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il Punto
E’ vero, come organizzazione fa un po’ acqua. La gente si stressa a inventarsi i regali più adatti e allora si ritrova ad arrangiarsi con il Natale fa schifo, il Natale è bellissimo! cazzate costose o di moda con sopra un marchio Il Natale fa schifo quando lo sprechiamo in coda nei centri commerciali, quando lo gettiamo che ne dovrebbe essere in regali inutili e costosi per persone di cui non ci interessa niente, quando lo lasciamo il valore. Si spendono un andar giù nello scarico dei finti sorrisi e dei cibi grassi, degli abbracci finti, degli impegni sacco di soldi, le paranoie di cortesia e della stupida bestialità dei discorsi vuoti fatti intorno a un tavolo di gente che sull’opportunità di fare un non ha niente in comune e vorrebbe essere un’altra parte. Non ci si può volere bene una regalo sì ma di che tipo e quanto ci voglio spendere sola volta all’anno. si appiccano da persona Il Natale è bellissimo quando lo si passa a scegliere cose significative per persone che a persona come fiamma contano davvero, usandolo come occasione per riunirsi oltre alle vite che ci impegnano da foglia a foglia, la gente davanti a pasti fatti per stringersi un po’, per sentire almeno una volta l’anno quanto ci si è sta ore in automobile per andare ai centri commervicini nonostante tutto, quanto conti davvero esistere l’uno per l’altro. E’ bellissimo quando ciali, ingrassa di brutto è uno spunto di riflessione, una pausa di meditazione su ciò che è davvero importante, un perché non muove mai il momento per capire come rendere speciale il resto del tempo in cui dobbiamo solo agire e culo (io sono grasso pernon abbiamo neppure il tempo di pensare. ché non dico mai di no, ma Non ci si può volere bene una sola volta all’anno. Ma è già qualcosa. sport ne faccio) e come se non bastasse per un mese all’anno ho la posta totalmente intasata, quindi http://www.FaceBook.com/GuidoGiacomoGattai se mi arriva una bolletta o una lettera dalla casa di massaggi di Bangkok (ho piccole quote di alcune società, affari miei) è probabile mi sfugga. Ma che ci volete fare? Gli affari sono affari. E se non guadagno come li pago gli elfi? Hanno anche messo su un sindacato… Sapete, voi sareste piaciuti a mio fratello. Ma è molto tempo che non c’è più. Lui si faceva spedire le lettere tutto l’anno. E le persone gli dicevano che cosa volevano regalare, non che cosa volevano ricevere. Babbo Donato. Gestivamo l’azienda insieme, ma le cose così non andavano, eravamo a crescita zero. Poi una volta ci fu una discussione… Lui voleva che ritagliassimo la nostra quota di utili per iniziare a fare anche noi dei regali, ma… era tanto tempo fa, ancora avevamo pochi soldi, che potevo fare? Tirar fuori altri soldi dal cappello? E glielo dissi: “Io ho quel che ho, Donato”. Lui mi guardò con uno sguardo strano e mi rispose “Io ho quel che ho donato”. Forse non erano idee sbagliate, ma come si fa a conciliarle con questa vita qua? Mi hanno detto che l’hanno visto regalare sementi ai contadini rovinati del Bengala, lavorare con loro. Sempre col suo ridicolo vestito verde. Vabbè, alla fine non siete poi così male. Il vostro quest’anno l’avete fatto, e per quanto giustamente vi chiediate di più, alla fine siete sempre nella lista dei buoni. Vedrò che cosa mi è rimasto e vi potrò mandare – ma Giovanni-non aspettarti obbiettivi per la macchina fotografica grossi come tronchi, e Giorgio non ti Cari tipi di Punto G, aspettare stilografiche col pennino in palladio. Intanto vi auguro un Natale splendido, denso (come il quest’anno siete stati delle merde. Lo capite che i miele) di quel sentimento di calore e festa che sa porregali vanno fatti a Natale, non quando si sentono in tare, in compagnia, a riparo dal freddo, con un grande cuore? Altrimenti io qui fallisco. Già c’è la crisi. Per fa- pasto e vino buono, un Natale di regali sentiti, corovore, venitemi incontro e inoltratemi qualche ordine. namento di questo anno di Nostro Signore 2010, capace E’ un ordine. di rasserenare la mente per tirare le giuste conclusioni
Guido Giacomo Gattai
sulla propria vita quando sarà il momento. Ma in fondo, aldilà di ogni augurio, il segreto del Natale è forse quello del creare una scusa buona per passare del tempo – fosse anche solo un giorno – esattamente come tu desideri. Avanti e in alto, Babbo Natale P.S. Fortunelli, mi sono rimasti i preservativi al mango. Giorgio Moretti
Italia: chi è? la storia d’Italia vista dagli occhi della povera gente
3. I contadini e le istituzioni. I contadini sono analfabeti. Le percentuali di coloro che non sanno leggere, scrivere e far di conto non possono essere sempre indicate con sufficiente approssimazione alla verità se non all’incirca dopo il 1860, ma sono certamente altissime. Già è allarmante il dato che riguarda tutto il Paese, relativo al 1861: il 75% dei suoi abitanti è analfabeta. La campagna, come c’era da attendersi è colpita più fortemente della città. In molte zone agricole si incontrano percentuali che raggiungono e superano il 90%. In diverse parrocchie vi è una sola persona che sappia leggere e scrivere: il parroco. E non sempre correttamente. L’Italia del Sud, mediamente, è più arretrata di quella del Nord. Il parroco – che in molti casi è egli stesso di origine contadina - diviene un insostituibile strumento di comunicazione e di operatività nelle vicende quotidiane. Ha un potere enorme: influisce sull’assunzione dei braccianti e regola quella delle balie, rilascia i certificati di buona condotta, cura i registri anagrafici (nascite, matrimoni e morte)… Il contadino è del prete, soleva dire – con ragione – Garibaldi. Le conseguenze di questa deficienza culturale, così macroscopica, sono incalcolabili. L’esclusione dalla lettura equivale a un’esclusione dal consorzio sociale. Il contadino non ha e non può avere un pensiero autonomo. Anche quando avverte l’ingiustizia (o le ingiustizie) di cui è vittima, non sa articolare le sue ragioni, non sa farle valere. Precipita da ingiustizia in ingiustizia, da amarezza in amarezza. Finisce col detestare le carte che gli appaiono nemiche. Avversa tutto ciò che è nuovo e diffida di tutto. Ha in sospetto – spesso non senza fondato motivo – lo stesso avvocato che lo tutela nelle controversie. Questa diffidenza si accentua nei momenti difficili. L’aumento del prezzo del pane, nel periodo giacobino-napoleonico, viene attribuito all’accaparramento delle farine e alla speculazione che ne consegue, ad opera degli stranieri (i francesi), dei ricchi padroni di terre, degli ebrei. Il contadino – che non ha mezzi di conoscenza critica - sospetta di qualsiasi novità. Le riforme