenza un aumento negli esuberi rispetto al numero di farmacisti occupati. Con stime che - è l’allarme che era stato portato al tavolo - possono arrivare, con una proiezione al 2040, a oltre 60.000 disoccupati.

VOGLIA DI ANDARE ALL’ESTERO Una delle conseguenze che si temono è l’emigrazione verso l’estero. Il ragionamento che viene fatto da più parti della professione è che se un laureato sceglie di andare all’estero come completamento del proprio percorso formativo è solo un bene, ma se il ricorso all’estero è inteso come una fuga rispetto a prospettive che nel proprio Paese mancano allora iniziano i problemi. I dati di Almalaurea certamente nulla dicono sui motivi per cui alcuni laureati vadano all’estero, ma quello che viene messo in luce è una propensione a guardare oltre i confini che sembra aumentare man mano che passa il tempo rispetto al conseguimento della laurea. Il dato che riguarda chi sceglie di lavorare all’estero indica infatti una percentuale pari al 3,3 per cento i laureati del 2015, 3,5 per quelli del 2013 e del 4,2 per quelli del 2011. E un quadro, al riguardo, con cui ci si sta iniziando a confrontare è il fatto che quella del farmacista è una di quelle professioni che sta sperimentando la carta europea professionale, che consente una maggiore facilità nella circolazione in entrata e in uscita.

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incontri

A

di Giuseppe Tandoi

mici

per la vita

Il 5 giugno la seconda edizione di Farma&Friends, serata di beneficienza organizzata da Federfarma Roma ed Edra. E il secondo anno di pubblicazioni per Farma Magazine. La categoria deve sapere comunicare in mille modi, sottolinea Vittorio Contarina

«Farma&Friends è quella che gli americani chiamano una charity dinner, una cena di beneficienza, che si differenzia da tutti gli altri eventi che interessano la categoria, da FarmacistaPiù a Cosmofarma. Come Federfarma Roma abbiamo pensato che si potesse fare qualcosa di nuovo rivolto alla collettività. È una serata che si avvale dell’organizzazione di un grande gruppo come Edra e che per la nostra associazione è a costo zero, grazie in particolare al main sponsor che, come lo scorso anno, è Teva». A Vittorio Contarina, giovane presidente di Federfarma Roma, non mancano certamente entusiasmo e voglia di fare. Farma Magazine, Farma&Friends, una presenza costante sui social, con l’obiettivo unico di trasmettere ai cittadini l’immagine corretta di una categoria, quella dei farmacisti, non di rado al centro di polemiche pretestuose, diffuse dai media nazionali, che brillano spesso per approssimazione. Un modo di comunicare nuovo, insomma, più in linea con i tempi. Non solo digital però, come dimostra la seconda edizione della serata che riunisce i farmacisti romani per un progetto solidale, anche quest’anno in ambito pediatrico.

Come andò Farma&Friends, lo scorso anno, presidente ? Fu una serata fantastica, che coinvolse

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non solo la categoria ma anche la società civile. Parteciparono all’evento 1.200 persone, farmacisti in gran parte ma anche loro familiari e amici; con il ricavato abbiamo acquistato una culla termica per il traspor to neonatale in eliambulanza, donandola al Policlinico Umberto I. Alla presentazione erano presenti il ministro della Salute Lorenzin, il ministro della Difesa Pinotti, il governatore del Lazio Zingaretti, grande è stata la risonanza mediatica in tutto il Lazio. Grazie a questa culla in un anno abbiamo salvato la vita a cinque neonati. Una soddisfazione che, da sola, vale una vita.

E quest’anno si replica… Proprio così e abbiamo deciso di restare nell’ambito pediatrico: con il ricavato della serata - a ogni partecipante chiediamo sessanta euro - verrà acquistata una colonna laparoscopica che consenta di effettuare interventi più sicuri e immediati. È un apparecchio che costa oltre 50.000 euro. Lo doneremo all’ospedale San Camillo di Roma.

Una serata di beneficienza ma anche di spettacolo. Esatto. Dopo il successo dell’anno scorso quest’anno siamo orgogliosi di ospitare, il 5 giugno, il numero uno dei comici italiani, Enrico Brignano, e un


incontri

la donazione di quest’anno: una colonna laparoscopica per l’ospedale san camillo di roma

grande show man come Jerry Calà. A testimonianza del fatto che si tratta di una manifestazione di grande rilievo, organizzata bene, in una cornice splendida come quella dell’Hotel Rome Cavalieri. Senza dimenticare le personalità istituzionali che par teciperanno anche quest’anno all’evento e che si renderanno conto una volta di più del fatto che la categoria a Roma è unita e compatta e, soprattutto, solidale, visto che promuove e sostiene iniziative come Farma&Friends. In breve, una categoria importante per la collettività.

Una categoria che, tra le altre cose, si rivolge direttamente al pubblico attraverso Farma Magazine. Certo. Farma Magazine è un mensile che nasce dalla sinergia di Federfarma Roma ed Edra e che è al suo secondo anno di pubblicazione. Nel 2016 raggiungeva, in centomila copie, tutte le farmacie di Roma e provincia, dove veniva distribuito gratuitamente al pubblic o. Da q ue s t ’ a n no rag g i u nge le farmacie di tutto il Lazio e di Torino e provincia, per una tiratura complessiva di 205.000 copie. Ciò significa che ogni mese milioni di persone hanno la possibilità di leggere le pagine della rivista, nelle quali, tramite editoriali e approfondimenti sulla salute (ma anche pagi-

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incontri

la comunicazione social è fondamentale, a prescindere dal fatto che molti utenti la utilizzano solo per criticare o insultare

ne culturali e di evasione) la farmacia cerca di valorizzare la propria dimensione sociale, rispondendo agli attacchi mediatici degli ultimi tempi, del tutto pretestuosi. izione La dentmbino nel ba

Bolsena rire da scop

alà Jerry C

Mensile II, n. 5 Anno 2017 Maggio

Ospiote e d’on r

Si riferisce al servizio delle Iene? Non sono nemmeno servizi giornalistici, visto che non esiste alcun contraddittorio. Si sente solo una campana e la si prende per buona, senza, per esempio, ascoltare cosa hanno da dire i presidenti di Federfarma come il sottoscritto. Un episodio molto grave, in quanto il mezzo televisivo ha diffuso in tutta Italia una immagine completamente sbagliata della categoria. Sa qual è il mio sogno?

Mi dica. Che si arrivi un giorno a distribuire in tutte le farmacie italiane una rivista come Farma Magazine. Chi abbia qualche dimestichezza con il mercato editoriale sa che una eventuale tiratura di due milioni di copie sarebbe unica nel panorama italiano. Diventeremmo una potenza mediatica inaudita, cosa che ci metterebbe al riparo dalle storture di un certo tipo di informazione. La politica e le istituzioni hanno rispetto - e forse anche ti05/05/17

La copertina del numero di maggio 2017 di Farma Magazine

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more - delle categorie che hanno una simile capillarità e importanza.

Farma&Friends, Farma Magazine, e poi? Basta avere delle idee nella vita. Un altro esempio: lo spot che Federfarma Roma ha realizzato con Edra e poi fatto trasmettere su Mediaset e Sky, per non parlare delle 350.000 visualizzazioni su Facebook e di quelle su Youtube. Qualcuno si ricorda di altri spot Federfarma trasmessi in tv? Non è tanto lo strumento che deve essere nuovo - la “vecchia” tv è ancora utile - deve essere centrato e accattivante il messaggio che si intende veicolare. Perché non pensare a un canale Youtube di Federfarma?

La categoria è “vecchia”? È vecchio il modo di comunicare. Qui urge una rivoluzione copernicana. Il limite della categoria è stato quello di non far comunicare la base ma sempre i vertici. Il singolo farmacista è molto amato dai cittadini, che si fidano di lui. Automaticamente, però, se a parlare è un presidente di Federfarma, chiunque esso sia, questa simpatia diventa avversione, in quanto è ormai diffuso nella popolazione un pregiudizio negativo nei confronti di tutte le professioni: le lobby, i privilegi, i soldi… Bisogna far partecipare attivamente la base alla vita della categoria, cosa mai


incontri

successa in questi anni, poiché Federfarma nazionale è un’organizzazione autoreferenziale verticistica.

Per questo ha dato vita, con alcuni colleghi, a Farmacia Futura? Anche per questo, certo, per dare nuovo impulso, a livello comunicativo, alla categoria. Sintesi, rapidità, chiarezza del messaggio sono fondamentali. Basta un claim, a volte. Per esempio, l’hashtag #dispensiamo salute, ideato dal sottoscritto, nasce come reazione a #liberalizziamoci di Conad sulla fascia C. Ed è stato un successo.

Questo modo di comunicare è anche un fatto anagrafico? Oggi assistiamo, in politica, all’ascesa di leader che, a volte, non hanno nemmeno quarant’anni. L’esempio di Macron, nuovo presidente della Repubblica francese, è il più eclatante ma non è l’unico. È innegabile che le nuove modalità di comunicazione digitale siano più vicine alla cultura delle giovani generazioni. Ritengo che anche la nostra categoria abbia bisogno di un rinnovamento generazionale. Posso dire una cosa?

Prego. Il nostro modo di comunicare è antipatico. Se il mondo va verso modalità più friendly, più social, non si può non tenerne conto. Bisogna creare empatia, non il contrario. Ci siamo proposti al pubblico, come categoria, in modo vecchio, anacronistico. Qui non faccio discorsi personali, ma di sistema.

Il mondo social è ormai imprescindibile? Certo, con tutti i rischi del caso. Lo sappiamo che attorno ai social network si raccolgono a nche mol t e p ers one che prediligono insultare, o criticare a prescindere. Ma questo a noi non deve interessare, ci dobbiamo in ogni caso rivolgere a quanti sono in grado di ragionare. Appuntamento il 5 giugno all’Hotel Rome Cavalieri.

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Nutrizione

U

di Silvia Ambrogio, biologa nutrizionista

na dieta

per la sclerosi multipla? Il farmacista, mantenedosi aggiornato su ciò che la ricerca scientifica sta dimostrando, può educare il paziente all’evidence based medicine

re considerata un trattamento compleIn una società in cui sempre di più si sta mentare per controllare la progressione cercando una risposta in ciò che si metdella malattia, ma trarre da questi studi te nel piatto, sia in termini del perché linee guida da mettere in pratica domadell’insorgenza della patologia sia rini non è così semplice. spetto al potenziale ruolo a supporto della terapia, accade che ci si senta porre la domanda «Che tipo di cibo dovrei MOLTI DUBBI mangiare per la mia condizione? Quali La sclerosi multipla è una malattia aucibi dovrei evitare?». E prima che a quetoimmune cronica a forte carattere inste domande risponfiammator io del da il guru mediatico sistema nervoso cenle cause di turno è bene che trale, con eziologia il farmacista si tendella patologia tuttora sconosciuta e ga aggiornato su ciò attribuita alla sua nanon sono che la ricerca scientura multifattoriale. ancora tifica sta dimostranQuesto significa che d e l t u t t o c h i a r e , do, in modo da poter anche il ruolo dei fatma la sua educare all’evidentori nutrizionali nella ce based medicine. sua patogenesi non è natura È questo il caso delancora chiaro, così è comunque la sclerosi multipla, come non è stato multifattoriale ident i f ic at o a lc u n malattia neurologica in cui la nutriziomodello dietetico, anne è considerata un fattore della sua che se è evidente l’effetto dell’intervengenesi. Oggi esistono molti studi che to nutrizionale sullo stato infiammatorio suggeriscono come la dieta possa essee sul benessere dei pazienti. Accanto al-

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la terapia tradizionale non può essere suggerita quindi una dieta “particolare”, perché mancano ancora oggi informazioni certe sugli effetti dell’alimentazione su questa malattia: gli studi in tal senso non mancano, ma le conclusioni sono difficili da trarre a causa per esempio del piccolo numero di soggetti esaminati o del tipo di q uestionar io alimentare utilizzato nell’indagine. È stato dimostrato che un modello dietetico ad alto contenuto di grassi animali, prodotti a base di carne, grasso idrogenato e zuccheri e con un’assunzione di grassi polinsaturi e fibre alimentari inferiore a quella raccomandata è correlato a una maggiore prevalenza di malattia. Ciò suggerisce che il consumo di frutta e verdura e di grassi sani abbia un ruolo protettivo e sono state comunque raccolte prove sufficienti per consigliare anche il consumo di pesce, alimenti a basso contenuto di grassi e cereali integrali. Nell’ambito degli studi ci sono, inoltre, nuove domande che vengono poste: c’è l’evidenza che i nati in autunno


Nutrizione abbiano un rischio più basso di sviluppare la malattia? I nati in primavera mos trano un r ischio più alto? I cambiamenti stagionali nell’assunzione di nutrienti durante la gravidanza influenzano lo sviluppo fetale e lo sviluppo di sclerosi multipla nella vita del nascituro? I dati sulle abitudini alimentari raccolti durante la gravidanza hanno mostrato che potrebbe essere così.

LA QUALITÀ DEI GRASSI Le assunzioni di grassi idrogenati e trans devono essere controllate per evitare qualsiasi aumento del processo infiammatorio già in atto e moltissimi studi hanno sottolineato il ruolo degli omega-3 all’interno dei meccanismi infiammatori. Pochi sono gli interventi di integrazione che possono contare su qualità e quantità di studi: gli acidi grassi polinsaturi hanno all’attivo due studi osservazionali e cinque studi clinici. I risultati raccolti suggeriscono che gli integratori di PUFA omega-3 a catena lunga, come EPA e DHA, possono modu-

lare il metabolismo delle cellule e i processi infiammatori legati alla sclerosi multipla. Una dieta a bassa percentuale di grassi, integrata con omega-3, ha ridotto il tasso di ricaduta e la stanchezza del 60 per cento dei pazienti coinvolti, generando miglioramenti significativi nella scala EDSS (Expanded Disability Status Scale, una scala utilizzata come strumento per misurare e valutare le caratteristiche cliniche dei pazienti affetti da sclerosi multipla). Ciò è stato osservato anche quando la dieta è stata arricchita con vitamine A e E.

VITAMINA D Dei sedici articoli presenti in letteratura che mettono in relazione vitamina D e sclerosi multipla, undici sono studi clinici e cinque sono studi di coorte osservaz ion a l i e i r i s u l t at i s ono mol t o promettenti. Le concentrazioni di vitamina D possono essere influenzate dalla biodisponibilità, dai disturbi metabolici e/o funzionali, o dalla ridotta esposizione al sole, ma un basso assorbimento di

vitamina D o una bassa esposizione alla luce solare, la sua fonte più importante, è stata associata in modo chiaro a un elevato rischio di sviluppare sclerosi multipla, nonché al peggiorare della malattia e all’aumento del rischio di recidive. Anche se si analizza la distribuzione geografica della malattia si nota come sia associata a una ridotta disponibilità di vitamina D per la mancanza di esposizione solare. Le concentrazioni sieriche d i v i t a m i n a D s ono i nol t re significativamente più basse nei pazienti con patologia rispetto a soggetti sani e questo stato carenziale è considerato un fattore di rischio, per cui l’integrazione finalizzata al ripristino della fisiologia è sempre auspicabile. Gli studi finora non hanno fornito prove sufficienti per affermare che la carenza di vitamina D nel siero sia un fattore di rischio per la sclerosi multipla e per questo non è ancora considerata un potenziale biomarker. Uno studio ha mostrato gli effetti protettivi del consumo di latte: il rischio di malattia nei figli può diminui-

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Nutrizione

un sano intervento nutrizionale è di norma ben accolto e può migliorare lo stato fisico e infiammatorio

re se le donne in gravidanza consumano due-tre bicchieri di latte al giorno, ma mancano certezze, poiché un altro studio ha concluso che l’assunzione di latte intero, un’importante fonte di vitamina D alimentare, comporta un aumento del rischio. Di dubbi non ve ne sono invece sul fatto che la sclerosi multipla sia una possibile causa di osteoporosi secondaria e il consenso in letteratura che l’integrazione di vitamina D possa essere utile per la prevenzione e il trattamento di questo disturbo. Quando i pazienti hanno ricevuto alte dosi di vitamina D come trattamento hanno ottenuto il mantenimento della salute delle ossa, preservando l’omeostasi del calcio e del fosforo. Purtroppo più complesso dare indicazioni rispetto ai dosaggi, perché le dosi di vitamina D utilizzate variano notevolmente tra i vari studi. Sono già stati verificati anche gli effetti immunomodulatori della vitamina D combinati con diverse forme di farmaci, come l’IFNbeta, sui processi legati a disturbi del metabolismo ossidativo e infiammatorio.

VITAMINA B12 È stata messa in luce una correlazione negativa tra la concentrazione di vitamina B12 nel siero e il punteggio EDSS. Questo si spiegherebbe ricordando come la vitamina B12 abbia un ruolo fondamentale nella funzionalità del sistema nervoso centrale e, in particolare, nella formazione della guaina mielinica e,

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nell’effetto immunomodulatore. Diversi studi hanno dimostrato che le concentrazioni plasmatiche della vitamina B12 e del folato diminuiscono nei pazienti con sclerosi multipla di tipo recidivanteremittente, ma le concentrazioni di omocisteina aumentano in modo significativo. Altri autori hanno affermato che non vi sia alcuna correlazione tra la carenza di vitamina B12 e la tempistica dell’insorgenza e della durata dei sintomi della malattia, nonché dei tipi di disabilità che insorgono. Appare quindi prematuro ipotizzare l’utilità di un’integrazione con vitamina B12 per ritardare la progressione della malattia.

STILE DI VITA E INTEGRAZIONE I pazienti che consumano integratori hanno diete più equilibrate e chi mangia meglio è più attento ai possibili benefici di vitamine, sali minerali e fitoterapici. Se diversi studi hanno ormai dimostrato un miglioramento del metabolismo muscolare e la resistenza alla fatica durante l’esercizio moderato con il consumo di catechine del tè verde, altri studi riflettono l’interesse cre-

scente del paziente verso terapie alternative come l’omeopatia e l’agopuntura. Troppo limitati sono i dati sul potenziale effetto benefico dei carotenoidi e dei polifenoli, anche se spesso i pazienti ricorrono alla loro integrazione: possono avere effetti antinfiammatori dovuti alle loro proprietà antiossidanti e all’attività contro lo stress ossidativo. Le diete o le terapie alternative non possono sostituire il trattamento convenzionale, ma un sano intervento nutrizionale è di norma ben accolto e può migliorare lo stato fisico e infiammatorio. In ambito scientifico si hanno evidenze su come determinati componenti della dieta possano influenzare il grado della risposta infiammatoria e questo può essere di aiuto per avvalersi di un possibile trattamento complementare nella malattia. Grandi aspettative si attendono, inoltre, nei confronti della vitamina D: sarà fondamentale, infatti, chiarire se il beneficio (o la carenza) di assunzione di questo elemento sin da un’età precoce sia utile per valutare se questa vitamina può essere un importante fattore nella gestione clinica della sclerosi.

NOTA BIBLIOGRAFICA “Alimentazione e sclerosi multipla”, e-book dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. | Bagur MJ, Murcia MA, Jiménez-Monreal AM, Tur JA, Bibiloni MM, Alonso GL, Martínez-Tomé M. “Influence of Diet in Multiple Sclerosis: A Systematic Review”. Adv Nutr. 2017 May 15;8(3):463-472.



dall’altra parte del banco

L Sfogliare un libro per aiutare a rendere l’attesa meno dura e continuare a essere il miglior supporto a fianco dei malati, alleviando anche la fatica giornaliera: tutto questo può accadere da oggi nella sala d’aspetto dell’ambulatorio della Terapia del dolore e delle cure palliative dell’Istituto dei tumori di Milano, grazie ai libri donati da Unamsi, Unione nazionale medico scientifica di informazione. Se ne è parlato a Milano in occasione dell’incontro milanese su «Vivere accanto a un malato di cancro: la lettura arriva in aiuto del caregiver nella sala d’attesa del reparto per le cure palliative». Come sottolinea Enzo Lucchini, presidente dell’Istituto nazionale dei tumori, «la possibilità di avere libri a disposizione conferma l’attenzione dell’Istituto dei tumori verso una presa in carico del paziente che inclu-

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di Claudio Buono

a lettura

terapeutica Immergersi in un libro può diventare una fonte di energia per chi assiste il malato oncologico de non solo l’aspetto clinico e terapeutico ma anche tutto quello che può incidere sulla sua qualità di vita durante l’intero percorso assistenziale, il che permette di regalare momenti di piacevole lettura sia ai pazienti sia ai familiari che hanno un ruolo estremamente importante nel percorso di cura». Da parte sua, Francesco Brancati, Presidente Unamsi, spiega che “la scelta di dedicarci a questo progetto non profit è stata dettata dall’esigenza di dare un nostro contributo per supportare anche il caregiver, cioè chi assiste e accompagna il malato, una figura importante ma ancora trascurata anche da parte dei media. Il caregiver si sta a mano a mano delineando come una figura vera e propria, non più come un semplice accompagnatore. Sono infatti oltre 18 milioni in Europa quelli che ogni giorno supportano i propri cari nel loro percorso di cura, di cui più di tre milioni soltanto in Italia e ciascuno di loro è impegnato nell’assistenza mediamente diciotto ore al giorno, per un totale di oltre sette miliardi di ore di lavoro. «I dati internazionali dicono che anche da noi in Italia, due pazienti su tre vogliono che il caregiver partecipi alle decisioni e al progetto di cura», precisa Augusto Caraceni, direttore Cure palliative, terapia del dolore e riabilitazione dell’Istituto tumori. «In questo ambito, la lettura diventa a sua volta una terapia per aiutare a incanalare il tempo sospeso e complicato di chi attende. Questo non significa negare l’esistenza del

malato ma, al contrario, offrire stimoli e supporto che possono trasformarsi in nuova energia». Il caregiver, infatti, può avere una grande influenza sul benessere del paziente: mantenere alto il proprio umore è quindi indispensabile per continuare a essere di supporto. Nei momenti più critici, i compiti di chi assiste possono occupare anche tutta la giornata, con un notevole dispendio di energie fisiche e mentali che spesso incidono su molti ambiti della vita (lavorativa, familiare e sociale). Oggi la sopravvivenza dei pazienti a cinque anni, considerando tutte le forme oncologiche, è migliorata del 18 per cento negli uomini e del 10 per cento nelle donne rispetto a dieci anni fa. Grazie a diagnosi e trattamenti sempre più precisi e accurati, il tempo trascorso in un centro di oncologia si è allungato, con risvolti positivi sul percorso terapeutico-assistenziale dei pazienti. «Tutto ciò sta portando a una trasformazione dell’ospedale, con ambienti più compatibili con il quotidiano che, attraverso oggetti e mobili, si avvicinano all’idea del luogo domestico», interviene Claudia Borreani, responsabile della Psicologia clinica dell’Istituto. «Questo permette di rendere gli spazi meno ospedalieri ed è un aiuto per non creare ulteriori fratture psicologiche oltre a quelle che inevitabilmente provoca la malattia, sia nel paziente sia nel nucleo familiare».


I prodotti Visislim per il controllo del peso


retail

E

di Federico Marzari, MOODproject.it

mozioni

e laYout Come allestire il punto vendita con un percorso che attiri il cliente e lo induca all’acquisto

Nei precedenti articoli abbiamo parlato di mercato, di nuovi clienti, di negozio digitale e di multicanalità, di visual merchandising e dell’arte di esporre, delle vetrine come strumento di comunicazione verso la via e la città. Oggi, invece, per approfondire ulteriormente tutti i temi che coinvolgono il negozio, vi vogliamo parlare del punto vendita: di come va pensato e realizzato, di cosa accade quando entriamo e da cosa siamo colpiti e attratti. Da una ricerca effettuata sui comportamenti e atteggiamenti dei consumatori, sappiamo che bastano pochi secondi (2-3), per percepire se un negozio ci piace e se siamo invogliati a acquistare. In questi pochi attimi non abbiamo ancora potuto verificare le caratteristiche o la qualità dei prodotti esposti, ma un mix di sensazioni ci inducono o meno a proseguire la ricerca.

MULTISENSORIALITÀ Entrando in un punto vendita le nostre sensazioni sono bersagliate da moltissimi aspetti, dai più subliminali alla percezione d’insieme. I diversi ingredienti, che vengono definiti multisensoriali, contribuiscono alla realizzazione della percezione globale e il loro mix determina la qualità dell’intero punto vendita. In un negozio, un’esposizione o in una qualsiasi altra attività commerciale, le capacità di comunicare si concretizzano grazie a elementi di multisensorialità che sono ormai ampiamente

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conosciuti e testati. Come in una ricetta di cucina, i vari ingredienti devono trovare il proprio posto e la giusta quantità, un’alchimia ragionata, precisa e declinata diversamente per ogni attività. Solo conducendo con attenzione la nostra strategia comunicativa, saremo nella giusta strada per fidelizzare il nostro cliente, farlo acquistare e fargli rivivere il ricordo di una piacevole esperienza, vissuta in un attraente punto vendita. Conoscere i fondamenti della multisensorialità e la relativa applicazione è cosa ormai inderogabile e ogni imprenditore deve trovare le proprie soluzioni, applicando in maniera quasi scientifica tutto questo alla propria attività. La multisensorialità si concretizza quindi enfatizzando l’uso dei cinque sensi: vengono utilizzati, per esempio, particolari profumazioni, così come ricercati sottofondi musicali o ancora svariate percezioni visive che ci gratificano e ci fanno stare bene in quel luogo, stuzzicando la nostra curiosità nel vedere e toccare i prodotti esposti. Altro elemento fondamentale nel mix di percezioni è il personale di vendita che deve rivelare le proprie grandi doti di qualità nelle relazioni umane, di empatia, di competenza e preparazione professionale. Persone che sorridono, che accolgono, che conoscono bene il proprio mestiere e che sanno suggerire e raccontare le merci in vendita.

FLUSSI DI PERCORSO Bene, ora il cliente è all’interno del negozio e dopo averlo coinvolto con emozioni ed attenzioni, dovremo orientarlo e indurlo a muoversi lungo percorsi pensati per attirarlo (figura 1). Diversi studi dimostrano che una volta dentro al negozio il cliente europeo, occidentale, tende, esclusi particolari casi di conformazione di pianta, a girare verso la parte destra del negozio, eseguendo un percorso in senso antiorario. (circa il 70-72 per cento degli ingressi). Quasi un flusso, un percorso immaginario che ognuno di noi compie nello spazio. È giunto allora il momento di progettare il layout, ovvero la distribuzione dello spazio di vendita nelle diverse funzioni del negozio. Il layout dovrà tenere conto dei molteplici aspetti d’immagine, di coerenza tipologica, di razionalità per le attività di rifornimento merci, di oneri logistici per riserve e magazzini e del presidio di personale di vendita mediamente presente in negozio. Il layout si può configurare in due diverse tipologie: layout attrezzature e layout merceologico. Nel primo caso si progettano dei percorsi quasi obbligati, infatti grazie alla disposizione di attrezzature fisse, generiamo flussi di percorso definiti: intervenendo sugli aspetti di comportamento fisico del consumatore. (esempio Autogrill o Ikea). Nel secondo caso invece, il percorso è costruito come sequenza di merceologie, succes-


retail Figura 1 PercorsoCliente

eFocalPointdiattrazioneall’internodelNegozio

sione che agisce sugli aspetti psicologici, inducendo il cliente a percorrere lo spazio secondo le proprie chiavi di lettura e di ricerca. Questa tipologia di layout è decisamente la più usata, ma non crediate sia la più semplice. Vogliamo precisare infatti, che tutto il lavoro di progetto dei percorsi

può essere vanificato da una sbagliata posizione di un tavolo o di un’attrezzatura espositiva. Interrompere un percorso naturale, induce il cliente a distrarsi, ad allontanarsi dalla parete espositiva, portandolo ad accontentarsi del poco che ha potuto vedere e facendolo in molti casi

rinunciare agli acquisti. L’obiettivo del layout si concretizza con la necessità di rendere fluidi i percorsi all’interno del negozio e di affermare l’immagine del punto vendita che deve essere coerente con il tipo di prodotto offerto, il target di clientela e il posizionamento di marketing strategico dell’intera attività. Lo scopo finale del layout è dunque di indurre il cliente a muoversi in spazi definiti, orientando senza forzare gli acquirenti a visionare l’intera superficie espositiva, moltiplicando le alternative, creando ambienti seducenti, luminosi e animati, cercando di vendere idee e facilitando il processo d’acquisto. La fase di progetto per la definizione di un layout deve poi tener conto anche di altri aspetti, primo tra tutti le dinamiche del cliente. È stato infatti verificato che l’acquirente tende a muoversi a zig-zag e non in maniera rettilinea, dovremo quindi richiamare la sua attenzione verso la parete, quasi attraendolo e invitandolo a procedere.

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retail

Figura 2 Percorsoazig-zag,movimentocaratteristico

delconsumatore,naturaleespontaneo perlamaggiorefruizionedellospazio.Varafforzato coninserimentodiFocalPointd’attrazione

PUNTI DI ATTRAZIONE Altro aspetto molto importante è legato all’importanza delle diverse aree di vendita del negozio, dove dovremo necessariamente pensare bena a cosa esporre e ancora a quale criterio espositivo fare riferimento. Ma non è finita qui, perché a tutto questo dovremo aggiungere che non tutte le zone del negozio sono uguali per vendibilità e quindi dovremo decidere puntualmente quali prodotti esporre, dove e in quali quantità (Figura 2). Lungo le pareti espositive, o nelle attrezzature centrali, dovremo quindi pensare a predisporre dei Focal Point, dei punti di attrazione, dove cercheremo di avvicinare il cliente proponendogli dei prodotti di particolare pregio, interesse o novità. Non servirà riempire le pareti di punti focali, ne basteranno pochi (da 2 a 4 a seconda delle dimensioni della parete), ruoteremo invece spesso il prodotto esposto, proponendo in continuazione offerte e nuove proposte per ricerca ed innovazione, che oltre ad incuriosire il cliente ci garantirà la sua fidelizzazione.

SCHEMA MERCEOLOGICO Nel layout dovremo anche prevedere uno schema merceologico per la distribuzione dei prodotti e dei marchi, considerando le diverse curve di vendibilità delle merci, come pure tutti gli aspetti di vendita di prodotti a impulso e/o programmati che dovranno essere posizionati in zone differenti e distanti.

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I marchi e le diverse merceologie dovranno essere posizionati all’interno della pianta di layout, secondo lo schema che, se mi allontano dall’ingresso, vedrò diminuire la percentuale di vendibilità e quindi dovrò fare molta attenzione nel scegliere la sequenza merceologica e la giusta quantità dei prodotti da esporre (Figura 3).

Figura 3 Esempiodidiversa

vendibilitàdeiprodotti. Lepercentualidiminuiscono allontanandosidall’ingresso

Figura 4 Areediimportanza diunafarmacia

LE AREE DI IMPORTANZA PER LA FARMACIA L’area A, come si vede in figura 4, è posta in corrispondenza dell’ingresso, è la prima cosa che il cliente vede entrando, deve sempre presentarsi perfetta, di forte attrattività e ricca di spunti ed emozioni. Rappresenta un’area di proposta e offerta con novità e suggerimenti innovativi. Deve necessariamente variare con grande frequenza e necessita di grande attenzione per qualità degli allestimenti e quantità delle merci esposte. Grande attenzione va anche riservata alla qualità dell’illuminazione che deve garantire una buona visibilità ai prodotti esposti e una corretta leggibilità delle caratteristiche. L’area B è la parte seguente e rappresenta l’area da circa metà negozio. Deve mantenere la qualità dei precedenti allestimenti anche se l’importanza va verso prodotti di funzione e continuativi. L’ultima è l’area C, la parte più lontana dall’ingresso, nella quale si posizionano generalmente gli spazi di servizio (banco per servizio medicinali e ricette, laboratorio, punto cassa).

Un ultimo suggerimento è che il prodotto deve sempre farsi vedere molto bene: infatti, è sempre più in aumento la percentuale degli acquisti d’impulso, mentre gli acquisti programmati sono in sensibile diminuzione. In conclusione progettare il layout è cosa davvero complessa e impatta fortemente sulle performance economiche complessive del punto vendita. Non basta avere un buon prodotto, dobbiamo essere bravi e credibili nel presentarlo, professionali nel raccontarlo, coinvolgendo emotivamente i cinque sensi. In sintesi il nostro compito di commercianti/imprenditori è di agevolare il consumatore, facilitandolo negli acquisti e orientandolo verso uno shopping mirato con l’obiettivo di fargli superare lo stress della scelta. Teniamo quindi sempre a mente una vecchia massima che recita: “maggiore è la scelta e maggiori saranno le probabilità di rinuncia all’acquisto”.


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farmacologia

D

di Carla Carnovale, Servizio di Farmacovigilanza, Uo Farmacologia Clinica, Ospedale Sacco-Polo universitario, Asst Fatebenefratelli-Sacco, Milano

epressione

prenatale Le evidenze scientifiche sull’esposizione agli Ssri in gravidanza ed effetti avversi nella prole

Secondo recenti stime, una donna su quattro corre il rischio di soffrire di intensa tristezza, apatia e di depressione maggiore nell’arco della propria vita, soprattutto durante gli anni fertili. In particolar modo, nel corso di una gravidanza si registra una prevalenza significativamente maggiore (attestata tra il 9 per cento e il 16 per cento); l’incidenza di tali disturbi durante la gestazione è più elevata anche rispetto ai casi di depressione post partum, la metà dei quali si sviluppano a partire da una depressione antenatale con effetti potenzialmente deleteri per la madre e il feto. Gravidanza e depressione interagiscono inevitabilmente per molteplici fattori ascrivibili alle notevoli mutazioni biologiche, fisiologiche e psicologi-

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che di tipo ansioso e/o depressivo a cui la donna va incontro durante le diverse fasi della gestazione (ognuna caratterizzata da specifici e significativi cambiamenti corporei e psicologici). In questi contesti, il disturbo dell’umore insorge nella donna solitamente intorno al quarto mese di gestazione, mentre raggiunge il picco di ansia verso la trentaduesima settimana di gravidanza. La depressione materna costituisce una complicanza potenzialmente grave della gravidanza, con incidenza ed esiti che possono determinare eventi neonatali di varia gravità tra cui nascita pretermine, ritardo nello sviluppo neurologico e preeclampsia. Tutti questi problemi, gravati anche da quelli classici della depressione

(tra i quali sintomi psicotici e ideazione suicidaria) giustificano in molte circostanze un approccio terapeutico di tipo farmacologico, previa valutazione dei rischi associati. Il mancato trattamento di molte condizioni cliniche psichiatriche, tra cui la depressione, è stato infatti associato a un’alterata funzione placentare, aumentata incidenza di aborto spontaneo, travaglio precoce, basso peso alla nascita, alterazioni neonatali e futuri disturbi comportamentali. Inoltre, in donne già affette da depressione maggiore, l’improvvisa sospensione del trattamento in caso di gravidanza (sostenuta dal timore dei possibili effetti collaterali degli antidepressivi sul feto), potrebbe esporre la donna al rischio di ricadute depressive (stimato


farmacologia

zione della serotonina-Ssri rimangono il trattamento di prima scelta) e convalidano le informazioni relative ai loro benefici che, continuano a superare i rischi e a giustificarne il trattamento in molte circostanze.

NUOVE EVIDENZE SCIENTIFICHE

intorno al 60-70 per cento), con conseguente aumento dell’incidenza di depressione post partum. La gestione farmacologica della depressione, pur rappresentando una sfida non semplice in questi delicati ambiti (poiché gravata da controversie che impattano sul profilo di sicurezza degli antidepressivi), si rende quindi spesso necessaria. Nonostante i potenziali effetti collaterali sul feto e sul neonato, il trattamento farmacologico in donne gravide che soddisfano i principali criteri diagnostici per disturbi depressivi e nell’immediato periodo neonatale è difatti universalmente raccomandato al fine di impedire la possibile insorgenza di grossi rischi per lo sviluppo fisico e neurocognitivo del neonato (vedi box ).

L’USO DI FARMACI Il ricorso al trattamento antidepressivo in corso di gravidanza costituisce un’attitudine piuttosto frequente; il tasso di esposizione a tali farmaci nel primo trimestre di gravidanza è in continuo aumento e negli ultimi trent’anni è passato dall’1 per cento al 7 per cento. Attualmente l’impiego di antidepressivi è stato stimato in una donna su dieci. Sebbene per precauzione sia sempre opportuno escludere il trattamento con farmaci per i quali sono disponibili maggiori prove di rischio (per esempio paroxetina e bupropione), dati recenti in merito confermano un buon profilo di sicurezza per molti dei trattamenti farmacologici coinvolti (gli inibitori selettivi della ricapta-

Gli Ssri hanno quasi totalmente sostituito gli antidepressivi triciclici come trattamento di prima linea della depressione in gravidanza. Tra i venti farmaci maggiormente prescritti nel primo trimestre di gravidanza, sertralina (0,74 per cento) e fluoxetina (0,64 per cento) rappresentano quelli più largamente utilizzati. Gli autori di un recente studio pubblicato su Jama Psychiatry, hanno esaminato per la prima volta la relazione tra l’uso materno di antidepressivi e l’insorgenza di disturbi motori e linguistici nella prole, fino alla prima adolescenza. Lo studio prospettico di coorte è stato condotto coinvolgendo un’ampia popolazione pediatrica in un arco temporale di oltre tre anni. Grazie alle informazioni recuperate mediante i registri nazionali della popolazione finlandese, sono stati incluse nello studio 845.345 donne in gravidanza per le quali erano disponibili i dati relativi all’uso materno di antidepressivi e disturbi psichiatrici depressivi durante la gravidanza e i loro neonati, tra il 1996 e il 2010. Sono stati successivamente estrapolati i gruppi di esposizione classificati come: nati da madri che hanno acquistato una o più volte un farmaco appartenente alla classe farmacologica degli Ssri, prima o durante la gravidanza (15.596); nati da madri con diagnosi di un disturbo psichiatrico un anno prima o durante la gravidanza, ma non trattate con antidepressivi (9.537); e nati da madri che non presentavano diagnosi depressive e non hanno utilizzato antidepressivi (31.207). È stata valutata l’incidenza cumulativa di disturbi del linguaggio, motorii o scolastici dalla nascita ai quattordici anni (829, 187 e 285 casi rispettivamente). Sulla base dei risultati forniti dalla ricerca, le madri che si

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farmacologia 36

screening per una corretta diagnosi precoce Sebbene i segni e i sintomi caratteristici della depressione prenatale siano simili a quelli rilevati in corso di una depressione generica, la sua corretta e precoce diagnosi non è sempre facilmente eseguibile. I sintomi comunemente lamentati dalle donne in gravidanza (stanchezza perenne, affaticamento, insonnia, scarso o assente appetito), possono talvolta mascherare quelli della depressione, soprattutto durante il primo trimestre, rischiando di impedire una corretta disamina razionale del clinico. La condivisione e valutazione di eventuali ulteriori sintomi di tipo psicologico manifestati dalla donna (spesso riluttante nell’ammettere di soffrire di tali disturbi in un

periodo della propria vita che dovrebbe invece evocare gioia), si rivelano in questi delicati contesti estremamente preziosi per ef fet t ua re u na cor ret ta rilevazione del problema. Diversi gli studi in merito che hanno identificato i molteplici fattori di rischio implicati nella depressione prenatale; i principali includono la percezione del proprio corpo soggetto a significativi cambiamenti, l’ansia prima del parto, i bassi livelli del sostegno della famiglia, importanti cambiamenti stressanti nella vita, difficoltà economiche, la giovane età, pregressa storia personale o familiare di depressione o patologie psichiatriche, sforzo coniugale e abuso di sostanze.

La corretta diagnosi precoce della depressione durante la gravidanza e il suo trattamento adeguato sono essenziali per evitare che la malattia si protragga nella fase post-partum rischiando di impattare negativamente sulla gestione del rapporto tra madre e figlio. Per quanto infine le donne presentino un rischio limitato di suicidio in corso di gravidanza, questo rimane comunque una eventualità possibile (soprattutto nel primo anno di maternità), rendendo pertanto necessario acquisire una maggiore consapevolezza in merito ai problemi di salute mentale perinatale da parte di tutti gli operatori sanitari coinvolti a più livelli nella tutela della salute pubblica.

hanno rilevato differenze tra i bambini sono sottoposte al trattamento farmacoloesposti agli Ssri e quelli non esposti, lagico con antidepressivi almeno due volte sciando pertanto la questione ancora aperdurante la gravidanza hanno manifestato ta. La ricerca non può un 37 per cento di auritenersi del tutto conmento del rischio di diclusiva perché, a fronte sturbi del linguaggio anche di un dimostrato aue/o linguistici (inclusi i il farmacista mento del rischio di didisturbi di espressività è coinvolto sturbi del linguaggio e percezione della linnella gestione nella prole, non si può gua e quelle che coinfarmacologica asserire con certezza volgono l’articolazione che tale aumento perdei suoni) tra i loro figli, della donna centuale sia causato in rispetto alle madri con in gravidanza modo diretto dall’assundepressione e altri dizione dei farmaci antidesturbi psichiatrici che pressivi (potrebbero esserci stati molti altri non sono state trattate con tali farmaci. Sofattori non valutati nello studio stesso). no state condotte inoltre analisi supplemenMoltissime le informazioni disponibili in tari per determinare se l’utilizzo materno di letteratura scientifica internazionale relatidue o più Ssri impattava sul rischio di dive al profilo di safety degli Ssri e quelli prosturbi evolutivi specifici dell’eloquio e del venienti dalla pratica clinica quotidiana; linguaggio nella prole in termini di gravità tutti i dati attualmente fruibili concordano di uno stato depressivo. Sebbene i risultati nell’attestare un profilo di beneficio/rinon siano cambiati sensibilmente sono coschio favorevole per un ampio spettro di munque rimasti statisticamente significatifarmaci appartenente a questa classe farvi. Per quanto riguarda invece i problemi macologica. La valutazione di ogni specifiscolastici e i disturbi evolutivi specifici delle co quadro clinico da parte di specialisti del abilità motorie, gli esiti considerati dalla nasettore, determinerà quale approccio terascita al quattordicesimo anno di vita non

peutico preferire sulla base della gravità dei sintomi materni e di un’attenta analisi soggettiva del rapporto rischio/beneficio. Soprattutto in questo delicato contesto, risulta tuttavia fondamentale continuare a monitorarne scrupolosamente l’utilizzo, in quanto le conoscenze in merito al loro profilo di tollerabilità e quindi ai rischi legati al loro impiego durante la gestazione sono costantemente in rapida evoluzione, grazie ai numerosissimi studi clinici condotti in questo delicato setting. Acquista inoltre un’estrema importanza il contributo che ogni singolo operatore sanitario direttamente e/o indirettamente coinvolto nella gestione farmacologica della donna in corso di gravidanza (dal medico prescrittore al farmacista dispensatore) può (e dovrebbe) fornire nell’attività di sorveglianza post-marketing. La raccolta sistematica di segnalazioni di sospette reazioni avverse consente infatti l’ottenimento di preziose informazioni sul profilo di sicurezza e di efficacia di farmaci con un ristretto indice terapeutico e assunti in ambiti così delicati, consentendo un miglioramento della pratica clinica quotidiana.

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U galenica

di Beatrice Iozzino, dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco, Università di Torino, e Arianna Delpiano, Unifarma Distribuzione Spa, Fossano (Cn)

na difficile

preparazione La questione dell’ipecacuana sciroppo emetico, non reperibile al momento nel ciclo produttivo

Il medicinale “Ipecacuana sciroppo emetico”, compreso nella Tabella n. 2 della FU, di cui le farmacie debbono essere provviste obbligatoriamente ai sensi degli artt. 123 Tuls e 34 Rd n. 1706/38, non è attualmente reperibile nel ciclo distributivo. Le associazioni di categoria hanno richiesto più volte al ministero della Salute di intervenire. Tale irreperibilità è legata alle revoche disposte da Aifa, su rinuncia da parte delle aziende produttrici, delle relative Aic e all’assenza di fornitori alternativi. In base alle indicazioni ministeriali le farmacie possono comunque soddisfare l’obbligo di detenzione previsto dalla norma approvvigionandosi della sostanza attiva e provvedere loro stessi all’allestimento della preparazione. La FU non dà informazioni dettagliate al farmacista per la pre-

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parazione dello sciroppo, inoltre, non è disponibile in commercio l’estratto liquido (EL) ma solo la tintura madre (TM). Il dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco dell’Università degli studi di Torino in collaborazione con Unifarma Distribuzione Spa ha innanzitutto messo a punto una procedura di allestimento per la preparazione dello sciroppo di ipecacuana a partire dalla TM (sciroppo TM). Le problematiche riscontrate sono state molteplici. È stato necessario valutare la quantità di TM per ottenere una quantità di emetina pari a quella contenuta nello sciroppo FU. La Ph. Eur. indica che la TM ha un titolo in alcaloidi totali espressi come emetina dieci volte inferiore a quello dell’EL, quindi è necessaria una quantità dieci volte superiore di TM, quantitativo

che implica un’assunzione di etanolo elevata. Inoltre l’aggiunta di una quantità maggiore di TM rispetto all’EL per ottenere la stessa quantità di emetina, comporta una variazione di volume della preparazione finale e conseguentemente di dosaggio. Anche l’utilizzo di HCl concentrato previsto dalla formulazione FU può essere un problema: molte farmacie potrebbero non disporre di una cappa apposita; è stato quindi necessario indicare ai farmacisti la quantità di HCl 2 N, che non necessita di una manipolazione sotto cappa, da utilizzare. In ultimo si suggerisce, ai fini di evitare eventuali irritazioni dovute all’elevato tenore alcolico, di far diluire la dose prescritta in un bicchiere d’acqua, oltre ai due bicchieri di acqua da bere successivamente all’assunzione del medicinale. Tutte difficoltà che il legislatore non ha sicuramente preso in considerazione ma che sono state affrontate in modo da potere dare delle linee guida al farmacista preparatore. Auspicando che il ministero della Salute intervenga, magari eliminando l’obbl igat or ie t à del l a de t en z ione i n farmacia di tale emetico, si ritiene che questo studio abbia permesso di stilare una procedura atta a velocizzare e facilitare il farmacista preparatore nell’allestimento dello sciroppo TM in caso si presenti la necessità.


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giene intima

al femminile Conoscere come si modifica l’ambiente genitale nelle varie fasce d’età permette di consigliare il prodotto di detersione più adatto

Se un tempo di igiene intima si parlava solo in occasioni particolari legate ai rapporti sessuali e, per le donne, all’età puberale o alla gravidanza, da tempo ormai la pratica di mantenere in buona salute gli organi genitali e la flora microbica delle mucose è per tutti una pratica indispensabile in una logica di prevenzione batterica. Questo è ancora più marcato nel caso dell’apparato genitale femminile, che è un organo aperto ai contatti interno/esterno e quindi è più esposto agli attacchi dei microrganismi e più sensibile alle infezioni. La sua conformazione anatomo-fisiologi-

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ca, inoltre, risente dell’abbondante secrezione sebacea, della secrezione sudorale, dello sfregamento e, nella donna in età fertile, delle mutate condizioni che avvengono durante le mestruazioni. Lo spiega chiaramente Domenica Pizzuti (nella foto), cosmetologa e referente Aideco (Associazione italiana dermatologi e cosmetologi) per la Lombardia: «La mucosa vaginale è caratterizzata da un ecosistema delicato e complesso che richiede una protezione efficace contro gli agenti patogeni. A livello anatomicocutaneo la tonaca mucosa è formata da un epitelio pavimentoso stratificato non cheratinizzato. Gli strati intermedi sono formati da cellule ricche di glicogeno. Hanno sede in queste zone diversi tipi di batteri, tra cui, i più importanti sono i Lattobacilli che si nutrono di glicogeno e producono acido lattico, fondamentale per mantenere al giusto valore il pH vaginale (tabella 1). L’acidità vaginale consente una difesa naturale contro gli attacchi dei germi patogeni. Questa è la situazione presente a livello delle mucose in condizioni normali che, invece, si modifica in età puberale o in menopausa, a causa di una carenza di estrogeni. Questo implica una minore disponibilità di glicogeno, che inibisce la proliferazione di Lattobacilli e, di conseguenza, una minor disponibilità di acido lattico. Questa situazione favorisce lo sviluppo di al-

tri microrganismi e aumenta il rischio di infezioni». Il canale vaginale, quindi, si trova in condizioni ideali quando il pH è stabile intorno a un valore di 3,5/4,5 cioè acido, un ambiente che ostacola la proliferazione di microrganismi patogeni (per esempio Candida oppure Gardnerella, che possono indurre fastidiose irritazioni) e che se alterato a causa di patologie, scarsa igiene e detersione non corretta o aggressiva, causa un disequilibrio dell’ecosistema vaginale. Va ricordato che la donna, in base ai cicli ormonali, attraversa pubertà, adolescenza, età fertile, puerperio, menopausa, età senile, e a ogni fase corrisponde un diverso pH nel canale vaginale. Gli estrogeni, infatti, sono già presenti nelle neonate che hanno quindi un pH acido tra 4 e 5. Tuttavia, nel primo mese di vita, il pH tende a salire intorno a 7, in quanto gli estrogeni vengono prodotti in quantità molto basse. Durante la pubertà, il pH tende a scendere da 7 fino a circa 5, mentre nella maturità sessuale

Tabella 1

ValoridelpHvaginale Valori pH Tipologia ambiente 0-6

Acido

7

Neutro

8-14

Alcalino (o basico)


cosmesi

questo valore torna fra 4 e 5. La menopausa, che comporta un calo di estrogeni, porta nuovamente il pH intorno a 6-7; in caso di gravidanza, infine, la produzione di estrogeni è massima.

FLORA VAGINALE E DETERSIONE Come si è spiegato, quindi, la flora vaginale nelle donne sane è prevalentemente costituita da Lattobacilli (conosciuti anche come bacilli di Döderlein) che hanno lo scopo di proteggere l’ecosistema dai germi ostili, grazie anche alla sintesi di acqua ossigenata dotata di azione battericida, metabolizzando il glicogeno e producendo acido lattico. Gli altri microrganismi, anche quelli di tipo patogeno (streptococchi, enterobatteri, anaerobi, micoplasma), sono tenuti sotto controllo proprio dai Lattobacilli e dal sistema immunitario. Quando la flora vaginale si altera, può essere sopraffatta dai germi dando origine a una vaginosi batterica (dovuta, spesso, all’assunzione di antibiotici e farmaci immunosoppressori, se si soffre di diabete o stress psicofisici importanti) che si manifesta con un cattivo odore vaginale e, a volte, si presentano perdite bianco-grigiastre e lattiginose. In questi casi, per riportare la flora vaginale alle condizioni ottimali, è possibile utilizzare prodotti a base di acido lattico e glicogeno oppure impiegare trattamenti topici a base di Lattobacilli e antibiotici specifici. Questo dimostra che basta poco per alterare il pH vaginale; anche l’uso di detergenti alcalini, per esempio, rischia di esporre l’apparato femminile alle aggressioni batteriche e alle irritazioni. Tutto questo condiziona anche la fisiologia dell’apparato femminile e, quindi, l’attività di detersione intima che deve rimuovere dal film idrolipidico l’eccesso di batteri e microrganismi, avere un’azione batteriostatica, proteggere la cute dei genitali, profumare delicatamente, facilitare la rimozione dei tensioattivi impiegati.

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cosmesi

Indicazioni e suggerimenti Raccomandare l’utilizzo di indumenti di cotone o fibre naturali che lasciano più spazio alla traspirazione cutanea. Anche fuori casa è bene utilizzare salviette detergenti e disinfettanti che, però, sono senza risciacquo, pertanto è sconsigliato un uso prolungato. I detergenti sono fondamentali per una corretta igiene intima e si distinguono per le loro proprietà: con pH acido (circa

4-3,5) per riequilibrare, antisettici (per evitare la diffusione di patogeni), rinfrescanti, lenitivi (in caso di prurito o bruciore), idratanti (per evitare la fastidiosa secchezza) e, talvolta, anche deodoranti. Si possono suggerire prodotti a base di acido lattico ed estratti vegetali tra cui lavanda, camomilla, tiglio e malva, oli essenziali a base di tea tree o rosa centifoglia per le bambine.

IL DETERGENTE IDEALE

tobacilli; ciò determina un assottigliamento della mucosa e una fastidiosa sensazione di secchezza, nonché una minore elasticità e una maggior propensione alle irritazioni. Il farmacista deve quindi consigliare l’utilizzo di detergenti altamente idratanti e lenitivi con l’ausilio di gel e creme con funzioni dermoprotettive».

Secondo gli esperti le caratteristiche principali che devono contraddistinguere questi prodotti sono la non aggressività delle materie prime impiegate (tensioattivi), avere poca schiuma, rimuovere le secrezioni organiche, avere un pH intorno al valore 6 (tendenzialmente acido) o più basso in presenza di infezioni batteriche, avere una blanda attività antimicrobica, essere facilmente risciacquabili, non impiegare profumazioni eccessive e allergizzanti, avere un contenitore che impedisca, al contatto con le mani o l’aria, lo sviluppo di patogeni. Come queste caratteristiche incidano sull’igiene intima ci viene sottolineato dall’esperta Aideco. «Durante l’infanzia le mucose genitali sono più delicate e soggette a irritazione», spiega Pizzuti, «e durante il ciclo mestruale l’igiene intima deve essere curata in modo particolare con lavaggi frequenti e un detergente con proprietà antisettiche, per evitare di esporre i genitali esterni all’attacco di batteri, germi e funghi che, in ambiente caldo-umido e non perfettamente pulito, proliferano. Durante la gravidanza, aumentando la secrezione di muco, aumenta il rischio di infezioni; per questo si predilige l’utilizzo di detergenti molto delicati e magari con aggiunta di oli essenziali con leggere proprietà antisettiche. Nella menopausa, invece, evidenziando una diminuzione nel livello della produzione di estrogeni, si ha come risultato una disidratazione e una minor produzione di Lat-

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UN PRODOTTO PER OGNI FASCIA D’ETÀ? Da tutte queste considerazioni si deduce che, per le diverse fasce d’età della popolazione femminile, bisogna prestare attenzione al prodotto di igiene intima da consigliare. Nella bambina prepubere, nella quale mancano la sintesi degli ormoni estrogeni e la produzione di glicogeno, il pH vaginale è quasi neutro e quindi le difese sono basse e c’è il rischio d’infezioni. Questo significa che il detergente per questa età deve avere o un pH neutro (intorno al 7) o leggermente acido (fino a un valore di 5,5) perché se il valore fosse più basso provocherebbe bruciore o irritazione. I detergenti sul mercato per bambine da 4 a 12 anni, leggermente acidi, sono invece da utilizzarsi solo come preventivi nel caso esista la presenza di batteri o funghi. Per la donna in età fertile il detergente intimo più appropriato deve rispettare l’acidità dell’ambiente vaginale e mantenere il pH fisiologico in un intervallo di valore fra 3,5 e 5,5. Non vanno quindi usati i comuni saponi che, in genere, sono alcalini mentre è possibile scegliere fra molti prodotti con

acido lattico ed estratti vegetali oppure, quando c’è bisogno di un’azione antisettica, quelli arricchiti con sostanze ad azione antibatterica (per esempio triclosan o polivinilpirrolidone iodio). Infine, per la donna in menopausa o post menopausa che si trova a dover far fronte a condizioni particolari (stato trofico della mucosa genitale, poca idratazione, facilità di prurito e bruciore, mancanza dei Lattobacilli come difesa antinfettiva, scarsa lubrificazione) va consigliato un detergente intimo con una tensioattività non troppo marcata per non alterare i legami fra cellule e mucosa; senza profumo, per non rischiare di provocare allergie e con un valore di pH intorno al 6/7. Il prodotto detergente può anche contenere fitoestrogeni o sos t anze idrat anti, lenitive, emollienti e dermoprotettive.


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social

di Francesca Laganà

Un profilo

in rete

Il dibattito tra i farmacisti si accende nella realtà virtuale, dove tutti possono esprimere le proprie opinioni

il 21 per cento degli iscritti ha più di 56 Sono trentuno milioni secondo gli ultimi anni. Anche i farmacisti fanno parte di dati gli utenti in Italia di Facebook, quaquesto grande gruppo: molti con un profilo si la metà degli italiani. Una piazza rilepersonale, luogo dove condividere con colvante in termini numerici, una rete leghi e amici le proprie esperienze e opinioattiva e veloce, dove le informazioni arrini, altri con la pagina vano in tempo reale, anFacebook dedicata alla che perché la maggior facebook farmacia, una vetrina parte si collega ai social è una virtuale da sfruttare per attraverso smartphone. In qualunque luogo in qua- grande piazza aumentare la propria vidove sibilità e anche l’interalunque momento, si apre zione con il proprio la App e si leggono gli agcondividere giornamenti. Insieme a con i colleghi pubblico. Perché il web 2.0 è interazione e il farTwitter, altro social rilei d e e macista è abituato e vante, sono entrati nella vita di tutti i giorni, come ed esperienze bravo nell’interazione con il pubblico. nuovi mezzi di comunicaCercheremo in questo nuovo spazio di zione e di interazione. Gli utenti di Faceseguire quello che si dice sui social delbook sono uomini e donne e ormai non la farmacia, gli argomenti più caldi, i diè più vero che si tratta solo di giovani se

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batti tra colleghi, la visione del futuro e le idee che girano. Perché i farmacisti fanno rete anche qui. Guarderemo anche alle pagine Facebook più seguite, quelle destinate ai farmacisti, per capire cosa succede e quelle delle farmacie per come si può comunicare con i propri clienti anche attraverso questo canale. Per esempio sulle elezioni dei vertici di Federfarma del 30 maggio, si è acceso un discreto dibattito su Facebook, con anche la creazione di un falso profilo, un fake poi chiuso in breve tempo, che postava contenuti contro uno dei candidati, Marco Cossolo. La presidente, Annarosa Racca, ha mantenuto invece il profilo Twitter, chiudendo però quello su Facebook, motivando la sua scelta per i troppi impegni che le impediscono di seguirlo come vorrebbe.



e Sanità su quotidiani nazionali, e ha collaborato a lungo con la Rai. È autore di decine di libri di divulgazione, alcuni tradotti in inglese, spagnolo, tedesco, croato e giap-

il libro

ponese.

i effetto placebo

aragonabili a quelli di farmaci remila anni di effetto placebo metdibattito: dopo una panoramica naria – l’autore affronta il tema a pratica clinica, negli studi concosiddette “non convenzionali”. dalla sua lunga esperienza di dil fatto di essere uno dei massimi eria, Giorgio Dobrilla racconta in e, ma rigoroso e aggiornatissimo omento, una storia lunga secoe guaritori, medici e ricercatori, ascinanti e complesse interazio-

Nella pratica clinica, negli studi controllati e nelle medicine non convenzionali Prefazione di

di Giuseppe Tandoi

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Una lunga

amenti che si ripercuotono nei ossono essere attivati non solo rincipio attivo, ma anche da una esto. O, per usare le parole di Siluò non essere solo una compressa ebbe la nostra società farmacottenzione del medico, un ambienamico.

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Effetto placebo, le origini e lo sviluppo Euro 19,90 di un concetto ben più complesso di quanto si pensi

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Questo volume edito da Edra non si rivolge soltanto ai medici e agli operatori sanitari in genere, il target è molto più ampio e coinvolge tutti coloro che abbiano qualche interesse per l’evoluzione della scienza nel corso dei secoli. Non a caso l’autore, Giorgio Dobrilla - gastroenterologo, primario emerito all’ospedale di Bolzano - è anche un abile divulgatore. Il suo obiettivo dichiarato: sottrarre l’espressione “effetto placebo” (in latino “piacerò”) dai significati più diffusi e banali. L’excursus storico, dettagliatissimo, parte dall’antichità, secoli prima che il concetto abbia una qualche codificazione di carattere scientifico. Questo perché fin da quando il genere umano si è posto il problema della guarigione esiste l’esigenza di ricorrere a rimedi o terapie di cui non si conoscono bene gli effetti. Sostanze che non di rado vengono ammantate di un’aura sacrale o magica, nei millenni che precedono l’affermarsi della scienza medica e del metodo scientifico come criteri indiscussi di approccio alla malattia. Un lungo cammino per arrivare all’età moderna e alla contemporaneità, senza che per questo taluni interrogativi cessino di avere un senso: come possiamo spiegarci che questo rimedio funzio-

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na, in assenza di prove scientifiche inoppugnabili? Nella sua Introduzione Dobrilla riporta una frase di Silvio Garattini: «Il placebo può non essere solo una compressa o un’iniezione, come vorrebbe la nostra società “farmacocentrica”, ma può essere l’attenzione del medico, un ambiente favorevole, l’aiuto di un amico». Si va ben oltre il semplice ricorso a una sostanza inerte per verificare la qualità, sull’altro versante, di un principio attivo. Si giunge, invece, a considerare la dimensione psicologica e sociale di una malattia, di una terapia, del rapporto che lega il malato a tutto ciò che lo circonda. Da un lato, sottolinea l’autore, le molteplici implicazioni dell’effetto placebo rappresentano una grave lacuna culturale nella classe medica; dall’altro, nella numerosissima popolazione dei pazienti sussiste, insieme al desiderio ovvio di guarire, una volontà di cedere anche a suggestioni che poco hanno a che fare con la razionalità e alla presunta infallibilità del metodo scientifico. Qui il nocciolo vero di un saggio pregevolissimo che - trattando l’effetto placebo in relazione a diverse patologie e aree terapeutiche - fa del concetto una delle possibili chiavi di lettura del progresso umano. E scusate se è poco.

CINQUEMILA ANNI DI EFFETTO PLACEBO Nella pratica clinica, negli studi controllati e nelle medicine convenzionali

Giorgio Dobrilla Edra, 2017, pp. 274


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Legale

S L’illegittimità della assimilazione delle parafarmacie alle farmacie

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a cura dello studio dell’avvocato Bruno Riccardo Nicoloso, Firenze-Roma (b.r.nicoloso@tin.it)

imilis cum

similibus

Non è la prima volta che il Giudice delle professione farmaceutica svolta in una leggi detta il suo dictum sul tertium struttura integrate nel Servizio sanitario comparationis ovnazionale cui non vero sul termine di sono assimilabili i l a c o r t e paragone tra le farcorner farmaceuticostituzionale macie, quali strutci di cui s’è detto: ture pianificate sul ciò, se pure in ennega legittimità territorio e integratrambe le strutture a una legge te nel Servizio sanisvolgano la profesdella regione tario nazionale che sione dei laureati in piemonte sono depositarie su Farmacia, ma nelle che consente concessione saniune nel contesto di taria di un servizio l’autodiagnostica un servizio pubblipubblico e sociale, co e nelle altre nel nelle e i corner farmacontesto di un’attiparafarmacie ceutici dei negozi v i t à d ’ i nt e re s s e e n e i c o r n e r g d o di vicinato e della pubblico, che solo Grande distribuzioil surrealismo della ne organizzata, quali strutture aperte Golconda di Magritte potrebbe far assisul territorio che sono depositarie su aumilare. torizzazione commerciale di un’attività mercantile. L’ha già fatto in materia di LA DISPENSAZIONE dispensazione di medicinali soggetti alDEI MEDICINALI la prescrizione medica con la sentenza La sentenza della Consulta 18 luglio 18 luglio 2014, n. 216 e l’ha ribadito ora 2014 n. 216 afferente la relativa tematica in materia di erogazione di servizi comnel dichiarare l’infondatezza della queplementari con la sentenza 7 aprile 2017, stione d’illegittimità costituzionale n. 66. In entrambi i casi la chiave di voldell’articolo 5 della Legge n. 248/2006 ta viene data, come vedremo, dalla tutenella parte in cui non consente ai corner la della qualità e della dignità della vita farmaceutici la dispensazione di mediciattraverso la cura della salute la terapia nali di fascia C soggetti a prescrizione del dolore che viene affidata alle farmamedica, precisa che «l’articolo 32, comcie, meglio al sistema farmacia, quale sima 1 bis della Legge n. 214/2011 ha instema culturale di servizi affidato alla novat o i l pre c e dent e s i s t em a d i


Legale | maggio 2017 49


Legale

il sistema delle farmacie rientra a pieno titolo nella materia “tutela della salute”

dispensazione dei medicinali sul territori da parte di un farmacista in una farm ac ia, i nt ro d uc endo i l pr i nc i pio secondo cui, fatte salve alcune particolari categorie, i medicinali di fascia C (non erogabili dal Servizio sanitario nazionale) possono essere dispensate anche nei corner farmaceutici dei negozi di vicinato e della Grande distribuzione organizzata (le cosiddette parafarmacie) a eccezione di quelli espressamente indicati in un apposito elenco per i quali permane l’obbligo di dispensazione su ricetta medica; di tal che nel sistema vigente la regola generale è che i medicinali di fa scia C po s sano e s sere dispensati anche nelle parafarmacie, mentre l’obbligo di prescrizione medica e il correlativo divieto rappresentino l’eccezione: ciò è confermato, se ce ne fosse bisogno, dal decreto ministeriale 15 novembre 2012. Ne consegue che non sia fondata la questione di legittimità costituzionale, sollevata in riferimento agli articoli 3 e 41 della Costituzione, dell’articolo 5, comma 1 della legge n. 248/2006 che non consente agli esercizi commerciali ivi previsti (le anzidette parafarmacie) di dispensare i medicinali di fascia C soggetti a obbligo di prescrizione medica, anche se detti medicinali sono a carico integrale dell’assistito e senza alcun onere economico per il Servizio sanitario nazionale»

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LA PRESTAZIONE DEI SERVIZI La sentenza della Consulta 7 aprile 2017, n. 66 nel dichiarare la fondatezza della questione d’illegittimità costituzionale dell’articolo 1 della legge regionale del Piemonte n. 11/2016 nella parte in cui consente ai corner farmaceutici l’impiego di apparecchi di autodiagnostica rapida del paziente, precisa che «l’articolo 1, comma 2 del Dlgs n. 153/2009 ha previsto che le farmacie possano partecipare al servizio di assistenza domiciliare integrata a favore dei pazienti residenti o domiciliati nel territorio della sede di pertinenza di ciascuna farmacia, a supporto delle attività del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta: in particolare, alle farmacie è consentito erogare prestazioni analitiche di prima istanza rientranti nell’ambito dell’autocontrollo, esclusa l’attività di prescrizione e diagnosi, nonché il prelievo di sangue o di plasma mediante siringhe o dispositivi equivalenti e nei limiti e alle condizioni stabiliti con decreto di natura non regolamentare del ministro della Salute d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni. Ne consegue la illegittimità costituzionale dell’articolo 1, comma 2, della Legge regionale del Piemonte che consenta l’impiego di apparecchi di autodiagnostica per il rilevamento di trigliceridi, glicemia e colesterolo presso i corner farmaceutici dei negozi di vicinato e della Grande distribuzione organizzat a in contra s to con i pr incipi fondamentali della materia contenuti nella vigente normativa statale».

LA RATIO TRACTATI Entrambe le pronunce della Consulta troveranno fondamento nello stesso principio di tutela della salute - che è l’unico ritenuto “fondamentale” dalla nostra carta della libertà - atteso che l’uomo malato non è un uomo libero, come ben sanno i frequentatori presbiti di questo Osservatorio legale. Tale tutela viene affermata nella decisione n. 216/2014 in quanto «il

sistema delle farmacie rientra a pieno titolo nella materia “tutela della salute”, ciò in quanto la complessa regolamentazione pubblicistica dell’attività economica di dispensazione dei medicinali è preordinata al fine di assicurare e controllare l’accesso dei cittadini ai medicinali e in tal senso a garantire la tutela del fondamentale diritto alla salute, restando solo marginale, sotto questo profilo, sia il carattere laburista, sia l’indubbia natura commerciale dell’attività del farmacista nelle farmacie». Tale tutela viene ribadita nella decisione n. 66/2017 in quanto «i criteri stabiliti dalla legislazione statale relativi all’organizzazione dei ser vizi delle farmacie costituiscono dei principi fondamentali in materia di tutela della salute, in quanto finalizzati a garantire che sia mantenuto un elevato e uniforme livello di qualità dei servizi in tutto il territorio, a tutela di un bene, quale la salute della persona, che per sua natura non si presterebbe a essere protetto diversamente alla stregua di valutazioni differenziate, rimesse alla discrezionalità dei legislatori regionali». Tutto questo è stato postulato dal dictum della Consulta sulla «rete delle farmacie» (Corte costituzionale, 4 febbraio 2003, n. 27) che costituisce la chiave di volta del sistema farmacia, quale unicum di professione-struttura-servizio (Punto Effe n. 8/2011: “Quartetto d’archi”) è stato codificato dalla consolidata giurisprudenza dal Giudice delle leggi nelle successive sue decisioni: n. 87/2006; n. 448/2006; n. 430/2007; n. 76/2008; n. 295/2009; n. 150/2011; n. 231/2012; n. 255/2013 fino alla n. 216/2014 e n. 66/2017. Ben difficilmente si trova una tale concatenazione (dodecofonica) nel nostro ordinamento costituzionale. PER UN APPROFONDIMENTO: B.R. Nicoloso, “L’evoluzione del servizio farmaceutico nell’ordinamento giuridico italiano: comunicazione all’Iue della Unione Europea”, in Rass. Dir. Farm., 2016, n. 3, pag. 773 segg.


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iniziative

di Mercedes Bradaschia

Camminare

in gravidanza Itinerari di Fitwalking per promuovere l’attività motoria che favorisce la salute e l’umore di mamma e bambino

La gravidanza è una fase importante nella vita di una donna che «non deve chiudersi in una scatola di cristallo e isolarsi dal mondo», come ha spiegato Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica del San Raffaele di Milano, nel corso dell’incontro “L’arte della camminata in gravidanza”, «ma deve viverla il più possibile in salute e in serenità. Per questo ritengo che mettersi in forma prima della gravidanza sia un atto d’amore per il bambino che nascerà. Più lo stile di vita dei genitori è sano, infatti, più si assicura al bambino un futuro migliore, dal punto di vista della salute sia fisica sia psichica». I dati Istat però fotografano una popolazione che non sembra molto attenta allo stile di vita sano: il 40 per cento degli

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uomini e delle donne è sedentario, il 33,3 pratica sport mentre il 26,5 dichiara di effettuare una moderata attività fisica. Per questo è importante educare i cittadini a prendersi cura della propria salute, «e il farmacista» specifica Graziottin «grazie alla sua professionalità e competenza può considerarsi il punto di riferimento sanitario per aiutare i pazienti a intraprendere un cammino di benessere e salute; soprattutto nel caso delle donne in gravidanza». È giusto perciò parlare di un “progetto salute” per la mamma e il bambino che preveda da prima del concepimento fino all’allattamento uno stile di vita sano, con un’attività fisica come il Fitwalking, un metodo di camminata che si concentra, più che sullo sforzo, sulla corretta postura e sul ritmo dell’andatura, unito a una dieta bilanciata e integrata. «Il Fitwalking è perfetto per le donne in gravidanza», spiega Maurizio Damilano, ex marciatore olimpico e ideatore di Fitwalking Italia, «è un’attività motoriosportiva dove il benessere personale si fonde attraverso “una tecnica precisa” con l’attività sportiva raggiungendo importanti benefici fisici e psicologici. Ma è anche un modo di vivere, una filosofia di vita. È uno sport ideale sia in gravidanza che dopo il parto perché non è traumatico, allena tutte le fasce muscolari schiena compresa, è facilmente modulabile in base alle esigenze e, dopo il parto, con i debiti adattamenti, può essere praticato con il bambino. Il cammino va inoltre ad agire naturalmente sul pavimento pelvico con un’azione di rinforzo. I benefici a livello psicofisico e lo scarico delle tensioni e dello stress provocate dall’attività fisica

a passo di Fitwalking, aiutano nel dopo parto anche a prevenire e combattere i pericoli e problemi della depressione post partum. Per promuovere questa attività fisica è stata fatta una selezione di cammini in dieci città italiane da percorrere in tutta sicurezza e tranquillità».

idieci percorsi cittadini È stata fatta una selezione di percorsi in dieci città italiane, adatti alle donne in gravidanza e alle neo-mamme, che presentano caratteristiche simili: l’assenza di dislivello, l’assenza o la scarsa presenza di traffico e automobili, la presenza di panchine eventualmente per fare una pausa, l’accessibilità con la carrozzina Torino: Parco del Valentino (4 km), Parco della Pellerina (4 km) Milano: Parco Sempione (3 km), Idroscalo (6 km), Parco Lambro (2,5 km), Parco Monte Stella (Montagnetta di San Siro, 3,5 km) Bergamo: Parco Regionale dei Colli di Bergamo (2,5 km) Como: Lungolago (3 km) Genova: Porto Antico (4 km) Firenze: Lungo Arno (4,5 km) Roma: Parco Villa Doria Pamphilj (7 km), Terme di Caracalla (4,5 km) Napoli: Lungomare (6,5 km), Parco di Capodimonte (2,5 km) Palermo: Parco della Favorita (6 km) Cagliari: Parco Naturale Molentargius (11,5 km)


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La nuova App YourTeva, permette di aprire un menù interattivo in grado di guidare l’utente alla scoperta di informazioni, direttamente dal pack del prodotto, grazie alla tecnologia della realtà aumentata. A ogni prodotto sono associati diversi pulsanti nella App: il foglietto illustrativo; informazioni legate all’azienda; informazioni e curiosità per un uso consapevole degli integratori e del cosmetico; suggerimenti e consigli per aiutare gli utenti a mantenere un corretto e sano stile di vita; particolarità sugli ingredienti che compongo il prodotto; video ricette ideate da un nutrizionista e realizzate in esclusiva per gli utenti. Questi contenuti sono stati studiati ad hoc per ogni prodotto e cambieranno periodicamente, così da garantire un’informazione completa e sempre aggiornata. Inoltre è presente anche un servizio di geolocalizzazione delle farmacie e una sezione “preferiti”, dalla quale si potrà accedere ai contenuti salvati. Al momento, l’App è disponibile per tutta la linea di integratori e cosmetici Teva.

Occhio ai nei

Benvenuto Sole, un progetto interattivo promosso da Eau Thermale Avène per sensibilizzare il pubblico sugli effetti delle radiazioni solari sulla pelle, propone questa App utile per l’autovaluzione dei nei. Queste formazioni sono per la maggior parte benigne, tuttavia bisogna prestare attenzione a un eventuale cambiamento nel loro aspetto perché potrebbe non essere innocuo. L’App può essere un valido aiuto per fare prevenzione poiché permette da una parte di imparare a riconoscere i nei sospetti e dall’altra di tenerli sotto controllo, pur non sostituendosi alla visita dermatologica. Nel menù vi è la possibilità di creare diversi profili, per tenere traccia della mappatura e del diario: sezione dove viene definito il proprio fototipo. Vengono fornite informazioni sui nei e come riconoscere quelli sospetti. Attivando la geolocalizzazione si ottengono aggiornamenti in diretta sulla temperatura e sull’irraggiamento, e viene suggerito il tempo ideale di esposizione e il prodotto solare più adatto.

My UV Patch

Da usare insieme a un patch adesivo trasparente con pigmenti fotosensibili che, tenendo conto della tonalità della pelle, cambiano colore quando sono esposti ai raggi UV indicando il livello di esposizione. La App My UV Patch effettua una scansione del patch e analizza i cambiamenti dei pigmenti fotosensibili per determinare la quantità di raggi UV a cui è esposto chi lo indossa, incoraggiando a una corretta esposizione al sole. Il patch è grande circa 2 cm quadrati, ha uno spessore di 50 µm, come un capello, e resiste all’acqua per una settimana. Il sistema permette di determinare il fototipo dell’utilizzatore e raccomanda i prodotti La Roche Posay più indicati in base alle preferenze di texture. My UV Patch fornisce anche informazioni sul meteo locale e il livello di UV, così come il livello di inquinamento. Per i più piccoli è possibile creare un profilo dedicato con un simpatico avatar, che interagisce con il patch e “premia” i comportamenti virtuosi.

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Spigolature

Accordo tra Nestlé Health Science

e AliHealth

Nestlé Health Science e AliHealth hanno siglato un accordo per il lancio in Cina della gamma di prodotti Boost, focalizzata in particolare sulle esigenze della popolazione cinese che lavora nelle grandi città. Il commento di Luca Crippa ( Head of Global Consumer Care Healthy Aging & Head of e-Commerce/Digital di Nestlé Hs): «La nutrizione basata sulla scienza aiuta le persone nel prendersi cura della propria salute in modo attivo; siamo felici di potere annoverare la Cina fra le nazioni in cui possiamo offrire questa possibilità e di poterlo fare in collaborazione con un partner importante come AliHealth».

Sesto congresso Sifap a Napoli

Si terrà a Napoli, dal 29 settembre al primo ottobre, il VI Congresso nazionale della Società italiana farmacisti preparatori. L’evento sarà caratterizzato da un’ampia panoramica sulle esigenze terapeutiche espresse da associazioni di malati e medici e la necessità di trovare una risposta personalizzata con l’allestimento di un medicinale magistrale appropriato a ga-

ranzia della terapia. La plenaria conclusiva sarà interamente dedicata alla Cannabis terapeutica. Come nelle passate edizioni sono previste, parallelamente alle giornate di lavoro, una sessione poster interamente dedicata a colleghi farmacisti che desiderino presentare un lavoro scientifico e un’area espositiva altamente specializzata nella galenica, con la presenza

delle più importanti aziende del settore. Prima deadline: iscrivendosi entro il 5 giugno si potrà usufruire di una quota vantaggiosa. Ulteriori informazioni su www.sifap.org.

Longevità,

con tutto ciò che comporta «I dati diffusi dall’Istat confermano l’allarme che stiamo lanciando ormai da tempo. La longevità di massa è uno tsunami inarrestabile e quello che ci preoccupa di più è che i decisori non ci sembrano consapevoli dell’urgenza con cui è necessario intervenire». È l’allarme lanciato dal presidente di Senior Italia FederAnziani Rober to Messina, il quale ribadisce che il progressivo invecchiamento della popolazione dovrebbe

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maggio 2017 |

costituire per le istituzioni un incentivo a varare provvedimenti ad hoc. E invece la cosa, secondo Messina, non sta avvenendo: «Non solo gli italiani non possono più permettersi di pagare una visita specialistica, ma assistiamo anche a una drastica diminuzione dei posti letto, con un aumento progressivo della distanza tra cittadini e ospedale, che diviene a sua volta causa di rinuncia alle cure in tanta parte del territorio».


Spigolature

Assogenerici

e la revisione del Pht «Serve con urgenza una manutenzione straordinaria del Pht che individui perimetri di ragionevolezza per il ricorso alla distribuzione diretta o alla distribuzione per conto, correggendo le storture determinate dall’uso improprio da parte

delle Regioni delle forme alternative di distribuzione dei farmaci, introdotte dalla Legge 405/2001». Ad affermarlo, nel corso di Cosmofarma, è Cinzia Falasco Volpin, vice presidente di Assogenerici. «Questo provvedimento», ricorda, «che

ha demandato alle Regioni il potere di acquistare direttamente e distribuire con metodi alternativi farmaci inseriti nel Prontuario della continuità terapeutica, doveva servire per la gestione dei farmaci innovativi o soggetti a specifi-

che necessità di monitoraggio ricorrente e non certo per la distribuzione di prodotti di uso consolidato, come le statine o gli antipertensivi».

Corsi in discipline del benessere

Cnm Italia, ente formativo autorizzato dal Miur, organizza corsi di formazione e specializzazione in discipline del benessere, rivolti a farmacisti, medici e altre professioni sanitarie. I corsi avranno inizio a partire dal settembre prossimo. Tra gli altri, quell di Beauty nutritional consultant, Naturopath, Nutritional and nutracuetical consultant, Nutritional sport consultant, Flower essences consultant. Tutte le informazioni su www.cnmitalia.it.

Verona e la giornata dell’ipertensione Sono state 323 le misurazioni della pressione arteriosa - con la compilazione di altrettanti questionari - eseguite a Verona e Bussolengo nell’ambito della tredicesima Giornata mondiale contro l’ipertensione arteriosa, nei gazebo di Federfarma Verona e della Croce Rossa. «Sono molto soddisfatto dell’affluenza ai gazebo dove non c’è stato un attimo di tregua», commenta Marco Bacchini, presidente dell’associazione veronese dei titolari, «anche perché tutto si è svolto nell’arco di appena quattro ore. In piazza Bra abbiamo eseguito 168 misurazioni sempre con relativi questionari, che verranno ora analizzati dai sanitari coordinati da Pietro Minuz, direttore dell’Uo di Medicina generale e dell’ipertensione Ao universitaria di Verona».

| maggio 2017 57


Binosto 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE Binosto 70 mg compresse effervescenti 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Ogni compressa effervescente contiene 70 mg di acido alendronico come 91,37 mg di alendronato triidrato sodico. Eccipienti: Ogni compressa effervescente contiene 602,54 mg di sodio. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Compressa effervescente Compresse effervescenti di colore bianco-biancastro, piatte, rotonde con un diametro di 25 mm e con bordi smussati. Dopo la dissoluzione la soluzione ha un pH di 4.8 - 5.4. 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Trattamento dell’osteoporosi postmenopausale. Binosto riduce il rischio di fratture vertebrali e dell’anca. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Posologia La dose raccomandata è di una compressa effervescente da 70 mg in monosomministrazione settimanale. I pazienti devono essere informati che in caso di mancata assunzione della dose di Binosto 70 mg, devono assumere una compressa effervescente al mattino successivo al giorno in cui se ne sono accorti. Non si devono prendere due compresse effervescenti lo stesso giorno ma si deve ricominciare ad assumere una compressa effervescente una volta a settimana, nel giorno prescelto come stabilito in precedenza. Non è stata stabilita la durata ottimale del trattamento con bisfosfonati per l’osteoporosi. La necessità di un trattamento continuativo deve essere rivalutata in ogni singolo paziente periodicamente in funzione dei benefici e rischi potenziali di Binosto, in particolare dopo 5 o più anni d’uso. Popolazione pediatrica: L’alendronato sodico non è raccomandato per l’uso nei bambini di età inferiore a 18 anni in quanto i dati sulla sicurezza e l’efficacia in condizioni associate con l’osteoporosi pediatrica non sono sufficienti (vedere anche paragrafo 5.1). Uso negli anziani: Negli studi clinici non è stata dimostrata nessuna differenza legata all’età nei profili di efficacia o di sicurezza dell’alendronato. Non è pertanto necessario alcun aggiustamento della dose nei pazienti anziani. Uso nei pazienti con danno renale: Non è necessario aggiustare il dosaggio nei pazienti con velocità di filtrazione glomerulare (VFG) maggiore di 35 ml/min. L’alendronato non è raccomandato in pazienti con funzione renale compromessa quando la VFG è minore di 35 ml/min, in quanto non vi sono esperienze in proposito. Modo di somministrazione Per ottenere un adeguato assorbimento dell’alendronato: Binosto 70 mg deve essere assunto almeno 30 minuti prima di qualsiasi alimento, bevanda o medicinale della giornata, solamente con acqua di rubinetto. E’ probabile che altre bevande (inclusa l‘acqua minerale), alimenti ed alcuni medicinali riducano l’assorbimento dell’alendronato (vedere paragrafo 4.5). Per facilitare il raggiungimento dello stomaco e di conseguenza minimizzare il rischio di irritazione locale ed esofagea e delle reazioni avverse correlate (vedere paragrafo 4.4): • Binosto 70 mg deve essere assunto solo dopo essersi alzati dal letto per iniziare la giornata, sciolto in mezzo bicchiere di acqua di rubinetto (non meno di 120 ml). Dissolvendo la compressa in acqua si produce una soluzione tamponata a pH 4.8 - 5.4. La soluzione tamponata deve essere bevuta quando ha terminato di frizzare e la compressa effervescente si è completamente sciolta dando origine ad una soluzione tamponata, limpida ed incolore, seguita da almeno 30 ml di acqua di rubinetto (un sesto di bicchiere). Può essere assunta ulteriore acqua di rubinetto. • I pazienti non devono deglutire la compressa effervescente non dissolta, non devono masticare la compressa effervescente o lasciare che la compressa effervescente si dissolva nella loro bocca a causa del rischio di irritazione orofaringea (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). • Se la compressa non si dissolve completamente, la soluzione tamponata può essere mescolata finchè non sia limpida ed incolore. • I pazienti non si devono distendere fintanto che non abbiano mangiato qualcosa, il che deve avvenire almeno 30 minuti dopo aver aver bevuto la soluzione orale. • I pazienti non devono distendersi per almeno 30 minuti dopo aver bevuto la soluzione orale. • Binosto 70 mg non deve essere assunto al momento di coricarsi o prima di alzarsi dal letto all’inizio della giornata. • Binosto 70 mg può essere dato a pazienti che non sono in grado o rifiutano di deglutire le compresse. I pazienti devono assumere integratori di calcio e vitamina D se l’assunzione con la dieta non è adeguata (vedere paragrafo 4.4). Binosto 70 mg non è stato studiato per il trattamento di osteoporosi indotta da glucocorticoidi. 4.3 Controindicazioni • Ipersensibilità all’alendronato o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. • Patologie dell’esofago e altri fattori che ritardano lo svuotamento esofageo, come stenosi o acalasia. • Impossibilità a stare in piedi o seduti con il busto eretto per almeno 30 minuti. • Ipocalcemia. • Vedere anche sezione 4.4. 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni di impiego L’alendronato può causare irritazione locale della mucosa del tratto gastrointestinale superiore. A causa del potenziale peggioramento della patologia di base, si deve agire con cautela nel somministrare l’alendronato a pazienti con patologie attive a livello del tratto gastrointestinale superiore, quali disfagia, patologie esofagee, gastrite, duodenite, ulcere o con storia recente (1 anno) di patologie gastrointestinali importanti quali ulcera peptica o sanguinamento gastrointestinale attivo o chirurgia del tratto gastrointestinale superiore esclusa la piloroplastica (vedere paragrafo 4.3). In pazienti con esofago di Barrett già noto, i medici prescrittori devono valutare i benefici ed i rischi potenziali dell’alendronato su base individuale. In pazienti in trattamento con l’alendronato sono state riportate reazioni a carico dell’esofago (alcune gravi e con necessità di ospedalizzazione) quali esofagite, erosioni esofagee ed ulcere esofagee, raramente seguite da stenosi esofagee. Il medico deve, pertanto, fare attenzione alla comparsa di qualsiasi segno o sintomo che indichi una possibile reazione esofagea ed avvisare il paziente di interrompere l’alendronato e rivolgersi ad un medico nel caso si verifichino sintomi di irritazione esofagea quali disfagia, dolore o gonfiore o dolore retrosternale, insorgenza o peggioramento di pirosi. Il rischio di esperienze avverse gravi a livello esofageo sembra essere maggiore nei pazienti che non assumono l’alendronato in maniera appropriata e/o che continuano ad assumere l’alen-

Riassunto delle caratteristiche del prodotto - 089/03 dronato dopo lo sviluppo di sintomi riferibili ad irritazione esofagea. E’ molto importante che il paziente conosca e comprenda bene le modalità di assunzione del farmaco (vedere paragrafo 4.2). Il paziente deve essere informato che se non vengono seguite queste precauzioni, può aumentare il rischio di problemi esofagei. Mentre in ampi studi clinici condotti con le compresse di alendronato non è stato osservato un aumento del rischio, sono stati segnalati (dopo l’entrata in commercio del farmaco) rari casi di ulcere gastriche e duodenali, alcuni dei quali gravi ed associati a complicanze. L’osteonecrosi della mandibola/mascella, generalmente associata ad estrazione dentale e/o ad infezione locale (inclusa l’osteomielite) è stata riportata in pazienti oncologici in trattamento con regimi comprendenti i bifosfonati somministrati principalmente per via endovenosa. Molti di questi pazienti erano trattati anche con chemioterapia e corticosteroidi. L’osteonecrosi della mandibola/mascella è stata anche riportata in pazienti con osteoporosi in trattamento con i bifosfonati orali. Quando si valuta il rischio dell‘individuo di sviluppare osteonecrosi della mandibola/mascella devono essere presi in considerazione i seguenti fattori di rischio: • potenza del bifosfonato (la più alta per l’acido zoledronico), via di somministrazione (vedere sopra) e dose cumulativa. • cancro, chemioterapia, radioterapia, corticosteroidi, fumo. • un‘anamnesi di malattia odontoiatrica, scarsa igiene orale, malattia periodontale, procedure odontoiatriche invasive e protesi dentarie con scarsa aderenza. Prima di iniziare il trattamento con i bifosfonati in pazienti in condizione di salute dentale scadente deve essere presa in considerazione la necessità di un esame odontoiatrico con le appropriate procedure odontoiatriche preventive. Durante il trattamento, questi pazienti devono, se possibile, evitare procedure odontoiatriche invasive. Nei pazienti che hanno sviluppato un‘osteonecrosi della mandibola/mascella durante la terapia con i bifosfonati, la chirurgia odontoiatrica può esacerbare la condizione. Per i pazienti che necessitano di procedure odontoiatriche, non ci sono dati disponibili per suggerire che l’interruzione del trattamento con i bifosfonati riduca il rischio di osteonecrosi della mandibola/mascella. Il giudizio clinico del medico deve guidare il programma di gestione di ciascun paziente, sulla base della valutazione individuale del rapporto rischio/beneficio. Durante il trattamento con i bifosfonati, tutti i pazienti devono essere incoraggiati a mantenere una buona igiene orale, a sottoporsi a periodici controlli odontoiatrici, e a segnalare qualsiasi tipo di sintomo orale quale mobilità dentale, dolore, o gonfiore. Nei pazienti trattati con bifosfonati sono stati segnalati dolori ossei, articolari e/o muscolari. Nella esperienza post-marketing questi sintomi sono stati raramente gravi e/o hanno causato disabilità (vedere paragrafo 4.8). I tempi di esordio dei sintomi sono risultati variabili da un giorno a diversi mesi dall’inizio del trattamento. Nella maggior parte dei pazienti l’interruzione ha dato luogo ad un sollievo dai sintomi. A seguito di una nuova somministrazione dello stesso farmaco o di un altro bisfosfonato, un sottogruppo di pazienti è andato incontro ad una ricaduta dei sintomi. Fratture atipiche del femore Sono state segnalate fratture atipiche sottotrocanteriche e diafisarie del femore, principalmente in pazienti in terapia da lungo tempo con bisfosfonati per l’osteoporosi. Queste fratture trasversali o oblique corte, possono verificarsi in qualsiasi parte del femore a partire da appena sotto il piccolo trocantere fino a sopra la linea sovracondiloidea. Queste fratture si verificano spontaneamente o dopo un trauma minimo e alcuni pazienti manifestano dolore alla coscia o all’inguine, spesso associato a evidenze di diagnostica per immagini di fratture da stress, settimane o mesi prima del verificarsi di una frattura femorale completa. Le fratture sono spesso bilaterali; pertanto nei pazienti trattati con i bisfosfonati che hanno subito una frattura della diafisi femorale deve essere esaminato il femore controlaterale. E’ stata segnalata anche una limitata guarigione di queste fratture. Nei pazienti con sospetta frattura atipica femorale si deve prendere in considerazione l’interruzione della terapia con bisfosfonati in attesa di una valutazione del paziente basata sul rapporto beneficio rischio individuale. Durante il trattamento con i bisfosfonati i pazienti devono essere informati di segnalare qualsiasi dolore alla coscia, all’anca o all’inguine e qualsiasi paziente che manifesti tali sintomi deve essere valutato per la presenza di un’incompleta frattura del femore. Nell’esperienza post-marketing con l’alendronato ci sono state rare segnalazioni di gravi reazioni della pelle, comprese sindrome di Stevens Johnson e necrolisi epidermica tossica. E’ stata riferita osteonecrosi del canale uditivo esterno in concomitanza con l'uso di bisfosfonati, prevalentemente in associazione a terapie di lungo termine. Tra i possibili fattori di rischio dell'osteonecrosi del canale uditivo esterno sono inclusi l'uso di steroidi e la chemioterapia e/o fattori di rischio locali quali infezione o trauma. L'eventualità di osteonecrosi del canale uditivo esterno deve essere valutata in pazienti trattati con bisfosfonati che presentano sintomi a carico dell'orecchio, tra cui infezioni croniche dell'orecchio. Non si raccomanda l’uso dell’alendronato in pazienti con compromissione della funzione renale quando la VFG è minore di 35 ml/min (vedere paragrafo 4.2). Popolazione pediatrica: L’alendronato sodico non è raccomandato per l’uso nei bambini di età inferiore a 18 anni in quanto i dati sulla sicurezza e l’efficacia in condizioni associate con l’osteoporosi pediatrica non sono sufficienti (vedere anche paragrafi 4.2 e 5.1). Si devono considerare con attenzione cause di osteoporosi diverse dalla carenza di estrogeni e dall‘età o dall’uso dei glucocorticoidi. L’ipocalcemia deve essere corretta prima di iniziare la terapia con l’alendronato (vedere paragrafo 4.3). Anche altri disordini del metabolismo minerale (come una carenza di vitamina D e ipoparatiroidismo) devono essere trattati adeguatamente prima di iniziare il trattamento con Binosto. In pazienti affetti da queste condizioni cliniche deve essere effettuato il monitoraggio dei livelli del calcio sierico e dei sintomi di ipocalcemia nel corso della terapia con Binosto 70 mg. A causa dell’effetto positivo dell’alendronato sull’incremento della mineralizzazione dell’osso, possono verificarsi diminuzioni dei livelli sierici del calcio e dei fosfati specialmente nei pazienti che assumono glucocorticoidi nei quali l‘assorbimento del calcio può essere ridotto. Tali diminuzioni sono usualmente limitate ed asintomatiche. Vi sono state tuttavia rare segnalazioni di ipocalcemia sintomatica, occasionalmente gravi e spesso a carico di pazienti con condizioni predisponenti (es.: ipoparatiroidismo, deficit di vitamina D e malassorbimento del calcio). Nei pazienti che ricevono glucocorticoidi è particolarmente importante garantire un adeguato apporto di calcio e vitamina D. Eccipienti Questo farmaco contiene 26,2 mmol (o 602,54 mg) di sodio per dose. Da tenere in considerazione in persone che seguono una dieta a basso contenuto di sodio. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione E’ probabile che cibo e bevande (inclusa l’acqua minerale), integratori di calcio, antiacidi e altri farmaci per somministrazione orale, se assunti contemporaneamente all’alendronato, interferiscano con l‘assorbimento di quest’ultimo. Di conseguenza, i pazienti devono lasciare trascorrere almeno 30 minuti dall‘assunzione dell’alendronato prima dell’assunzione di qualsiasi altro farmaco orale (vedere i paragrafi 4.2 e 5.2). In volontari sani, il trednisone somministrato per via orale (20 mg tre volte al giorno per cinque giorni) non ha prodotto un cambiamento clinicamente significativo nella biodisponibilità orale dell’alendronato (un aumento medio compreso tra il 20% ed il 44%). Non ci si aspetta nessuna altra interazione di rilevanza clinica con medicinali. Durante gli studi clinici un certo numero di pazienti hanno assunto estrogeni (per via intravaginale, transdermica o orale) mentre assumevano l’alendronato. Non sono state identificate reazioni avverse attribuibili


al loro uso concomitante. Poiché l‘uso dei Farmaci Antiinfiammatori Non Steroidei (FANS) è associato con irritazione gastrointestinale, si deve usare cautela durante il trattamento concomitante con l’alendronato. Sebbene non siano stati condotti studi specifici di interazione, l’alendronato è stato utilizzato in studi clinici in concomitanza con un’ampia gamma di medicinali senza evidenza di interazioni cliniche avverse. 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Gravidanza L’alendronato non deve essere usato durante la gravidanza. Non vi sono dati adeguati sull’uso dell’alendronato in donne in gravidanza. Gli studi su animali non indicano effetti dannosi diretti sulla gravidanza, lo sviluppo embrio/fetale o lo sviluppo postnatale. L’alendronato ha causato distocia dovuta all’ipocalcemia nei ratti in gravidanza (vedere paragrafo 5.3). Allattamento Non è noto se l’alendronato viene escreto nel latte umano. Considerate le indicazioni, l’alendronato non deve essere usato da donne che allattano. Fertilità I bifosfonati sono incorporati nella matrice dell‘osso, dalla quale sono gradualmente rilasciati nell‘arco di anni. Il quantitativo di bifosfonati incorporati nell‘osso dell‘adulto, e quindi, il quantitativo disponibile per il rilascio nella circolazione sistemica, è direttamente correlato alla dose e alla durata dell‘uso di bifosfonati (vedere paragrafo 5.2). Non ci sono dati sul rischio fetale nell‘uomo. Tuttavia, vi è un rischio teorico di danno fetale, principalmente scheletrico, se una donna rimane incinta dopo aver completato un ciclo di terapia con i bifosfonati. Non è stato studiato l‘impatto sul rischio di variabili quali il tempo che intercorre tra la cessazione della terapia con i bifosfonati e il concepimento, il tipo di bifosfonato usato, e la via di somministrazione (via endovenosa nei confronti della via orale). 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Non sono stati condotti studi relativi agli effetti sulla capacità di guidare e usare macchinari. Comunque alcune reazioni avverse che sono state segnalate con l’alendronato possono aver effetti in alcuni pazienti sulla capacità di guidare veicoli o sull‘uso di macchinari. Le risposte individuali all’alendronato possono variare (vedere paragrafo 4.8). 4.8 Effetti indesiderati In uno studio di un anno in donne in post-menopausa con osteoporosi, il profilo globale di sicurezza dell’alendronato 70 mg una volta alla settimana (n = 519) e dell’alendronato 10 mg/die (n = 370) sono risultati simili. In due studi di 3 anni con pressappoco lo stesso disegno, in donne in post-menopausa (alendronato 10 mg: n = 196, placebo: n = 397), il profilo di sicurezza totale dell’alendronato 10 mg e quello del gruppo placebo sono risultati simili. Le reazioni avverse riportate dagli sperimentatori quali di correlazione al farmaco possibile, probabile o certa sono presentate di seguito se avvenivano in >1% in uno dei gruppi trattati nello studio di un anno, o in >1% dei pazienti trattati con l’alendronato 10 mg/die e con un’incidenza maggiore rispetto ai pazienti trattati con placebo negli studi di tre anni.

STUDIO DI 1 ANNO

STUDIO DI 3 ANNI

alendronato

alendronato

alendronato

70 mg una volta alla settimana

10 mg/die

10 mg/die

placebo

(n=519) %

(n=370) %

(n=196) %

(n=397) %

dolore addominale

3,7

3,0

6,6

4,8

dispepsia

2,7

2,2

3,6

3,5

rigurgito acido

1,9

2,4

2,0

4,3

nausea

1,9

2,4

3,6

4,0

distensione addominale

1,0

1,4

1,0

0,8

costipazione

0,8

1,6

3,1

1,8

diarrea

0,6

0,5

3,1

1,8

disfagia

0,4

0,5

1,0

0,0

flatulenza

0,4

1,6

2,6

0,5

gastrite

0,2

1,1

0,5

1,3

ulcera gastrica

0,0

1,1

0,0

0,0

ulcera esofagea

0,0

0,0

1,5

0,0

dolore muscoloscheletrico (osseo, muscolare o articolare)

2,9

3,2

4,1

2,5

crampi muscolari

0,2

1,1

0,0

1,0

0,4

0,3

2,6

1,5

Gastro-intestinali

Muscoloscheletriche

Neurologici Cefalea

Le seguenti reazioni avverse sono state segnalate durante gli studi clinici e/o l’uso post-marketing delle compresse di alendronato per uso orale: REAZIONI AVVERSE Molto comune (≥1/10)

Comune (≥1/100, <1/10)

Non comune (≥1/1000, <1/100)

Raro (≥1/10.000, <1/1000)

Disturbi del sistema immunitario

reazioni di ipersensibilità incluse orticaria e angioedema

Disturbi del metabolismo e della nutrizione

ipocalcemia sintomatica, spesso in associazione con condizioni predisponenti# cefalea, capogiro§

Patologie del sistema nervoso Patologie dell’occhio

disgeusia§ infiammazione dell’occhio (uveite, sclerite o episclerite)

Patologie dell’orecchio e del labirinto

vertigine§

+ +

Patologie gastrointestinali

dolore addominale, dispepsia, costipazione, diarrea, flatulenza, ulcera esofagea*, disfagia*, distensione addominale, rigurgito acido

nausea, vomito, gastrite, esofagite*, erosioni esofagee*, melena§

stenosi esofagea*, ulcerazione orofaringea*, SUP (Sanguinamento, Ulcere, Perforazione) del tratto gastro-intestinale superiore#

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo

alopecia§, prurito§

eruzione cutanea, eritema

eruzione cutanea con fotosensibilità, reazioni cutanee gravi inclusa la sindrome di Stevens-Johnson e la necrolisi epidermica tossica+

Patologie del sistema muscoloscheletrico, del tessuto connettivo e delle ossa

+ +

Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione

Molto raro (<1/10.000)

dolore muscoloscheletrico (osseo, muscolare o articolare) che talvolta è grave#,§

gonfiore delle articolazioni§

astenia§, edema periferico§

fratture atipiche sottotrocanteriche e diafisarie del femore (reazione avversa di classe dei bisfosfonati)#, osteonecrosi della mandibola/mascella§,+, fratture da stress della diafisi prossimale del femore§,+

Osteonecrosi del canale uditivo esterno (reazione avversa per la classe dei bisfosfonati)

sintomi transitori come da risposta della fase acuta (mialgia, malessere e raramente febbre), tipicamente associati all’inizio del trattamento§

# Vedere paragrafo 4.4 - § La frequenza negli studi clinici è stata simile sia nel gruppo trattato con farmaco che in quello trattato con placebo. - * Vedere paragrafi 4.2 e 4.4 + Questa reazione avversa è stata identificata tramite il monitoraggio post-marketing. La frequenza di “raro” è stata stimata in base a studi clinici rilevanti. + + Queste reazioni avverse sono state indentificate con la formulazione in compresse e potrebbero non essere applicabili a Binosto 70 mg, che è assunto come una soluzione orale tamponata.


consigli

Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarma-co.gov.it/ it/responsabili. 4.9 Sovradosaggio L’ipocalcemia, l’ipofosfatemia ed eventi avversi del tratto gastrointestinale superiore, quali disturbi gastrici, pirosi gastrica, esofagite, gastrite o ulcera, possono essere la conseguenza di un sovradosaggio orale. Non sono disponibili informazioni specifiche sul trattamento di un sovradosaggio con l’alendronato. Si devono somministrare latte o antiacidi che si legano all’alendronato. A causa del rischio di irritazione esofagea, non indurre il vomito e il paziente deve rimanere rigorosamente con il busto eretto. 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: Farmaci che agiscono su struttura ossea e mineralizzazione, bifosfonati Codice ATC: M05BA04 Il principio attivo di Binosto 70 mg è l’alendronato triidrato sodico. E’ un bisfosfonato che agisce come un inibitore del riassorbimento osseo mediato dagli osteoclasti senza effetto diretto sulla formazione dell’osso. Studi preclinici hanno mostrato che l’alendronato si localizza in maniera preferenziale nei siti di riassorbimento attivo. Viene inibita l’attività, ma il reclutamento e l’adesione degli osteoclasti non sono alterati. Il tessuto osseo formatosi durante il trattamento con l’alendronato è qualitativamente normale. La tossicità esofagea associata al trattamento con alendronato, nota anche come esofagite da farmaco, è un effetto multifattoriale che sembra essere mediato principalmente da irritazioni locali della mucosa esofagea a causa di una sostanza cristallina. Il reflusso acido gastroesofageo potrebbe essere un fattore di rischio concomitante, poichè il blocco dell’acidità è uno dei principali trattamenti quando si verifica un’esofagite associata all’alendronato. Binosto 70 mg compresse effervescenti somministrato come una soluzione tamponata è stato sviluppato per solubilizzare completamente l’alendronato in una soluzione bevibile a pH elevato, con capacità di neutralizzare l’acido, per minimizzare il contatto dell’alendronato particolato con la mucosa e per prevenire la presenza nello stomaco della forte acidità gastrica, diminuendo il danno potenziale in casi di reflusso esofageo. Fare riferimento al paragrafo 4.8 per i dati post marketing raccolti negli Stati Uniti. Trattamento dell’osteoporosi in post-menopausa L’osteoporosi è definita come una densità minerale ossea (DMO) della colonna o dell’anca 2,5 DS (deviazioni standard) al di sotto del valore medio di una popolazione giovane normale o come una precedente frattura da fragilità, indipendente dalla DMO. L’equivalenza terapeutica dell’alendronato 70 mg in monosomministrazione settimanale (n=519) e l’alendronato 10 mg/die (n=370) è stata dimostrata in uno studio multicentrico di un anno su donne in post-menopausa con osteoporosi. Gli aumenti medi di DMO dal basale a livello del tratto lombare ad un anno sono stati del 5,1% (95% IC 4,8, 5,4%) nel gruppo trattato con 70 mg in monosomministrazione settimanale e del 5,4% (95% IC 5,0, 5,8%) nel gruppo trattato con 10 mg/die. Gli aumenti medi della DMO sono stati del 2,3% e del 2,9% a livello del collo del femore e del 2,9% e 3,1% in tutta l’anca, rispettivamente per i gruppi trattati con 70 mg in monosomministrazione settimanale e 10 mg una volta al giorno. I due gruppi di trattamento sono risultati simili anche riguardo agli incrementi di DMO in altri distretti ossei. Gli effetti dell’alendronato sulla massa ossea e sull’incidenza di fratture nelle donne in post-menopausa sono stati esaminati in due studi iniziali sull’efficacia, di disegno identico (n=994) e nel Fracture Intervention Trial (FIT: n=6.459). Negli studi iniziali sull’efficacia, gli aumenti medi della densità minerale ossea (DMO) con l’alendronato 10 mg/die confrontati con il placebo a tre anni sono stati dell’8,8%, 5,9% e 7,8% a livello rispettivamente della colonna vertebrale, del collo del femore e del trocantere. Anche la DMO dell’organismo in toto è aumentata in maniera significativa. C’è stata una riduzione del 48% (alendronato 3,2% vs placebo 6,2%) nella proporzione di pazienti trattati con l’alendronato con una o più fratture vertebrali rispetto a quelli trattati con il placebo. Nell’estensione a due anni di questi studi, la DMO ha continuato ad aumentare a livello della colonna vertebrale e del trocantere e si è mantenuta stabile a livello del collo del femore e dell’organismo in toto. Il FIT è costituito da due studi controllati con placebo su alendronato una volta al giorno (5 mg al giorno per due anni e 10 mg al giorno per uno o due ulteriori anni): • FIT 1: uno studio di tre anni su 2.027 pazienti con almeno una frattura vertebrale (da compressione) al basale. In questo studio, l’assunzione giornaliera dell’alendronato ha ridotto l’incidenza di ≥1 nuova frattura vertebrale del 47% (alendronato 7,9% vs placebo 15,0%). È stata inoltre rilevata una riduzione statisticamente significativa nell’incidenza di fratture dell’anca (1,1% vs 2,2%, una riduzione del 51%). • FIT 2: uno studio di quattro anni su 4.432 pazienti con ridotta massa ossea ma senza fratture vertebrali al basale. In questo studio è stata osservata una differenza significativa nell’analisi del sottogruppo di donne osteoporotiche (37% della popolazione globale dello studio, con osteoporosi secondo la definizione di cui sopra) nell’incidenza di ≥1 frattura vertebrale (2,9% vs 5,8%, una riduzione del 50%) e nell’incidenza di fratture dell’anca (alendronato 1,0% vs placebo 2,2%, una riduzione del 56%). Efficacia clinica di Binosto 70 mg compresse effervescenti per soluzione orale BC-118-07: uno studio clinico con Binosto 70 mg eseguito in 12 volontari sani di sesso femminile. Questo studio clinico ha valutato lo svuotamento gastrico ed il pH gastrico dopo la somministrazione di una compressa convenzionale e di Binosto 70 mg, compressa effervescente, con una elevata capacità tamponante. La soluzione tamponata ha la potenzialità di migliorare la tolleranza gastrica. Entrambe le formulazioni testate liberavano rapidamente l’esofago e non c’erano differenze statisticamente significative o fisiologicamente rilevanti nei tempi di svuotamento gastrico. L’esposizione della mucosa all’alendronato ad un pH minore di 3 è irritante per il tessuto gastro-esofageo. L’ingestione di una compressa convenzionale ha comportato la presenza dell’alendronato nello stomaco ad un pH minore di 3 entro pochi minuti. Dopo la somministrazione di Binosto 70 mg il pH gastrico generalmente aumentava a circa 5 e rimaneva ad un plateau per 30 minuti, poi diminuiva gradualmente. Il tempo necessario per il pH gastrico per scendere sotto 3, dopo l’ingestione del medicinale, era significativamente più alto con le compresse effervescenti, rispetto alla compressa convenzionale. Pertanto Binosto 70 mg minimizza la possibilità di esposizione dell’esofago (in caso di reflusso) e dello stomaco all’alendronato acidificato. Dati di laboratorio Negli studi clinici, sono state osservate riduzioni asintomatiche, lievi e transitorie del calcio e del fosfato sierici rispettivamente nel 18% e nel 10% circa dei pazienti trattati con l’alendronato 10 mg/die rispetto a 12% e 3% circa di quelli trattati con placebo. Tuttavia, le incidenze delle riduzioni del calcio sierico fino a valori <8,0 mg/dl (2,0 mmol/l) e del fosfato sierico fino a valori di ≤2,0 mg/dl (0,65 mmol/l) rilevate nei due gruppi di trattamento sono risultate simili. Popolazione pediatrica L’alendronato sodico è stato studiato in un ristretto numero di pazienti al di sotto dei 18 anni di età, con osteogenesi imperfetta. I risultati sono insufficienti per supportare l’uso di alendronato sodico in pazienti pediatrici con osteogenesi imperfetta. 5.2 Proprietà farmacocinetiche Assorbimento Rispetto a una dose endovenosa di riferimento, la biodisponibilità orale media dell’alendronato compresse nelle donne è stata dello 0,64% per dosi da 5 a 70 mg somministrate dopo una

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notte a digiuno e 2 ore prima di una colazione standard. Similmente la biodisponibilità si è ridotta a un valore stimato del 0,46% e del 0,39% quando l’alendronato è stato somministrato un’ora o mezz’ora prima di una colazione standard. La biodisponibilità di Binosto 70 mg compresse effervescenti è equivalente a quella delle compresse di alendronato, ma la variazione intraindividuale nell’escrezione (e pertanto nell’asorbimento) è più piccola per le compresse effervescenti (escrezione cumulativa nelle prime 48 ore: CV 32.0 vs 42.1%, velocità massima di escrezione: CV 37.5 vs 45.6%). Negli studi sull’osteoporosi, l’alendronato è risultato efficace quando somministrato almeno 30 minuti prima del primo alimento o bevanda della giornata. La biodisponibilità è risultata trascurabile quando l’alendronato è stato assunto assieme a una colazione standard o fino a 2 ore dopo. La somministrazione concomitante dell’alendronato con caffè o succo d’arancia hanno ridotto la biodisponibilità di circa il 60%. Distribuzione Studi nel ratto mostrano che l’alendronato si distribuisce temporaneamente nei tessuti molli dopo somministrazione endovenosa di 1 mg/kg, ma poi viene rapidamente ridistribuito nelle ossa o escreto nelle urine. Il volume medio di distribuzione allo steady state, escludendo le ossa, è di almeno 28 litri nell’uomo. Le concentrazioni plasmatiche del farmaco, dopo somministrazione orale di dosi terapeutiche, sono troppo basse per una valutazione analitica (<5 ng/ml). Il legame alle proteine plasmatiche nell’uomo è di circa il 78%. Biotrasformazione Non vi è evidenza di metabolizzazione dell’alendronato negli animali o nell’uomo. Eliminazione Dopo una singola dose per via endovenosa dell’alendronato radiomarcato con il 14C, circa il 50% della radioattività viene escreta con le urine entro 72 ore e la radioattività riscontrata nelle feci è molto scarsa o nulla. La clearance renale dell’alendronato è di 71 ml/min dopo una dose endovenosa singola di 10 mg e la clearance sistemica non supera i 200 ml/min. Entro 6 ore dopo somministrazione endovenosa la concentrazione plasmatica diminuisce fino a oltre il 95%. A causa del rilascio dell’alendronato dallo scheletro, si stima che l’emivita terminale nell’uomo sia superiore ai 10 anni. Nei ratti l’alendronato non viene escreto attraverso il sistema di trasporto acidobase dei reni e pertanto non ci si aspetta che interferisca con l’escrezione di altri medicinali attraverso questi sistemi nell’uomo. Caratteristiche nei pazienti Studi pre-clinici mostrano che il farmaco che non viene depositato nell’osso viene escreto rapidamente nelle urine. Non è stata dimostrata evidenza di saturazione dell’assorbimento da parte dell’osso dopo somministrazione cronica di dosi cumulative endovena fino a 35 mg/kg in animali. Sebbene non vi siano dati clinici disponibili, è probabile che, come negli animali, l’eliminazione dell’alendronato per via renale sia ridotta in pazienti con compromissione renale. Di conseguenza, un maggior accumulo di alendronato nelle ossa è prevedibile in soggetti con funzione renale compromessa (vedere paragrafo 4.2). 5.3 Dati preclinici di sicurezza I dati non-clinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla base di studi convenzionali di sicurezza farmacologica, tossicità a dosi ripetute, genotossicità, potenziale cancerogeno. Studi nei ratti hanno dimostrato che il trattamento con l’alendronato durante la gravidanza era associato alla distocia delle femmine durante il parto, correlata all’ipocalcemia. Nelle sperimentazioni, i ratti che hanno ricevuto dosi elevate hanno mostrato un’aumentata incidenza di incompleta ossificazione fetale. Si ignora se ciò sia rilevante per l’uomo. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Sodio citrato diidrato Acido citrico anidro Sodio idrogeno carbonato Sodio carbonato anidro Aroma fragola [maltodestrine (mais), gomma arabica, glicole propilenico (E 1520), sostanze aromatizzanti natura-identiche] Acesulfame potassico Sucralosio 6.2 Incompatibilità Non pertinente. 6.3 Periodo di Validità 4 anni. 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Questo medicinale non richiede alcuna temperatura particolare di conservazione. Conservare nel confezionamento originale per proteggere il medicinale dall‘umidità. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Le compresse effervescenti sono fornite in strip di fogli compositi (carta/polietilene/alluminio/ ionomero di zinco), con 2 compresse effervescenti confezionate in strip unitari. Confezioni da 4, 12 o 24 compresse effervescenti. E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione Nessuna istruzione particolare per lo smaltimento. Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente. L’aspetto del medicinale dopo la dissoluzione è una soluzione limpida ed incolore. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO Abiogen Pharma S.p.A. - Via Meucci, 36 - Ospedaletto - Pisa 8. NUMERI DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO AIC n. 040246011 “70 mg compresse effervescenti” AIC n. 040246023 “70 mg compresse effervescenti” AIC n. 040246035 “70 mg compresse effervescenti” 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Febbraio 2013 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Marzo 2016

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I robot non vi amano, ancora

L’intelligenza artificiale è ormai parte integrante del settore health care, ma non può sostituire i rapporti umani

Da quanto abbiamo visto nelle precedenti puntate di questa rubrica la gestione (persino autogestione) totale del paziente, grazie a sensori, dispositivi indossabili, smart phone e App sta diventando sempre più probabile ma non sarà altrettanto semplice. Nonostante tutto faccia pensare che l’epidemia di disintermediazione mondiale (Uber, Netflix, AirBnB eccetera) colpirà presto anche la medicina e la tutela della nostra salute, gli spazi cognitivi e operativi per affiancare gli individui ancora sani ma a rischio sono invece molto chiari e non risibili. In un settore che si occupa di servizi sanitari i processi di trasformazione dei pazienti in consumatori, per quanto possano far storcere la bocca all’ortodossia del classico rapporto curanti-malati, sono ormai una realtà che diviene e si dispiega molto rapidamente, talvolta in modo esponenziale. Alla base di questa vera e propria rivoluzione digitale c’è, però, l’innegabile e ferrea

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sta attrezzando per fare in modo che i consumatori non ancora pazienti possano essere supportati nelle scelte che pretendono di fare magari riducendo la complessità delle stesse quando, per esempio, implichino una decisione che porta verso terapie a maggiore probabilità di successo teorico ma ancora parecchie incertezze sul piano della sicurezza. Il primo passo verso questa nuova medicina partecipativa, che è forse la P più importante delle quattro P che incardinano il concetto di medicina di precisione (le altre sono Personalizzazione, Predizione e Prevenzione) è che il paziente va incluso sin dal principio nella configurazione della sperimentazione clinica con un ruolo da protagonista principale. Il secondo punto è che questo implica che i sistemi informativi dovranno gestire un numero immenso di dati che provengono dagli stili volontà dell’utente di essere coinvolto in di vita e non solo dagli prima persona con diesami clinici, strumenritti e doveri su tutto quello che riguarda la con il diffondersi tali o di laboratorio. della salute Le implicazioni di quesua salute; e se sono molto chiari i primi, lo digit ale crescono sto riposizionamento sono molto meno i sele responsabilità e della successiva transizione saranno condi. Tra le responsad e l p a z i e n t e enormi perché, se si bilità che derivano, in consumatore pensasse di demandaautomatico, dall’essere re al singolo paziente direttamente il generale scelte sulla scorta di consigli dettati da tore di informazioni sui servizi sanitari di algoritmi e software pur “intelligentissicui si usufruisce in modo non più passivo, mi”, si commetterebbe un grave errore. È ci sono quelle che riguardano gli stili di vita infatti altamente improbabile che gli esche possono influenzare l’efficacia delle teseri umani nel momento in cui si ammarapie farmacologiche o fisiche che vengono lano - e tanto più si ammalano tanto più prescritte, erogate e rimborsate dallo Stato. ne hanno bisogno - rinuncino alla solidaIn questo nuovo scenario il “beneficiario” rietà, a una parola di conforto o a un abdel servizio non è solo una persona che braccio. Tutte cose che, per il momento, chiede di essere soddisfatta dal trattameni robot non sono in grado di fare in moto ricevuto ma è un fattore di produzione do convincente. di quel risultato. L’industria della salute si


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