Anno XVII | N° 11 23 giugno 2016 | www.puntoeffe.it
ECM 2016 - 2 corsi
37,5
CREDITI FORMATIVI ECM
fad
ON LINE
1) Preparazioni galeniche - 19,5 crediti Ecm 2) Farmacia dei servizi: prestazioni analitiche di prima istanza e altri servizi di secondo livello - 18 crediti Ecm
La galenica non è un hobby ma un servizio sociale di grande utilità. A colloquio con il segretario della Società italiana farmacisti preparatori
Terapie
personalizzate MARCO FORTINI
Anno XVII | N° 11 23 giugno 2016 | www.puntoeffe.it
ECM 2016 - 2 corsi
37,5
CREDITI FORMATIVI ECM
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ON LINE
1) Preparazioni galeniche - 19,5 crediti Ecm 2) Farmacia dei servizi: prestazioni analitiche di prima istanza e altri servizi di secondo livello - 18 crediti Ecm
La galenica non è un hobby ma un servizio sociale di grande utilità. A colloquio con il segretario della Società italiana farmacisti preparatori
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SOMMARIO Direzione, Redazione, Marketing Via Spadolini, 7 - 20141 Milano Tel.: 02.88184.1 - Fax: 02.88184.302 www.puntoeffe.it Reg. Trib. di Milano n. 40 - 14/1/2000 ROC n. 23531 (Registro operatori comunicazione)
20
Editore EDRA S.p.A. Direzione editoriale Giorgio Albonetti
5 | Editoriale
Direttore responsabile Laura Benfenati - l.benfenati@lswr.it
PARLIAMONE
Redazione Giuseppe Tandoi - g.tandoi@lswr.it
Dal mondo
Collaboratori Silvia Ambrogio, Fabio Baldassarri, Attilia Burke, Paola Cimetti, Simona Dalla Costa, Elisa Da Vinci, Rossella Gemma, Luigi Marafante, Mauro Miserendino, Bruno Riccardo Nicoloso, Carlo Zoia
6 | Stati Uniti, lotta contro l’abuso di oppioidi Tra noi
8 | Sanità sempre più on line
Pubblicità Massimiliano Donati Responsabile Commerciale ADV
Interventi
12 | Croci verdi, semafori rossi, Antille francesi
Traffico Donatella Tardini (Responsabile) d.tardini@lswr.it - Tel. 02.88184.292 Ilaria Tandoi - i.tandoi@lswr.it Tel. 02.88184.294
PRIMO PIANO Incontri
Marco Fortini
14
Attualità
Assemblea pubblica di Federfarma
18
Attualità
Shopping e farmacia, un possibile connubio? 20
Convegni
Le facce dell’aderenza
24
Medicina
Emangiomi infantili, novità in terapia
Nutraceutica
Omeopatia 26
Per compensare lo sforzo 30
Cambi di stagione
Cosmesi
Quando consigliare il trucco correttivo
30
38
Abbonamenti Tel. 02.88184.317 Fax: 02.56561.173 abbonamentiedra@lswr.it Grafica e Immagine Emanuela Contieri - e.contieri@lswr.it Produzione Walter Castiglione w.castiglione@lswr.it Tel. 02.88184.222 Immagini Fotolia, Thinkstock. I diritti di riproduzione delle immagini sono stati assolti in via preventiva. In caso di illustrazioni i cui autori non siano reperibili, l’Editore onorerà l’impegno a posteriori
RUBRICHE
24
36
Stampa Tiber S.p.A., Via della Volta 179 25124 Brescia
42 | Legale 45 | Spigolature 47 | Solidarietà 49 | No profit 50 | Iniziative 56 | Intervista a... 58 | Consigli 64 | Il libro
Prezzo di una copia euro 0,70. A norma dell’art. 74 lett. C del DPR 26/10/72 n° 633 e del DPR 28/12/72. Il pagamento dell’IVA è compreso nel prezzo di vendita. Ai sensi dell’art. 13 del D.lgs. 196/03, i dati di tutti i lettori saranno trattati sia manualmente, sia con strumenti informatici e saranno utilizzati per l’invio di questa e di altre pubblicazioni e di materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dall’art. 11 D.lgs 196/03. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Edra S.p.A. intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Edra S.p.A., Via G. Spadolini 7 - 20141 Milano, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione di cui all’art. 7 D.lgs 196/03.
Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 1/1/2015 - 31/12/2015 Periodicità: Quindicinale Tiratura media: 11.042 Diffusione media: 10.727 Certificato CSST n. 2015-2564 del 25/2/2016 Società di Revisione: Metodo
Testata Associata
2 | giugno 2016 |
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EDITORIALE
di LAURA BENFENATI
Una felice intuizione
Q
uando, nel 2000, noi dell’editoria di settore - all’epoca ero direttore della rivista di Utet - venimmo a sapere che Ismaele Passoni stava lanciando un settimanale per i farmacisti, Punto Effe, pensammo «Un pazzo!», me lo ricordo bene. Di riviste di categoria allora ce ne erano molte più di adesso. Ricordate Pharmacy di Fenagifar? Oppure Il Giornale del Farmacista dell’allora Masson? Non era certo necessario dare vita anche a un settimanale. Avevamo sottovalutato Ismaele Passoni, è evidente. Lui che di riviste di settore ne aveva creata più di qualcuna - Tema Farmacia, per esempio, o Doctor Farmacia - che si è inventato le settimane di aggiornamento/ vacanza dei farmacisti anni e anni fa, che una titolare di farmacia l’ha pure sposata e questo settore lo conosce bene da più di quarant’anni, con Punto Effe aveva avuto una felice intuizione. La rivista è diventata poi un quindicinale, è cresciuta molto, per noi in redazione lavorare con lui è stato entusiasmante: sempre nuove idee, progetti, Ismaele è un vulcano, lo sa chi lo conosce bene. Il suo “pallino” delle catene di farmacie, per esempio, continua a parlarne ancora oggi ma lo fa da tempi non sospetti, prima che diventassero tanto di moda. Lui che ha sempre definito i titolari di farmacia “monadi”, per la loro incapacità di fare squadra attorno a un progetto comune, ha provato a far loro compren-
dere l’importanza dell’aggregazione ma anche la necessità di dar vita a un sindacato nazionale alternativo, per stimolare Federfarma. E il quotidiano distribuito nelle farmacie? Voleva Lui che ha sempre lanciarlo nel 2008 ma i vertici di definito i titolari categoria non hanno compreso le “monadi”, ha promosso, potenzialità di quel progetto. Ha quando non era così organizzato miriade di convegni, forum in redazione, ha lanciato di moda, la cultura “star” del settore come Tarabusi e dell’aggregazione Trombetta. Tutto il mondo della farmacia è passato al ristorante Sabatini, sotto alla vecchia redazione di Punto Effe. E come editore ha sempre lasciato grande libertà nella gestione della rivista, salvo arrabbiarsi molto - e intervenire con editoriali di fuoco - quando ci capitava di essere attaccati dal sindacato per qualche pezzo un po’ forte. Poi la decisione di cedere la testata, tre anni fa, al gruppo Edra, assicurandosi che i suoi “ragazzi”, noi, passassimo tutti nella nuova casa editrice. Una scelta coraggiosa, di cui gli siamo molto grati, che in tempi difficili per l’editoria, ha consentito a Punto Effe di ricominciare a crescere grazie alle sinergie che ci sono in un grande gruppo. È rimasto direttore editoriale della testata e ha mantenuto con Edra un contratto di consulenza, che a giugno si conclude. E siccome lo conosciamo bene, siamo sicuri che nel mondo della farmacia qualcosa d’altro farà, figuratevi se Ismaele Passoni starà fermo. 5 | giugno 2016 |
DAL MONDO
Australia www.businessinsider.com.au
di ATTILIA BURKE
Richiesta ufficiale per coltivare cannabis a uso terapeutico nel New South Wales Usa www.eprretailnews.com
Naloxone senza prescrizione nelle farmacie Walgreens del New Jersey Negli Stati Uniti continua la battaglia contro l’abuso di oppioidi che sta dilagando nel Paese. Questa volta a muovere un passo in avanti nella lotta alle droghe è la più vasta catena di farmacie americana, Walgreens, che ha annunciato l’intenzione di vendere il naloxone senza obbligo di prescrizione in tutte le farmacie nello Stato del New Jersey. L’iniziativa rientra nel piano nazionale contro l’abuso delle droghe e aveva già coinvolto più di 1.500 farmacie Walgreens negli Stati di Alabama, Indiana, Massachusetts, New Jersey, New York, Ohio, Pennsylvania e Rhode Island. Nel mese di febbraio, Walgreens aveva annunciato l’intenzione di rendere il naloxone disponibile senza prescrizione medica in 35 stati e a Washington D.C., in conformità alla normativa di ciascuno Stato. Il naloxone è ora più accessibile e più facile da ottenere in oltre 190 farmacie Walgreens in tutto il New Jersey ma il programma completo prevede un’estensione della vendita senza prescrizione medica a più di 5.800 farmacie in tutto il Nord America. Il farmaco, utilizzato in caso di overdose per invertire gli effetti di eroina o altri farmaci oppiacei, viene somministrato mediante iniezione o spray nasale. «È incoraggiante sapere che il naloxone ora sarà più facilmente accessibile ai consumatori attraverso questo programma», afferma il procuratore generale Robert Lougy. «Negli ultimi due anni la Polizia di Stato, le forze dell’ordine locali e il personale dei pronto soccorso hanno somministrato naloxone a più di 11.000 vittime di overdose e salvato innumerevoli vite. Tuttavia, nonostante i nostri sforzi, la polizia e le ambulanze non possono arrivare ovunque avvenga un abuso di narcotici. Questo cambiamento permetterà di salvare molte vite». Nel 2014 i Center for disease control and prevention hanno rilevato negli Stati Uniti un totale di 47.055 decessi per overdose da droghe, incluse quelle su prescrizione, con un aumento del 6,5 per cento rispetto al 2013 e del 140 rispetto al 2000.
In Australia lo Stato del New South Wales ha richiesto ufficialmente al governo federale il permesso di coltivare marijuana a uso terapeutico. L’idea sarebbe quella di intraprendere un’intensa attività di ricerca sulla cannabis: questo ciò che riporta il documento presentato al governo federale dal premier del New South Wales Mike Baird. Il governo centrale australiano del premier Malcolm Bligh Turnbull, leader del Partito liberale, aveva già aperto la strada alla coltivazione domestica di cannabis nello scorso febbraio, con le leggi nazionali che legalizzavano la coltivazione domestica per la produzione di prodotti a uso medicinale, per esempio per il trattamento del dolore cronico e acuto, in quella che il ministro della Salute Sussan Ley ha definito una politica «dai campi alla farmacia». Secondo una ricerca della University of Sydney Business School l’industria australiana di cannabis medicinale potrebbe valere più di 100 milioni di dollari annuali, con una richiesta che si aggirerebbe intorno agli 8.000 kg di farmaco all’anno. Qualora la proposta venisse accettata dal governo federale c’è chi è già pronto a dare il via alle coltivazioni, come il noto politico australiano Barnaby Joyce, che ha aperto una fattoria nei pressi di Tamworth, con 47 ettari di terreno destinato alla cannabis. Il New South Wales è all’avanguardia nel campo della ricerca sui modi più efficaci per somministrare la cannabis a uso terapeutico, grazie anche all’azienda leader nel settore Medlab Clinical. Attualmente sono attivi numerosi studi clinici sui farmaci a base di cannabis, con un particolare focus sui bambini con epilessia, malattie terminali e nausea indotta da chemioterapia. Un’altra azienda con base a Sydney, la Mgc Pharmaceuticals, sta mettendo a punto un “Libro bianco” del governo federale sulla creazione di un’industria della cannabis medica, e sta realizzando un impianto di coltivazione e di estrazione in Slovenia.
6 | giugno 2016 |
DAL MONDO
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La dott.ssa Renevier e sua figlia Marie, futura farmacista
Cannes, Francia
1983
www.thkohl.it - www.pharmathek.com 7 | giugno 2016 |
PARLIAMONE TRA NOI
di MAURO MISERENDINO
Sanità sempre più on line
L’
Italia si scopre più informatizzata almeno in sanità e il merito è anche delle farmacie. Che fin qui hanno lavorato molto, bene e forse un po’ “sottotraccia”. Proprio dalla società di ricerche Promofarma che gestisce la raccolta dei dati delle prescrizioni trattate dalle farmacie per conto del Servizio sanitario nazionale arriva uno dei dati clou presentati nell’indagine dell’Osservatorio innovazione digitale del Politecnico di Milano; le ricette dematerializzate sono arrivate al 72 per cento del totale. C’è un forte aumento rispetto al 26 per cento del 2014 e si avvicina il tabellino di marcia che chiede già ora un 90 per cento di spedizioni on line l’anno.
Ricette sul web
In pole, viaggiano Regioni come il Veneto dove sono su web l’89 per cento delle ricette, o la Campania e la Sicilia con l’88 per cento. Peraltro il boom delle ricette on line nel 2015 è avvenuto fermi restando gli investimenti delle istituzioni in informatica. Le stime addirittura evidenzierebbero una lieve contrazione da 30 milioni di euro, da 1,37 a 1,34 miliardi, ma trattandosi appunto di proiezioni è possibile che a consuntivo si arrivi a un dato più incoraggiante (figura 1). L’Osservatorio del Politecnico intanto, sulla base dei sondaggi condotti in parte con Doxafarma e Fimmg, informa che quasi raddoppia-
no le prenotazioni on line di esami da casa o da telefonino. Purtroppo, dalla ricerca voluta dalla School of Management del Politecnico di Milano - rispettivamente su 10 regioni, 1.000 cittadini, 656 medici di famiglia, nonché 82 Chief information officer e 131 direttori generali in rappresentanza di 160 tra aziende sanitarie e ospedaliere - emerge la carenza di coordinamento tra operatori.
Poca telemedicina
Certo, se nel 2013 dopo un calo del 26 per cento degli investimenti la maggioranza dei Chief information officer delle Asl pronosticava una “gelata”, il settore ha tenuto. Aziende e operatori del Servizio sanitario investono. Lo fanno soprattutto nel controllo delle prestazioni sanitarie (cartella clinica elettronica, gestione documenti e servizi al cittadino), meno sulla salute “reale” (telemedicina e tele monitoraggio), dove invece sono i medici a cimentarsi (figura 2). La tendenza a far rete si manifesta soprattutto nel caso dei protocolli di cura. L’85 per cento dei Direttori sanitari dichiara di avere nella sua azienda protocolli diagnostico terapeutici attivi per le principali cronicità - oncologici, diabetologici, cardiologici - che in sei casi su dieci coinvolgono medici di famiglia e in cinque riguardano operatori di altre aziende, farmacie incluse. 8 | giugno 2016 |
Italiani sempre più “linkati”
Asl e Ospedali nel 2015 hanno speso più di tutti: 930 milioni contro 320 delle Regioni, 70 milioni sono stati investiti dai medici convenzionati e 18 dal Ministero della Salute (figura 3). In valore le aziende Ssn hanno scommesso più degli altri. Due le scommesse avviate nel nostro Paese: la ricetta che viaggia on line da una Regione all’altra, come da decreto presidenza del consiglio del 14 novembre scorso, e l’attivazione del Fascicolo sanitario elettronico del paziente prevista dal decreto 3 settembre 2015. In quest’ultimo caso però, solo sei Regioni - Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Sardegna, Valle d’Aosta e Provincia di Trento - hanno tagliato il traguardo, altre undici arrancano, il Sud è sostanzialmente fermo. Ma il cittadino consulta il Fascicolo? Solo nel 5 per cento dei casi. Lo fa da remoto, telefonino o pc. Note liete: un italiano su tre ha sentito parlare di Fse, dato doppio rispetto al 2014, e uno su cinque sa cos’è.
Medici di famiglia in linea
Peraltro, sempre più utenti vanno on line per prenotare visite ed esami: lo fa il 24 per cento. E dialogano via WhatsApp su smartphone con i medici di famiglia, che ormai per il 50 per cento usano la nuova tecnologia e ne traggono benefici (figura 4). La popolazione che più usa l’Ict ha tra i 35 e i 54 anni. Triplicano anche i pazienti che vogliono pagare on
PARLIAMONE TRA NOI
Boom per ricetta elettronica e servizi, i cittadini dialogano di più con i sanitari ma gli investimenti restano limitati
box
Premio innovazione digitale in sanità
A margine della presentazione del Rapporto del Politecnico sono stati consegnati a Milano i premi Innovazione Digitale in Sanità 2016 alle aziende sanitarie che meglio hanno scommesso sull’informatizzazione a parere di una giuria di operatori, esperti, docenti. Cinque le categorie: gestione, processi clinico sanitari, servizi regionali, rete e relazione con il cittadino. Una menzione particolare l’ha meritata l’Asl di Reggio Emilia, che ha lanciato un software per la gestione integrata di dati, documenti e atti amministrativi in funzione trasparenza e anti corruzione. Con l’originale gestionale l’Asl Re si è aggiudicata anche il Premio messo in palio dalla Fiaso, la Federazione delle aziende sanitaria e ospedaliere, “Innovazione digitale in sanità 2016”, giunto alla sua terza edizione. I vincitori del concorso sono invece l’Istituto Ortopedico Galeazzi per la categoria “processi gestionali” con un progetto dedicato all’ottimizzazione dell’attività delle sale operatorie, l’Azienda Policlinico di Bari nei “processi clinico-sanitari”, il Laboratorio analisi Valdès di Cagliari nella “relazione con il cittadino”, l’Azienda socio-sanitaria territoriale Niguarda di Milano nella “Sanità in rete” e la Regione Veneto per i “servizi regionali”. Altre menzioni particolari sono andate all’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli per la “Sanità in rete”, alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per i “servizi regionali” e al Trafford Clinical Commissioning Group nella “relazione con il cittadino”. line il ticket, ormai saliti al 14 per cento della popolazione. Sono dati di sostanziale disponibilità degli utenti a interloquire a distanza con il Ssn. E qui s’inseriscono le farmacie, che ancora non costituiscono un campione della ricerca del Politecnico ma, pur se a cavallo tra pubblico e privato, hanno i numeri per diventarlo, poiché dialogano con tutti i protagonisti dell’informatizzazione, dallo Stato - al quale accanto alla ricetta elettronica dallo scorso anno spediscono i report della spesa farmaceutica privata per la compilazione del modello 730 alle Regioni, dai medici di famiglia alle Asl. Le 18 mila iscritte a Federfarma investono soprattutto in dialogo con la Pa, piattaforme per erogare servizi privati e percorsi per l’aderenza alla terapia dei pazienti (vedi a pagina 11).
I nemici dell’Ict
Afferma Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio, «la velocità di attuazione dell’agenda digitale 2014-20 è ancora modesta e disomogenea. Servono politiche regionali coerenti, in grado di guidare e supportare gli attori del sistema, fornendo competenze e servizi condivisi e premiando i comportamenti virtuosi. E sono necessari progetti coraggiosi di aziende sanitarie e operatori, superando la logica delle sperimentazioni». Il ministero della Salute risponde di puntare tutto sul patto per la sanità digitale con le Regioni (box 2). A ostacolare lo sviluppo dell’Ict sarebbero anche scarsa disponibilità di risorse (lo dice il 68 per cento dei Cio e manager intervistati contro 54 per cento dei medici di 9 | giugno 2016 |
1
L’evoluzione della spesa per la sanità digitale (in miliardi di euro) 1,4
1,37
1,35 1,3
figura
1
1,34
1,3 1,23
1,25 1,2
1,17
1,15 1,1 1,05
2011
2012
2013
2014
2015
Fonte: Osservatorio Politecnico In questo grafico, la spesa degli operatori del Servizio sanitario nazionale in Ict per la sanità. In ascissa ci sono gli ultimi cinque anni di rilevazione, in ordinata i valori degli investimenti in miliardi di euro. Il dato del 2015 è ancora una stima.
PARLIAMONE TRA NOI
famiglia), e quindi dalla resistenza del personale (50 per cento contro 48 per cento). Addita la scarsa cultura digitale degli operatori sanitari un 45 per cento dei medici di famiglia contro il 32 per cento dei manager: critica o autocritica? box
2
Innovazione digitale, ecco dove si investe di più Gestionali di reparto
18
Servizi digitali al cittadino
19
Soluzioni di assistenza domiciliare
20
Il Ministero della Salute è pronto a raccogliere la sfida dell’integrazione lanciata dall’Osservatorio sanità digitale. A Milano, alla presentazione dell’indagine del Politecnico, Massimo Casciello, direttore generale della digitalizzazione al Ministero della Salute ha affermato di confidare molto sull’imminente Patto per la sanità digitale tra Stato e Regioni la cui bozza è stata inviata all’Ufficio legislativo e poi andrà in conferenza unificata. Il Patto deve fare da volano all’integrazione di sistemi tra Regioni e tra aziende sanitarie e ospedaliere. «Alcune Regioni in passato hanno contestato il modello adottato - ammette Casciello - ma adesso si sta prendendo coscienza che le cose vanno fatte in rete: con il Patto, insieme andranno decise le regole e gli applicativi da utilizzare». «Certo - continua Casciello - ogni Regione ha la sua autonomia e può fare scelte difformi. Ma le aziende che fanno investimenti in Ict devono informare le Regioni sulle scelte intraprese. E a loro volta le Regioni dovranno informare il Tavolo per il Patto dove siedono Ministero e Regioni, così tutti sapranno che cosa si sta facendo».
2
23
Integrazione sistemi stato-regioni
24
Gestione e conservazione documenti
ll Governo: con il Patto sanità digitale, le Regioni obbligate a parlarsi
figura
(in milioni di euro)
26
Gestione informatizzata farmaci 184 Gestione risorse umane
39
Disaster Recovery
48 61
Sistemi di front end
64
Cartella clinica elettronica Fonte: Osservatorio Politecnico
0
10
20
30
40
50
6% 70
60
La parte del leone negli investimenti, in prevalenza di Asl e ospedali, la fa la cartella clinica elettronica, il nostro Paese si sta sforzando di uniformare i linguaggi e i formati. Poi ci sono i sistemi front-end che interfacciano sanità e utente, e quelli di disaster recovery. La classificazione non sempre è facile, ci sono sistemi che possono abbracciare più di una definizione.
Promotori della spesa per sanità digitale 2015
figura
(in Italia in percentuale) Stimato in 1,34 miliardi di euro l’investimento per il 2015 degli operatori del Servizio sanitario in Information Technology per la sanità, quasi due terzi di esso vanno ascritti ad Asl e ospedali, un 20 per cento alle Regioni, il resto ai medici di famiglia, minima la spesa del governo centrale rappresentato dal Ministero della Salute.
5,23% 1,37% 23,90%
3
Strutture sanitarie Regioni
69,50%
Medici di medicina generale Ministero della Salute
Come dialogano a distanza medici di famiglia e cittadini Ecco i sistemi di dialogo usati dai medici di famiglia con i cittadini. Fatti cento i 656 medici intervistati, in percentuale ecco quanti usano sms, WhatsApp e altri strumenti. Un medico di famiglia in genere usa più mezzi. WhatsApp è cresciuto 1,2 del 33 per cento rispetto al 2014, tra chi non lo usa, metà teme accresca il carico di lavoro e un 39 per cento teme si creino incomprensioni con i pazienti.
90% 80% 60% 50% 1,5 40% 30%
53%
20%
12%
10% 0%
4
70%
70%
Fonte: Fimmg-Osservatorio Politecnico 10 | giugno 2016 |
figura
83%
sms
WhatsApp Social Network
7% Skype
PARLIAMONE TRA NOI
Gianni Petrosillo: la farmacia dei servizi nasce dal “bit”
F
inora si è viaggiato su binari paralleli, on line e carta. Presto le cose cambieranno». Gianni Petrosillo (nella foto) ad di Promofarma parla di un progetto Ict di Federfarma in particolare, allo studio in Lombardia. Si parla di distinta contabile riepilogativa dematerializzata, che prelude alla totale dematerializzazione del processo di erogazione dei farmaci e di rendicontazione ai fini del rimborso Ssn. «Quando a fine mese tariffiamo le ricette - dice Petrosillo - stampiamo una distinta cartacea che riepiloga gli importi totali della confezioni, degli sconti e dei ticket pagati dal cittadino e li riassume per ogni mazzetta da cento ricette. L’Asl per verificare la consistenza del valore degli importi chiesti a rimborso, rispetto ai bollini dei farmaci consegnati, deve ri-scansionare, ri-tariffare e confrontare il dato ottenuto con il cartacei della Dcr, sostenendo i relativi oneri. Stiamo cercando di riportare le stesse informazioni in formato elettronico, con un vantaggio: il numero di righe a disposizione nella distinta contabile elettronica è infinito e per ogni farmaco possiamo riportare tutti i dati della tariffazione. Se si riscontrassero disallineamenti, l’Asl espone sul portale in modalità riservata le sue verifiche così che il farmacista corregga prima dell’emissione del bonifico. Il successivo controllo dell’Asl è agevolato e potrebbe trasferirsi solo sul dato
elettronico, tranne le operazioni su ricette “rosse”, destinate a ridursi al 10 per cento del totale prescritto. Il contenzioso si riduce ai minimi termini senza impattare sui tempi di pagamento. Il controllo sul dato elettronico inserito nei sistemi di accoglienza centrale o regionale potrà andare a regime anche grazie allo sviluppo del progetto di targatura, ossia con la possibilità di verificare on line tutta la tracciabilità dei farmaci soggetti a rimborso». Sul fronte “privato” e dei nuovi compiti, Federfarma ha creato Dottorfarma®, piattaforma che consente agli iscritti l’erogazione centralizzata di servizi. «La piattaforma per le prestazioni sanitarie è già attiva a Bergamo, Novara, Friuli e Romagna. Mette a disposizione contratti quadro con organizzazioni ed enti erogatori di servizi specializzati mediante infermieri, fisioterapisti, operatori sociosanitari. Dopo che la propria Associazione ha sottoscritto un accordo, già predisposto, con gli erogatori locali, il farmacista - dieci vetrine in città o un portoncino in un paese di montagna - sceglie i servizi che gli sono richiesti, per esempio l’assistenza domiciliare a un anziano, e con la piattaforma informatica mette a disposizione 11 | giugno 2016 |
del cittadino l’erogatore disponibile; in sostanza si tratta di una sorta di centro unico di prenotazione privato. In tema di telemedicina, Dottorfarma® oggi permette alle circa 2.500 farmacie iscritte di noleggiare dispositivi medici per erogare ecg, holter cardiaci e pressori, e spirometria con esame monitorizzato a distanza da centri specialistici di telerefertazione. Per dare un esempio del valore di tale attività, si riporta che, nell’8 per cento dei casi di più di 20 mila holter cardiaci effettuati in farmacia, vi è stata la necessità di ricovero al 118 con codice rosso. Infine in Federfarma abbiamo sviluppato un modello che ci consentirà di monitorare l’aderenza alla terapia di cittadini con patologia cronica: servizi che potrebbero coinvolgere il medico curante. La piattaforma potrà dialogare con l’utente registrato via web e via app, registrando dosi e tempi e modalità da seguire nell’assunzione di uno o più farmaci, secondo le indicazioni del medico e con il supporto del farmacista. Stiamo costruendo un “mondo” a misura di paziente - conclude Petrosillo - e investendo risorse crescenti per dare le stesse opportunità a tutti gli iscritti, grandi e piccoli».
INTERVENTI
di FABIO BALDASSARRI, farmacista
Croci verdi, semafori rossi, Antille francesi
Q
uesta è una lettera anonima. Sono un fuorilegge, dunque o mi prendono, o mi costituisco o mi devo dare alla macchia: è logico. Ma, se mi beccano, vuoto il sacco: attenzione. Qualcuno sa che sulle strade provinciali sono vietate le insegne verdi, soprattutto se lampeggianti? Qualcuno conosce la norma che prevede come obbligatoria la croce - verde per l’appunto - per le farmacie, pena, credo, la chiusura o la deportazione nelle Antille Francesi? (quasi quasi, le Antille Francesi, magari in un resort…).
Siccome tutto ha una logica, per quanto a volte strana, immagino che un legislatore prudente abbia pensato che fosse possibile scambiare la croce della farmacia, simile per forma e dimensioni, con il semaforo e che questo fatto, soprattutto in prossimità di un incrocio, avrebbe potuto indurre qualche automobilista distratto ad attraversarlo, provocando morte e distruzione, senza avere la precedenza. D’altra parte, per quanto si possa impedire a una croce di lampeggiare senza bisogno di convincerla, più difficile è non farla verde, se deve essere verde. Così, confesso, la mia lampeggia an12 | giugno 2016 |
che, in modo abbastanza sobrio, ritengo, ma lampeggia. Tanto verde è già verde e quindi vai: anarchia! Ora, scusate l’eccessiva drammatizzazione: mi auguro, anzi sono certo, forse, che nessuno verrà a contestarmi il fatto di avere, come prescritto dalla legge, la croce verde accesa, tuttavia questa contraddizione è paradigmatica della sempre più grave schizofrenia che affligge il Paese in generale, il settore della sanità tra gli altri, le farmacie in particolare. Segnalo alcuni punti, poi faccio una domanda. A un convegno sull’obesità infantile
INTERVENTI
I temi sul tappeto sono tanti e aspettare ancora che sindacato, Stato e Regioni possano dare risposte plausibili, o addirittura utili, è pura utopia
un politico importante dichiara quanto potrebbero fare i farmacisti per aiutare a contenere il problema, come al solito ribadisce quanto la farmacia sia fondamentale per la salute del popolo, sottolinea che l’intervento del farmacista, oltre a essere competente è gratuito, poi raccomanda alla categoria di abbandonare la deriva commerciale (l’emporio, lo chiama). Il ragionamento sembra avere una sua logica: il farmacista che lavorasse gratis per la sanità pubblica e al tempo stesso rinunciasse “all’emporio”,
potrebbe comunque sopravvivere sfamandosi con il cibo sottratto al bambino ob eso messo a dieta. Ci troveremmo in questo caso di fronte a una forma di baratto (il farmacista presta le sue competenze in cambio di fette di pane e Nutella e sacchetti di patatine San Carlo), transazione commerciale di antichissime e nobili origini (il mio regno per un cavallo!) ma dal difetto gravissimo di portare con sé il frutto velenoso dell’evasione dell’Iva. Scusate di nuovo. Un accenno a una cosa che mi pare più seria: l’assistenza sul territorio dovrà fare i conti con l’abolizione della guardia medica e la copertura h16 da parte dei medici di base riuniti nelle Aft-Uccp. A parte l’abbandono al 118 e al Pronto soccorso delle nevralgie, dei mal di pancia e delle febbri notturne, proprio quando gli ospedali si stanno organizzando per non occuparsi più del territorio, la cosa che mi preoccupa, da farmacista, non è che le farmacie vicine alle Aft-Uccp saranno avvantaggiate, ma che quelle lontane saranno penalizzate, forse in modo gravissimo. La preziosa rete delle farmacie capillari e blablabla, di cui il sindacato si ri13 | giugno 2016 |
empie la bocca e che tanto piace alla politica, che fine farà? E i pazienti, soprattutto, ne avranno un beneficio o un danno? E la convenzione? E la remunerazione? E la pensione? E la fascia C? E il capitale? E la farmacia dei servizi? E la pharmaceutical care? E la Dpc? Che faccio? Continuo? I temi sul tappeto sono così tanti, e alcuni sono irrisolti da così tanto tempo, che aspettare ancora che sindacato, Stato e Regioni possano produrre risposte plausibili, o addirittura utili, è pura utopia. Una speranza affidata al capriccio del caso. Mancanza di capacità? Forse. Di volontà politica? Direi di sì. Di visione d’insieme certamente. Come la storia delle croci e dei semafori, la contraddizione è il segno distintivo dell’epoca. Se ci siamo arrivati per incapacità o consapevolmente non lo so, neanche mi interessa. Però, se qualcuno volesse, con gesto pietoso, consigliarmi, io che dovrei fare, dal momento che il semaforo è inequivocabilmente rosso da anni? Darmi alla macchia, professare l’anarchia finché qualcuno non mi ferma o ritirarmi nelle Antille Francesi? Ah. Grazie. Però io nelle ciabatte con l’infradito ci sto scomodo: che faccio? Zoccoli?
INTERVISTA
Terapie di ATTILIA BURKE
personalizzate
M
arco Fortini è il segretario della Società italiana farmacisti preparatori (Sifap), è un farmacista territoriale che da oltre vent’anni dedica ampia parte della propria attività quotidiana all’allestimento di preparazioni galeniche sia officinali sia magistrali. Sifap nasce nel 1993 grazie all’apporto dell’attuale presidente, Paola Minghetti, docente di Tecnologia, socioeconomia e legislazione farmaceutiche all’Università di Milano, del vicepresidente Pierandrea Cicconetti e di altre figure che ancora oggi sono parte integrante del Direttivo. Qual è la missione della Sifap? Sifap è una società scientifica che nasce per difendere quella che vent’anni fa era un’attività trascurata. Lo nostra missione primaria era ed è quella di valorizzare un’attività riconosciuta sia dalla Farmacopea europea sia da quella americana come necessaria per la salute dei pazienti. Allestire un preparato galenico significa garantire terapie personalizzate ai cittadini, un messaggio che deve arrivare ben chiaro a tutti, soprattutto a chi pensa che la galenica sia solo un hobby o comunque una pratica inutile e obsoleta. Cosa fa la Società per garantire la qualità degli allestimenti degli associati? Sicuramente le sessioni di Round Robin 14 | giugno 2016 |
INTERVISTA
La galenica non è un hobby ma un servizio sociale di grande utilità. A colloquio con Marco Fortini, segretario della Società italiana farmacisti preparatori rappresentano l’approccio più diretto in tal senso. Si tratta di periodici controlli di qualità, che vengono effettuati una o due volte l’anno, sull’allestimento di una forma farmaceutica critica. La partecipazione a queste sessioni, alle quali è possibile aderire spontaneamente, e quindi il confronto con tutte le altre farmacie che partecipano, consente di verificare quel tipo di preparazione e di validare il processo utilizzato. Validare un processo significa avere la garanzia che questo, una volta ripetuto, darà la massima possibilità che il risultato sia sempre lo stesso. Per forma farmaceutica critica si possono citare alcuni esempi: capsule con un principio attivo instabile o con granulometria non appropriata, principio attivo basso dosato o con indice terapeutico stretto (cioè con una differenza minima tra i dosaggi tossico e terapeutico), impiego di una capsula troppo grande per l’allestimento di un preparato a basso dosaggio. A quali altre iniziative hanno accesso i soci? Aggiorniamo costantemente i nostri associati sulle ultime novità, abbiamo il nostro sito internet sul quale vengono pubblicati articoli, un sistema di newsletter periodico e una pagina Facebook. Telefonicamente due segretarie laureate in Farmacia rispondono dal lunedì al venerdì agli associati, fornendo consulenze immediate anche per que-
stioni di tipo legale, oltre che tecniche, grazie a una biblioteca di Farmacopee e codici farmaceutici molto ampia, continuamente aggiornata e inattuabile dal singolo farmacista. Recentemente abbiamo introdotto un nuovo servizio che si chiama “L’esperto risponde”, per cui in certi giorni e ore della settimana un socio particolarmente esperto risponde a quesiti e dubbi degli associati su argomenti di particolare complessità, dalla pediatria alla veterinaria. È un elemento in più per coinvolgere chi vuole collaborare. Per ora l’inizio di questa attività è telefonico o su Skype, ma potrebbero esserci evoluzioni.
sito Sifap abbiamo messo le più frequenti necessità, in particolare l’allestimento di dosaggi orfani. Mi preme sottolineare che in questi anni Sifap ha collaborato con l’Istituto Mario Negri, con le farmacie ospedaliere e con i farmacisti territoriali ai quali si presenta la necessità, per esempio, di preparare forme farmaceutiche idonee alla somministrazione per l’anziano che ha problemi a deglutire o in pediatria. In questi casi, le preparazioni farmaceutiche liquide sono più mirate e i loro dosaggi possono essere facilmente adeguati alle singole necessità, per esempio nel rapido accrescimento del peso corporeo del neonato.
Cosa intende esattamente quando dice che le preparazioni galeniche sono una necessità? Il concetto di preparazione galenica come “necessità” per la salute dei cittadini è ampiamente riconosciuto a livello europeo. Per quanto riguarda le preparazioni magistrali, nell’ultimo Position paper, approvato nel 2015, abbiamo ripreso e sviluppato i concetti della risoluzione europea, secondo cui la necessità di realizzare un determinato preparato galenico viene riconosciuta da un cosiddetto valore aggiunto, requisito essenziale che ne giustifica l’allestimento. Si parla, quindi, di valore aggiunto perché in questo frangente il laboratorio in farmacia consente di risolvere particolari necessità terapeutiche del cittadino. Sul
Qual è l’iter per l’allestimento di una preparazione magistrale? Il paziente si presenta con una particolare necessità terapeutica, il medico riconosce questa necessità, prescrive, e il farmacista insieme al medico valuterà il cosiddetto valore aggiunto, cioè se sia realmente necessario l’allestimento di un preparato galenico o se sia già in commercio un farmaco di produzione industriale che soddisfi la richiesta. Per la valutazione di questo valore aggiunto abbiamo messo a punto una procedura standard che consente di accertare l’effettiva necessità e quindi passare poi all’allestimento. A questo punto il farmacista stabilisce quale sia il fattore di rischio della preparazione: esistono quattro livelli di rischio e a ognuno di
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INTERVISTA
essi corrisponde un sistema di assicurazione di qualità appropriato. Il passaggio dalla valutazione della necessità all’allestimento deve sempre prevedere che qualità, efficacia e sicurezza del preparato siano equiparabili al preparato industriale e questo avviene grazie all’applicazione di norme che garantiscono questi requisiti. E se una farmacia non ha i mezzi per allestire certe forme farmaceutiche? In questo caso il farmacista deve indicare al paziente la farmacia più vicina in grado di allestirlo. Ecco l’importanza di una vera e propria rete di farmacie per stabilire una reale risposta territoriale a una necessità. Per esempio, non ha molto senso che tutte le farmacie si dotino di tutto ciò che è necessario per allestire un collirio che è una preparazione particolare, ma che la farmacia in grado di farla venga segnalata ai pazienti dalle altre. E per le preparazioni che possono essere allestite senza ricetta? In questo caso si possono attingere tutte le informazioni necessarie dalle monografie presenti nella Farmacopea italiana o di uno degli Stati membri, ovvero, per le forme farmaceutiche per uso orale su base fitoterapica, si possono consultare gli elenchi pubblicati nel sito del ministero della Salute. Questo tipo di preparazioni consentono una certa autonomia imprenditoriale. Inoltre, l’investimento economico per l’acquisto della strumentazione è potenzialmente minimo. Di quale entità? La scelta di dedicare spazi e materiali al laboratorio deve essere dettata anche da una seria valutazione di tipo aziendale. La stragrande maggioranza degli stru-
menti sono poco costosi, la maggior parte costa meno di una bilancia pesa persone. Per le forme liquide si utilizzano strumenti semplici come agitatori magnetici e vetreria varia, ma anche per le solide può essere sufficiente una incapsulatrice manuale. Tocca al farmacista decidere se valutare l’acquisto di un miscelatore meccanico o di un incapsulatrice semi-automatica, fino ad arrivare alla piastra vibrante, da utilizzare insieme all’incapsulatrice manuale, o anche la comprimitrice, il cui impiego richiede approccio e operatività tecniche più complessi. Tutto dipende dal tipo di preparati che si realizzano e dalla mole di lavoro; le scelte aziendali di tipo economico e di impegno che il farmacista dedica a questa attività devono essere conseguenti e attentamente valutate. Ricordo che per tutto il 2016 sono previsti numerosi incentivi per chi acquista strumenti e attrezzature di laboratorio. Consigli sul laboratorio dopo anni di esperienza? A chi dovesse iniziare personalmente consiglio di ricavare in farmacia un piccolo spazio che sia separato dal resto della farmacia, una stanzetta, anche di superficie trascurabile, per esempio ricavata utilizzando mobili o pareti provvisorie come separatori, come ho fatto io all’inizio. Questa stanza dev’essere vuota: consiglio di conservare le materie prime e gli strumenti in un armadio separato, e di portare materie prime e strumenti necessari per effettuare la preparazione di volta in volta. In questo modo è molto più semplice gestire tutti i controlli, da quello della pulizia, in quanto si è evitato il fenomeno della cross contamination, alla verifica delle ma16 | giugno 2016 |
terie prime, alla manutenzione degli strumenti, rendendo più efficienti tutti i controlli di processo, cioè quei sistemi che garantiscono la qualità, sicurezza ed efficacia del prodotto. E il rapporto con le altre associazioni di categoria? Auspichiamo che Federfarma e Fofi siano tutte vicine a Sifap nel riconoscere l’utilità del suo operato. Negli ultimi vent’anni un numero crescente di farmacie ha intrapreso la via della galenica e questo per noi è motivo di soddisfazione. Ci piacerebbe veder riconosciuto il fatto che l’adesione a Sif a p g a r a nt i s c e a l f a r m a c i s t a un’elevata qualità di risposta. Progetti per il futuro? Nella recente riunione aperta ai soci abbiamo discusso della possibilità di nominare delegati Sifap provinciali o regionali, di cui ben conosciamo operatività e professionalità. Obiettivo: instaurare, tramite queste persone che agiscono sul campo, un rapporto più diretto con la base, in particolare con i neolaureati. A questi ultimi vorremmo rivolgere particolari attenzioni, non solo per far conoscere la filosofia Sifap, ma anche per prospettare un valida possibilità lavorativa, nel senso che la richiesta di farmacisti “esperti” nel laboratorio della farmacia supera ampiamente l’offerta. Per l’anno 2016 è possibile, per i nuovi iscritti under 35, l’iscrizione gratuita a Sifap, con la possibilità di accesso al sito, alle comunicazioni, la pubblicazione della farmacia nella mappa dei laboratori galenici e la partecipazione a quota ridotta a corsi e congressi. Rimane esclusa la possibilità di voto e l’attività di consulenza.
INTERVISTA | Paolo Nucci
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Self Care
ATTUALITÀ
La farmacia di LAURA BENFENATI
hub di servizi
B
ella iniziativa, quella di Federfarma di presentare in un’assemblea pubblica a Roma la pubblicazione “La farmacia italiana 2015”. Al di là delle polemiche pre e post (di Forza Italia non invitata, per esempio, o dell’amministratore delegato di Conad) dare un po’ di numeri sulla realtà del servizio farmaceutico nel nostro Paese, ignoti ai più, è stata un’ottima idea. Alcuni esempi? In una farmacia entrano in media 230 persone al giorno e quindi nelle 18.201 farmacie in totale passano 4 milioni di persone. Ci vogliono circa 6 minuti per raggiungere la farmacia più vicina e vi si trova un professionista che dedica oltre due ore al giorno alla consulenza gratuita. Ogni mese circa 300 cittadini che non possono recarsi in farmacia ricevono i farmaci a domicilio e ogni notte ci sono 1.500 le farmacie aperte su tutto il territorio nazionale. Quelle che organizzano giornate dedicate alla prevenzione oggi sono il 60 per cento e i cittadini che usufruiscono di queste attività sono un milione e mezzo. «Vogliamo una discussione pubblica sul ruolo della farmacia», ha spiegato la presidente di Federfarma Annarosa Racca, «che è un grande patrimonio non conosciuto. Oggi per noi deve essere il giorno dell’orgoglio, tutti dobbiamo essere fieri del valore aggiunto che forniamo al Paese. Il nostro è un settore all’avanguardia, che contribuisce in mo-
do significativo a migliorare la vita dei cittadini: la rete delle farmacie produce salute, sviluppo, cultura e innovazione e si è messa in gioco da anni. Forniamo al sistema soluzioni e servizi e gli permettiamo di essere più efficiente». Racca ha ricordato che le farmacie hanno reso possibile la diffusione della ricetta elettronica e trasmettono gratuitamente alla pubblica amministrazione tutti i dati sui farmaci erogati dal Ssn e anche quelli degli scontrini fiscali, per la realizzazione del 730 precompilato. Ha proseguito ribadendo che bisogna puntare sulla sanità territoriale e superare la logica dei tagli lineari e ha fatto una serie di proposte 18 | giugno 2016 |
ben precise (vedi box) perché la farmacia non deve essere sempre vista come un costo da comprimere ma come uno strumento di salute e di risparmio su cui investire.
Questo non è mercato
Il servizio farmaceutico è davvero un grande patrimonio per il Paese e non ha nulla a che vedere con il mercato, come fatica a comprendere Francesco Puglie-
ATTUALITÀ
All’assemblea pubblica di Federfarma si è raccontato quanto sia prezioso il servizio farmaceutico se, ad di Conad, che la sera dell’assemblea ha dichiarato: «La presidente di Federfarma ha affermato che la farmacia è un patrimonio di cui dispone il nostro Paese. Non è vero: è un patrimonio per i titolari di farmacia, che continuano a ignorare il disagio delle famiglie, con margini sulle vendite tra i più alti in Europa e solo 1 farmacia su 8 applica gli sconti che la legge consente dal 2012. Ecco perché Federfarma si oppone a qualsiasi riforma, attaccando la Gdo, mentre un numero crescente di italiani sta tagliando anche le spese sui farmaci non mutuabili». Queste dichiarazioni non hanno bisogno di commenti, è evidente che Pugliese non ha idea di cosa sia oggi la farmacia italiana sul territorio. Ce l’ha invece, grazie al cielo, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che, strappando molti applausi, a Roma ha dichiarato: «Io non credo che i farmaci di fascia C debbano essere venduti fuori dalle farmacie. Se ciò accadesse, tutto il Servizio sanitario ne sarebbe coinvolto. Ci vuole molta cautela. Le farmacie sono capillari H24 sul territorio: per tenere in piedi un sistema così ci deve essere sostenibilità e remunerazione. Le farmacie sono preziose per il Servizio sanitario perché sono integrate nel sistema, forniscono servizi e potranno essere utilizzate sempre di più come luogo di prevenzione e di monitoraggio delle terapie. Prima di fare interventi sul sistema sanitario bisogna conoscerlo a
Le richieste dei titolari di farmacia
Ripristinare uno standard quanto più possibile omogeneo su tutto il territorio nazionale per quanto riguarda le modalità di erogazione di farmaci, prodotti e servizi sanitari, tenendo conto di quanto previsto dalla più recente riforma della Costituzione, che riporta alla competenza nazionale la materia della tutela della salute. Consentire la distribuzione in farmacia di tutti i medicinali a carico del Ssn, con la sola esclusione di quelli che richiedono particolari cautele in fase di somministrazione. In questo modo si valorizza il ruolo della farmacia del territorio come hub di riferimento per la distribuzione dei farmaci. Investire nella farmaceutica convenzionata proprio per garantire l’erogazione di medicinali innovativi. La spesa farmaceutica convenzionata è una spesa virtuosa e controllata, che non può continuare a essere oggetto di tagli. È inoltre necessario superare il sistema dei tetti rigidi, a favore di un sistema che consenta di tener conto dei risparmi che l’utilizzo del farmaco produce su altre fonti di spesa. Reinvestire nel servizio farmaceutico almeno parte dei risparmi generati dalla farmacia stessa, in particolare con gli sconti a favore del Ssn e le varie trattenute, che valgono 800 milioni di euro l’anno. Tali risorse potrebbero essere destinate a favorire la distribuzione in farmacia dei farmaci innovativi, dei prodotti dell’assistenza integrativa e dei nuovi servizi. Procedere alla definizione dei requisiti strutturali e della remunerazione dei servizi aggiuntivi rispetto alla dispensazione del farmaco.
fondo ed essere consapevoli delle conseguenze, spesso a effetto domino, che potrebbero esserci». Le liberalizzazioni sono un capitolo chiuso anche per Federico Gelli, responsabile sanità del Pd, che considera quelle realizzate da Bersani “un grave errore”. I cambiamenti che stanno avvenendo nella società, con l’invecchiamento della popolazione soprattutto, richiedono una farmacia integrata in un sistema sanitario evoluto e che abbia un ruolo fondamentale nella prevenzione. «Il ministro Guidi, per esempio, si era fatta consigliare male e abbiamo quindi modificato il Ddl concorrenza evitando l’uscita della fascia C dal canale», ha spiegato Gelli. «Il Governo ha sempre voluto intervenire sulla proprietà delle farmacie, non sulla fascia C. Noi crediamo che la distribuzione del farmaco non possa essere demandata al libero mercato, la questione è delicata ed essenziale». E gli innovativi in farmacia? La grande quantità di farmaci che arri19 | giugno 2016 |
verà sul mercato, richiederà una gestione sul territorio, come ha sottolineato il direttore generale di Aifa Luca Pani, ma dovrà essere ripensata la formazione dei farmacisti, che questi farmaci proprio non li conoscono. La categoria si è dichiarata pronta ma sappiamo bene che non si tratta soltanto di un problema di formazione, bensì di remunerazione. Gelli ha sottolineato che le Regioni che non sono in grado di governare la spesa sanitaria dovranno essere affiancate in futuro dal Governo, le competenze sulla salute dovranno tornare insomma di competenza centrale. Questo, ha ribadito, è un buon motivo per votare “sì” al referendum costituzionale. Per il resto, tante manifestazioni di affetto nei confronti dei farmacisti italiani e del loro ruolo, da parte dei (pochi) politici presenti ma su convenzione, remunerazione, farmaci innovativi ancora nessuna risposta alle richieste di Federfarma.
ATTUALITÀ
Shopping e farmacia di ATTILIA BURKE
un possibile connubio?
L
a farmacia e il mondo dello shopping sono due realtà estremamente diverse, tuttavia, con la crisi e l’imminente approvazione del Ddl concorrenza che spalanca le porte all’entrata dei capitali, è giusto valutare ogni possibile strategia che consenta di sviluppare il proprio punto vendita. Shopping e farmacia possono essere due mondi che non stonano così tanto se il connubio avviene sempre nel pieno rispetto dell’attività primaria della farmacia di presidio sul territorio del Sistema sanitario nazionale. D’altra parte, maggiori entrate possono tradursi in maggiori risorse da reinvestire in servizi da destinare al cittadino. Dove va dunque lo shopping? A parlarne con Punto Effe è Luca Pellegrini, docente di marketing distributivo allo Iulm e presidente di TradeLab, una società di consulenza specializzata nelle relazioni fra imprese e fra imprese e consumatore. «È arrivato il momento che anche il farmacista cominci a capire in che tipo di concentrazione di offerta commerciale è inserito, e quale sia il modo di essere coerente con quella tipologia - spiega - In che modo il farmacista può migliorare la propria posizione commerciale, visto che ormai i margini sull’etico sono molto bassi? Bisogna cercare per forza un po’ di nuovo business nel commerciale, magari buttando lo sguardo in avanti e cercando di capire quale potrebbe diventare la concorrenza a breve,
in particolare quando il Ddl concorrenza verrà approvato e arriveranno le catene straniere». La farmacia è più vicina a comportamenti di acquisto tipici del Largo consumo: chi va a comprare lo fa con un’idea ben precisa, poi sta al retailer fare in modo che la persona possa individuare altri prodotti interessanti estendendo il perimetro di acquisto. «Il problema della farmacia è far sì che si possa inserire in certi contesti di acquisto, le cosiddette “polarità”, in maniera più coerente possibile, in modo da sfruttare tutte le sinergie che una posizione di questo tipo le consentono - spiega Pellegrini - Le farmacie entrano nel contesto dello shopping come elemento di servizio: io vado a fare shopping ma ho bisogno anche del farmaco ed entro in farmacia, sta al farmacista poi far trovare al cliente qualcosa che possa arricchire l’acquisto. Difficile che chi entra si aspetti di trovare cose mirabolanti. Se poi il farmacista ha un’offerta interessante, visto che il consumatore è in uno stato di predisposizione ad acquistare, l’occasione può crearsi».
Non solo acquisto mirato
Un’indagine telefonica svolta nel mese di marzo sulle città di Milano, Roma e Catania e presentata al convegno milanese “Dove va lo shopping?”, organizzato da TradeLab, ha analizzato la situazione dei centri commerciali in Ita20 | giugno 2016 |
lia. Dall’indagine è emerso che questa polarità commerciale è in declino, ma è stato evidenziato anche che l’utilizzo di internet e la creazione di eventi innovativi potrebbero essere la chiave per cambiare l’attuale situazione. Allo stesso modo, anche la farmacia potrebbe fare un passo in questa direzione: «Per cercare di capire dove va lo shopping, è necessario fare una divisione netta tra un
ATTUALITÀ
Un’indagine sui centri commerciali e una riflessione, con l’aiuto di TradeLab, su come il farmacista possa migliorare la propria posizione nel mercato di libera vendita
percorso di shopping in cui il consumatore è in cerca di qualcosa che lo può soddisfare e talvolta non sa neanche cosa sta cercando, attività a cui cercano di dare una risposta i centri commerciali come quelli negli aeroporti e i factory outlet, e i centri commerciali classici che si trovano solitamente nelle città. Questi ultimi nascono come procurement, ovvero per andare a comprare ciò di cui si
ha bisogno per sopravvivere. Tuttavia, oggi il consumatore si reca al centro commerciale anche in città molto più con un’idea di shopping che non con quella dell’acquisto mirato, quindi l’idea è quella di fargli trovare l’equivalente di un factory outlet, dove ci sono brand e altre cose interessanti, e accostati a questi, in una logica di servizio, si trovano negozi che servono il procurement. La 21 | giugno 2016 |
Il consumatore si reca nel centro commerciale anche in città molto più con un’idea di shopping che non con quella dell’acquisto mirato
farmacia si inserisce in questo contesto in una logica di servizio, ma se il gestore è in grado di creare attenzione, cambiare la scena, è possibile sperare di ricreare lo spirito dello shopping. Un’idea potrebbe essere quella di puntare tutto su un grande punto esperienziale, per esempio sulla cosmesi, ma con una logica professionale, dalla prova creme all’analisi della pelle, qualcosa che “motivi” il consumatore. In questo caso un farmacista può collocarsi in una logica di shopping». Un’altra polarità, come può essere il centro commerciale, è quella di internet, un luogo virtuale dove è possibile “andare” a fare shopping: «La caratteristica distintiva di internet è che è sempre presente, anche quando una persona si trova in una polarità fisica come un negozio - afferma Pellegrini - nulla vieta di cercare sul cellulare on line lo stesso prodotto che sta osservando. Vista la possibilità di poter avere un rapporto di contemporaneità, si può in alcuni casi giocarsi la carta di internet in modo positivo, cioè integrata a quella fisica nella logica della omnicanalità». In questa logica nulla vieta al farmacista di interagire con i propri clienti, per esempio attraverso una pagina Facebook, promuovendo le proprie iniziative come la stessa prova creme, o di twittare tutte le ultime offerte: «In questi casi anche la farmacia entra nella logica dello shopping», afferma Pellegrini.
ATTUALITÀ
L’indagine sui centri commerciali
L’indagine di TradeLab ha coinvolto 3.000 utenti, 1.000 per ogni provincia e hinterland, di età compresa tra i 18 e i 74 anni. Dai dati è emerso che rispetto al 2015 è diminuita l’affluenza ai centri commerciali (-6,6 per cento), ma i numeri rimangono comunque elevati, infatti ben il 90,5 per cento degli intervistati li frequenta; in aumento invece il numero di persone che si rivolge a internet per il proprio shopping, il 65,2 per cento dei partecipanti all’indagine, +5,8 per cento rispetto al 2015, mentre cala l’attenzione dei consumatori per i negozi nei centri urbani (-7 per cento). Per raccogliere informazioni sui prodotti il 79,1 per cento delle persone si rivolge direttamente ai negozi, dopodiché internet rappresenta la fonte prediletta dalla quale attingere notizie (12,2 per cento), + 5,2 per cento rispetto al 2015. In realtà nella maggior parte dei casi queste attività sono integrate: la ricerca evidenzia che il 27,5 per cento (+5 per cento) degli individui ricerca informazioni aggiuntive sui prodotti all’interno del punto vendita con dispo-
sitivo mobile. «Oggi il problema è capire fino a che punto la polarità on line è sostitutiva o complementare di quella off line, e se è complementare come si integrano», afferma Pellegrini. I consumatori preferiscono recarsi direttamente in negozio soprattutto per saperne di più sui prodotti per la cura della persona e profumeria (90,7 per cento), beni per la casa e abbigliamento (circa 90 per cento). Nel settore alimentare rimangono in voga i volantini (19,6 per cento). Quando si tratta di elettronica, invece, il 40,1 per cento delle persone esegue ricerche su internet, e lo stesso vale per il settore della telefonia (32,6 per cento). Tuttavia, una volta raccolte le informazioni, solo poche persone effettuano i propri acquisti on line (tra l’’1 e il 3,4 per cento della popolazione), e anche per l’elettronica e la te22 | giugno 2016 |
lefonia gli acquisti sul web non superano l’11,6 per cento. In questo panorama, è possibile rilanciare i centri commerciali? Direttori dei centri, marketing manager e altri esperti hanno risposto “sì” a una versione integrata del questionario per l’indagine sullo shopping. A tal fine bisogna utilizzare internet per valorizzare l’immagine del centro, per sviluppare e mantenere le relazioni con i clienti, a partire dai social media (9,5 per cento), dalla creazione di un sito web (9,1 per cento), fino all’utilizzo di pubblicità on line, blog, newsletter e perché no, anche di un’apposita applicazione (6,5 per cento). Secondo la quasi totalità degli esperti (96,8 per cento) nei prossimi anni aumenteranno gli investimenti nella comunicazione web/digitale, mentre uno su due pensa che aumenteranno anche sul fronte dell’unconventional e guerilla marketing (52,5 per cento) e di eventi e concorsi all’interno del centro commerciale, tuttavia è fondamentale che gli eventi creati siano mirati e distintivi. Per descrivere l’attuale situazione dei centri commerciali Pellegrini utilizza come metafora il circo: «Uno spettacolo invecchiato e in declino come il circo può essere reinventato, ma i singoli numeri necessitano di essere ricuciti entro una trama, una scenografia (palco, luci, effetti speciali, proiezioni giganti) e una coreografia. Lo spettacolo è uno, con una forte identità propria, in grado di essere riproposta innovata nel tempo». Un paradigma applicabile, perché no, anche al mondo della farmacia.
NUTRIZIONE
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CONVEGNI
Le facce di GIUSEPPE TANDOI
dell’aderenza
È
abitudine dell’Osservatorio consumi privati in sanità (Ocps) della Sda Bocconi vagliare periodicamente lo “stato di salute” della sanità attraverso incontri, riservati agli addetti ai lavori, su temi specifici. È successo, di recente, con quello dedicato alla “Sfida della compliance”. Un aspetto importante che va inquadrato nei termini più corretti.
Premessa
Prima di tutto: compliance e aderenza alla terapia non sono la stessa cosa. Tiene a sottolinearlo, in apertura, Erika Mallarini (nella foto), responsabile dell’Osservatorio e promotrice del workshop: «In realtà quest’ultima ha a che fare non soltanto con i pazienti che non seguono correttamente, per motivi vari, la terapia prescritta ma anche con le persone sane e con quelle con patologie non diagnosticate. Ci sono alcuni dati molto significativi da considerare. Il 46,4 per cento della popolazione italiana è in sovrappeso o obesa (Censis 2015), il 46 per cento dei malati cronici non è aderente alla terapia (Osmed 2015) e solo il 29 per cento dei pazienti manifesta fiducia nei confronti del Servizio sanita-
rio nazionale». Messi tutti insieme questi numeri denunciano una scarsa consapevolezza del cittadino sulla necessità di partecipare attivamente alla sostenibilità complessiva del sistema sanità. Il discorso è ad ampio raggio e ha a che fare anche con i trend industriali. Una aderenza alla terapia che non arriva al 50 per cento - sottolinea Mallarini - implica una considerevole perdita di fatturato per le aziende farmaceutiche che operano in quel determinato ambito. Sul versante dei farmaci innovativi prenderanno sempre più piede forme di “rimborsabilità condizionata” come il risk sharing e il payment by result, più consone a fondi sanitari nazionali in debito di ossigeno, per così dire.
E la farmacia?
Altro capitolo ancora, quello riguardante un presidio sanitario capillare come le farmacie in un contesto del genere. Mallarini, da parte sua, cita gli esempi encomiabili di due reti di farmacie: Unilife, che fa capo alla trentina Unifarm, ed Experta, derivazione del network piemontese UniNetFarma. «Il ruolo del farmacista nella gestione del paziente è fondamentale», spiega Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte e di UniNetFarma. «In materia di aderenza alla terapia sono due le fasi su cui intervenire: l’utilizzo 24 | giugno 2016 |
del medicinale e l’assunzione. Il paziente è un soggetto strano, per prima cosa non è convinto di essere malato, soprattutto il cronico e, di conseguenza, appena si sente meglio tende a sospendere la terapia. Ci sono poi casi limite come quelli della Bpco: si calcola che l’aderenza alla terapia per chi ne soffre non superi il 20 per cento. C’è ancora molto da fare, tra gli obiettivi prioritari quello di creare una uniformità di comportamento tra specialisti, medici di medicina generale e farmacisti». In sostanza i tre suddetti operatori sanitari devono essere in grado di trasferire al paziente lo stesso tipo di concetti. Fondamentale, in questo senso, l’aggiornamento del farmacista sulle patologie croniche; da tempo il Piemonte ha puntato sulla formazione del professionista che opera sul territorio coinvolgendolo nel Progetto Interateneo-Farmacia di comunità. Una filiera di competenze che ha l’obiettivo finale di indurre nel paziente cronico comportamenti virtuosi e, più in generale, di “responsabilizzare” il cittadino sui temi
CONVEGNI
La sfida della compliance al centro di un incontro, in Bocconi, dell’Osservatorio consumi privati in sanità. Il contributo dei pazienti, delle farmacie e dell’industria alla sostenibilità del sistema
della prevenzione e dei corretti stili di vita. «Il paziente spesso fa fatica a comprendere il linguaggio di specialisti e Mmg, mentre con il farmacista si apre maggiormente», sottolinea Mana. Sempre a patto che, dall’altra parte del banco, trovi un interlocutore adeguato.
Nuove strade
A proposito di cittadini, Valeria Rappini di Ocps ricorda che «sono quasi nove milioni gli italiani che si avvalgono di qualche forma di assicurazione integrativa, per un giro di affari che si aggira sui quattro miliardi. Da parte loro questi fondi stanno puntando sempre più sulla prevenzione: screening, visite specialistiche, prevenzione secondaria, diagnosi precoce». Del resto l’Organizzazione mondiale della sanità pone particolare enfasi sul tema della prevenzione della malattie croniche non trasmissibili; per
esempio promuovendo in Europa il programma Gaining Health, avviato nel 2006. Gli scenari, in generale, sono variegati. Ci sono assicurazioni come la britannica Pruhealth che offrono incentivi agli utenti che lavorano sugli stili di vita, per esempio smettendo di fumare. Oppure Casse sanitarie integrative che avviano collaborazioni con le Aziende sanitarie locali, come nel caso di Cadiprof nel Veneto. Esistono poi casi come il Programma di promozione salute (Pps) attuato a Modena e provincia, con il quale l’Ausl del capoluogo emiliano organizza sul territorio progetti incentrati sulla prevenzione e sugli stili di vita, in collaborazione con partner locali. Quanto alla sanità digitale, in Italia il gruppo Rbm Salute per primo offre ai suoi assicurati i dispositivi IHealth per l’automonitoraggio del proprio stato di salute. Automonitoraggio che, come rimarca Mallarini, rappresenta un fattore incentivante per quanto concerne l’aderenza alla terapia. Sarà possibile in un futuro prossimo - si chiede Rappini – una collaborazione tra Servizio sanitario nazionale e fondi integrativi? 25 | giugno 2016 |
Voci dall’industria
Allo scadere dei brevetti e all’inizio, quindi, dell’era “post blockbuster”, una big pharma come Pfizer ha dovuto pensare a nuove strategie, come ricorda Alessandro Pedone, Head of hospital business. Di qui la scelta, decisa ormai da anni, di avviare partnership qualificate con Regioni e Asl nell’ottica di un miglioramento generale del sistema sanità. Una sinergia pubblico-privato declinata in vari modi e volta sempre a valorizzare la centralità del paziente in uno scenario di progressivo spostamento dell’assistenza sanitaria dall’ospedale al territorio. Tocca poi a Guido Giordana, manager di Fresenius Medical Care - multinazionale focalizzata sui servizi per dialisi illustrare le caratteristiche di NephroCare, la piattaforma che offre terapie renali sostitutive in oltre trenta Paesi del mondo. Assicurare la compliance di 80.000 pazienti renali non è compito facile e, dal 2005, Fresenius ha pensato di creare con il progetto Euclid un grande database finalizzato a monitorare le prestazioni offerte ai pazienti, per migliorarne la qualità complessiva. Infine, dopo due colossi industriali una start up, Carepy, nata per iniziativa di tre neolaureati pugliesi. Sono partiti con una app per ricordare ai pazienti di assumere la terapia e ora vogliono coinvolgere nel progetto farmacisti e medici di medicina generale. I migliori auguri.
MEDICINA
di SIMONA DALLA COSTA
G
li emangiomi sono anomalie vascolari di diverso tipo: la più frequente è l’emangioma infantile, il più comune tumore benigno dell’infanzia. Colpisce mediamente il 4-6 per cento della popolazione pediatrica entro il primo anno di vita, con prevalenza tra le femmine (il rapporto M/F è di 1:3) e una maggior incidenza tra i neonati prematuri (circa il 30 per cento). Gli emangiomi infantili si presentano intorno al primo mese di vita come una macchia rossa, proliferano - cioè aumentano di volume - tra i 6-8 mesi, si stabilizzano intorno ai 18-20 mesi di vita per poi regredire intorno ai 6-8
anni. Si manifestano in varie parti del corpo (testa e collo nel 60 per cento dei bambini, raramente nei visceri) con macchie chiare o rosso brillante con superficie e bordi irregolari, che aumentano progressivamente di volume, intensità di colore e consistenza. La maggior parte regredisce spontaneamente senza bisogno di cure. Alcuni emangiomi, circa il 10-15 per cento, necessitano, tuttavia, di un trattamento nella fase di sviluppo, perché mettono a repentaglio la vita, colpiscono un organo importante o provocano un grave danno estetico. La diagnosi precoce e corretta è molto importante, soprattutto in caso di 26 | giugno 2016 |
emangiomi a rischio, ovvero quando il bambino abbia emangiomi localizzati in aree particolari del corpo, per esempio a livello delle labbra, del naso o delle palpebre: proliferando questi emangiomi possono creare problematiche che, a seconda della localizzazione, sono di tipo oculistico, respiratorio oltre che di tipo estetico. Ci si deve rivolgere quindi a un centro specialistico per una diagnosi precoce e stabilire in quali casi deve essere avviata la terapia.
Una rete di assistenza
La Società italiana per lo studio delle anomalie vascolari (Sisav) ha tra i suoi obiettivi la realizzazione di una re-
MEDICINA
Un passo avanti
te nazionale di strutture specializzate e polispecialistiche per la presa in carico globale dei pazienti con emangioma e con malformazioni vascolari. In Italia i centri di riferimento che offrono ai piccoli pazienti con emangioma un percorso diagnostico-terapeutico globale, con il coinvolgimento di vari specialisti (chirurghi vascolari, dermatologi, pediatri, otorinolaringoiatri) sono ancora pochi, circa 48. È quindi necessario favorire l’accreditamento e l’apertura di nuovi centri, in cui sia presente un team multidisciplinare che non può escludere lo psicoterapeuta per aiutare il bambino e i suoi genitori a superare un possibile disagio emotivo, soprattutto
Risale a circa dieci anni fa la scoperta casuale dell’utilizzo di questo principio attivo nel trattamento di tali anomalie vascolari
in presenza di lesioni molto evidenti e sfiguranti, come quelle sul volto.
Novità terapeutiche
Oggi gli specialisti possono contare su una terapia, disponibile anche in Italia, a base di propranololo in soluzione con l’indicazione specifica, un farmaco ad azione betabloccante, capace di arrestare la fase proliferativa degli emangiomi infantili e di favorirne un rapido processo involutivo. «Il farma27 | giugno 2016 |
Approvato un nuovo trattamento per gli emangiomi infantili
co rappresenta una vera rivoluzione», dichiara Iria Neri, presidente della Società italiana di dermatologia pediatrica (Siderp). «L’efficacia dei betabloccanti sugli emangiomi ha completamente cambiato la presa in carico di questa patologia. Il propranololo, betabloccante non selettivo, si è dimostrato efficace nel trattamento sia degli emangiomi cutanei localizzati su zone ad alto impatto estetico come il volto o su zone ad alto rischio funzionale, come naso, orecchio e labbra; sia degli emangiomi viscerali, localizzati in sedi come laringe che, se non trattati, possono mettere a rischio la vita del paziente». Pietro Dal Monte, responsabile del Centro angiomi dell’Ospedale Gaslini di Genova e past president Sisav, aggiunge che vi è stata una notevole diminuzione degli interventi chirurgici dopo l’avvento del trattamento precoce con propranololo. Risale a circa dieci anni fa la scoperta casuale dell’utilizzo di questo principio attivo nel trattamento degli emangiomi infantili. Utilizzato già da decenni per la cura di alcune patologie cardiache, a partire dal 2007 - per la scoperta casuale della studiosa francese Christine Léauté Labrèze - il propranololo si è dimostrato molto efficace anche nel trattamento degli emangiomi infantili. Dopo una sperimentazione internazionale che ha coin-
MEDICINA
volto bambini di tutto il mondo, nel 2015 il farmaco in soluzione orale ha ricevuto l’autorizzazione della Food and drug administration con l’indicazione specifica per gli emangiomi infantili in età pediatrica. Da aprile il farmaco è disponibile nelle farmacie ospedaliere, anche in Italia. Il propranololo ha in effetti rivoluzionato il trattamento medico degli emangiomi, bloccandone la crescita e la proliferazione. In questi bambini la terapia, se effettuata soprattutto nei primi sei mesi di vita, è in grado di bloccare la proliferazione e accelerare la regressione degli emangiomi in oltre il 95 per cento dei casi. Se la terapia farmacologica è avviata in età molto precoce (1-2 mesi di vita), non si dà tempo all’emangioma di prolife-
rare, il danno, sia funzionale sia estetico, sarà minore e la regressione molto più favorevole. Il propranololo è diventato quindi il farmaco di prima scelta per il trattamento degli emangiomi infantili. Sembra agire attraverso un’azione vasocostrittrice, un’azione di inibizione del Vegf (Fattore di crescita dell’endotelio vascolare) e un effetto a lungo termine dovuto all’induzione di apoptosi cellulare. Le indicazioni al trattamento con propranololo riguardano gli emangiomi infantili life threatening (scompenso cardiaco ad alta portata o ostruzione delle vie respiratorie); a limitazione funzionale (vista, nutrizione, udito e manualità); a rischio ulcerazione; a rischio di inestetismo rilevante permanente. 28 | giugno 2016 |
Passato e presente
La molecola ha dimostrato una maggior efficacia e miglior tollerabilità rispetto al cortisone, che è stato il caposaldo della terapia medica per quarant’anni. L’uso del propranololo ha senza dubbio consentito un notevole miglioramento della qualità della vita per molti motivi: efficacia, sicurezza e riduzione del ricorso alla terapia chirurgica. I corticosteroidi sono ora considerati farmaci di seconda scelta o di prima solo quando il propranololo è controindicato (in caso di pazienti con asma per esempio). La vincristina costituisce invece il farmaco di terza scelta in caso di insufficiente o mancata risposta o di controindicazione ai suddetti farmaci.
SOCIAL
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NUTRACEUTICA
Per compensare di SILVIA AMBROGIO, biologa nutrizionista
lo sforzo
30 | giugno 2016 |
NUTRACEUTICA
L’alimentazione più adatta a chi pratica attività sportiva
L’
alimentazione ha un ruolo determinante nella pratica sportiva, sia nella fase d’allenamento sia in gara, che si tratti di atleti professionisti o di semplici amatori. I principi di alimentazione sportiva sono contenuti nelle linee guida emesse da organismi internazionali tra cui l’American college of sport medicine, l’American dietetic association e la Commissione medica del Comitato olimpico internazionale. Una dieta ben scelta offre molti benefici per chi pratica sport: raggiungimento e mantenimento del peso corporeo ideale, massimo vantaggio dal programma d’allenamento, miglior recupero tra l’allenamento e le gare, ridotto rischio di infortuni e malattia. Nonostante questi vantaggi, ben conosciuti e inseguiti soprattutto dagli sportivi amatoriali, molti di loro non soddisfano i loro obiettivi nutrizionali. Problemi comuni includono la scarsa conoscenza del cibo e della sua preparazione, la scarsa od obsoleta conoscenza della nutrizione sportiva, spesso veicolata da personal trainer o presunti guru della specifica disciplina, e la scarsa disponibilità a fare buone scelte alimentari. A questi fattori si aggiunge l’uso indiscriminato di integratori e di alimenti per lo sport. E in questo ambito la preparazione di un farmacista può e deve fare la differenza, poiché sempre
di più questi prodotti si ritrovano proprio sugli scaffali della farmacia.
Cosa mettere in tavola
Chi fa sport ha esigenze nutrizionali molto simili a quelle dell’individuo sano non impegnato a livello atletico, tranne che per il fabbisogno energetico. L’aumento del dispendio energetico è legato sia all’attività fisica svolta - intensità e durata degli allenamenti, eventuali competizioni - sia all’aumento del metabolismo basale dovuto all’aumento della massa magra corporea. La copertura del fabbisogno energetico è importante per immediato utilizzo (funzioni del corpo, svolgimento attività quotidiane) e per assicurare riserve energetiche (tessuto adiposo e/o glicogeno). Non esistono alimenti particolari capaci di migliorare la preparazione e/o la prestazione atletica ma solo buone o cattive abitudini alimentari che condizionano l’efficienza metabolica e il rendimento fisico e atletico. Gli atleti, professionisti e amatoriali, devono mangiare quantità maggiori dei cibi abituali.
Proteine e carboidrati
Le proteine hanno un ruolo importante in risposta all’esercizio fisico in quanto fonte di aminoacidi per la sin31 | giugno 2016 |
tesi dei tessuti. L’utilizzo delle proteine a scopo energetico è trascurabile a riposo, mentre nell’esercizio prolungato possono fornire dal 3 al 18 per cento dell’energia e soprattutto il loro utilizzo come fonte energetica aumenta se l’apporto calorico e di carboidrati è insufficiente. E questa è la prima informazione che spesso manca allo sportivo amatoriale, unita alla conoscenza dei reali fabbisogni che sono sì aumentati rispetto a una persona sedentaria (0,8 - 1 g/kg/die), ma non certo del doppio o più dal momento che si arriva a un massimo di 1,4 g/ kg/die per sport di resistenza o di 1,7 g/kg/die per sport di forza o in una fase di costruzione di massa muscolare. Le indagini dietetiche rivelano che invece la maggior parte degli atleti consuma diete in eccesso di questi valori persino senza aggiunta di supplementi e addirittura alcuni atleti di resistenza e body builder consumano proteine in eccesso, pari a 2-3 g/kg di peso corporeo, ma non c’è alcuna prova che tali schemi dietetici migliorino la reazione all’allenamento o aumentino massa e forza muscolare. Di certo si sa che ciò però significa “lavoro extra” per i reni di questi sportivi. Le proteine sono costituite da amminoacidi e questi sono spesso i “miti”
NUTRACEUTICA
degli sportivi amatoriali, anche se non esistono studi univoci che dimostrano gli effetti benefici degli integratori di aminoacidi come aiuto ergogenico, inoltre la loro assunzione può portare a disturbi gastrointestinali. Un aminoacido in particolare, la beta-alanina, è ben conosciuto nell’ambito della nutrizione sportiva, poiché è il substrato limitante per la sintesi della carnosina, un dipeptide che si ritrova in alte concentrazioni nel muscolo scheletrico dove agisce come un tampone pH. L’integrazione viene fatta da atleti che vogliono aumentare i livelli di carnosina muscolare scheletrica, che potenzialmente potrebbe aumentare le capacità tampone, ritardare la fatica, e migliorare la performance. Ne consegue quindi che la supplementazione è utile solo in quelle prestazioni che hanno un’intensità di esercizio tale per cui una diminuzione del pH muscolare esercita un effetto limitante
sulla prestazione stessa. Se le proteine rappresentano i “mattoni” di cui sono fatti i muscoli, i carboidrati ingeriti sono la “benzina” di elezione, fonte energetica prontamente disponibile: sono trasformati in glucosio che può essere utilizzato o immagazzinato come glicogeno. Rispetto al fabbisogno per kg corporeo esiste una forbice maggiore che dipende strettamente dal dispendio reale e dal tipo di sport e varia da 6-10 g/kg peso corporeo, circa il 60 per cento dell’energia totale giornaliera. Questo è un concetto fondamentale, da far arrivare allo sportivo amatoriale che si dedica all’attività fisica solo in vista della “prova bikini”, spesso associando una dieta che esclude pane e pasta: una dieta a basso contenuto di carboidrati compromette rapidamente le riserve energetiche necessarie per l’attività fisica, vanificandone in gran parte i risultati. E nel pasto “di recupero” dopo l’attività, l’assunzione glucidica deve essere addirittura maggiore, variando da 7 g/ kg a 12 g/kg a seconda del tipo di sport. Dopo attività sportiva la velocità con cui vengono ricostituite le riserve di glicogeno dipende dal trasporto di glucosio all’interno della cellula muscolare e dall’attività dell’enzima glicogeno sintetasi. Il trasporto di glucosio avviene tramite diffusione facilitata con un trasportatore denominato Glut-4 (Glucose transporter-4) stimolato dalla contrazione mu32 | giugno 2016 |
scolare e dall’insulina; l’attività dell’enzima glicogeno sintetasi è massima a basse concentrazioni di glicogeno. Durante l’esercizio e nella prima ora dopo l’esercizio, la contrazione muscolare e basse concentrazioni di glicogeno favoriscono la captazione e l’utilizzazione del glucosio circolante per la risintesi delle scorte di glicogeno. In questo caso è meglio preferire gli alimenti ricchi di carboidrati con un indice glicemico Ig da moderato a elevato.
Vitamine, minerali e antiossidanti
L’assunzione di minerali e vitamine è importante per la salute e le prestazioni sportive. Questi nutrienti sono ottenuti da una dieta bilanciata e variata, ricca di sostanze nutritive basata su ortaggi, frutta, fagioli, legumi, cereali, carni, oli e cibi ricchi di carboidrati. Bisogna prestare particolare attenzione a ferro e calcio: alcuni atleti possono sviluppare una carenza di ferro e questo potrebbe compromettere le loro prestazioni e una stanchezza inspiegabile dovrebbe essere tenuta sotto controllo, mentre è importante garantire un apporto adeguato di calcio nelle adolescenti che dedicano molte ore allo sport. La maggior parte degli sportivi è in grado di soddisfare le quantità raccomandate di vitamine e minerali dai cibi quotidiani ma ci si deve accertare che l’alimentazione sia davvero corretta e prestare comunque attenzione a due tipologie di sportivi: quelli che limitano il loro apporto energetico per perdere peso e quelli con varietà dietetica limitata. In entrambi i casi è ragionevole pensare che serva loro un’integrazione o con formule multivitaminiche e multiminerali
NUTRACEUTICA
La creatina è considerata un volumizzante cellulare che porta a un aumento della massa muscolare e del volume, in parte a causa di un aumento di ritenzione all’interno del muscolo
o con integratori nutrizionali mirati. Il più noto è forse la creatina, un elemento dietetico non essenziale che si trova in abbondanza nella carne e pesce e di cui una dieta onnivora assicura giornalmente un approvvigionamento di circa 1 g; la creatina viene sintetizzata anche all’interno del corpo, principalmente nel fegato, a una velocità di circa 1 g al giorno. La creatina è considerata un “volumizzante cellulare” che porta a un aumento della massa muscolare e del volume, in parte a causa di un’aumentata ritenzione all’interno del muscolo. Il carico di creatina migliora le prestazioni caratterizzate da un lavoro ripetuto ad alta intensità con recupero a brevi intervalli di tempo (< 2 min.) ma non da esercizi di resistenza; l’efficacia sembra diminuire dopo diversi mesi, probabilmente a causa di una downregulation dei trasportatori di creatina. Facendo una veloce ricerca in letteratura si osserva come i risultati con creatina non sono stati coerenti, e che l’aumento di peso che si ha con un regime di carico può essere un detrattore delle prestazioni più di un facilitatore. Inoltre, alcuni atleti possono essere iper-responder alla creatina, mentre al-
tri non notano alcun effetto. La caffeina, altra sostanza conosciuta da chi pratica sport, esercita probabilmente il suo effetto benefico sulle prestazioni riducendo la percezione di fatica e migliorando il reclutamento delle fibre muscolari.
Acqua ma non solo
La disidratazione è probabilmente l’insidia peggiore per chi pratica attività fisica, sotto il sole o ancor peggio in locali non ventilati e caldo umidi. Il corpo non può tollerare la disidratazione neanche lieve, ma purtroppo la sensazione di sete si placa con l’esercizio e il consumo volontario di liquidi non è sufficiente a soddisfare le esigenze dell’organismo. Si può arrivare a perdere una quantità di liquidi pari a 3 l/h durante uno sforzo fisico significativo. La perdita di liquidi aumenta la frequenza cardiaca di otto battiti al minuto e compromette le prestazioni quando è oltre 1,8 per cento di acqua corporea totale; si ha una diminuzione dell’attenzione, del tempo di risposta, e della precisione delle attività, inoltre il tasso di errore aumenta. L’ingestione di liquidi durante attività fisica e durante il periodo di recupero ha il duplice scopo di provvedere una fonte di carboidrati per rifornire le scarse riserve dell’organismo e di fornire acqua ed elettroliti per rimpiazzare le perdite dovute alla sudorazione. Se il rifornimento di acqua è prioritario è preferibile che il contenuto di zuccheri sia basso, perché il contenuto di carboidrati delle bevande aumenta la quantità di 33 | giugno 2016 |
energia fornita ma tende a diminuire la velocità con cui l’acqua viene assimilata. Quando ricorrere alla sola acqua o integrare? La composizione delle bevande da utilizzare viene influenzata dalla necessità prioritaria di rifornire energia o acqua; questa dipende a sua volta dall’intensità e durata dell’esercizio, dalla temperatura e umidità dell’ambiente e dalle caratteristiche fisiologiche biochimiche dell’atleta. È quindi difficile fare raccomandazioni specifiche che possano andare bene per tutti gli sportivi. Come indicazioni si può dire che durante un esercizio che dura più di un’ora, si devono ingerire 20-60 g di carboidrati per ora e anche il sodio deve essere incluso durante esercizi che durano più di 1-2 ore.
Il giusto consiglio
In definitiva, nel consiglio il farmacista dovrebbe indirizzare lo sportivo ai prodotti più indicati per lui e per lo sport che sta praticando. Variabile, questa, determinante: assicurarsi che chi si ha di fronte abbia chiaro che non esistono alimenti “magici”, capaci di migliorare le prestazioni fisiche oltre quello che possiamo attenderci dalle caratteristiche personali e soprattutto dall’allenamento. Il rischio altrimenti è che lo sportivo di turno lasci la farmacia per acquistare on line o nel negozio sportivo più fornito.
Fonti 1) L’alimentazione nella pratica motoria e sportiva, Ministero della Salute 2) Giampietro M., L’alimentazione per l’esercizio fisico e lo sport, Roma, Il Pensiero Scientifico Editore, 2005.
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Cambi
di stagione
L
“sindrome da cambio di stagione” colpisce circa due milioni di italiani e si manifesta con segnali come affaticamento fisico e mentale, a cui si aggiungono spesso irritabilità, ansia, irrequietezza, disturbi digestivi, emicrania e insonnia. Tutti questi disturbi si manifestano in genere in primavera e segnalano che il nostro fisico deve adeguarsi al passaggio all’ora legale, che porta via un’ora di sonno e obbliga l’organismo ad abituarsi al nuovo ritmo. Inoltre, le ore di luce e le temperature più alte stimolano una maggiore attività di tutto il corpo, che può non essere in grado di rispondere in maniera adeguata. L’organismo segnala così il suo disagio con stanchezza e debolezza apparentemente ingiustificate ma che in realtà sono il campanello d’allarme di uno stato fisico e mentale non eccellente. Sono quindi molte le persone che entrano in farmacia e chiedono un aiuto per superare la situazione. Consiglio prima di tutto uno stile di vita adeguato, per esempio qualche ora di sonno extra e un’alimentazione ricca di vitamine, apportata da frutta e verdura fresca. Se queste due accortezze non bastano, indico alcuni farmaci omeopatici oppure integratori, a seconda della sintomatologia.
Insonnia
L’insonnia è forse il disturbo più frequente nel cambio di stagione. Si trat-
Rimedi per la sindrome che colpisce due milioni di italiani
ta in genere di una situazione temporanea, correlata al ritorno dell’ora legale e all’aumento delle ore di luce, che influiscono sui ritmi dell’organismo alterando il naturale ritmo sonno-veglia. Per chi lamenta disturbi del sonno, i farmaci omeopatici possono essere una valida opportunità terapeutica. Per l’insonnia da eccitazione psichica “positiva”, come dopo aver ricevuto una bella notizia, o da iperideazione, ossia l’incapacità di sgombrare la mente, suggerisco Coffea cruda 9CH. In questo caso, come oligoterapia catalitica di fondo, associo gli oligoelementi manganese, una dose al mattino a digiuno due volte alla settimana, e alluminio, una dose al giorno per una settimana e poi a giorni alterni. Indico Arnica montana 9CH quando l’insonnia è dovuta a stanchezza fisica, dopo una gara sportiva o un allenamento; se l’insonnia è dovuta a eccessi alimentari o alcolici consiglio Nux vomica 9CH. Questi medicinali vanno assunti nella dose di 5 granuli alla sera prima di coricarsi. Se l’insonnia è dovuta a disturbi del sistema neurovegetativo suggerisco gli 36 | giugno 2016 |
oligoelementi manganese-cobalto, una dose tre volte alla settimana, associata a Tilia tomentosa MG 1DH 50 gocce mattino e sera per venti giorni al mese, da ripetere per tre cicli.
Affaticamento
Allo studente con difficoltà di concentrazione e svogliatezza consiglio Kalium phosphoricum 30CH, una dose al giorno per una decina di giorni e Betula verrucosa semi MG 1DH, 40 gocce dieci minuti prima dei pasti per un mese. Per la persona che si alza stanca al mattino suggerisco gli oligoelementi rame-oro-argento, una
OMEOPATIA
Per il paziente che lamenta un calo del tono dell’umore sono indicati gli oligoelementi rame-oro-argento
dose tre volte alla settimana per un paio di mesi da asso ciare a Eleuterococco TM, 50 gocce al mattino in poca acqua per venti giorni. Gli oligoelementi rame-oro-argento, con la stessa posologia, sono indicati anche per il paziente che lamenta un calo del tono dell’umore. In questo caso associo l’oligoelemento litio, una dose mattino e sera.
Disturbi digestivi
In primavera è abbastanza comune risentire di difficoltà digestive o di bruciori di stomaco. A chi mi chiede cosa assumere se la digestione è piuttosto lenta e causa uno stato di sonnolenza, suggerisco Lycopodium clavatum 5CH, 5 granuli tre volte al giorno. In presenza di bruciori di stomaco, acidità e dolori addominali, consiglio Argentum nitricum 5CH, 5 granuli tre volte al giorno. Arsenicum album 5CH è invece il farmaco dell’intossicazione quando, oltre ai sintomi dell’indigestione, è presente anche diarrea: 5 granuli quattro volte al giorno.
In caso di eccessi alimentari andrà preso Nux vomica 9CH. Se coliti e gastriti sono spesso ricorrenti, consiglio Tilia tomentosa MG 1DH, 50 gocce mattino e sera, con Ficus carica MG 1DH, 50 gocce prima di pranzo e cena, a cicli di venti giorni al mese.
Sindrome premestruale
Nella sindrome premestruale i sintomi si possono accentuare in particolari periodi dell’anno, come in primavera; in genere consiglio una cura a base di Rubus idaeus MG 1DH, 50 gocce al giorno per due mesi, Salvia TM, 25 gocce diluite in poca acqua cinque giorni prima del ciclo e durante il ciclo da associare a un integratore di magnesio. Se durante il ciclo si avvertono crampi particolarmente forti, suggerisco Caulophyllum 30 CH, una dose globuli alla settimana per tre mesi, e nella fase iniziale della mestruazione Magnesia phosphorica 9 CH, cinque granuli mattina e sera. 37 | giugno 2016 |
Carenza di magnesio
Il magnesio, soprattutto nel periodo primaverile, merita una considerazione maggiore: si tratta infatti di un elemento che è insufficiente nella popolazione adulta italiana nel 70 per cento dei casi a causa della raffinazione e della cottura spinta dei cibi. Questo minerale, fondamentale per la nostra vitalità, ha un’azione indispensabile su un buon numero di meccanismi fisiologici. I segnali di una carenza di magnesio sono spesso silenziosi, ma facilmente identificabili con un po’ di attenzione: duratura sensazione di irritabilità, affaticamento fisico e mentale, crampi e formicolii soprattutto agli arti inferiori, disturbi digestivi associati a gonfiore addominale, vertigini, emicrania e spesso insonnia. Per questo motivo lo associo quasi sempre ai farmaci sopra esposti, scegliendo il magnesio che si assorbe maggiormente a livello intracellulare, per avere un miglior apporto di energia.
COSMESI
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D
iscromie della pelle, tatuaggi, ematomi, angiomi, vitiligine, teleangectasie… Sono numerosi gli inestetismi di viso e corpo che oggi possono essere sapientemente “mascherati” con
appositi prodotti di camouflage, termine che nasce dalla fusione delle due parole camuffamento e maquillage e indica una serie di cosmetici dedicati a questo scopo, che trovano il giusto collocamento nella farmacia. La tecni-
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ca del camouflage, infatti, nobilita l’utilizzo di prodotti specifici di make up per dare maggior sicurezza alle persone affette da discromie cutanee piuttosto marcate. Il camouflage basa la sua applicazione sulla teoria dei colori: i colori vicini si esaltano mentre quelli lontani si annullano. Se prendiamo come esempio il disco di Newton o la sua evoluzione nel cerchio cromatico di Itten, si vede che la luce, attraverso un prisma, forma un ventaglio di colori primari (giallo, rosso, blu) che, sfumati fra loro, creano gradazioni intermedie. Mescolando i colori primari, quindi, si ottengono quelli secondari o derivati e cioè il giallo più il rosso crea l’arancio; il giallo più il blu dà il verde e il rosso più il blu dà il viola. Ci sono poi i colori terziari, formati da una combinazione di un colore primario con un secondario. I colori opposti della ruota si definisco complementari. Oltre a questi colori ci sono il bianco e il nero che, mescolati ai secondari o ai primari, daranno vita ad altre gradazioni indispensabili per creare, a loro volta, altri toni (grado di luminosità di un colore). Un colore composto può annullare un colore secondario, come un colore secondario può annullare un suo comparato. Miscelando quindi i colori neutri, caldi (dal giallo al rosso) e freddi (dal viola al blu) è possibile minimizzare le imperfezioni dell’epidermide.
COSMESI
Alcuni particolari inestetismi della cute mettono le persone a disagio e impediscono di relazionarsi con gli altri. Per restituire loro sicurezza ci sono i cosmetici di camouflage Quali prodotti e quali tecniche
Per realizzare il camouflage si impiegano diversi prodotti che devono essere tutti anallergici, resistenti all’acqua, coprenti, non comedogenici ma dotati di filtri solari (indispensabili per proteggere le pelli molto sensibili come quelle che hanno subito bruciature) e di lunga durata, meglio se privi di profumi e conservanti. Un trucco correttivo di base impiega il correttore di colore, il fondotinta, la cipria in polvere e il fissante. Ovviamente non va dimenticato lo struccante che, a fine giornata, diventa fondamentale per garantire una perfetta pulizia del viso. Le tecniche di applicazione del camouflage sono tre, essenzialmente: con pennello, con le dita, con la classica spugnetta. Talvolta è necessario usarle in maniera integrata. Esse variano a seconda del tipo di inestetismo o del soggetto da trattare. I passi da seguire per realizzare un camouflage sono diversi. Per prima cosa va compilata una scheda in cui elencare tutti quei colori caldi che annullano i freddi e viceversa. In pratica, la teoria dei colori spiega che l’opposto del rosso è il verde e l’opposto del viola è il giallo. Poi va applicata sulla parte da trattare una crema idratante non troppo oleosa oppure un siero che asciuga più in fretta e non unge troppo. A seguire va utilizzato un primer viso
come base pre trucco che ha lo scopo di minimizzare i pori dilatati e levigare la pelle per consentire una migliore stesura dei prodotti che si impiegheranno in seguito. Il primer va scelto neutro oppure viola o verde, a seconda del colore delle macchie che virano al beige/marrone o dei rossori e couperose da minimizzare. Per coprire macchie, brufoli e couperose si usa il correttore con un pennello specifico ricordando di impiegare il prodotto di colore verde per i rossori e i brufoletti, giallo per le occhiaie violacee, aranciato per quelle bluastre e rosa per quelle non troppo evidenti. L’importante è che il prodotto sia pastoso e coprente per poterlo lavorare al meglio. Dopo averlo steso col pennello va sfumato bene con una spugnetta. Successivamente va applicato un fondotinta su tutto il viso, con un pennello specifico o una spugnetta, avendo cura di tamponare le zone “critiche” e insistendo su quelle dove è stato steso il correttore. Se la cliente ha una cute arida va scelto un fondotinta compatto molto nutriente se la pelle è mista od oleosa è preferibile un prodotto a effetto opaco, mentre ne basta uno fluido e leggero se non ci sono particolari imperfezioni da nascondere. Infine, va applicata la cipria, meglio se fissante, con un pennello grande per poi dare colore con un blush o un bronzer. Se l’area da trattare è molto vasta (per esempio sul corpo) è ideale 39 | giugno 2016 |
finire il trattamento con un apposito spray fissante.
Tipologie di inestetismi
Macchie brune, vitiligine, melasma gravidico, cicatrici, couperose ma anche occhiaie e tatuaggi possono essere efficacemente mascherati con i prodotti di camouflage. Vediamo di seguito quali sono gli accorgimenti da adottare per i vari inestetismi. Le macchie iperpigmentarie dovute all’età o a un’eccessiva esposizione solare senza protezione, che appaiono su viso, mani e decolleté vanno trattate con un po’ di correttore, sfumandolo. Se la macchia è particolarmente scura, è meglio applicare prima un correttore giallo. La vitiligine che si presenta, generalmente, con chiazze color avorio, causate dalla mancanza di melanina, va camuffata con un correttore di colore rosa sulle macchie, per poi stendere il fondotinta che viene usato di solito per il viso, picchiettando con un cotton fioc la zona interessata. A fine trattamento va applicata la cipria. Il melasma, che può comparire in gravidanza o durante l’allattamento e si presenta come una macchia scura simmetrica a metà del viso, su tempie, guance o tra le sopracciglia, va mascherato con una piccola porzione di correttore giallo, picchiettandolo con le dita. Successivamente va utilizzato un fondotinta coprente dello stesso colore dell’in-
COSMESI
carnato. La quantità di prodotto deve però essere minima per riprodurre un effetto naturale mentre se l’inestetismo è leggero basta utilizzare solo il fondotinta beige, senza correttore. Un altro difetto estetico che può essere trattato con il camouflage è costituito dalla cicatrici provocate da ustione che non sono facili da correggere, soprattutto se situate su collo e palpebre, perché soggette a movimento. È possibile però ridurne il volume in base alle loro caratteristiche. Le cicatrici ispessite, infatti, possono essere schiarite con un correttore chiaro, per quelle a solco si può utilizzare un correttore ombreggiante mentre sulle macchie rossastre va steso un correttore beige-arancio con sopra un velo di cipria a effetto fissante, applicando poi il fondotinta in modo uniforme. La couperose si maschera utilizzando un correttore di colore verde o gialloarancio a cui segue l’applicazione di un velo di cipria e di un fondotinta dello stesso colore della carnagione della persona e, se necessario, si può ripetere la stesura della cipria. Per tutte le persone che desiderano contrastare le occhiaie, cioè gli aloni scuri nella zona sotto-oculare, il correttore camouflage è ideale per schiarirle e va applicato in minime quantità con un pennellino dall’angolo interno dell’occhio verso l’esterno. Va scelto però il correttore adatto e cioè: per occhiaie di colore bruno marrone, va usato un correttore beige chiaro; per quelle tendenti al blu, va impiegata una tonalità beigearancio mentre per quelle violacee, va scelto un prodotto con nuances beigegialle. A fine trattamento va steso il fondotinta su tutto il viso, tamponando delicatamente la zona del contorno occhi con una velina. È possibile utilizzare i prodotti di ca-
mouflage anche per nascondere un tatuaggio per chi non volesse rimuoverlo con il laser tenendo presente, però, che molto dipende dalla predominanza della colorazione con cui si presenta. I tatuaggi più difficili da nascondere sono quelli di colore nero bluastro. Per attenuare il contrasto di tono bluastro va applicato
un correttore giallo. A seguire va steso un fondotinta con un’alta percentuale di pigmenti della stessa sfumatura dell’incarnato della persona, picchiettandolo fino a nascondere il tatuaggio. Vanno poi sfumati i contorni della zona trattata con un pennellino per evitare gli stacchi di colore.
Il parere dell’esperta Per conoscere dal punto di vista formulativo i prodotti di camouflage e le azioni di questi sulla pelle abbiamo interpellato Carla Scesa (nella foto), docente di Chimica dei prodotti cosmetici all’Università Cattolica di Roma e di Cosmetologia all’Università degli Studi di Siena. «Il camouflage è un trucco che può coprire da inestetismi leggeri a forme gravi e invalidanti (angiomi, cicatrici eccetera) ma anche tatuaggi indesiderati», spiega l’esperta. «La copertura è semi permanente, infatti può durare fino a qualche giorno e resiste all’acqua e al sudore. Sono tutte formulazioni che creano un film sulla superficie della pelle. Perlopiù in crema di varia consistenza, sono definibili fondo tinta coprenti e waterproof, si accompagnano spesso a una polvere fissante, cipria o fard. La presenza di pigmenti inorganici (quelli utilizzati in ciprie e fondo tinta consueti) in opportune concentrazioni, permette di ottenere una gamma di colori abbastanza ampia. I toni caldi (rosa intenso) sono studiati per correggere ematomi e coprire tatuaggi o macchie anche estese, mentre i toni freddi attenuano il rosso di couperose, telengectasie o angiomi». Secondo Scesa il camouflage è un trucco che non richiede ulteriori prodotti perché è un make up completo, da applicare a piccoli tocchi successivi dopo il normale trattamento con siero o crema. Essendo un trucco waterproof e coprente, può essere meno indicato in piena estate, quando c’è una forte sudorazione. In questo caso si può alleggerirlo usando prodotti in polvere o, al limite estremo, applicandolo nelle ore più fresche (serali). La docente sottolinea che lo struccante ideale per ogni tipo di camouflage è proposto dalle aziende che lo producono. Un trucco che resiste all’acqua può infatti essere rimosso “per affinità”, usando cosmetici in emulsione (latte o crema) oppure oli e, infine, un tonico. Ma ci possono essere controindicazioni per questo trucco “correttivo” e quali sono i migliori consigli che può fornire il farmacista alla sua clientela che ne vuole fare uso? «Cuti molto grasse, con forti stati acneici o cuti infiammate vanno “mascherate” con molta attenzione per non aumentarne gli squilibri cutanei», conclude Scesa. «In questi casi si può suggerire di limitare l’uso di camouflage a momenti particolari, avendo cura di rimuoverlo completamente alla sera per lasciar “respirare” la pelle. In commercio ci sono camouflage testati per non provocare comedogenicità. Tra i consigli fondamentali da dare alle persone che usano il camouflage va proposta la completa pulizia del viso, avendo cura di scegliere il tipo di prodotto più idoneo alla tipologia cutanea. Infine, essendo la tecnica di applicazione progressiva (a strati) si può facilmente modularne l’utilizzo in base anche alla stagionalità, alla gravità dell’inestetismo e, quindi, al grado di coprenza e di percezione visiva da ottenere». 40 | giugno 2016 |
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LEGALE
a cura dello studio dell’avvocato BRUNO RICCARDO NICOLOSO Firenze-Roma (b.r.nicoloso@tin.it)
A processo Il Consiglio di Stato rimette alla Corte di Giustizia Ue le intese di mercato tra le case farmaceutiche
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on ha destato scalpore nel mondo della farmacia la pesante sanzione pecuniaria ascritta, da parte della Commissione Europea, alla casa farmaceutica produttrice del medicinale antidepressivo “originale”, per gli accordi intercorsi con le case farmaceutiche produttrici della corrispondente variazione “equivalente”, volti a ritardare la loro introduzione sul mercato farmaceutico: ciò in violazione dell’articolo 101 del Tfue (Punto Effe, n. 16/2105: “Mercanti in polpe”). Ha invece destato risonanza la decisione del Giudice amministrativo italiano secondo cui «Deve essere confermato il provvedimento con cui l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, constatata la sostituibilità di un farmaco (Avastin) nella cura di patologie della vista rispetto ad altro medicinale (Lucentis) di costo decisamente superiore, abbia accertato, sulla base di ampia documentazione e di significativi riscontri probatori, la sussistenza di un’intesa fra i produttori dei due farmaci volta a suffragarne artificiosamente la differenziazione, allo scopo di favorire l’impiego di quello più costoso mediante l’enfatizzazione dei rischi suppostamente connessi all’uso intravitreale di quello meno costoso, nella consapevolezza che la società produttrice di quest’ultimo derivava, in forza delle royalties a essa spettanti sulle
vendite dell’altro, profitti maggiori di quelli che si sarebbero potuti conseguire dalla commercializzazione a uso oftalmico del proprio prodotto (Tar Lazio, 2 dicembre 2014, n. 12168). Tutto ciò sempre per la violazione dell’articolo 101 del Tfue. Il contenzioso è esso pure ancora ora sub judice avanti il Consiglio di Stato, che ha sollevato avanti la Corte di giustizia dell’Unione Europea la questione pregiudiziale sulla corretta interpretazione della normativa comunitaria in questione (Consiglio di Stato, Ordinanza 11 marzo 2016, n. 966). Sia la prima questione sottoposta ora all’esame del Tribunale di primo grado dell’Unione Europea, sia la seconda questione sottoposta ora all’esame del Consiglio di Stato, impongono il riferimento testuale alla normativa comunitaria in questione, non senza rilevare che l’esegesi proposta avanti ai Giudici comunitari è parziale in quanto riguarda soltanto gli aspetti economici attinenti direttamente le imprese che producono, di riflesso le persone che utilizzano i medicinali, che vengono coinvolte da tale problematiche: ciò in riferimento ai limiti della giurisdizione comunitaria (Punto Effe, n. 1/2009: Homo faber et liber vir).
Articolo 101 Tfeu
1. Sono incompatibili con il mercato comune e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associa42 | giugno 2016 |
zioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto e per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all’interno del mercato comune e in particolare quelli consistenti nel: a) fissare direttamente i prezzi d’acquisto o di vendita ovvero altre condizioni di transazione; b) limitare o controllare la produzione, gli sbocchi, lo sviluppo tecnico o gli investimenti; c) ripartire i mercati o le fonti di approvvigionamento; d) applicare nei rapporti commerciali con gli altri contraenti condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, così da determinare per questi ultimi uno svantaggio nella concorrenza; e) subordinare la conclusione di contratti all’accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari, che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l’oggetto dei contratti stessi. 2. Gli accordi o decisioni, vietati in virtù del presente articolo, sono nulli di pieno diritto. 3. Tuttavia, le disposizioni del paragrafo 1 possono essere dichiarate inapplicabili: a qualsiasi accordo o categoria di accordi fra imprese; a qualsiasi decisione o categoria di decisioni di associazioni di imprese, e a qualsiasi pratica concordata o categoria di pratiche concordate, che contri-
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buiscano a migliorare la produzione o la distribuzione dei prodotti o a promuovere il progresso tecnico o economico, pur riservando agli utilizzatori una congrua parte dell’utile che ne deriva, ed evitando di: a) imporre alle imprese interessate restrizioni che non siano indispensabili per raggiungere tali obiettivi; b) dare a tali imprese la possibilità di eliminare la concorrenza per una parte sostanziale dei prodotti di cui trattasi.
Un dubbio strategico
Ai ventiquattro frequentatori presbiti di questo Osservatorio legale interesserà di certo sapere in quali termini il Consiglio di Stato abbia ritenuto opportuno rimettere alla Corte di giustizia europea la interpretazione che conta sulla pregiudiziale volta a stabilire in buona sostanza se sia mai applicabile alla fattispecie l’articolo 101 del Tfue (in rito e nel merito). Il che significa che i difensori dei mercanti del farmaco - che 43 | giugno 2016 |
(molto) presumibilmente hanno sollevato l’eccezione pregiudiziale che è stata sottoposta alla Corte di giustizia europea - hanno messo in dubbio che: a) la fattispecie rientri nell’ambito delle disposizioni di cui al paragrafo 1 dell’articolo 101 del Tfue; b) l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sia competente in materia, rispetto all’Agenzia italiana del farmaco e all’European medicines agency;
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c) la condotta delle case farmaceutiche debbano considerarsi restrittive della concorrenza (!). Il che è ben più di una strategia difensiva. Viene infatti messa in discussione in nuce la stessa valenza della censura mossa dalla Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, la quale ha ritenuto che le due società “madri”, anche attraverso le controllate società “figlie”, avrebbero posto in essere «una intesa orizzontale unica e complessa, realizzatasi attraverso una pluralità di condotte concertate, contrarie all’articolo 101 del Tfue», e che tale intesa sarebbe stata volta a realizzare una differenziazione artificiosa dei due farmaci che, secondo l’Autorità garante, sarebbero invece «farmaci equivalenti sotto ogni profilo in ambito oftalmico», manipolando la percezione dei rischi dell’uso in ambito oftalmico del primo per condizionare la domanda a favore del secondo, attraverso la «produzione e diffusione di notizie in grado di ingenerare preoccupazioni pubbliche sulla sicurezza degli usi intravitreali» dell’uno e non dell’altro e «svalutando le contrarie acquisizioni scientifiche». Non è poco in termini di concorrenza e di mercato e molto di più per chi crede, indipendentemente dall’esegesi dell’articolo 101 del Tfue postulata dal Consiglio di Stato, che il farmaco non sia un comune bene di mercato nel cui contesto riduttivo è stata posta la questione - ma il contenuto di una prestazione sanitaria a tutela della salute, intesa come qualità e dignità della vita e ritenuta un diritto “fondamentale” di tutti e di ciascuno (articolo 32 della Costituzione), che è concettualmente sottratto alla concorrenza e al mercato, in quanto l’indub-
bia natura imprenditoriale delle imprese coinvolte nella produzione, distribuzione e dispensazione dei medicinali viene ritenuta «marginale» dal Giudice delle Leggi, rispetto alle ragioni cui è finalizzata (Corte Costituzionale, 10 marzo 2006, n. 87). Meglio ancora, una tale riduzione del farmaco
a un bene di consumo è estranea a chi ritiene il riferimento alla finalizzazione dell’economia all’interesse generale (articolo 41 della Costituzione) non possa essere considerato un residuato storico da rottamare o mantenere solo nelle logiche della concorrenza e del mercato.
Un abbaglio intellettuale? Mio caro Duchi, ho letto sul sito del tuo studio (di cui faccio una debita pubblicità) la censura alla sentenza del Tar della Puglia, Lecce, 14 aprile 2016 n. 617, che ha ascritto alla competenza delle Regioni (e non dei Comuni) il procedimento di revisione ordinaria della pianta organica delle sedi farmaceutiche. Attendi al riguardo che qualcuno ti dica in cosa consista l’attività di pianificazione in questione se non la individuazione dalla zona di pertinenza di ciascuna farmacia: attività che spetterebbe ai Comuni, se pure la competenza programmatoria dovesse spettare alle Regioni. Ed è presto detto. L’articolo 11 della Legge n. 27/2012 riguarda ex professo la pianificazione straordinaria delle farmacie attuata mediante l’applicazione del (solo) criterio demografico (di cui è stato modificato il quorum) cui consegue l’assegnazione mediante un concorso straordinario delle nuove sedi farmaceutiche su cui i Comuni non possono esercitare la prelazione, ma tale novella non sembra estensibile tout court alla pianificazione ordinaria delle farmacie attuabile mediante l’applicazione non solo del criterio demografico ma anche di quelli topografico e urbanistico (riservati dai vigenti articoli 2 e 5 della Legge n. 362/1991 alle Regioni) cui consegue l’assegnazione mediante un concorso meritocratico delle sedi farmaceutiche su cui i Comuni possono esercitare il diritto di prelazione. Questo è quanto è stato rilevato nell’obiter dictum della Corte Costituzionale con la sentenza n. 255/2013 che non pare proprio, come tu affermi, l’infelice inciso di un doppio livello di pianificazione secondo cui i Comuni individuano e le Regioni pianificano le sedi farmaceutiche: ciò in piena autonomia nella ripartizione sinergica delle competenze tra gli organi dello Stato apparato. Ad andare di contrario avviso si finirebbe per validare il conflitto tra l’attività di programmazione e l’attività di gestione di un servizio pubblico locale da parte di uno stesso soggetto: il Comune di riferimento, titolare in atto o in potenza di farmacie comunali. Il che viene censurato non solo a livello costituzionale in punto di trasparenza dell’azione amministrativa (articolo 97 della Costituzione), ma anche a livello comunitario sull’esercizio di una posizione dominante nell’esercizio di un servizio pubblico di rilevanza economica (articolo 102 del Tfue). Questo vien detto a tacere che si avrebbero due parallele pianificazioni: quella dei Comuni, attuata mediante l’applicazione del criterio demografico e quella delle Regioni attuata mediante l’applicazione dei criteri topografico e urbanistico: ciò magari in tempi diversificati. Convieni di certo che ci si dovrebbe preoccupare di una tale confusione concettuale e operativa, se pure la “terza” del Consiglio di Stato non se ne sia accorta e - a torto - abbia già fatto suo il tuo assunto con la sentenza 22 ottobre 2015 n. 5607 che ben conosci, oscurando l’abbaglio della Consulta e del tuo Bruno Riccardo Nicoloso (che ha riproposto la questione a Palazzo Spada).
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SPIGOLATURE
Documento di consenso sulla Mrge: presentazione in Senato Il 22 giugno prossimo il Senato della Repubblica ospiterà la presentazione del Documento di consenso dal titolo La gestione condivisa dei sintomi da reflusso gastroesofageo in 10 assiomi, edito da Edra e disponibile in ebook sul sito www.edizioniedra.it. Il documento è il risultato dell’impegno di un gruppo di lavoro multidisciplinare - che riunisce farmacisti, medici di medicina generale e specialisti gastroenterologi - con un unico obiettivo: consentire una gestione razionale, efficace e sicura del paziente con bruciore
di stomaco. Un lavoro che evidenzia in modo sintetico i nodi critici relativi alla gestione della pirosi, fornendo al farmacista pratiche indicazioni per rapportarsi con chi soffre di sintomi da reflusso gastroesofageo.
Torna Farmacia in viaggio Da giugno ad agosto nelle 380 farmacie della Rete Farmacisti Preparatori di tutta Italia torna il servizio “Farmacia in viaggio”, che offre ai cittadini consigli pratici e informazioni sanitarie pre-partenza. «Per quanto il viaggio sia un momento piacevole e di scoperta, ci sono rischi sanitari correlati alla destinazione prescelta, spesso sconosciuti ai futuri viaggiatori», spiega Santo Barreca, uno dei rappresentanti della Rete. «Ecco perché invitiamo tutti i cittadini a venire in farmacia prima di partire, per assicurarsi di avere tutte le informazioni che renderanno le loro vacanze non solo gradevoli, ma anche sicure». Il farmacista analizzerà l’itinerario, la durata, il tipo di viaggio, le attività che si intendono effettuare e tutte le possibili problematiche connesse, offrendo una consulenza sul viaggio dal punto di vista sanitario. Oltre ai propri consigli, il farmacista lascerà ai cittadini del materiale informativo: un pieghevole che segnala le destinazioni migliori da scegliere per il proprio viaggio in base al periodo dell’anno e una brochure con delle utili check list per ricordare tutto quello che c’è bisogno di portare in vacanza. Tutte le informazioni su www.retefarmacistipreparatori.it.
Fotoprotezione in tour Partirà il 20 giugno e avrà la durata di un mese la campagna “La mia Fotoprotezione Isdin Italian Tour 2016”, promossa per supportare i farmacisti nella consulenza professionale sul tema della fotoprotezione, ma anche dell’idratazione quotidiana e della cura della pelle in generale. L’Italian Tour 2016 vedrà la presenza in farmacia di un informatore scientifico Isdin per un test cosmetologico gratuito e consigli mirati sulla scelta del fotoprotettore più idoneo in base alle caratteristiche della cute esaminata. L’esperto Isdin sarà a disposizione dei clienti della farmacia per effettuare un check-up sul grado di idratazione della pelle, parametro fondamentale per una corretta scelta della fotoprotezione ideale. Misurando la conducibilità
elettrica dello strato corneo della pelle su viso e mani attraverso un apposito idrometro, l’informatore scientifico offrirà al consumatore finale indicazioni sul suo stato di idratazione cutanea e, sulla base di dati visivi e strumentali, consiglierà la texture più efficace per il suo tipo di pelle. La consulenza dermatologica gratuita permetterà inoltre al cliente di ricevere consigli sui prodotti per l’idratazione quotidiana e per cura della pelle, in base alle personali caratteristiche rivelate dal test.
A scuola contro i farmaci illegali Tra le varie campagne di educazione sanitaria promosse negli ultimi anni da Federfarma Verona una delle più legate all’attualità è quella sulla contraffazione dei farmaci, fenomeno che viaggia soprattutto attraverso i canali on line, assai difficile da arginare. L’Agenzia italiana del farmaco attesta da parte sua che neanche l’1 per cento dell’offerta di farmaci sul web è legale. «Il rischio maggiore riguarda i giovani o le persone meno informate, che si affidano alla rete senza saper valutare le conseguenze spesso molto gravi, per la propria salute», commenta
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Marco Bacchini, presidente di Federfarma Verona. «La cultura dalla sicurezza farmaceutica deve iniziare fin da giovanissimi con le informazioni corrette che offrono, per esempio, i farmacisti di Federfarma Verona nelle scuole di ogni ordine e grado all’interno del progetto Youngh&Healthy. In questi giorni è terminata la serie di incontri per l’anno scolastico 2015/2016 nelle scuole secondarie di primo grado “FincatoRosani” di Borgo Venezia e “Caliari” del centro storico, che hanno suscitato nei giovani studenti grande interesse e partecipazione».
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Salute in volo
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di SILVIO DI FRANCIA
osa ci fa un elicottero fermo al centro del piazzale di una caserma romana, accanto a un’incubatrice neonatale? Presto detto. Grazie alla collaborazione tra i ministeri della Difesa e della Salute e la Regione Lazio, gli elicotteri del 118 laziale potranno trasportare i casi urgenti di neonatologia direttamente al Policlinico Umberto I di Roma (ma anche agli altri ospedali romani attrezzati con la terapia intensiva neonatale) utilizzando la piattaforma per atterraggio di elicotteri messi a disposizione dalla Difesa nella centralissima caserma Macao, adiacente proprio al nosocomio. Si tratta, in sostanza, di un piccolo reparto di rianimazione portatile per neonati, che permetterà agli operatori sanitari di intervenire tramite elisoccorso in tempi strettissimi, mantenendo a livello ottimale tutti i parametri vitali del neonato. Il nuovo servizio è stato presentato il 17 maggio dal ministro della Difesa Roberta
Donata una culla termica al Policlinico Umberto I grazie a Farma&Friends, iniziativa promossa da Federfarma Roma ed Edra Pinotti e da quello della Salute Beatrice Lorenzin, insieme al Governatore del Lazio Nicola Zingaretti, al direttore generale dell’Umberto I Domenico Alessio e al presidente di Federfarma Roma Vittorio Contarina. Un servizio d’emergenza reso possibile da una nuova culla termica, tecnologicamente d’avanguardia, donata dai farmacisti romani al Policlinico Umberto I. Donazione straordinaria, frutto delle moltissime adesioni alla serata di beneficenzadi Farma&Friends, promossa da Federfarma Roma ed Edra per il 6 giugno. Adesioni che hanno già prodotto un primo risultato e permesso a Contarina di consegnare ad Alessio una culla termica per nati prematuri di ultima generazio-
ne unica in Italia, del valore di 40.000 euro. Va ricordato che in Italia sono oltre 40.000 i neonati che nascono prima della trentasettesima settimana di gestazione, ai quali vanno aggiunti quelli che presentano sofferenze e patologie del parto. Da qui prende le mosse l’iniziativa dei farmacisti romani. «Immaginate bambini piccolissimi», sottolinea il ministro Lorenzin, «che, grazie a un apparecchio tecnologico e a operatori preparati, possono sopravvivere. In fondo è questa la sanità per la quale lavoriamo. Ogni bambino salvato è un miracolo: permettere agli elicotteri di utilizzare le caserme romane e raggiungere ogni luogo del Lazio in pochissimo tempo non può che moltiplicare i miracoli». «Abbiamo dona-
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to questa culla a uno degli ospedali più importanti d’Italia», commenta, entusiasta, Contarina, «mossi dalla volontà di dare il nostro aiuto alle istituzioni sanitarie nella gestione di emergenze delicate come quelle che vedono come sfortunati protagonisti i neonati, ma anche dalla speranza che il progetto venga replicato nel resto d’Italia».
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Tante ricette per ogni problema di salute Consigli utili per migliorare la propria alimentazione Splendide foto dei piatti
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NO PROFIT
UN ULIVO PER LA VITA
Le prime radici Dopo i mesi passati a preparare il terreno, per i ragazzi di San Patrignano è giunto il momento di procedere alla piantumazione dei mille ulivi donati da Institut Klorane di PAOLA CIMETTI
I
mpegno, fatica, costanza, dedizione. E collaborazione: strumenti indispensabili per occuparsi della terra e godere dei suoi frutti. Lo stanno imparando nel loro percorso riabilitativo i ragazzi della Comunità di San Patrignano, coinvolti nel progetto quadriennale “Un ulivo per la vita”, nato grazie al sostegno e alla lungimiranza dell’Institut Klorane. Questa Fondazione d’impresa senza scopo di lucro del gruppo Pierre Fabre, creata nel 1994, da anni si prodiga per la protezione e salvaguardia dell’ambiente in un’ottica di sostenibilità. Il progetto che con Punto Effe seguiamo passo passo - persegue il duplice obiettivo dell’Institut Klorane di preservare e valorizzare il patrimonio ambientale, nonché di educare alla sua cura, dando pieno contributo a progetti in ambito sociale. È proprio quello che è avvenuto sulle colline riminesi: la sinergia con Institut Klorane, che si è impegnato attivamente donando mille nuove piante di ulivo, ha portato al potenziamento di una
Dove il domani mette radici
coltivazione di grande rilievo. Si è così raggiunto un totale di circa 5.500 piante, per un’estensione di venti ettari coltivati, di cui circa tre occupati dai nuovi impianti, andando a recuperare e valorizzare aree incolte e terreni inutilizzati.
La messa a dimora
Dopo un lavoro durato mesi, che ha visto i ragazzi della Comunità impegnati in prima linea nella preparazione del terreno e nella suddivisione delle varie cultivar giunte a destinazione, in questi giorni è finalmente avvenuta la piantumazione degli ulivi. «Il gesto realizzato dall’Institut Klorane ha un significato particolare per noi», testimonia Raffaele, responsabile della coltura degli ulivi. «Siamo in cinquantadue a occuparci di tutta la coltivazione, degli ulivi e dell’ortofrutta; l’anno scorso abbiamo prodotto circa 2.800 litri di olio, raccogliendo più di venticinque quintali di olive, e per l’anno
prossimo contiamo di arrivare tra i quaranta e i cinquanta quintali». Tra tre anni i mille ulivi donati dall’Institut Klorane cominceranno a dare i primi frutti e tra cinque si avranno già i primi raccolti. Grazie al contributo dell’Institut Klorane, San Patrignano sarà in grado di garantirsi piena autonomia economica. Un progetto di vita essenziale per i ragazzi ospiti della Comunità, che
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nell’apprendere un mestiere trovano il fulcro del loro percorso di rinascita: «La possibilità di seguire l’intero processo ci permette di imparare ogni momento della coltura dell’ulivo, è un ottimo metodo formativo», conclude Raffaele, «molti di noi porteranno avanti questo mestiere anche dopo il proprio percorso di recupero. Un grazie all’Institut Klorane da parte di tutta San Patrignano».
INIZIATIVE
Pressione
sotto controllo Una campagna di Federfarma Genova per la prevenzione dell’ipertensione
H
di GIUSEPPE TANDOI
a preso spunto dalla Giornata mondiale dell’ipertensione, celebrata il 17 maggio, e si è protratta fino alla fine del mese l’iniziativa “Le farmacie genovesi per la prevenzione dell’ipertensione”, promossa da Federfarma provinciale. Nelle 302 farmacie aderenti all’associazione i cittadini hanno potuto controllare gratuitamente la pressione e ricevere un volantino e un libretto contenente alcune semplici regole per effettuare una corretta automisurazione dei valori pressori. «Ogni farmacia», spiega Edoardo Schenardi, segretario di Federfarma Genova e curatore della campagna, «ha ricevuto un kit composto da una locandina, cento volantini e cento opuscoli con le schede per registrare i dati. Alla fine abbiamo distribuito al pubblico 30.000 volantini e 30.000 opuscoli, un materiale informativo non indifferente. Non dimentichiamo che ogni giorno sono 35.000 i genovesi che entrano in farmacia».
Un cammino avviato
Le farmacie del capoluogo ligure, site in città o in provincia, non sono nuove a iniziative del genere e, sull’altro versante, i cittadini sono ormai abituati a considerare il concetto di salute come strettamente connesso a quello di prevenzione e di corretta alimentazione. «Nel caso specifico abbiamo voluto anche sottolineare quanto possa essere importante un atto semplice e molto sottovalutato come l’automisurazione della pressione. Un’abitudine molto opportuna, per i pazienti ipertesi, i quali, tra le altre cose, evitano di recarsi con frequenza in farmacia. Non dimentichiamo che lo stress e l’agitazione che a volte prende il cittadino di fronte agli operatori sanitari sono elementi che possono alterare i valori pressori». La campagna di educazione sanitaria ha avuto il suo apice in una conferenza aperta al pubblico (realizzata in collaborazione con Omron e Alfa Wassermann), cui hanno partecipato, in qualità di relatori, Marco Bianchi, divulgatore
scientifico della Fondazione Veronesi (foto a sinistra), e Alessandro Durante, cardiologo emodinamista (foto a destra) . «La partecipazione è stata ottima», sottolinea Schenardi, «c’erano un centinaio di persone, la sala di Federfarma era piena. I contenuti dell’incontro sono inoltre stati amplificati attraverso i social network. I due esperti, nonché abili divulgatori, hanno suggerito ai presenti spunti pratici per prevenire l’ipertensione e
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stare in salute, rispondendo alle domande più frequenti. Come mi devo comportare tavola? Quanto devo camminare ogni giorno? Quesiti semplici ma che stanno alla base di tutto». Un percorso sugli stili di vita avviato da tempo con iniziative analoghe - ricorda Schenardi - e che non si concluderà di certo con il maggio appena trascorso.
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Il metodo Th.Kohl ANALISI DATI: IL PRIMO STEP DEL METODO Prima di partire con la ristrutturazione, è fondamentale aver chiaro lo stato dell’arte della farmacia. L’analisi macro sull’andamento della farmacia e sulle perfomance dei singoli reparti portano all’elaborazione delle strategie di crescita professionale e commerciale. Da qui, si definiranno le azioni-chiave per il futuro della farmacia.
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FARMANEWS
INIZIATIVE
di ROSSELLA GEMMA
Un sistema che tiene
I
n farmacia la vendita rappresenta solo una parte dell’intera attività. Si stima, infatti, che quasi un terzo degli utenti giornalieri si rechi in farmacia solo per ricevere consulenze sulla salute. In questo senso, la farmacia offre una consulenza sanitaria gratuita che impiega due ore di lavoro al giorno per addetto, con un costo medio di 10.000 euro all’anno. È quanto emerge dal secondo “Bilancio sociale delle farmacie” condotto dall’Unione tecnica italiana farmacisti (Utifar) in collaborazione con il Centro Studi Sintesi della Cgia di Mestre, con il contributo non condizionato di Teva Italia.
Il quadro
Le farmacie italiane, nonostante l’impatto della crisi, rappresentano un sistema che tiene dal punto di vista sociale ma anche occupazionale, con un numero di addetti ancora in crescita. Meno positivo, invece, l’andamento dei loro bilanci: il complesso delle attività, infatti, non ha ancora recuperato i livelli dei ricavi di vendita del 2008, anche se una lieve ripresa si può rilevare rispetto al 2012. Secondo i numeri della ricerca, nel sistema farmacia la crisi risulta più evidente a partire dal 2011 ed è in generale più pesante al diminuire del numero di addetti occupati, ossia per le farmacie più piccole. La ricerca evidenza come siano proprio
queste ad aver subito il forte taglio dei ricavi nei sei anni della crisi (-15,4 per cento). Per contro, all’aumentare della dimensione dell’attività, si riduce la perdita di fatturato per arrivare al -1,2 per cento dei ricavi nelle farmacie con oltre quattro addetti. Dal punto di vista della redditività, la 52 | giugno 2016 |
perdita si attesta attorno al 10,5 per cento per le farmacie fino a quattro addetti; oltre questa soglia, la perdita di reddittività risulta, invece, quasi dimezzata (-5,6). Ed è importante anche la dislocazione sul territorio. «Da anni, ormai, le farmacie si stanno evolvendo verso attività di servizio per il cittadi-
INIZIATIVE
Presentati a Roma i dati del secondo Bilancio Sociale, condotto da Utifar no», spiega Catia Ventura, direttrice del Centro Studi Sintesi Cgia di Mestre, che ha curato la realizzazione del primo e del secondo Bilancio Sociale delle farmacie italiane, «per contrastare il calo della domanda complessiva di farmaci. Sono logiche dettate dal mercato ma comportano notevoli costi per le farmacie e si traducono in benefici gratuiti per gli utenti. Si pensi, per esempio, all’attività di prevenzione o alla possibilità di prenotare gli esami direttamente in farmacia».
Da Nord a Sud
Le farmacie dell’area meridionale e insulare risultano essere le più piccole sia per numero di addetti e dipendenti sia per superficie occupata. E questo appare evidente anche dalle loro voci di bilancio: le farmacie più redditizie sembrano infatti essere quelle localizzate nel nord-est del Paese, con un reddito d’impresa che nel 2014 risulta pari al 10,2 per cento dei ricavi. L’esame, condotto per ripartizioni geografiche, ha poi mostrato che la perdita reale di reddito d’impresa per la farmacia media della ripartizione sudisole raggiunge il -19,5 per cento, stimabile in circa 25.000 euro, contro gli oltre 21.000 del nord-ovest (-16,1 per cento), i quasi 18.000 delle farmacie del nord-est (-12,5) e i poco meno di 11.000 dell’area centrale (-8,7% rispetto al 2008).
Un presidio sociale
Ma la farmacia non fa solo ricavi, investe anche nello sviluppo e nella coesione sociale della comunità. Si stima, infatti, che quasi un terzo degli utenti giornalieri (800.000 su un totale di tre milioni di cittadini) si rechi in farmacia solo per ricevere consulenze sulla salute. In questo senso, la farmacia offre una consulenza sanitaria gratuita che impiega due ore di lavoro al giorno per addetto, con un costo medio di 10.000 euro l’anno per addetto. Ma non tutti percepiscono questo valore
aggiunto. Si legge infatti nel Bilancio Sociale che se da un lato la stragrande maggioranza degli utenti (mediamente 8 su 10) vede nella farmacia un vero e proprio presidio sanitario, dal lato opposto si percepisce una maggiore diffidenza da parte degli altri organismi sanitari. Rientra quindi pienamente nei termini della consulenza l’attenzione alla prevenzione dimostrata dalle farmacie italiane. «Oltre sette farmacie su dieci», svela ancora lo studio, «hanno organizzato giornate dedicate a questa attività e sono cresciute no-
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INIZIATIVE
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tevolmente le ore mediamente dedicate: 7,8 giornate in media nel 2013 contro le 10,3 attuali. Si stima inoltre che circa quattro milioni di cittadini abbiano fatto prevenzione delle malattie più comuni grazie alle farmacie: mediamente circa 32 persone si sottopongono a ciascuno dei molti test di prevenzione organizzati dalle farmacie. Tale attività comporta un evidente risparmio per il Servizio sanitario nazionale». figura
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Punti di vista
«Ci sforziamo tanto per trovare risorse per le Case della salute ma con le farmacie, che sono un presidio sanitario per il territorio, già le abbiamo». A parlare è il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. «Ovviamente», prosegue, «deve cambiare il paradigma di valutazione nei confronti della farmacia così come la mentalità della classe dirigente che, a differenza della gente comune, ancora non percepisce il valore profondo di un presidio come questo sul territorio». E proprio riferendosi all’antico ruolo delle farmacie nella gestione della salute pubblica, il ministro ha voluto ricordare «di non aver voluto, per tale motivo, che i farmaci di fascia C con ricetta finissero nei supermercati». L’altro aspetto da non sottovalutare, secondo Lorenzin, è tutto il lavoro svolto dalle farmacie per le classi più povere, per i più disagiati della società, per esempio con il Banco Farmaceutico. «Insomma», conclude Lorenzin, «credo che la farmacia sia un’infrastruttura sanitaria con una lunghissima tradizione 54 | giugno 2016 |
nella nostra comunità nazionale, che ovviamente va attualizzata rispetto ai bisogni e alle esigenze del Servizio sanitario nazionale di oggi». E a rimarcare il ruolo del farmacista di oggi, è stato anche Eugenio Leopardi, presidente di Utifar: «Il farmacista non ha un ruolo commerciale ma sanitario. Non esiste una struttura capillare come quella delle farmacie, sarebbe miope non sfruttarla, per esempio per i farmaci che vengono dispensati soltanto dagli ospedali». Sul valore sociale delle farmacie interviene Annarosa Racca, presidente di Federfarma: «La farmacia è un presidio sanitario e lo è nelle grandi città ma ancora di più nei piccoli centri. Ogni giorno arrivano in farmacia persone che hanno letto o ascoltato in tv notizie false. Dobbiamo aiutare il governo e la dirigenza sanitaria a riportare la gente nella giusta direzione. Uno dei nostri compiti è proprio quello di consigliare le persone a seguire la terapia data dal medico». Il valore sociale delle farmacie, riporta il documento, si percepisce anche nelle attività benefiche, con dodici milioni di euro donati, a cui si aggiungono due milioni di euro di farmaci, e la sponsorizzazione di eventi per sei milioni di euro. «La nostra», conclude Salvatore Butti, Sr Director BU Generics, Otc & Portfolio di Teva Italia, «è un’azienda farmaceutica che mette il paziente al centro di tutte le scelte. In questo contesto anche il farmacista gioca un ruolo fondamentale, per capillarità e competenza, e per questo da sempre Teva è al suo fianco con iniziative concrete che promuovono il dialogo tra i diversi operatori sanitari al fine di contribuire sia al benessere del paziente sia alla sostenibilità del Sistema sanitario».
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INTERVISTA A...
Ampi margini di crescita
È
un’azienda giovane, con vent’anni di vita ma ha già una storia articolata alle sue spalle. Rowa sta per Rolf Wagner, il fondatore, tedesco, che nel 1996 dopo una chiacchierata con amici farmacisti pensò alla realizzazione del primo magazzino automatizzato per farmacie in assoluto. «Da allora, in vent’anni abbiamo fatto molta strada», spiega Mauro Santapaola, amministratore delegato di BD Rowa Italy, «sia in termini di innovazione di prodotto sia di organizzazione aziendale. Sono arrivato in Rowa a marzo 2011, pochi mesi dopo è stata ceduta al gruppo Carefusion, multinazionale americana operante in ambito medicale. Questo ha significato portare le tecnologie Rowa anche in ambiente ospedaliero. Nel 2015 Carefusion è stata a sua volta acquisita da un gruppo più grande, Becton Dickinson, quarta azienda medicale al mondo».
Scenari
Oggi BD Rowa Italy è la prima tra le filiali europee: dai quattro milioni di fatturato del 2013 ai quasi dodici dell’ultimo anno fiscale, triplicando il numero dei dipendenti, oggi 30. «A livello globale», continua Santapaola,
«sono 6.000 le farmacie dotate di impianti Rowa; in Italia i clienti sono 400, per un totale di circa 500 impianti. Solo nel 2015 ne abbiamo consegnati 96 e credo che alla fine di quest’anno ci attesteremo su quelle cifre». La distribuzione geografica è omogenea: Piemonte e Lombardia in testa ma Sicilia, Campania, Puglia Lazio, seguono a ruota. «Negli ultimi due anni il mercato ha avuto un certo impulso grazie agli incentivi fiscali. Il credito di imposta del 15 per cento, che scadeva nel giugno 2015, ha comportato per noi un record di ordini. Poi, con la legge di Stabilità 2016, il governo ha decretato un altro piano di agevolazioni fiscali: dedurre al 140 per cento gli investimenti in beni strumentali. La normativa ci ha dato una mano ma in realtà è il mercato che comincia a essere maturo. Oggi ai clienti non parliamo più di aspetti tecnici, facciamo un discorso più complesso: ambientazione, soluzioni logistiche, ritorno sull’investimento. Il titolare è più aggiornato, si informa, comprende i potenziali vantaggi di un sistema di automazione in farmacia». Il discorso per l’Ad è molto chiaro: in una farmacia tradizionale dopo la consegna della ricetta si perde molto tempo prima di di56 | giugno 2016 |
spensare il farmaco, mentre il magazzino automatizzato consente di liberare tempo per il dialogo con il cliente, per il counselling e il cross selling. «Alla base di tutto c’è la sensibile riduzione dei margini sul farmaco etico; l’investimento in automazione può aiutare a ripensare il progetto di una farmacia. Al momento solo 800 farmacie in Italia si avvalgono dell’automazione, c’è ancora moltissimo lavoro da fare ma noi, quotidianamente, avvertiamo che l’interesse dei titolari è crescente, non passa giorno che non ci arrivino due-tre richieste di informazioni o preventivi».
In catalogo
La novità dell’ultima ora è l’applicazione della tecnologia Ocr al magazzino automatizzato: «È disponibile come opzione aggiuntiva al nostro sistema di carico completamente automatico Rowa ProLog. Il sistema consente il riconoscimento della data di scadenza non dal codice a barre ma dalla stampata sulla confezione. Al momento è al via la sperimentazione in una farmacia pugliese. Il vantaggio è che questa operazione è stata pensata in cloud, quindi è condivisibile tra tutti gli utenti che avranno la macchi-
INTERVISTA A...
di GIUSEPPE TANDOI
Il mercato dell’automazione in farmacia è ormai giunto a maturità. A colloquio con Mauro Santapaola, amministratore delegato di BD Rowa Italy na installata nella loro farmacia. Il primo che avrà “catalogato” quel determinato farmaco che, per esempio, ha un nuovo packaging, lo renderà disponibile a tutti i colleghi che fanno parte del network. Si tratta di un grande passo avanti, perché la macchina ora immagazzina i prodotti in base alle date di scadenza vere e non presunte, come accadeva prima». Un’altra novità riguarda l’ampliamento della gamma Rowa Vmax: «Il nuovo modello si chiama Vmax 210 ed è ancora più capiente e veloce nelle operazioni di carico delle confezioni. Si tratta di una mac-
china particolarmente indicata nei casi in cui non è possibile svilupparsi in lunghezza ma in larghezza. Dal punto di vista tecnico l’innovazione consiste nella possibilità di caricare più pezzi con un solo passaggio». Sul piano strategico da sottolineare che il gruppo BD Rowa sta avvicinandosi al mondo della distribuzione intermedia. Attualmente i sistemi Rowa sono già installati in Italia in due centri di distribuzione, uno a Palermo e uno a Latina: «Forniamo macchine che, con adeguati accorgimenti tecnologici, integrano (e non sostituiscono) i sistemi di automazione che
Un premio a Berlino
Mauro Santapaola, amministratore delegato di BD Rowa Italy
queste aziende utilizzano». Senza dimenticare la formazione per i farmacisti: «Annualmente organizziamo dai quattro agli otto eventi di settore su base regionale, rivolti ai farmacisti titolari. Proponiamo durante l’evento un convegno incentrato su un argomento di attualità, di interesse per il farmacista, coinvolgendo esperti di settore. L’obiettivo? Far conoscere i nuovi trend e le potenzialità di nuove tecnologie all’interno del mondo farmacia».
Il terminale informativo e di vendita Rowa Vpoint si è classificato primo al Biz,Vision Award nell’ambito di un congresso sulla digitalizzazione a Berlino. Il premio rivolto a soluzioni di business innovative è stato conferito da Apotheke Adhoc, un portale on line tedesco dedicato alle farmacie. Rowa Vpoint è stato premiato nella sezione dei prodotti innovativi per la farmacia. Si tratta di un totem digitale in grado di gestire più di 100.000 prodotti in libera vendita, può essere configurato con funzione di pagamento o come semplice terminale informativo può ottimizzare i processi di vendita e consulenza. Il Rowa Vpoint funge da punto focale in farmacia e offre ai clienti la possibilità di informarsi autonomamente sui prodotti desiderati e di fare una scelta su un grande touchscreen. «Solo per fare un esempio», spiega Santapaola, «il farmacista può far vedere sullo schermo al cliente il foglietto illustrativo di un prodotto senza doverlo estrarre dalla confezione, dove poi è scritto molto piccolo. Per il farmacista è un’opportunità in più, quando c’è coda diminuisce il rischio che i clienti prendano e se ne vadano. Possono infatti utilizzare la macchina per la consultazione o anche, con i modelli più evoluti, per acquistare prodotti che siano, ovviamente, in libera vendita. Sembrano scenari di là da venire e invece sono già realtà». 57 | giugno 2016 |
CONSIGLI
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IL LIBRO
Vincere lo stress
Strategie per ritrovare il benessere
U
di GIUSEPPE TANDOI
n sondaggio condotto nel 2011 da Harris Interactive per conto della American Psychological Association ha rivelato che più di un terzo (36 per cento) dei dipendenti segnalano che sono in genere stressati durante la giornata lavorativa e il 20 per cento dei dipendenti riferisce che il suo livello medio giornaliero di stress sul lavoro è pari a 8, 9 o 10 su una
scala di 10 punti. Fa impressione, vero?». Così, nella sua Introduzione, David Posen, medico di famiglia canadese che da trent’anni, dopo aver seguito quasi per caso alcune conferenze sul tema, si occupa di stress, materia di cui è considerato un vero e proprio guru. In effetti la parola è ormai diventata una sorta di passepartout per designare uno stato d’animo cui possono concorrere le più svariate
DAVID POSEN Vincere lo stress. 50 strategie per ritrovare il benessere Edizioni Lswr, 2016, pp. 267
cause: personali, familiari, lavorative, atmosferiche. Tutto è stressante e quindi nulla è stressante?
Istruzioni per l’uso
In realtà l’autore ci insegna che le situazioni di stress cominciano a essere veramente dannose alla salute quando si fanno molto frequenti e quando hanno a che fare, per così dire, con gli eventi della quotidianità e non con quelli eccezionali: «Le nostre reazioni di stress sono attivate fin troppo spesso, e da situazioni che non sono fisicamente pericolose o comunque non pericolose per la vita: traffico dell’ora di punta, clienti maleducati, attese prolungate, computer che si impallano proprio quando abbiamo quasi completato un documento». Il volume si presenta quindi come una sorta di vademecum utile a gestire lo stress nelle sue variegate espressioni. Cinquantasei brevi capitoli più alcune appendici per comprendere le origini del
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fenomeno e affrontarlo quando, inevitabilmente, si presenta nelle nostre giornate. Impossibile non immedesimarsi nelle esperienze che Posen ci propone come generatrici di stress. La prevalenza del lavoro, p er esempio, sulle altre attività umane, con la tendenza ad andare oltre gli orari canonici e la difficoltà di instaurare con i colleghi rapporti che non siano strettamente professionali. E poi l’inquietudine che subentra quando, durante le festività natalizie, le nostre consuetudini cambiano radicalmente e le relazioni con parenti più o meno vicini si rivelano più complesse del previsto e, magari, meno autentiche. Al termine di ogni capitolo le “ricette del dottor Posen”, ovvero alcuni consigli su come muoversi allentando quel senso di pressione che, in molti casi, è dovuto a contingenze che è possibile governare adottando semplici regole di comportamento.
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